Milan sprinta, vince in Spagna e punta al Nord

18.02.2024
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Jonathan Milan ci ha abituati bene, nelle ultime due stagioni lo abbiamo visto vincere e piazzarsi spesso. Il canovaccio, anche in questo primo assaggio di 2024, non è cambiato, nonostante il gigante friulano abbia cambiato la maglia. Le prime volate con la Lidl-Trek si sono trasformate in una vittoria e in un secondo posto, tutte raccolte alla Volta a Valenciana. L’antipasto è stato servito, ora Milan si appresta a partire di nuovo, ma questa volta il volo non punta al caldo della Spagna, ma al freddo del Belgio.

«Per il momento sono a casa – ci dice un contento Milan da dietro il telefono – parto il 21 febbraio per l’opening weekend. Sono gare che mi piacciono molto, l’anno scorso ero in buona condizione, quest’anno stiamo cercando di fare le cose nel modo giusto per arrivare pronti. Mi sento bene, anche la Valenciana ha confermato queste mie sensazioni».

La vittoria a Orihuela, con alle spalle di Milan un Consonni sorridente
La vittoria a Orihuela, con alle spalle di Milan un Consonni sorridente

Subito in testa

Vincere aiuta a vincere. Non perdere il feeling con il successo è importante, per il morale, per le gambe e per iniziare bene la stagione. Muovere i primi passi nella giusta direzione aiuta a lanciarsi verso gli obiettivi che contano con il giusto entusiasmo.

«In Spagna – prosegue Milan – mi sentivo bene, ma era normale, ecco forse non mi sentivo pronto per vincere. Avevo qualche punto di domanda, come giusto che sia a inizio stagione. Le tappe erano impegnative e le altimetrie lo hanno dimostrato, ma gli allenamenti in inverno sono stati buoni. L’ho visto proprio sulle salite, sulle quali ho tenuto molto bene per essere un velocista.

«Le prime volate le ho fatte insieme a Simone (Consonni, ndr), ci conosciamo da tanti anni e abbiamo lavorato molto in pista. Su strada è un’altra cosa, anche in questo campo avevo dei dubbi, ma sono stati spazzati via al primo successo. La volata che mi hanno tirato quando ho vinto è stata perfetta, anche in gara è andato tutto per il verso giusto. Ora faremo altre gare e affineremo la tecnica ancora di più».

In salita Milan ha avuto ottime sensazioni, segno che il lavoro invernale è andato nel verso giusto
In salita Milan ha avuto ottime sensazioni, segno che il lavoro invernale è andato nel verso giusto
In Belgio il weekend del 25 e 26 lancerai la stagione delle Classiche?

Sì, è un punto di partenza per le gare che arriveranno. Sono corse importanti, impegnative e che mi piacciono molto. La squadra è forte, da questo punto di vista sono molto fiducioso. Oltre a me ci sono tanti corridori che possono fare bene: Pedersen e Stuyven ad esempio. 

Più frecce allo stesso arco…

Ognuno ha i propri obiettivi, siamo più capitani. Di conseguenza ci sono diverse persone che potranno fare bene quando arriverà il momento di giocarsela. I ragazzi sono pronti e lo sono anche io, ammetto di essere molto carico. 

L’ultimo appuntamento della prima parte di stagione sarà il Giro, dove dovrà difendere la maglia ciclamino conquistata nel 2023
Dopo la Roubaix arriverà il Giro, dove Milan dovrà difendere la maglia ciclamino conquistata nel 2023
Uno dei tuoi obiettivi, a proposito di Classiche, sarà la Roubaix?

Quest’anno farò due Classiche Monumento: Milano-Sanremo e Roubaix. Pedersen ed io, un mesetto fa, siamo stati a fare delle prove dei materiali per la Roubaix

Tanto dipenderà dalle gare prima, come la Tirreno-Adriatico.

Sarà una bella prova in preparazione alla Milano-Sanremo, con tante tappe importanti. Tra l’altro la Corsa dei due Mari sarà la prossima che correrò insieme a Consonni. La Sanremo è una gara bella, veloce e che mi piace. E’ difficile da interpretare, ma con il tempo spero di prenderci sempre più dimestichezza. 

Agli europei di Apeldoorn, a gennaio, prime prove di quartetto: l’appuntamento di Parigi si avvicina
Agli europei di Apeldoorn, a gennaio, prime prove di quartetto: l’appuntamento di Parigi si avvicina
Ci saranno tanti impegni importanti nel 2024, come li avete programmati?

La stagione è piena e va pianificata bene, ci sono diversi obiettivi: su strada con la squadra e in pista con la nazionale. Su strada i miei impegni maggiori saranno le Classiche e il Giro. Per quanto riguarda la pista il focus sarà sulle Olimpiadi. Sono due grandi obiettivi e tutto va organizzato per il meglio.

Immaginiamo che il cammino sia già praticamente delineato, no?

Direi di sì, mancano dei piccoli dettagli che vedremo dopo la prima parte di stagione. Intanto sono contento dell’equilibrio che hanno trovato la squadra e la nazionale. Alternare bene gli allenamenti tra pista e strada è fondamentale. Dopo il Giro dovrei fermarmi, riposare e preparare l’Olimpiade. In quest’ottica probabilmente farò un ritiro in altura prima di agosto. 

Insomma, la stagione è lanciata, in bocca al lupo!

Crepi e ci vediamo sulle strade!

