Vince Van Vleuten, parla Guderzo: «Ho tifato per le azzurre»

01.08.2021
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Tre settimane per se stessa. «E per ritrovare – dice – una parvenza di equilibrio». Tanto è passato dalla fine del Giro d’Italia Donne, ma c’era bisogno di altro tempo per metabolizzare la scelta di Salvoldi e il modo in cui le è stata comunicata. Eppure nel giorno della gara in Giappone, Tatiana Guderzo non ce l’ha fatta a stare lontana dalla tivù. E’ il giorno della Clasica San Sebastian. Van Vleuten ha vinto da sola, Guderzo si è piazzata terza.

«Continuavo a passare davanti a quello schermo acceso – ricorda – in cui scorrevano le Olimpiadi. Mi fermavo e passavo oltre. Mi fermavo e passavo oltre. Ero in casa, sono una che la tiene pulita, ma quel mattino (sorride amaro, ndr) è stata più splendente che mai. Però per gli ultimi 15 chilometri mi sono fermata e ho tifato. Era comunque una gara che meritava attenzione. A prescindere da quanto soffri, alle Olimpiadi bisogna sempre tifare Italia».

A San Sebastian, nelle interviste per la tivù dopo la corsa, Guderzo commentando la Clasica (foto Instagram)
A San Sebastian, nelle interviste per la tivù dopo la corsa, Guderzo commentando la Clasica (foto Instagram)

Van Vleuten, basco olandese

Annemiek Van Vleuten, vincitrice a San Sebastian dopo la crono olimpica. E l’olandese molla gli ormeggi e festeggia con una verve vista raramente.

«La mia prima txapela, finalmente – dice ridendo nelle interviste dopo il podio, dove ha ricevuto il tipico cappello basco consegnato al vincitore – sono sempre stata seconda qui ed ero invidiosa della txapela di chi vinceva. E’ stata una vittoria straordinaria e lo abbiamo fatto tutte insieme. Sono molto orgogliosa della mia squadra. E’ stata una gara dura, la pioggia ha reso tutto il giorno più difficile e io ho pagato il jet lag».

Podio faticoso

Tatiana è all’aeroporto in attesa di prendere il volo verso casa. Dopo quelle tre settimane, ha riattaccato il numero sulla schiena per la Clasica San Sebastian ed è arrivata terza, dietro l’implacabile Van Vleuten e Ruth Winder della Trek.

«Una gara caotica – racconta – un giorno che te lo dice in faccia che te lo devi guadagnare. Mi sono staccata nella prima discesa, perché pioveva e dalla caduta in Australia dello scorso anno, non sono più un drago a scendere sul bagnato. Ho inseguito con le compagne e abbiamo chiuso un buco da un minuto. Poi mi sono ritrovata davanti sullo Jaizkibel e poi in fuga. E alla fine con la Van Vleuten imprendibile, ho fatto quella volata, che se la rifaccio altre dieci volte la perdo sempre. Ma dopo 140 chilometri e 2.000 metri di dislivello, più che essere veloci conta avere ancora qualcosa da grattare».

Arrivo solitario per Van Vleuten: dopo l’oro olimpico della crono, un altro giorno da ricordare (foto Instagram)
Arrivo solitario per Van Vleuten: dopo l’oro olimpico della crono, un altro giorno da ricordare (foto Instagram)

Ritiro rimandato

L’ultimo giorno del Giro a Cormons, a corsa finita ci eravamo ritrovati per caso nello stesso bar. Lei con i suoi tifosi e la sua famiglia e soprattutto lo sguardo esaurito. Pensammo che non l’avremmo più rivista correre. Marina Romoli, seduta con noi, le si era avvicinata facendole capire che le stesse scelte in passato le avevano subite altre e che il sistema era lo stesso da anni. Semplicemente, questa era la prima volta che lei si trovava a subirlo.

«La delusione rimane – racconta – il tempo aiuterà, è come per chiunque insegua un sogno. Andare a Tokyo era l’ultimo sogno di una lunga carriera. Non è stato per niente facile correre il Giro a quel modo, avrei potuto benissimo restarmene a casa, ma voglio che mi si ricordi come un’atleta professionale. Quella sera dopo il Giro anche io pensavo di smettere, però certe cose vanno valutate a mente fredda. La squadra non mi ha fatto pressioni. Mi sono presa tre settimane per me, per stare con i miei nipotini e per… giocare a tennis. Anche se non lo avevo fatto mai. Ho fatto lunghe camminate e alla fine ho ripreso la bici per trovare cose diverse dalla tristezza. E l’ho riscoperta per il bello che è».

Al secondo posto a San Sebastian, l’americana Ruth Winder, 28 anni (foto Instagram)
Al secondo posto a San Sebastian, l’americana Ruth Winder, 28 anni (foto Instagram)

Obiettivo Norvegia?

E così a San Sebastian è partita senza troppe pressioni, maledicendo il giorno di pioggia ma col sorriso, come si fa non avendo nulla da perdere.

«Avevo una serenità che non mi appartiene – ammette – io sono sempre stata un’agonista. Ho cercato di divertirmi, anche perché non ho fatto esattamente la vita da atleta. Forse farò il Giro di Norvegia, ma dipende dai programmi, se cambieranno e se la squadra non vorrà far correre ragazze che quest’anno hanno fatto meno di me. La gamba di questi giorni è lo strascico della condizione del Giro cercata per arrivare al top il 25 luglio. Ma per andare oltre la condizione deve essere alimentata e servono grandi motivazioni. Questo podio è il modo giusto per fare vedere che c’ero e spero di fare ancora bene per salutare le persone giuste come meritano».

Sul podio, Van Vleuten fra Winder e Guderzo (foto Instagram)
Sul podio, Van Vleuten fra Winder e Guderzo (foto Instagram)

Europei, chissà…

Chissà se Salvoldi nel chiuderle la porta di Tokyo le ha chiesto di farsi trovare pronta per europei e mondiali. Sarebbe stato un modo elegante per spiegarle la non convocazione e lasciarle delle nuove motivazioni. Ma sanno loro cosa si sono detti e non saranno state parole dolci, dettate certamente dal momento. Comunque andrà a finire, annotiamo ancora una volta che quando Tatiana porta a casa un bel risultato a noi viene il buon umore. Per questo ieri sera, spenta la tivù e prima che salisse in aereo, le abbiamo detto grazie per aver ravvivato il pomeriggio, sperando di incontrarla alla prossima corsa o dovunque sceglierà di lasciare il segno.

