Romele per Natale si regala uno stage con la UAE

20.12.2022
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Nella settimana che ci porta lentamente, ma freneticamente, verso Natale siamo tutti alla ricerca degli ultimi regali. Alessandro Romele, però, ha già aperto il suo: uno stage di una settimana con la UAE Emirates. Una nuova esperienza, tanto divertimento e molti consigli da chi ha vissuto gli stessi passaggi del corridore del Team Colpack-Ballan

«Dal caldo di Benidorm sono tornato al freddo italiano – racconta il corridore di Iseo – si stava meglio là, ma tornare a casa è sempre bello. L’aria si fa pungente e il clima non perdona, per fortuna i materiali si sono evoluti e non si soffre più di tanto».

Per Romele tanti chilometri al caldo della Costa Blanca
Per Romele tanti chilometri al caldo della Costa Blanca
Come è nata l’idea di fare questo stage?

Un mix di volontà comuni, tra la Colpack e la UAE Emirates. Loro visionano tanti ragazzi e noi ci godiamo una settimana con i grandi. 

Quanto è durata la tua esperienza?

Una settimana, dal 10 al 17 dicembre. Si tratta di un progetto che permette di arricchire il corridore e la persona. Dal primo punto di vista acquisisci un metodo nuovo e ti confronti con persone di grande esperienza. Dal secondo, invece, lo stesso confronto passa dalle storie e dalle esperienze che questi corridori hanno già fatto e sulle quali ti possono consigliare e suggerire. 

In che modo si è svolta la tua settimana?

Sono arrivato sabato abbastanza tardi, così domenica per non pesare troppo sul fisico ho fatto una prima sgambata. Nei giorni a seguire si è fatta la tripletta con un bel carico di ore e di chilometri. Avevo molta libertà dalla Colpack, si erano solo raccomandati di non spingere troppo. 

Per Covi un passato nella Colpack Ballan da under 23, un triennio fondamentale per maturare
Per Covi un passato nella Colpack Ballan da under 23, un triennio fondamentale per maturare
Come si svolgeva la giornata tipo?

Si partiva abbastanza presto, intorno alle 9, così da avere più tempo per altre attività nel pomeriggio: massaggi, presentazione dei materiali e interviste. 

Eravate divisi in gruppi di lavoro?

Sì, non ero l’unico stagista presente, c’era anche un altro ragazzo e quindi noi due eravamo sempre insieme. Generalmente venivano formati quattro gruppi da 6 corridori. Ho avuto la fortuna di pedalare con un po’ tutti. 

Il giorno più particolare?

Uno degli ultimi, venerdì, quando mi sono allenato con Pogacar. Sono finito in gruppo con lui e abbiamo fatto ben quattro ore con tanti chilometri. Eravamo di più rispetto ai soliti sei, anche perché con tanti chilometri da affrontare era necessario. Ci si dava un po’ di cambi in più. 

Romele è al secondo anno con la Colpack Ballan, il 2022 è stato ricco di sfortuna, ora cerca un riscatto (foto Facebook Colpack Ballan)
Romele è al secondo anno con la Colpack Ballan (foto Facebook Colpack Ballan)
Che sensazione dà pedalare accanto a un plurivincitore del Tour de France. 

E’ bellissimo! Ed è stato anche molto, ma molto divertente. Nel fare il nostro giro la squadra ha deciso di farci fare la classica pausa bar. Majka continuava a dirmi: «Mangia, mangia che sei giovane, non devi fare diete». Una volta ripartiti, per gli ultimi quaranta chilometri, hanno deciso di simulare la gara. Ragazzi che spettacolo, si scattavano in faccia l’uno con l’altro senza risparmiarsi nulla. 

Com’è stato resistere ad uno scatto di Pogacar?

Eh, ripartire così forte dopo la pausa bar è tosta. Non so come le mie gambe abbiano resistito – dice ridendo di gusto – direi che mi sono difeso bene. Non ho sfigurato, anche se non saprei dire a che percentuale di impegno fossero.

In questi giorni con chi hai parlato di più?

Con Ulissi, Covi e Trentin

Cosa ti hanno detto?

Ulissi mi ha dato l’impressione di essere molto serio e professionale, un corridore che ha fatto le cose per bene. Altrimenti non rimani per così tanto tempo a quel livello. Mi ha raccontato del suo primo anno da under 23, anche lui ha avuto delle difficoltà, ma la stagione successiva è riuscito a trovare il ritmo e andare forte. Ecco, direi che mi ha rincuorato vista la sfortuna che ho avuto nel 2022. 

Trentin è uno dei punti di riferimento per i giovani della UAE, qui con Ayuso al ritiro di Benidorm
Trentin è uno dei punti di riferimento per i giovani della UAE, qui con Ayuso al ritiro di Benidorm
Con Covi, anche lui in Colpack quando era under, di cosa hai parlato?

Abbiamo scoperto di avere molto in comune, il suo allenatore da junior è lo stesso che mi ha seguito quando ero al secondo anno della categoria. Anche lui mi ha raccomandato di non avere fretta. Mi ha spiegato che i primi due anni da under sono stati difficili e che il vero salto di qualità lo ha fatto al terzo. Meglio prendersi un anno in più da under 23 piuttosto che arrivare acerbo e faticare il triplo da professionista

E Trentin? Uno che con i giovani parla molto…

Anche con lui ho scoperto di avere una conoscenza in comune. Uno dei tanti osteopati che lo segue lavora anche con me. Siamo partiti da questo dettaglio per legare un po’ e parlare di tanti aspetti, anche tecnici. Lui, come Ulissi, mi ha dato l’impressione di essere un corridore davvero scrupoloso, che ha dato tanto per raggiungere tutti questi traguardi. 

Dal punto di vista dei materiali, della bici, ti han dato qualche consiglio?

Ho scambiato qualche battuta anche su questo argomento ovviamente. Dalla mia parte ho la fortuna di essere un “maniaco” della bici e quindi mi seguo molti tutorial e imparo di mio, sono uno curioso. Quando c’è stata la presentazione di Colnago, infatti, ero in prima fila, con le antenne dritte. 

La stessa opportunità che ha avuto Romele l’ha avuto anche Ayuso in precedenza
La stessa opportunità che ha avuto Romele l’ha avuto anche Ayuso in precedenza

Esperienze simili

L’interessante opportunità data da parte del team UAE a Romele è la stessa che fu data ad Ayuso quando lo spagnolo era in maglia Colpack. 

«Si tratta dello stesso progetto – racconta Gianluca Valoti – tra me e Matxin, Giannetti ed Agostini c’è un bel rapporto di amicizia e così ai ragazzi viene data questa occasione. Non è nulla di concreto o di certo, si tratta di un’esperienza per vedere come funziona il WorldTour. Lo stesso rapporto c’è anche con Bramati, infatti lo stesso Romele l’anno scorso, sempre a dicembre era andato a fare la stessa esperienza in QuickStep».

Un anno di imprese con gli occhi di Bennati

30.11.2022
7 min
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Dopo un paio d’ore di bici a ragionarci su, Bennati si fa vivo al telefono. Gli abbiamo chiesto di parlare delle imprese 2022 che gli sono rimaste negli occhi e il tecnico azzurro si presenta puntuale all’appuntamento con il suo elenco, anticipato nel frattempo con un messaggio.

