Francesco Gavazzi, Polti VisitMalta (foto Maurizio Borserini)

Gavazzi e la nuova vita da diesse: «Il richiamo era troppo forte»

10.12.2025
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Francesco Gavazzi sta per chiudere le valigie e imbarcarsi verso il suo ennesimo training camp in Spagna, ma dopo diciassette anni passati in sella questo sarà il primo ritiro che lo vedrà nelle vesti di diesse. La Polti VisitMalta di Basso e Contador si è rinnovata e in ammiraglia quest’anno sale il quaratunenne di Morbegno, affiancato da pezzi da Novanta come Ellena e Zanatta

Stesso viaggio, valigia diversa

I bagagli sono presto fatti, rispetto a quando correva Gavazzi ha meno pensieri sui materiali che bisogna portarsi dietro (in apertura foto Maurizio Borserini). Adesso basta un computer, il resto lo si imparerà strada facendo. L’ammiraglia e la bici a volte funzionano allo stesso modo. 

«E’ una sensazione strana – ci racconta – quella di partire con un ruolo diverso. Sono passato dalla dipendenza dei pedali a quella della tecnologia, ammetto che un pochino devo prenderci la mano: call, riunioni, file excel, programmi vari…».

«Per fortuna – prosegue Gavazzi – dopo il primo ritiro a Malta insieme agli atleti abbiamo fatto un secondo incontro, questa volta a Madrid, solo con lo staff. Ci siamo coordinati per capire quali linee guida seguire in ottica calendario e gettare le basi della stagione».

Nelle ultime due stagioni Gavazzi è comunque rimasto nel giro della formazione di Ivan Basso (foto Maurizio Borserini)
Nelle ultime due stagioni Gavazzi è comunque rimasto nel giro della formazione di Ivan Basso (foto Maurizio Borserini)
Una volta smesso di correre avevi detto che non saresti mai salito in ammiraglia… 

Avevo bisogno di prendermi del tempo, di respirare e distaccarmi un attimo dalla vita frenetica del corridore. Penso sia normale, per una vita ho fatto avanti e indietro da gare, ritiri, alture. Era necessario rallentare i ritmi, godermi la famiglia e stare fermo per qualche tempo. 

Cos’è cambiato?

Che a un certo punto questo mondo ti manca, ho accumulato talmente tanta esperienza che sarebbe stato un peccato “buttarla”. L’aspetto principale che mi ha spinto a tornare in questo mondo sono i contatti umani, due anni fa avevo lasciato una squadra nella quale mi ero trovato bene. Spesso si dice che il team è come una seconda famiglia, nel nostro caso però era vero. C’erano, e ci sono ancora, dei rapporti che vanno oltre il ciclismo. 

Con il primo ritiro da diesse Gavazzi avrà modo di prendere le misure con il nuovo ruolo (foto Maurizio Borserini)
Con il primo ritiro da diesse Gavazzi avrà modo di prendere le misure con il nuovo ruolo (foto Maurizio Borserini)
Va detto che non eri uscito del tutto.

Vero, non ho mai lasciato definitivamente l’ambiente in questi due anni. Tante volte sono stato di supporto al team in corse come il Giro d’Italia. Questo ruolo da “jolly” ha fatto sì che in me tornasse la voglia di respirare ancora l’aria del ciclismo: le corse, i trasferimenti, stare con i ragazzi. 

Difficile adattarsi al nuovo ruolo?

Sono ancora all’inizio, quindi devo prendere le misure con tutte le dinamiche che si stanno innestando. Ho avuto modo di vedere quanto è complicato incastrare gli impegni di ventiquattro corridori, con la corsa ai punti si devono fare scelte ponderate anche in relazione a quelle degli altri team. Per fortuna al mio fianco avrò figure come quella di Zanatta e di Ellena, da loro potrò imparare molti trucchetti del mestiere. 

Francesco Gavazzi, Steano Zanatta, Polti VisitMalta (foto Maurizio Borserini)
Lo stesso Zanatta ha detto che Gavazzi può essere quel trait d’union tra staff e corridori, un ruolo cruciale in un team (foto Maurizio Borserini)
Francesco Gavazzi, Steano Zanatta, Polti VisitMalta (foto Maurizio Borserini)
Lo stesso Zanatta ha detto che Gavazzi può essere quel trait d’union tra staff e corridori, un ruolo cruciale in un team (foto Maurizio Borserini)
Zanatta stesso ci ha detto che una figura come la tua sarà importante per rapportarsi con i giovani…

Entrare in un team dove ritrovo molti atleti con i quali ho corso durante gli anni in cui ero corridore è un vantaggio. Creare un forte legame tra diesse e ciclista è importante in una stagione. Con i giovani sarà comunque una sfida. I ragazzi che ora hanno vent’anni sono una generazione molto diversa dalla mia, c’è quasi un abisso tra me e loro. 

Come si colma il gap generazionale?

Ascoltandosi a vicenda e con il confronto. Io sicuramente posso insegnare tanto a loro, ma non escludo che anche i giovani possano trasmettermi qualcosa. Sarà strano perché il mio figlio maggiore ha tredici anni e i ragazzi più giovani in squadra ne hanno venti.

Francesco Gavazzi, Ludovico Crescioli, Mirco Maestri, Polti VisitMalta (foto Maurizio Borserini)
Da sinistra: Gavazzi, Crescioli e Maestri, tre generazioni diverse e tre modi di vedere e interpretare il ciclismo (foto Maurizio Borserini)
Francesco Gavazzi, Ludovico Crescioli, Mirco Maestri, Polti VisitMalta (foto Maurizio Borserini)
Da sinistra: Gavazzi, Crescioli e Maestri, tre generazioni diverse e tre modi di vedere e interpretare il ciclismo (foto Maurizio Borserini)
Hai già avuto modo di parlare con loro?

Abbiamo gettato le basi per lavorare insieme. In queste settimane ci sono state le visite mediche a Firenze, venivano a gruppi di quattro o cinque ogni giorno. Ho parlato un po’ con loro, in particolare con i nuovi, per capire come stanno andando questi primi impegni. Ma il gruppo si costruirà nei prossimi giorni in ritiro. 

Pronto a salire in macchina?

