Tra Ganna e Van Aert s’infila Pogacar, ma vince Lampaert

01.07.2022
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Quando non è Filippo Ganna è qualcun altro a battere Wout Van Aert! La faccia del campione della Jumbo-Visma che deve lasciare la “hot seat”, la sedia del leader, parla da sola. Il suo connazionale Yves Lampaert lo ha battuto. E lo ha battuto anche bene. 

In Formula 1 le qualifiche ormai avvengono nello stesso momento tra i contendenti. Se piove, piove per tutti. Se è asciutto lo è per tutti. Nel ciclismo, nelle cronometro, non è così. Sport di situazione, si dice.

E la situazione è stata sfavorevole ai due super campioni attesi a Copenhagen. Lampaert e gli altri a seguire hanno corso con un asfalto un po’ meno bagnato. E quel po’ ha fatto una gran differenza. Ma non sminuiamo questo atleta.

Filippo Ganna, ha chiuso al quarto posto a 10″ da Lampaert
Filippo Ganna, ha chiuso al quarto posto a 10″ da Lampaert

Ganna battuto

Partiamo dal duello stellare: Ganna e Van Aert.

Pippo e Wout sono separati da soli 60” sulla rampa di partenza. Si marcano stretti sin dalla vigilia. Cercano il meteo buono. Così almeno dicevano le previsioni. L’acquazzone invece ha anticipato.

Una grande agilità per l’iridato, il quale non potendo scaricare a terra i suoi cavalli all’uscita delle curve, punta molto sull’alta cadenza per poi far scendere la catena sui pignoni più piccoli e duri. Non è male, anzi… quando taglia il traguardo è anche primo. Ma la gioia dura solo 55”, visto che Van Aert gli partiva dietro. 

Sì, la gomma posteriore di Ganna ha perso pressione. A fine gara si vedeva il liquido che fuoriusciva dalla gomma, ma bisogna capire quando ha forato. Di certo questo non ha aiutato il campione del mondo contro il tempo. Il quale, tra l’altro, con grande onestà ha ammesso che questo foro non ha inciso.

Wout Van Aert è stato beffato dal connazionale
Wout Van Aert è stato beffato dal connazionale, un vera furia nel finale

Spunta il crossista

Wout è stato bravissimo, va detto. La differenza fra lui e Ganna l’ha fatta la sua attitudine con il ciclocross, esattamente come aveva detto Adriano Malori, sia per i rilanci, sia per la capacità di guida… in questo caso amplificata dall’asfalto bagnato.

Van Aert crossista ma anche cronoman. Spianato, potente e stavolta in crescendo regolare dalla rampa di partenza fino alla linea d’arrivo. Nessun problema di gestione.

Giusto a ridosso del via era stato presentato il manubrio, Vision. Si tratta di un’estensione aerodinamica (e leggerissima, 120 grammi) in carbonio completamente personalizzata. Una protesi che gli ha consentito di guidare meglio la sua Cervélo da crono. E a quanto pare ci è riuscito.

Pogacar c’è

La giornata è un continuo susseguirsi di sorprese. Il vento che c’è, poi cala e infine torna a rinforzarsi. Il duello Van Aert-Ganna nel quale s’infila quel folletto spaziale che è Tadej Pogacar. E lui sì che ha guidato con margine. Il numero uno del Tour avrà fatto solo quattro o cinque curve delle 25 previste con le mani sulle protesi, altrimenti le aveva sempre sui freni.

Dall’ammiraglia Hauptman lo ha domato per bene. Imperativo: nessun rischio, anche perché di fatto non avevano mai provato col bagnato. 

E poi Bisseger che scivola due volte. Laporte che batte tutti all’intermedio (è suo il miglior tempo a fine corsa) per poi finire a terra anche lui.

Quella che doveva essere una sfida al “computer” si trasforma in una roulette.

Lampaert, passistone fiammingo di 1,80 in azione a Copenhagen
Lampaert, passistone fiammingo di 1,80 in azione a Copenhagen

Bravo Lampaert

E dalla roulette esce Yves Lampaert. Uno bravo, uno forte, uno che ha vinto il titolo nazionale contro il tempo due volte. Ma anche uno che non era affatto nei pronostici.

Però il ciclismo è anche questo e di certo il ragazzo della Quick Step-Alpha Vinyl non ha rubato nulla. Ha sfruttato al meglio la minor presenza di acqua sull’asfalto e, forse, del vento nel finale. All’intermedio era 2” dietro rispetto a Van Aert. All’arrivo 5” avanti. Un gap di 7”.

Tuttavia Bettiol ha smentito questa tesi. Per lui, il vento per coloro che sono partiti dopo la pioggia era anche più forte nel finale. Insomma, il dubbio resta.

L’asfalto però era bagnato. Quantomeno Lampaert ha massimizzato il fatto di non avere le goccioline sugli occhiali.

«Altroché – dice Lampaert piangendo di gioia – l’asfalto era bagnato. C’erano delle grandi pozzanghere, spesso anche in curva. E così mi dicevo: spingi Yves, spingi…».

Il belga sapeva di avere una grande occasione a portata di mano. Ma andava colta. E non era facile.

Yves, incredulo sul podio prima di vestirsi di giallo
Yves, incredulo sul podio prima di vestirsi di giallo

Gioia per il Belgio

Andava colta con tanta forza e qualche rischio. Cose che Lampaert ha messo entrambe nella sua prestazione.

«Se penso chi ho battuto: Van Aert, Pogacar, Van der Poel… non ci credo. E non credo ci riuscirò fino almeno a lunedì, quando ci sarà il giorno di riposo.

«E’ bellissimo – riprende il fiammingo – per me, per la squadra, per il mio amico Declercq che è dovuto tornare a casa per il covid, per il Belgio… Io pensavo di poter arrivare tra i primi dieci e invece sono qui in maglia gialla».