Il finale di stagione è popolato di famiglia, alcuni impegni ufficiali, qualche pranzo con gli amici di sempre e la bici. A breve a Milano si farà un punto della situazione e poi sarà tempo di programmare il 2023.

Strade Bianche 2022: Pogacar all’attacco da solo per 51 chilometri. Siena conquistata
Strade Bianche 2022: Pogacar all’attacco da solo per 51 chilometri. Siena conquistata

Pogacar a Siena

La prima impresa che merita un pensiero è la vittoria di Pogacar alla Strade Bianche. Era il 5 marzo, lo sloveno ha tagliato il traguardo dopo 51 chilometri di fuga.

«Ero lì a vederla – racconta Bennati – con l’auto nel vivo della corsa. E’ stata un’impresa che solo lui poteva fare, una distanza esagerata. Solo lui o magari Evenepoel. Sono azioni che ti vengono perché non ti rendi conto, a me non è mai capitato. Ti viene da pensare che quelli dietro non andassero così forte e magari è vero che inizialmente, visto anche il vento, non lo hanno inseguito tanto forte.

«Non è stata un’azione come quella di Van der Poel alla Tirreno dell’anno precedente, perché quella volta fu proprio Tadej a voler bene all’olandese. Van der Poel ha dei fuorigiri impressionanti, ma non è tanto calcolatore. Pogacar invece difficilmente sbaglia. Credo però che certe imprese saranno sempre più difficili da fare. Le prime volte chi insegue calcola male i tempi, adesso invece li tieni a tiro e non lasci tanto spazio. C’è da dire che i 184 chilometri di gara della Strade Bianche hanno aiutato, fossero stati 250 forse sarebbe stato diverso».

Sanremo, 19 marzo: Matej Mohoric solleva la bici con cui ha appena stregato la Classicissima
Sanremo, 19 marzo: Mohoric solleva la bici con cui ha appena stregato la Classicissima

La Sanremo di Mohoric

La Sanremo di Mohoric è la seconda impresa del 2022 che Bennati ha messo in memoria, colpito dalla lucidità e dalla forza dello sloveno.

«L’idea di usare il reggisella telescopico – dice il toscano – è stata geniale, però magari avrebbe vinto lo stesso. Non credo che abbia fatto la grande differenza grazie a questo. Ha vinto perché oltre a essersi preso dei grandi rischi, aveva anche tante gambe. Per vincere non poteva che fare a quel modo. Tirare le curve al limite e poi spingere forte. Lui usa abitualmente il 55 o il 56 anche su strada…

«Non è stata una vittoria come quella di Nibali del 2018, perché Vincenzo si era avvantaggiato in salita, con un’impresa di quelle che si vedevano vent’anni fa. Mohoric sapeva che l’unica soluzione era attaccare nella discesa del Poggio, perché non ha la sparata di Vincenzo. Ha scelto il momento. Ha rischiato due volte di cadere. Una volta ha preso una canaletta di scolo e se fosse caduto nell’ultima curva, non so come sarebbe finita. Ma evidentemente era scritto che la Sanremo dovesse finire così».

I quattro italiani del Giro

La terza tappa di questo viaggio nella stagione secondo il “Benna” è composta dalle vittorie di tappa italiane al Giro d’Italia, proprio nel momento in cui si sparava a zero sul ciclismo italiano.

«Visto che non avevamo ancora centrato grossi successi – dice Bennati – sono state quattro vittorie importanti. La prima, quella di Dainese un po’ a sorpresa, ha dato l’attacco. Poi è venuto Oldani, che ha battuto Rota a Genova. Quindi Ciccone a Cogne e Covi sul Fedaia. Da tifoso, mi hanno colpito tutte. Da commissario tecnico, alla vigilia di un europeo veloce come quello di Monaco, la vittoria di Dainese è stata una bella boccata di ossigeno. Certo, anche lui deve fare un salto di qualità per dare delle garanzie, ma la sua vittoria è stata una bella cosa».

Così Zana vince il campionato italiano ad Alberobello. E’ il 26 giugno
Così Zana vince il campionato italiano ad Alberobello. E’ il 26 giugno

Il tricolore di Zana

Il quarto momento è la vittoria di Zana al campionato italiano, anche se il vincitore non era ancora un grosso nome.

«E’ giusto parlarne – dice Bennati – perché la maglia tricolore merita considerazione, allo stesso modo in cui è stato giusto portarlo al mondiale. Filippo era un po’ in calo, ma la corsa che ha vinto è stata bella e importante. Il prossimo anno passa in una WorldTour e deve fare uno step importante in avanti, per capire dove potrà arrivare. Spero che possa fare il Giro e far vedere la maglia tricolore».

Kuss andatura
La vittoria di Vingegaard ha ribaltato i pronostici del Tour, ma Pogacar ci ha messo del suo
Kuss andatura
La vittoria di Vingegaard ha ribaltato i pronostici del Tour, ma Pogacar ci ha messo del suo

Il Tour di Vingegaard

Il Tour di Vingegaard rientra tra i fuori programma meno attesi. «Tutti si aspettavano Pogacar – dice Bennati – invece è stato un bel Tour. Combattuto con tattiche non sempre comprensibili. Penso all’ultima crono di Vingegaard, che forse avrebbe potuto alzare il piede dall’acceleratore e invece stava per finire contro un muro. A volte fare due calcoli può essere utile. Se Pogacar non fosse andato alla caccia di ogni traguardo, avrebbe vinto nuovamente lui. Ma di una cosa sono certo, della sconfitta del 2022 faranno le spese i suoi avversari il prossimo anno.

«Comunque Vingegaard è stato bravo a restare sempre coperto nella prima settimana, non l’hai mai visto. E aveva accanto la Jumbo Visma che ha sempre creduto in lui, presentandosi con un organico impressionante».

Wollongong, 25 settembre: Evenepoel vince il mondiale con un attacco da lontano, come aveva annunciato
Wollongong, 25 settembre: Evenepoel vince il mondiale con un attacco da lontano, come aveva annunciato

Il mondiale di Evenepoel

Il mondiale di Evenepoel è la sesta finestra di Bennati sul 2022 e questa volta il discorso si fa personale, dato che a lottare per lo stesso traguardo c’erano anche i nostri.

«La cosa sorprendente – dice Bennati – è che tutti sapevano quello che avrebbe fatto, cioè partire da lontano. Remco ha sfruttato tutto nei minimi dettagli ed è un peccato che Rota non gli stesse attaccato, perché aveva la gamba giusta per rimanere con lui. Quando ha provato a inseguirlo all’ultimo passaggio sotto il traguardo, gli era arrivato a 50 metri poi ha dovuto rialzarsi. Magari Remco lo avrebbe staccato al giro successivo, perché mettendosi al suo livello lui ti logora. Infatti secondo me Lutsenko ha sbagliato ad aiutarlo, ma se Rota fosse andato con loro, almeno il podio era assicurato.