Lonardi, due podi alla Valenciana. Per Zanatta è solo l’inizio

07.02.2024
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La prima trasferta si può proprio dire che sia stata positiva. In casa Polti-Kometa si fanno i conti dopo la trasferta in terra spagnola, per le corse di Mallorca e la Volta a la Comunitat Valenciana. In particolare quest’ultima ha regalato segnali positivi con i piazzamenti di Giovanni Lonardi, per due volte sul podio e le prestazioni generali di Paul Double e Davide Piganzoli, finiti a un soffio dalla Top 10.

Lo sprint per il 2° posto a La Valldigna. Consonni e Fiorelli battuti, ma Mohoric è già arrivato…
Lo sprint per il 2° posto a La Valldigna. Consonni e Fiorelli battuti, ma Mohoric è già arrivato…

Alla guida del team nella particolare occasione era Stefano Zanatta, decisamente soddisfatto per questa prima presa di contatto con le gare dopo settimane di preparazione: «Il primo test è andato bene, già nelle classiche maiorchine e di vigilia della Volta avevamo raccolto piazzamenti, ma soprattutto avevo visto i ragazzi vogliosi di essere protagonisti. E questo è un segnale importante anche per il prosieguo della stagione».

Al di là dei risultati, a che cosa hai guardato in particolare?

Intanto la gara aveva squadre di alto livello, molte presenze di team del WorldTour e quando ti confronti con loro, trovare spazi è sempre difficile. La cosa che mi è piaciuta di più, al di là dei piazzamenti, è stata vedere il carattere dei ragazzi, sempre in 3-4 nel cuore della corsa, anche nelle concitate fasi finali, sia per quanto riguarda la conquista delle tappe sia, con Paul e Davide (rispettivamente Double e Piganzoli, ndr), per dare un’occhiata alla classifica.

Stefano Zanatta, 60 anni compiuti da poco, è alla Polti-Kometa dal 2021
Stefano Zanatta, 60 anni compiuti da poco, è alla Polti-Kometa dal 2021
Il livello come ti è sembrato?

Molto alto e il podio finale, con corridori di Uae, Bahrain e Bora lo dimostra. Anche le squadre WT erano in Spagna per mettersi in evidenza e si è visto che corridori come McNulty e Vlasov erano già in ottima forma. Ma noi ce la siamo giocata, ci siamo fatti trovare pronti dopo la lunga preparazione invernale e siamo pronti a migliorare ancora.

I risultati migliori sono arrivati da Lonardi con due podi di seguito. Era il veronese la punta della vostra squadra?

Sapevamo che Giovanni era già in buone condizioni, ha fatto un proficuo lavoro invernale senza intoppi, il che è importante. La Volta a la Comunitat Valenciana aveva occasioni favorevoli, con le prime tre tappe quasi destinate alla volata, anche se le insidie non mancavano. Il primo giorno è rimasto staccato, ma nel secondo è rimasto sempre nel vivo della corsa e solo il colpo di mano di Mohoric in discesa l’ha privato di una possibile vittoria. Anche nel terzo giorno era lì nel vivo. Ma vorrei sottolineare anche la prova di Double e Piganzoli, che hanno anche provato a farsi vedere in salita e sono arrivati a ridosso dei più forti. Il risultato conta, ma mi conforta di più la prestazione atletica.

Paul Double, 27 anni, arriva dalla Human Powered Health. E’ corridore da gare a tappe
Paul Double, 27 anni, arriva dalla Human Powered Health. E’ corridore da gare a tappe
Lonardi lo scorso anno aveva chiuso con ben 15 piazzamenti nei dieci da Ferragosto in poi. Continua su quella scia?

Direi di sì, considerando anche che nella prima parte del 2023 era stato un po’ ai margini per problemi fisici. Conoscendolo – ormai è al terzo anno con noi – si nota la grande voglia di emergere, considerando anche che riesce ad adattarsi bene a differenti situazioni.

Ha un treno a disposizione per le volate?

Lonardi è un velocista atipico, non molto pesante considerando che ha un peso forma di 70 chili, ma questo lo favorisce su percorsi vallonati. Nella seconda tappa erano rimasti una cinquantina e lui c’era, a differenza di molti velocisti più di spicco, ma anche più pesanti. Un treno non possiamo permettercelo, saremmo pretenziosi al confronto con squadre come quelle presenti in Spagna. Giovanni aveva però a disposizione uno come Maestri che è molto abile a portarlo in posizione e con Munoz e Sevilla che si sono molto prodigati per aiutarlo. Non era proprio un treno, ma ha avuto un bel supporto.

Per Piganzoli un buon inizio stagione. Ora al Tour of Antalya conta di migliorare anche in classifica
Per Piganzoli un buon inizio stagione. Ora al Tour of Antalya conta di migliorare anche in classifica
Che cosa gli manca per emergere appieno?

Io gli dico sempre che dovrebbe essere un po’ più “cattivo”. Sta lavorando bene e la sinergia con Maestri penso che possa aiutarlo molto. E’ consapevole che, se ha fatto quel che ha fatto alla Valenciana con gente di primissimo rango, in corse leggermente minori può anche puntare al bersaglio grosso.

Lo vedi protagonista anche al Giro?

E’ chiaro che se lo confrontiamo con velocisti del calibro di Merlier o Milan, che oggi reputo il più forte in circolazione, Lonardi è uno scalino sotto. Le gerarchie però non sono intoccabili, nel senso che ogni corsa è a sé, anche i più forti possono sbagliare qualcosa e lui deve essere lì pronto. Io dico che può fare la sua figura e, perché no, pensare anche a vincere una tappa. Noi ci crediamo molto.

