Pogacar scopre i denti: «Voglio il terzo Tour»

13.12.2022
6 min
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Tanti corridori scherzando dicono che la sconfitta al Tour sarà un problema per i tuoi avversari. Dicono che la prossima volta arriverai arrabbiato e più determinato. Solo a questo punto Pogacar alza lo sguardo e in fondo agli occhi si vede chiaramente un lampo.

«Non arrabbiato – dice secco – ma certo più motivato che mai. Se vai con rabbia, rischi di strafare. Io avrò un approccio diverso. Da ogni corsa si impara qualcosa, è chiaro che ho commesso degli errori. Ma adesso sappiamo dove c’è da migliorare. E il Tour sarà l’obiettivo principale del 2023. Poi parleremo di tutto il resto».

Pomeriggio fresco sulle colline alle spalle di Benidorm. L’hotel scelto dal UAE Team Emirates è sprofondato in un quartiere residenziale, di villette e divieti di sosta. Intorno, un andirivieni effervescente di facce nuove e vecchie conoscenze. Bisogna stare attenti a non fotografare i nuovi già vestiti col materiale nuovo, ma intanto si riallacciano i fili dopo lo stacco invernale. Una ventina di giornalisti, noi i soli dall’Italia. Pogacar è rilassato, solo il ricordo del Tour provoca qualche prurito. Con un gesto tira via il cappuccio della felpa nera dagli occhi, lo sguardo è fermo.

Giornalisti da tutta Europa per Pogacar e il team nell’hotel Barcelo La Nucia di Benidorm
Giornalisti da tutta Europa per Pogacar e il team nell’hotel Barcelo La Nucia di Benidorm
Come stai?

Bene, tranquillo. Oggi abbiamo fatto 4 ore e mezza tutti insieme. Questa volta non ho l’obiettivo di arrivare al top alle prime corse, per avere il massimo della condizione negli appuntamenti più importanti (primo cambiamento, conseguenza del Tour perso, ndr). L’anno scorso in proporzione ero più avanti.

Si ricomincia con i ritiri, le interviste, i viaggi, gli impegni. Sei stato in Colombia per il Giro de Rigo…

Il Covid per certi versi non è stato tanto male, perché ci ha tolto tanti impegni (ride, ndr). Ma è giusto che le cose riprendano così. L’anno scorso non sarei mai andato in Colombia e avrei perso qualcosa. E’ stato un viaggio che mi ha permesso di scoprire una nuova cultura. Ho imparato tanto.

Che cosa ti resta del 2022?

E’ stata una delle migliori stagioni, con tante vittorie e bei momenti con la squadra. Il secondo posto del Tour non lo vivo come una sconfitta, soprattutto guardando il quadro completo e come è venuto.

La nuova Colnago è ancora da mettere a punto: si ragiona sull’altezza del manubrio
La nuova Colnago è ancora da mettere a punto: si ragiona sull’altezza del manubrio
Che cosa vedi nel quadro completo?

Abbiamo avuto sfortuna, mentre Jonas (Vingegaard, ndr) è stato fortissimo in salita. Abbiamo rinforzato ancora la squadra, ma quello che è successo al Tour di quest’anno avrebbe fermato anche i migliori corridori del mondo. Puoi farci poco se prendono il Covid o si fanno male. Bennett, Majka, Vegard Laengen, Hirschi con il ginocchio malconcio, Soler che si è fermato. Alla fine siamo rimasti in tre. Abbiamo provato a fare il massimo, ma contro quella Jumbo non c’era tanto margine.

Il Tour è un obiettivo, ma il gruppo si sta riempiendo di avversari: c’è da preoccuparsi?

Allo stesso modo in cui non servirà la rabbia, così non serve avere paura. Non ci sarà solo Vingegaard, verranno fuori di certo altri corridori. Non sai mai chi arriva, per questo è importante concentrarsi su se stessi, cercando i miglioramenti possibili. Evenepoel ad esempio diventerà un brutto cliente. Sta seguendo un bel programma. E’ stato fenomenale tutto l’anno. Se hai vinto la Vuelta, sei già pronto anche per il Tour. Le differenze ci sono, ma non troppe. Il Tour è molto duro perché sono tre settimane di stress costante, che vengono dopo una lunga preparazione. In tutto è un mese di corsa e la stagione è troppo lunga per focalizzarsi esclusivamente su un solo mene.

