«Cos’hanno in comune Contador e Pogacar? Che ho corso con tutti e due», ora Majka ride. «Tutti e due sono forti di testa, impressionante. Tutti e due non mollano mai, non hanno paura. Però, una cosa che mi colpisce veramente di questo ragazzo è che ha vinto la Liegi e il Lombardia. Anche Alberto era un fuoriclasse che ha vinto il Tour de France, il Giro e la Vuelta. Però Tadej va forte dovunque e per tutto l’anno. E’ impressionante. Quest’anno voleva vincere il Lombardia e fosse stato per lui avrebbe attaccato da lontano. Non lo ha fatto solo perché aveva una squadra forte che lo ha portato al punto giusto. Insomma, due fuoriclasse, ma secondo me Tadej ha un dente di più, perché vince anche le classiche. E se non ha vinto il Fiandre, è stato per inesperienza. Nel ciclismo capita anche di sbagliare».
La squadra cresce
Nel 2021, il polacco è stato forse il primo colpo di mercato importante del UAE Team Emirates per rinforzare la squadra nell’anno successivo al primo Tour e il suo arrivo è stato provvidenziale. Oggi il team è ben più consistente, la campagna acquisti non si è fermata e Majka guardandosi attorno è la guida migliore per capire i piani di Pogacar e della squadra che lo affiancherà.
«Questa squadra sta crescendo – dice – sta diventando uno squadrone. Sono contento. Sono migliorati gli uomini, è migliorato il materiale, che fa tanta differenza. In più sono arrivati corridori come Wellens e Grosschartner che vanno forte anche in salita. Corridori da Tour de France. Nell’ultimo ci siamo decimati. Io mi sono fermato perché ho spaccato la catena. Nel ciclismo ci vuole un po’ fortuna, non solo le gambe. Perciò, se l’anno prossimo troviamo la fortuna e buone gambe, sono convinto che andrà meglio».
Tutti per Tadej
Dopo gli anni accanto a Contador, Majka si è messo in proprio, passando da leader o comunque da uomo importante alla Bora-Hansgrohe. I risultati non sono stati neanche male, ma non certo al livello per competere con i migliori. Al podio della Vuelta centrato nel 2015, si sono aggiunti il quinto e sesto posto al Giro, che però non bastavano. Così ha accettato la corte della squadra araba.
«Il mio ruolo è diverso – spiega – e anche se avrò le mie possibilità nelle corse di una settimana o magari in qualche fuga alla Vuelta, adesso si lavora per Tadej e tutto sommato viene facile. Sono più tranquillo, vado in bici e sono contento. Ho meno stress legato al risultato personale e intanto la squadra è diventata internazionale.
«Quando sono arrivato – prosegue – non sapevo cosa aspettarmi, ma di certo non credevo di trovarmi così bene. Specialmente con Gianetti, veramente una brava persona che crede sempre nei suoi corridori. E’ importante che anche lui abbia corso, sa come funziona il mondo del ciclismo. E anche quando le cose non vanno, lui è dalla nostra parte».
Il mondo che cambia
Nel frattempo il ciclismo fuori è cambiato e capisci la difficoltà di recepire il cambiamento da parte dei corridori che sono cresciuti nel… vecchio mondo, rispetto ai ragazzi che anche oggi sin dagli juniores imparano ad allenarsi e mangiare con il supporto di un preparatore e un nutrizionista.
«E’ cambiato tutto – dice Majka – il modo di allenarsi e anche di mangiare. Nessuno mi aveva insegnato a mangiare 100-120 grammi di carboidrati per ora, mentre adesso abbiamo il nutrizionista e quando arrivo a casa, ho il programma per tutta la settimana di allenamento. Io prima mangiavo la mia insalata e andavo a fare 5-6 ore. Adesso mangio tanta pasta, mangio tutto però mangio le cose giuste. E poi sono cambiati i materiali. E’ tutto più veloce. La bici più aerodinamica. L’elettronica. Le maglie più leggere e più aerodinamiche. Mi ricordo che una volta Tosatto, che aveva quasi 40 anni, mi disse: “Giovane, la carriera passa veloce”. Ed è proprio così. Sta cambiando tutto, ogni anno si va più veloce e ogni anno arrivano più giovani corridori. Non lo so quanto dureranno le loro carriere, perché con questi ritmi la corsa è impressionante e uno che ha 19-20 anni ancora non è uomo. Sono ragazzi che devono ancora svilupparsi».
La fame di Pogacar
Pogacar farà eccezione? Nessuno può saperlo. Lo sloveno per primo ha espresso i suoi dubbi sulla durata di una carriera sempre al massimo, ma intanto Majka è testimone della sua voglia di riprendersi la maglia gialla. E allo stesso modo in cui lui per primo era rimasto colpito del crollo sul Granon, così sgrana gli occhi quando gli chiediamo se davvero Tadej sia determinato a rivincere il Tour, come ha detto.
«Io vi dico una cosa – parte con gli occhi sgranati – aspettate perché veramente vuole vincere. Quello che voglio dire è che sto tanto con lui, è un ragazzo che non molla mai. Ma quest’anno preparerà il Tour veramente bene. Sarà fortissimo. Lui per me quest’anno lavorerà come non ha mai fatto prima».