Bardet mette gli occhi sul Giro. E Kamna su Villabassa

20.04.2022
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Lo aveva detto ieri alla stampa francese. «Quando ho deciso di fare il Giro d’Italia? A novembre». E lo aveva detto con un sorrisetto malizioso Romain Bardet, mentre riagganciava il pedale e si dirigeva verso il bus a fine tappa. Una scena, ma soprattutto un sorriso che ci aveva colpito non poco. A volte un’espressione dice più delle parole.

Il campione del Team Dsm anche oggi è stato uno dei protagonisti. Nel giorno di Lennard Kamna, Romain e Arensman si sono comportati benone. Sono stati sempre nel vivo della corsa: attivi sul Furcia, la scalata più dura di tutto il Tour of the Alps, e nel finale hanno anche provato a chiudere sulla fuga.

Dopo un lungo marcarsi con Amador (sullo sfondo) Lennard Kamna vince la terza tappa del Tour of the Alps a Villabassa
Dopo un lungo marcarsi con Amador (sullo sfondo) Lennard Kamna vince la terza tappa del Tour of the Alps a Villabassa

Sorpresa e tranquillità

Dopo l’arrivo, mentre vaga per i vicoli della splendida Villabassa alla ricerca del suo hotel, riusciamo a fare una bella chiacchierata con lui. Davvero disponibile e sorridente.

Il francese, come noi stessi abbiamo scritto pochi giorni fa, non doveva esserci alla corsa rosa e invece con un post su Instagram ha stupito tutti.

«E’ stata una decisione presa con la squadra durante l’inverno – racconta Bardet – ma ho scelto di non dirlo a nessuno, così avrei potuto lavorare bene e in tranquillità. Ho passato un buon inverno, ho fatto una buona preparazione, anche in Mtb e un po’ in gravel, tutte cose che servono.

«Crono? Sì, anche quella, ma per fortuna ce ne sarà poca!».

Sensazioni okay

La frazione di oggi è stata forse un po’ meno scoppiettante di quel che ci aspettava, almeno per quel che riguarda l’alta classifica, ma al tempo stesso è stata molto combattuta. La fuga ha impiegato oltre 50 chilometri per partire. E Kamna tra i tanti scatti e controscatti è stato sia tra i più attivi nel cercarla, ma anche uno degli ultimi ad aggregarsi al drappello di testa.

Mentre dietro, tra gli uomini di classifica, il vero forcing c’è stato “solo” sul Furcia. E lì i migliori sono rimasti tutti davanti, Bardet incluso.

«Anche oggi in salita – riprende Bardet – le sensazioni delle mie gambe sono state buone. Ci abbiamo provato e va bene così. E poi è la squadra del Giro e quindi è importante fare certe azioni», il riferimento è alla menata (tardiva) nel finale.

Bardet sembra un altro. Sembra il ragazzo dei tempi migliori per come si è mosso sin qui. Terzo nella prima frazione alle spalle di Bilbao e secondo, ancora dietro Pello, ieri. Che possa essere lui l’outsider che non ci si aspetta per questo Tour of the Alps e ancora di più per la corsa rosa?

«Il Giro, in generale, ma questo in particolare, è molto adatto alle mie caratteristiche – continua Bardet – Poca crono, tanta salita. E’ molto impegnativo, soprattutto nell’ultima settimana. E sarà importante farsi trovare in forma sin dall’inizio con l’Etna, il Blockhaus, la tappa di Torino… Credo bisognerà stare attenti anche alla frazione di Napoli».

«Caspita Romain – gli facciamo notare – te lo sei studiato bene il percorso!». E lui sempre con quel sorrisetto: «Sì, sì… ho studiato tutto!».

I media francesi stanno seguendo da vicino Romain Bardet
I media francesi stanno seguendo da vicino Romain Bardet

I francesi e il Giro

Dopo Pinot, ecco dunque un altro francese che s’innamora del Giro. Questi ragazzi crescono, come è normale del resto, col mito del Tour. Passano i primi anni da pro’ impostando una stagione “tourcentrica” e poi scoprono che c’è anche dell’altro.

«Sicuramente c’è un bell’ambiente in Italia. Lo scorso anno è stato molto, molto bello. E credo che tra i grandi Giri il Giro d’Italia sia il migliore per me con il tipo di salite che ci sono».

Riavvolgendo il nastro, dal fatto che Bardet non abbia preso parte alle classiche (dovrebbe fare la Liegi) e abbia invece disputato la Tirreno, qualche segnale si poteva captare. Quando preparava il Tour il suo avvicinamento era sempre stato differente: più corse di un giorno nella prima parte di stagione, la Parigi-Nizza, il Catalunya. Quest’anno invece ha corso solo l’UAE Tour e la Tirreno appunto.

Noi siamo contenti che il Giro d’Italia possa avere un altro protagonista di nome. Un Bardet forte e motivato è garanzia di spettacolo.