«Dopo un po’ ho smesso di pensarci. Ho fatto tesoro del buono e messo via quel che non serve. In proporzione, ci ho messo più tempo a dimenticare i mondiali di Doha…».

Grenchen, 8 ottobre: il record dell’Ora di Ganna ha mostrato il carattere del campione piemontese
Grenchen, 8 ottobre: il record dell’Ora di Ganna ha mostrato il carattere del campione piemontese

L’Ora di Ganna

Si chiude con il record dell’Ora di Ganna, che Bennati non ha potuto seguire per l’influenza. Il cittì aveva visto Pippo partire dall’Australia alla volta dell’Europa e del tentativo di Grenchen.

«Nonostante tutto quello che era stato detto alla vigilia – racconta – ero sicuro che ce l’avrebbe fatta. E’ stato un avvenimento importante e per lui il coronamento di un sogno. Dopo la delusione del mondiale, ha dimostrato carattere da grande campione».

Quanto è dura per i giovani italiani? Discorsi con Bramati

14.10.2022
5 min
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Nell’ultimo editoriale avevamo fatto una riflessione secondo la quale molti giovani stando spesso al servizio dei capitani non hanno attitudine con i finali di corsa. Non hanno quello spunto tattico che gli consente di vincere o semplicemente di non sbagliare. Per fare un esempio, Pogacar al Fiandre commette un pasticcio in volata, al Lombardia si ritrova in una situazione simile, ma grazie anche a quell’esperienza non si fa cogliere in castagna.

Ma in generale, i giovani che militano nel WorldTour sono spesso adombrati dai campioni e poiché non ci sono squadre totalmente italiane tutto ciò riguarda di più i “nostri” ragazzi. 

Davide Bramati (classe 1968) ha corso fino al 2006 ed è subito salito in ammiraglia
Davide Bramati (classe 1968) ha corso fino al 2006 ed è subito salito in ammiraglia

Parla Bramati

Ne abbiamo parlato con Davide Bramati, direttore sportivo di stampo moderno, che è alla guida di uno dei team più titolati, la Quick Step-Alpha Vinyl. Nella sua squadra per esempio ci sono due dei talenti italiani più forti, vale a dire Davide Ballerini e ancora di più , vista la sua età, Andrea Bagioli. 

«Io – spiega Bramati – credo che le opportunità alla fine ci siano per tutti. Poi bisogna analizzare stagione per stagione. Parlando di Ballerini e Bagioli quest’anno non sono mai stati al 100%, hanno avuto parecchia sfortuna tra cadute, Covid e quest’ultima influenza che li ha debilitati non poco. Per esempio Ballerini aveva vinto ad inizio stagione, poi aveva ritrovato il successo in estate e quando iniziava a stare bene è caduto a Burgos non arrivando al meglio al mondiale. Ha iniziato a stare bene quando la stagione era finita.

«Facendo un discorso generale, nelle squadre più grosse ci sono grandi campioni e chiaramente c’è più possibilità che i giovani debbano mettersi a disposizione. Un giovane che passa deve sapere che può fare il gregario, ma deve mantenere quello spirito, quella voglia di vincere che aveva da dilettante. Poi ripeto, alla fine le possibilità vengono date a tutti».

Bramati insiste molto sul fatto che negli ultimi anni il Covid abbia condizionato moltissimo la situazione. Racconta che loro, che sono una squadra votata alle classiche, specie quelle del Nord, spesso hanno avuto difficoltà a mettere insieme sei corridori anche per il pavé. Una situazione simile non avvantaggia nessuno, men che meno i giovani.

Giro 2021: Ganna tira per Bernal… Molti reclamarono: la maglia rosa avrebbe meritato più rispetto
Giro 2021: Ganna tira per Bernal… Molti reclamarono: la maglia rosa avrebbe meritato più rispetto

Come Ganna

In apertura abbia parlato del fatto che i ragazzi italiani possano pagare più dazio rispetto ad altri. Facciamo un discorso generale, non relativo solo alla Quick Step-Alpha Vinyl. Oltre a Bagioli e Ballerini, pensiamo a Oldani, Conca (in apertura mentre tira per la Lotto Soudal), Aleotti, Tiberi, Covi… Ecco, Alessandro nonostante abbia già ottenuto buoni risultati, quando ci sono Pogacar o Almeida, deve mettersi a disposizione.

Rota e Pasqualon si sono salvati un po’ meglio perché corrono in un team in cui il loro peso specifico è maggiore.

Ma in generale tutti questi corridori (e altri) quanta fatica hanno fatto per trovare il loro turno? Di certo in un team del tutto italiano avrebbero qualche difficoltà in meno. Quantomeno sarebbero più tutelati. Ricordiamoci quando Ganna in maglia rosa e campione mondiale a crono dovette mettersi a disposizione di Bernal.

E’ anche vero che il ciclismo è cambiato e spesso anche i super campioni lavorano per i compagni, però da lì a fermare una maglia rosa italiana al Giro… ce ne vuole.

E quanti giovani che magari non hanno il “mega motore” di Ganna, o non sono cronoman che possono mostrare il loro valore individualmente, rischiano di restare nascosti? Passa una stagione, ne passano due ed ecco che un potenziale campione rischia di non fiorire del tutto.

Andrea Bagioli, al lavoro per Alaphilippe. Andrea è tra i giovani più promettenti del nostro ciclismo
Andrea Bagioli, al lavoro per iAlaphilippe. Andrea è tra i giovani più promettenti del nostro ciclismo

Se fatica Bettini…

Lo stesso Paolo Bettini, per esempio, forte di due mondiali e correndo alla Quick Step, non potè mai del tutto puntare al Giro delle Fiandre in quanto chiuso dell’enfant du pays, Tom Boonen. C’era sì, ma non con tutta la fiducia del team. Bramati all’epoca era un corridore di quella corazzata.

«Però – racconta Bramati – se è vero che c’era gente come Boonen, è anche vero che Bettini viste anche le sue caratteristiche puntava forte sulle Ardenne. E arrivare al top dalle classiche del pavé alle Ardenne è lunga. E comunque l’anno che vinse la Sanremo ci ha provato.

«E poi c’è un’altra cosa da dire. Se vuoi provare a vincere un Fiandre, prima devi fare altre corse sul pavé. E fare quelle corse significa per forza di cose rinunciare ad altre gare. Magari se punti alle Ardenne vai al Paesi Baschi: strappi, salite, ritmo, maltempo…».

A inizio stagione Covi ha avuto spazio. Al Giro fino quando c’è stato Almeida ha aiutato. Poi ha sfruttato al massimo le sue possibilità
A inizio stagione Covi ha avuto spazio. Al Giro fino quando c’è stato Almeida ha aiutato. Poi ha sfruttato al massimo le sue possibilità

Ragazzi pronti

Prima Bramati ha detto una cosa importante: mantenere lo spirito vincente che si ha da U23.

«Bisogna mantenerlo – ripete – perché come ho detto la tua occasione arriva. Noi qualche anno fa vincemmo con ben 19 corridori. Lo spirito non lo devi perdere perché può capitare che ti ritrovi davanti in un finale di corsa, perché puoi ritrovarti in una situazione favorevole».