Sì. Anche se, guardando il programma, ho notato che ci sono due allenamenti da sette ore. A un certo punto sarò stanco di seguirli guidando a trentacinque all’ora e chiederò una bici (ride, ndr). A parte gli scherzi sono pronto, durante il ritiro capirò anche in quale gara farò il mio esordio da diesse. Sicuramente avverrà a fine gennaio, vedremo se in Francia o Spagna.

Roberto Amadio, nazionale

Zanatta ci racconta l’Amadio cittì: dai corridori all’ammiraglia

05.12.2025
6 min
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Un anno dopo in Federazione sono tornati a mescolare nuovamente le carte, Marco Villa riprende la pista femminile e seguirà il settore delle cronometro. Mentre Elia Viviani è stato nominato team manager per strada e pista, prendendo il posto di Roberto Amadio. Quest’ultimo è diventato il cittì della nazionale maschile. A più di dieci anni di distanza Roberto Amadio tornerà quindi a guidare l’ammiraglia e a gestire le dinamiche di corsa. La novità è interessante, anche se sono da capire i motivi che hanno portato al cambio di guida tecnica. 

Roberto Amadio ritrova un ruolo in ammiraglia dopo gli anni in Liquigas, con un’avventura partita nel 2005 e terminata nel 2014 quando la squadra prese il nome di Cannondale. Una figura che ha lavorato per diverso tempo accanto a lui è quella di Stefano Zanatta, così siamo andati direttamente dal diesse della Polti VisitMalta per farci raccontare i segreti e i particolari dell’Amadio tecnico. 

Roberto Amadio, nazionale, pista, campionato del mondo 1985
Roberto Amadio è stata una figura importante anche su pista, qui ai campionati del mondo del 1985
Roberto Amadio, nazionale, pista, campionato del mondo 1985
Roberto Amadio è stata una figura importante anche su pista, qui ai campionati del mondo del 1985

Di nuovo sulla macchina

Zanatta in questi giorni è alle prese con il percorso del Giro d’Italia, ne sta studiando il percorso e la logistica. La sua squadra non è ancora certa di ottenere la wildcard, anche se sembra esserci qualche certezza in più rispetto allo scorso anno. Basso e i suoi uomini sperano di ottenere una risposta nei primi mesi del 2026, nel frattempo ci si porta un po’ avanti con il lavoro

«Con Amadio ho lavorato tanto negli anni buoni – dice scherzando Stefano Zanatta – penso sia la persona più adatta e ricoprire il ruolo da cittì in questo momento. E’ stato tanti anni nell’ambiente e le dinamiche dell’ammiraglia le conosce bene. Il sistema è cambiato, non c’è dubbio, ma forse per chi ricopre il ruolo di cittì meno. Pensate solamente alle radioline, vero che c’erano anche ai tempi della Liquigas, ma erano strumenti meno potenti e precisi di quelli che ci sono ora».

Liquigas, Daniele Bennati, Roberto Amadio
Una volta terminata l’avventura in bici per Amadio è iniziata quella in ammiraglia con la Liquigas
Liquigas, Daniele Bennati, Roberto Amadio
Una volta terminata l’avventura in bici per Amadio è iniziata quella in ammiraglia con la Liquigas
Avete lavorato gomito a gomito già da quando eravate corridori…

Ci siamo trovati in squadra insieme per la prima volta nel 1987 alla Supermercati Brianzoli-Chateau d’Ax, che poi divenne Chateau d’Ax e abbiamo corso insieme fino al 1990. Poi quando ha iniziato il progetto Liquigas, nel 2005, mi ha chiamato subito con lui in ammiraglia. In dieci anni abbiamo condiviso tantissime esperienze, insomma erano gli anni buoni (ride ancora, ndr). 

Ora gli tocca il ruolo da cittì della nazionale, che ne pensi?

Amadio ha le competenze e le conoscenze dalle quali può attingere per ricoprire al meglio questo nuovo incarico. Gli anni passati in ammiraglia gli torneranno sicuramente utili, senza dimenticare che come team manager della nazionale ha sempre mantenuto vivi i rapporti, anche se con sfumature professionali diverse. 

Liquigas, Giro 2010, da sinistra: Roberto Amadio, Ivan Basso e Stefano Zanatta
Giro d’Italia 2010, da sinistra: Roberto Amadio, Ivan Basso, Stefano Zanatta e Dario Mariuzzo
Liquigas, Giro 2010, da sinistra: Roberto Amadio, Ivan Basso e Stefano Zanatta
Giro d’Italia 2010, da sinistra: Roberto Amadio, Ivan Basso, Stefano Zanatta e Dario Mariuzzo
Quali sono le qualità che ti ricordi di lui in Liquigas?

E’ sempre stato una figura capace di vedere le problematiche e di trovare delle soluzioni adeguate. Inoltre ha una spiccata capacità di vedere le qualità e le caratteristiche di un atleta, sia fisiche che umane. 

In che senso?

Roberto (Amadio, ndr) ha sempre saputo capire se un atleta ha delle doti tecniche e se è in grado di andare di pari passo con le aspettative riposte in lui. Negli anni in Liquigas i corridori hanno sempre dato ciò che ci si sarebbe aspettato, e questo grazie alle scelte dello stesso Amadio. Ora con solamente due appuntamenti di un giorno in calendario sarà più complicato, ma rimango convinto che sia la persona giusta.

Liquigas, Vincenzo Nibali, Roberto Amadio
Amadio negli anni alla Liquigas ha lavorato con grandi atleti, mettendo il dialogo e il confronto al centro
Liquigas, Vincenzo Nibali, Roberto Amadio
Amadio negli anni alla Liquigas ha lavorato con grandi atleti, mettendo il dialogo e il confronto al centro
Lo hai detto anche tu, il ciclismo è cambiato tanto…

Vero, ma lui non è rimasto fuori dal tutto. Adesso le squadre hanno molte più figure al loro interno e si deve interagire con tutte loro, ma in questi anni Amadio lo ha sempre fatto. Inoltre lui ha una dote importante: sa parlare all’atleta e capire se questo vuole seguirlo davvero oppure no

Questo aspetto può tornare utile?