EDITORIALE / Bene tutto, ma servono le gambe

18.04.2022
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Alla fine servono le gambe, i garun per ricordare Alfredo Binda che ancora oggi avrebbe tanto da dire. Mohoric probabilmente avrebbe vinto la Sanremo anche senza il reggisella telescopico e Van Baarle ha conquistato la Roubaix su una Pinarello priva di accorgimenti particolari: la stessa con cui fra pochi giorni la squadra correrà la Freccia Vallone, poi la Liegi e a seguire Giro e Tour. L’olandese della Ineos Grenadiers ha tuttavia riconosciuto che essersi dedicati nell’inverno a un vero setup da classiche gli ha permesso di avere a disposizione una bici performante e sicura. Ruote, gomme giuste alla giusta pressione (foto di apertura), ricognizioni, nastro, rapporti, il guida-catena per la guarnitura, il giusto abbigliamento e pedalare.

Il Team DSM non ha usato la regolazione di pressione in gara: Degenkolb ha avuto già abbastanza da fare…
Il Team DSM non ha usato la regolazione di pressione in gara: Degenkolb ha avuto già abbastanza da fare…

Il sistema DSM

Nella settimana che conduceva alla Roubaix, complice anche la licenza rilasciata dall’Uci per un sistema di regolazione della pressione, si sono scatenati quasi tutti a caccia del dispositivo di Scope Cycling che avrebbe permesso di aumentare e ridurre la pressione delle gomme in funzione del tipo di terreno. Più dure su asfalto e più morbide sul pavé. Lo avrebbe usato il Team DSM. Dopo il reggisella di Mohoric, eravamo tutti pronti a un’altra spallata. Invece…

Invece si trattava di una trovata di marketing, la stessa che non è riuscita nel caso di Mohoric, perché lo sloveno si è arrangiato da solo e nessuno ne sapeva niente.

La Cervélo di Van Aert e la Lapierre di Kung: bici top, senza troppe stranezze
La Cervélo di Van Aert e la Lapierre di Kung: bici top, senza troppe stranezze

Era credibile, tornando alla DSM, che in quell’inferno di polvere e pietre, un corridore si mettesse anche a variare la pressione delle gomme?

L’auricolare nelle orecchie. Il computer da guardare. La necessità di ricordarsi di mangiare. La guida su quel fondo dissestato. Gli spettatori che si sporgono. Le traiettorie imprevedibili. No, non era credibile! Non per ora, almeno…

Rinviato al Tour

«Dal 2020 – si legge nel comunicato della squadra – il Team DSM e Scope stanno lavorando a un sistema di gestione della pressione degli pneumatici che consente ai ciclisti di gonfiare e sgonfiare le gomme mentre sono in bicicletta, di cui l’UCI ha approvato l’uso all’inizio di aprile. Questa settimana sul pavé ha confermato che possiamo essere fiduciosi nel sistema e nel nostro setup generale, ma abbiamo deciso di fare il nostro debutto al TDF dove lo utilizzeremo nella tappa sul pavé.

Le squadre Specialized avevano il modello Roubaix, dotato di doppia ammortizzazione
Le squadre Specialized avevano il modello Roubaix, dotato di doppia ammortizzazione

«La Parigi-Roubaix – prosegue il comunicato – è una delle gare più caotiche del calendario e richiede la completa concentrazione dei corridori sull’intera lunghezza di 259 chilometri. Per questo motivo, i ciclisti devono essere completamente tutt’uno con la propria bici e controllare tutti i componenti in modo intuitivo. Non vediamo l’ora di dedicare altro tempo alla guida con questo sistema ed essere parte di quello che siamo fiduciosi sarà un grande cambiamento in questo sport».

Gambe e coraggio

Vedremo se al Tour de France lo utilizzeranno davvero. Forse lo affideranno a qualcuno fuori classifica o senza particolari velleità di risultato.

Sarà per caso, ma le tre bici sul podio della Roubaix non avevano particolari ammortizzazioni al di fuori delle ruote e dei fattori precedentemente citati. E mentre in sala stampa ci si meravigliava per la media molto alta della corsa, ci siamo messi a fare di conto, andando a ripescare chilometri e tempo della Roubaix del 1964, vinta da Peter Post (olandese della Flandria Romeo) in 5 ore 52’19” alla media di 45,129, distanza di 265 chilometri.

Nel 1964 Peter Post vinse la Roubaix a una media poco inferiore a quella di ieri e con una bici “nuda”
Nel 1964 Peter Post vinse la Roubaix a una media poco inferiore a quella di ieri e con una bici “nuda”

Ben 58 anni dopo, sulla distanza di 257,2 chilometri e con telai e ruote da fantascienza (leggere per conferma l’approfondimento con Fabio Baldato), Dylan Van Baarle ha vinto a 45,792 di media.

Guardate la foto dell’arrivo di Post. Guardate la sua bici. Saremo sempre pronti ad approfondire e raccontarvi delle bici e delle trovate più geniali, convinti che la tecnica sia parte fondante del nostro mondo e che le aziende di settore spacchino il capello in quattro per consegnare ai corridori i mezzi più performanti. Ma diteci – guardando quella foto in bianco e nero – se non è vero che alla fine le corse si vincono con gambe e coraggio.

Milesi, black out sull’incidente e tanta voglia di ripartire

10.04.2022
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Dell’incidente Lorenzo Milesi non ricorda nulla. Ammette solo, ridendo a fatica, che si è ritrovato con la mandibola e alcuni denti rotti. Te ne accorgi da come parla che non deve essere semplice, soprattutto adesso che le cose si erano allineate nel modo giusto. Due tappe vinte a Le Triptyque des Monts et Chateaux. La prima, battendo Fredheim nella volata a due su un percorso vallonato. La seconda, nell’ultima tappa a cronometro, lasciandosi dietro Segaert e Hagenes, non proprio due corridori qualunque.