Vero, ci si può ritrovare davanti, ma se hai poca esperienza perché hai sempre aiutato cosa ti inventi? È normale che non si abbia la freddezza necessaria, che ci sia il batticuore.

«Un campione è campione perché sa quando e come muoversi – dice Bramati – è anche una questione di carattere. Poi certo l’esperienza serve in certi casi, ma se su dieci finali di corsa ne perdi la metà, l’altra la devi azzeccare. E se non lo fai c’è qualcosa che non funziona. E ugualmente non è detto che non sia un campione. Se si ritrovano in un finale Van Aert, Alaphilippe e Van der Poel, chi vince? E chi perde non è un campione?

«E’ difficile dire se sia più facile o difficile affermarsi oggi per un ragazzo. Il ciclismo è diverso, il calendario è diverso, il gruppo è diverso. Prima oltre agli europei c’erano un colombiano e un australiano. Adesso ce ne sono dieci di colombiani. E oltre a loro tanti altri. Adesso il giovane che passa, passa perché è pronto. Può e vuole vincere subito… E anche in questo caso non è detto che se non vince subito non possa essere un campione».

Covi: passaggio in Canada, poi gran finale in Italia

04.09.2022
5 min
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Mentre quasi tutti erano impegnati sulle strade di mezza Europa a correre e darsi battaglia, Covi era a Livigno. Tanti giorni di allenamento e molti chilometri nelle gambe, finalmente pronto per ripartire. 

«Lo stop di quasi due mesi non era previsto – spiega – dopo il Giro d’Italia l’obiettivo era di fare Vallonia, San Sebastian e Tour de l’Ain. Insomma, i progetti erano diversi, ma il Covid si è messo di mezzo, facendomi perdere quasi 20 giorni di allenamento. Non il massimo con la stagione in pieno svolgimento. Non potendo andare in bici ho riposato e ripreso fiato, anche se non ne avevo molta voglia. Ho rincominciato poco alla volta e come prima cosa abbiamo pensato, insieme alla squadra, di andare a Livigno, lontani dal caldo e da altre distrazioni».  

La vittoria al Fedaia aveva dato grande motivazione e voglia di far bene, ma il Covid ha fermato il buon momento di Alessandro
La vittoria al Fedaia aveva dato grande motivazione e voglia di far bene, ma il Covid ha fermato il buon momento di Alessandro

Due mesi di troppo

Non si affacciava alle corse da quasi due mesi. E’ tornato a correre in Francia, al Tour du Limousin, a metà agosto. Subito dopo, il tempo di rifare la valigia ed è partito per Weimar, destinazione Giro di Germania. D’altronde la vita del corridore è questa. E quando per un motivo o per un altro non si riesce a farla, ci si sente come privati di un pezzo di sé. 

Covi aveva chiuso la prima parte di stagione con una grande vittoria al Giro d’Italia. E adesso che finalmente è riuscito a ripartire, è super concentrato sulle gare che mancano da qui a fine stagione. Il passo è breve, ma le ambizioni sono alte. D’altronde quest’anno il “Puma di Taino” ha iniziato a vincere e ci ha preso gusto

Covi (tra Trentin ed Ulissi) debutterà in Canada e poi farà il finale di stagione in Italia, a caccia di un successo
Covi (davanti ad Ulissi) debutterà in Canada e poi farà il finale di stagione in Italia

Step dopo step

Ripartire da zero non è facile, servono testa, grande forza di volontà e un pizzico di pazienza. Inutile mangiarsi il fegato e forzare il ritmo per tornare subito in condizione. 

«Alla fine – dice ancora il Puma – riprendere è semplice, quel che è più difficile è riprendere a correre. Quello che ti scoccia di più è fare un lavoro di preparazione quasi invernale in un momento di piena stagione. E’ chiaro che avrei preferito ripartire subito ed andare forte già da dopo il Giro d’Italia, ma non è andata così, non ci posso fare nulla e la devo prendere con filosofia (racconta con un sorriso, ndr). L’obiettivo era di fare una base, quindi si è pensato di andare a Livigno, essendo in altura non potevo fare certi tipi di lavori, come quelli di forza. Ero seguito dalla squadra, avevo i massaggi tutti i giorni ed il supporto tecnico. In più ero affiancato da due ragazzi di Abu Dhabi che si allenavano con me tutti i giorni. Le sensazioni al Giro di Germania erano un po’ altalenanti, a volte mi sentivo bene altre no. Ma è normale quando rientri alle corse».

Nel 2021 un gran finale di stagione per Covi, al quale è mancata solamente la vittoria: qui al Giro di Sicilia dietro Nibali e Valverde
Nel 2021 un gran finale di stagione per Covi, al quale è mancata solamente la vittoria: qui al Giro di Sicilia dietro Nibali e Valverde

Canada e poi Italia

Ora per Alessandro c’è la trasferta in Canada, per debuttare nelle corse WorldTour d’oltre Oceano. Il Grand Prix Cycliste de Quebec del 9 settembre e il Grand Prix Cycliste de Montreal di due giorni dopo. Poi, come è stato anche lo scorso anno, si chiuderaà con il calendario italiano, sperando di ritrovare la vittoria.

«E’ la prima volta che vado in Canada – dice – saranno gare nuove ed importanti, ci tengo a farle bene. Anche la squadra vorrà ben figurare, ci sarà un team forte: con Ulissi e soprattutto Pogacar. Diego (Ulissi, ndr) mi ha raccontato un po’ come sono le corse laggiù e come funzionano i circuiti. Sono uno abbastanza curioso, soprattutto quando si tratta di correre in nuovi Paesi, non vedo l’ora di provare.

«Una volta tornati dal Canada ci saranno le corse italiane: Bernocchi, Agostoni, Tre Valli Varesine, Gran Piemonte… Poi le ultime in Veneto. Sono gare che ho imparato a conoscere, spero di ottenere una bella vittoria piuttosto che tanti piazzamenti come nel 2021. Il 29 agosto ci sarà la Coppa Agostoni, il giorno dopo il mio compleanno, chissà se mi regalerò un buon motivo per festeggiare. Mi piacerebbe fare bene anche alla Tre Valli, la gara di casa, ci ho messo un cerchio rosso, prima o poi in carriera spero di vincerla».

Un dolce ritorno

Dalla prossima stagione sull’ammiraglia della UAE Team ADQ, la squadra femminile dell’emirato, siederà Davide Arzeni, una vecchia conoscenza di Covi. Il “Capo” l’ha guidato fra gli juniores, i due si ritroveranno dopo parecchio tempo.

«Ho visto le notizie, ma mi aveva già anticipato del suo arrivo con un messaggio, abbiamo scherzato un po’. Mi ha detto che mi tirerà il collo e mi porterà a fare qualche dietro macchina – dice ridendo – gli ho risposto che lo prenderò un po’ in giro. A parte tutto sono contento per lui, ha sempre avuto un ottimo rapporto con i suoi atleti, diventa quasi un amico. Ti sta dietro giorno e notte, è super disponibile, tira fuori davvero il meglio da tutti i suoi atleti. Lo incontrerò più spesso rispetto ad ora, ma non credo ci vedremo molto, purtroppo. Sarà bello anche pensare che è lì vicino a me».