Paternoster Masotti 2021

Fiamme Azzurre: due ragazze, un pistard e il sogno…

13.07.2021
4 min
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La storia delle Fiamme Azzurre nel mondo del ciclismo inizia nel 1992, tanti grandi eventi sono stati quindi vissuti con trepidazione dai dirigenti del gruppo sportivo della Polizia Penitenziaria, ma è chiaro che le prossime Olimpiadi porteranno con sé grande pathos. Intanto per la loro genesi, poi per tutte le difficoltà che comportano. Infine, dulcis in fundo, per le chance che i ragazzi porteranno con sé. Letizia Paternoster per le gare su pista (nella foto d’apertura con il D.T. del Gruppo Fabio Masotti), Marta Bastianelli per la prova in linea e Francesco Lamon per il quartetto dell’inseguimento.

Guderzo, a destra, resta a casa. Paternoster e Bastianelli voleranno invece a Tokyo
Bastianelli e Paternoster voleranno presto a Tokyo

L’Ispettore Superiore Augusto Onori, che cura il Gruppo Sportivo ciclistico con una passione senza pari, parte dall’aspetto generale, del contingente complessivo per affrontare l’argomento: «In totale sono 20 gli atleti delle Fiamme Azzurre qualificati per i Giochi Olimpici di Tokyo, un record storico per il nostro Gruppo Sportivo, che supera quello di Rio de Janeiro 2016 dove furono presenti 19 rappresentanti del Corpo di Polizia Penitenziaria e nel ciclismo ci presentiamo sulle linee di partenza con tre titolari qualificati, un numero importante in questo contesto che ci riempie di soddisfazione. Non va poi dimenticato che del contingente fa parte anche l’Assistente Capo Carlo Buttarelli, meccanico delle bici azzurre».

Vi aspettavate un numero simile di presenze all’inizio del quinquennio olimpico?

Considerando che la sezione ciclismo di Fiamme Azzurre consta di 6 atleti (2 uomini e 4 donne) penso che l’obbiettivo programmato sia stato ampiamente raggiunto. Come Sezione qualificare tre atleti lo riteniamo un ottimo risultato, sapevamo che il nostro potenziale tra tecnica, qualità ed esperienza è molto alto e aver piazzato questo numero di atleti lo riteniamo un risultato più che positivo.

Buttarelli 2021
Campionati Italiani di Monopoli: il meccanico Carlo Buttarelli opera gli ultimi ritocchi
Buttarelli 2021
Campionati Italiani di Monopoli: il meccanico Carlo Buttarelli opera gli ultimi ritocchi
Le Olimpiadi arrivano con un anno di ritardo: quanto ha condizionato i ragazzi questa sosta imprevista e così lunga?

Ovviamente noi, come tutto il mondo sportivo dell’alto livello, arriviamo all’appuntamento più importante con molte difficoltà, principalmente dovute nell’ultimo anno. La mancanza di competizioni, con i nostri atleti (purtroppo nessuno escluso) che hanno contratto il Covid-19 con le conseguenze post contagio ha allungato la ripresa.

La Paternoster arriva alle Olimpiadi con mille incognite legate a quanto ha passato nell’ultimo anno. Voi come gruppo sportivo come le siete stati vicini?

Paradossalmente per la Paternoster lo slittamento è stata una fortuna, in quanto ha potuto recuperare da un infortunio che nel 2020 l’avrebbe esclusa dai Giochi. L’infortunio le ha creato non poche difficoltà sotto tutti i punti di vista, psicologico e tecnico. Il recupero comunque procede e questo grazie anche alla collaborazione con i club esterni, che permettono di crescere e migliorare sotto il profilo della performance.

Guderzo Pechino 2008
Il momento più alto della sezione ciclistica delle FF.AA.: il bronzo della Guderzo ai Giochi 2008
Guderzo Pechino 2008
Il momento più alto della sezione ciclistica delle FF.AA.: il bronzo della Guderzo ai Giochi 2008
Quanto c’è di vostro nella gestione della sua ripresa, avete avuto voce in capitolo nella costruzione del cammino per farla tornare abile per i Giochi?

Come Gruppo Sportivo è nostro dovere istituzionale monitorare tutte le fasi dell’atleta, la guarigione è chiaramente l’obiettivo primario. Lo Staff del G.S. Fiamme Azzurre sta sempre vicino all’atleta, autorizza i raduni e le gare che richiede la struttura tecnica federale per prepararci per partecipare e vincere un’Olimpiade. Ritengo che il nostro lavoro abbia contribuito a non affrettare i tempi, dando supporto non solo alla Paternoster, ma a tutti i componenti del Gruppo.

Che cosa rappresenta per voi la presenza della Bastianelli recuperata quasi all’ultimo momento?

Il debutto olimpico della Bastianelli in Giappone, a coronare una lunghissima carriera, è per noi un particolare motivo di soddisfazione. Crediamo proprio che per le sue distintive caratteristiche, secondo i piani tattici del C.T.Nazionale Dino Salvoldi, il suo ruolo sarà di “jolly” qualora si configurasse un arrivo a ranghi compatti dove in questo caso Marta può effettivamente giocarsi legittime chance. Mi resta però un po’ di rammarico per l’assenza di Tatiana Guderzo, con la bellezza di 4 partecipazioni olimpiche e di Michele Scartezzini. Ho parlato tutti i giorni con Michele e so che la preparazione che abbiamo fatto sarà importante per costruire l’appuntamento per Parigi 2024.

Rammarico anche per l’esclusione di Michele Scartezzini, che ha reagito con grande sportività
Rammarico anche per l’esclusione di Michele Scartezzini, che ha reagito con grande sportività
In confronto agli altri sport, quanti saranno gli atleti delle Fiamme Azzurre presenti a Tokyo e che cosa vi aspettate da questa rassegna olimpica?

Il ciclismo targato Fiamme Azzurre ha partecipato ai Giochi ininterrottamente dal 1996: speriamo nelle medaglie su pista contando su un effetto sorpresa con la Bastianelli. Vedremo come andrà, l’importante è che abbiamo la coscienza di aver completato il percorso di avvicinamento, lungo addirittura 5 anni, come meglio non si poteva.

Guderzo, dal Matajur parole pesanti quanto un addio

10.07.2021
5 min
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«Volevo dimostrare qualcosa – dice Tatiana Guderzo – e credo di averlo fatto. Ho sempre detto che il mio sogno finale, l’ultimo obiettivo era andare alle Olimpiadi. Salvoldi mi ha tolto questo sogno e spero che la sua scelta sia corretta. Io credo, come sempre quando ci sono gare importanti, che sarei stata pronta».

