«La Gauss ha una storia, giusto chiarire»: la replica di Castelli

29.09.2023
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Per chiarezza. Si è chiuso così il post del Team Gauss sulla loro pagina social in cui il presidente Luigi Castelli ha voluto mettere qualche “puntino sulle i” relativamente ad alcune affermazioni che venti giorni fa ci aveva rilasciato Daniele Fiorin sul trasferimento di Federica Venturelli nella formazione veneta ad inizio 2022.

Il diritto di replica non si nega a nessuno ed è stato normale prendere spunto da quelle righe per fare un briciolo di… chiarezza in più sulla questione. Potremmo dire che è una storia tipica dello sport giovanile in generale (o forse solo italiano) già vissuta in passato da qualcun altro e da altre parti. Ma attenzione, vi facciamo un piccolo spoiler. Non c’è nessuna polemica o alcun caso in atto che abbia intenzione di protrarsi. La vicenda è già risolta, chiusa. Questo ce lo conferma con tutta la serenità del mondo lo stesso Castelli, che tuttavia non ha potuto fare finta di nulla, in onore quanto meno di quella attività che svolge dal 1996. E così col dirigente bresciano del Team Gauss ne abbiamo approfittato per ampliare il discorso al ciclismo femminile giovanile e al suo importante passato (in apertura il presidente nel 2014 con Martina Alzini tricolore nell’ominum junior e Maria Vittoria Sperotto terza).

Venturelli in maglia Team Gauss nel 2022. Per lei sei vittorie su strada, compreso il tricolore a crono (foto ufficio stampa)
Venturelli in maglia Team Gauss nel 2022. Per lei sei vittorie su strada, compreso il tricolore a crono (foto ufficio stampa)

Dovere di presidente

«Quando ho letto il vostro articolo – ci spiega Castelli al telefono – sono rimasto piuttosto spiazzato da ciò che aveva detto Daniele. Anche presidenti o diesse di altre formazioni mi hanno scritto o chiamato dicendomi che pure loro erano straniti. Non mi sono arrabbiato e non lo sono nemmeno adesso, anche perché ormai ci si può fare poco o nulla. Delle sue parole mi ha dato solo fastidio la concezione che è passata della Gauss, come di una squadra non ritenuta all’altezza. Io l’ho intesa così. Magari posso pure essermi sbagliato però mi si doveva concedere il fatto di chiarire alcuni passaggi imprecisi a scanso di equivoci.

«Noi alle spalle – prosegue il presidente della Gauss – abbiamo una bella storia fatta di vittorie di prestigio anche tra le elite, tra 2006 e il 2012. I primi in abbinamento con Chirio e FRW, gli ultimi quattro da soli. Nel nostro palmares ci sono il bronzo olimpico con Guderzo nel 2008 e l’oro mondiale con Bronzini nel 2010, giusto per citare i successi più importanti. Nel 2013 è stata poi una nostra scelta di ripartire dalle junior quasi da zero e quindi farci nuovamente conoscere. In ogni caso ora non vorrei che si innescasse un meccanismo dove controbattono le mie dichiarazioni perché non voglio che la questione diventi molto più grande di quella che è. Ognuno ha detto la sua opinione e siamo a posto così. Io di sicuro lo sono».

Un altro chiarimento. Venturelli nel 2022 in alcuni ordini d’arrivo compariva come Team Guass e in altri come Cicli Fiorin. Ci sono stati problemi di comunicazione in questo senso?

L’anno scorso avevamo fatto un’affiliazione plurima. A quella classica in Veneto ne avevamo aggiunta una in Lombardia per quattro atlete visto che c’era ancora il vincolo di non poterle fare uscire dalla regione. Eravamo stati chiari fin da subito visto che il budget e le spese erano coperte interamente dal Team Gauss. I nostri comunicati sono sempre usciti con il nome Gauss Fiorin, perché ci chiamavamo così. Purtroppo non era così per le convocazioni di Federica in nazionale. Lo abbiamo segnalato fin da subito pur adeguandoci alla situazione per il quieto vivere di tutti. Solo da fine giugno abbiamo visto che veniva indicato il nome corretto negli ordini d’arrivo.

C’era mai stata la possibilità di trattenere Venturelli anche per questa stagione?

Avevamo un accordo di base col padre e con lo stesso Fiorin, però noi non potevamo garantire ciò che le davano da altre parti in termini economici. La mia filosofia nelle junior è sempre stata quella di non fare differenze tra le ragazze e di ottimizzare il nostro budget a disposizione. Naturalmente Federica l’avremmo voluta tenere volentieri, ma non era possibile a certe condizioni. Lei è davvero qualcosa di fenomenale. Siamo contenti di averla avuta così come lo siamo per i suoi successi e la sua crescita attuali. Tifiamo per lei e speriamo che possa raccogliere ancora tanti risultati da U23 ed elite.

Carola Ratti (al centro) con la nazionale junior ha conquistato il bronzo mondiale nel team sprint
Carola Ratti con la nazionale junior ha conquistato il bronzo mondiale nel team sprint
Ci sembra di capire che diventa difficile fare ciclismo giovanile, specialmente le juniores. E’ realmente così o è solo una impressione sbagliata?

Partiamo dal presupposto che in questa categoria devi gestire atlete il cui rendimento ha curve… gaussiane, se mi concedete il gioco di parole (sorride, ndr). Ed è normale che sia così. Ammiro tanto queste ragazze che hanno davvero tanti impegni tra scuola, compiti, vita sociale, famiglia, palestra, allenamenti in bici. Già si vive sempre più immersi nello stress che non possiamo nemmeno noi crearne di ulteriore se i risultati sportivi non arrivano. Per fortuna nostra, Gauss è il nostro sponsor principale dal 1996 e non è assillato dai risultati. Ma è ovvio che ci siano dei problemi che abbiamo più volte segnalato alla federazione. Alcuni regolamenti sono cambiati e non necessariamente in bene. Prima le allieve più forti che passavano juniores venivano distribuite su più squadre in modo da avere un certo livellamento. Ora chi ha più potere economico può prendere le migliori tutte assieme se volesse. Non è finita qua…

La formazione juniores del Team Gauss. Il presidente Castelli è contento per la crescita delle sue ragazze (foto ufficio stampa)
La formazione juniores del Team Gauss. Il presidente Castelli è contento per la crescita delle sue ragazze (foto ufficio stampa)
Ci spieghi meglio.

Nel 2024 i numeri delle juniores potrebbero scendere ancora. Valcar e Acca Due O chiuderanno, quindi tante ragazze potrebbero non trovare squadra. E’ impossibile pensare a formazioni da 20 atlete. Già quest’anno avevamo avuto un’avvisaglia quando al campionato italiano c’erano solo 60 partenti. In più c’è il problema dei percorsi troppo duri che sono un deterrente per alcune squadre, proprio per quello che dicevo prima. Alcune atlete sentono il salto di categoria dalle allieve poi magari vanno bene il secondo anno, altre viceversa. Dobbiamo tenerne conto. In questo senso le gare open non aiutano molto, troppa disparità col ritmo delle elite. Al momento le ragazze del Team Gauss stanno crescendo bene e siamo contenti. Carola Ratti ha conquistato un bel bronzo ai mondiali di Cali nel team sprint. Vedremo cosa sarà del futuro ma in generale il ciclismo femminile giovanile deve pensare a non perdere ragazze troppo presto.