Sicuramente, pensate al prossimo mondiale in Canada. Non sempre i corridori amano fare lunghe trasferte e se non rifiutano lo fanno malvolentieri (lo stesso è accaduto in diverse Federazioni per il mondiale in Rwanda, ndr). Per lui sarà importante partire ora, fare il giro dei vari ritiri e capire con quali atleti iniziare un percorso di avvicinamento. Anche perché a volte gli obiettivi del team e della nazionale non combaciano perfettamente, di conseguenza Amadio dovrà essere bravo a dialogare con tutti.

Amadio negli anni come team manager della nazionale non ha perso la capacità di dialogo e confronto con i vari tecnici
Amadio negli anni come team manager della nazionale non ha perso la capacità di dialogo e confronto con i vari tecnici
E’ stato corridore, diesse, team manager, ha una visione d’insieme sui vari ruoli…

Conosce le dinamiche di ognuno e sa prendersi le responsabilità delle proprie scelte. Non dimentichiamoci che al suo fianco avrà anche gente come Elia Viviani, i due si conoscono dai tempi della Liquigas e hanno lavorato molto insieme. Viviani ha appena concluso la carriera, conosce le dinamiche del gruppo è può dare una mano ad Amadio nel rapportarsi con i giovani. Non è sempre facile rapportarsi con ragazzi di vent’anni. 

Quale lato di Amadio può tornargli utile?

Sa capire cosa ha tra le mani e riesce a dirigerlo al meglio. Ha uno spiccato lato umano, Roberto è grande e grosso ma è buono. Sa essere autoritario ma non evita mail il confronto, ascolta quello che il corridore ha da dire ma sa farsi rispettare e dare le giuste motivazioni per spiegare determinate scelte. Il cammino che inizia ora sembra lungo, ma il tempo passa in fretta e le Olimpiadi del 2028 sono dietro l’angolo. Amadio dovrà essere bravo a creare un gruppo con il quale lavorare anche in ottica impegni futuri. 

Campionati dle mondo pista 2025, Santiago del Cile, Roberto Amadio, Elia Viviani
Il ruolo di team manager verrà ricoperto da Elia Viviani, una figura che può fare da collante tra atleti e cittì
Campionati dle mondo pista 2025, Santiago del Cile, Roberto Amadio, Elia Viviani
Il ruolo di team manager verrà ricoperto da Elia Viviani, una figura che può fare da collante tra atleti e cittì
Portaci in ammiraglia con lui, che tecnico è?

Ha sempre lavorato di istinto in corsa. E’ uno con tempi di reazione davvero brevi, sa stravolgere le tattiche di gara in pochi secondi. Inoltre sa impostare bene la corsa e le dinamiche fin dalla riunione del mattino, aspetto fondamentale se poi una volta abbassata la bandierina non hai più modo di comunicare con gli atleti. 

Gemelli Bessega, Biesse Carrera Premac 2025

I gemelli Bessega un anno dopo: ora pro’ con Basso e Zanatta

12.11.2025
5 min
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Al momento Stefano Zanatta ha già a che fare con dei giovani, ma questa volta nel ruolo di nonno. Gli impegni ciclistici non finiscono mai, tuttavia al momento basta un computer per iniziare a pensare ai prossimi impegni. Si partirà con il classico ritiro di dicembre, anche se l’hotel di Oliva, in Spagna, che solitamente ospitava i corridori della Polti VisitMalta quest’anno è stato prenotato da altri team. 

«Ivan Basso e Alberto Contador stanno cercando la soluzione alternativa – dice Zanatta – di certo non mancano le strutture in Spagna, quindi troveremo sicuramente qualcosa che fa al caso nostro. Per il resto la formazione per il 2026 è pronta, siamo pronti a partire. Rispetto alla stagione appena conclusa avremo quattro atleti in più, ci sarebbe stata la possibilità di prenderne altri ma dobbiamo fare i conti con calendari e inviti».

Calendari e regole

Il roster della Polti VisitMalta per la stagione che verrà è al completo e la cosa che risalta all’occhio è la presenza di tanti giovani che potrebbero ancora rientrare nella categoria under 23. 

«Sarebbero sei in totale – continua il diesse trevigiano – e per un momento abbiamo anche pensato di fare attività under 23 con loro, ma con la nuova regola UCI non sarà possibile. Per fortuna il calendario italiano vede qualche nuova corsa in più indetta dalla Lega Ciclismo Professionistico. Questo per squadre come la nostra è un bell’aiuto nel fare attività e nel programmarla, anche perché c’è l’accordo che le squadre iscritte alla Lega potranno correre tutti gli appuntamenti. Per il resto aspettiamo le solite wild card di RCS, con la speranza di avere risposte in tempi più brevi rispetto allo scorso anno».

Gabriele Bessega insieme a Marco Milesi, Biesse Carrera 2025
Nel 2025 Gabriele Bessega ha vinto diverse corse, qui alla Milano-Busseto (Photors.it)
Gabriele Bessega insieme a Marco Milesi, Biesse Carrera 2025
Nel 2025 Gabriele Bessega ha vinto diverse corse, qui alla Milano-Busseto (Photors.it)
Tra questi sei giovani ci sono i gemelli Bessega: Tommaso e Gabriele…

Li seguiamo da quando erano al secondo anno juniores ed erano entrati nell’orbita della Fundacion Contador (il team U23 dov’è cresciuto anche Piganzoli, chiuso lo scorso anno, ndr). Ricordo di averli conosciuti al primo ritiro a Oliva tra fine 2022 e inizio 2023, mi hanno subito colpito per il fisico e le potenzialità dimostrate. Si sono dimostrati fin da subito anche due ragazzi di carattere, non avevano paura di nulla.

Con voi hanno fatto un percorso di due anni da under 23, com’è andato?

Tommaso ha dimostrato di essere un corridore in grado di esprimere grande potenza, per me potrebbe diventare un buon velocista. Gabriele allo stesso modo ha ottime doti di forza ma è più scalatore. Di sicuro sono due corridori che non si risparmiano in gara, hanno tanta ambizione e una grande determinazione. 

Gabriele Bessega, Biesse Carrera 2025
Gabriele Bessega, qui in azione, ha mostrato di avere doti più da scalatore
Gabriele Bessega, Biesse Carrera 2025
Gabriele Bessega, qui in azione, ha mostrato di avere doti più da scalatore
Il loro cammino con voi si è interrotto per una stagione, visto che nel 2025 hanno corso in Biesse Carrera Premac…

Vero e credo che l’anno in più da under 23 abbia fatto bene a entrambi. Si sono messi alla prova in gare con i professionisti e allo stesso modo hanno avuto la possibilità di correre per vincere, aspetto non secondario. A mio avviso sarebbero stati pronti per passare pro’ anche a fine 2024 ma l’attesa ha dato modo di vederli maturare ulteriormente.