Dalla cima si vede il mare, il Monte Matajur stacca dal bosco con tornanti e tratti dritti nel bosco. Nelle taverne sei paesi sotto si riconoscono vecchie foto in bianco e nero dei giorni di Caporetto, ma qui la battaglia è stata ugualmente aspra. La nona tappa del Giro d’Italia Donne si è conclusa da pochi minuti con il dominio della SD Worx che corre in modo a dir poco insolito. La squadra della maglia rosa e delle prime due posizioni della classifica, ha mandato la seconda della generale sulle orme della Longo Borghini, partita all’attacco per dare un’altra impronta al suo Giro.

Il Matajur finisce nella bacheca della sudafricana Moolman
Il Matajur finisce nella bacheca della sudafricana Moolman

Un arrivo dantesco

Quando sul traguardo passa Tatiana Guderzo, fatto il conteggio delle italiane, ci rendiamo conto che la vicentina, ottava al traguardo, è stata la prima dopo Marta Cavalli. E facendo la somma delle parole dei giorni scorsi, commentando l’esclusione dalla squadra olimpica e le motivazioni sgretolate, c’è da scommettere che dopo aver preso fiato, Tatiana avrà qualcosa da dire.

«I primi chilometri sono stati lentissimi – dice – con la fuga davanti che ci teneva tranquilli. Sul secondo gpm il ritmo è aumentato e quando la SD Worx si è messa a inseguire, la musica è cambiata. Ai piedi della salita finale avevamo già ripreso le tre fuggitive. Il Matajur non l’avevo mai visto e ho scoperto che se non conosco la salita, non so cosa mi aspetto e soffro meno».

Intorno le ragazze sono sedute sull’asfalto, bevono, si dissetano e recuperano il battito. Uno scenario dantesco. Tatiana raccoglie le ginocchia al petto e le cinge con le braccia.

La piccola Realini ha lottato con le migliori anche sul Matajur. Ha 18 anni e grinta da vendere
La piccola Realini ha lottato con le migliori anche sul Matajur. Ha 18 anni e grinta da vendere
Volevi dimostrare qualcosa?

E non l’ho fatto a parole o chiedendo fiducia, ma con i fatti. Oggi mi sono tolta una piccola soddisfazione personale. Di essere ritornata davanti al gruppo con le migliori. E questa è una bella dimostrazione per le persone che mi sono rimaste veramente vicine e sono poche. Tutti questi sacrifici sono per loro.

Sei partita per il Giro sapendo che non saresti andata a Tokyo: è stato difficile digerire le fatiche di questi giorni?

Mi è stato detto con una telefonata il giorno prima che partisse la corsa. Quindi credo che sia stata una doppia bastonata. Chi mi conosce sa che non dimostro mai quanto soffro, ma diciamo che se il cuore può sanguinare, il mio lo sta facendo.

Dicesti che avresti corso anche quest’anno proprio per andare alle Olimpiadi…

Altrimenti avrei smesso, lo confermo. Avevo un sogno: i 5 cerchi per 5 volte. E non parlo di una convocazione per il mio nome o la storia passata. In Giappone sarei stata un’atleta in condizione, che per l’ennesima volta avrebbe dato tutto per quella maglia.

Riesci a immaginare la tua stagione da lunedì mattina?

E’ difficile quello che sto provando a gestire. Diciamo che arriverò a domani sera e poi mi prenderò del tempo per riflettere su quello che sarà. Concludo questo Giro con dei bei piazzamenti, che dicono che sto bene. Un po’ di soddisfazione e una sofferenza che va oltre ogni immaginazione.

Un po’ di recupero per Guderzo sul Matajur, dopo il suo ottavo posto
Un po’ di recupero per Guderzo sul Matajur, dopo il suo ottavo posto

La prova dei fatti

Sul palco si succedono le premiazioni. Le ragazze arrivano sgranate in una lenta scalata del calvario. Tatiana scambia due parole con Christiano, il suo massaggiatore alla Alè BTC Ljubljana e quello che si coglie è che la grande giornata le resterà per se stessa. Poi la vicentina tira su la lampo e rimette il casco. Nella discesa fino al pullman troverà i momenti per smaltire la sua amarezza. L’Italia andrà a Tokyo con quattro ragazze che daranno l’anima. Difficile dire se una di loro abbia occupato una sedia non sua. Salvoldi ha fatto le sue scelte, la condotta delle ragazze in Giappone dirà se ci ha visto giusto. Dopo tanti anni quell’azzurro vestirà altre spalle. Accettarlo per Tatiana sarebbe stato comunque difficile.

Guderzo (in gran forma) ha nel mirino il quinto giro di giostra

26.06.2021
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La maglia azzurra è la sua seconda pelle e Tatiana Guderzo in questo inedito anno olimpico sta dando fondo a tutta la solita grinta per aggregarsi alla spedizione di Tokyo. Sarebbe il suo quinto giro di giostra olimpico, rientrando così in una ristretta cerchia di atleti italiani (che hanno vinto almeno una medaglia) in compagnia, giusto per citare i più celebri, di miti assoluti come Pietro Mennea e Federica Pellegrini ,oppure come i marciatori Abdon Pamich e Giovanni De Benedictis, le fondiste Manuela Di Centa e Stefania Belmondo.

Quasi tutti olimpionici che provengono da uno sport di endurance e la vicentina della Alè BTC Ljubljana – che compirà 37 anni il prossimo 22 agosto e che aveva conquistato il bronzo a Pechino 2008 dietro Nicole Cooke ed Emma Johansson – sa che non bisogna lasciare nulla al caso: i recenti podi al campionato italiano sia a crono (terza) sia in linea (seconda) le danno una bella iniezione di fiducia, mettendola ulteriormente in luce qualora ce ne fosse stato bisogno.

Terza nella crono tricolore di Faenza, per lei un risultato inatteso
Terza nella crono tricolore di Faenza, per lei un risultato inatteso
Tatiana, zitta zitta, sei sempre lì.

Non mollo, figuriamoci poi in un’annata a cinque cerchi che mi da tanta motivazione. Il 2020 è stato una batosta morale con le Olimpiadi posticipate ed una stagione seriamente condizionata dal covid. Spostare di un anno gli impegni, in uno sport di fatica come il ciclismo, non è semplice ma ci sono e sono pronta.

In effetti agli italiani ti abbiamo vista davvero in forma.

Sì, è vero, sto bene e anche il peso, che è sempre stato l’ago della bilancia delle mie prestazioni, è quello giusto per fare buone corse. Ad esempio del terzo della crono (lei che aveva già vinto cinque tricolori di specialità, ndr) sono un po’ sorpresa perché non pensavo di andare così bene in un percorso così impegnativo. Mi ha rasserenata e posso sognare Tokyo.

Risultati che ti danno morale per una possibile convocazione olimpica?

