L’ultima immagine ufficiale risale al Trofeo Laigueglia, terza gara di stagione. Andrea Bagioli è coinvolto nella stessa caduta di Kwiatkowski e sembra stordito, con un taglietto alla testa che induce alla prudenza. In piena emergenza Covid, li assiste un signore senza mascherina che per caso si è trovato nel punto dell’incidente. Ma mentre il polacco della Ineos torna in gara tre giorni dopo alla Strade Bianche, di Andrea si perdono le tracce.
«Ma per fortuna – sorride – due settimane fa sono potuto risalire sulla bici. Prima sui rulli e poi lentamente su strada. Che cosa sia successo è un piccolo mistero. Ricordo bene la caduta, non è stata di quelle paurose. Eravamo tutti convinti che il problema principale fosse la testa, anche perché sul ginocchio non c’era neanche un segno. Appena un po’ di ematoma più in basso. Invece quando sono tornato a casa e dopo un paio di giorni ho ripreso ad andare in bici, è venuto fuori un fastidio. Solo quando pedalavo. E alla fine il 16 aprile mi hanno operato, in Belgio. Si era creata un’aderenza per la quale mi hanno prescritto quattro settimane di riposo assoluto. Dopo la terza il ginocchio era ancora gonfio. Poi finalmente ha iniziato ad andare a posto…».
Laigueglia: Kwiatkowski in primo piano, dietro c’è Andrea Trofeo Laigueglia, Andrea si rialza dalla caduta: al ginocchio davvero non si pensa
Laigueglia: Kwiatkowski in primo piano, dietro c’è Andrea Trofeo Laigueglia, Andrea si rialza dalla caduta: al ginocchio davvero non si pensa
Nel ciclismo che va così veloce, una pausa così lunga è una bella scocciatura. Non tanto per la paura di non tornare come prima, ma soprattutto per la necessità di ricominciare quel lavoro di preparazione già fatto d’inverno e che nelle prime corse aveva dato i primi frutti, con la vittoria di forza alla Drome Classic (foto di apertura).
Come è stato il mese post operatorio?
Sicuro non è stato facile. Dopo le prime tre settimane fermo sul divano, la testa iniziava a perder colpi. Per fortuna sentivo tutti i giorni il medico della squadra e la mia famiglia e la mia ragazza mi sono stati molto vicini.
Abbiamo visto le prime foto in bicicletta…
Ma ancora faccio poco. Posso caricare il ginocchio, ma è meglio essere prudenti. Vado in palestra per riprendere tono muscolare e piccole uscite. Mio fratello (Nicola, che corre con la B&B Hotels, ndr) fa troppe ore per stargli dietro. In questo periodo ci sono pochi corridori vicino casa, è appena tornato Gavazzi dal Giro. Ma per luglio dovrei andare bene e raggiungerò la squadra in ritiro a Livigno.
Quindi la tua giornata come funziona?
Sveglia. Palestra, poi un’ora di bici. Pranzo. E nel pomeriggio ancora bici per due ore. Un riposo a settimana. Ovviamente il tutto a ritmo blando, tenendo d’occhio col misuratore di potenza di non strafare, anche se vengono fuori numeri abbastanza deprimenti (ride, ndr).
Nel frattempo sei arrivato a 100 chili?
No (ride, ndr), sono stato attento. Ma certo a stare sul divano si rischia grosso.
Che cosa dà più fastidio: dover dimostrare di nuovo quanto vali o ricominciare da zero?
Un po’ tutte e due le cose, ma soprattutto scoccia non aver dimostrato ancora molto. Ci tenevo a fare bene quest’anno e con la prima vittoria sembrava tutto incanalato nel modo migliore. Adesso devo ricostruire la condizione. So come si fa e so che servirà tempo. Speriamo in una seconda parte di stagione di buon livello. In un modo o nell’altro, mi sono ricavato un altro lockdown ciclistico, che non era nei programmi e di cui facevo volentieri a meno.
Le tre settimane sul divano ti sono servite per seguire bene il Giro?
Tutte le tappe, senza perderne una. La vittoria di Bernal non mi ha stupito, era dall’inizio il mio favorito.
Del Giro di Remco cosa ti è parso?
Nelle prime settimane è andato bene, poi era prevedibile che calasse. L’assenza di gare si è fatta sentire. Forse per lui perdere è stato un colpo, visto che ha sempre vinto, ma sono sicuro che gli servirà per tornare ancora più forte.
Hai continuato a sentire i compagni?
Spesso, certo. Sono andato a trovarli alla partenza del Giro a Torino e poi hanno continuato a scrivermi. Serry, Lampaert, un po’ tutti. A luglio li rivedo, poi speriamo che si faccia ancora in tempo per la Vuelta.