Covi, ti ricordi quel giorno sul Fedaia?

Giada Gambino
21.07.2022
5 min
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Alessandro Covi si trova chiuso in camera. Ha dovuto, momentaneamente, interrompere gli allenamenti e la stagione a causa del Covid. Così chiude gli occhi e ripercorre i momenti di quella che è stata la sua ultima ed emozionante vittoria: la 20ª tappa del Giro d’Italia con arrivo sulla Marmolada… 

«Dopo il ritiro di Almeida (causato dal Covid alla 18^ tappa, ndr) – racconta Covi, corridore professionista del team UAE Emiratesla squadra voleva conquistare la vittoria e forse perché eravamo quelli meglio piazzati nel momento della creazione del gruppo di fuga o forse perché della UAE eravamo quelli più in forma, mi sono ritrovato in testa con Formolo».

Alla partenza da Belluno la UAE voleva vincere. E’ stato Covi, qui con Ulissi, a entrare nella fuga giusta
Alla partenza da Belluno la UAE Emirates voleva vincere. E’ stato Covi a entrare nella fuga giusta

In fuga con Formolo

I due compagni di squadra, così, iniziano una lunga, faticosa ma bella fuga, interpretandola in modo diverso. Alessandro assume un atteggiamento di attacco, Davide rimane sulla difensiva facendo da stopper al compagno. 

«Più pedalavo – continua Covi –  più sentivo e capivo di stare bene. Decisi di andare dall’ammiraglia e parlai anche con Davide. Sapevo quali fossero le mie intenzioni e ne avevo messo tutti al corrente, ottenendo il via libera».

Il corridore del UAE Team Emirates, quindi, accelera e nella discesa verso Arabba stacca tutti.

«Avevo ben chiaro in testa cosa fare: andare a tutta sino ai piedi della salita e guadagnare quanto più vantaggio possibile sugli inseguitori».

Senza mai voltarsi

Non si volta, non ne ha motivo, il suo obiettivo è davanti ed è focalizzato su di esso. E’ dura, la strada sale sempre di più.

«Sono abituato alla fatica, alla sofferenza e questa non mi spaventa. Non voglio commettere gli stessi errori del passato, che mi hanno fatto mancare la vittoria per la troppa emozione del momento».

Nel Giro d’Italia U23 del 2019, Covi aveva perso la seconda posizione nella generale negli ultimi 2 chilometri della tappa proprio con arrivo sulla Marmolada.

Gli ultimi chilometri di salita sono stati interminabili: la bravura di Covi è stata rimanere freddo
Gli ultimi chilometri di salita sono stati interminabili: la bravura di Covi è stata rimanere freddo

Calma e sangue freddo

Alessandro, adesso, si concentra, respira, placa le sue emozioni e si focalizza solo ed esclusivamente sul mantenere le energie e non sprecarle subito.

«La strada è lunga e non ho un’immatura frenetica fretta di arrivare al traguardo, voglio mantenermi, preservarmi». 

Lo informano che Novak sta cercando di raggiungerlo. «Nel caso in cui ci riuscisse, mi troverebbe pronto per un duello finale. Non la lascio vinta, combatterò sino all’ultimo se sarà necessario, ma questa tappa dovrà essere mia».

Si gira a destra, poi a sinistra. Vede due ali di folla che lo spingono, moralmente, sempre più forte verso il traguardo.

«Guardo i watt, la folla urla il mio nome, mi incitano e i miei watt aumentano di 40/50. Quei punti colmi di folla mi danno una spinta così bella, così essenziale che inevitabilmente fanno accrescere il mio vantaggio».

La vittoria al Fedaia ha riscattato la beffa di tre anni prima al Giro U23
La vittoria al Fedaia ha riscattato la beffa di tre anni prima al Giro U23

Novak è lontano

Spinto dal pubblico, spinto dalla passione per il ciclismo, passione che ha invaso il suo cuore sin da bambino e di cui non ha potuto fare a meno… giunge ai meno 300 metri. Si volta, Novak è lontano.

«Ho ancora un po’ di energie, quelle che mi ero preservate nel caso in cui mi avesse raggiunto».

Allora realizza, capisce e inizia ad assaporare il gusto della vittoria. Giunge al traguardo, alza le braccia al cielo.  «Non so se riesco a credere a ciò che è successo, forse è impossibile capirlo subito». 

Accoglienza post Giro a Taino per Covi da parte del suo fan club (foto Alessandro Perrone)
Accoglienza post Giro a Taino per Covi da parte del suo fan club (foto Alessandro Perrone)

Con i piedi per terra

Alessandro apre gli occhi. Rivive la sua vittoria con emozione, ma una giusta dose. E’ già proiettato al futuro, il Giro d’Italia si è concluso per lui nel migliore dei modi, ma adesso ci sarà tanto altro ad attenderlo e sarà pronto ad affrontare tutto con la determinazione che lo contraddistingue e con la consapevolezza di ciò che è la sua persona.

Dopo la vittoria di tappa, hanno iniziato a seguirlo e tifarlo maggiormente. «Ma sono lo stesso corridore di sempre. Il bambino cresciuto tra i ciclisti che, inevitabilmente, ha reso lo sport di famiglia la sua più grande passione e ragione di vita (la madre Marilisa è stata una ciclista come pure il fratello, mentre il padre Alberto ha corso sino ai dilettanti, ndr). Cercherò di affermarmi sempre più, senza perdere mai le mie caratteristiche come corridore e come persona, che rendono unico il me ciclista».

Un Covi enorme si prende il Fedaia e salva la UAE

28.05.2022
6 min
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«Forse è davvero il Karma – dice Covi sorridendo – nel 2019 quassù ebbi una bella delusione. Stavo lottando per il podio al Giro d’Italia U23 e non essendo uno scalatore, sarebbe stato un bel risultato. Invece dovetti arrendermi ai colombiani che quel giorno si presero tutto (Einer Rubio vinse la tappa, Mauricio Ardila il Giro, ndr). Oggi ancora qui sul Passo Fedaia ho provato la più grande gioia sportiva da quando corro».

Gran mal di gambe

Questo è un giorno che Alessandro non dimenticherà tanto facilmente. Nella tappa in cui Jai Hindley ha buttato giù Carapaz dalla testa della corsa, il piemontese (nato a Borgomanero, anche se vive a Taino, in provincia di Varese) del UAE Team Emirates è partito in fuga al terzo chilometro del Pordoi e ha realizzato un’impresa che in certi momenti è parsa disperata.

Lo ha fatto con la sfrontatezza che lo ha sempre accompagnato e negli ultimi mesi si sta trasformando in grande concretezza. Non ha perso una pedalata. A volte ha fatto fatica a trovare il rapporto e ce ne spiegherà il motivo. Ma soprattutto è riuscito a gestire la fatica e il mal di gambe senza dare troppo peso al ritorno di Novak, che per qualche chilometro è parso sul punto di riprenderlo.