La gravidanza di una ciclista. Una gara lunga 9 mesi

16.01.2023
7 min
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Diventare mamma alla fine della propria carriera agonistica è stato un pensiero ricorrente di tante atlete, specie in epoche passate ed in qualsiasi sport. Col passare del tempo però si è sdoganato questo dogma e così sono più frequenti gli esempi di atlete che hanno affrontato la gravidanza nel pieno della loro attività. Considerando la complessità dei suoi sforzi, non ne è rimasto esente nemmeno il ciclismo.

Come si vive quindi a livello psico-fisico il periodo pre e post maternità? Abbiamo voluto chiederlo a Marta Bastianelli che nel 2014 è diventata madre di Clarissa e poi tornò alle corse molto più forte di prima. Prima però vale la pena ricordare altri casi, nei quali curiosamente troviamo altre campionesse del mondo che sono diventate mamma o lo saranno.

Marta Bastianelli e suo marito Roberto De Patre. Da loro a maggio 2014 è nata Clarissa
Marta Bastianelli e suo marito Roberto De Patre. Da loro a maggio 2014 è nata Clarissa

Mamme in gruppo

L’ultimo in ordine temporale è quello di Chantal Blaak che partorirà a maggio e che finora ha partecipato – e pedalato! – ai training camp della sua SD Worx. Fra qualche settimana dovrebbe scadere il termine per Tatiana Guderzo, che tuttavia aveva già annunciato da tempo che il 2022 sarebbe stato la sua ultima stagione. Chi sta invece per tornare ad attaccarsi il numero sulla schiena è Lizzie Deignan. Dopo la bambina avuta a settembre 2018, quattro mesi fa l’inglese della Trek-Segafredo ha partorito il secondo figlio (in apertura, un’immagine tratta da Instagram della campionessa con il piccolo Shea), per il quale la sua formazione le aveva rinnovato il contratto fino al 2024.

Un’altra iridata (della pista) e compagna di Deignan è Elinor Barker cui lo scorso marzo è nato Nico. La gallese della Uno-X aveva rivelato di aver vinto l’argento olimpico a Tokyo nell’inseguimento a squadre che era già incinta senza saperlo. C’è anche la lituana Rasa Leleivyte dell’Aromitalia Vaiano che a gennaio del 2014, mentre preparava il rientro in gruppo, vinse una mezza maratona pochi mesi dopo aver dato alla luce Alberto che adesso la segue spesso alle gare.

Marta, torniamo indietro di qualche anno e alla tua gravidanza. Era stata programmata?

A dire il vero no. Con Roberto (Roberto De Patre, suo marito, ndr) avevamo però manifestato il desiderio di diventare genitori. Non c’è stato un vero motivo, ma qualcosa che mi sentivo dentro da un po’ di tempo. Un insieme di contesti in cui mi sentivo bene. Ed è avvenuto spontaneamente, senza pressioni, poi lo abbiamo vissuto con tranquillità.

Nel periodo in cui hai pensato di diventare mamma, andavi alle gare con qualche remora o paura di compromettere quel progetto familiare?

No, mai. Ho sempre corso serenamente e senza mai tirare i freni. Mi sono sempre buttata nelle volate. Nel 2013 ero alla Faren. A maggio ho vinto la prima tappa del Tour Languedoc, disputando regolarmente il mio calendario. La mia annata l’ho interrotta chiaramente di colpo a settembre quando ho scoperto di essere incinta.

Durante i nove mesi di gravidanza guardavi già avanti a quando e come saresti rientrata?

Zero (ride, ndr). Devo dirvi che il ciclismo era l’ultimo dei miei problemi. Lo seguivo in maniera leggera, il minimo indispensabile. Restavo aggiornata grazie alle Fiamme Azzurre, visto che ero comunque una loro tesserata. In quel periodo ho preso i chili che si prendono normalmente quando si aspetta un bambino. Non pedalavo, a differenza di quello che fanno adesso. Personalmente all’epoca non avevo tanta voglia di usare la bici, neppure per tragitti cortissimi. Anche perché purtroppo adesso sta diventando pericoloso pedalare per tutti. Insomma, la bici poteva aspettare.

Com’è stato il rientro?

L’ho fatto gradualmente. A settembre, quattro mesi dopo che era nata Clarissa, ho corso i campionati italiani in pista vincendo due bronzi, nel keirin e nei 500 metri. Per il resto è stata parecchio dura. Avevo perso tanto sul piano atletico. Dovevo ricominciare daccapo. Però quando dicono che i muscoli hanno memoria non è affatto una sciocchezza. E’ decisamente vero, tant’è che non appena ho preso il ritmo, tutto è stato più semplice. Anzi, sono tornata più forte, ho vinto di più e meglio.

Tante tappe e classiche, Gand, europeo, Fiandre, campionato italiano. Risultati alla mano, dopo la gravidanza hai ottenuto 38 delle tue 40 vittorie. Qual è il motivo?

Non saprei dirvi cosa possa scattare sul piano fisico. Per tornare a quei livelli ci ho messo un po’, ma non è solo merito mio. Dietro ci sono sempre state due squadre che mi hanno aiutato e che mi aiutano tutt’ora. Una è quella in cui corri in quel momento, con lo staff atletico e dirigenziale che ti segue in tutto, proprio come adesso. L’altra è la famiglia. Un team di persone a casa che ti supporta e ti asseconda. Perché devi avere qualcuno che ti accudisca la figlia mentre lei è ancora piccola e tu sei in giro per il mondo a correre. Ancora oggi è così e non ringrazierò mai abbastanza chi mi ha aiutato finora.

Ti ripetiamo la domanda di prima. Ora che sei mamma, corri con qualche condizionamento?

Sì, certo. Adesso un pensiero a mia figlia e a chi ho a casa ce lo faccio. Sia chiaro, corro sempre al massimo, ma non c’è più quella cattiveria ed incoscienza che avevo prima. Credo tuttavia che sia dovuto all’età, non necessariamente all’essere mamma.

Fiandre 2019. Una delle più belle vittorie di Bastianelli dopo la gravidanza
Fiandre 2019. Una delle più belle vittorie di Bastianelli dopo la gravidanza
C’è differenza tra una mamma che corre in bici per lavoro ed un papà che fa lo stesso mestiere?

Che differenza c’è tra moglie e marito? Si sa che la moglie fa tutto (ci dice ridendo, ndr). I padri ciclisti hanno meno pressioni, come è normale che sia, perché a casa ci pensa la moglie. Facendo anche la mamma, per me il lavoro è triplo. Ormai il mio stress-control fa parte di me, non lo calcolo più su Training Peaks (sorride ancora, ndr). A parte le battute, sono fortunata perché Roberto è stato corridore (pro’ per cinque stagioni, ndr) e capisce velocemente tutte le situazioni. Un giorno ne parlavo proprio con la Deignan, anche lei nelle mie stesse condizioni.

Questa dovrebbe essere la tua ultima stagione. Marta Bastianelli mette in preventivo una seconda gravidanza?

Ora penso a correre al meglio questo 2023, poi perché no? Anzi, direi proprio di sì, è una delle cose belle della vita.

Tonetti, un’annata all’attacco. E la vittoria di Racconigi alza il morale

28.09.2022
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La grinta non manca e spesso le scappa di andare in fuga. Corre all’attacco perché forse da bambina, prima di iniziare col ciclismo, ha giocato a calcio proprio in attacco. Cristina Tonetti ha saputo farsi ben conoscere nella sua prima vera stagione da elite nel circuito UCI.