Ma già si guarda a domani. Lampaert non è una sorpresa totale. Aveva vinto anche la crono all’ultimo Giro di Svizzera. E’ un ragazzo costante e se Lefevere s’impunta per portarlo al Tour un motivo ci sarà. 

E potrebbe non essere finita. Domani si annunciano i ventagli e Yves corre nella Quick Step-Alpha Vinyl che di ventagli ne sa qualcosa.

“Field of Dreams”, Factor dipinge la Ostro per il sociale

01.07.2022
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Passione e impegno per il sociale. Factor presenta una colorazione in edizione limitata della Ostro VAM. La bici in dotazione al Team Israel – Premier Tech è stata dipinta in occasione del Tour de France con i colori della campagna “Field of Dreams”. Lo scopo è quello di supportare la costruzione di un centro ciclistico presso la Comunità di Hope a Bugesera, in Rwanda. La speciale livrea sarà ordinabile esclusivamente nei giorni dello svolgimento della Grand Boucle dal 1 luglio al 24 luglio.

Inoltre per la partenza da Copenhagen è stato rilasciato anche il merchandising di Racing for Change in edizione limitata, con tutti i proventi destinati alla raccolta fondi.

Sulle forcelle è presente la colorazione dedicata alla campagna per il Ruanda
Sulle forcelle è presente la colorazione dedicata alla campagna per il Ruanda

Molto più di una livrea

La colorazione speciale con cui la Ostro VAM sarà vestita, rappresenta molto di più di una semplice livrea. L’iniziativa affiancherà la squadra per tutta la corsa gialla in programma nel mese di luglio. Gli atleti del team israeliano utilizzeranno le bici e gli accessori brandizzati per sensibilizzare il pubblico sulle strade e da casa nei confronti di questo messaggio.

La bici è la top di gamma di Factor e si presenta con i colori utilizzati nella campagna benefica. Oltre al colorama classico della squadra, la forcella e il carro posteriore della Ostro presentano le fantasie scelte per rappresentare “Field of Dreams”. Un modo alternativo per comunicare l’impegno del team per il sociale e per i paesi in via di sviluppo che si stanno avvicinando al mondo delle due ruote come il Rwanda. 

L’edizione limitata sarà ordinabile solo durante il Tour con consegna per novembre/dicembre
L’edizione limitata sarà ordinabile solo durante il Tour con consegna per novembre/dicembre

Racing for Change

“Field of Dreams” fa parte dell’iniziativa Racing for Change di Israel – Premier Tech, che ha come obiettivo la costruzione di una pump track, una pista per le bici da corsa e un centro comunitario a Bugesera in Rwanda. Lo scopo macro è quello di fornire ai giovani atleti locali un luogo sicuro dove allenarsi e realizzare i loro sogni in bicicletta. 

Il centro sarà dedicato all’arricchimento delle vite di migliaia di giovani, servendo come strumento educativo per sviluppare le proprie abilità nel ciclismo e fare i primi passi sulla strada verso il ciclismo professionistico. Oltre a questo è presente un programma sociale per centinaia di bambini dei paesi limitrofi che non hanno la propria bicicletta. Con l’aiuto dello sponsor Vini Fantini, sono state infatti fornite più di sessanta bici che ora vengono utilizzate nelle corse settimanali aperte ai più piccoli.

Factor

Beltrami TSA

Alpecin: quante insidie la prima settimana di Tour!

01.07.2022
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Il countdown sul sito ufficiale del Tour de France continua la sua lenta discesa verso lo zero. Oggi alle 16, da Copenhagen, scatterà la Grande Boucle, e poche ore dopo conosceremo il nome della prima maglia gialla. I protagonisti, che si daranno battaglia sulle strade francesi, saranno molti. Uno su cui tutti punteranno lo sguardo è un ragazzone olandese che l’anno scorso ha indossato la maglia gialla per cinque tappe: Mathieu Van Der Poel. Kristian Sbaragli, da anni ormai in squadra con lui, sarà uno dei corridori incaricati di fare da guardia del corpo a Mathieu ed alla vigilia della partenza cerchiamo di scoprire qualche segreto di casa Alpecin-Fenix.

Dopo la Settimana Coppi e Bartali, Sbaragli è tornato a correre in Italia soltanto al campionato italiano
Dopo la Settimana Coppi e Bartali, Sbaragli è tornato a correre in Italia soltanto al campionato italiano

Una vigilia tranquilla

Kristian ci risponde dall’hotel dopo pranzo, la Alpecin dorme ad una trentina di chilometri da Copenaghen. E’ giovedì, giorno di vigilia della crono.

«Questa mattina siamo usciti in bici per una pedalata tranquilla – racconta il toscano – una sgambata di un’oretta e mezza. Abbiamo deciso di non andare a vedere il percorso della crono, siccome sarà un tracciato cittadino oggi sarebbe stato complicato visionarlo visto il traffico che c’è in città. Domani (oggi, ndr) prima della partenza le strade saranno chiuse ed andremo a vedere il tracciato con calma. Parto col dire che mi sento bene, le sensazioni sono buone anche per tutti i miei compagni. Ieri abbiamo superato il primo ostacolo dei tamponi, non ci sono stati positivi e quindi partiremo tutti e 8, senza sostituzioni, il che è già un buon punto di partenza, alcune squadre hanno avuto dei positivi».

La Liegi è stata l’ultima gara della prima parte di stagione, poi una pausa prima di preparare la Grande Boucle (foto Instagram)
Dopo la Liegi, una pausa prima di preparare la Grande Boucle (foto Instagram)

Preparazione in altura

Il Tour de France è uno di quegli appuntamenti che occupa i pensieri dei direttori sportivi già dalla prima parte di stagione. La programmazione ed il lavoro per arrivare alla prima tappa in condizione ottimale sono un percorso lungo che va fatto passo per passo.

