Quando lo raggiungiamo Marco Pinotti è di ritorno dal campionato italiano a cronometro. Anche lui è “scioccato” dalla sorpresa Sobrero. Tuttavia entra subito nel merito…
«Che sorpresa, eh?», commenta il tecnico del Team Bike Exchange. «C’era anche meno dislivello rispetto a quello che ci sarà in Giappone. Anche se le salite erano più arcigne, mentre a Tokyo saranno al 4 per cento. Però il fatto che Ganna non abbia vinto ci dice che il livello della crono in Italia è buono. Io ho vissuto un’esperienza simile nel 2012. Dovevo andare a Londra, dopo il Giro continuai a lavorare sodo. Dovevo scaricare solo gli ultimi dieci giorni prima delle Olimpiadi e arrivai all’italiano convinto di vincere, invece il titolo andò a Cataldo».
Con Pinotti però vogliamo orientarci sulle crono del Tour de France. Alla Grande Boucle ce ne saranno due: una di 27 e una di 30 chilometri, entrambe piuttosto filanti.
Marco, che crono saranno quelle del Tour?
Crono nella pianura francese, quindi non sarà un percorso piatto, ma vallonato. Simili a quelle che abbiamo visto alla Parigi-Nizza e al Delfinato. Sono percorsi che favoriscono gli specialisti. E aggiungerei: finalmente! Anche se forse manca una crono di 40-50 chilometri, ma tutto sommato due frazioni così portano lo sforzo totale intorno ad un’ora e 20′. L’ultima maxicrono che fecero forse c’era ancora Indurain. Poi la palla passava agli scalatori, ma adesso è un altro ciclismo. Quanti anni sono che non vince più un grande Giro un corridore di 70 e passa chili?
La prima crono di 27,2 chilometri… E la seconda di 30,8 chilometri
Una di 45 chilometri avrebbe fatto più danni?
Sì, si è visto all’italiano. E’ in queste crono che puoi vedere il ribaltone. In una da 20 chilometri chi passa in testa al primo intermedio difficilmente poi perde, a meno di distacchi minimi. In una crono di un’ora o giù di lì invece devi distribuire bene lo sforzo, altrimenti crolli.
E Pinotti cosa ne pensa di queste due crono del Tour?
A me piacciono e non solo perché ero un cronoman, ma perché quella di inizio Tour costringerà gli scalatori ad attaccare. E poi bisogna vedere chi la spunta. Se dovesse vincere Thomas la sua Ineos-Grenadiers penalizzerebbe gli attacchi. Si metterebbe a tirare forte e sarebbe dura per tutti fare poi la differenza. Mentre se dovesse vincere Roglic, ecco che la Ineos potrebbe mandare via Carapaz. Di certo questa prima crono ha più peso tattico sul resto del Tour della seconda.
Veniamo al nocciolo dell’intervista: il duello Pogacar-Roglic. Il primo ha preso una bella batosta nel campionato nazionale contro il tempo e l’altro sappiamo quanto ci si sia scottato l’anno scorso, anche se quella della Planche de Belles Filles era una crono particolare con l’arrivo in salita…
I 57 chilometri totali di quest’anno per me avvantaggiano Roglic – risponde secco Pinotti – è lui il favorito numero uno per il Tour. O lo vince quest’anno o non lo vince più. Arriva dalla vittoria alla Vuelta con la quale ha superato la crisi post Tour 2020, punta solo su quello e non so per quanti anni ancora possa mantenere questa concentrazione. E il fatto che non stia correndo lo trovo un po’ atipico. Lui sa prepararsi bene e magari arriverà più fresco nella terza settimana e nella seconda crono. Di fatto nella terza settimana Primoz ha sempre avuto delle difficoltà, più o meno grandi, ma le ha avute.
Il terzo posto di Pogacar nella crono nazionale è un campanello di allarme?
Bisognerebbe avere dei dati per poter rispondere, ma ipotizzo che forse c’era un percorso un po’ troppo piatto per lui. Poi aveva vinto lo Slovenia in cui aveva spinto forte: quello per lui era un test importante. Comunque per me un piccolo campanello d’allarme lo è, perché su percorsi come quelli delle due crono che lo aspettano in Francia perderà qualcosa da Roglic.
Quindi Roglic per te è più forte a crono…
Sì. Tadej sprizza energia da tutti i pori e in salita magari è più forte. Quest’anno Roglic non commetterà lo stesso errore dello scorso anno di “sottovalutarlo” a crono. Alla lunga uno ha pagato la pressione portata addosso per tutto il Tour e l’altro, Tadej, quasi, quasi perdendo quel minuto e mezzo nel giorno dei ventagli ha corso tutta la gara con meno aspettative. Ricordo che nella tappa successiva attaccò sul Peyresourde, sviluppando tra l’altro dei numeri record. E poi ricordiamoci che confermarsi è più difficile che vincere per la prima volta.
Dicevamo due crono molto simili per lunghezza e altimetria quelle del prossimo Tour: come si affrontano?
Come detto è pianura francese: ci saranno molte variazioni di pendenza, spesso variazioni subdole, per questo bisogna concentrarsi soprattutto sulla velocità. Bisogna spingere di più appena questa inizia a calare. La crono è velocità, la potenza è una sua conseguenza. Al contrario, quando la velocità è alta e la bici va, bisogna cercare di “recuperare” un po’, di respirare. Dureranno fra i 35′ e i 42′ più o meno e bisognerà gestire bene lo sforzo. Iniziano ad essere tempistiche per specialisti. Serve uno stato di concentrazione importante, non sono i classici 20′ (la durata dei test, dei critical power) ai quali tutti sono più o meno abituati. Anche 5 watt di differenza, su 35′-40′ di sforzo segnano distacchi importanti, di 30”-40”.
Che distacchi ci potranno essere tra i big?
Difficile dirlo, ma ipotizzo sui 45” nella prima crono e qualcosa in meno nella seconda.
Dai, Marco, allora facciamo fantaciclismo…
Okay, così va bene! Prima crono: Roglic, Pogacar e Thomas con distacchi massimi fra tutti e tre sui 45”. Seconda crono: Thomas, Pogacar a 30” e Roglic 45”.