Sotto quali aspetti?

La gestione della corsa. Poi hanno avuto modo di formarsi ancora per quanto riguarda le loro potenzialità. Insomma, sfruttare le occasioni. In questo 2025 hanno corso creandosi le chance di vittoria e non correndo con attendismo

Tommaso Bessega, Biesse Carrera 2025 (foto Camilla Santaromita Villa)
Secondo Zanatta Tommaso Bessega ha doti da velocista (foto Camilla Santaromita Villa)
Tommaso Bessega, Biesse Carrera 2025 (foto Camilla Santaromita Villa)
Secondo Zanatta Tommaso Bessega ha doti da velocista (foto Camilla Santaromita Villa)
Vincere aiuta a vincere…

Certamente, per un giovane il passaggio prematuro può essere un’arma a doppio taglio. Se si perde l’abitudine a lottare e cercare la vittoria poi è difficile riallacciare il filo. Vero che il ciclismo moderno offre tante occasioni con calendari sempre più ricchi, ma serve continuità. Non basta farlo una volta all’anno. 

Si sono avvicinati ancora di più al mondo dei professionisti?

Hanno fatto vedere di poter fare un passo ulteriore, tocca a loro andare dal 99 per cento al 100 per cento. A ventuno anni corri inseguendo i sogni, ed è giusto che sia così. Quando passi professionista diventa un lavoro e ci sono da fare dei passaggi piccoli ma determinanti. Servono metodo, disciplina e attenzione ai dettagli. I gemelli Bessega sono ragazzi intelligenti, sanno cosa fare (i due sono insieme nella foto Instagram di apertura, ndr).

Gemelli Bessega, Biesse Carrera Premac 2025
Gemelli Bessega hanno un legame forte ma allo stesso tempo amano sfidarsi e migliorarsi a vicenda (foto Rodella)
Gemelli Bessega, Biesse Carrera Premac 2025
Gemelli Bessega hanno un legame forte ma allo stesso tempo amano sfidarsi e migliorarsi a vicenda (foto Rodella)
E’ il momento anche di smetterla di essere “i gemelli Bessega” e diventare Gabriele e Tommaso?

Ora serve capire che strada possono intraprendere singolarmente. Le differenze tecniche ci sono e le abbiamo già intraviste, anche loro se ne sono resi conto. Entrambi sanno anche che non potranno più correre insieme tutte le volte.

Zanatta: «Contento se… Torniamo dal Giro con una tappa»

07.05.2025
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Stefano Zanatta e i corridori della Polti VisitMalta sono arrivati ieri sera in Albania, i mezzi e il personale era già lì da qualche giorno come ci ha raccontato Maurizio Borserini, creatore delle immagini per il team. Il tempo di prendere dimestichezza con l’asfalto albanese non è tanto, oggi la sgambata sarà nel primo pomeriggio, poi domani (giovedì, ndr) si dovranno trovare i ritagli di tempo per fare tutto. Il Giro d’Italia parte per la prima volta della sua storia ultracentenaria dall’Albania. Ci si accorge della grandezza di un evento del genere solamente quando deve “traslocare” dall’Italia. La carovana è immensa e tutto deve essere coordinato al meglio

Aurum ha pensato ad una livrea speciale per il Giro, realizzata da Lechler

Voci da Tirana

Questa mattina alle ore 10, a Tirana, c’è stata la riunione delle squadre. Il meteo è buono a differenza di quello che ci accompagna in questo inizio maggio nel nostro Paese. 

«In queste ore i ragazzi hanno visionato alcuni punti della prima tappa – dice Zanatta – come la salita finale che si andrà a ripetere due volte, mentre domani cercheremo di andare sul percorso della cronometro e della terza frazione. Il tempo a disposizione non è molto».

Piganzoli è chiamato a fare uno step in più rispetto al 2024, vincere una tappa al Giro sarebbe un modo per affermare il proprio talento
Piganzoli è chiamato a fare uno step in più rispetto al 2024, vincere una tappa al Giro sarebbe un modo per affermare il proprio talento

Da cinque edizioni

Per il team di Ivan Basso e Fran Contador sta per iniziare il quinto Giro d’Italia, da quando la squadra è diventata professional ha sempre partecipato alla Corsa Rosa. I risultati sono arrivati fin da subito: al primo anno, nel 2021, Lorenzo Fortunato ha vinto in cima allo Zoncolan. Successo bissato due anni dopo da Davide Bais a Campo Imperatore. 

«Lo spirito con il quale affrontiamo questo Giro – racconta Stefano Zanatta – è lo stesso delle stagioni passate. Portiamo corridori che sanno lottare e andare in fuga. L’obiettivo che mi pongo è quello di vincere una tappa, è una cosa che abbiamo nelle nostre corde. Con Davide Piganzoli daremo un occhio alla classifica ma la squadra non sarà a sua disposizione tutto il giorno. Anche lui dovrà essere bravo nel crearsi le occasioni per vincere una tappa. Va bene fare una bella classifica, ma vincere una tappa al Giro ti fa cambiare status». 

Un po’ come fatto da Fortunato quattro anni fa…

In un certo senso sì, la cassa di risonanza di quella vittoria in cima allo Zoncolan ha lanciato Fortunato nel ciclismo dei grandi. Sono corridori diversi, Piganzoli è molto più completo. Sa difendersi bene a cronometro e mentalmente arriva per lottare. I risultati lo dicono, al Gran Camino ha mostrato ottime qualità. 

Piganzoli è arrivato al punto di potersi giocare la vittoria con i migliori o deve andare in fuga?

Penso abbia fatto vedere che è capace di stare con i più forti. Al Tour of the Alps ha colto un bel piazzamento nella seconda tappa. Deve imparare a gestire meglio il finale ma ha fatto passi importanti in questo senso. E’ un atleta che ha il colpo di mano, il guizzo per spuntarla in uno sprint ristretto. 