«Mi sono preparato bene – prosegue con tono deciso Kristian – era da inizio stagione che sapevo già di far parte della squadra del Tour. Quindi, da dopo la Liegi ho iniziato a lavorare per arrivare pronto e con la giusta carica. Insieme ai miei compagni che domani prenderanno il via da Copenaghen abbiamo fatto un ritiro di 3 settimane in altura. Tutti meno Mathieu. Lui arrivava dal Giro e doveva recuperare, quindi ha fatto meno giorni di ritiro». 

Sbaragli arriva al Tour in forma: dopo il ritiro di tre settimane in altura, la sua gara di rifinitura è stato il Giro di Slovenia
Sbaragli arriva al Tour in forma, dopo il ritiro in altura e il Giro di Slovenia

Prima settimana di fuoco

La prima settimana di un grande Giro è sempre la più stressante, oltre al caldo, alla fatica ed ai chilometri si aggiungono tantissime insidie esterne. E, quest’anno, partendo dalla Danimarca, l’insidia principale è il vento.

«Domani – dice Sbaragli – per alcuni di noi, compreso il sottoscritto, la crono sarà la tappa più semplice dei primi dieci giorni di corsa. Per il resto dei giorni dovremo drizzare le antenne, abbiamo una squadra senza uomini di classifica e senza scalatori, nella prima settimana ci giocheremo tanto. Arriviamo con due corridori di punta: Philipsen per le volate e Van Der Poel per le tappe mosse. Una delle tappe che abbiamo segnato sul calendario è la quinta, quella con il pavé. Nelle frazioni che correremo qui in Danimarca e nella tappa di Dunkerque, ci sarà da stare attenti al vento. Ci potranno essere tanti ventagli, il vento è un pessimo cliente, non guarda in faccia a nessuno. Se ci sarà, tutti vorranno stare davanti, anche gli uomini di classifica e la situazione si farà davvero stressante».

La cronometro sarà un primo passaggio fondamentale per Van Der Poel, dovrà perdere meno tempo possibile da Van Aert
La cronometro sarà un primo passaggio fondamentale per Van Der Poel, dovrà perdere meno tempo possibile da Van Aert

Obiettivo maglia gialla

Replicare ciò che ha fatto lo scorso anno per Van Der Poel sarà difficile, la partenza a cronometro potrebbe avvantaggiare il suo rivale Van Aert e allontanare l’olandese dalla maglia gialla.

«La cronometro – riprende il corridore della Alpecin-Fenix – sarà un primo grande spartiacque. Se prendi un minuto in un percorso così breve vuol dire che ti ritrovi davanti 40-50 corridori, ed in quel caso risalire la classifica e prendere la maglia diventa difficilissimo. Sarà diverso, invece, se riuscirà a perdere meno, diciamo 20 secondi, perché la tappa del pavé potrebbe permetterci di fare selezione, siamo preparati per questo, non avendo scalatori potremo lavorare tutti per Mathieu. Van Aert è forte, se dovesse prendere la maglia già a Copenaghen sarà dura strappargliela, anche perché sul pavé è al pari di Van Der Poel».

Al Giro di Slovenia, Sbaragli ha trovato un nuovo compagno di squadra: Conci, che però è tesserato con la continental
Al Giro di Slovenia, Sbaragli ha trovato un nuovo compagno di squadra: Conci, che però è tesserato con la continental

Ecco il terzo italiano: Conci

Nel nostro viaggio accanto ai ragazzi della Gazprom vi abbiamo raccontato per filo e per segno cosa è successo. La situazione per loro non si è mai sbloccata, qualcuno è riuscito a trovare una soluzione ed una squadra per questa seconda parte di stagione. E’ il caso di Conci che nel Development team della Alpecin ha trovato il modo di riuscire a correre almeno fino a fine stagione, per poi passare con la “prima squadra”.

«Abbiamo fatto il giro di Slovenia insieme – spiega Kristian – è stata la sua prima corsa con noi. Lo conoscevo poco, abbiamo sempre corso accanto in gruppo, ma non avevo mai avuto modo di approfondire il nostro rapporto. E’ un bravo ragazzo che ha dimostrato di farsi trovare pronto e questo è un bel segnale di serietà e dedizione anche nei momenti difficili. In Slovenia ha fatto bene, ha fatto vedere cose buone. Sinceramente non abbiamo parlato del discorso Gazprom, è contento di essere qui ma è dispiaciuto per i ragazzi che non hanno trovato una squadra, ci sarebbe da parlare per ore di una cosa del genere, e di come è stata trattata».

Santini, tutto pronto per il debutto al Tour

01.07.2022
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Mancano ormai poche ore alla partenza di una nuova edizione del Tour de France che si annuncia davvero speciale per Santini. Per la prima volta nella sua storia, l’azienda bergamasca avrà infatti l‘onore di vestire il vincitore della maglia gialla. Si tratta del coronamento di un lungo viaggio iniziato nel lontano 1965 con la nascita di Santini Maglificio Sportivo. Un viaggio caratterizzato da tanti momenti importanti.

Dal 1965 ad oggi l’azienda bergamasca ha realizzato le divise per diverse migliaia di team professionistici e amatoriali. Alcune di queste divise sono diventate iconiche tanto da essere ricordate ancora oggi. Basti pensare a La Vie Claire di Bernard Hinault e Greg Lemond ispirata ai quadri del pittore olandese Piet Mondrian. 

Dal 1988 Santini è fornitore ufficiale dell’UCI per il Campionato del mondo. Per tanti anni ha inoltre vestito di rosa i vincitori del Giro d’Italia e da sei anni a questa parte è partner tecnico de La Vuelta.

