«Non dimentico che fino a poco tempo fa ero al loro posto e avrei voluto che mi trattassero prima da essere umano che da atleta». E’ uno dei mantra, rafforzato da quando è salita in ammiraglia, di Giorgia Bronzini.
Non c’è atleta, infatti, che sia stata a contatto con la 39enne piacentina che non abbia notato questa sensibilità. Un aspetto che può fare la differenza e l’ha fatta nella scelta di Mavi Garcia per approdare alla Liv Racing Xstra. Proprio su questo trasferimento di ciclo-mercato e mentre è attualmente impegnata alla Challenge by La Vuelta (dove quattro anni fa a Madrid conquistò l’ultimo dei suoi 116 successi da elite), abbiamo chiesto a Bronzini quale sia la sua ricetta vincente nelle trattative e come cambierà la sua squadra con l’arrivo della scalatrice spagnola.
Giorgia hai letto quello che ci ha detto Mavi?
Sì, mi ha fatto piacere. Forse ho fatto piacere anche a lei con discorsi che l’hanno toccata. La parte emotiva è importante per me, direi fondamentale.
Qual è il tuo segreto per creare la giusta sintonia? Cos’hai detto a Mavi per convincerla?
Non lo so nemmeno io forse quale sia (ride, ndr). No, credo che essendolo stata recentemente, ragiono ancora da atleta, quindi trovo un giusto compromesso col ruolo che ho adesso. A Mavi penso di aver trasmesso quella tranquillità di rispettare prima la sua parte umana. Io so che se anche produci watt come un centrale elettrica, ma a casa non sei tranquilla o c’è qualcosa che non va nella tua vita, i risultati fanno fatica ad arrivare o non arrivano proprio. Dico da sempre che la nostra performance è data per l’80 per cento dalla testa.
Possiamo dire che alla Liv si vede sempre di più la tua impronta?
Sì, ma in squadra anche il resto dello staff condivide con me questo modo di agire. Sono orgogliosa di aver portato questa mia filosofia. Sento di essere nel posto giusto per lavorare. Però attenzione, mica le do tutte vinte alle ragazze, perché talvolta trovi quelle che non sono mai contente. Uso bastone e carota in egual misura, anzi a volte non mi trattengo se mi fanno arrabbiare. Ad esempio ad ogni mia atleta do un obiettivo tangibile e contestualizzato su di lei. Se nemmeno ci provano a raggiungerlo, sanno che mi faccio sentire…
Qualche tua ragazza ci ha detto che ti fai sentire in continuazione…
In effetti è così. Anzi, ormai si preoccupano se alla radio in corsa non mi sentono (sorride, ndr). Se non parlo significa che qualcosa non sta andando bene per niente o che sto dormendo. Le supporto sempre durante la gara. Le motivo, le stimolo, le rimprovero, cerco di dare loro una soluzione. Mi faccio sentire proprio per quello che dicevo prima. La testa, a volte il cuore, fa la differenza rispetto ai valori tecnici.
L’arrivo della Garcia ridisegna la fisionomia della vostra squadra?
Sì e no. Avevamo già ragazze adatte alla salita, ma la processione di Covid in cui siamo incappate ci ha condizionato pesantemente. Arriverà anche una giovane straniera per farla crescere. Comunque Mavi sarà la leader dei grandi giri e delle classiche. Con lei studieremo obiettivi precisi e tattiche ad hoc in corsa. Come vi ha detto lei, stiamo studiando il calendario migliore in cui potrà ottimizzare il lavoro fatto.
Lei ci ha parlato di Stultiens ma ci sembra di capire che potrà contare su più atlete.
Sabrina ha pagato tantissimo il cosiddetto long-covid. E’ rientrata al Tour dove ha fatto fatica ma per il morale l’ho portata alla Vuelta. Consideriamola una stagione di passaggio, ma voglio fare un buon inverno con lei. Così come con Smulders e Ton, che alzeranno l’asticella in salita lavorando sodo nella pausa. Anche Demey può tornare utile a Mavi nella fase di pianura che porta alle salite. Poi ci sono altre tre ragazze da considerare valide per tutti i terreni.
Di chi parli Giorgia?
Una è Korevaar che l’abbiamo dovuta spremere perché in pratica è una delle pochissime che non è mai stata bloccata dal covid. Grande lavoratrice anche lei. All’europeo ha tirato tutto il giorno per Wiebes e al Tour of Scandinavia ha sfiorato un grande risultato nella tappa più impegnativa. Stesso discorso vale per Jaskulska cui le ho fatto fare gli straordinari. Sempre all’attacco, al Giro Donne è stata un giorno in maglia bianca e si è spesa molto per la squadra. Lei ha un grande potenziale e spero possa fare un ulteriore step.
E la terza a cui ti riferivi?
E’ Ragusa, che ha vissuto una stagione difficile, forse a causa di un sovrallenamento che si portava appresso dal 2021. Al Giro l’ho mandata spesso in fuga ed è sempre stata a disposizione delle compagne. Dobbiamo recuperarla. Non vi nascondo che Katia sarà la mia scommessa per il 2023 come la è stata Rachele (Barbieri, ndr) quest’anno. Io ci credo.
Con una Mavi nel motore, a che obiettivi puntate?
Vincere una delle classiche delle Ardenne sarebbe il top. Naturalmente sarebbero molto graditi anche una tappa o il podio o entrambi in un grande giro. Però le fondamenta per questi obiettivi le getteremo nel training camp di questo inverno. Se non avremo i problemi di quest’anno, partiamo da una base più consapevole anche per correggere in corsa tutti eventuali intoppi che si presenteranno.