L’ultima vittoria di tappa al Giro, la seconda nella storia di questa squadra, l’ha firmata Davide Bais nel 2023 a Campo Imperatore
L’ultima vittoria di tappa al Giro, la seconda nella storia di questa squadra, l’ha firmata Davide Bais nel 2023 a Campo Imperatore
Ha mostrato anche di avere la solidità sulle tre settimane…

Senza dubbio. Il fatto principale è che il Giro è lungo, molto lungo. Può succedere di tutto. Comunque Piganzoli al suo primo Giro ha sfiorato la top 10, non è una cosa da poco. 

Parlaci degli altri sette corridori…

Non avremo nessun debuttante, questo credo sia un vantaggio in termini di esperienza e recupero. La squadra è più matura rispetto a un anno fa. L’uomo squadra, sembra scontato dirlo, sarà Maestri. Ha esperienza, forza e sa dare l’anima in bici. 

Ci saranno anche i fratelli Bais, Mattia e Davide. 

E’ il loro terzo Giro d’Italia insieme. Davide ha già vinto una tappa, mentre Mattia ci ha mostrato una crescita incredibile. Sa tenere in salita e inoltre è un attaccante nato. Non dimentichiamoci Pietrobon. Lui lo scorso anno ha sfiorato la vittoria a Lucca e ha vinto la classifica del più combattivo con quasi mille chilometri di fuga. 

Lonardi, in maglia verde, ha vinto la classifica a punti in Turchia ed ha mostrato un’ottima costanza nei risultati in questo 2025
Lonardi, in maglia verde, ha vinto la classifica a punti in Turchia ed ha mostrato un’ottima costanza nei risultati in questo 2025
C’è anche il nuovo innesto Tonelli

Nuovo per il nostro team ma di esperienza al Giro ne ha da vendere. Nelle edizioni precedenti è andato vicino al successo di tappa in due occasioni: una nel 2022 con un terzo posto e nel 2023 ha fatto quarto nella tappa di Rivoli. 

In tanta Italia c’è spazio per uno spagnolo: Munoz.

Lui è il nostro jolly, è in grado di rimanere accanto a Piganzoli, ma è capace di dare un ottimo contributo per le volate, nelle quali avremo Lonardi. Lui fa fatica a vincere, tuttavia da un anno e mezzo ha trovato una costanza incredibile. Ha colto dodici top 10 e ha appena vinto la maglia a punti al Presidential Tour of Turkiye.

Il ritorno (a sorpresa) di Maini, grande acquisto per la Polti

27.03.2025
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Maini ha l’entusiasmo del corridore cui hanno appena consegnato la maglia e la nuova bici. «Oggi è stato il primo giorno sull’ammiraglia con Giovanni Ellena – sorride con pudore – e per l’adrenalina che avevo dentro, se fossi stato un corridore, probabilmente sarei andato in crisi di fame».

Oggi Maini ha debuttato alla guida del Team Polti-VisitMalta alla Settimana Coppi e Bartali (in apertura è sul pullman tra Jesus Hernandez e Giovanni Ellena). L’Astana lo aveva lasciato scivolare indietro e senza spiegazioni alla fine del 2023, lo stesso Martinelli non l’aveva presa affatto bene. Eppure, se lo conosceste, sapreste che adesso “Maio” vuole fare tutto tutto fuorché rivangare il passato. Non l’ha mai fatto. Al contrario, ha soprattutto voglia di normalità e di riallacciare il filo con la grande storia del suo mestiere.

Ivan Basso ha accolto Maini nel Team Polti-VisitMalta a stagione già iniziata (sprintcycling.com)
Ivan Basso ha accolto Maini nel Team Polti-VisitMalta a stagione già iniziata (sprintcycling.com)
Una sorpresona, come è andata?

Ho ricevuto una chiamata qualche settimana fa. Mi hanno detto che ci poteva essere questa possibilità e che mi avrebbero aggiornato. Al di là dei giorni che sono trascorsi tra quando mi hanno chiamato e quando la cosa è andata in porto, la cosa bella è che sia andata veramente in porto. Come ho detto nel comunicato ufficiale, devo ringraziare la dirigenza e i miei colleghi per avermi dato questa opportunità.

Ti aspettavi che sarebbe arrivata un’altra ammiraglia?

Dico la verità: per me è stata una sorpresa molto gratificante. Ho avuto la fortuna di lavorare con dei corridori importanti, ma anche tanto con i giovani e mi è sempre piaciuto molto. Questa cosa mi dà stimolo e accelera ancora di più la mia grande voglia di fare, perché l’ho sempre avuta. Sono sempre stato molto malato di ciclismo.

Sei stato preso con un incarico particolare, proprio legato ai giovani?

No, sono uno dei direttori sportivi, ma ho dato disponibilità totale a coprire qualsiasi ruolo. Mi ha chiamato Zanatta, dicendo che era con Basso, Ellena e gli altri direttori e avevano pensato a me. La squadra aveva fatto il programma delle gare e ha capito di avere bisogno di una figura in più. Così hanno pensato a me e mi fa davvero piacere. Con Ivan non ho mai lavorato, ma non ci sono mai stati screzi o tensioni: sempre grande rispetto.

Nel 1992 Maini guidò Pantani alla conquista del Giro dilettanti e poi lavorò con lui alla Mercatone Uno
Nel 1992 Maini guidò Pantani alla conquista del Giro dilettanti e poi lavorò con lui alla Mercatone Uno
Nel frattempo hai continuato a seguire il ciclismo?

Appena, appena (sorride, ndr)… Ero arrivato al punto di tenere acceso l’iPad, la televisione e il telefono e vedevo tre corse al giorno, anche contemporaneamente. A un certo punto si sono aggiunte quelle dei dilettanti, per cui vedevo le due dei professionisti e nel telefono lo streaming degli under 23.

Che cosa porta Orlando Maini al Team Polti-VisitMalta?

Porta a se stesso. Porta la spontaneità di un lavoro che sente particolarmente suo. L’entusiasmo, che serve per dare la possibilità a questi ragazzi di porsi degli obiettivi e di realizzare il loro sogno. Mi piacerebbe portare tutto questo, perché prendano consapevolezza delle loro forze e delle loro capacità.