Assolutamente sì, anche perché sento che la condizione è in crescita e con ancora tanto margine. Sono una papabile e mi piacerebbe partecipare, sarebbe la mia quinta partecipazione. Vi confesso che non vedo l’ora che il c.t. Salvoldi comunichi la lista definitiva (prevista per lunedì 28 giugno, ndr) così potremo programmarci tutti.

Tu hai sempre la battuta pronta per sdrammatizzare, ma se non dovesse arrivare la chiamata?

Non voglio pensarci, confesso anche che per me l’esclusione sarebbe un duro colpo perché alla mia età gli obiettivi diventano pochi e precisi. Spero proprio non accada ma se dovesse succedere bisogna guardare avanti come sempre e rialzarsi.

Anche perché poi a settembre ci saranno europei e mondiali e fra poco, a inizio luglio, il Giro d’Italia. Sono tutti grandi obiettivi.

Esatto e c’è anche la gara in Francia del Tour (la Course by Le Tour, si svolge oggi, ndr) in cui vorrei andare bene. In base alle convocazioni è chiaro che disputerei il Giro con motivazioni diverse, però sempre per fare molto bene.

Cosa rappresenta per te vestire la maglia della nazionale, con la quale hai vinto tante medaglie?

E’ una sorta di richiamo, un fuoco interno che mi si accende ogni volta che ci penso o che c’è un appuntamento internazionale. Per me è sempre stato un orgoglio essere una portabandiera del mio Paese ed indossare la maglia azzurra. Non mi bastano mai quelle già vestite. Vorrei trasmettere amore, grinta ed emozione alle nuove ragazze, perché è un onore ed un onere pedalare per la nazionale.

Tatiana Guderzo, Innsbruck 2018
Tatiana Guderzo, il bronzo di Innsbruck 2018 è stato un momento di altissima intensità
Tatiana Guderzo, Innsbruck 2018
Tatiana Guderzo, il bronzo di Innsbruck 2018 è stato un momento di altissima intensità
Si parla di un tuo possibile ritiro già da qualche anno e anche a fine stagione. Noi diciamo che ti rivedremo anche nel 2022. Ci sbagliamo?

Non lo so davvero, non mi sbilancio, dovrò vedere come vanno le cose. Adesso non ci penso, anche perché avrei dovuto chiudere la carriera a fine 2018 dopo il terzo posto al Mondiale di Innsbruck poi per un motivo o l’altro, che ancora non conosco, mi sono lasciata convincere a continuare. E non potevo nemmeno ritirarmi l’anno scorso dopo che la brutta caduta a febbraio in Australia (le capitò alla Cadel Road Race in cui le si spezzò in due la bici e il casco le salvò la vita, ndr) che mi aveva compromesso tutta la stagione. Ora spero di andare a Tokyo, poi vedremo tutto il resto.

Elisa tricolore fra i trulli e adesso? «Un tuffo al mare!»

20.06.2021
5 min
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Quattro chilometri all’arrivo e dieci atlete al comando. L’ultima salita di Gorgofreddo non ha segnato la differenza che ci si aspettava. Soprattutto per la stra-favorita, Elisa Longo Borghini. La tensione a questo punto è altissima. E allora in questo finale proviamo ad entrare nella testa della piemontese, oggi in maglia Fiamme Oro, tra gli splendidi scorci della Costa dei Trulli, in Puglia.

Nervi saldi

Adesso non è facile, deve aver pensato Elisa Longo Borghini. Come scatto? Quando scatto? Domande alle quali risponde direttamente lei. «Ho visto le ragazze che erano con me un po’ in difficoltà e sono andata. Ho capito che quello era il momento giusto. Avevo davvero tanta voglia di vincere. Volevo questa maglia a tutti i costi e l’ho cercata fino all’ultimo metro, tanto che mi sono girata solo una volta e ho visto che avevo preso un buon margine. Ho mollato solo ai 200 metri. Sapete, bisogna anche imparare a godersele le vittorie».

Elisa si sposta su un lato e scarica tutti i cavalli sulla sua Trek. Un metro, due, cinque… scappa via. Dietro si allungano e non possono far altro che inseguire. Sono state tutta la corsa a controllare, a cercare di imbrigliare la Longo Borghini, ma alla fine la più forte è andata. Non è stato facile correre da super favorita. Elisa ha passato tutto l’italiano nel ruolo di “squalo tra le sardine”.

L’arrivo di Elisa Longo Borghini a Castellana Grotte (foto Ossola)
L’arrivo di Elisa Longo Borghini a Castellana Grotte (foto Ossola)

Elisa tricolore

Poteva fare il colpo grosso, ma anche restare a bocca asciutta. Le Fiamme Oro hanno controllato bene e alla fine la gara è stata più chiusa di quello che ci si poteva aspettare. I vari attacchi portati hanno fatto davvero poca selezione. Anzi, la prima vera selezione l’aveva fatta la stessa fresca tricolore a crono a circa 30 chilometri dall’arrivo. E anche in quel momento era stata francobollata, soprattutto da Soraja Paladin. Quando la corsa si mette così non è facile, neanche se hai una marcia in più.

«Ho fatto tutta la corsa con gli occhi addosso e serviva freddezza mentale – dice Elisa Longo Borghini – bisognava capire che se non le avessi staccate tutte in salita mi sarei potuta giocare le mie carte nel finale. Sono abbastanza veloce in un italiano e questo mi dava sicurezza, ma stavo molto bene e ho voluto provarci lo stesso. Prima però ho lasciato giocare le carte alle mie compagne, perché se lo meritavano. Abbiamo corso bene e abbiamo sfruttato con intelligenza la nostra superiorità numerica».

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Il podio con Longo Borghini, Guderzo e Sanguineti (foto Ossola)
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Il podio con Longo Borghini, Guderzo e Sanguineti (foto Ossola)

Che Guderzo!

La piazza di Castellana Grotte è un bagliore di luce, come spesso accade nei paesini pugliesi di quelle zone con la pietra bianca che domina la scena. Qualche secondo dopo sfilano sull’arrivo Ilaria Sanguineti e Tatiana Guderzo. L’eterna vicentina salta di maestria l’atleta della Valcar negli ultimi 100 metri.

«La Longo – dice la Guderzo appena dopo l’arrivo – ha sempre una marcia in più. E’ stata una gara dura, all’insegna del sacrifico. Alla fine la maglia tricolore va sulle spalle di chi ci crede di più, ma oggi ha vinto colei che era nettamente più forte. Da parte mia sono felice per il mio secondo posto.

