Dopo la vittoria al Giro di Svizzera, per Sagan è arrivato il campionato nazionale slovacco e nel mezzo è venuta anche un’altra dose di Covid. Il virus cambia forma e di riflesso varia anche l’atteggiamento delle squadre. In altri tempi, la squadra avrebbe fermato Peter, tenendolo a casa dal Tour. Oggi, fatte le necessarie verifiche, il programma va avanti. Le direttive UCI sono identiche, è cambiato l’atteggiamento.
Sagan ha raccontato questi giorni al belga Het Nieuwsblad, proprio lasciando intuire il diverso approccio con quel che gli è capitato. E la leggerezza del contagio.
Peter Sagan, stai di nuovo bene?
Sì, il contagio al Giro della Svizzera è stato un altro conto da pagare, un’altra gara che non ho potuto finire. Per fortuna questa volta non ho avuto nessun sintomo, una grande differenza rispetto alle volte precedenti. Ho potuto correre il campionato slovacco senza problemi.
Diversamente dalla tua catastrofica primavera, perché hai staccato la spina prima del Giro delle Fiandre?
Molto difficili. Non riuscivo a venirne a capo. Non ho capito neanche io cosa mi è successo. La mia forma era pessima, mi sentivo stanco, non funzionava niente… Alla lunga non riuscivo nemmeno a finire le gare più facili. Non era normale.
Hai parlato di un dolore alle gambe che non avevi mai provato.
Non era tanto il dolore, quello sulla bici lo sento ogni giorno. Era proprio il momento in cui iniziavo a pedalare. Se stai pedalando a 400 watt, il mal di gambe ci può stare. Ma io stavo già male quando pedalavo a malapena a 250 watt. Questa era la cosa strana.
Eri sicuro che fosse correlato alle conseguenze del Covid di gennaio?
Così mi hanno detto i dottori. Ho fatto un esame medico dopo l’altro. Ovunque il risultato è stato lo stesso: post-Covid. Mi stava bene, avevo solo bisogno di tempo e pazienza. Lo so: molte persone pensano che sia una scusa, ma ognuno reagisce in modo diverso. Per alcuni è un grosso problema, per altri no. A quanto pare appartengo alla prima categoria. Inoltre, la maggior parte delle persone, torna al lavoro dopo due settimane. Sono un po’ stanchi, ma è tutto ciò che si può vedere. E’ diverso se, come me, hai bisogno del tuo corpo per lavorare. Le polemiche non cambiano quello che ho sentito io. Nessuno può guardare dentro il mio corpo.
Eri preoccupato che le cose non sarebbero mai andate bene?
Non proprio. Lo sapete, non mi preoccupo mai delle cose che non posso cambiare. Nemmeno adesso. Ero felice di qualsiasi progresso. Ma se non fosse stato così… Devi prendere la vita come viene: non preoccuparti troppo del futuro, meglio vivere nel presente.
Quando hai sentito il cambiamento?
Durante il mio ritiro in quota a maggio, in America. Lì ho notato che gradualmente tutto sembrava di nuovo normale. Il mio corpo reagiva come al solito, recuperavo dopo uno sforzo, mi sono sentito di nuovo bene… Poi era solo questione di tempo. E la dimostrazione c’è stata in Svizzera. Non ho intenzione di dire che sono completamente tornato, ma quella vittoria di tappa è stata bella.
Basterà per essere protagonista al Tour?
Vedremo, ma sono decisamente pronto. Una volta iniziato, vivrò giorno per giorno. Puoi pianificare quanto vuoi, ma dopo il primo giorno, tutto può essere diverso da quello che avevi in mente.
Van Aert punta decisamente alla maglia verde. Tu sai cosa significa…
Non è una cosa che puoi programmare. Ho vinto alcune maglie verdi. In certi anni non ero al meglio e l’ho vinta facilmente. Altri anni ero al top della forma e ho dovuto lottare fino all’ultimo giorno. Possono succedere tante cose in 21 giorni. Ma una cosa è certa. Van Aert è al top della forma. Se pedala come sta facendo da mesi, può vincerla davvero. Può vincere gli sprint, può andare forte in montagna… Può fare tutto. Non ci sono molti corridori di quel calibro. Van Aert, Van der Poel… Non vedo proprio nessun altro.
Non Sagan?
Vedremo. Proverò sicuramente. Ma la pressione stavolta non è su di me.
Corri il Tour per la prima volta con Total Energies, una squadra francese. Una grande differenza?
Non proprio. Per loro è la competizione più grande e importante del mondo. Ma non è così per ogni squadra? Spero solo di poter restituire qualcosa. In tutto quello che mi è successo in primavera, la squadra mi ha sempre supportato al cento per cento.