Mario Minervino è sulla strada. In tutti gli eventi che organizza e ha organizzato in passato, se lo cerchi non devi andare in mezzo a giornalisti e autorità. Nonostante questo o forse proprio per questo, nel 2017 è stato nominato Cavaliere della Repubblica. E nelle parole del Sindaco di Cittiglio, dove si svolgono gli arrivi delle corse della sua Cycling Sport Promotion, c’è il succo del discorso che qui preme fare con lui a proposito del Trofeo Alfredo Binda femminile (quello delle elite e prima quello delle junior).
«Mario Minervino è un uomo di eccellenti qualità, in lui si uniscono tre caratteristiche assolute; competenza, passione e solidarietà. Mario Minervino per la comunità di Cittiglio è una risorsa preziosa e sempre disponibile».
Quanto è lontano il 21 marzo?
Primo giorno di primavera, data del Trofeo Binda. Non sembra, ma è già qua. Ho cominciato da un po’, mentre gli altri correvano, a fare il giro di sponsor ed Enti Locali. Amici più che sostenitori. Mi hanno sempre detto: «Se la gara si fa, noi ci siamo». La prima cosa da fare è il piano Covid.
Che cosa comporta ?
Non avremo il pubblico di sempre. Aumentano i costi. Servono più transenne, ma si compensano col fatto che non puoi fare le tribune. Serve più personale qualificato. Avremo 8 aree bianche, per le quali serviranno addetti al controllo della temperatura, degli accessi e della sanificazione. Servono almeno 50 persone in più, tra norme Covid e bolla per le atlete in partenza e arrivo. Abbiamo puntato su personale che viene dal mondo delle ambulanze e della sanità.
Quando e perché il Trofeo Binda?
Quando ci dissero che nel 2000 sarebbe saltata. Era una regionale, si correva dal 1974. Fu una scommessa. La prendemmo da un livello bassino e lavorammo per farla crescere. Divenne quasi subito una gara nazionale e poi nel 2007 internazionale. Fu necessario dal momento che l’anno prima chiedemmo di entrare nella Coppa del mondo.
Che cosa significa che la prendeste da un livello bassino?
Sul piano organizzativo, era sotto al livello dei dilettanti, oggi forse le ragazze sono più all’avanguardia. Non si lamentano, non sono viziate, hanno rispetto. Non tagliano il percorso nei trasferimenti, cosa che i dilettanti fanno regolarmente. Sono piccole cose, dovute anche al fatto che la maggior parte delle squadre viene dall’estero e loro certe furbate le fanno raramente. Cominciammo con corde e paline e un camion come palco. Oggi quando arrivano alle partenze hanno i pullman e alcune anche il camion officina.
L’immagine di una corsa vera?
L’immagine di una corsa importante. Il colpo d’occhio di un evento professionistico che ci spinge a fare sempre meglio. Nel giorno di gara, tra Forze dell’Ordine e alpini, ci sono 500 persone al lavoro. Abbiamo tutti gli incroci coperti. Non sono numeri che sparo, lo vedo dai sacchetti del pranzo che prepariamo e che consegniamo.
Minervino, quanto costa una corsa così?
Andiamo da 120 a 145 mila euro. Per fortuna gli sponsor hanno aderito. Per un po’ abbiamo avuto anche Yamamay, ma difficile conquistarli in quel settore. Il grosso sostegno viene dalle Istituzioni, senza cui non andrei da nessuna parte. Anche perché adesso è aumentato tutto. Prima bastava dare l’ospitalità, da quando c’è il WorldTour, a ogni squadra delle prime 15 devi dare 3.000 euro e poi a scendere. E’ giusto, come è giusto l’aumento dei premi che aumentano ogni anno del 10 per cento. Solo per i costi delle tabelle Uci partono subito 60 mila euro. E poi c’è da organizzare la corsa.
E al mattino c’è la corsa delle junior, il Piccolo Trofeo Binda.
Questa è una storia. Si era sempre fatta, ma quando è arrivata la Coppa del mondo, l’Uci ci ha imposto di fermarla per non distogliere energie dalla gara elite. E’ stato così fino al 2012, ma non passava evento ufficiale o informale in cui non gli dicessi che sarebbe stato bello spingere tutti gli organizzatori a fare una prova per le junior. Finché nel 2013 non abbiamo guardato più in faccia nessuno e abbiamo chiesto la data. Sorpresona: un mese prima, ci è arrivata la comunicazione che il Piccolo Trofeo Binda sarebbe stata prova di Coppa del mondo juniores. Non è facile. Si tratta di… sparecchiare e riapparecchiare la tavola in due ore, come ai mondiali. Ma da quelle ragazzine sono venute fuori delle campionesse. Come Lorena Wiebes o Megan Jastrab che nello stesso anno ha vinto i mondiali di Harrogate su strada e due ori su pista.
Sei di quelli tranquilli che nel giorno della gara non ha preoccupazioni perché è tutto pronto?
Nel giorno della gara è tutto pronto, ma finché l’ultima non entra nei 3 chilometri finali, io ho l’ansia. Ognuno ha il suo ruolo, io sono sulla strada, non vado a fare le interviste. Possono succedere mille cose e con la diretta tivù non deve sfuggirci niente.
Un vero lavoro, insomma…
Non è come andare tutti i giorni in ufficio, ma dopo la corsa tra fatture, bonifici, bandi pubblici e scartoffie c’è da lavorare per tre mesi. I rendiconto devono essere corretti e poi si comincia a pensare all’edizione successiva.
Quando si riposa Mario Minervino?
Dal mercoledì alla domenica dopo la corsa. Fino al martedì si mette a posto il magazzino. Poi stacco tutto per cinque giorni. E il lunedì si ricomincia. Ci vediamo il 21 marzo. Non sembra, ma ci siamo quasi…