Ritorno a casa

Lo troviamo all’aeroporto mentre sta per tornare a casa. Non ha l’atteggiamento dell’atleta ferito, fosse per lui sarebbe già in gruppo. Vincere aiuta a vincere, fermarsi così non aiuta a… niente.

«Mi aspettavo di andare forte – dice – ho visto che in allenamento andavo bene. Ovvio, vincere è sempre un’altra cosa, però se fai vedere che vai forte e sei a un buon livello, può capitare. Quest’anno ho cambiato completamente approccio e lavoro. Anche l’anno scorso alla Beltrami non andavo piano, magari non così forte, ma facevo anche meno lavoro. E comunque si nota la differenza di non essere più un primo anno. Ora torno a casa e penso che domani (oggi, ndr) ricomincerò ad allenarmi. Spero di fare la Liegi la settimana prossima. Il problema vero sarà mangiare. Adesso non so. Manca una settimana esatta, spero di farcela».

In fuga con Merchan della Drone-Hopper alla Per Sempre Alfredo. Milesi è nato nel 2002
In fuga con Merchan della Drone-Hopper alla Per Sempre Alfredo. Milesi è nato nel 2002

Nessuna solitudine

Casa è San Pellegrino Terme, il paese di Gotti, dove gli inverni sono rigidi e le salite non fanno sconti. L’ha lasciato per il Team DSM e l’Olanda, uno dei tre italiani ad aver fatto questa scelta, un anno dopo Gianmarco Garofoli. Come lui Ursella, nel Development Team e Francesca Barale nel team femminile.

«Qui a Sittard va tutto bene – dice – in teoria sarei dovuto stare per un mese fino all’8-9 maggio, però alla fine è come vivere a casa. Hai tutto. Ti fai la tua spesa, hai tutto lì. La palestra c’è, c’è quello che serve. Usciamo in bici tutti assieme. Ognuno ha il proprio appartamento e per me è come essere a San Pellegrino, perché i miei arrivano sempre la sera. Non soffro di solitudine, insomma. E anche il meteo non è così male. Ho fatto marzo qua e c’è sempre stato bel tempo. Poi ho corso un po’ di gare in giro, quindi sarò stato in Olanda per tre giorni e non so come sia stato il tempo».

Quest’anno Milesi ha partecipato alla Milano-Torino, chiudendo al 69° posto
Quest’anno Milesi ha partecipato alla Milano-Torino, chiudendo al 69° posto

Voglia di ripartire

Il programma è da riscrivere, ma se questa è la sua grinta e i medici danno via libera, c’è da scommettere che la prossima settimana lo vedremo davvero alla Liegi degli U23.

«La Liegi – ammette – e la settimana dopo il Tour Bretagne Cycliste che si corre dal 25 aprile al primo maggio. Poi l’8 maggio ci sarebbe La Fleche Ardennaise e a seguire un po’ di stacco. Anche se, con la scusa che ho fatto 4-5 giorni di stacco, non so bene. E’ un periodo di convalescenza, ma sempre stacco è. E poi si lavorerà pensando al Giro d’Italia. Devo solo capire se riuscirò ad alimentarmi in corsa. Se ce la faccio, io punto alla Liegi e poi vediamo come andrà».

La Barale cresce a piccoli passi nel Team DSM

29.03.2022
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Il suo cammino nel WorldTour femminile Francesca Barale l’ha iniziato come chi, entrando in un luogo di venerazione, si guarda attorno attento a qualsiasi cosa nonostante sappia tutto di esso.

«Da gennaio – ci racconta la giovane del Team DSM (che compirà 19 anni il prossimo 29 aprile) – sono ripartita da zero. Anche se da junior ho vinto tanto e sono sempre andata molto bene, qua inizia proprio tutta un’altra storia. E la motivazione è tanta».

La scalatrice di Domodossola ha esordito a inizio marzo disputando tre gare finora, ma per il momento il suo impiego è distribuito con accortezza. Sullo sfondo c’è prima la maturità, poi nella seconda parte del 2022 si dedicherà totalmente a quello che per lei, in questo momento della sua vita, è il cosiddetto “piano A”.

Francesca Barale impegnata sulla salita di Orino al Trofeo Binda 2022
Francesca Barale impegnata sulla salita di Orino al Trofeo Binda 2022
Francesca hai debuttato a Le Samyn. Com’è andata?

Bene, sono molto contenta della mia prova. Era una gara di 99 chilometri ed io credevo che mi sarei staccata dopo 30. Benché avessi lavorato bene in inverno, quella è una corsa difficile perché ha sì degli strappi che mi si addicono ma anche tanti settori di acciottolato in cui avrei potuto soffrire. Alla fine sono stata davanti, ho aiutato le mie compagne e mi sono staccata nell’ultimo settore a circa due chilometri dal traguardo.