Anzi, domenica 18 settembre la ventenne brianzola della Top Girls Fassa Bortolo è riuscita a ritagliarsi una giornata tutta per sé conquistando la gara open a Racconigi. Una zampata che è arrivata a distanza di cinque mesi da un promettente podio ottenuto al Grand Prix di Chambery dietro due atlete WorldTour della Fdj-Suez. E così noi abbiamo voluto sapere da lei cosa c’è stato in mezzo tra questi due risultati e cosa vuole dal suo futuro.

Cristina, facciamo un rapido riassunto su di te.

Sono di Carate Brianza. Ho cominciato a correre relativamente tardi perché prima giocavo a calcio. Ho corso da G6 ed esordiente primo anno al Costamasnaga, poi quattro annate al Cadorago e infine le ultime due alla Vo2 Team Pink di Piacenza. L’anno scorso ho dovuto abbandonare la facoltà di Biotecnologie per la questione legata alle presenze. Ma quest’anno mi sono iscritta a Lettere all’Università di Milano perché mi piace leggere e amo la cultura. In questo periodo ho i primi test d’ingresso e vorrei trovare il giusto compromesso di rendimento tra bici e studio.

A proposito di risultati, quella in Piemonte la possiamo considerare la tua prima vittoria?

Direi proprio di sì. Nel 2021 avevo vinto la gara open di Bianconese in provincia di Parma, ma mi consideravo più un terzo anno junior che un primo elite. A Racconigi è andato tutto bene. Ho vinto su un percorso piatto, ovvero l’opposto di quello che mi si addice, battendo due ragazze come Cipriani e Crestanello che sono molto più veloci di me. E’ stata la ciliegina sulla torta. Questo successo lo dedico a Lucio (Rigato, team manager e presidente della squadra, ndr) e a tutta la squadra.

Cristina Tonetti al Giro Donne si è spesso messa in mostra andando in fuga
Cristina Tonetti al Giro Donne si è spesso messa in mostra andando in fuga
Come è andato finora il 2022?

Abbiamo fatto una bella stagione di squadra. Siamo riuscite a raccogliere cinque vittorie totali. Ci siamo sempre fatte vedere, anche nelle corse più importanti o internazionali. Non ho avuto pressioni dalla squadra, ma è stata una annata lunga e faticosa. D’altronde ho affrontato gare che non avevo mai fatto prima, confrontandomi spesso con le ragazze più forti del panorama del WorldTour. A livello psicofisico l’ho sentito e lo considero un anno di gavetta che tuttavia reputo ottimo per crescere e imparare. E comunque qualche buon piazzamento nelle top ten di gare internazionali è arrivato.

Anche tu hai beneficiato dei consigli di “mamma” Guderzo?

Assolutamente sì. La sola presenza di Tatiana per me era uno stimolo che mi dava tranquillità. Ho avuto l’onore ad inizio stagione di averla come compagna di camera e conoscere le sue esperienze e i suoi aneddoti. Sono cresciuta negli d’oro di Tatiana e un giorno le ho confidato che il suo bronzo al mondiale di Innsbruck mi era rimasto impresso, perché non aveva mollato un metro per conquistarlo. In questo mi ci rivedo perché sono una testa dura anch’io. Mi è piaciuto poi che mi abbia lasciato fare errori per correggermi successivamente.

Tonetti a crono sa difendersi e ha ancora ampi margini di miglioramento
Tonetti a crono sa difendersi e ha ancora ampi margini di miglioramento
Al Giro Donne ti abbiamo vista spesso attiva. Che esperienza è stata?

E’ stata dura, anche perché l’ho fatto all’attacco, che poi è il mio modo di correre. Ad esempio la fuga della seconda tappa è figlia della tensione del prologo del giorno prima. Nelle crono brevi solitamente vado bene, ci tenevo a fare bella figura, ma non mi sono espressa come volevo. Ero un po’ in tilt così ho deciso di rompere davvero il ghiaccio la giornata seguente andando in avanscoperta. Poi ci ho preso gusto e mi sono fatta 90 chilometri di fuga nella tappa del Maniva.

Cosa ti hanno lasciato quei dieci giorni di corsa?

Sono uscita dal Giro con la convinzione che c’è senz’altro da lavorare, ma che è fattibile poter correre a quei livelli. Se una si applica come si deve, passo dopo passo, credo che si possa ottenere sempre di più.

In cosa senti che devi migliorare?

Credo di avere il “motore” e di averlo dimostrato però devo lavorare tanto sui dettagli. Principalmente alimentazione e aspetto mentale. Devo imparare a gestire le energie. Dalla emozione pre-gara al non sprecare troppo in corsa, anche quando non serve.

Tu hai caratteristiche da passista-scalatore simili a tuo padre Gianluca che è stato pro’ negli anni 90/2000. Ti dà suggerimenti?

No, zero. Non si intromette mai perché dice che devo ascoltare i miei tecnici e apprendere da loro. E poi perché non voleva che io corressi in bici. Forse conosce la fatica che si fa e i rischi che si corrono. In ogni caso lui è fiero di me, della mia crescita malgrado sia di poche parole.

Obiettivi tra fine stagione e 2023?

Correrò ancora Giro dell’Emilia e Tre Valli Varesine e lo farò con l’intenzione di farmi vedere, come sempre. Per l’anno prossimo ho un po’ di programmi che vorrei realizzare. Raccogliere qualche risultato di rilievo in più. Mi piacerebbe farlo alla Strade Bianche, gara che mi affascina molto. Poi, visto che avevo avuto un contatto col cittì Sangalli, vorrei provare ad entrare nel giro della nazionale.

Alle azzurre l’abbraccio di una nuova Guderzo: sarà mamma!

23.09.2022
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Tatiana non corre dal campionato italiano e non ha corse nel programma. Tatiana risponde nervosa ai messaggi. C’è qualcosa di insolito. Così quando il 24 agosto le Fiamme Azzurre danno il via libera per l’intervista alla Guderzo, perché questo prevede la prassi, basta una domanda per capire tutto.

«Il mio programma è semplice – dice – mi sto prendendo una pausa. Sto procedendo con la mia carriera di donna e non più di sportiva. Aspetto un bambino. Ho avvisato le Fiamme Azzurre e la Top Girls. Le persone più vicine l’hanno capito perché ho cominciato a rifiutare il bicchiere di vino. Devo avere la fama di alcolizzata (ride, ndr). E quando ieri mi hai mandato quel messaggio, ho detto al mio compagno: “Mi ha sgamato!”. Se possibile, cerchiamo di non dirlo subito, vorrei essere sicura. Però ecco come stanno le cose…».

Una strana sensazione

In effetti la sensazione c’era. Un misto di intuito e il ricordo delle ultime parole dopo il Giro d’Italia del 2021, quando mise la maternità al primo posto. Poi la scelta di correre ancora un anno con Lucio Rigato e di colpo il lungo silenzio. Al punto di chiedersi se a un certo punto se ne fosse pentita.

«Sono sempre stata abbastanza onesta con me stessa – dice – e l’anno scorso è terminata la mia carriera di atleta al 100 per cento con obiettivi ben delineati. I sacrifici hanno iniziato a farsi sentire, ma la passione per la bici c’è sempre stata e mi andava di insegnare quel che ho imparato nei miei anni, pensando che le soddisfazioni magari arrivano quando meno te le aspetti. Così ho accettato di stare un altro anno con Lucio, senza lo stress delle stagioni precedenti. Le gare e le preparazioni sono diventate sempre più dure e io non ho più vent’anni».