Santini per questa edizione del Tour de France ha realizzato 2.400 capi (foto paolociaberta)
Santini per questa edizione del Tour de France ha realizzato 2.400 capi (foto paolociaberta)

Numeri da capogiro

Come anticipato, a partire dalla cronometro di oggi di Copenaghen, il leader del Tour de France indosserà tutti i giorni una maglia gialla firmata Santini. Per farci raccontare l’impegno, anche a livello di capi prodotti, che comporta una corsa come il Tour per chi realizza le maglie ufficiali abbiamo sentito Stefano Devicenzi dell’ufficio marketing di Santini.

«Per il Tour de France sono stati realizzati circa 2.400 capi – racconta Devicenzi – fra questi quasi 1.000 sono esclusivamente maglie. Non dobbiamo dimenticare che, oltre alla maglia gialla, vestiremo anche i leader della classifica a punti, dei gran premi della montagna e di quella dedicata al miglior giovane. Non sapendo poi chi vestirà giorno per giorno la maglia di ogni singola classifica, abbiamo dovuto prevedere per ogni maglia un range di taglie che va dalla XS alla L. Naturalmente trattandosi di atleti professionisti che curano con particolare attenzione il loro peso la prevalenza è per le taglie XS e S».

La spedizione in Francia di tutto il materiale destinato ad ASO è avvenuta nel mese di giugno. Nella settimana che ha preceduto il Gran Depart da Copenaghen sono stati invece spediti i body per le cronometro e quelli da strada. Con quest’ultima spedizione la fornitura è stata definitivamente completata. In ogni caso, per qualsiasi emergenza, in Santini sono sempre pronti a intervenire inviando in Francia quanto necessario. 

Ricordiamo che nella fornitura destinata ad ASO rientra tutto il materiale di merchandising la cui vendita sarà gestita direttamente dalla stessa ASO nelle località di partenza e arrivo di ogni singola tappa.

Lo studio e la progettazione per la maglia gialla sono partiti molti mesi fa (foto paolociaberta)
Lo studio e la progettazione per la maglia gialla sono partiti molti mesi fa (foto paolociaberta)

Al seguito del Tour

Santini sarà presente in Francia per tutta la durata del Tour con un proprio team coordinato proprio da Stefano Devicenzi. Con lui ci saranno l’ex professionista Alessandro Vanotti, che da tempo collabora con l’azienda bergamasca, e Charly-Evan Hary, sponsor manager di Santini in Francia.

E’ ancora Devicenzi a raccontarci come si caratterizzerà la loro presenza al Tour.

Dei capi realizzati più di mille sono esclusivamente maglie (foto paolociaberta)
Dei capi realizzati più di mille sono esclusivamente maglie (foto paolociaberta)

«Ci muoveremo con tre mezzi brandizzati Santini – racconta Devicenzi – un auto e due van. Questi ultimi serviranno per accompagnare i nostri ospiti alla partenza e all’arrivo di ogni tappa e per organizzare delle soste lungo il percorso per vedere il passaggio della gara. Per noi la sponsorizzazione tecnica del Tour de France è una grande opportunità per stringere ancora di più i rapporti con i nostri distributori e i loro clienti».

«Ad una settimana dalla partenza da Copenaghen – continua – avevamo già confermati oltre 160 ospiti distribuiti lungo le 21 tappe della corsa. La macchina servirà a me per anticipare ogni giorno all’arrivo i due van con i loro ospiti e assicurarmi che tutto sia a posto. Avrò anche l’occasione e il compito di gestire in prima persona ogni eventuale emergenza che si dovesse mai presentare in sede di arrivo».

Fra poche ore scatterà l’edizione 109 del Tour de France. Santini porterà con orgoglio anche un po’ di tricolore in Francia.

Santini

Microfono a Tadej. «Ho una squadra forte, non solo in salita»

01.07.2022
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La conferenza stampa indetta della UAE Emirates è affollata anche via internet. Sono tantissimi i giornalisti di tutto il mondo venuti ad ascoltare Tadej Pogacar a poche ore dall’inizio del Tour de France.

Un debutto quello della Grande Boucle che, seppur privo di salite, ha caratterizzato gran parte delle domande. Come la metteranno con vento e pavé i ragazzi di Mauro Gianetti (il team manager) contro squadre che sembrano più attrezzate? Quasi ci si dimentica del resto.

Tour 2020. Verso Lavaur, ventagli e qualche caduta. Il gruppo esplode. Vince Van Aert, Pogacar incassa 1’21”
Tour 2020. Verso Lavaur, ventagli e qualche caduta. Il gruppo esplode. Vince Van Aert, Pogacar incassa 1’21”

Insidie ed entusiasmo

E proprio da qui si parte. Tutto sommato il rischio più grosso nel 2020, Pogacar lo corse proprio nei ventagli. Fu l’unico momento di difficoltà. Verso Lavaur perse 1’21”. Magari gli è rimasto un brutto ricordo, qualcosa da “vivere con tensione”.

Di contro, dalla sua c’è che ha maturato esperienze preziose proprio nelle classiche del Nord. Ma nel 2020 erano un altro Tadej e un’altra UAE Emirates.

«Come faremo?», si chiede Pogacar. «Sappiamo che è difficile, che basta un giorno storto e tutto può svanire, ma noi cercheremo di stare attenti, di correre davanti e di dare il massimo. Credo che abbiamo una squadra molto forte anche per queste tappe iniziali, tra vento, pietre, ponti sul mare…».

In molti già prima del via hanno puntato il dito sulla forza della UAE Emirates nelle prime tappe. Che poi il supporto della squadra a Pogacar è una sorta di ritornello degli anni scorsi.

E l’assenza di Trentin (positivo al covid, ndr) non fa altro che aumentare questi dubbi. Ma in squadra ci hanno lavorato e certamente su carta in salita sono più forti.

Lo sloveno, parla con tranquillità. Come sempre, sembra che tutto gli scivoli addosso. Sembra che due Tour non li abbia vinti lui.