Pantani, Scarponi, Pozzato, Ulissi… L’elenco dei tuoi corridori è lungo e importante: da ognuno di loro hai imparato qualcosa che adesso fa parte del tuo bagaglio?

Da ognuno di loro ho imparato qualcosa che mi è rimasto e soprattutto mi ha fatto capire che si può sempre migliorare, anche se hai una grande esperienza. In questi anni mi sono reso conto che ascoltare i giovani è importante. Puoi trasmettere, ma anche ascoltare e assorbire qualcosa da loro e questo fa sì che si crei un dialogo che può portare a raccogliere dei frutti importanti.

Dicembre 2022, ritiro Astana ad Altea, in Spagna. Con Maini (a destra), ci sono Martinelli e Zanini
Dicembre 2022, ritiro Astana ad Altea, in Spagna. Con Maini (a destra), ci sono Martinelli e Zanini
Tu torni in gruppo e contemporaneamente Martinelli ne esce. Si sta verificando un ricambio anche fra i tecnici…

Martinelli è stato il primo a essere felice quando l’ha saputo, fra noi non c’è solo un rapporto di lavoro. Il ricambio fa parte della logica della vita, non solo del mestiere del direttore sportivo. Però io sono ancora del parere che l’esperienza dei più maturi serva ancora. Serve il giusto mix fra le parti. Il futuro è un’ipotesi, il passato è certo perché è già successo. Però la voglia di immaginare quello che sarà è stimolante e l’esperienza ti permette di spiegare cosa serva davvero e cosa invece sia inutile.

Adesso il programma che corse prevede?

Adesso faccio la Coppi e Bartali, quindi il Giro d’Abruzzo e poi vedremo il resto del calendario.

Si può dire che alla fine le cose tornano sempre?

Sapete come sono fatto, ci conosciamo da tanto tempo. Sapete cosa penso e cosa basta perché io sia contento. Mi basta che scriviate che io ho solo voglia di normalità, che sono uno con i piedi per terra. Ho sempre vissuto così e sono contento quelle volte in cui mi viene riconosciuto.

Zanatta: «Maestri esempio di dedizione e umiltà»

14.02.2025
5 min
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La carriera di Mirco Maestri nel ciclismo professionistico si è affiancata a quella di Stefano Zanatta in ammiraglia. L’anno in cui il corridore reggiano è entrato alla Bardiani-CSF era il 2016 e sulla macchina del team di Bruno e Roberto Reverberi c’era appunto Stefano Zanatta. Delle dieci stagioni che sono passate da allora i due ne hanno condivise nove. I due, Zanatta e Maestri, si sono separati solamente per la stagione 2021, quando il primo finì sull’ammiraglia della Eolo-Kometa e il secondo lo raggiunse l’anno successivo. Il cammino di Mirco Maestri è stato lungo, ma finalmente vede riconoscersi l’impegno e la determinazione che ha sempre messo sui pedali. 

«Mirco (Maestri, ndr) è sempre stato una garanzia – dice Zanatta – quando mette il numero sulla schiena sai che c’è. E così è stato anche alla Volta a la Comunitat Valenciana, prima corsa a tappe di questa stagione».

Maestri (a destra) e Zanatta (il secondo da sinistra) hanno iniziato a lavorare insieme nel 2016 alla Bardiani-CSF
Maestri (a destra) e Zanatta (il secondo da sinistra) hanno iniziato a lavorare insieme nel 2016 alla Bardiani-CSF

Mettersi in discussione

Le strade di Maestri e Zanatta si sono incontrate nel 2016, ma era da tempo che il diesse aveva gli occhi sul ragazzo di Guastalla. 

«Lo seguivo da quando era dilettante – racconta Zanatta – si parla del 2015. Era un corridore sempre presente alle corse e otteneva buoni risultati ogni anno. La stagione successiva ero entrato nello staff della Bardiani, e quando Reverberi mi ha detto che avrebbero voluto prendere quel corridore emiliano ho dato subito la mia approvazione. Quello che mi ha sempre colpito di Maestri è la forza di mettersi in discussione, anno dopo anno. Ogni volta che c’è una mezza carta da giocarsi lui ci si butta a capofitto. Al primo anno da professionista alla Sanremo è entrato subito nella fuga, cosa che ha fatto spesso poi nel corso delle stagioni».

Nel 2016 la prima di tante fughe alla Milano-Sanremo per Mirco Maestri
Mirco Maestri, Milano-Sanremo 2016
Hai un ricordo di quella sua prima Sanremo?

Sì. Riuscì a resistere fino ai piedi della Cipressa. La corsa si accese e noi con l’ammiraglia superaravamo i gruppetti che piano piano si staccavano, solo che in questi non vedevo mai Maestri. L’ho ritrovato sul traguardo di Via Roma e gli ho chiesto: «Dove hai tagliato?». Lui mi rispose che aveva tenuto duro arrivando a tre minuti dai primi. Lì capii che eravamo davanti a un corridore con un motore notevole e una grande sopportazione della fatica. 

Dal lato umano che impressioni ti fece?

Subito positiva. E’ un ragazzo che sa stare con tutti e molto umile, ma ha una cattiveria agonistica impareggiabile. Umanamente ha un carattere buono, quando dice una cosa cerca sempre di farla. Ama questo lavoro e si vede, è arrivato tardi al professionismo ma potrebbe meritare anche di stare in squadre WorldTour. Però ce lo teniamo volentieri qui (ride, ndr). 

Nel 2019 arriva finalmente la maglia arancione alla Tirreno-Adriatico, Maestri l’averla sfiorata nel 2017
Nel 2019 arriva finalmente la maglia arancione alla Tirreno-Adriatico, Maestri l’averla sfiorata nel 2017
Parlarci è semplice?

E’ uno che ascolta e mette in pratica. Io quando parlo con i corridori cerco di avere sempre lo stesso atteggiamento. Però mi accorgo che quando parlo con Maestri lui pone tanta attenzione su quello che si dice. I primi anni alla Bardiani gli dissi che se avesse voluto migliorare in salita avrebbe dovuto fare allenamenti più impegnativi. Così lui da casa sua, abitava nel mantovano, prendeva la macchina per allenarsi sul lago di Garda e fare tanto dislivello. 

La sua dedizione da cosa si capisce?