Guderzo 2021
Andando a casa dopo il Giro Donne 2021, parlò subito di maternità
Guderzo 2021
Andando a casa dopo il Giro Donne 2021, parlò subito di maternità
Puntavi alla maglia tricolore?

Volevo alzare le braccia, ma ho trovato un percorso fuori dalle mie caratteristiche. Volevo andare al Giro, ma la salute ci ha messo lo zampino e non volevo averne un brutto ricordo. Già l’inizio di stagione era stato travagliato, con un po’ di problemini fisici e altri in famiglia che mi hanno distolto. Insomma, avevo promesso a Lucio che avrei trasmesso alle ragazze il mio ciclismo. E da quello che leggo e che dicono, ci sono riuscita. Questo mi rende orgogliosa. E’ stato un anno emozionante sul piano umano, sotto tono su quello atletico.

E adesso diventi mamma.

Avevo detto e dichiarato più volte quale fosse il mio più grande obiettivo e così è stato. Sono anche contenta di aver fatto l’ultima corsa, il campionato italiano, con la maglia delle Fiamme Azzurre, che in questi anni mi hanno dato la possibilità di vivere di ciclismo. Oggi è tutto diverso, ma non dimentico chi mi è stato vicino.

Quando hai scoperto di essere incinta?

In realtà me lo sentivo. Ero in ritiro con la squadra a Livigno. La mattina come sempre ho misurato i battiti e nonostante venissi da due giorni di recupero, erano insolitamente alti. Non volevo che le altre capissero, perché non sarei riuscita a nascondere la mia gioia. Così ho aspettato di tornare a casa e ho fatto un test, che ha confermato quello che già sapevo.

La reazione?

Io non ho mai pianto per una vittoria, neanche al mondiale che ho vinto. Ridevo tanto, forse ebbi l’occhio lucido sul podio con l’Inno di Mameli. Questa volta invece ho pianto in casa da sola. Eh, se ho pianto! Poi l’ho tenuto segreto. Qualche giorno dopo c’era l’anniversario e ho aspettato per dirlo al mio compagno Maurizio. Quando è tornato, gli ho fatto la sorpresa. Ho fatto i salti mortali per non dirglielo prima…

Tatiana Guderzo, Noemi Cantele, Mendrisio 2009
Ancora Guderzo e Cantele, ma sul podio di Mendrisio 2009, il 26 settembre: lunedì saranno 13 anni
Tatiana Guderzo, Noemi Cantele, Mendrisio 2009
Ancora Guderzo e Cantele, ma sul podio di Mendrisio 2009, il 26 settembre: lunedì saranno 13 anni
Un desiderio che c’era da tanto?

L’avevo provato tante volte, ma ogni volta si posticipava. Un anno ho vinto il mondiale, un altro c’era qualcosa. La vita mi ha dato la possibilità di andare avanti con la mia carriera, si vede che non era tempo o non ero pronta, ma di fatto è arrivato molto più tardi di quello che avevo programmato da bambina. Avrei voluto avere un figlio a vent’anni, come mia mamma, per essere una madre giovane. Due giorni fa (il 22 agosto, ndr), ho compiuto gli anni e giuro che faccio fatica a pensare di averne 38. Questa notizia me ne ha tolti 10 buoni…

Come la vivi?

Come ogni futura madre, passo dal non voler comprare nulla a guardare i siti per comprare il mondo. Come lo vestirò? Sarò una buona mamma? Passo dalle emozioni alle paure più grandi, che non ho mai avuto andando in bici. Le sensazioni di una vita completamente diversa. Sto riducendo gli allenamenti in base a come mi sento, ma qualche giretto lo faccio, proprio per non smettere di colpo e avere un doppio trauma. Certe volte ho paura che andare bici sia pericoloso, per le auto, una caduta… Esco a ore improbabili, perché nessuno si renda conto. Un po’ di pancetta infatti c’è già.

Il 2022 si è riaperto a sorpresa con la Top Girls. Alla Itzulia Women, Guderzo in fuga con Carbonari
Il 2022 si è riaperto a sorpresa con la Top Girls. Alla Itzulia Women, Guderzo in fuga con Carbonari
Maschio o femmina?

La mamma è curiosa, avrei voluto scoprirlo dal giorno in cui ho saputo di essere incinta. Il papà vorrebbe saperlo alla fine. Ma visto che ai primi di settembre dovremmo saperlo, bisognerà concordare una linea comune.

Perché sei sparita?

Sto cullando questa cosa con molta gelosia, come se dicendolo al mondo, il segreto smettesse di essere mio. Non pubblico cose sui social, non mi piace. Anzi, davvero se si potesse aspettare un po’ per dirlo…

Nessun problema, ci aggiorniamo più avanti, congratulazioni e grazie per la fiducia.

Grazie a voi per la pazienza.

Questo il post di Tatiana con cui oggi ha annunciato la maternità e spinto le azzurre
Questo il post di Tatiana con cui oggi ha annunciato la maternità e spinto le azzurre

Oggi alla vigilia del mondiale donne a Wollongong e 13 anni dopo la sua vittoria di Mendrisio 2009, Tatiana ha deciso di dare la splendida notizia al mondo. Questo pezzo è tale e quale lo scrivemmo quando ci raccontò tutta la storia un mese fa ed è il nostro pegno all’amicizia e alla fiducia che ci ha regalato quel giorno. Tanti auguri, mamma Tatiana! E in bocca al lupo alle azzurre d’Australia…

Mentre le azzurre vincono, riparte la Guderzo

22.04.2022
5 min
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Domenica scorsa Tatiana Guderzo è tornata ad assaggiare il sapore inebriante della corsa. Lo ha fatto al GP Feminin de Chambéry, facendo così il suo esordio alla Top Girls Fassa Bortolo, la squadra dei suoi esordi, dov’è tornata dopo ben 16 anni. C’è voluto tempo per rivederla in carovana: erano oltre 6 mesi che non attaccava il numero sulla bici.

«Sei mesi difficili – dice la vicentina, in apertura assieme a Letizia Paternoster dopo il ritiro di Calpe con la nazionale – tra problemi fisici e anche personali che mi hanno più volte arrestato nella preparazione. Io non vado mai alle corse solo per far figura, ma certo tutti questi stop non sono un toccasana per un motore come il mio: quando hai alle spalle tanti anni di attività, ogni volta ripartire è dura».

In terra francese la Guderzo ha potuto finalmente interpretare quel ruolo di “regista in corsa” che l’aveva convinta a insistere, mettendo da parte i propositi di ritiro almeno per un po’. Può sembrare strano parlando di un’atleta che frequenta il ciclismo ai massimi livelli dal 2005, che ha vinto titoli mondiali e medaglie olimpiche, eppure l’esperienza transalpina le ha regalato grandi emozioni come solo il ciclismo sa dare.

Top Girls 2022
Il team Fassa Bortolo a Chambery, la Guderzo è la prima a sinistra
Top Girls 2022
Il team Fassa Bortolo a Chambery, la Guderzo è la prima a sinistra

Un ritorno al passato

«Stando in mezzo a tante ragazze così giovani, ho fatto un tuffo nel passato – racconta la vicentina – ho rivisto quel modo d’interpretare l‘attività in maniera giocosa, meno focalizzata al risultato a tutti i costi di com’ero io negli ultimi anni. Ho rivisto con tenerezza quell’insicurezza tipica delle prime esperienze, ma non parlo solo della gara perché è stato il contorno che mi ha colpito in maniera forte».