«Non vedo l’ora di iniziare a correre. L’accoglienza di Copenhagen ieri alla presentazione delle squadre è stata unica.

«Mi sono preparato bene. Il Tour è la gara più importante dell’anno ed io sono felice di essere al via a lottare per la vittoria. Ci aspetta una bella sfida. Qualche volta sarà divertente, altre brutale. Ma noi siamo pronti e – ripete – la squadra è forte».

Sul palco gli UAE erano in 7 anziché 8. Mancava Trentin, mentre il suo sostituto Hirschi era in viaggio
Sul palco gli UAE erano in 7 anziché 8. Mancava Trentin. Il suo sostituto Hirschi era in viaggio

Tadej l’esperto

La cosa che colpisce è come sempre la naturalezza di questo ragazzo. Non tanto ciò che dice, semmai come… lo dice.

«Credo – riprende Tadej – di essere in una forma simile rispetto allo scorso anno, almeno i dati dicono questo. E credo che sia per questo motivo che mi sento in fiducia. La preparazione è stata buona, sono stato in quota, poi al Giro di Slovenia, poi di nuovo in quota. Presto scoprirò se questo lavoro darà i suoi frutti».

«Mi sento più sicuro perché di anno in anno acquisisco esperienza. Poi una giornata no ci può stare. Io spero di non averla mai, ma con la consapevolezza di aver svolto una buona preparazione e sapendo di avere una squadra forte attorno (concetto ribadito ancora una volta, ndr), la fiducia aumenta da sola».

La squadra fa blocco attorno al suo leader giustamente. Tuttavia il fatto che non si parli di salite, di tappe come Alpe d’Huez o Hautacam rivela che anche nel clan UAE un po’ di tensione per queste prime frazioni c’è eccome.

Giro di Slovenia dominato da Pogacar e Majka. Qui la 4ª tappa che i due si sono giocati a “cartasassoforbice”
Giro di Slovenia dominato da Pogacar e Majka. Qui la 4ª tappa che i due si sono giocati a “cartasassoforbice”

E Majka?

La UAE Emirates in conferenza stampa ha portato anche Rafal Majka. Il polacco è reduce dalla doppia, anzi, “tripla” vittoria al Giro di Slovenia, guarda caso vinto dal suo capitano. Bisogna considerare anche quella a “morra”!

«Lavoro vicino a Tadej ogni giorno – ha detto Majka – sono qui per aiutarlo soprattutto nelle tappe in salita, ma questo non significa che non lotterò al suo fianco anche in altre frazioni. Sappiamo fare un certo di lavoro anche in pianura».

Allo Slovenia Majka è stato molto vicino a Pogacar anche in salita, dimostrando una gran condizione. E quando glielo fanno notare l’esperto polacco mette le mani avanti.

«Sì, allo Slovenia sono andato forte, ma il Tour è un’altra cosa. E noi siamo tutti qui per Tadej».

Insomma, Rafal non ci pensa proprio ai suoi spazi e a fare lo sgambetto al leader sloveno, per le ambizioni personali». 

Simone Velasco: «Faccio i bagagli e vado in Francia»

30.06.2022
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Verso il Tour de France nel vero senso della parola. Simone Velasco era in attesa del suo aero all’aeroporto di Bologna per aggregarsi alla Grande Boucle a Copenaghen. Un volo per Amsterdam e da lì alla capitale danese.

«Ciao Simone, ça va?» Come va, gli chiediamo scherzando in francese. «Ca va bien», ribatte lui stando allo scherzo. Il suo tono è squillante. Il corridore dell’Astana Qazaqstan è uno dei tre debuttanti italiani al Tour. Gli altri tre sono Bagioli, Dainese e Luca Mozzato. Ci sarebbe stato anche il suo compagno Battistella, ma Il Covid lo ha tolto dai giochi.

Simone Velasco all’aeroporto di Bologna in attesa di imbarcarsi per la Grande Boucle
Simone Velasco all’aeroporto di Bologna in attesa di imbarcarsi per la Grande Boucle
Simone, ti aspettavi di essere schierato al Tour?

Da programma avrei dovuto fare la Vuelta, poi in primavera hanno visto che andavo forte e a quel punto hanno deciso di farmi saltare il Giro d’Italia e preparare bene il Tour.

Come mai ha saltato il Giro se andavi bene?

Perché come detto il grande Giro doveva essere la Vuelta. Poi dimostrando buoni valori e andando forte le cose sono cambiate. Solo che avevo già corso molto e a ridosso del Giro, al Catalunya, ero stato male. In più non avevo fatto l’altura. Così hanno deciso per il Tour.

Quindi lo sapevi già da un po’?

Ufficialmente me lo hanno detto dopo il Delfinato. Me lo ha detto il mio diesse di riferimento che è Cenghialta. Poi ho parlato anche con “Martino” e “Zazà”. Già a maggio però stavo lavorando in ottica Tour. L’altura sul Teide, il Delfinato, un po’ di recupero, l’italiano e quindi il Tour.

E’ il miglior Velasco di sempre?

Sto bene, dai. Io poi vengo fuori alla distanza e per questo spero di fare bene nelle ultime tappe perché calo meno di altri. Mi spiace solo che domenica scorsa ad Alberobello abbia avuto una giornata storta. Ho davvero sofferto il caldo. Almeno abbiamo fatto bene con Battistella.

L’elbano (classe 1995) al Delfinato con Caruso
L’elbano (classe 1995) al Delfinato con Caruso
Cosa ti “spaventa” del Tour?

Sicuramente i ritmi visti al Delfinato un po’ mi spaventano. Però ormai ci siamo! Sono consapevole del buon lavoro fatto e poi è motivo di orgoglio essere nella formazione per la Francia. Mi hanno sempre detto che il Tour era il Tour ed essere stato selezionato mi spinge a dare il massimo.

Simone, sei un attaccante ma “piccolino”, come la mettiamo con quelle tappe iniziali da passistoni nel vento (e nelle pietre)?

