Grandi Giri donne da due settimane: parla Slongo

29.01.2025
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L’idea di riportare i grandi Giri femminili a due settimane è un tema di grande attualità e sicuramente stuzzicante. Una proposta che trova sostenitrici tra le atlete di punta, come Elisa Longo Borghini, ma pone una serie di interrogativi sul piano organizzativo e sulla crescita del movimento femminile. Paolo Slongo, preparatore di lunga esperienza e guarda caso anche della stessa Longo, ci aiuta a sviscerare meglio questo argomento da un punto di vista tecnico.

Secondo Slongo, il ciclismo femminile è in continua evoluzione, ma l’eventuale passaggio da una a due settimane di competizione deve avvenire gradualmente, per non creare squilibri tra le diverse fasce di atlete presenti nel gruppo. Un grande Giro più lungo richiederebbe una diversa pianificazione del calendario. Tuttavia, le opportunità non mancherebbero: una corsa di maggior durata potrebbe accrescere l’interesse del pubblico. Pensateci, anche solo geograficamente abbraccerebbe un territorio molto più vasto. Sarebbe più coinvolgente.

La mente torna alle sfide tra Luperini, Somarriba, Pucinskaite, Jakson, Brandle: una dozzina di tappe. Tra le prime e le ultime in 22-23 ore di gara complessive c’erano anche due ore di differenza. Emergeva stanchezza. Ma c’erano anche ben altre preparazioni. Le problematiche erano diverse, più strettamente fisiologiche.

Paolo Slongo è un preparatore esperto. Da anni segue Elisa Longo Borghini. Da quest’anno anche lui è alla UAE Adq
Paolo Slongo è un preparatore esperto. Da anni segue Elisa Longo Borghini. Da quest’anno anche lui è alla UAE Adq
Paolo, grandi Giri femminili a due settimane. Partiamo dalla questione del calendario e della programmazione? Ma prima ancora: è possibile per te?

Il ciclismo femminile si sta evolvendo rapidamente. Sì, per me si potrà fare, ma bisogna procedere per gradi. Il movimento è cresciuto molto in fretta e bisogna evitare di accelerare troppo. Oggi nel ciclismo femminile ci sono tre fasce: le top rider, un gruppo intermedio sempre più numeroso e una terza fascia ancora distante in termini di prestazioni. Per salvaguardare tutto il movimento, bisogna arrivare gradualmente alle due settimane. Non sarebbe giusto farlo immediatamente, anche se dal punto di vista individuale potrebbe essere vantaggioso per alcune atlete.

Quali potrebbero essere le difficoltà?

Con due settimane di gara inevitabilmente si dovranno fare delle scelte di calendario. Oggi le atlete, anche le big, corrono quasi sempre dappertutto, in tutte le gare più importanti. Se ci fosse una corsa più lunga dovranno focalizzarsi su determinati obiettivi. Non si potrà più affrontare sia il Giro d’Italia Women che il Tour Femmes attaccati senza compromettere la condizione fisica.

Campionesse come Kopecky, Longo- Borghini, Vollering… potrebbero beneficiare di una sfida sulle due settimane
Campionesse come Kopecky, Longo Borghini, Vollering… potrebbero beneficiare di una sfida sulle due settimane
La programmazione diversa poi sarebbe anche per le squadre, immaginiamo…

Esatto, ci sarà bisogno di aumentare il numero delle cicliste in squadra. Attualmente si corre in sette, ma probabilmente servirà almeno un’atleta in più per affrontare due settimane di corsa. Per i grandi team non sarebbe un super problema, hanno potenzialità e personale per farvi fronte, ma questo non farebbe che aumentare il divario con le altre.

La chiave ci sembra tutta qui insomma: il divario tra grandi e piccoli. Questo perché come dicevi il movimento non è ancora del tutto pronto…

Attualmente ci sono 8-10 top rider, poi un gruppo intermedio di 40-50 atlete che reggono il ritmo e infine una terza fascia che fa più fatica. Se si passa a due settimane, il divario tra questi gruppi potrebbe aumentare ulteriormente. Già oggi per alcune atlete una settimana di gara è impegnativa, figuriamoci due. Serve quindi che tutto il movimento cresca in modo uniforme, con le squadre professional che diventino più competitive per sostenere questo cambiamento.

Quindi è la seconda fascia che dovrebbe crescere di più?

No, la terza: che è quella maggiore per numero. Ma serve tempo. Se quella massa non diventa più corposa anche la corsa tecnicamente (e tatticamente) potrebbe risentirne. Sarebbe per poche. Immagino una stanchezza che emerge e ragazze mai in corsa dopo un certo numero di tappe.

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Avrebbe più appeal un Giro a due settimane?

Secondo me sì, perché un Giro più lungo metterebbe ancor più in evidenza le doti di resistenza delle atlete. Sarebbe più avvincente da seguire, con più colpi di scena e più cambi di leadership. Una gara più lunga non è mai scontata e questo può attirare più pubblico.

E tu hai una di queste atlete. Anzi forse la più adatta in assoluto alle due settimane…

Per atlete come Elisa Longo Borghini, che hanno una grande capacità di resistenza, sarebbe un vantaggio. Lei è una “diesel”, è costante che non cala mai, mentre altre potrebbero soffrire di più la durata.

In passato il Giro era già su due settimane o quasi, cosa cambierebbe rispetto ad oggi?

Le squadre WorldTour sarebbero già pronte ad affrontare due settimane di gara. Il problema è guardare a tutto l’ambiente, non solo alla punta della piramide. Bisogna far crescere l’intero movimento in maniera omogenea per evitare squilibri esagerati e rendere la corsa davvero avvincente per tutti. Mentre sul piano fisiologico non vedo grossi impedimenti, chiaro c’è da lavorare. Penso che fra un anno o due, ci si potrà arrivare.

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