«E’ stata una corsa facile nella prima parte – ha aggiunto in un secondo momento la portacolori delle Fiamme Azzurre – e molto più complessa nella seconda. C’era tensione con tante giovani in gruppo, il vento… Io poi ero anche emozionata e non stavo benissimo di stomaco, forse proprio per l’emozione. Il finale? Dovrei rivederlo, ero talmente a tutta che ho quasi un vuoto. So solo che ho dato il massimo e nel chilometro finale ho ripreso la Sanguineti e l’ho saltata nel finale». 

Ed è un secondo posto che sa di classe, di esperienza, di entusiasmo. Tatiana sa ancora esaltarsi e magari potrebbe fare anche un pensierino a Tokyo.

«Mi metto nei panni di Salvoldi – riprende la Guderzo – che in effetti non ha avuto molte occasioni, soprattutto con le pistard, di vedere le ragazze, ma mi piacerebbe che le convocazioni fossero fatte prima, almeno ai due mesi dall’evento. Dispiace che come Nazionale siamo gli ultimi a non avere ancora i nomi. E questo non ha fatto che aggiungere tensione alla gara. Io spero che questi nomi arrivino presto perché così è snervante».

Strade strette e suggestive (foto Ossola)
Strade strette e suggestive (foto Ossola)

Non era facile

Elisa è praticamente certa di andare a Tokyo, invece…

«Sì, però manca l’ufficialità – dice la neotricolore – Ma voglio ragionare passo dopo passo. Adesso c’è il Giro che affrontare con la maglia tricolore è sempre speciale e poi ci sono le Olimpiadi. E questo è anche il modo migliore per prepararle».

Dopo il titolo contro il tempo di venerdì, Elisa Longo Borghini poteva anche essere appagata. In fin dei conti di campionati italiani ne aveva già vinti sette (questo è l’ottavo). Invece ha lottato davvero come uno squalo. E le sardine se le è mangiate di forza e di astuzia.

«E’ stata una corsa bellissima, in posti meravigliosi – ha detto Elisa a caldo sul palco – Con l’occhio ho visto Alberobello e a bordo strada c’era sempre tanto tifo, un tifo molto caloroso».

Ma tutta la trasferta pugliese è stata divertente ed emozionante per lei e per le sue compagne.

«Sono arrivata in aereo già venerdì sera dopo la crono. Il momento più caotico è stato andare a prendere l’aereo a Bologna, visto che l’antidoping è andato un po’ per le lunghe, ma alla fine alle 22 ero già in hotel. Ieri una sgambata sul percorso e oggi una giornata di fuoco. E per questo adesso scappo per andare a fare un bel bagno al mare!».

Percorso troppo duro e spettacolo bloccato?

25.04.2021
3 min
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Visto quanto detto ieri con Davide Arzeni, diesse della Valcar, e viste le voci dopo le ricognizione da parte delle atlete stesse, ci si aspettava una Liegi-Bastogne-Liegi decisamente più selettiva, con arrivi ben più scaglionati. Il percorso era duro, molto duro.

Ma come spesso accade nel ciclismo moderno, quando si è di fronte a tracciati sin troppo selettivi si rischia di avere l’effetto contrario: cioè bloccare la corsa e di conseguenza anche lo spettacolo. Con questo sia chiaro non vogliamo dire che le ragazze non si siano impegnate, ci mancherebbe. La selezione da dietro sulla côte finale dice tutto.

Allora ci si chiede: ma serve davvero indurire i tracciati? 

Tatiana Guderzo (36 anni) appena dopo la Liegi
Tatiana Guderzo (36 anni) appena dopo la Liegi

Parola alla Guderzo

Più o meno della nostra opinione è Tatiana Guderzo.

«Continuare a rendere sempre più dure gare che già di per sé sono impegnative non sempre significa avere una maggiore performance degli atleti – spiega la portacolori della Alé Btc Ljubljana – o comunque sia garanzia di attacchi da lontano. A volte si rischia di intimorire l’atleta e le squadre. A cosa è servito aggiungere la penultima côte? Io non l’avrei messa proprio. Oggi abbiamo avuto bel tempo, e nonostante tutto quando siamo partite c’erano 3-4 gradi, ma se avesse piovuto cosa sarebbe venuto fuori? La Liegi è garanzia di durezza, di grande gara perché serviva indurirla? Dunque può succedere anche questo: che si blocchi un po’ la gara.

«E’ pur vero che il livello si è alzato molto e questo può rendere la gara anche più anomala per noi donne. Bisogna considerare infatti che ormai molte squadre hanno le seconde punte che potrebbero essere capitane in altri team e ci sta che la gara sia più controllata».

Vediamo tra poco cosa succederà tra gli uomini. Magari per loro che hanno più “cavalli” questo percorso più duro sarà più adatto. E assisteremo ad una gara più spettacolare.

Il premio della Liegi Bastogne Liegi, una delle cinque classiche monumento
Il premio della Liegi Bastogne Liegi, una delle cinque classiche monumento

Godersi ogni gara

La Guderzo però non è arrabbiata. Parla con serenità e spiega le cose con lucidità ed esperienza. Mentre cerca di recuperare, ma anche lei non sembra stanchissima, Tatiana sorseggia un po’ d’acqua. Ha ancora i gambali addosso. Come lei in molte non si sono spogliate e in effetti anche se c’è il sole, l’aria è molto più rigida rispetto ai giorni scorsi.

«Per quel che mi riguarda, non sono ancora soddisfatta di me. Non sono riuscita a stare con le prime sulla penultima côte. La gamba però sta crescendo e questo è importante. Adesso si torna a casa, ma giusto due giorni perché poi si riparte per il Lussemburgo. Altri due giorni a casa e altra partenza per la Spagna. Mi aspetta un bel mesetto insomma. Ma sì dai, mi godo tutte le gare che arrivano fino a fine carriera!».

Noemi Cantele

La nuova vita di Noemi, coach dell’arredamento

09.01.2021
6 min
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Noemi scattava col rapporto e le mani sotto, ma dopo una corsa, qualsiasi essa fosse, quel che ti restava negli occhi era il suo sorriso. Bionda, con lo sguardo laser quando puntava e quello scanzonato nel resto del tempo, sfrontata e timida, se ne andò dal ciclismo senza troppe celebrazioni dopo i mondiali di Firenze del 2013 con 36 vittorie nel paniere.

«In vita mia ho sempre organizzato ogni cosa – sorride – ma l’uscita dal ciclismo no. Ho pensato: e adesso cosa faccio? Così mi sono iscritta a vari corsi di formazione, io che già quando correvo mi facevo seguire dal mental coach, anticipando i tempi. Di colpo mi mancavano gli obiettivi, abituata com’ero ad averne. La prima cosa che feci fu abbandonare la bici, con l’obiettivo di trovare qualcosa che mi appassionasse per farne un lavoro, lontano dal ciclismo».