La settimana dopo avete vinto il Gp Oetingen con la Wiebes, la prima delle sue tre consecutive…

E’ stata una grande giornata per la nostra squadra. Lorena è stata spaziale. Io sono caduta a metà gara ma sono riuscita a rientrare in gruppo. Ho speso tanto per farlo, ma anche se ero a tutta ho tirato nelle ultime fasi di gara. Poi Pfeiffer e Charlotte (rispettivamente Georgi e Kool, ndr) hanno fatto un gran lavoro per tirare la volata a Lorena. Personalmente è stata una bella soddisfazione.

La terza gara, il Trofeo Binda, invece si è chiusa con un DNF, un ritiro. Cos’è successo?

Niente di che, solo che vanno forte (confessa ridendo, ndr). D’altronde era la mia prima corsa WT. No, battute a parte, la neutralizzazione di mezz’ora dopo 50 chilometri di gara (a causa di un incidente stradale sul percorso, ndr) mi ha condizionata parecchio. Conosco il tracciato e stavo bene, ma alla ripartenza le squadre più attrezzate volevano fare gara dura e siamo andate a blocco da subito. Magari non l’avrei finita lo stesso, ma quello stop forzato l’ho patito. Tuttavia sono tranquilla. Fa tutto parte di questa prima parte di stagione, ho tempo per andare meglio.

Francesca Barale, classe 2003, tra le junior è stata campionessa italiana sia in linea (’20) sia a crono (’21)
Francesca Barale, classe 2003, tra le junior è stata campionessa italiana sia in linea (’20) sia a crono (’21)
Immaginiamo sia tutto legato all’impegno tra scuola e allenamento. Come li gestisci?

Finora tutto ok, la media dei voti è alta anche se ho fatto un po’ fatica a recuperare le lezioni perse per i ritiri o le gare. Riesco a conciliare abbastanza bene il doppio impegno. Esco da scuola alle 13,20 e alle 14 sono già in bici. Le difficoltà c’erano in inverno, ma ora che le giornate si sono allungate e col cambio dell’ora, tutto è più semplice.

Il tuo programma agonistico come si svilupperà indicativamente?

L’intenzione della squadra è quella di farmi correre in media 3-4 gare al mese, almeno fino a giugno. Fino al 13 aprile non farò gare. Approfitterò delle vacanze pasquali per andare su in Olanda nel nostro centro (il Keep Challenging Center a Sittard, ndr) per integrarmi al meglio con la squadra. In quelle due settimane comunque dovrei fare alcune corse in Belgio, vedremo quali. Non so ancora se farò il Giro Donne o il Tour Femmes. Dobbiamo ancora impostare la seconda parte di stagione.

Con le compagne come va?

Tutto bene. Ricevo consigli da parte di ognuna di loro, sono tutte molto disponibili. Così come i diesse, naturalmente. E al momento non sento la distanza fra loro in Olanda e me in Italia. Finora ho fatto tre gare con tre gruppi diversi. E’ un bene perché possiamo conoscerci meglio e affinare la sintonia in corsa. Siamo una formazione con una età media piuttosto giovane, ma ormai già esperta. Questo è anche uno dei motivi per cui ho accettato la loro proposta di venire qui.

Francesca Barale in allenamento con la sua compagna e coetanea, l’olandese Elise Uijen (foto instagram)
Francesca Barale in allenamento con la sua compagna e coetanea, l’olandese Elise Uijen (foto instagram)
La Wiebes è il faro della squadra. Ti ha dato qualche suggerimento particolare anche lei?

La sto conoscendo poco per volta. Sappiamo che lei deve finalizzare il nostro lavoro, che dobbiamo svolgere al meglio. Sia in ritiro che nella gara che abbiamo fatto assieme, mi ha subito detto di non strafare per proteggerla quando siamo ancora lontani dal traguardo. Non serve. Lorena è molto brava nel dirti come risparmiare o conservare energie per i momenti decisivi.

Quali sono gli obiettivi del 2022?

Difficile da dire, non ne ho di precisi al momento se non quello di imparare il più possibile. I miei tecnici vogliono farmi crescere senza troppa fretta, facendomi fare tanta esperienza. Poi di solito vengo fuori verso fine stagione. A quel punto vedremo cosa sarò in grado di fare.

Analisi tecnica della Wiebes, “imbattibile” allo sprint

23.03.2022
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Con tre vittorie (di peso) e un terzo posto, Lorena Wiebes è la mattatrice di questo inizio di stagione tra le donne. La velocista olandese del Team DSM in volata sembra avere una certa supremazia. Almeno nelle volate di gruppo si è mostrata la più forte. Le corse veloci, se c’è lei, sono piuttosto segnate.

Di questo suo primeggiare negli sprint parliamo con Davide Arzeni, diesse della Valcar-Travel&Service. Tra la Cavalli “1.0”, la Balsamo e la Consonni, di volate e di treni il “Capo” (questo il suo soprannome) se ne intende.

Davide Arzeni è uno dei diesse più preparati, soprattutto per quel che concerne le squadre delle velociste
Davide Arzeni è uno dei diesse più preparati, soprattutto per quel che concerne le squadre delle velociste
Davide, partiamo da come la Wiebes prepara la sua volata. Le piace correre super nascosta e uscire all’ultimo o si espone anche?