Un anno, era il 2017, gli dissi che secondo me poteva conquistare la maglia a punti alla Tirreno-Adriatico. Sarebbe bastato andare in fuga tre tappe sulle sette a disposizione, lui ci andò per tutte le prime cinque frazioni. Perse la maglia nei confronti di Sagan per due soli punti. Quello rimase un cruccio e due anni dopo riuscì a vincere la maglia a punti alla Tirreno. 

La maglia di campione europeo è la consacrazione di una carriera fatta di dedizione e tanti sacrifici (foto Maurizio Borserini)
La maglia di campione europeo è la consacrazione di una carriera fatta di dedizione e tanti sacrifici (foto Maurizio Borserini)
Il vostro è un rapporto che si è costruito subito?

Non c’è stato un giorno, ma uno scambio continuo di fiducia, prima in Bardiani e ora in Polti. 

Che corridore hai ritrovato alla Eolo-Kometa, ora Polti VisitMalta?

E’ sempre stato uno che quando c’è qualcosa che non va cerca di capire il perché. Nelle ultime due stagioni, da quando ci siamo ritrovati, sta lavorando per obiettivi. Uno di questi sono state le cronometro, nel 2024 ci siamo concentrati parecchio su questo aspetto. Tanto che è arrivato un grande passo in avanti e la convocazione per gli europei, sia per il mixed team relay che per la prova su strada. Un ragazzo che a 32 anni decide di sposare una nuova idea e di lavorarci su è un segnale. In tanti a questa età si accontentano del compitino e portano a casa lo stipendio. Maestri invece vuole dimostrare di meritarsi il posto.

Cosa hai pensato quando ha vinto la medaglia d’oro?

Ero veramente felice. Mi ha chiamato Velo chiedendomi se Maestri fosse pronto per una prova del genere. Ho garantito di sì, anche se c’era da sostituire una figura come quella di Ganna. Mirco è stato bravo e vederlo vincere è stata la gioia più grande, come la fine di un lavoro. 

Maestri è un punto di riferimento per i giovani, qui alla Valenciana insieme a Piganzoli
Maestri è un punto di riferimento per i giovani, qui alla Valenciana insieme a Piganzoli
Ti saresti aspettato questa sua crescita anche per quanto riguarda la leadership all’interno della squadra?

La stagione in cui ha corso con Gavazzi gli è stata utile da questo punto di vista, da lui ha imparato molto su questo ruolo. Però Maestri è sempre stato uno con l’atteggiamento corretto. Si mette in discussione per primo ed è l’ultimo a mollare. Non è un leader che fa sentire la voce, ma che mostra la via agli altri. Con i giovani questo modo di fare funziona, infatti ci siamo spesso affidati a lui in gara. 

Ad esempio?

Alla Valenciana, che si è appena conclusa, era l’ultimo a rimanere con Piganzoli in salita ed ha aiutato Lonardi nella volata della tappa finale. E’ davvero bello avere un corridore così in squadra, e poi ha sempre il sorriso, non è uno che rimprovera i compagni o alza la voce. Ma dimostra, mettendo il peso prima sulle sue spalle.

Il “blocco Bardiani” alla Polti-Kometa: parla Zanatta

07.12.2024
5 min
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L’arrivo di Alessandro Tonelli e Samuele Zoccarato alla Polti-Kometa, di cui abbiamo parlato in questi giorni, non è solo un movimento di mercato: rappresenta il tassello di un mosaico che si sta definendo negli anni. Nella squadra di Basso e Contador, in cui uno dei direttori sportivi è Stefano Zanatta, si stanno integrando corridori dal profilo ben definito e affini al progetto: uomini di sostanza per andare in fuga e aiutare. E non è un caso che Tonelli e Zoccarato seguano un percorso già tracciato da corridori come Mirco Maestri, Giovanni Lonardi e prima di loro Vincenzo Albanese: tutti loro sono stati, chi prima e chi dopo, alla VF Group-Bardiani.

Questa migrazione non riguarda solo gli atleti: lo stesso Zanatta, oggi figura chiave nella gestione sportiva della Polti-Kometa, ha vissuto entrambe le realtà. La filosofia del team di Basso è ben diversa da quella della VF Group-Bardiani. Entrambe, visti i tempi stanno intraprendendo una metamorfosi, pensiamo per esempio, ai preparatori interni. Ma ognuno lo fa con delle sfaccettature diverse.

Zoccarato in azione durante l’ultimo tricolore gravel da lui vinto, dopo quello del 2022
Zoccarato in azione durante l’ultimo tricolore gravel da lui vinto, dopo quello del 2022
Stefano, il “blocco Bardiani” cresce, ora avete inserito anche Zoccarato e Tonelli. Qual è la tua impressione su di loro?

Con Zoccarato non avevo mai lavorato prima, perché è arrivato alla Bardiani dopo che io ero andato via. Però conosco bene Tonelli e Maestri, avendo lavorato con loro per quattro anni. Sono molto contento di accogliere Tonelli: è un corridore maturo e penso che si integrerà benissimo nel nostro gruppo. Anche Zoccarato ha mostrato tanto crescendo. Non l’ho mai diretto, ma lo seguo da quando era con i dilettanti: è un uomo che prende molta aria. Qualche volta lo fa in modo un po’ azzardato, ma è migliorato. È diventato famoso per le sue fughe e anche per i suoi titoli italiani nel gravel. Samuele ha ancora margini di crescita: alla fine ha solo 26 anni.

Tonelli viene spesso definito una sorta di direttore sportivo in corsa. Come si inserisce nel vostro progetto?

È vero che Tonelli ha capacità tecniche che potrebbero far pensare a un direttore sportivo in corsa, ma noi preferiamo lasciare questo ruolo… a noi direttori in ammiraglia! Scherzi a parte, Alessandro ha grande esperienza e sa come muoversi in gara. Ha dimostrato la sua maturità e la capacità di essere decisivo nelle fughe. Alla Polti-Kometa sarà un elemento prezioso sia per la sua intelligenza tattica ma anche per le sue doti sportive. Non scordiamo che quest’anno ha anche vinto.