Prima vittoria di Milan con Lonardi terzo. Per Zanatta il friulano oggi ha una marcia in più
Prima vittoria di Milan con Lonardi terzo. Per Zanatta il friulano oggi ha una marcia in più
Ora che cosa vi aspetta?

Ormai l’attività è entrata nel pieno. Noi avremo due gruppi, uno ad Antalya e l’altro sempre in Spagna per Almeria e Andalucia. Giovanni sarà in Turchia, in una corsa a tappe forse anche più accessibile per le sue caratteristiche, con almeno tre occasioni a disposizione e una concorrenza certamente non come quella trovata alla Volta a la Comunitat Valenciana. Poi sarà a El Gran Camino, ma lì servirà mettere chilometri nelle gambe in vista di marzo e dell’inizio della stagione italiana alla quale teniamo particolarmente, con corse come la Milano-Torino che sono altre occasioni per emergere.

La Valenciana promuove McNulty, che ora vuole di più

05.02.2024
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Alla fine la Volta a la Comunitat Valenciana l’ha vinta lui, Brandon McNulty, l’americano della Uae. E non è un caso, perché ci teneva a iniziare la stagione riannodandosi subito a quella passata, forse quella della svolta nella sua carriera. A 25 anni, dopo 4 stagioni alla Uae e con la tranquillità che deriva da un contratto fino al 2027, l’uomo di Phoenix si conferma adattissimo alle corse brevi a tappe, ma vuole di più.

Per capire chi sia Brandon McNulty bisogna andare un po’ indietro nel tempo e rivivere la gara olimpica di Tokyo 2021. Erano rimasti in pochi a giocarsi la medaglia d’oro, Pogacar aveva già tentato la sua carta sull’onda del trionfo al Tour, ma a un certo punto fu proprio McNulty a prendere l’iniziativa, ad agganciare lo scatenato Carapaz. L’ecuadoregno volò verso l’oro, a Brandon invece finirono le energie, ma con il carattere riuscì a conquistare un 6° posto di prestigio. Esaurendo tutte le energie, infatti alla successiva cronometro fu un comprimario.

McNulty sul podio tra Buitrago, 2° a 14″ e Vlasov, 3° a 17″. 4° l’italiano Tonelli a 20″
Il podio finale della Volta, con Vlasov suo grande rivale già nelle 3 corse in linea iberiche precedenti

L’importanza dei Giochi

«Quando tornai a casa – racconta McNulty – tutti mi fermavano, ma nessuno mi chiedeva del Tour. Tutti dicevano che avevano visto i Giochi e avevano trepidato per me. E’ lì che ho capito quanto sono importanti e per questo mi sono messo in testa di puntare alla crono di Parigi. Soprattutto dopo la prestazione dei mondiali di Glasgow, dove sono finito ai piedi del podio battendo gente molto più qualificata di me».

L’americano non è propriamente uno scalatore, anche se in salita si difende più che bene, ma nella tappa decisiva della corsa iberica, quella di sabato che portava a Alto del Miserat, ha sfruttato le sue caratteristiche principali.

«Ho visto che potevo giocarmi le mie carte – spiega – e la squadra è stata perfetta nel portarmi alle pendici della salita nella posizione migliore. Ho sfruttato la parte pianeggiante per lanciarmi verso la più dura con un buon vantaggio che poi ho gestito dal ritorno di Buitrago e Vlasov. Sapevo di avere buone gambe e volevo sfruttarle per iniziare bene l’anno».

L’americano con Van Eetveld, poi vincitore del Trofeo Serra Tramuntana su Vlasov e lo stesso McNulty
L’americano con Van Eetveld, poi vincitore del Trofeo Serra Tramuntana su Vlasov e lo stesso McNulty

Mirino sulle classiche

McNulty si conferma quindi un ottimo elemento per le brevi corse a tappe. Vincitore del Giro di Sicilia nel 2019, quand’era ancora alla Rally UCH Cycling, secondo lo scorso anno al Giro del Lussemburgo, lo statunitense alza però il suo mirino: «Io voglio fare meglio anche nelle corse più lunghe – dice – intanto fino a una settimana di durata per poi vedere se, oltre che aiutare gli altri e puntare alle tappe, posso fare uno step in più anche nei grandi Giri. Ma soprattutto voglio di più da me stesso nelle classiche, in quelle Monumento.

«Liegi e Lombardia ad esempio sono percorsi che si adattano alle mie caratteristiche, dove posso affrontare chiunque. Tuttavia per un verso o per l’altro non sono mai riuscito ad affrontarle al meglio della mia condizione e sono curioso di sapere che cosa potrei fare. Gare d’un giorno le ho vinte, ma quelle sono speciali».

A Glasgow, McNulty ha chiuso 4° a 1’27” da Evenepoel. Lì è nato il progetto della medaglia olimpica
A Glasgow, McNulty ha chiuso 4° a 1’27” da Evenepoel. Lì è nato il progetto della medaglia olimpica

Alla scoperta di se stesso

La vittoria alla Valenciana può servire all’americano per darsi quelle risposte che, come testimoniato anche a inizio stagione in una lunga intervista a Velo, deve ancora trovare.

«Mi sento ancora – dice – come se dovessi capire che tipo di ciclista sono. Ok le corse a tappe brevi, ma vedo che vado forte anche nelle cronometro e certe volte emergo nelle corse in linea. Sento però che posso fare un ulteriore salto.

«Mi accorgo che ogni anno che passa miglioro sempre meno, ma miglioro. Questa sarà la mia quinta stagione nel WorldTour, ho ancora da imparare e quindi posso fare ancora di più. L’anno scorso però è stato importante, è come se avessi fatto “clic”. Ho avuto buoni numeri e buone opportunità, poi per vincere serve anche fortuna, che tante cose combacino».