Tatiana Guderzo, Noemi Cantele, Mendrisio 2009
Sul podio di Mendrisio con Tatiana Guderzo: Noemi è terza, ma poteva vincere
Tatiana Guderzo, Noemi Cantele, Mendrisio 2009
Sul podio di Mendrisio, 3ª dietro Guderzo e Vos

Nuova identità

Il tempo non è passato. Scorrendo le foto su Instagram sembra di avere davanti la ragazza di allora: lei e la sua bici. Non avevi detto di averla abbandonata?

«Quella è la seconda parte della storia – dice lasciando intuire un finale diverso – ma la racconto dopo. Dicevo… Ero lì senza un lavoro. Mi avevano cercato Bianchi e Assos, anche perché sono laureata in Economia e poteva far comodo. Però dissi di no. Dovevo scardinare Noemi la ciclista, per costruirmi una nuova identità. Ho preso quello che ero e l’ho messo via. E’ stata una sfida. Se mi chiedessero di farlo ora, con quello che ho adesso, sarebbe difficile. Allora fu diverso, perché la vita in bicicletta lo sai che prima o poi finisce».

L’arredatore

La prima svolta arriva quando cambia casa e si mette a osservare l’arredatore. Iniziano a parlare. E quando lui le chiede che cosa faccia, lei risponde che è disoccupata.

«E lui cosa fa? Mi propone di seguirlo – dice Noemi – e così adesso… vendo cucine. Tutto da autodidatta, prima seguendo lui e poi da sola. Seguo i clienti. Non ho un negozio fisico, ma ho creato il mio modo di lavorare e sono in società con mio fratello. La sede è in Ticino, io vivo a Varese. Sono coach dell’arredamento. Ho il mio sito e un obiettivo: aiutare le persone a costruire la loro casa. Il bello è che ho incontrato altra gente del ciclismo. Una delle prime aziende con cui ho lavorato è stata la Record Cucine, che sponsorizzava la squadra di Caneva. Non c’è più il papà, ma si tratta sempre della famiglia Seten. Devo tanto alla mia storia di ciclista. E a volte capita un fornitore che mi guarda e mi dice: “Mi pare di averti già visto” perché qualcuno ancora si ricorda».

Noemi Cantele, Giorgia Bronzini, Copenhagen 2011
Cantele decisiva anche nel mondiale di Giorgia Bronzini a Copenhagen nel 2011
Noemi Cantele, Giorgia Bronzini, Copenhagen 2011
Decisiva anche per il 2° mondiale di Bronzini a Copenhagen

La seconda svolta

Il bello delle svolte è che se riconosci la prima, dopo un po’ ti accorgi che ce ne sono in continuazione. C’erano anche prima, ma non le vedevi.

«Infatti 3-4 anni fa mi chiamano – la voce si fa intrigante – e mi propongono un’iniziativa di beneficienza. A queste cose dico sempre di sì, ancor prima di chiedere che cosa sia. Per cui accetto e poi domando. Viene fuori che si tratta di correre la 24 Ore di Monza a squadre. In bici, ovviamente. Cosa faccio? Devo allenarmi, non vado in bici da almeno tre anni. Mi ricordo di avere ancora un rullo, lo spolvero e lo tiro fuori. Avevo la vaga idea di cosa potesse essere girare in gruppo a 40 all’ora. Ho fatto un mese di rulli e quando sono stata a correre… mi sono esaltata».

Noemi Cantele, Tatiana Guderzo, tricolori 2011
Nel 2011 vince finalmente il campionato italiano in Sicilia su Guderzo
Noemi Cantele, Tatiana Guderzo, tricolori 2011
Nel 2011 finalmente il tricolore su Guderzo

Bentornata bicicletta

Come un vecchio teatro impolverato in cui riaccendi le luci e riconosci lo scrosciare degli applausi, la bicicletta torna a far sentire la sua voce.

«Ero ripartita – racconta Noemi – ma non mi bastava. Così nel 2019 ho deciso di partecipare a una mezza maratona. Avevo bisogno di fare di più e ho preso un allenatore, pur sapendo che per me la corsa a piedi era sempre stata disastrosa. Dalle unghie dei piedi che diventavano nere a tutti gli altri acciacchi. E comunque partecipo alla mezza maratona di Chia, in Sardegna. Bella. Panoramica. Sul mare. Ma con certi strapponi al 15 per cento da piegare le ginocchia. E mi piace anche quella. Più fatico e meglio sto. E così, rassegnata davanti al fatto che la sofferenza mi piace, ho ripreso ad andare in bici. Le tabelle di Luca Filipas, per tre uscite a settimana. Poi ho comprato il misuratore di potenza. E insomma… è un anno che mi alleno».

Noemi Cantele, Gp Liberazione Crema 2012
Vince il Gran Premio Liberazione, che si corre a Crema nel 2012
Noemi Cantele, Gp Liberazione Crema 2012
Vince il Liberazione 2012, che si corre a Crema

Pazza idea

Adesso lo dice: la sensazione si attacca alla mano che intanto scorre sul foglio. Adesso dice che torna a correre e pensa alle Olimpiadi. Poi la sensazione diventa una domanda, che la fa ridere.

«Ho fatto un test – spiega Noemi – perché si può sempre migliorare e ho scoperto che il fisico me lo permetterebbe. Sembra strano dirlo a un giornalista, ma a un certo punto… Finché ho visto in tivù la caduta di Chloe Dygert al mondiale della crono e ho sentito che quell’aspetto non mi manca. Ho pensato che i miei momenti li ho avuti, ora ho il mio lavoro che è una passione. Forse c’era già, ma non l’avevo mai approfondita. E nel frattempo vado sempre in bicicletta per il piacere di farlo. La bici mi ha aiutato tanto nel lockdown. E’ benessere. Mi aiuta a scaricarmi».

Monia Baccaille, Noemi Cantele, Giorgia Bronzini, Tatiana Guderzo, Olimpiadi Londra 2012
Baccaille, Cantele, Bronzini, Guderzo, presentazione delle squadre alle Olimpiadi Londra 2012
Monia Baccaille, Noemi Cantele, Giorgia Bronzini, Tatiana Guderzo, Olimpiadi Londra 2012
Baccaille, Cantele, Bronzini, Guderzo: Londra 2012

Un ciclismo diverso

Un angolo della mente pensa: peccato! Ma la curiosità è tanta e il viaggio continua, tra i ricordi comuni e le cose ancora da scoprire.