Secondo alle spalle di Vingegaard: paradossale che a volte si consideri deludente il secondo posto del Tour
Secondo alle spalle di Vingegaard: paradossale che a volte si consideri deludente il secondo posto del Tour
Infatti c’è anche il Giro che ti aspetta…

Mi piacerebbe farlo, il fatto che ci siano tre crono il prossimo anno è positivo, ma non è il percorso che cambia le mie scelte. Il Giro la grande corsa più vicina alla Slovenia, la maglia rosa è bellissima, ma dovremo parlarne dopo il Tour. Forse sarebbe stato diverso se avessi già vinto il terzo, ma non è andata così. Nel mio futuro ci saranno certamente il Giro e anche un ritorno alla Vuelta, in cui ho vissuto alcuni dei giorni più belli.

Si parla tanto di vincere il Tour dopo aver vinto il Giro.

Farli entrambi nello stesso anno è possibile, vincerli è un’altra cosa. Magari ci puoi anche riuscire, però poi finiresti la carriera: non credo che rimarrebbe molto. Per cui il mio obiettivo è vincere il prossimo Tour e riprovarci ancora se non dovessi riuscirsi. Quando poi avrò vinto il terzo, potrò cominciare a guardarmi intorno.

Borracce pronte per l’allenamento. I corridori escono in 3 gruppi distinti
Borracce pronte per l’allenamento. I corridori escono in 3 gruppi distinti
Il Tour, ma anche le classiche. Hai vinto Liegi e Lombardia, cosa si può dire di Sanremo e Fiandre?

Al Fiandre sono andato vicino e certo assieme alla Sanremo è la corsa per me più difficile da vincere. Però ci arriverò al meglio, voglio essere vincente in tutte le grandi corse che farò. E’ bello far parte del gruppo del Fiandre, per il pubblico, i muri, il pavé, la storia. La Sanremo invece è una corsa lunga e noiosa finché arrivi sulla costa, poi diventa ad alta tensione. Hai una sola carta da giocare.

Mohoric ti ha fatto un bello scherzo nella discesa del Poggio…

Se avessi potuto, non lo avrei certo lasciato andare (sorride, ndr). A volte non pensi ai rischi che corri e al fatto che serve avere tanto fortuna. Prendete quel che è successo a Rebellin. La morte di Davide ci ha colpito tanto, anche perché tre giorni prima eravamo insieme a Monaco. E’ stato un momento molto triste per tutta la comunità del ciclismo. Dobbiamo stare attenti, ma per quanto possiamo, non è possibile controllare gli altri.

Da quest’anno in casa Colnago hanno abbandonato il manubrio Alanera di Deda e ne hanno realizzato uno in proprio
Da quest’anno Colnago ha abbandonato il manubrio Alanera e ne ha realizzato uno in proprio
Hai chiuso il 2022 come numero uno al mondo.

Non era un obiettivo, ma è comunque la conseguenza dell’essere sempre stato davanti nelle corse cui ho partecipato. Perché l’anno è pieno di corse in cui fare bene. Al Fiandre mi sono divertito tanto, lo stesso a Montreal. Anche se non vinco sempre, è importante dare sempre il massimo, cercando di migliorare.

Migliorare in cosa?

In tutto, c’è sempre spazio per aggiustare qualcosa, anche se spesso è una questione di dettagli. Ad esempio la crono, so di poter crescere e sto lavorando per farlo.

Per sua ammissione, Pogacar sta vivendo una partenza più cauta dello scorso anno
Per sua ammissione, Pogacar sta vivendo una partenza più cauta dello scorso anno
Come va invece con la popolarità?

Diciamo che negli ultimi mesi la mia vità è stata prevalentemente privata, con qualche momento da condividere sui social. Fanno parte della nostra vita, dobbiamo conviverci. Così come le cose che vengono dai media non sempre sono piacevoli. A volte ti turbano, ma nel mio caso non diventano pressione. Ti abitui. Lo stesso con i tifosi. Le cose sono un po’ cambiate negli ultimi due anni, la gente mi riconosce, ma ha rispetto. Qualcuno a volte esagera, come chi vuole prarlarmi troppo a lungo al supermercato. E’ interessante avere conversazioni con tifosi e perfetti sconosciuti e non faccio niente per nascondermi. Faccio una vita molto normale. Ogni due giorni vado a comprare frutta e verdura fresca, non è così difficile incontrare Pogacar.

Guardati intorno, cosa vedi?

Un gruppo molto motivato, abbiamo fatto un grosso passo in avanti. Eravamo già forti, ora lo siamo di più.