Lo sprint vittorioso dello statunitense a Bergamo, battendo Healy e Frigo. In classifica ha chiuso 29°
Lo sprint vittorioso dello statunitense a Bergamo, battendo Healy e Frigo. In classifica ha chiuso 29°

La vittoria più importante

McNulty abbiamo imparato a conoscerlo anche qua in Italia, per la vittoria a Bergamo all’ultimo Giro d’Italia: «Per me è stata la più importante della mia carriera – ricorda – la più esaltante, seguita subito dopo dalla prestazione nella cronometro di Glasgow. Quel giorno ho capito che posso giocarmela in una specialità che è davvero particolare. Certe volte penso che sia come una corsa agli armamenti. Per andar forte non basta allenarsi, esercitarsi, molto influisce il mezzo, un po’ come nella Formula 1. Serve che la bici sia al top e così le ruote, i pneumatici e così via. Per questo d’inverno si è lavorato un po’ su tutto, perché se vorrò giocarmi le mie carte a Parigi dovrà essere tutto perfetto. Soprattutto dovrò uscire dal Tour a bomba perché il Tour sarà fondamentale».

Intanto però la stagione è appena iniziata e la vittoria alla Valenciana non ha placato la sua fame: «Mi aspetta l’Uae Tour e poi la Parigi-Nizza. Vediamo di fare qualche altro passo in avanti…».

Zoccarato, il senso di quei 1.022 chilometri in fuga

30.03.2023
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Se il ciclismo fosse una partita di poker, Samuele Zoccarato sarebbe sempre all-in. Da inizio anno il classe ’98 della Green Project Bardiani-CSF Faizanè ha già collezionato ben 1.022 chilometri in fuga (primo nel ranking). Un dato curioso che dice tanto sull’interpretazione che il campione italiano gravel dà alle corse. Un’indole da attaccante che non abbraccia la sfrontatezza, bensì una pragmatica visione del ciclismo in cui si trova.

Secondo Samuele infatti il divario tra WorldTour e professional è così ampio che l’ultima spiaggia è quella del fuggitivo. Un aspetto che non si allontana così tanto da quella che è la trama narrata dalla sua squadra. Non a caso i “verdi” sono i primi anche come team in questa statistica con ben 3.218 chilometri in avanscoperta.

Zoccarato in fuga ha sempre trovato i suoi risultati migliori
Zoccarato in fuga ha sempre trovato i suoi risultati migliori
Samuele, partiamo con il chiederti se sei soddisfatto di questo inizio di stagione…

Bella domanda. Non posso ritenermi così soddisfatto, ma neanche da buttare via. In alcuni casi è mancata un po’ di fortuna e in altri non ero al top io. In ogni corsa ho cercato di dare il massimo. 

Quali sono i tuoi obiettivi prossimi?

Il primo blocco si sta per chiudere con il Giro di Sicilia in programma dall’11 al 14 aprile. Poi, in teoria, dovrei andare al Giro quindi due settimane piene di preparazione. Dobbiamo decidere se allenarci per bene a casa oppure andare in altura. 

Come mai questo dubbio?

La questione dell’altura non è così semplice perché è vero si hanno dei benefici a livello fisico, ma è anche vero che serve qualche giorno per ambientarsi prima di allenarsi al top. Poi c’è l’incognita meteo, ad aprile non si dà per scontato che a quelle altitudini ci sia sempre il bel tempo. Sono ancora in fase di valutazione, se dovessi decidermi per il sì, andrei al Passo Pordoi o a Livigno. 

Samuele Zoccarato è nato a Camposampiero (Padova) il 9 gennaio 1998. E’ pro’ dal 2021. E’ alto 1,83 per 74 chili
Samuele Zoccarato è nato a Camposampiero (Padova) il 9 gennaio 1998. E’ pro’ dal 2021. E’ alto 1,83 per 74 chili
Veniamo alla statistica che ti riguarda. Spiegaci questi 1.022 chilometri in fuga da inizio anno (23 giorni di corsa)…

Ci son vari tipi di fughe. A partire dalla classica fuga televisiva che serve per fare vedere la maglia o anche per allenarsi, come può essere per la Sanremo o al UAE Tour. Sono quelle fughe che al 95 per cento non vanno all’arrivo. Poi ci sono le fughe che hanno il risultato ancora da scrivere. Ad esempio alla Tirreno non stavo benissimo, ma comunque a San Benedetto del Tronto ci hanno ripreso ai meno 3 dall’arrivo, quindi con un finale molto incerto che poteva in qualsiasi momento andare a favore di noi fuggitivi. In qualsiasi caso è chiaro quando si è in fuga si pensa sempre di andare all’arrivo

Pensi che la tua sia un’indole o un’esigenza per dire la tua?

Con le caratteristiche che ho, è una delle carte migliori che mi posso giocare. Con un arrivo in salita, magari su uno strappo, posso anche vincere se mi avvantaggio con un attacco anticipato. Il mio modo di correre comunque si sposa con l’indole della mia squadra. La Green Project-Bardiani ha sempre corso così, all’attacco. 

Un anno fa ci confidasti che Reverberi ti aveva chiesto di provare a fare qualche classifica generale. E’ ancora un tuo obiettivo?

Per la classifica generale bisogna andare forte sempre su tutte le salite. Su un ipotetico gruppo di 180, non so se riesco a rimanere con gli ultimi dieci corridori più forti del gruppo. Magari può essere un ottimo modo per racimolare qualche punto UCI, con la lotta sempre più presente all’ordine del giorno. Però pensare solo alle classifiche generali la vedo dura. A meno che in una corsa a tappe con una fuga, non riesca ad avvantaggiarmi e a guadagnare minuti preziosi in classifica. 