In che misura?

Tutta la trasferta è stata bellissima, ad esempio raccontare aneddoti e avventure di quasi vent’anni di attività a ragazzine che ascoltavano con grande attenzione, con occhi quasi rapiti, oppure spiegare loro qualche trucchetto in corsa, in gruppo. Le vedevo entusiaste e mi sono fatta contagiare anch’io. Il problema è che la condizione chiaramente non c’è, per quella serve tempo.

Guderzo Donostia 2021
L’ultimo podio della vicentina, terza lo scorso anno alla Clasica San Sebastian
Guderzo Donostia 2021
L’ultimo podio della vicentina, terza lo scorso anno alla Clasica San Sebastian
Parlavi dell’approccio delle ragazze, rispetto a quando avevi tu la loro età, che differenze hai notato?

Premetto che spesso ci siamo allenate insieme, abbiamo passato alcune domeniche con Lucio (il team manager Rigato, ndr) che ci chiamava per allenamenti collettivi per “fare squadra”. In corsa però, prima durante e dopo, è tutto diverso. Un paio di loro già le conoscevo ed erano quelle che erano per questo un pochino più disinvolte, le altre erano un po’ intimidite e profondamente rispettose. Soprattutto vedevo che guardavano incuriosite il fregio che ho sulla maglia, che ricorda la mia vittoria mondiale. Pian piano poi hanno capito che sono uguale a loro e si sono sciolte. Soprattutto a tavola e qui voglio raccontarvi un particolare…

Prego…

Lucio è rimasto quello dei miei esordi: a tavola i telefonini sono proibiti. Io me n’ero dimenticata e distrattamente lo stavo prendendo, mi sono sentita arrivare una gomitata dalla compagna: «Mettilo da parte, sennò ti multa!». L’ho ringraziata e mi sono accorta che alla fine il tempo passava e non avevamo l’esigenza di fissare sempre e comunque quello schermo. Siamo rimaste due ore e mezza a parlare, ridere, condividere storie e speranze. E’ stato bellissimo, per me quasi miracoloso.

Tonetti Chambery 2022
Bravissima Cristina Tonetti, terza a Chambery a 49″ dall’australiana Chapman (foto Zoe Soullard)
Tonetti Chambery 2022
Bravissima Cristina Tonetti, terza a Chambery a 49″ dall’australiana Chapman (foto Zoe Soullard)
E in gara?

Le ragazze hanno capito subito che c’è un tempo per ridere e uno per fare le cose sul serio. Quando metti il numero, non si scherza più, si lavora. In corsa abbiamo lavorato bene, favorito la fuga con la giovanissima Tonetti che si è ritrovata a giocarsi un podio che alla sua età è tanta roba. Io sono arrivata al traguardo 53ª e nelle mie condizioni attuali è già tanto, non era certo la gara che per caratteristiche tecniche era ideale per rompere il ghiaccio.

Intanto poco lontano Elisa Longo Borghini conquistava la Parigi-Roubaix, non la prima né l’ultima classica vinta dal ciclismo italiano femminile quest’anno. Un dominio assoluto che schiaccia le olandesi, rimaste ancora a bocca asciutta. Come ti spieghi questo cambio ai vertici?

Lo sport è una ruota che gira. Prima le olandesi avevano talenti in serie, ora li abbiamo noi. Non è un caso: quando passai io, venivamo da anni di buco dopo le imprese della Luperini, poi però c’è stata continuità, con me c’era la Bronzini, la Cantele e le ragazze di oggi hanno potuto crescere con calma, senza pressioni. Io feci il mio primo mondiale assoluto a 19 anni e ricordo bene la pressione che mi sentivo addosso, neanche proveniente dagli altri, ero io stessa che sentivo la responsabilità e volevo chissà cosa. Poi non dimentichiamo che rispetto ad allora è cambiato tutto, dalle metodologie ai materiali alla professionalità delle squadre. Ma attenzione: vincere una Roubaix come ha fatto Elisa o la Freccia di Marta non lo fai se non hai talento e gambe. I 200 metri finali della Cavalli sono stati impressionanti.

Guderzo Fiamme Azzurre 2021
Per la Guderzo uno dei segreti del boom italiano femminile è nel sostegno dei gruppi militari
Guderzo Fiamme Azzurre 2021
Per la Guderzo uno dei segreti del boom italiano femminile è nel sostegno dei gruppi militari
Quanto conta nell’affermazione del ciclismo italiano avere squadre come la vostra? La sensazione è che la situazione sia opposta a quella maschile, quindi l’assenza di un team WorldTour italiano non pesi così tanto, ma a fronte di ciò ci siano squadre che fungono da vere e proprie scuole che sfornano talenti…

E’ vero in parte. Io vedo la nostra realtà: è incredibile vedere Lucio che dopo 50 anni non ha perso un’oncia della sua passione e del suo occhio, sa ancora cogliere al volo doti e pecche di ogni ragazza. Di team così ce ne sono, ma io penso che una squadra italiana nel WorldTour ci debba essere e la sua assenza resta una fonte di preoccupazione. Poi non dimentichiamo l’importanza dei corpi militari che danno a tante ragazze quella sicurezza fondamentale per crescere con calma.

Quanto tempo ci vorrà per rivedere la Guderzo che conosciamo?

Ci vuole pazienza, alla mia età servono gare su gare, crescere pian piano. Ora farò il Giro del Lussemburgo e il Giro di Bretagna, due prove a tappe che saranno utilissime in tal senso. Aspetto con ansia l’arrivo del caldo, io credo che a giugno la mia situazione sarà un po’ diversa, ma incrociamo le dita…

Le azzurre in Spagna lavorano e aspettano i percorsi

18.01.2022
4 min
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L’hotel Diamante di Calpe è lo stesso in cui si sono… accampati di nuovo i pro’ della Gazprom-RusVelo, quelli del Team Dsm e anche la nazionale britannica della pista. Quando Paolo Sangalli ha unito tutti i puntini degli spostamenti delle azzurre, si è reso conto che la cosa più utile da fare fosse portare il ritiro da loro, piuttosto che costringerle a un viaggio supplementare. Perciò nell’impostare il primo raduno del 2022, il nuovo commissario tecnico ha scelto la Spagna. Ci rimarranno fino a sabato, dato che il volo di ritorno è stato ritardato di un giorno. E poi torneranno per un secondo blocco, che condurrà al debutto di Valencia. Così il 2022 prenderà finalmente il largo.

«Siamo qui con un gruppo eterogeneo – dice Sangalli, che nella foto di apertura è con le atlete, con Marco Velo, i massaggiatori Moro e Gradi e il meccanico Foccoli – ragazze della strada, altre di strada e pista, quelle di strada e crono… Sono venuti anche Villa e Velo, si sta lavorando bene tutti insieme. Velo porta le metodologie che usano con Ganna, Affini e Sobrero, sono contento. Intanto le giovani sono a contatto con le più esperte e imparano tanto. Soprattutto quelle che corrono nelle squadre WorldTour hanno leader che non parlano italiano e tutto diventa più difficile. E anche per me l’occasione è utile per conoscere le nuove e seguirle per la prima volta in allenamento».

Il gruppo delle azzurre di rientro a Calpe, dopo l’allenamento sulle strade dell’entroterra (foto Fci)
Azzurre di rientro a Calpe, dopo l’allenamento sulle strade dell’entroterra (foto Fci)
Andiamo con ordine, come va col Covid?