Ai meno 3 dall’arrivo, il mal di gambe ha fatto temere a Covi che arrivassero i crampi
Ai meno 3 dall’arrivo, il mal di gambe ha fatto temere a Covi che arrivassero i crampi

«Era fondamentale essere in fuga – racconta – e già stamattina avevo pensato che se fossi riuscito a prenderla, non avrei potuto aspettare l’ultima salita. Era importante scollinare per primo dal Pordoi, fosse stato anche con 10 secondi. Poi mi sarei buttato in discesa e sarei arrivato ai piedi del Fedaia con un po’ di vantaggio. Mi sarebbe bastato un minuto, ci sono arrivato con 2’30” e un gran mal di gambe».

Sul limite dei crampi

Il Fedaia picchia sodo. Il giorno è fresco, la gente è assiepata e arroccata su un’allegria da Giro d’Italia che sa di ritorno alla normalità. Grigliata e birre, tante bici. Il popolo del ciclismo è una tribù variopinta e fantastica.

Covi ha fatto la discesa dipingendo curve con tratti d’autore. Ha mangiato. Ha mandato giù borracce. Ma quando la pendenza ha iniziato a incattivirsi, il vantaggio ha iniziato a scendere e da dietro è partito Novak come una contraddizione. Se hai Landa che lotta per la generale, perché non lo aspetti come ha fatto Kamna per Hindley?

Il gruppo giù dal Pordoi, tirato blandamente dal Team Bahrain: come hanno corso?
Il gruppo giù dal Pordoi, tirato blandamente dal Team Bahrain: come hanno corso?

«Come l’ho gestita mentalmente? Pensavo solo al mal di gambe – dice Covi – e a dare quel che mi rimaneva e che potevo fino alla riga. Ero sul limite dei crampi. Quelli erano l’unica cosa che non doveva venire. Per questo cercavo di cambiare il rapporto per tenere il ritmo e anche se sembravo andare a vuoto, credo di essere riuscito a tenere un bel ritmo. Se fosse arrivato Novak, avrei preso fiato e l’avrei battuto allo sprint. Oggi volevo vincere».

Almeno 10 Giri davanti

E così vendetta è fatta. Avevamo parlato con Covi, Formolo e Ulissi per sapere come avrebbero reagito all’uscita di scena di Almeida, fermato dal Covid. Avevano promesso che sarebbero andati in fuga e oggi nell’azione che ha deciso la tappa c’era anche il Formolo sornione, che finché ha avuto forza, gli ha guardato le spalle.

«L’uscita di scena di Almeida – ripete – è stato un colpo durissimo. Spesso guardiamo solo alla corsa, ma il rapporto fra compagni si costruisce prima e la corsa è la parte minore. Con Almeida ho fatto un training camp in cui progettavamo di vincere il Giro oppure andare sul podio. Nei giorni in cui c’è stato, ognuno di noi ha lavorato per lui in base alle sue caratteristiche. Io non avrei mai potuto scortarlo in salita, ma lui ogni sera ci ringraziava. Quando è andato via gli ho detto: “Siamo giovani, abbiamo davanti almeno altri 10 Giri d’Italia. Ti tocca ancora tanta fatica!”. Il ciclismo sta cambiando pelle. Sono stato contento di vedere Hindley in maglia rosa, perché è un bravo ragazzo e in gruppo si comporta sempre bene».

Cappellino e ciuffo, Alessandro Covi ha portato allegria sul Giro
Cappellino e ciuffo, Alessandro Covi ha portato allegria sul Giro

Sfrontato come Pierino

Il sorriso ce l’ha stampato sul volto e col ciuffo che fuoriesce dal cappellino, ha l’espressione di un Pierino al settimo cielo, che oggi ha centrato il sogno di sempre.

Sulla salita che rese grande Pantani consegnandolo alla storia del Giro d’Italia, Alessandro Covi si è ripreso con gli interessi quel che due anni fa gli tolsero i colombiani. Nella UAE di Pogacar e delle altre star, stravedono per lui e lui oggi ha salvato il bilancio del Giro dello squadrone che non aveva ancora stretto nulla fra le mani.

I suoi 23 anni sono un ottimo biglietto da visita. Non è scalatore, ma va forte in salita: l’anno scorso è stato terzo sullo Zoncolan e oggi ha domato il Fedaia. Vince quando ci sono gli strappi. Non cerchiamo eredi di chi non c’è più o il pelo nell’uovo. Teniamoci stretti la sua leggerezza e speriamo che torni a brillare presto. Intanto godiamoci la sua vittoria come le tre degli altri italiani che finora hanno firmato tappe in questo Giro d’Italia.

Joao non c’è più, come cambiano i piani in casa UAE Emirates

27.05.2022
4 min
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Il ritiro di Joao Almeida è stato un brutto colpo per la UAE Emirates. Un fulmine a ciel sereno che in pochi, nessuno, si aspettava. Le facce di diesse e corridori ieri al via da Borgo Valsugana erano scure. 

Avevano lavorato molto per questo obiettivo e avevano anche corso in un certo modo, proprio per supportare Almeida. Meno fughe del solito e quelle centrate fatte quasi con il solo scopo di portare avanti un uomo in caso di necessità.

I tre italiani del team, “capitan” Diego Ulissi, Davide Formolo e Alessandro Covi, li abbiamo intercettati ieri al termine della frazione, in quel di Treviso.

Ulissi, immediatamente dopo l’arrivo di Treviso
Ulissi, immediatamente dopo l’arrivo di Treviso

Ulissi realista

Diego Ulissi è colui che ci è sembrato più scosso. Subito dopo l’arrivo era abbastanza contrariato. E ci sta, un po’ la stanchezza di una tappa corsa ancora a tutta e un po’ la consapevolezza che i giochi sono fatti e spazio per recuperare ce n’è davvero poco.

«Come cambia il nostro Giro? E come cambia… si cercava di far classifica con Almeida, vi lascio immaginare…

«Si cercherà di combinare qualcosa con le forze rimaste». E lui di forze ne ha spese, per Almeida ma anche per Gaviria.

Poche parole e Diego scappa via tra la folla per tornare ai bus. Ma prima di andare aggiunge che non avrà più spazio degli altri giorni per provarci.

Ormai Diego è esperto e sa che il tempo e la strada in queste ultime due frazioni, la crono neanche la consideriamo, sono pressoché nulle. Ma conoscendolo se avrà solo mezza possibilità oggi farà di tutto per essere lì davanti.

Formolo è andato spesso in fuga, ma per essere un punto d’appoggio per Almeida
Formolo è andato spesso in fuga, ma per essere un punto d’appoggio per Almeida

Parola a Formolo

Il veronese non perde il suo sorriso e il suo consueto buonumore, ma ieri anche lui a Treviso non sprizzava gioia come sempre. Una giornata non bella per la UAE Emirates, iniziata col ritiro del portoghese e conclusasi senza che Gaviria si sia giocato la volata.

«Senza Joao la speranza era di combinare qualcosa oggi (ieri, ndr) con Fernando – ha detto Davide Formolo – ma davanti sono andati davvero forte. Per il resto vivremo alla giornata e vedremo cosa fare. Abbiamo lavorato molto per lui (Almeida, ndr) e Joao aveva lavorato molto per sé. Ci credeva, si era impegnato al massimo, stava bene ed è veramente un peccato.