«Non sono sparita del tutto – dice Noemi – ogni tanto vado alla corsa di Cittiglio. Ogni tanto sento Giorgia (Bronzini, ndr), oppure Elisa Longo Borghini. Le corse le guardo ancora, come sempre. Il Tour, il mondiale. Per me il ciclismo resta una grandissima passione. Forse in quel voler chiudere iniziale c’era un po’ di stanchezza, non vedevo un futuro là dentro, anche se per molti versi e per comodità, avrei fatto prima a rimanere. Ho benedetto la mia laurea, che oggi mi serve in quello che faccio. Era un ciclismo diverso. Ho smesso quando le grandi squadre iniziavano ad arrivare. Non era ancora il mondo dei social, che oggi fa la differenza. E il ciclismo femminile era svantaggiato. Non c’era la diretta, quasi non mi conoscevano neppure a Varese…».

Noemi Cantele, mondiali Firenze 2013
A Firenze nel 2013 corre l’ultimo mondiale poi si ritira
Noemi Cantele, mondiali Firenze 2013
Nel 2013 corre il mondiale di Firenze, poi si ritira

Incredibile Londra

Le corse. La gente. Gli applausi. La disciplina. L’onestà di rispettare il gioco di squadra. Cosa resta di quel mondo nelle giornate di Noemi?

«Tra i ricordi più belli – racconta Noemi – metto i campionati italiani del 2011 su strada, in Sicilia. Li inseguivo da anni e non c’ero mai riuscita. Poi il mondiale di Mendrisio: se non ci fosse stata davanti Tatiana (Guderzo, ndr), avrei avuto le gambe per giocarmela. E poi come emozione dico le Olimpiadi di Londra, anche se erano le terze che facevo. Per il pubblico, una cosa incredibile. Ci sarà stato un milione di persone, come essere dentro una specie di centrifuga. Magari un professionista vive le stesse cose sull’Alpe d’Huez, ma a me non era mai successo».

Il resto è un chiacchierare fra persone che non si vedono da tempo e cercano in poche battute di dipingere il quadro del tempo andato. Sopra il racconto frettoloso degli ultimi anni e le interessanti anticipazioni sui prossimi, resta il ricordo di quegli scatti e dei sorrisi dopo l’arrivo. Speriamo solo che per risentirsi non debbano passare altri sette anni.

Tatiana Guderzo e Giorgia Bronzini

Guderzo cittì? Bronzini ti dà qualche dritta

21.12.2020
4 min
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Tatiana Guderzo sogna di fare il tecnico della nazionale femminile. Uno sogno sì, ma anche un obiettivo concreto per la veneta, che a fine stagione dovrebbe appendere la bici al chiodo. Tatiana, un palmares lungo così… come quello di Giorgia Bronzini, anche lei campionessa salita in ammiraglia, quella Trek-Segafredo, tre anni fa.

Tatiana in queste settimane ha partecipato al corso di direttore sportivo che la FCI ha indetto per gli atleti. Il suo cammino è già iniziato pertanto. Ma vogliamo “darle una mano” in più e per questo abbiamo chiamato in causa proprio la Bronzini. Giorgia, che la conosce alla grande, le dà qualche dritta. Ne hanno condivise di sfide insieme, anche in azzurro, loro due.

Giorgia Bronzini
Bronzini sta per iniziare il terzo anno sull’ammiraglia della Trek Segafredo (foto Billiani)
Giorgia Bronzini
Bronzini sta per iniziare il terzo anno sull’ammiraglia della Trek Segafredo (foto Billiani)

Tranquillità first

«Stare tranquilla. E’ la prima cosa che mi sento di dirle – dice Giorgia – Tatiana avvertirà il passaggio dall’essere la compagna di stanza e il giorno dopo dire a quella stessa atleta: scendi alle 8 per la colazione, si parte alle 9… Altro aspetto è che rischia di essere messa in difficoltà da questo essere amiche e quindi di favorirne qualcuna. E’ un rischio, ma questo sta anche alla professionalità delle atlete. Io tratto Longo Borghini e Cordon-Ragot allo stesso modo. E loro stesse non hanno mai pensato di farmi una telefonata approfittando dell’amicizia. Hanno facilitato il mio lavoro. Ormai le ragazze sono professionali e sono certa che sarà rispettata.

«Se le senatrici possono aiutarla? Da un lato sì, ma non deve farsi prendere la mano. Io cerco di essere oggettiva e di arrivarci da sola».

Computer, elasticità, memoria

«Cara Tatiana fattene una ragione, ma dovrai stare parecchio tempo al computer. E io lei non ce l’ho mai vista! Pc, tastiera, organizzazione della giornata in tabelle».

«Poi, dovrà essere elastica. E’ una qualità che servirà senz’altro, ma questo lei lo sa. Gli imprevisti ci saranno sempre. Sempre con una “S” gigantesca. Tu fai dei progetti che poi all’ultimo vengono modificati, ma avendo corso è un passo avanti. Causa-effetto e cambiano le regole del gioco, ma ripeto, Tatiana sarà “un master” in tal senso, sono cose ha vissuto e nelle quali se l’è sempre cavata bene.

«Le servirà poi avere memoria. Dovrà ricordarsi nomi e mansioni di tutte le persone con cui avrà a che fare. Si accorgerà presto che non sono poche. Quando ero un’atleta dovevo ricordare quei 7-8 nomi delle compagne e via. Adesso invece ci sono sponsor, segretario dello sponsor, tecnici… Io nella mia rubrica metto nome, cognome, e poi azienda, mansione, nickname… Magari Tatiana avrà più memora di me, l’importante è che sia preparata ad ampliare il suo “database”».

Tatiana Guderzo, Sarcedo, tricolori 2020
Tatiana Guderzo al campionato italiano 2020
Tatiana Guderzo, Sarcedo, tricolori 2020
Tatiana Guderzo al campionato italiano 2020

Sogno possibile

Come tutti e come in tutte le cose anche la Guderzo-tecnico avrà dei punti di forza e di debolezza. Punti che chi meglio di Giorgia può dirci?

«Un punto di forza è che Tatiana riesce a trasportare. E’ una leader del gruppo per come parla, per come si pone. Lei stimola, colpisce e crea curiosità, aspetto importante. Avrà un bell’effetto sulle ragazze e saprà farsi rispettare.

