ROUBAIX (Francia) – E’ persino comprensibile che Tadej Pogacar non faccia salti di gioia, ma ascoltandolo mentre risponde alle domande e guardandolo negli occhi si capisce quale fantastico balsamo sia la vittoria e quanto, per contro, oggi lo sloveno sia davvero stanco. Altre volte è stato sfinito, ad esempio al Fiandre, ma aver vinto aveva trasformato il suo umore. Nonostante fosse al primo assaggio di questa corsa così massacrante, si è mosso da vero campione. Tanto che nel momento stesso in cui è caduto, mancavano 38 chilometri all’arrivo, si era lanciato all’attacco di Van der Poel senza il minimo timore reverenziale. Già da una ventina di chilometri la Parigi-Roubaix si era trasformata in un violento corpo a corpo, la caduta l’ha chiusa.
«Shit happens – dice in inglese – per quella caduta non si può dire altro e me ne scuso. Quando segui una moto da lontano e vedi che gira, capisci che c’è una curva. Ma quando gli sei così vicino e quella gira all’ultimo, allora magari sbagli. Però sono scuse, avrei dovuto sapere che lì c’era una curva. Credo che sia stata un’ottima gara per la nostra squadra. Abbiamo ottenuto un terzo e un quinto posto, non è facile mettere due corridori in top 5. Penso che possiamo tornare l’anno prossimo, di nuovo con una squadra forte, ed essere motivati per giocarci la vittoria».
Ancora loro due
Si sono ritrovati nuovamente in due: Pogacar e Van der Poel. Per un po’ c’è stato anche Philipsen, ma era scritto che non avrebbe retto altri attacchi. Gli altri invece erano già da tempo finiti nelle retrovie per un numero di forature in linea con il tipo di corsa, ma che raramente negli ultimi anni avevano appiedato i favoriti. Ha bucato subito Ganna e dopo di lui anche Pedersen, poi lo stesso Van der Poel, il cui vantaggio però era ormai tale da non destare preoccupazioni.
«Mathieu è un grande campione – spiega Pogacar – e uno dei migliori corridori del mondo. E’ un enorme onore lottare contro lui e, come ho sempre detto, se fossi più giovane e fossi un tifoso di ciclismo, sarebbe il mio idolo. Lottare contro lui mi dà anche un po’ di motivazione supplementare. Quando mi sono ritrovato con lui e con Philipsen ho pensato che mi ero cacciato in una situazione poco felice. Essere in fuga verso un velodromo con due dei corridori più veloci al mondo non è stata esattamente un’idea felice. Poi Philipsen si è staccato e ammetto di aver provato a farlo faticare. Invece Mathieu è stato troppo forte».
Consumo da record
Ha attaccato e risposto agli attacchi. Alla vigilia, il suo nutrizionista aveva spiegato che dalla lettura dei watt si potesse pensare che i tratti in pavé siano impegnativi come salite e la conferma arriva direttamente da Pogacar, che tiene una mano sulla guancia, come un bambino che le prova di tutte per non addormentarsi.
«E’ stata una gara piatta – sorride – ma in termini di potenza penso che sia stata una delle gare più impegnative che abbia mai fatto nella mia vita. Inoltre con quei colpi e tutto lo stress sul corpo, è stata davvero difficile. Forse ho pagato anche l’inesperienza e mi piace pensare che la prossima volta che verrò qui, non la troverò difficile come oggi. Avevo già detto che il mondiale di Glasgow fosse stato la corsa di un giorno più dura, ma oggi credo di averlo superato. Ci sono stati meno rilanci e meno fasi da 600 watt per 30 secondi, però il consumo energetico è stato sicuramente superiore».
Divertito, nonostante tutto
E quando gli chiedono se gli dispiaccia che di qui in avanti non ci saranno ulteriori scontri di questo tipo con Van der Poel, nello sguardo di Pogacar riaffiora il monello dei momenti più allegri, di quando si è divertito pur avendo fatto una fatica bestiale. Stessa cosa quando la domanda riguarda il Tour e se si sia chiesto cosa ci stesse a fare sul pavé, pensanto alla sfida francese.
«Non siate malinconici – dice – faremo altre corse, troveremo altri avversari, metteremo in scena altri duelli. Se mi sono divertito? Un po’, ma non ti diverti mai davvero quando vai a tutto gas per 5 ore. Però sì, è stato davvero bello. Mi dispiace deludervi, non c’è una sola volta in cui abbia pensato ai Tour de France. E’ ancora così lontano, insomma. Il programma nell’immediato prevede che domenica prossima io sia all’Amstel Gold Race, ma vediamo come mi sveglierò domattina».