Non è troppo nascosta, anzi… Non è una “succhiaruote” come si dice in gergo. Senza contare che è migliorata molto negli strappi, altrimenti non si vincono corse come Drenthe. In generale è migliorata in salita. Alla Valenciana l’ho vista fare molta fatica, ma erano altri percorsi. Credo che nelle classiche del Nord sarà dura staccarla. E poi la Dsm è cresciuta molto tatticamente.

Cioè?

Sanno di avere la velocista più forte e quando viene attaccata, tutta la squadra la protegge. Ma quel che ho notato è che ultimamente giocano d’anticipo e inseriscono sempre un’atleta di qualità nella fuga. Penso ad una Georgi o ad una Mackaij. In questo modo dietro non lavorano solo loro e si ritrovano con un treno più fresco. Questa tattica l’hanno già adottata due, tre volte quest’anno.

Lorena è una sprinter più “da treno” o sa cavarsela anche da sola saltando da una ruota all’altra?

In questo momento che è in forma va forte anche da sola, ma con il treno che le consente di risparmiarsi va ancora più forte e poi diventa difficile da battere. In più nella Dsm hanno Charlotte Kool che si sta dimostrando un’ottima pesce pilota. Lei stessa è molto veloce.

Molta forza, ma anche alta cadenza per la Wiebes, qui nella volata di Drenthe (sul pavè)
Molta forza, ma anche alta cadenza per la Wiebes, qui nella volata di Drenthe (sul pavè)
Quindi può vincere anche senza treno?

Sì, sì. Lo ha dimostrato l’anno scorso al Women’s Tour, dove tra l’altro ha battuto una delle nostre! Noi avevamo il treno e lei lo ha sfruttato.

Insomma ha anche coraggio…

Certo, una sprinter non può non averlo! Si butta dentro coi tempi giusti e non si esime dalla battaglia.

In merito invece al modo di fare la volata cosa ci dici?

Ha una frequenza di pedalata molto alta, ma con rapporti lunghi, il che significa che ha sì forza pura, ma anche forza rapida. Torno alla volata di Drenthe: è stata perfetta, potente e c’era vento contro. Se arriva allo sprint in queste condizioni è finita!

E allora dove potrebbe essere più battibile: nella volata corta o lunga?

Credo lunga.

Grande potenza per l’olandese (classe 1999)
Grande potenza per l’olandese (classe 1999)
Però! Essendo così potente avremmo detto volata corta…

Dico volata lunga perché magari non riesce a tenere per troppo tempo questa sua alta frequenza di pedalate. E quando la perde cala un bel po’.

Hai analizzato anche la sua posizione?

Sinceramente non è bellissima da vedere in bici, ma quel che conta è andare forte! E’ molto spesso fuori sella, anche in salita prima della volata. Però ha quasi sempre le mani basse il che vuol dire che è molto esplosiva. Insomma non è elegante, ma è efficiente. Probabilmente sono la sua forza e la sua esplosività che la rendono non troppo lineare (composta) quando spinge.

C’è qualche particolare tecnico che ti ha colpito?

Non mi sembra. Come tutte le altre, anche la Wiebes cerca la massima aerodinamicità. Quindi cerca di essere schiacciata, ha manubrio e casco aero. Ma spesso queste sono scelte che spettano alle ragazze. Io almeno lascio decidere a loro.

I pneumatici Vittoria protagonisti in gruppo

17.02.2022
3 min
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Nelle scorse settimane Vittoria ha comunicato attraverso i propri canali social l’elenco completo delle squadre che nel 2022 utilizzeranno i suoi pneumatici. Si tratta di un numero impressionante. Saranno infatti oltre 40 i team, suddivisi tra strada e mountain bike, che potranno contare sull’affidabilità dei pneumatici Vittoria.

La collaborazione con le squadre ha permesso all’azienda di sviluppare nell’arco di diversi anni il know-how necessario per realizzare prodotti di altissima qualità in grado di garantire il massimo delle prestazioni anche in condizioni estreme. A beneficiarne sono naturalmente anche tutti gli appassionati che quotidianamente scelgono pneumatici Vittoria per le loro uscite in bicicletta.

Vittoria fornirà i copertoncini al team Jumbo-Visma
Vittoria fornirà i copertoncini al team Jumbo-Visma

Ancora con Jumbo-Visma

La lista dei team è guidata dalla Jumbo-Visma con la quale Vittoria ha ottenuto nel 2021 risultati di grande prestigio, grazie soprattutto a Primoz Roglic e Wout Van Aert. Altri team sono Lotto Soudal, EF Pro Cycling-Easy Post, Astana Qazaqstan, Team DSM e Alpecin-Fenix.

Tra i modelli a disposizione delle squadre troviamo il Corsa, i cui punti di forza sono la carcassa in cotone e la mescola con grafene. Per le gare caratterizzate dal pavé il modello di riferimento è invece il Corsa Control che utilizza un rivestimento in cotone e un battistrada più spesso, rinforzato sempre con il grafene per una maggiore protezione dalle forature. Ancora per le corse con il pavé una soluzione perfetta è rappresentata dall’inserto per pneumatici Air-Liner Road

Per le prove a cronometro, gli atleti avranno infine a disposizione il copertoncino TLR Corsa Speed. Questa versione del Corsa utilizza una carcassa in cotone e un battistrada più sottile. La mescola potenziata con grafene è realizzata per ridurre il più possibile la resistenza al rotolamento.