Zoccarato sarà presente al prossimo Giro di Sicilia: qui con la maglia della montagna della Valenciana
Zoccarato sarà presente al prossimo Giro di Sicilia
Parlando con Tarozzi, lui ci ha raccontato che va in fuga perché in gruppo ci si annoia. E’ così anche per te?

Di sicuro rende più entusiasmante tutta la corsa. Alla Sanremo mi sono annoiato i primi chilometri anche in fuga, ma dopo il Turchino e la discesa verso Genova è stato tutto molto veloce e divertente. In gruppo si corre molto di più sulle ruote e, ad essere sinceri, è anche più difficile gestirsi. C’è più nervosismo che poi porta anche a dimenticarsi di mangiare. 

Che obiettivi hai per il Giro?

Vivo alla giornata. L’unica nostra possibilità è quella di andare in fuga e si torna al discorso di prima. Se ci si deve giocare una tappa in gruppo, ci sono sempre i 180 pretendenti, mentre se trovi quelle tappe che la fuga ha il via libera, ci si ritrova faccia a faccia in 15. Il gioco delle probabilità è indubbiamente più vantaggioso. 

La ricerca del risultato è quindi vincolata all’attaccare?

Nelle corse di alto livello è oggettivamente impossibile per noi fare risultato. Mentre nelle corse dove magari c’è un livello meno esasperato dalle WorldTour, abbiamo più possibilità di fare il risultato. Possiamo quindi provare a non subire la corsa, ma farla.

Samuele Zoccarato vincitore della classifica degli scalatori alla Volta Valenciana (foto Green Project-Bardiani-CSF Faizanè & Sprint Cycling)
Samuele Zoccarato (a destra) vincitore della classifica degli scalatori alla Volta Valenciana (foto Green Project-Bardiani-CSF Faizanè & Sprint Cycling)
Hai una visione razionale rispetto alle corse insieme alle WorldTour?

C’è un gap assurdo tra WorldTour e professional. Quando vedi gli squadroni con la miglior formazione schierata, sai che non lasceranno scampo a nessuno e a vincere saranno sempre gli stessi. Ne parlavo proprio ieri in allenamento con Oss, anche lui ha notato questa cosa. Nelle gare di alto livello le squadre a vincere e a fare la corsa sono sempre le stesse. Non c’è tattica che regga. Si può partire per fare quinti, ma non per vincere. 

Raccontaci questa maglia degli scalatori conquistata alla Volta a la Comunitat Valenciana…

Era la prima volta che provavo a fare la classifica dei GPM. E’ venuta un po’ per caso. Ero andato in fuga alla seconda tappa che strizzava l’occhio a noi attaccanti perché era molto nervosa e presentava diversi strappi duri. Il problema è che siamo riusciti ad andare in fuga solo in cinque e quindi sapevamo fin da subito che sarebbe stata dura arrivare. A quel punto ho deciso di provare a fare la classifica degli scalatori. In pratica ho battagliato solo quel giorno per la maglia, perché poi alla quarta tappa avevo talmente tanti punti che nessuno provava a fare la volata sui gran premi della montagna. 

Samuele Zoccarato è campione italiano gravel: ha conquistato il tricolore nel 2022 ad Argenta
Samuele Zoccarato è campione italiano gravel: ha conquistato il tricolore nel 2022 ad Argenta
Non parti mai con questi obiettivi di maglia quindi…

Sono dinamiche che si capiscono durante la corsa. Al UAE Tour ho provato a fare la classifica dei traguardi volanti. Quando ho visto che il mio avversario era dieci volte più veloce di me, mi sono accontentato del secondo posto. 

E alla maglia blu del Giro, ci hai mai pensato?

Direi che al Giro d’Italia è impossibile. Ci sono talmente tanti arrivi in salita o GPM nel finale di tappa, quando davanti ci sono i contendenti della classifica generale, per uno come me risulta impensabile. Nelle prime tappe sarebbe sicuramente un piccolo obiettivo che mi piacerebbe raggiungere. 

Domanda obbligatoria per il campione italiano gravel. Ti stai preparando per la stagione offroad?

Adesso la testa è al Giro e quello ha la priorità. Dopo avrò modo di valutare un avvicinamento mirato. Intanto esco ancora con la gravel, magari nei giorni di scarico per divertirmi e staccare un po’ la testa. 

De Marchi e le fatiche della prima salita di stagione

11.02.2023
5 min
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Le corse sono iniziate e le prime fatiche sono già alle spalle, dopo mesi di allenamenti bisogna capire in che modo i corridori si riabituano alla fatica. Non è un passaggio semplice, nei vari ritiri si fanno tanti chilometri, ma nulla è come la gara, soprattutto quando la strada sale. Come si ritrova il feeling un corridore con la salita? Alessandro De Marchi ci racconta il suo punto di vista. 