Siamo attenti a tutto. Praticamente l’hotel è così grande che riusciamo a stare nel nostro gruppo senza avere quasi contatti con altra gente. Ogni cosa che si tocca, ci disinfettiamo le mani. Anche in ascensore riusciamo a evitare contatti. Il momento è questo, si deve stare attenti a tutto quel che si fa.

Come va nel nuovo ruolo?

E’ stato un passaggio quasi naturale, conoscevo già le ragazze. Ho iniziato a comunicare con i tecnici delle squadre, soprattutto le straniere, non per fare la voce grossa, ma per essere trasparente e fargli capire che la nazionale ci tiene. Hanno delle atlete che a noi interessano e per le quali sarà cruciale la giusta programmazione.

Programmazione: come si fa senza sapere bene dove e come si correrà?

Questo è il primo problema. Prima di ragionare dei programmi delle ragazze e fare una selezione credibile, bisognerebbe in effetti capire bene come saranno fatte le gare che dovremo affrontare. Non abbiamo ancora i percorsi definitivi. A quanto si sa, i mondiali di Wollongong si articoleranno attorno a due circuiti, ma non si capisce quante volte si farà l’uno e poi l’altro. Da quanto sappiamo, gli ispettori UCI non sono ancora andati a fare il sopralluogo, perché non è semplice, fra quarantene e altro.

Un gruppo eterogeneo, con azzurre specialiste della strada, della cronometro e della pista (foto Fci)
Un gruppo eterogeneo, con specialiste di strada, cronometro e pista (foto Fci)
Invece gli europei?

Aspettiamo a breve notizie dalla UEC per quelli U23 e juniores che si correranno ad Anadia, in Portogallo. Mentre Bennati e Velo andranno a breve a vedere quello degli elite a Monaco di Baviera. Abbiamo visto le altimetrie. C’è un tratto in linea ondulato e poi un circuito nervoso, ma tendenzialmente abbastanza veloce. Un po’ come Glasgow.

Bè, non ci dispiace allora, visto che quella volta vinse Marta Bastianelli…

Marta è qua assieme a Elena Cecchini e sono i fari del ritiro. Sono molto propositive e non avevo dubbi, ma questa disponibilità per me è un segnale importante. Erano già qua in ritiro o ne cominceranno un altro subito dopo, eppure non sono volute mancare.

Che notizie di Elisa Balsamo?

Anche lei in Spagna, ma con la Trek-Segafredo. Sarà con noi nel prossimo blocco, dal 7 al 16 febbraio. La soluzione spagnola per venire incontro alle loro esigenze è venuta bene e mi permetterà anche di seguire la prima gara. Nei limiti del possibile, cercherò di vederne il più possibile.

Tutto liscio, quindi?

E’ un momento di serenità e chi è fuori è giusto che un po’ sia scontento, perché vuol dire che ci tiene.

Il primo raduno 2022 si concluderà sabato, il secondo inzierà il 7 febbraio (foto Fci)
Il primo raduno 2022 si concluderà sabato, il secondo inzierà il 7 febbraio (foto Fci)
E intanto in Italia ha ripreso ad allenarsi la Guderzo, che punta alla maglia azzurra.

Mi ha comunicato questa decisione qualche giorno prima che uscisse. Ho rispetto assoluto per il corridore che è, non che è stato. Ha passione e sono contento per la squadra di Rigato perché Tatiana porterà in dote dei bei punti che potrebbero rendere qualche invito in più. Le ho detto che se vuole, potrà venire al prossimo ritiro.

Senti ancora Salvoldi?

Certo, siamo amici. Sta lavorando sodo con gli juniores. Conoscendolo, vedrete che andrà alla grande anche con loro.

Guderzo, come mai? «Per chiudere col sorriso…»

16.01.2022
5 min
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L’undici luglio dello scorso anno è il giorno in cui Tatiana Guderzo decise di smettere. Il Giro d’Italia alle spalle, una stagione di tensioni dopo quella del Covid e la vicentina di Marostica decise di averne abbastanza. Salutandoci sulla piazza di Cormons, sede dell’ultima tappa, non era neppure chiaro se avrebbe finito la stagione o l’avrebbe piantata lì. Disse basta invece dopo la Tre Valli Varesine del 5 ottobre, con le lacrime agli occhi, dopo aver corso anche la Roubaix e gli europei di Trento. Ce ne andammo con qualche dubbio, come conferma il titolo di allora, ma la decisione era presa.

«Quel giorno di luglio – dice – fu il momento in cui dentro di me sentii di aver terminato il percorso da atleta. Il 2021 è stato un anno molto duro, con momenti di tristezza e amarezza che l’hanno reso una stagione da non ricordare e che invece rimarrà ben impressa. Le lacrime di Varese furono lo sfogo per gli errori che potevo evitare».

A distanza di tre mesi, nei quali si è isolata dal mondo, Tatiana ha deciso di tornare sui suoi passi e un po’ per scherzo e un po’ cercando altro ha accettato la proposta di Lucio Rigato con cui nel 2002 passò elite.

E’ andata davvero come ha raccontato lui?

Con Lucio ho sempre avuto un buonissimo rapporto. Tutti gli anni ci sentiamo per gli auguri di Natale e quando questa volta mi ha chiesto come andasse, gli ho risposto di sentirmi mezza e mezza. Quando ci vedevamo alle corse, il suo ritornello di sempre era “Ritornerai da me prima di finire”. E così un po’ per gioco è nato questo pensiero che poi è diventato una decisione. Non credo però che sia stata la telefonata a spingermi, ma un’idea che evidentemente già c’era…

Quale idea?

A me la bici piace, ma col tempo sto apprezzando sempre di più quello che c’è oltre l’agonismo. Avevo già smesso, ma pensavo che il solo modo per continuare fosse cambiare qualcosa. E forse la chiave per tornare a sorridere era ripartire dalla squadra da cui tutto è cominciato.

Tricolore crono 2004, eccola a 20 anni sul podio della crono tricolore, in maglia Top Girls, con Troldi e Zugno
Tricolore crono 2004, a 20 anni sul podio della crono tricolore in maglia Top Girls
Come si fa a rientrare nella testa da atleta dopo averla persa?

Ogni hanno ha un percorso diverso. La mia scelta non prevede obiettivi grandissimi, come nelle squadre WorldTour. Avrò un ruolo diverso, da mamma chioccia, non vivrò nella continua ed estenuante ricerca della prestazione. Posso aiutare le altre ragazze. Trasmettere l’amore per questo sport ad atlete che hanno il futuro in mano. Il mio, sportivamente parlando, ha un orizzonte limitato.

Limitato a cosa?

Avrò la possibilità di prendermi le mie soddisfazioni, chiaramente se avrò il livello che serve. C’è sempre il campionato italiano su strada, che non ho mai vinto (nel 2021 è stata seconda dietro Elisa Longo Borghini, ndr). Sarebbe bello provare a vincerlo con la maglia delle Fiamme Azzurre. E poi si potrebbe pensare a riconquistare una maglia azzurra, perché no, con lo spirito di sempre.

Hai corso con la Alé-BTC-Ljubliana che ora non c’è più, ma indosserai ancora una maglia Alé…

Alessia Piccolo non sapeva che avrei ripreso, ma è stata contenta della mia scelta. Fra noi si è creato un bel rapporto ed è vero che avrò ancora una sua maglia. Chissà che non possa nascere altro…

Venti giorni dopo il Giro d’Italia, Guderzo ha conquistato il terzo posto nella Clasica San Sebastian in maglia Alé-BTC-Ljubljana
Venti giorni dopo il Giro, Guderzo 3ª a San Sebastian
Avevi già iniziato a pensare a un futuro giù dalla bici?