Bisognerà prestare la massima attenzione. So che il vento può far danni e noi dobbiamo stare vicino al nostro leader Lutsenko se non dovesse avere una gran gamba o dovesse incappare in un giorno no. La paura più grossa è quella di restare intrappolati in qualche caduta. Ci sono quelle 5-6 tappe molto tese, poi la situazione dovrebbe essere un po’ più tranquilla per “Lutse”.

Quindi il kazako proverà a fare classifica?

Sì, ci proverà. Sta bene ed è forte davvero. Senza problemi lui può fare bene.

Quanto conterà l’esperienza “da Belgio” in Francia?

Io ho fatto più le classiche delle Ardenne e altre semiclassiche tipo Fourmies a fine stagione. Non sarò un drago nel vento, ma vengo pur sempre da un’isola! Ho sempre avuto il vento in faccia e mi ci so infilare bene. E poi un discorso è tirare per proteggere un compagno e un altro è tirare per vincere.

Simone Velasco in allenamento nella sua Elba, in uno scatto di qualche tempo fa (foto Instagram)
Simone Velasco in allenamento nella sua Elba, in uno scatto di qualche tempo fa (foto Instagram)
Quindi Simone cosa hai messo nella valigia per il Tour?

Poca roba! Lassù ce ne daranno molta nuova. La cosa che non manca mai è il tappetino per lo stretching. Bisogna centellinare le energie e massimizzare il recupero. Un po’ di abbigliamento da riposo della squadra. Un completo più pesante per la Danimarca e tante energie! Ah, e un paio di jeans e una camicia come insegna il buon Pippo Pozzato!

Qualche libro? Serie tv?

Su Netflix ogni tanto ne seguo qualcuna di serie, ma nelle ultime settimane non ho avuto tanto tempo. Ero sempre a tutta con gli allenamenti che come toccavo il letto dormivo! Magari riprenderò a vedere la serie sulla Formula 1. E poi ho saputo che in questo Tour ne gireranno una. Magari sarò protagonista e mi rivedrò nella serie andando al Tour del 2023.

Qual è il primo ricordo che hai del Tour?

Ho sempre associato il Tour de France all’arrivo dell’estate. Se ben ricordo una volta partiva un po’ prima. Io andavo ancora all’asilo e quando c’era il Tour era estate piena per me. Mattina mare, poi pranzo, Tour alla tv… con qualche sonnellino, e poi di nuovo mare.

Nuova Pinarello Bolide F: appena nata, è già vincente

30.06.2022
5 min
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La nuova Pinarello Bolide F, l’abbiamo immaginata e vista, poi abbiamo atteso la sua ufficializzazione. Siamo a ridosso del Tour de France e puntuale, nel momento in cui Filippo Ganna la utilizzerà durante il suo assalto alla prima maglia gialla, la casa veneta entra nel dettaglio della nuova bici da crono.

Quando abbiamo pubblicato un approfondimento tecnico sull’aerodinamica delle biciclette, tra le varie considerazioni, una ci è rimasta impressa.

«Dal punto di vista commerciale – disse Federico Sbrissa della casa trevigiana – le vendite sono molto limitate e il ritorno è una questione di immagine del brand. Per Pinarello vale comunque la pena investire in questa categoria».

Tradotto, per un racing brand come Pinarello ci sono fattori che vanno oltre il business vero e proprio. La ricerca, lo sviluppo e fornire i materiali di altissimo livelli agli atleti più vincenti, sono una parte integrante di questa filosofia.

Ganna, campionati italiani crono in Friuli: si vede la forcella che spancia lateralmente
Ganna, tricolori crono in Friuli: si vede la forcella che spancia lateralmente

Accadde nel lontano 2013

Era l’epoca del Team Sky. C’erano Sir Bradley Wiggins e la necessità di sviluppare una bicicletta TT in grado di soddisfare le esigenze di un pool di professionisti forti dal punto di vista atletico, estremamente autorevoli nella tecnica e nella cura dei dettagli. C’era la necessità di rendere ancor più veloci dei corridori già velocissimi.

La prima Bolide nasce nel 2013 e nel 2015 entra nella storia con la versione HR, quella del record dell’Ora. Nel 2016 la prima evoluzione, con la Bolide TT, il progetto che ha accompagnato Ganna alla conquista di successi straordinari. E’ passato poco più di un lustro. Ora c’è il team Ineos-Grenadiers, c’è ancora Filippo Ganna fresco campione italiano della crono e c’è anche una versione tutta nuova della Bolide, che adotta il suffisso F (fastest bike ever, la bici più veloce di sempre).

CFD di nuova generazione

Lo sviluppo della Bolide F parte da un sistema CFD (Computational Fluid Dynamics) di ultima generazione, che mette insieme diversi criteri di valutazione e fa collimare i dati ai reali processi di produzione, Ma c’è altro…

L’implementazione dello studio di penetrazione dello spazio ha permesso di migliorare alcune sezioni della bicicletta, aumentando ulteriormente l’efficienza aerodinamica della precedente versione. Il piantone e il reggisella, tutto il carro con i suoi fendenti sono stati disegnati per adattarsi al meglio ai freni a disco, ottimizzando inoltre il sistema bicicletta/corridore. Lo schema utilizzato da PinaLab (e dal nuovo protocollo CFD) per la nuova Bolide F considera le variabili che si generano su sette angolazioni differenti e ben otto posizioni dell’atleta. Vengono considerate anche le potenze espresse dal corridore.

Le prime apparizioni della Bolide F, tra Tour de Suisse e Delfinato (foto Getty Images Pinarello)
Le prime comparse della Bolide F, tra Tour of Suisse e Delfinato (foto Getty Images Pinarello)

I punti chiave del progetto

L’ingresso dei freni a disco non ha solo obbligato a variare alcuni concetti di design delle tubazioni e sezioni della bicicletta, ci sono da considerare anche ruote e gomme. La Pinarello Bolide F è ottimizzata per l’impiego degli pneumatici da 28 millimetri e si adatta anche alla tendenza di avere ruote più “panciute” e con i canali interni più larghi.