De Marchi nel 2022 ha chiuso l’esperienza con la Israel Premier Tech
De Marchi nel 2022 ha chiuso l’esperienza con la Israel Premier Tech

Prima fatica

Il “Rosso di Buja” ha esordito alla Vuelta a la Comunitat Valenciana, si è trattato di un doppio inizio visto il suo passaggio al Team Jayco AlUla. La corsa a tappe spagnola è stata la prima affrontata con tante salite praticamente ogni giorno, un test iniziale e un modo per togliere la polvere dalla bici

«La prima salita – racconta De Marchi – è stata alla tappa inaugurale. E come spesso accade, per me è stata un trauma. E’ un momento di verifica, ma è difficile trovare i riferimenti, la mancanza di ritmo gara influisce molto. Poi il fatto di affrontarla in gruppo non aiuta, perché diventa tutto più impegnativo: praticamente un calvario. Le salite vengono affrontate a ritmi non costanti, che è una cosa che in allenamento non si riesce a simulare. Solitamente si fanno lavori di 15 o 20 minuti, ma nelle fasi prima e dopo sei più tranquillo. In corsa arrivi all’attacco della salita che sei già a tutta ed il primo chilometro lo fai davvero, ma davvero forte. In più io sono un corridore che soffre le condizioni di troppa… freschezza».

Tenere sotto controllo i dati non è facile quando si affrontano le prime fatiche in gruppo
Tenere sotto controllo i dati non è facile quando si affrontano le prime fatiche in gruppo

Valori diversi

Cosa intende dire De Marchi con “troppa “freschezza”? Come dicevamo prima le gare di inizio stagione sono una grande incognita. Lo stesso corridore ci ha confermato che non tutti i numeri sono da prendere con certezza.

«Il cuore – dice il friulano – è costantemente cinque o sei battiti sopra ai valori soliti, in questo influiscono diversi fattori: il gruppo, l’adrenalina, la lotta per le posizioni… E poi influisce molto anche il ritmo gara: a inizio stagione non si è abituati a farlo per ore e ore, durante i ritiri simuli queste condizioni ma fino ad un certo punto. A questo va aggiunto il fatto che in allenamento non sono sono uno che esagera con l’intensità, in questo interviene anche una parte psicologica. Se non sei in corsa, ti viene da mollare prima, quando sei in gara invece devi rimanere agganciato. I numeri devono essere presi con le pinze, solitamente in gara sono un pochino più bassi rispetto agli allenamenti. Questo perché il ritmo gara porta fatica nelle gambe, non si è abituati a smaltire l’acido lattico e si ha un maggiore accumulo di fatica».

Il “Rosso di Buja” ha esordito con la nuova squadra alla Valenciana
Il “Rosso di Buja” ha esordito con la nuova squadra alla Valenciana

La risposta del corpo

Quando si è da soli in allenamento o nel ritiro con la squadra, è più facile regolarsi seguendo i propri parametri. Ma una volta in gara, il gruppo va e devi rimanere lì, altrimenti la fatica diventa doppia.

«Difficilmente in gara riesci a regolarti – conferma De Marchi – non puoi decidere il ritmo a cui andare. A me capita di reggere il fuori giri e poi di pagare lo sforzo nel finale di corsa. Mi sono ritrovato con Salvatore Puccio ed abbiamo commentato allo stesso modo: dopo il fuori giri, è come se il nostro corpo avesse bisogno di minuti per ritrovare il ritmo che ci avrebbe permesso di stare con i migliori. Anche i watt sono un valore che all’inizio lascia il tempo che trova, diventano più stabili con il passare dei giorni di corsa. Già al secondo giorno della Valenciana, il cuore ed i watt erano più vicini ai valori dell’inverno. Un’altra cosa da non sottovalutare è l’alimentazione. Ovviamente un professionista con anni di esperienza sa come si gestisce, ma bisogna riabituarsi a farlo in corsa: trovare i momenti giusti in cui mangiare e calibrare le dosi».

Nella seconda tappa della Valenciana il friulano ha macinato chilometri in fuga: ritmo più alto ma costante
Nella seconda tappa della Valenciana il friulano ha macinato chilometri in fuga: ritmo più alto ma costante

Il “rimedio” alla fatica

Nella corsa a tappe al sud della Spagna, De Marchi si è fatto vedere anche in due fughe, nella seconda e nella quarta tappa. Lui è un uomo abituato ad “anticipare il gruppo” e questo può essere anche una soluzione alla fatica.

«Non è da nascondere che le corse a tappe aiutino a migliorare la condizione – spiega – con il passare dei giorni ti senti sempre meglio. Andare in fuga, tuttavia, può essere un buon esercizio per mettere chilometri nelle gambe con ritmi alti, ma più costanti rispetto all’andare in gruppo. Non c’è lo stress o la battaglia ai piedi delle salite, ma tanti chilometri ed altrettanta intensità. Si corre sempre a valori medio-alti, ma ne vale la pena. In fuga si costringe il corpo a stare nella zona della soglia o fuori soglia. Anche il wattaggio medio a fine corsa è più alto. Questo perché prima delle salite non hai la solita bagarre ma un andamento costante, così anche quando la strada sale. In più andare in fuga stimola il corpo e si brucia qualche caloria in più, cosa che non fa male ad inizio anno».

Paladin, morale alto in vista delle Ardenne

03.03.2022
5 min
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Si è presentata brillante, Soraya Paladin, alla nuova squadra. Due buoni piazzamenti – un sesto e un secondo posto – nelle prime due tappe della Volta Comunitat Valenciana che le sono valse anche un giorno da leader della generale. Giornate che le hanno dato tanto morale. La 28enne trevigiana di Cimadolmo ha iniziato bene la sua decima stagione da elite, la prima con i colori della Canyon Sram Racing, team WT tedesco con cui ha firmato un contratto biennale.

Dicevamo dei suoi risultati. Nella prima frazione della gara a tappe spagnola si è buttata nello sprint dominato dall’iridata Elisa Balsamo. Il giorno successivo, in un finale piuttosto mosso, si è lanciata in una fuga a due con la campionessa europea Ellen Van Dijk. La delusione della piazza d’onore dietro l’olandese della Trek-Segafredo è stata tuttavia mitigata dalla maglia arancio di capoclassifica.

