Matej Mohoric: «Il ciclismo secondo me»

14.12.2023
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ALTEA (Spagna) – Vince su strada. Classiche e tappe. Da solo e al colpo di reni. Nel memorabile attacco in discesa dal Poggio e persino nel gravel. Per conquistare il Giro di Polonia ha dovuto difendersi in un traguardo volante e nella crono aveva lavorato sui centesimi di secondo per mantenere il primato. Fa ogni cosa con cognizione di causa, ogni cosa con la massima intelligenza: è Matej Mohoric.

Lo sloveno della Bahrain-Victorious è in Spagna con i compagni. Si sta avvicinando alla sua undicesima stagione da professionista. Sempre con la stessa voglia, la stessa serietà e la stessa grinta. Anche se magari non lo lascia vedere, quella in lui non manca mai.

Matej Mohoric (classe 1994) con l’addetta stampa del suo team, Simona Mazzoleni
Mohoric (classe 1994) con l’addetta stampa del suo team, Simona Mazzoleni
Matej cos’è per te il ciclismo?

E’ la mia passione, soprattutto… E lo è da quando ero piccolo. Adesso è anche il mio lavoro e ogni giorno sono grato di poter dire che la mia passione è anche il mio lavoro.

Sei sempre molto meticoloso, su ogni cosa, preciso in ogni aspetto: ma c’è una parte che curi di più?

Presto molta attenzione ai dettagli, perché magari fisicamente ci sono atleti un pelino più forti di me. Però il nostro sport sta diventando sempre più tecnico, uno sport in cui i dettagli assumono maggior peso e non mi riferisco solo ai materiali, ma anche alle strategie, al modo di correre, all’efficienza durante una gara. Io sono forse più bravo degli altri a curare questi aspetti che influiscono sulla performance.

Ed è proprio qui che volevamo arrivare. Perché, come detto, Mohoric vince al colpo di reni al Tour, gesto che non tutti sanno fare così bene? Perché Mohoric vince un Polonia con un traguardo volante, curando alla perfezione quella volata?

Come detto, curo gli aspetti tecnici e tattici, ma anche quelli della bici e quelli psicologici. Sapete, non tutti sono sicuri di se stessi al 100 per cento. Nel corso di questi anni, ho capito che non riesco a fare di più del mio massimo, quindi ogni giorno provo a dare il meglio di me stesso e cerco di sfruttare al meglio tutto il resto. Sono stato battuto tante volte e mi va anche bene… Ma mi va bene finché sono convinto che ho fatto tutto il possibile. Pertanto cerco di restare concentrato su me stesso. Di essere sicuro. Magari altri hanno delle “fisse”, sono meno sicuri e commettono degli errori.

A “fionda” giù dal Poggio con il reggisella telescopico. Un tipico colpo alla Mohoric: gambe, coraggio, intelligenza, furbizia. La Sanremo 2022 è sua
A “fionda” giù dal Poggio con il reggisella telescopico. Un tipico colpo alla Mohoric: la Sanremo 2022 è sua
Hai parlato anche di aspetti psicologici, cosa pensi quando sei in bici? Sia quando ti alleni che quando invece sei in corsa…

Sento la felicità di poter fare questo lavoro. Ma cerco sempre di migliorare ogni aspetto della mia performance. Non guardo tanto gli altri, anche perché so che alcuni sono molto più forti, quindi non è quella la mia motivazione. La mia motivazione è migliorare me stesso. E credo che prendere le decisioni giuste aiuti molto più di quel che si possa pensare. E questo vale anche come squadra. Spesso non siamo i favoriti, ma siamo pronti a sfruttare gli errori dei numeri uno e in qualche occasione siamo riusciti a batterli.

C’è un posto del gruppo che preferisci? Che senti il “tuo”?

Sì c’è ed è correre sempre davanti, nel posto che credo essere meno pericoloso. Voglio sempre vedere la strada, anche se spreco qualcosa in più. Ma preferisco così, preferisco avere il controllo che non averlo e risparmiare qualcosa. E poi è sempre meglio che essere dietro e dover inseguire.

Hai parlato di dettagli e materiali: hai cambiato qualcosa sulla bici? Stai lavorando su qualcosa in particolare?

Lo sta facendo la squadra. Abbiamo grande supporto dai partner. Oggi quando si parla di migliorare c’è sempre un lavoro di squadra, non è mai personale, ed è così in ogni cosa. Sì, io do parecchi feedback delle cose nuove che stiamo provando, ma poi il lavoro concreto spetta a loro. 

A Pieve di Soligo, lo sloveno ha conquistato il mondiale gravel. Anche quel giorno se l’era studiata bene
A Pieve di Soligo, lo sloveno ha conquistato il mondiale gravel. Anche quel giorno se l’era studiata bene
Quest’anno al Polonia, ci dicevi delle ore che passavi sulla bici da crono. Pensi di incrementare ancora il monte delle ore?

No, perché vorrei essere più efficiente possibile sulla bici da strada. Ho dei grandi obiettivi nella primavera. Prima e dopo il Tour… e non sono obiettivi a crono. Quello che dissi al Polonia fu una constatazione relativa a quel momento. Se io passassi più ore sulla bici da crono, chiaramente migliorerei contro il tempo, ma non su sulla bici da strada. Ed è lì invece che voglio essere efficiente. Quindi: 110 per cento sulla bici da strada.

Quali sono questi grandi obiettivi di Matej Mohoric?

Simili a quelli dell’anno scorso (quindi classiche del Nord, Tour e finale di stagione, ndr) con la differenza che è l’anno olimpico. Penso di andare a Parigi. In più al calendario su strada aggiungerò anche qualche corsa di gravel. Questa è una disciplina che, oltre a piacermi, secondo me ha tanto, tanto potenziale. E anche i nostri partner spingono per farla diventare ancora più importante.

Al netto del risultato, mi sa che ti sei divertito parecchio al mondiale gravel… Hai guidato come un leone!

Sì, mi sono divertito, anche perché eravamo lì in quelle zone d’Italia. Da bambino sono cresciuto su quelle strade. Io da piccolo volevo iniziare a correre in mtb, però da noi in Slovenia non era sviluppata e così sono rimasto sulla strada, ma l’offroad è una passione che ho ancora. Mi piace andare fuoristrada anche negli allenamenti. Spero proprio che in futuro il gravel possa diventare più importante.