«Una debolezza: è troppo buona! Magari potrebbe farsi intenerire. Sai, noi donne abbiamo una sensibilità molto border line. E’ come con i cuccioli! Poi questo aspetto dipenderà molto da che nazionale avrà se junior o elite. Una ragazzina di 17-18 anni potrebbe avere problemi familiari, psicologici… ci devi pensare due volte prima di dire qualcosa. Per questo è importante avere anche lo staff giusto intorno e non ricoprire anche ruoli che non sono tuoi. Ricordo una delle mie prime corse. Ho visto una ragazza cadere e rompersi la clavicola davanti a me. Io sono rimasta lì con lei, ma dovevo andare, la corsa stava scappando. E lei mi faceva: Giorgia non lasciarmi sola, non lasciarmi sola… Sono momenti particolari. Impari a gestirli.

«Sono certa comunque che se Tatiana ha questo desiderio potrà raggiungerlo. In corsa ha già coperto e copre questo ruolo. La vedo bene, ma suppongo che fare il CT della nazionale sia anche politica e credo dovrà scendere a compromessi. Riceverà chiamate da società, sponsor, tecnici… Non so se passerà prima dalla nazionale juniores, in ogni caso credo che sarà dura più per gli altri che per lei! Tatiana sa esprimersi. Ricordo quando la vedevo parlare con Di Rocco, si faceva capire bene».

Elisa Longo Borghini, Olimpiadi di Rio, 2016

Salvoldi/1. Verso Tokyo con le azzurre della strada

20.12.2020
4 min
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L’anno sta finendo e nel bilancio di Dino Salvoldi, accanto alle inevitabili criticità, brillano alcuni segni positivi che fanno ben sperare per la stagione che viene e che porta diritta a Tokyo. Il segno meno, a ben vedere, è legato a un paio di situazioni dalle quali l’Italia delle ragazze è uscita comunque in modo positivo, aggrappandosi alle sue bandiere. Il Giro deludente di alcune e l’annata del ginocchio malconcio di Elisa Paternoster sono stati riportati in attivo dalla affidabilità di Elisa Longo Borghini (in apertura, sul podio di Rio con la medaglia di bronzo) fra europei e mondiale e dalla grande solidità del gruppo pista. Perciò si può cominciare a lavorare in modo deciso verso l’obiettivo olimpico. Anzi, su pista hanno già ricominciato da un pezzo.

Capire in che modo il tecnico azzurro gestirà il gruppo strada è l’obiettivo di questo primo passo della marcia su Tokyo 2020. Se la pista infatti è un po’ come una squadra a se stante, su strada c’è da ragionare con le esigenze dei team. E dato che le azzurre sono in molti casi inserite in squadre WorldTour, la pianificazione dell’attività va gestita con attenzione.

Marta Cavalli è stata tra le rivelazioni del 2020. Dalla Valcar è passata alla Francaise des Jeux
Cavalli
Marta Cavalli fra le rivelazioni del 2020
Sei selezionatore più che tecnico, in questo caso?

Su strada si va alla ricerca di un coinvolgimento di tutti e si raccolgono in continuazione feedback sulle atlete che compongono la rosa iniziale. Non è prioritario che si confrontino fra loro, ma che lo facciano con le grandi avversarie nelle gare WorldTour. Abbiamo ragazze in grado di vincere, che hanno bisogno del supporto della squadra. Alcune che devono fare da sé. Altre ancora che non hanno obblighi e corrono per il piazzamento e chi invece deve lavorare e non compare in nessun ordine di arrivo. Per questo bisogna comunque essere sul campo, sarebbe limitativo basarsi sulle classifiche.

Partono tutte alla pari?

Concettualmente sì, ma è chiaro che in base alla loro affidabilità e in assenza di problematiche, con alcune si può ragionare un percorso di avvicinamento, che passa attraverso certe gare e le relative fasi di recupero, che sarà poi verificato. Può essere il caso di Elisa Longo Borghini.

Quanto incide il percorso di Tokyo su questi ragionamenti?

E’ una componente importante e va associato alla particolarità unica della gara olimpica, in cui si corre con 60 ragazze e squadre che ne hanno 4 e altre ancor meno. Per cui è molto più importante la qualità delle atlete che la definizione dei ruoli. La situazione ideale è quella dell’Olanda, che ha 4 individualità che possono coprire ogni situazione di corsa. Senza considerare l’altra anomalia della gara olimpica, in cui conta certo la vittoria, ma anche il podio non sarebbe male.

Se una buca, fermi le altre?

Non tutte e dipende da chi ha bucato. Bisogna ragionare se correre tutte per una oppure averne 4 in grado di garantire il risultato. Ad ora è difficile fare nomi, perché proprio nel 2020 sono uscite ragazze che non erano previste. Per cui fino alla Liegi del 25 aprile il ventaglio resta aperto.

Cosa succede dopo?

Se avrò certezze, saranno rese pubbliche, perché le ragazze possano impostare il loro percorso. Altrimenti aspetterò ancora fino ai campionati italiani (weekend 19-20 giugno, ndr) o l’inizio del Giro d’Italia, quindi il 2 luglio. Diciamo che l’obiettivo potrebbe essere definire tre nomi fino alla Liegi e poi tenersi un posto per il jolly.

Tatiana Guderzo, Innsbruck 2018
Tatiana Guderzo (qui a Innsbruck 2018) fa parte di diritto della rosa di partenza
Tatiana Guderzo, Innsbruck 2018
Guderzo (qui a Innsbruck 2018) fa parte della rosa
La abbiamo incontrata da poco, Tatiana Guderzo farà parte della rosa per Tokyo?

E’ nel gruppo, certo. Sarà una gara in cui servirà tanto coraggio, per come sono fatti gruppo e percorso. Se entrano in fuga un’italiana e un’olandese, la corsa è chiusa. Tatiana certe cose sa farle. Trovare il punto dove questo potrebbe succedere si vedrà sul momento. Un po’ come è successo al mondiale

Cosa si può dire del percorso di Tokyo?

Ha una salita… facile di 40 chilometri in avvio, dal chilometro 40 a 80. Già quella scremerà il gruppo e già lì secondo me si capirà il podio. E poi c’è l’arrivo che è pure particolare. L’ipotesi più verosimile è che arrivi una ragazza da sola o che siano in due. Poi dietro 6-7 in volata per giocarsi l’ultima medaglia.

Alloggerete al Villaggio Olimpico?

No, questa volta sarà diverso. Il gruppo strada starà in hotel, perché il percorso è lontano da Tokyo. Invece pista e Mtb alloggeranno in un piccolo Villaggio decentrato, visto che anche i loro percorsi sono lontani dalla città.

Correrete il 25 luglio, quando partirete per Tokyo?

Andremo via il 17, per stare là una settimana prima. Ma a primavera, dal 3 all’8 maggio, ho in programma un sopralluogo sul percorso. Andremo con il gruppo strada dopo la prima parte di stagione. Sono certo che vista la posta in palio, quel giorno saranno tutte all’aeroporto con la loro valigia…