Al termine della terza frazione, l’ha dovuta cedere alla scatenata Van Vleuten (vincitrice di tappa e poi della Volta CV) ma la Paladin guarda alle prossime gare con una bella iniezione di fiducia e ottimismo. L’abbiamo sentita a pochi giorni dall’inizio dell’attività agonistica italiana.

Paladin in fuga con Van Dijk nella seconda tappa della Volta CV. La trevigiana ha mostrato brillantezza alla corsa spagnola.
Paladin in fuga con Van Dijk nella seconda tappa della Volta CV
Soraya, come ti sei trovata con la nuova squadra?

Molto bene sinceramente. Sono professionali ed hanno un’organizzazione al top. Dietro le quinte c’è veramente tanto personale che lavora sodo e non ci fa mancare nulla. I due ritiri, prima a Mallorca e poi a Gandia, vicino a Valencia, sono serviti tanto a conoscerci meglio. Siamo un bel gruppo di persone.

Che impressione hai avuto delle nuove compagne?

Molto buona, andiamo già d’accordo ed è un piacere stare assieme. Ho trovato tante atlete forti che sono ben disponibili sia a dare consigli che ad ascoltare o condividere punti di vista diversi. Sono molto predisposte al confronto e credo che sia davvero una cosa buona. Qua trovo Pauliena Rooijakkers che è stata mia compagna alla Liv nelle ultime due stagioni e sono contenta di essere ancora assieme a lei. C’è Alena Amialiusik, una bravissima ragazza che vive in Italia da tanti anni. Le altre le conoscevo già quasi tutte, perché in gruppo fai sempre una chiacchiera un po’ con tutte le avversarie.

Dopo aver fatto le prime corse, che tipo di squadra siete?

Mi piace il modo che abbiamo di correre. Poco attendista, molto aggressivo. Vogliamo fare la gara, portare fuori la fuga. E’ un approccio mentale che apprezzo, molto simile al mio. Forse dobbiamo ancora trovare l’affiatamento giusto, quello si vedrà col passare del tempo, ma dalle prime corse sembravamo già in sintonia. Eravamo un po’ emozionate prima della prima tappa alla Valenciana, però dopo qualche chilometro ci siamo capite al volo, soprattutto nelle fasi più concitate.

Soraya Paladin ripensa al secondo posto nella seconda tappa della Volta CV che le varrà la maglia di leader della generale.
Soraya Paladin dopo il secondo posto nella 2ª tappa della Volta CV
Che ruolo avrai in questa formazione?

Il bello di questo gruppo è che non abbiamo ruoli definiti. Solo per le volate pure o per gli arrivi in salita c’è una leader. Per le altre gare invece, specialmente le classiche, la squadra punta ad avere più atlete nel finale in modo da poter sfruttare una superiorità numerica. Che poi si giochi la vittoria una ragazza o un’altra non importa. L’importante è avere un obiettivo comune e correre per quello. Il mio ruolo è quello di aiutare le compagne forti nel finale di gara, specialmente quelle con le mie caratteristiche. Sarò in appoggio a Niewiadoma, Chabbey e Barnes, però cercherò di cogliere l’occasione di giocarmi le mie carte quando si presenterà.

In pratica quello che ti è successo nella seconda tappa della Volta CV. Cosa è mancato per centrare la vittoria?

Subito dopo l’arrivo ero abbastanza triste per il secondo posto. Però a mente fredda ho pensato che ho perso dalla campionessa europea che ha dimostrato in questo periodo di essere veramente in forma. Forse nel finale avrei potuto anticiparla, ma credo che sarebbe finita allo stesso modo. Come inizio di stagione non è andato male, mi ha dato morale. Gli appuntamenti a cui tengo sono più avanti.

Come proseguirà il tuo calendario?

Correrò la Strade Bianche e a Cittiglio, poi andrò al Nord. Voglio fare bene le classiche, che sono sempre importanti. Le gare delle Ardenne sono quelle che mi si addicono di più. Vorrò mettermi in mostra alla Freccia Vallone, che forse è quella che soffro di più, alla Liegi e all’Amstel. A fine aprile deciderò con la squadra cosa fare. Se Giro o Tour o entrambi, anche se sarebbe difficile. Poi ci sono le manifestazioni con la nazionale. Ho un dialogo aperto col cittì Sangalli, cercherò di capire anche cosa vorrà lui da me per pianificare quella parte di stagione. Naturalmente indossare la maglia azzurra è sempre un grande onore.

Soraya Paladin, un selfie sul podio olimpico di Tokyo con Longo Borghini (bronzo) e Bastianelli
Soraya Paladin, un selfie sul podio olimpico di Tokyo con Longo Borghini (bronzo) e Bastianelli
Sei elite dal 2012 e sei stata sempre in squadre importanti. Qual è la differenza più grande che hai notato in questo decennio?

Direi la cura dei dettagli. Penso sia dovuto al cambiamento del ciclismo in generale, specialmente il femminile. Il nostro livello si sta alzando tantissimo ed è diventato davvero importante. I team stanno investendo sempre di più. Noi atlete abbiamo sempre più cose a nostra disposizione. Abbiamo figure dello staff o mezzi che prima non avevamo.

Soraya un’ultima domanda. A parte la vittoria, c’è qualcosa che vorresti realizzare da atleta a breve o lungo termine?