Copertoncini Corsa Speed rinforzato con grafene che lo rende più resistente
Copertoncini Corsa Speed rinforzato con grafene che lo rende più resistente

Non solo strada

Nel 2022 saranno molte anche le squadre MTB che potranno contare sul supporto tecnico dei prodotti Vittoria. Tra queste meritano spiccano: BMC MTB Racing, Santa Cruz FSA e Carabinieri Olympia Vittoria. Ai quali si va ad aggiungere il KTM Vittoria Team, new entry 2022.

Vittoria è anche la scelta di molte federazioni ciclistiche per la pista. Nazioni come Stati Uniti, Australia, Italia e Nuova Zelanda l’hanno scelta anche per il 2022 dopo i grandi risultati ottenuti a Tokyo 2020. I pistard delle singole nazionali potranno optare tra tubolari Pista Oro, Pista Speed e Pista Control.

Vittoria Air Liner, un salvagente contro le forature
Vittoria Air Liner, un salvagente contro le forature

Anche formazione

Il 2022 di Vittoria non sarà solamente caratterizzato dalla collaborazione tecnica con team e federazioni professionistiche. L’azienda ha infatti deciso di fare un passo importante verso il tema della formazione professionale presentando i “White Paper”.

Si tratta di una serie di documenti dedicati a tecnici, meccanici, squadre ciclistiche, esperti di ciclismo e persone curiose di saperne di più sugli pneumatici per bicicletta. I “White Paper” combinano l’esperienza cinquantennale di Vittoria nella produzione di pneumatici e la continua ricerca in nuove tecnologie. Il primo numero è stato presentato a fine gennaio con il seguente titolo: Tipologie e Sistemi di Pneumatici per Biciclette. E’ possibile scaricare i White Paper anche dal sito. 

Altri numeri seguiranno nel corso dell’anno.

Vittoria

Nalini Ergo Shield Jacket: uno scudo per l’inverno

09.02.2022
3 min
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Pedalare ed allenarsi in inverno è complicato ed il materiale tecnico deve essere di primo livello. L’esercizio fisico fa produrre calore al nostro corpo anche alle temperature più rigide, per questo diventa fondamentale la traspirabilità del vestiario. Tuttavia, non bisogna dimenticarsi di proteggersi dalle basse temperature e da tutte le condizioni meteorologiche. Nalini, nella stagione 2022 vestirà due squadre WorldTour: Team DSM e Intermarché Wanty Gobert Materiaux.

Grazie agli anni di lavoro con i pro’, il brand lombardo ha perfezionato e implementato i propri prodotti e nella sua nuova collezione autunno-inverno della linea Ergo, il top di gamma, presenta la Ergo Shield Jacket.

La Ergo Shield Jacket grazie al tessuto termico a tre strati protegge e crea una barriera agli agenti climatici
La Ergo Shield Jacket grazie al tessuto termico a tre strati protegge e crea una barriera agli agenti climatici.

Uno scudo per l’inverno

Shield in inglese vuol dire appunto scudo e la giacca di Nalini è stata progettata proprio per creare una barriera contro il clima invernale.

La membrana esterna è idrorepellente ed antivento, la traspirabilità è garantita da due aperture, regolabili con zip, poste sotto le ascelle. La scelta di questo metodo di aerazione permette di regolare la temperatura interna senza dover aprire la giacca evitando così spiacevoli sbalzi termici.

Dettagli tecnici

La Ergo Shield Jacket è dotata di due flap posteriori, in zona scapolare, che permettono la fuoriuscita del calore. La zip di chiusura è totalmente apribile con all’interno una membrana antivento per una maggiore protezione.

Le tasche sono in totale sei: cinque posteriori ed una anteriore. Le tasche posteriori sono su due livelli, le classiche tre e due aperture superiori. Sono dotate di una membrana 3D che permette di scaricare la pioggia in eccesso.

Le estremità delle maniche sono idrorepellenti e antimacchia, invece, il fondo della giacca ha un elastico grippante per non perdere la vestibilità durante la pedalata.

Il range di temperatura consigliato per l’utilizzo è tra i meno 2 e i 5 gradi, è inoltre dotata di dettagli rinfrangenti per garantire maggiore visibilità al ciclista.

Il prezzo è di 229 euro.

Nalini

La Vuelta l’ha cambiato, Dainese ora cerca esplosività

09.02.2022
5 min
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Dice Alberto Dainese che aver corso la Vuelta gli ha cambiato il motore e l’inverno. Scherzando butta lì che gli ha dato 20 watt in più, poi tornando serio spiega che chiudere la stagione con un simile carico nelle gambe gli ha permesso una ripresa invernale molto più brillante. E il resto lo dirà nelle prossime righe, venite con noi?

Dainese corre al Team Dsm dallo scorso anno, ma è passato professionista nello stesso gruppo quando nel 2020 si chiamava ancora Team Sunweb. Velocista e campione europeo degli U23 nel 2019, per farsi le ossa aveva lasciato la Zalf Desirée Fior ed era passato alla Seg Academy Racing.

