Un tocco italiano nella tripletta delle svizzere

28.07.2021
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Una tripletta svizzera con un tocco italiano. La mountain bike si tinge di rossocrociato a Izu, sede delle gare olimpiche di cross country a due ore e mezza dal centro di Tokyo, grazie anche alle intuizioni di Nicolas Jeantet, trentaduenne meccanico valdostano che ha indovinato tutte le scelte che hanno permesso alle sue atlete di fare razzia di medaglie: oro a Jolanda Neff, argento a Sina Frei, bronzo a Linda Indergand.

Eppure a ruota di Pauline Ferrand Prevot, la svizzera stava per cadere come Vdp
Eppure a ruota di Pauline Ferrand Prevot, la svizzera stava per cadere come Vdp
Dunque, si è fatta festa in casa Svizzera, Nicolas?

Noi meccanici poco, perché abbiamo passato tutto il pomeriggio e la sera a impacchettare bici e materiali: siamo ancora sommersi dai cartoni. La logistica in quest’Olimpiade è stata molto complicata. Il giorno in cui hanno aperto l’impianto, potevamo salire con i mezzi e ne abbiamo utilizzati 5 che trasportassero il materiale, mentre ieri non potevano entrare per cui abbiamo portato tutto a mano. I giapponesi sono tanto precisi, ma delle volte hanno una mentalità chiusa.

Una prova opaca per Eva Lechner, che non ha mai trovato il colpo di pedale
Una prova opaca per Eva Lechner, che non ha mai trovato il colpo di pedale
Ci sveli il segreto di questo en plein?

Come nazionale lavoriamo da 7 anni sullo sviluppare la tecnica di guida e oggi, grazie alla pioggia, è uscito chi sapeva guidare, non cadere, non sbagliare, quello ha aiutato molto. Poi abbiamo lavorato davvero bene sul set up e quello ha fatto la differenza: non abbiamo sbagliato le gomme, come hanno fatto altre atlete.

Da dove si costruisce un trionfo così?

Siamo venuti al test event 2 anni fa e ci siamo preparati per quello che avremmo incontrato quando saremmo tornati qui. Poi, ancora in questi giorni, per sistemare gli ultimi dettagli ed eravamo preparati anche per un’ipotetica pioggia. Il problema è che, con le pietre, con tutto il tracciato artificiale costruito da zero, anche se ci fosse stato fango come c’è stato, sarebbe stato improponibile, e avrebbe reso impossibile la guidabilità, causando cadute e forature.

Così Jolanda Neff con la bandiera rosso crociata sul traguardo
Così Jolanda Neff con la bandiera rosso crociata sul traguardo
Dunque, cosa avete deciso prima del via?

Tanti non erano d’accordo, ma abbiamo optato per gomme intermedie e quando ha iniziato ad asciugarsi il percorso, questa scelta ha fatto la differenza. Avendo piovuto prima della gara poi, hanno modificato due o tre parti del percorso.

Stavolta però tutti lo sapevano dopo il caso Van der Poel?

Non so bene cosa sia successo veramente con lui, ma noi lo sapevamo già da due anni che quella passerella sarebbe stata tolta. Al test event, c’era nel giorno di prova, così almeno gli atleti potevano provare senza farsi male e poi ci avevano già detto che l’avrebbero tolta. Anche ieri, nei comunicati c’era che il percorso sarebbe cambiato rispetto alla versione originale.

Sei convinto dell’errore di valutazione dell’olandese?

Non mi esprimo, ma dico solo che è arrivato all’ultimo, ha fatto come sempre tutto di testa sua, senza l’aiuto della sua nazionale, quindi qualcosa non ha funzionato. La nostra squadra femminile, invece, lavora molto di più sullo stile degli sport invernali. La nazionale lavora tanto insieme, non è soltanto una selezione: questo aiuta molto ad avere clima positivo nel gruppo, anche perché non ci sono prime donne.

Il dream team svizzero. Jeantet, meccanico italiano (valdostano), è il secondo da destra
Il dream team svizzero. Jeantet, meccanico italiano (valdostano), è il secondo da destra
Ci definisci bene il tuo ruolo di italiano nella nazionale svizzera?

Gestisco tutti i meccanici del settore mountain bike e fuoristrada e quindi quaggiù sono sia per il cross country sia per la bmx. Infatti, mentre gli atleti della mountain bike partiranno, io mi sposterò alla bmx che sarà nell’area di Tokyo: avremo possibilità di medaglia sia tra gli uomini sia tra le donne. Se non si fossero accavallate le date, mi sarei occupato anche della crono su strada, perché tra le donne di solito seguo Marlen Reusser (argento mondiale in carica, lo scorso anno a Imola e appena argento alle spalle di Val Vleuten).