Sì. Mi piacerebbe continuare a divertirmi correndo in bici. Negli anni ho visto sempre più atlete smettere di correre perché avevano nausea del ciclismo. Un mio obiettivo sarebbe quello di finire senza arrivare a quel punto. Magari vincendo meno gare di quello che vorrei però continuando ad apprezzare la bicicletta. Mi ritengo fortunata perché sto facendo uno sport che mi piace come lavoro.

Valenciana, si parte. In gruppo scalpita Conci

02.02.2022
5 min
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Ci sarà da riabituarsi alla bella fatica della gara, con un orecchio alla solita gamba che ha smesso di addormentarsi provocando dolore. Come quando ti svegli dopo giorni di mal di testa e ricominci a fare le solite cose mentre inconsciamente cerchi la spia di quel fastidio, in attesa che la mente lo rimuova. Da stamattina Nicola Conci torna in gruppo alla Volta a la Comunitat Valenciana, corsa di cinque tappe: per lui la prima dal campionato italiano del 20 giugno.

«Voglio ripartire – diceva ieri mattina dal pullman che lo portava in hotel – è talmente tanto tempo… E anche prima dell’italiano non è che l’anno scorso avessi fatto chissà quante corse. Per questo ho ricominciato presto ad allenarmi. Ad agosto mi sono operato. Poi fermo per due mesi e alla fine a ottobre ho ripreso direttamente. E’ stato un lungo inverno. Abbiamo fatto due ritiri in Spagna e per fortuna anche a casa il tempo è stato buono…».

Parte oggi da Les Alqueries la Volta a la Comunitat Valenciana, corsa di 5 tappe (fotoo VCV)
Parte oggi da Les Alqueries la Volta a la Comunitat Valenciana, corsa di 5 tappe (fotoo VCV)

Ce lo siamo già detti. Con 19 vittorie il secondo anno da allievo, sei da junior al primo e sette al secondo, nel ciclismo degli ultimi tempi Conci sarebbe stato tentato di passare professionista da subito. Invece scelse di fare due anni alla Zalf Fior e poi è passato alla Trek-Segafredo. Oggi, con 25 anni appena compiuti e dopo varie vicissitudini fisiche fra cui l’intervento per dicostruire l’arteria iliaca, debutta con la maglia della Gazprom-RusVelo.

Un lungo inverno in cerca della condizione e anche la conferma che sia tutto a posto?

Il punto di domanda lo porterò con me ancora per un po’. Quando ho fatto l’operazione, hanno detto che sarebbero serviti due mesi di stop assoluto e che poi per tornare alla piena efficienza, ne sarebbero passati da 6 a 9. Devo dire però che finora non ho fatto fatica a sostenere i carichi della preparazione. E negli ultimi tempi ho iniziato a sentire la voglia di correre. Andare in bicicletta è bello, ma faccio questo lavoro soprattutto perché mi piace correre.

Ci eravamo lasciati con l’incertezza di come sarebbe andata sotto sforzo.

Per ora bene. Dopo l’operazione ho fatto anche un grosso lavoro di osteopatia, perché l’intervento non è stato facile e c’era da mettere tutto in asse. L’ho fatto per tutto l’inverno e ora il solo fastidio che sento a tratti è nella zona del gluteo, però sono dolori muscolari e non quell’indolenzimento da cui solitamente iniziava tutto.

Lavoro di osteopatia e anche palestra?

Per tre volte alla settimana, avendo anche cambiato preparatore. La squadra viene seguita da Maurizio Mazzoleni e da Marco Benfatto che sta facendo esperienza. E la palestra è stata uno dei passaggi fondamentali, con le mie tabelle e così tanta voglia di ripartire e fare bene, che mi sono divertito anche a fare tutti quei lavori.

La sua ultima corsa risale al 20 giugno, giorno del campionato italiano di Colbrelli
La sua ultima corsa risale al 20 giugno, giorno del campionato italiano di Colbrelli
Nel frattempo come è andato l’ambientamento alla Gazprom?

Si è formato un bel gruppo. All’inizio c’erano gli italiani e i russi, ben divisi come è normale, anche fosse solo per il problema della lingua. Dopo due ritiri però c’è una bella amalgama.

Si parte domani (oggi per chi legge) per fare cosa?

Per fare risultato. Sicuramente è l’obiettivo della squadra e anche mio, è tempo di trovare la soddisfazione personale. Ma in questa prima fase mi basterebbe riuscire a dare il massimo per superare i miei limiti senza essere fermato da fastidi esterni.

Che cosa ha comportato cambiare preparatore?

Tornare a uno schema di lavoro più classico. Con Alberati era tutto più particolare, facevamo tanti lavori specifici. Ora ho ripreso a fare spesso la doppia fila, tanto medio in salita e lavori piramidali. Non ho sofferto e adesso voglio di più.

Da Trek a Look: problemi a trovare la posizione?

Ho avuto la bici nuova a dicembre e per non avere problemi ho dato una doppia occhiata alla posizione. Prima con i biomeccanici della squadra e poi con Vedovati con cui lavoro da tempo. Lui è molto preciso e mi fido.

Debutto alla Valenciana e poi?

E poi due settimane abbondanti sul Teide, scendendo per la Tirreno-Adriatico e il Catalunya. Sarà una bella stagione.

Tirreno vuol dire Carpegna: pronto per lasciare il segno?

Eh, il Carpegna fino al Cippo è duro. Ma certo…

Un sorriso affiora, sottile come il dubbio di essere all’altezza. Questo ragazzo è davvero forte, se tutto in quella gamba funzionerà come deve, presto anche i sogni più coraggiosi potrebbero prendere forma. Adesso la Valenciana, teniamo le dita incrociate…