Il futuro è aperto a tante possibilità, ma sono sempre stata ciclista e vorrei capire cosa mi piacerebbe fare. Ho seguito tutti i corsi federali e ho anche il tesserino da direttore sportivo Uci. Ma per ora resto atleta e vediamo se riesco a togliermi di dosso il riposo mentale degli ultimi 2-3 mesi.

Hai mai avuto paura di quello che verrà dopo la bici?

L’ho avuta e ce l’ho ancora. In questo anno mi troverò con i capi delle Fiamme Azzurre e si strutturerà un percorso per capire cosa fare. Sono la loro atleta più longeva e ho sempre creduto in questa esperienza. Mi ricordo com’era prima di entrarci e sebbene siamo nel momento in cui anche fra le donne iniziano a girare dei bei soldi, so che senza le Fiamme Azzurre non avrei potuto fare quel che ho fatto. Quando smetterò, avrò un lavoro e questo resta una bella tranquillità.

Come pensi che sarà accolta questa tua decisione?

Non lo so. Sinceramente in questi ultimi tre mesi mi sono isolata dai social. I commenti fanno ancora più male quando sei in difficoltà. Tanto ho notato che la gente pensa e scrive quello che vuole a prescindere da ciò che uno dice o fa. Quel che mi resta di quest’ultimo periodo sono gli amici veri, che saranno pure pochi, ma ci saranno sempre. Sicuramente ci saranno osservazioni e pensieri più critici di quanto io stessa mi aspetti. Qualcuno dirà che non sono stata in grado di smettere.

Guderzo è probabilmente l’atleta più longeva delle Fiamme Azzurre: un rapporto cui tiene molto
E’ probabilmente l’atleta più longeva delle Fiamme Azzurre: un rapporto cui tiene molto
E’ così?

Il 2021 è stato troppo brutto per essere il mio ultimo anno, ho capito di voler terminare col sorriso di quella bambina che nel 1992 agganciò per la prima volta il pedale di una bici e nel 2002 passò elite proprio con Rigato. Forse il 2022 può essere l’anno giusto per smettere, il 2 mi ha sempre portato fortuna.

Salutandoci a Cormons, mimasti il gesto di un pancione…

In ogni donna c’è il desiderio di avere figli e io non posso più aspettare tanto. Si sta parlando anche di quello. Sarebbe bello prendersi qualche ultima soddisfazione in bici e poi avere un’altra “fiammetta” in gruppo, no?

Dove comincerai?

La squadra inizia a fine febbraio, ma io sono indietro. A dicembre ho pure avuto una bruttissima influenza, da pensare che fosse un secondo Covid e invece non lo era. Vediamo per quando riuscirò a recuperare. Ho sempre pensato che la Strade Bianche sia la corsa più bella, sarebbe bello per il 5 marzo avere una condizione alla sua altezza.

Top Girls: il ritorno della Guderzo, il WorldTour e la Fci

12.01.2022
5 min
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La parabola del figliol prodigo ha contraddistinto le ultime ore della Top Girls Fassa Bortolo. Una storia nata in un periodo denso di allegorie. Il presidente Lucio Rigato che riabbraccia il ritorno a casa di Tatiana Guderzo, l’iridata del 2008 che aveva iniziato la carriera nella società trevigiana nel 2005 e che vivrà nel 2022 la 18ª stagione da elite.

«E’ nato tutto per scherzo – spiega Rigato, che ha iniziato la sua attività nel ciclismo femminile nel 1974 con la Ceramiche Zanette – quando ho chiamato Tatiana per gli auguri di Natale come faccio ogni anno. Tra le nostre famiglie c’è ancora un grande rapporto a distanza di anni. E così mia moglie ed io le abbiamo domandato tra il serio e il faceto se voleva tornare e chiudere la carriera da noi. Ecco, sono solo certo che ritorna, ma non se chiuderà da noi, questo lo deciderà lei».

Così sui social la Top Girls ha annunciato il ritorno di Tatiana Guderzo
Così sui social la Top Girls ha annunciato il ritorno di Tatiana Guderzo

Acqua in bocca

La telefonata con Rigato (che in apertura è con la sua squadra al Giro d’Italia Donne 2021, foto Facebook) l’avevamo concordata da qualche giorno per proseguire il giro di opinioni che stiamo facendo sulle formazioni continental femminili. Via messaggio non si era lasciato scappare nulla sulla Guderzo. Lo contattiamo in due momenti diversi, nello spazio di un paio di ore, a cavallo di impegni di lavoro già presi precedentemente. Lui è un tipo diretto. La prima parte della nostra chiacchierata fila via liscia parlando dei temi del suo mondo, ma qualcosa sta per sfuggirgli di bocca. La seconda si apre proprio con l’ufficialità di questo colpo di mercato last minute.

Lucio iniziamo da qua. Che ruolo avrà la Guderzo?

Abbiamo una squadra molto giovane e lei farà da chioccia. La sua esperienza sarà al servizio delle altre ragazze perché può insegnare davvero tanto. Tatiana è come una figlia per me. Non l’ho presa per i risultati che vuole fare, ma per la persona che è. Poi se li otterrà, tanto meglio per tutti. Probabilmente qualcuno mi criticherà per questo ingaggio, ma non mi interessa. Anzi, mi sembra di essere tornato indietro di 17 anni quando le feci firmare il suo primo contratto da elite. All’epoca non la voleva nessuno, l’ho scoperta io. Sono vecchio e all’antica, oggi sono molto soddisfatto del suo ritorno.

Qui la squadra al Giro Donne 2021: al via con Balducci, Bariani, Dalla Valle, Marturano, Silvestri e Vettorello
La squadra al Giro 2021 con Balducci, Bariani, Dalla Valle, Marturano, Silvestri e Vettorello
Con lei in squadra dovreste disputare più gare…

Sì, mi auguro che il suo arrivo possa servire per ricevere ulteriori inviti, specie all’estero. Una bozza di calendario l’abbiamo già fatta e il nostro esordio, salvo imprevisti o cancellazioni dovute al Covid, sarà il 27 febbraio in Belgio con la Omloop van het Hageland. Resta però il problema della partecipazione a tutte le gare che un paio di anni fa erano sicure ed invece ora con la riforma WorldTour è diventata un punto di domanda.

Anche tu non sei contento di questo cambiamento?

No, anch’io dico che è stato troppo rapido. L’inizio della fine. Per me è come essere su un dirupo. Le realtà come le nostre, che erano il vivaio per le squadre più grandi, sono penalizzate. Negli anni ho passato tante mie ragazze ai team più forti e, ad esempio, sono contento di aver mandato l’anno scorso nel WorldTour la Tomasi in quello che ora è il Team UAE o la Masetti in Olanda in una formazione che ha grandi ambizioni di salire di categoria (al NXTG by Experza, ndr). Però se le migliori giovani ce le portano via subito e restiamo con ragazze inesperte, facciamo fatica a correre certe gare in Europa in cui serve un punteggio minimo. E facciamo fatica a crescere e trovare risorse. E’ tutto collegato.

Sei nel mondo femminile da quasi cinquant’anni. Questo non ti ha facilitato nel cercare sponsor?