«Se avrò possibilità di provarci? Quella sì, ma prima servono le gambe». E oggi in tanti vorranno provare.

Covi ha aiutato Joao sul Menador. Alessandro faceva parte della fuga e si è poi messo a disposizione del capitano
Covi ha aiutato Joao sul Menador. Alessandro faceva parte della fuga e si è poi messo a disposizione del capitano

Covi, delusione e riscatto

Dai due veterani si passa poi al piccolo, ad Alessandro Covi. Se il “Puma di Taino” ancora gioisce per lo scudetto del suo Milan, non fa certo i salti di gioia per l’abbandono di Almeida.

«Il ritiro di Joao – racconta Covi – è stata una bella botta per tutta la UAE, non solo per noi corridori. Vedi svanire un obiettivo… svanire per un “nulla”. E la cosa brutta è che non ci puoi fare niente. Stava bene, poi nella notte da quel che ho capito, ha iniziato a non sentirsi bene e mentre stavamo salendo sul bus ci hanno detto che non sarebbe partito».

«Come cambia il nostro Giro? Eh – sospira – non è facile, perché è tutto il Giro d’Italia che abbiamo lavorato e siamo riusciti a risparmiare energie davvero poche volte. Vediamo quello che viene perché restano due tappe e sono dure. Poi ancora non ho parlato con i diesse e non so cosa faremo».

La frazione di Castelmonte si annuncia sempre più interessante. Ci sono tanti intrecci, tanti interessi. La classifica, la vittoria di tappa… per molti è l’ultima occasione di riscatto e il fatto che ieri non si sia arrivati in volata aumenta ancora la pressione. E l’aumenta ancora di più in UAE Emirates, che a conti fatti ancora non ha vinto. Se già ieri Gaviria, per esempio, avesse disputato un buono sprint…

Ma le parole stanno a zero. Tra poche ore sarà la strada a dirci come andranno le cose per Ulissi, Formolo, Covi e compagni…

Almeida e la UAE la studiano bene. Primo ostacolo superato

15.05.2022
5 min
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Joao Almeida fa i rulli vista mare. Dalla Majella si può ammirare facilmente l’Adriatico se non fosse per un po’ di foschia. Ma la cosa importante è che il portoghese oggi in Abruzzo si è tolto un dente mica da poco. Il Blockhaus per lui era uno dei due ostacoli più duri di questo Giro d’Italia, assieme alla Marmolada.

Il corridore della UAE Emirates era il meno scalatore tra gli uomini arrivati davanti quest’oggi. E per riuscirci è stato un metronomo. Lungo la scalata ha compiuto un vero capolavoro. E’ stato uno dei primi big a staccarsi e più volte è riuscito a rimontare. Una fetta della vittoria di Hindley è anche sua per questo!

Ha dato tutto Joao e il fatto che un corridore veloce come lui non abbia fatto lo sprint la dice tutta.

Almeida chiude il gruppetto dei migliori, allungato dal forcing di Porte
Almeida chiude il gruppetto dei migliori

Indicazioni al dettaglio

In casa UAE Emirates l’avevano studiata bene. Con i software, le slide… E tutto questo sapere lo hanno “girato” ad Almeida che ne ha fatto tesoro, sfruttandolo al meglio.

«Noi un capolavoro? Il capolavoro lo ha fatto Joao – ci dice il diesse Fabio Baldato – E lo hanno fatto i ragazzi. Sì, noi, soprattutto Maxtin, in ammiraglia gli davamo le indicazioni. “Tra il quinto e il quarto chilometro tira di più”. “Adesso arriva un tratto più agevole”. “Qui troverai vento”… ma lui è stato bravissimo a gestirsi».

«Almeida è così – continua Baldato – non molla mai, non spreca un pizzico di energia. Ma devo dire che tutti i ragazzi oggi sono stati bravi a proteggerlo e a portarlo davanti all’imbocco della salita. Covi, ma anche Formolo.

«Davide ha fatto un capolavoro. Quando Joao si è staccato in quel punto c’era davvero tanto vento, ma Formolo si è lasciato sfilare e gli ha pedalato davanti coprendolo per 500 metri molto esposti. Un aiuto fondamentale. E lo stesso Almeida quando è scattato Carapaz, sapeva bene che quello era il punto più duro di tutta la scalata e non lo ha seguito».

Almeida sui rulli dopo l’arrivo. Il portoghese è soddisfatto
Almeida sui rulli dopo l’arrivo. Il portoghese è soddisfatto

Recupero attivo

Intanto Almeida continua a fare i rulli. Sono passati appena cinque minuti e il suo volto appare già rilassato. Gesticola con i ragazzi del suo staff che lo assistono, si sistema i capelli quando si riabbassa sul manubrio e sgambetta agile.

Afferma di essere stato bene per tutta la salita e per tutto il giorno. Ma in realtà Baldato ci confida che per radio diceva di non sentirsi in giornata. Probabilmente era un po’ di tensione. Poi quando ha visto che teneva bene le ruote degli scalatori deve aver ripreso fiducia.

«Sono felice di come sia andata – ha commentato Almeida – ho faticato un bel po’ a mantenere il passo dei migliori, ma i miei compagni sono stati eccezionali. Io mi sono concentrato sul mio passo ed è stata la scelta giusta».

Formolo raggiante

Davide Formolo sta per tornare ai bus, che si trovano in pratica 5.000 metri più in basso, al Gpm di Passo Lanciano affrontato in precedenza. Ha la mantellina e un sorriso grosso così. Un po’ perché “Roccia” il sorriso ce l’ha dentro e un po’ perché il suo capitano è andato bene e lui sa di aver svolto un ottimo lavoro.

«Abbiamo iniziato la salita e c’era un po’ di vento laterale – dice Formolo – mi ricordo che c’era anche la prima volta che lo facemmo nel 2017 e la Movistar fece dei ventagli. Cosa che sembra impossibile in salita e anche oggi si sentiva molto. Ho visto che anche la Ineos Grenadiers stava per fare questa mossa, anche perché erano tutti sul ciglio e così ho cercato di tenerlo più coperto possibile».

«Poi – riprende Formolo – mi ricordavo che la scorsa volta il vento fece più differenza in basso che in alto. Un po’ la salita me la ricordavo e quindi sapevo che quello era il momento più delicato. Bisognava stare attenti.

«Il mio compito oggi, e in questo Giro, è di tenere Almeida coperto. Sta bene e noi abbiamo molta fiducia in lui. Il Giro però è ancora lungo e per fortuna domani si riposa! E poi oggi siamo andati bene anche perché avevamo queste ruote nuove (le Campagnolo, ndr), pensate che è la prima volta che le usavo io».

Covi in testa, seguito da Formolo e Rui Costa: tutti al servizio di Almeida
Covi in testa, seguito da Formolo e Rui Costa: tutti al servizio di Almeida

Parola a Covi 

Anche Alessandro Covi è sorridente. Anche lui si è guadagnato, con onore, la stozza. Un ottimo lavoro.

«Sì, la mia gamba è buona – dice il lombardo – Joao è un vero regolarista e mi aspettavo che affrontasse la scalata così. E il suo modo di andare. Pensate che anche in pianura quando dobbiamo riportarlo avanti o se ci sono delle accelerate, lui all’inizio perde sempre quella manciata di metri».

