MArco Canola 2020

Vincere e insegnare, ecco il Canola 2.0

29.12.2020
4 min
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Quando passò professionista nel 2012 nella fila della Bardiani CSF, Marco Canola era una delle giovani leve più promettenti. Vinse una tappa al Giro 2014, era spesso in fuga e il suo spunto veloce gli consentiva di vincere corse anche qua e là nel mondo. Come del resto ha continuato a fare anche dopo aver lasciato il gruppo dei Reverberi.

E’ andato anche all’estero, all’Unitedhealtcare, quindi Nippo e di nuovo all’estero alla Gazprom-Rusvelo… che poi è molto meno estera di quel che sembra in quanto una bella fetta di questo team è italiana, a cominciare dal direttore sportivo Paolo Rosola.

Marco Canola esegue la pressa nella palestra di casa sua
Marco Canola
Marco Canola alla pressa

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In questa fredda mattina di fine anno Marco è rinchiuso nella palestra di casa sua. Mentre ci parla ha giusto iniziato a fare il riscaldamento sui rulli e infatti nelle sue parole c’è anche un po’ di fiatone. Ma nonostante questo l’analisi è subito chiara.

«E’ stato un anno deleterio per noi ciclisti – spiega Canola – Magari non per tutti, ma per la maggior parte sì. Ci sono state meno corse e tanti si sono dovuti accontentare. Però ci ha anche insegnato che le gare si possono fare e credo che dal marzo in poi tutto tornerà regolare come sempre. 

«Anche per me è stato difficile. Ho iniziato con una caduta e conseguente trauma cranico che mi ha rallentato molto e che non mi ha fatto trovare il giusto colpo di pedale. Però il 2020 ha insegnato qualcosa anche a me. E cioè che non bisogna mai dare nulla per scontato, che i programmi fatti possono cambiare e devi farti trovare pronto. E non è un caso che abbiamo visto tanti colpi di scena».

Canola insegnante

Canola ha 32 anni, quella che una volta era considerata l’età apice della maturità. Si sente al top? Cosa si aspetta? Cosa può fare?

«Non sono più un ragazzino e ho capito dove posso puntare. Amo sempre di più le classiche, la Sanremo soprattutto, ma anche andare a caccia delle tappe, oppure l’Amstel Gold Race e altre gare del Nord. E poi c’è un’altra missione: mettere la mia esperienza al servizio dei giovani. Ci sono ragazzi che hanno davvero buone caratteristiche e magari posso dargli quello spunto in più.

«In più con l’arrivo di Zakarin e Kreuziger gli stimoli aumenteranno. Non ci saranno problemi di spazio. Chiaro che quando ci sarà Zakarin nelle corse a tappe si correrà per lui, cercando di tenerlo davanti. Sappiamo quali difficoltà ci possono essere e sta anche a noi dargli sicurezza. Cambia l’impronta della squadra con loro due. E poi abbiamo diversi corridori veloci e sta a noi “vecchi” a dargli una mano.

«La Gazprom aprirà il suo 2021 con un ritiro in Spagna, a Majorca e da lì poi passerà subito alle corse isolane. Io però inizierò più tardi. Prima voglio inserire un blocco in altura. A febbraio andrò sull’Etna».

Marco Canola
Marco Canola vince la 4ª tappa del Tour of Utah 2019 in maglia Nippo
Marco Canola
Canola vince la 4ª tappa del Tour of Utah 2019

Volata più lunga

Canola insegnante, amante delle classiche e anche passista veloce. Ma quest’ultima caratteristica l’ha conservata?

«Negli ultimi tempi – ammette Marco – lo spunto si è un po’ appiattito. Non che sia meno potente, ma ho perso un po’ di elasticità però è più lungo. Come se ci fosse meno picco. Ma questo secondo me un po’ mi avvantaggia, vedendo infatti le tappe sempre più battagliate spesso arrivano stanchi nel finale e poter disporre di una volata più lunga secondo me può andare bene.

«Quest’anno ho seguito il Giro e ne ho viste diverse di tappe che mi piacevano a cominciare dalla prima, quella ad Agrigento che ha vinto Ulissi. Sono arrivati tutti sfilacciati, esserci sarebbe stato bello».

Ecco un bel tasto: la Gazprom al Giro 2021. La squadra ha una buona rosa, l’arrivo di Kreuziger e Zakarin è un bell’incentivo. Lo stesso Canola può dire la sua, in più ci sono Imerio Cima e Cristian Scaroni.

«Il team sta lavorando per ottenere gli inviti nella classiche italiane, in quelle del Nord e del Giro e tutti stiamo lavorando compatti. Il ritiro servirà per fare gruppo, fidarci l’uno dell’altro e trovare quelle affinità che poi serviranno in corsa. Con Imerio già ero stato alla Nippo. A Cristian, invece, dico di non guardare a questo primo anno anomalo tra i grandi, di resettare tutto. E’ un ragazzo che avuto anche un po’ di sfortuna, è caduto, si è fatto male, c’è stato appunto il covid. Gli ho detto che peggio di così non può andare quindi deve rimboccarsi le maniche con serenità».