Sono state riviste le forme delle appendici e il punto di ancoraggio all’attacco. In questo punto della bicicletta il drag è stato migliorato del 3%. Inoltre, sempre in merito al comparto del manubrio, è stato necessario un percorso di sviluppo differente, rispetto a quello dedicato a telaio e forcella.

Le appendici sono personalizzate in base alle caratteristiche degli atleti e prendono forma grazie ad una scannerizzazione del corridore: sono custom. Sono in titanio e stampate 3D, un processo molto costoso, ma che garantisce delle performances elevatissime. Ci sono due aziende in grado di sviluppare un prodotto di questa caratura: una in Italia, la seconda in UK.

Bolide F è più rigida del 17% nella zona del movimento centrale. Nei pressi del tubo sterzo la rigidità è stata aumentata del 7%. La forcella ha una rigidità superiore del 12% e del 5% lateralmente. Queste valutazioni non sono state eseguite esclusivamente sul materiale in un momento di staticità, ma considerando un’azione di 550 watt, valore accostabile a quello espresso da Ganna.

Caratteristica la sagomatura dell’obliquo che “accompagna” la ruota
Caratteristica la sagomatura dell’obliquo che “accompagna” la ruota

Il telaio è asimmetrico

Il telaio asimmetrico è una sorta di marchio di fabbrica, soluzione che viene mutuata dalla famiglia Dogma, così come la scatola del movimento centrale, filettata e con passo italiano. Il carbonio utilizzato è della serie M40X di Toray. E’ tutta in carbonio anche la forcella, specifica per il progetto Bolide F, che prende il nome di Onda TT fork. Il carro posteriore e la forcella danno spazio a pneumatici fino a 28 millimetri di sezione e la bicicletta è ovviamente approvata UCI.

Il telaio asimmetrico appartiene al DNA Pinarello
Il telaio asimmetrico appartiene al DNA Pinarello

Anche più leggera

A parità di taglia, una 55, il frame-kit (telaio, forcella, reggisella e serie sterzo, oltre alle guaine idrauliche dei freni) della nuova Bolide ha un valore alla bilancia dichiarato di 2.265 grammi (1.100 grammi il solo telaio, non verniciato). La versione più anziana con freni tradizionali arrivava a 2.435 (170 grammi di differenza). Viene prodotta in quattro taglie: 45, 48,5, 52 e 55. tutte le misure hanno in comune l’angolo del piantone a 77°, mentre l’apertura dell’avantreno varia tra i 72° e 73° (dal telaio più piccolo a quello maggiore).

Pinarello

Colpo Look in vista del Tour: ecco Pogacar!

30.06.2022
3 min
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Siamo ormai giunti alla vigilia di una nuova edizione del Tour de France. La corsa a tappe francese è da sempre l’occasione ideale per presentare delle novità di prodotto o annunciare nuove partnership. Non si è tirata indietro Look Cycle, che ha appena reso ufficiale una collaborazione davvero di prestigio con Tadej Pogacar, il vincitore delle ultime due edizioni della Grande Boucle.

L’asso sloveno diventa testimonial ufficiale dei pedali di punta del marchio francese. Stiamo parlando dei Keo Blade Carbon Ceramic Ti. Un pedale che presenta una superficie di contatto di 700 millimetri quadrati, cuscinetti in ceramica per una maggiore durata e un peso incredibilmente ridotto di 95 grammi.

Tadej Pogacar insieme ai ragazzi del Pogi Team, squadra di sviluppo giovanile fondata dal campione sloveno
Tadej Pogacar insieme ai ragazzi del Pogi Team, squadra di sviluppo giovanile fondata dal campione sloveno

Al fianco di Pogacar

Il legame con Look ha permesso a Pogacar di raggiungere successi davvero importanti, considerando soprattutto la sua giovane età: due Tour de France, una Liegi-Bastogne-Liegi, un Lombardia, solo per citare i più importanti. Questa nuova partnership diventa quindi il giusto coronamento di una collaborazione tecnica di successo. 

La partnership coinvolgerà anche il Team Pogi, la squadra di sviluppo giovanile fondata da Pogacar, con sede in Slovenia. I ragazzi del team avranno così l’opportunità di utilizzare gli stessi pedali del loro idolo. 

Insieme a Look, Pogacar ha conquistato due corse monumento e due Tour de France
Insieme a Look ,Pogacar ha conquistato due corse monumento e due Tour de France

Parola ai protagonisti

Pogacar si è dimostrato estremamente contento dell’accordo raggiunto con Look, formalizzato alla vigilia del Tour de France, che scatterà domani, primo luglio.

«Per me i pedali Look – racconta – sono la scelta più performante. I Keo Blade sono fantastici, con un’ampia superficie di appoggio e un peso minimo. Sono perfetti per un trasferimento ottimale della potenza. Oltre a essere partner tecnico del team UAE Emirates, Look è partner del team Pogi, che è molto importante per lo sviluppo dei futuri talenti in Slovenia. Sono orgoglioso di pedalare con Look – ha aggiunto l’asso sloveno – che ha inventato il pedale automatico e che utilizzo da quando ho iniziato a gareggiare. Intendo avere Look al mio fianco per molti anni a venire».

Estremante soddisfatto anche Federico Musi, CEO Look Cycle: «Tadej rappresenta i valori del nostro marchio – ha dichiarato – performance, brio, coraggio… Dopo oltre 35 anni di storia e milioni di pedali prodotti nella nostra fabbrica in Francia, la collaborazione con Pogacar rappresenta un capitolo meraviglioso per Look.