Al Giro del Veneto del 2021 il terzo posto dietro Meurisse e Trentin, prima di chiudere l’anno
Al Giro del Veneto del 2021 il terzo posto dietro Meurisse e Trentin, prima di chiudere l’anno

La scelta di Ursella

Giorni fa, parlando con Luciano Rui a proposito della scelta di Ursella di approdare nella Dsm Continental, il tecnico trevigiano ci aveva detto che proprio Dainese gli aveva dipinto la squadra come piuttosto rigida.

«E questo non si può negare – dice – la rigidità c’è. Però credo che per un giovane sia meglio essere troppo seguito che troppo poco. Capisco semmai la difficoltà per i corridori più esperti, che magari soffrono per rientrare nelle regole. Io ho avuto i miei problemi all’inizio, però ora vedo soprattutto il lato positivo».

Debutto brillante, con un quinto posto nella terza tappa del Saudi Tour dietro Groenewegen…

Ho avuto un avvicinamento faticoso alla gara perché ho avuto il Covid e sono rimasto fermo per due settimane prima di poter riavere l’idoneità. Non ho fatto grandi lavori specifici, per cui al Saudi Tour nell’unica volata che sono riuscito a fare mi sono sbloccato anche bene. Ma da domani (oggi per chi legge, ndr) inizierò a fare i lavori giusti per tornare in carreggiata ed essere pronto per il UAE Tour.

La parte precedente di inverno come era andata?

Bene, meglio dello scorso anno. Il 2021 era partito male, con un inizio difficile a livello mentale, con le gare che venivano cancellate. Poi per fortuna ho fatto un bel periodo in altura a Livigno preparando il finale e le cose sono cambiate. Prima a Burgos con un secondo posto e poi la Vuelta con 5 piazzamenti fra i primi 5. Mi dispiace non aver vinto, ma ho dimostrato che con la continuità posso andare forte.

Alla Vuelta 2021, Dainese secondo a La Manga del Mar Menor dietro Jakobsen
Alla Vuelta, Dainese secondo a La Manga del Mar Menor dietro Jakobsen
E la Vuelta ti ha davvero cambiato tanto?

Riesco ad allenarmi di più, a sopportare carichi maggiori. Ti abitua allo stress. Questo potrebbe essere l’anno in cui farò due grandi Giri, ma per i programmi c’è da aspettare ancora un po’. La Vuelta ha cambiato anche i rapporti in squadra. Prima eravamo un po’ tesi per la mancanza di risultati. Invece l’aver vinto tre tappe e aver conquistato la maglia a pois ci ha dato più rispetto nel gruppo e ha disteso gli animi. I risultati fanno la differenza.

Un altro clima in squadra?

Abbiamo fatto un ritiro senza bici a fine stagione, eravamo proprio in off season e l’abbiamo passato a bere birra. Eravamo tutti contenti di esserci. E poi non ho notato grosse differenze fra gruppi, anche perché i tedeschi e gli olandesi sono ragazzi aperti. C’è un bel gruppo.

Da quest’anno Dainese dovrebbe avere 2-3 uomini a disposizione per le sue volate
Da quest’anno Dainese dovrebbe avere 2-3 uomini a disposizione per le sue volate
Terzo anno da pro’, aumenta anche il lavoro?

E anche di tanto. Se da under 23 mi sembravano tante 18 ore di lavoro a settimana, ora siamo stabilmente intorno alle 30 e alla fine non sei nemmeno stremato. Ho dovuto adattarmi gradualmente a certi volumi, mentre ci sono i fenomeni che li sovraccarichi da giovani e reggono bene. Per me è stato diverso. Ho fatto anche tanta palestra, due volte a settimana per tutto l’inverno. Però magari con il crescere della condizione, passerà a una sola volta.

L’anno scorso si parlò di aumentare la resistenza.

Infatti ho lavorato tanto per arrivare più fresco allo sprint. Ho fatto tanti lavori di resistenza, trascurando un po’ lo spunto massimale. Alla Vuelta la squadra puntava alla classifica con Bardet, per cui ci stava che mi lasciassero un po’ solo alla fine. Ma questo era un limite, perché sapevo in partenza di dover prendere più aria. E così succede che arrivi ai 300 metri già stanco, oppure che per risparmiare un po’, resti impigliato nelle retrovie. Io ho scelto di dare tutto e ho fatto le mie volate da solo, ma quest’anno dovrei avere più appoggio, 2-3 uomini solo per me.

Alberto Dainese, Jayco Herald Sun Tour 2020
Questa la vittoria di Alberto Dainese al Jayco Herald Sun Tour del 2020
Alberto Dainese, Jayco Herald Sun Tour 2020
Questa la vittoria di Alberto Dainese al Jayco Herald Sun Tour del 2020
Non vincere è un problema grosso per il velocista?

Lo è anche per lo scalatore, ma certo chi fa volate è abituato a numeri più elevati. Il problema degli ultimi due anni è che anche nelle gare più piccole arrivano i più forti a dettar legge. Sembra brutto da dire, ma è così. Ne basta uno per fare secondo e uno vale l’altro, perché quando incontri Groenewegen, Merlier, Jakobsen o Cavendish, c’è poco da dire quale sia peggio. Alla Quick Step hanno un super treno e con l’aiuto di Morkov sai che arrivi ai 200 metri riparato da tutto e tutti.