Non basta più avere tanta storia o vittorie alle spalle, non a tutte le aziende interessa. Ne ho interpellate tante, ma molte non mi hanno nemmeno ascoltato forse perché non vedevano nel ciclismo femminile un ritorno mediatico. Le grosse aziende vanno dalle grosse squadre. E poi in Italia le nostre continental stanno pagando la situazione economica degli ultimi dieci anni. Finora sono sempre andato avanti grazie ad amici sponsor che mi hanno sempre aiutato tanto e creduto in me. E per questo non smetterò mai di ringraziarli.

Qualche gara internazionale in più la stanno mettendo in Italia.

Meno male. Erano già tanti anni che noi società lo richiedevamo restando inascoltati. Stavolta però la Federciclismo in questo senso ha rotto le scatole agli organizzatori pretendendo un calendario più corposo. Vi dirò che sembra che stia cambiando qualcosa, spero che sia così. Non solo per le gare ma anche per la nazionale…

Greta Marturano è del 1998, è arrivata 7ª all’Emilia. Qui alla Strade Bianche
Greta Marturano è del 1998, è arrivata 7ª all’Emilia. Qui alla Strade Bianche

Spiegaci pure…

Col nuovo cittì al momento c’è molto dialogo e ne sono contento. Prima no. Salvoldi aveva il suo giro chiuso di atlete. Ti chiamava solo se avevi una ragazza che andava forte o che gli poteva interessare, altrimenti non parlava mai con squadre tipo la nostra. Ora, ripeto, sembra tutto diverso. Sangalli mi aveva contattato per portare in ritiro in Spagna sia Bariani che Silvestri. Purtroppo le mie due ragazze hanno dovuto rinunciare per problemi col Covid. Spero che le chiami al prossimo ritiro. Perché oltre alle parole e la teoria, ci vuole anche la pratica.

Lucio torniamo alla tua squadra: da chi ti aspetti qualcosa?

Con Tatiana le ragazze saranno undici e da tutte voglio vedere qualcosa, ma faccio cinque nomi. Marturano, Michieletto, Vettorello, Bariani e Silvestri. Queste ultime due, come ho detto prima, mi auguro che possano entrare nel giro azzurro. Da loro mi attendo un ulteriore salto di qualità. E magari anche un pizzico di fortuna in più.

Tre Valli, l’ultima corsa (forse) di Tatiana Guderzo

05.10.2021
5 min
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Se siano lacrime o pioggia, quando Tatiana Guderzo passa sul traguardo di Varese, manda giù un respiro profondo, mentre le ragazze che passano accanto le poggiano una mano sulla schiena come per un amico che parte. La Tre Valli Varesine Women, prima edizione al cospetto dei cent’anni di quella degli uomini, l’ha vinta Arlenis Sierra in maglia A.R. Monex in volata su Mavi Garcia. Ma oggi nella corsa è saltato fuori un altro motivo di interesse. Da quando alla partenza, una mezza battuta e il tremore della voce ci avevano fatto capire che forse il momento era arrivato.

Dicono che non ti ritiri più?

E chi lo dice? Non ho ancora deciso, magari potrebbe essere l’ultima. Per me ogni gara quest’anno poteva essere l’ultima. Sicuramente qui finisce il mio 2021. Poi potrebbe essere anche l’ultima della carriera.

Quando decidi?

Boh (ridendo, ndr), probabilmente ho già deciso.

E se fosse oggi, che cosa ti mancherebbe di più domattina?

L’adrenalina…

La voce si era increspata e arrivando nella coda del gruppo, per una volta non aveva sul volto il solito sorriso scanzonato. Qualche abbraccio e qualche battuta confermavano la sensazione.

Compagne di sfide e di nazionale: Noemi Cantele nell’organizzazione e Tatiana Guderzo
Compagne di sfide e di nazionale: Noemi Cantele nell’organizzazione e Tatiana Guderzo

Il colpo peggiore

Il brutto colpo di Tokyo l’ha segnata e forse ha spento la rabbia con cui ogni anno Tatiana si rimboccava le maniche per ripartire. E’ sempre difficile entrare nelle dinamiche di certe convocazionii. Ma se in uno sport così duro vengono meno le motivazioni, è difficile trovare la spinta per accettarne ogni giorno i sacrifici.

Ricordo di Roubaix

Pioggia e strade fradicie, nulla al confronto con la Roubaix, affrontata con tanto scetticismo e conclusa fuori tempo massimo assieme ad altre 45 ragazze.

«E’ stata una gara particolare – raccontava in partenza – non so se la definirei una gara su strada. Il fatto di chiamarsi Parigi-Roubaix e aggiungere poi l’Inferno del Nord descrive la realtà di questa manifestazione. E’ stato sicuramente emozionante entrare in quel velodromo, anche perché ogni gara poteva essere l’ultima e anche la Roubaix l’ho vissuta con quell’emozione. Credo che aver partecipato alla prima edizione sia stata un segno forte».

«La rifarei? No – sorride – non è una gara che mi rappresenta, non sono nata per quelle corse. Però suppongo che sia affascinante per tante ragazze. Ho visto che tante si erano proprio gasate. Da provare una volta nella vita.

«Ho fatto anche una riflessione su quando la riporteranno in aprile. Essendo così dura e pericolosa, potresti anche perdere il resto della stagione per una caduta. Lassù si cade anche in modo diverso, entri in un settore e non sai se ne esci. Mi chiedo: ne vale davvero la pena? Se ti capita un incidente come quello della Guazzini e punti al Giro o alle Olimpiadi, butti via tutto».

Un giorno intenso

E’ sfrecciata sul traguardo andando a girare per qualche minuto le gambe in una via chiusa al traffico. La Tomasi di fianco faceva battute ad alta voce, poi insieme sono tornate indietro fino al rettilineo di arrivo. Le aspettavano le altre ragazze della Alé BTC Ljubljana, la sola squadra WorldTour italiana attesa a grandi cambiamenti, per una foto di gruppo che in un solo colpo celebrava il fine stagione. O forse era il modo di portare con sé il ricordo dell’ultima corsa.

«Mi aspettavo forse un giorno con tempo migliore – dice Tatiana – ma mi sono goduta ogni colpo di pedale. E’ davvero una bella corsa. Può davvero diventare una classica internazionale».

Un autografo e tanta commozione per Tatiana Guderzo dopo l’arrivo
Un autografo e tanta commozione per Tatiana Guderzo dopo l’arrivo

Un raggio di luce

Intanto ha ripreso a piovere. Sul palco e sotto lo sguardo di Noemi Cantele iniziano le premiazioni. Una bambina si avvicina a Laura Tomasi con un taccuino per l’autografo. La trevigiana le fa un bellissimo sorriso e le suggerisce di chiedere l’autografo alla ragazza bionda accanto a lei. «Lei è stata campionessa del mondo», dice.

La bimba si volta di scatto e allunga carta e penna. Tatiana le chiede in quale categoria corra e lei le risponde G3. «Che bella categoria», dice la vicentina.

Poi con il suo piglio da capitana, solleva lo sguardo, infila gli occhiali e suona la sveglia. Sarà meglio andarsi a cambiare. Il gruppetto si avvia. Ma ad ogni angolo la fermano per un abbraccio. Chissà se la rivedremo nuovamente in gruppo o se davvero qui si chiude la sua splendida storia di fatica, vittorie, bei sorrisi e bocconi amari. Arlenis Sierra ha vinto la Tre Valli Varesine, Tatiana Guderzo l’ha illuminata.