Il ciclismo riparte lentamente: prime pedalate, qualche mini ritiro, sopralluoghi ed esercizi in palestra. Anche Alessandro De Marchi si è rimesso in moto e guarda al 2024, prendendo spunto dalla stagione passata. Lo intercettiamo mentre è in strada, diretto dal fisioterapista. «In realtà – dice – non si smette mai. Vero che mi sono fermato quattro settimane, ma il “callo del ciclista” non si perde mai».
10.000 chilometri
Tra i tanti numeri accumulati dal “Rosso di Buja” quello che fa più impressione è quello relativo ai chilometri in gara: 10.448.
«Me lo avevano già fatto notare – ammette – e devo dire che non sono pochi. Anche se, ad essere sincero, con il senno di poi li dividerei in due momenti. La prima parte di stagione è andata molto bene, se guardo fino a giugno mi posso ritenere contento. Da quel momento in poi ho ciccato un po’ di cose. Avevo in programma tante gare a settembre, ma sono arrivato con una condizione traballante, con il senno di poi avrei cambiato qualcosa. Per esempio avrei messo qualche corsa in più ad agosto, cosa che era in programma, ma un malanno mi ha impedito di correre l’Arctic Race of Norway. Ammalarsi ti fa perdere il ritmo e nel ciclismo di ora non è una buona cosa».
Non è bastato allenarti?
Sono abituato a fare periodi di allenamento a casa, anche ad alta intensità, cosa che con il ciclismo di ora si fa spesso. Ma quest’anno avrei preferito fare un passo verso il ciclismo vecchio stile, la pausa di luglio mi ha fatto regredire troppo. Sarebbe stato meglio accorciarla.
Un modo per prendere le misure verso il tuo secondo anno in Jayco-AlUla, visto il rinnovo…
Devo essere sincero, il rinnovo era una certezza già dalla firma del contratto a novembre dell’anno scorso. Non ho firmato un biennale perché la proposta è arrivata tardi e la squadra aveva qualche dubbio sui vari rinnovi. Ma al Giro avevo già in tasca il secondo anno qui.
Com’è stato questo primo anno nel team australiano?
Come me l’aspettavo e come lo avevo percepito. Fin da subito la squadra mi ha responsabilizzato dandomi il giusto valore. Questo vuol dire molto, vedere riconosciuto i propri meriti per un corridore è importante.
Nella prima parte, positiva, di questo 2023 c’è da inserire il Giro, no?
Sono ritornato dove ero prima del 2022. Quella è stata una stagione strana e rischiavo di far diventare quello il mio livello standard. Invece grazie alla Jayco ho ritrovato le mie migliori prestazioni e già solo potermi giocare due tappe al Giro mi ha permesso di far vedere cosa so fare. Con il giusto ambiente intorno sono tornato ai miei livelli, e per questo un grazie va alla Jayco e Copeland. Ho un altro bel ricordo di questo 2023…
Dicci.
Un altro bel ricordo del 2023 è stato il Giro di Slovenia vinto da “Pippo” (Zana, ndr). Abbiamo dominato come squadra ogni giorno, prendendo in mano la corsa e senza paura. Zana meritava quella vittoria e sono contento che sia toccata a lui, un giovane.
Nel 2023 sei tornato anche a correre nel gravel, una disciplina che ormai ti ha conquistato?
Già nel 2022 volevo correre il primo mondiale, quello di Cittadella. Sono stato contento di tornare a correre questo evento (il mondiale, ndr) anche quest’anno, considerando che si era ancora in Italia. La parentesi dell’europeo in Belgio mi ha fatto scoprire anche un altro modo di vivere e vedere questa disciplina. In accordo con la squadra cercherò di tornare a correre in questa disciplina che fa gola a tanti, basti vedere Mohoric. In più il gravel mi ha permesso di correre accanto a mio cugino Mattia, altro fatto che mi ha reso felice.
2024 che vedrà l’arrivo di un altro giovane, De Pretto, lo hai già conosciuto?
Sì, è stato in stanza con me durante il training camp a gennaio 2023. Abbiamo passato una settimana abbondante insieme, è un ragazzo tranquillo e mi è sembrato anche timido, ma era normale visto il contesto molto grande. La cosa più importante che ho percepito è che sembra uno voglioso di ascoltare e apprendere. La Jayco per un giovane è l’ambiente giusto, dove il corridore non viene mai abbandonato. Avrà modo di lavorare con Pinotti una figura molto importante è che apprezzerà sicuramente, anche quando andrà avanti con la carriera. A mio modo di vedere è difficile trovare qualcuno come lui.
Arriva anche Valerio Piva…
Quando ho saputo di Valerio ero il più felice della squadra. Ho lavorato per sei anni con lui (quattro in BMC e due in CCC, ndr). Sono sicuro che darà un grosso stimolo e una grande spinta al team, sia dal punto di vista dell’organizzazione ma anche in corsa.