«Comunque la salita l’avevamo studiata bene e chi doveva arrivare in alto davanti anche meglio di me! Come? Su VeloViewer. Per radio sicuramente si sono parlati. Io una volta concluso il mio lavoro l’ho staccata e col 36×32 (rapporto che avevano anche Formolo e Almeida, ndr) sono arrivato “tranquillo” quassù».

Pontoni 2022

Ciclocross fermo, ma Pontoni è già in attività

19.04.2022
5 min
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Che fine ha fatto Daniele Pontoni? Chiusa la stagione del ciclocross, del suo commissario tecnico non si era più sentito parlare, ma il grande campione friulano non si è praticamente mai fermato e già guarda al prossimo anno preparando i progetti necessari, senza dimenticare di dare un occhio ai “suoi” ragazzi delle giovanili friulane e soprattutto a quegli azzurri che ora sono impegnati fra strada e Mtb.

Il primo momento importante per Pontoni (nella foto di apertura dal profilo Facebook) è ormai imminente: il 1° maggio, nel consiglio federale, verrà esaminato il programma generale dell’attività ciclocrossistica, con tutti gli impegni previsti per la nazionale fra raduni e trasferte: «Ci abbiamo lavorato duramente – sottolinea l’ex iridato – stiamo definendo gli ultimi dettagli e poi presenteremo l’intero pacchetto. La situazione è invece decisamente più ingarbugliata per il gravel, ma il problema è che mancano dall’Uci indirizzi ancora chiari sull’attività e le sue regole, comunque anche su quel fronte non siamo rimasti fermi».

Pontoni Jesolo 2021
A fine agosto Pontoni conta di riavere tutti i suoi effettivi per un primo incontro (foto Billiani)
Pontoni Jesolo 2021
A fine agosto Pontoni conta di riavere tutti i suoi effettivi per un primo incontro (foto Billiani)
Quando inizierete a mettervi davvero in moto?

I ragazzi sono tutti in movimento nelle loro attività, sovrapporsi non avrebbe senso. A fine agosto prevediamo di fare un primo incontro con tutti gli azzurrabili, un ritiro prestagionale per una prima presa di contatto, poi a settembre-ottobre daremo il via all’attività.

Solitamente però, prima di ciò, si svolgeva qualche attività con la nazionale di ciclocross in altre discipline. E’ un’esperienza che ripeterete?

Aspettiamo di definire il tutto in sede di consiglio federale, ma l’intento è quello. Vorrei portare la nazionale Under 23 al Giro del Friuli, mentre per gli juniores vedremo in base a quel che faranno i ragazzi, alla loro attività e agli impegni che avranno, anche come nazionale.

Analizzando questi primi mesi di attività fra strada e Mtb si nota che chi viene dal ciclocross sta ottenendo risultati decisamente notevoli, qualsiasi altra disciplina svolga. E’ una conferma del valore del ciclocross e dell’attività che avete fatto in inverno?

Si può leggere in entrambe le direzioni. Il ciclocross fa bene alle altre discipline come le altre discipline fanno bene al ciclocross, come la strada è utile per la pista, la Mtb per la strada e così via. Tutte le attività se fatte con criterio possono portare benefici anche oltre i loro confini. I miei ragazzi si stanno mettendo in luce in linea con quello che avevano fatto in inverno e questo non può che farmi piacere.

Pontoni Giro Friuli
Il Giro del Friuli U23 potrebbe essere teatro della prima uscita della nazionale di ciclocross
Pontoni Giro Friuli
Il Giro del Friuli U23 potrebbe essere teatro della prima uscita della nazionale di ciclocross
E’ pur vero però che, rispetto agli anni scorsi, si nota una crescita decisa proprio di coloro che hanno svolto l’attività invernale…

Non è merito solo mio, c’è uno staff che mi affianca e soprattutto c’è grande confronto con tutti i miei colleghi, da Celestino per la Mtb ad Amadori e Sangalli per la strada. Anche con Salvoldi ci siamo sentiti, si sta ambientando ed anzi posso dire che la sua categoria è quella alla quale guardo con più attenzione perché è lavorando sugli juniores che si deve costruire la nazionale del futuro, come anche sugli allievi, ma in questo caso il discorso è un po’ diverso, deve passare attraverso il centro studi e una disamina attenta delle caratteristiche dei ragazzi per capire quali possono essere le discipline a loro più confacenti.

Sei rimasto sorpreso dai risultati di Silvia Persico su strada? Ha una costanza di rendimento per certi versi clamorosa, con un numero importante di Top 10 conquistate…

Non sono sorpreso, anzi credo che sia stata anche sfortunata ed abbia raccolto meno di quel che poteva. Non mi stupisce nulla di quello che sta facendo, avevo capito sin dalla trasferta di Coppa del Mondo negli Usa qual era il suo potenziale. Silvia ha una determinazione e una volontà enormi, nessun traguardo le è precluso.

Persico Roubaix 2022
Silvia Persico in azione alla Roubaix: la lombarda ha colto 4 Top 10 e tante belle prestazioni
Persico Roubaix 2022
Silvia Persico in azione alla Roubaix: la lombarda ha colto 4 Top 10 e tante belle prestazioni
Conoscendola, secondo te emergerà anche nelle gare a tappe e lì dovrebbe curare la classifica o pensare alle tappe?

Sarei più portato a vederla emergere in qualche frazione, considerando che a cronometro deve ancora crescere, ma ripeto, con quel carattere non ha limiti, io penso che in un paio d’anni colmerà ogni lacuna e si prenderà grandi soddisfazioni, le top 10 diventeranno il minimo sindacale…

Non temi di perderla nel ciclocross?

Se non continua la minacciamo… Scherzi a parte, sarebbe inspiegabile visti i risultati e soprattutto i benefici che le stanno portando. So che non ha assolutamente intenzione di lasciarci e l’aspettiamo a braccia aperte.

De Pretto 2021
Davide De Pretto è un pallino di Pontoni: lo rivedremo nel ciclocross?
De Pretto 2021
Davide De Pretto è un pallino di Pontoni: lo rivedremo nel ciclocross?
Un altro che sta ottenendo risultati in serie è Davide De Pretto che conosci bene. C’è possibilità di rivederlo nel ciclocross?

Ne ho parlato a lungo con Luciano Rui con cui abbiamo condiviso tanti anni di attività. Mi auguro che si possa trovare la soluzione per fargli fare un po’ di attività invernale, di lui e di tanti altri ho parlato anche con Bennati.

A tal proposito, c’è un nome inatteso che vorresti vedere nel ciclocross?

Altroché, Alessandro Covi, stravedo per quel ragazzo mi piace tantissimo e sono convinto che potrebbe fare grandissime cose per le qualità che ha, sogno di riabbracciarlo nel nostro mondo. Mi piace come interpreta le cose e come spinge per migliorare sempre di più.

Dove ti vedremo?

Conto di essere a Roma per il Liberazione. Fra le varie gare ci saranno tanti ragazzi del nostro gruppo impegnati sul circuito romano, sarà un’occasione per riprendere i contatti.