C’è sempre un Davide tra i Golia. Giovanni Lonardi è il “piccolo” che si è ritrovato tra i giganti, i giganti del ciclismo. Il giovane corridore della Bardiani-CSF-Faizanè infatti è tra i corridori che hanno gareggiato di più nel 2020: 60 giorni e oltre 9.200 chilometri di gara nelle sue gambe. In Italia solo Elia Viviani lo ha battuto, di pochissimo tra l’altro. Ma l’oro dell’Omnium di Rio 2016 aveva fatto anche il Tour de France oltre al Giro.
Una sorpresa
«Ho notato anch’io questa statistica – commenta con un velato orgoglio Lonardi – mi sono ritrovato in mezzo a certi nomi! Dei primi 25 sono il primo che ha preso parte ad un solo grande Giro. Sì, sapevo di aver gareggiato molto, ma non pensavo di aver fatto tanto.
«Ho fatto parecchie corse ad inizio stagione: Malesia, Turchia (dove ha anche vinto, ndr) e questa estate ero sempre con la valigia in mano. Un via vai continuo specie con la Francia. E poi ci sono stati i 21 giorni del Giro, che si sono fatti sentire. Forse ho anche esagerato, perché quelle trasferte in Francia, fatte in macchina, non sono state certo ideali per recuperare».
Vero, un bello stress, ma al tempo stesso un attestato di stima da parte del team. Se vieni convocato costantemente è perché qualcosa di buono puoi fare. E alla Bardiani i corridori non mancavano.
La corsa dentro
«Io preferisco sempre correre piuttosto che stare due o tre settimane a casa ad allenarmi, perché così trovo bene la condizione. Non è facile fare 15 giorni di allenamento e poi andare ad una gara, magari di un giorno, senza ritmo. Preferisco faticare un po’ di più in qualche corsa, ma avere sempre il ritmo nelle gambe».
E a questo punto Giovanni apre un discorso affatto banale. Come fa un corridore che non è nel WorldTour a “puntare”? A programmare i picchi di forma? Lonardi dice cose che da fuori non sono poi così scontate.
«E’ difficile programmare. Devi essere in un team WorldTour per farlo. Noi sappiamo a gennaio degli inviti in alcune corse, la Sanremo o il Giro d’Italia, ma di tante altre lo sappiamo la settimana prima. Per questo dico che preferisco avere il ritmo che ti dà la corsa e gareggiare spesso. Anche se non sarò mai al massimo, avrò sempre una buona gamba. E dovrò essere bravo a sfruttare il momento, il giorno in cui sto un po’ meglio e c’è un percorso adatto a me».
Velocista sì o no?
Già, ma qual è il percorso adatto a Giovanni? Che tipo di corridore è?
«Un po’ lo sto ancora scoprendo in questi primi due anni da pro’ – dice il veneto – sicuramente non sono uno scalatore e non credo neanche di essere uno da volate di gruppo compatto. Tengo su alcune salitelle e sono veloce nei gruppi ristretti. Con il tempo lo saprò meglio».
Però Lonardi si butta. Gli piace rischiare e anche se non è uno sprinter puro qualche volata di gruppo ha provato a farla. Anche al Giro.
«La tappa che è arrivata a Rimini mi è piaciuta molto. Nel finale ho provato a fare la volata, ma quel giorno in tanti volevano disputarla. Era una delle ultime occasioni. Il fatto è che non ci fossero gli squadroni, Groupama-Fdj a parte, ma tanti velocisti con due o tre uomini è stato un qualcosa di pazzesco: c’era una frenesia… Gli ultimi due-tre chilometri sono stati corsi ad una velocità folle. Io ho provato fino all’ultimo ma, uscito dalle ultime due curve, mi sono ritrovato un po’ indietro ed è finita lì.
«Demare mi ha davvero impressionato. Ma non tanto per le volate che forse avete visto meglio voi alla tv che io da dietro! Stava bene. Lo vedevo in gruppo. Se c’era da prendere una salita ed era in coda si alzava sui pedali e in un “amen” era davanti».
Adrenalina che passione
Con una Bardiani-CSF-Faizanè sempre più forte e con l’arrivo di Visconti e Battaglin non sarà facile per Lonardi trovare lo stesso spazio che ha avuto quest’anno. Tuttavia lui stesso ammette che avere due corridori così in squadra è uno stimolo.
«Per adesso ci siamo trovati solo una volta, ma già li conoscevo. In gruppo si parla. Soprattutto con Battaglin ogni tanto scambiamo anche qualche battuta in dialetto veneto».
Giovanni è della Valpolicella. Abita non lontano dalla vecchia casa di Davide Formolo ed è praticamente dirimpettaio di Edoardo Zardini. I due escono insieme quasi tutti i giorni. Hanno anche passioni comuni come lo sci alpino.
«Ma io – dice Giovanni – seguo anche il fondo, il biathlon… un po’ tutti gli sport e poi mi piace andare in campagna. Abbiamo dei ciliegi, la vigna e da qualche tempo anche le olive. Produciamo l’olio. E’ bellissimo mangiare quel che si è coltivato».
Ma più di tutto a Lonardi piace correre. «Cosa mi piace del ciclismo? Vincere! E se non c’è la vittoria mi piace l’adrenalina del finale, quando sei negli ultimi chilometri a giocarti il tutto e per tutto, quando senti che la velocità sale e pensi ad andare solo più forte e ancora più forte».