La squadra dei sogni per ogni velocista?

Domanda difficile. Ovvio che sia la squadra da battere in ogni corsa e forse proprio questa forza renderebbe una vittoria ancor più esaltante. Perciò ora si lavora per le prossime corse. L’idea di avere un treno mi piace, ma non si sa come andrà. Di certo non avrò più pressione. Dopo tre anni capisci i tuoi limiti e io da quest’anno voglio proprio vedere dove potrò arrivare.

Scott al fianco del Team DSM con bici e caschi per il 2022

08.02.2022
4 min
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Gli atleti uomini e donne del Team DSM gareggeranno con le biciclette e i caschi firmati Scott per la stagione 2022. Il team di ingegneri della casa svizzera ha progettato alcune delle bici da strada e cronometro più veloci e aerodinamiche in commercio e le ha messe al servizio della squadra olandese.

Il primo modello selezionato dal catalogo Scott è la Addict RC per le gare dove leggerezza e agilità sono caratteristiche predominanti. Mentre la Foil è riservata alle gare veloci e la Scott Plasma alle prove contro il tempo. Tutte le bici sono dotate di componenti Syncros, una… sorella della compagnia di Scott. I caschi saranno l’aerodinamico Cadence Plus, il nuovissimo Centric Plus e lo Split per le cronometro.

La Scott Addict Rc è la bici ideale per salite e percorsi ondulati
La Scott Addict Rc è la bici ideale per salite e percorsi ondulati

Addict Rc, leggera e versatile

La Addict RC Pro offre tutto il vantaggio competitivo di cui il Team DSM ha bisogno. Per questo modello la scelta delle fibre di carbonio è tra le più avanzate sul mercato ed è seguita da un uso intensivo di strumenti specifici, come il software FEA (finite element analysis), per mappare il lay-up del carbonio.

Il telaio super leggero è compatto e non sacrifica la rigidità, il comfort o la resistenza agli urti. I forcellini Addict RC sono progettati per essere integrati nel sistema di perno passante grazie a un design a tubo cavo che consente una struttura semplice e leggera. Il morsetto del reggisella è ultraleggero (pesa solo 12 grammi) e consente un meccanismo di fissaggio molto rispettoso del carbonio. Pulito e ordinato, il cockpit combinato Syncros nasconde i cavi all’interno attraverso il manubrio, la serie sterzo e nel telaio come parte del nuovo routing ICC di Scott.

Il telaio è leggero e confortevole con un’ottima resistenza agli urti
Il telaio è leggero e confortevole con un’ottima resistenza agli urti

Foil, aerodinamica e veloce

Vittorie di tappa nei Grandi Giri e vittorie alle Classiche, la Foil RC Pro è la bici aerodinamica tra le più versatili sul mercato. Il telaio in fibra di carbonio HMX è stato progettato per guadagnare secondi preziosi, ed è inoltre uno dei telai aerodinamici più leggeri confrontati con la concorrenza. Questo modello fa del trasferimento di potenza una della caratteristiche fondanti oltre a maneggevolezza reattiva, peso ridotto e aerodinamica.

A queste caratteristiche si aggiunge una particolare attenzione al comfort. E’ infatti dotata di un attacco del fodero verticale basso che, in combinazione con una forma del fodero verticale modificata e notevolmente sottile, è in grado di offrire un’esperienza di guida fluida anche su strade sconnesse. Inoltre, la conformità della forcella è stata aumentata dell’11% rispetto alla prima edizione della Foil. Il passaggio cavi è completamente integrato per tutelare la linea e un Cx ottimale. 

Componenti top

Analizzando ai “raggi x” i gioielli in dotazione al Team DSM si possono scorgere le componenti con cui sono assemblate le biciclette. Il gruppo è lo Shimano Dura-Ace Di2 24 velocità (2×12) Electronic Shift System completo di leve e guarnitura, per una cambiata senza rivali. I freni sono Shimano BR-R9270 Hyd.Disc da 160mm. Le ruote sono le Dura-Ace C36 e gli pneumatici sono i Vittoria Corsa.

I ciclocomputer sono Wahoo mentre il manubrio è il Syncros Creston iC SL Carbon combo. La sella è Pro con reggisella Syncros Duncan SL Aero. Infine i portaborracce sono Elite Vico Carbon. 

Caschi per ogni disciplina

A proteggere gli atleti del Team DSM ci sono i caschi top di gamma della linea Scott. Il Cadence Plus, disegnato e sviluppato per realizzare un modello ben ventilato e aerodinamico. Il flusso d’aria è ottimizzato sia all’esterno sia all’interno del casco. La tecnologia Scott AIR fornisce i vantaggi del MIPS Brain Protection System ed è caratterizzata da un metodo costruttivo unico per migliorare ulteriormente la ventilazione.

Per le salite e le giornate più calde c’è il nuovo Centric Plus ideato per avere un casco leggero e performante. Con i suoi 220 grammi si posiziona tra i più leggeri e confortevoli dell’intera gamma. Infine per le prove contro il tempo è stato scelto lo Split Plus. Ottimizzato per avere un coefficiente aerodinamico ideale con qualsiasi posizione della testa, offre un design corto e affilato che risparmia preziosi Watt.

Scott