«Siamo entusiasti di sostenere Tadej, il UAE Team Emirates e il Pogi Team. Vogliamo coltivare i giovani talenti del futuro e portare la passione del ciclismo a un pubblico più vasto in Slovenia e in Europa. La nostra esperienza tecnica Made in France nella produzione di pedali vuole essere una risorsa importante per aiutare Tadej sulle strade di Francia».

Tanto Tour

A proposito di Tour de France, non va dimenticato che Look è da tanti anni protagonista della Grande Boucle. Fino ad oggi la casa francese ha ottenuto ben 213 successi di tappa. Hanno corso con pedali Look campioni del calibro di Bernard Hinault e Alberto Contador, solo per citare i due più vincenti sulle strade di Francia, naturalmente insieme a Pogacar. Complessivamente dal 1985 ad oggi, sono stati più di 2.500 i corridori che al Tour hanno utilizzato pedali Look percorrendo all’incirca 7.680.000 chilometri.

Quest’anno Look sarà al Tour de France affiancando i seguenti team: AG2R Citroën Team; Astana Qazaqstan Team; Team Cofidis; Intermarché Wanty Gobert Team; Team Lotto Soudal; Movistar Team; UAE Team Emirates.

Look

La gioia del Giro e il debutto al Tour. La calda estate di Dainese

29.06.2022
4 min
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Subito dopo la fine del Giro d’Italia e poco prima di correre quello del Belgio, ad Alberto Dainese hanno detto che avrebbe corso anche il Tour de France. Per il padovano di 24 anni, che l’anno scorso fu fatto debuttare alla Vuelta al secondo anno nella WorldTour, si tratta di una bella accelerazione.

«L’idea era venuta già alla fine del Giro – dice – ma certo è tutto un’incognita. La forma c’è, ma se non ho recuperato bene, il rischio è che dopo una settimana io possa calare. Vedremo, ormai ci siamo…».

Copenhagen ha accolto il Tour con uno sventolio di bandierine gialle e altre dei colori di tutte le maglie. Vedere bici nelle strade non è una notizia, vedere la Grand Depart del Tour de France è un’altra storia per la città che nel 2011 ospitò i mondiali vinti da Cavendish, rimasto a casa. Un velocista in meno con cui fare i conti, si potrebbe pensare parlando con Dainese, anche se il Tour è più grande dei suoi campioni e le difficoltà vengono dal suo ecosistema e non tanto dai pesci che vi nuotano dentro.

Copenhagen si è tinta dei colori del Tour. Stasera presentazione dei team, venerdì la crono e via…
Copenhagen si è tinta dei colori del Tour. Stasera presentazione dei team, venerdì la crono e via…
Come è andato il Giro?

Rispetto alla Vuelta è stato più facile da gestire. Il gruppetto si formava con una logica e non c’era da diventare matti. Poi chiaramente dipende dalla condizione. Se hai gamba e riesci a non staccarti subito nei tapponi, allora gestisci bene. E io non ho mai avuto una vera crisi, per cui sono uscito stanco, ma non a pezzi.

Aver vinto una tappa cambia la consapevolezza?

Più che altro ti fa pensare che se ce l’hai fatta una volta, puoi riprovarci. Sarebbe stato bello anche vincere a Treviso, la tappa di casa, però me ne sono fatto presto una ragione.

La vittoria di Reggio Emilia ha dato a Dainese la percezione di poterlo fare ancora
La vittoria di Reggio Emilia ha dato a Dainese la percezione di poterlo fare ancora
Che cosa hai fatto dopo l’ultima crono?

Cinque giorni senza bici. Poi l’ho ripresa per uscite al massimo di un’ora e mezza. Il ritmo gara l’ho ripreso al Giro del Belgio (15-19 giugno, ndr) perché le ore le avevo dal Giro. In questi casi non devi fare poco, ma neanche troppo poco.

Che vigilia stai vivendo, come al Giro o il Tour ha un altro respiro?

Un po’ di tensione c’è. Per adesso non la sento così tanto, ma immagino che dopo la crono e alla vigilia della prima volata, sarà diverso. La vigilia è quella, senti più pressione, ma l’organizzazione di squadra è la stessa.

Dopo il Giro d’Italia, ecco quello del Belgio, con il 6° posto nella 2ª tappa vinta da Philipsen. Alberto a sinistra
Dopo il Giro d’Italia, ecco quello del Belgio, con il 6° posto nella 2ª tappa vinta da Philipsen
Il Tour è notoriamente il banco di prova dei velocisti più forti.

La pressione viene anche da questo. Le prime tappe saranno super nervose, perché tutti vogliono stare davanti. Il mio obiettivo è sopravvivere alla prima settimana e poi provare a fare qualcosa.

Avrai un treno o un ultimo uomo dedicato?

Dovrebbero esserci Nils Eekhoff e John Degenkolb, sicuramente meglio che al Giro, ma è anche molto più alto il livello del Tour.

Proprio oggi i corridori della DSM hanno avuto in prova la nuova Scott Foil RC (foto Team DSM)
Proprio oggi i corridori della DSM hanno avuto in prova la nuova Scott Foil RC (foto Team DSM)
Hai provato la nuova bici, che abbiamo presentato proprio oggi: che effetto ti ha fatto?

La Scott Foil RC è tanto reattiva, si sente che scorre. Ce l’hanno consegnata da poco, dovrò abituarmi in fretta. Normalmente uso ruote da 50 per tubolari, con cui mi trovo molto bene. Ne avevamo già parlato al Giro. Sarà anche solo un fatto mentale, ma le sento più maneggevoli nei rilanci e scappano meglio dalle curve. Gli esperti dicono che con le 60 andrei meglio e infatti comincerò con quelle. Faremo la prova per le prime tappe, anche perché non dovrebbe esserci troppo vento. E poi semmai proverò a cambiarle di nuovo…