Lonardi (tutto a destra) durante uno dei suoi sprint…
Lonardi (tutto a destra) durante uno dei suoi sprint…
E poi ci sono i veterani della Polti-Kometa: Maestri e Lonardi…

Mirco ormai lo conosciamo. Lui sta ricalcando quello che fu Gavazzi. Quest’anno ha fatto grandi cose. Lui è davvero un uomo squadra ed è importante per noi. Lonardi passò alla Nippo. Al primo anno con noi ha fatto benino, poi ha avuto una stagione così così. Ma quest’anno, dalla metà in poi, ha dimostrato una bella costanza. “Lona” ci assicura sempre un buon piazzamento. Ha preso più confidenza in tutto il sistema e soprattutto nelle sue capacità, questa è la cosa importante.

Che tipo di squadra possiamo aspettarci dalla Polti-Kometa il prossimo anno?

Stiamo lavorando per crescere e strutturare meglio il nostro modo di operare. Abbiamo giovani promettenti come Piganzoli e Tercero, ma anche corridori che si stanno consolidando, come Martín e Serrano. Un abile velocista come Peñalver. Pertanto il nostro obiettivo è essere presenti nelle corse, con una mentalità aggressiva.

Avete corridori che sanno attaccare e allo stesso tempo dovete restare nelle prime 30 squadre del ranking UCI per sperare nell’invito die grandi Giri: è una bella sfida….

Pur non avendo un budget enorme come altre squadre, vogliamo restare tra le migliori professional, costruendo una squadra che si fa vedere ma che porta anche risultati. Non cambieremo dunque molto, ma lo faremo con più consapevolezza. Poi è chiaro che i punti servono e per questo oltre a finalizzare un po’ di più, sarà importante anche scegliere un calendario adatto. Per ora abbiamo molti inviti: valuteremo…

Uno dei dogmi della Polti-Kometa è quello di avere preparatori interni. Ecco i ragazzi a raccolta da coach Marangoni (foto Borserini)
Uno dei dogmi della Polti-Kometa è quello di avere preparatori interni. Ecco i ragazzi a raccolta da coach Marangoni (foto Borserini)
Stefano, tu hai lavorato sia con la Bardiani che con la Polti-Kometa. Quali differenze hai riscontrato nei metodi di lavoro?

Ogni squadra ha un proprio stile. La Polti-Kometa segue una filosofia strutturata, con specialisti dedicati e riunioni regolari per definire le strategie. Ivan Basso e Alberto Contador hanno voluto creare un sistema dove tutti sanno esattamente cosa fare. Questo ci ha permesso di crescere e ottenere risultati. Io oggi non posso più riprendere un corridore sull’alimentazione o gli allenamenti. Per entrambe le cose c’è una figura specifica. Se ne parla con chi di dovere e anche per questo vogliamo tecnici interni al team

Chiaro…

La VF Group-Bardiani, invece, ha un’impostazione più familiare. Ma questo non significa che è peggio, sia chiaro. Hanno acquisito una loro stabilità. Bruno Reverberi resta il capo e Roberto gestisce il lato manageriale e lo fa molto bene. In più loro stanno lavorando bene con i giovani, Mirko Rossato, sta facendo grandi cose. Entrambe le filosofie hanno i loro punti di forza, ma sono molto diverse.

C’è un motivo per cui molti atleti stanno passando dalla Bardiani alla Polti-Kometa?

Credo che sia una questione di opportunità e di prospettive diverse. La Bardiani offre stabilità, grazie a sponsor storici e si concentra sul lungo termine, investendo sui giovani. La Polti-Kometa, invece, offre un ambiente più strutturato, dove i corridori possono crescere rapidamente e lavorare con specialisti. Entrambe le realtà hanno il loro valore, ma sta ai corridori scegliere ciò che meglio si adatta alle loro ambizioni.

L’occasione mancata: Zanatta e la fuga di Pietrobon a Lucca

15.11.2024
4 min
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Hai presente quel giorno che ti sei mangiato le mani per una situazione che poteva essere gestita meglio? Dopo Cozzi, oggi tocca a Stefano Zanatta, direttore sportivo del Team Polti-Kometa, e il suo ricordo va dritto alla quinta tappa del Giro d’Italia, con Andrea Pietrobon terzo al traguardo. Si poteva vincere? Con un po’ di fortuna forse sì. Non è un’occasione da recriminare, se non contro la cattiva sorte e gli avversari che non hanno mai mollato un metro.

«Prima nella fuga c’era entrato Bais – racconta il trevigiano, voluto fortemente sull’ammiraglia da Ivan Basso – ma le squadre dei velocisti non lasciavano spazio. Poi è andato Andrea e magari con un po’ di fortuna in più, cambiava la stagione».

Zanatta, 60 anni, è tornato in ammiraglia con Basso per il lancio della Eolo-Kometa. E l’avventura continua
Zanatta, 60 anni, è tornato in ammiraglia con Basso per il lancio della Eolo-Kometa. E l’avventura continua

La tappa andava da Genova a Lucca in 178 chilometri, 78 dei quali fatti in fuga proprio da Pietrobon. Il gruppo avrebbe affrontato in partenza il Passo del Bracco e nel finale il Montemagno da Camaiore. La squadra voleva andare in fuga: è la filosofia di corsa con cui nei suoi primi anni ha portato a casa la vittoria dello Zoncolan con Fortunato e quella di Bais a Campo Imperatore.

Si doveva andare in fuga anche quel giorno?

L’idea era di averne uno dentro sin dall’inizio e avevamo individuato Mattia Bais. Per noi il fatto di provarci è un leit motiv. Li obblighiamo a pensare fuori dagli schemi, a fare cose che nessuno si aspetta. Chi corre con noi deve essere disposto anche a fare cose tecnicamente non corrette. C’è uno solo che scatta in salita e arriva, noi dobbiamo correre diversamente. E la fuga di Pietrobon quel giorno a Lucca ci ha dato il morale per provarci ancora. Ad esempio per far andare Maestri in fuga con Alaphilippe.

Quindi prima Bais e poi Pietrobon?

Esatto. E quando dopo la salita ha visto partirei due francesi, cioè Benjamin Thomas ed Enzo Paleni, si è buttato dentro. Mattia aveva fatto la sua parte, toccava ad Andrea e devo dire che ha fatto tutto alla perfezione. Sapevamo che Thomas era più forte, per cui gli abbiamo detto di provare agli 800 metri. Sei nel finale di tappa. Sei andato per parecchi chilometri a 50 all’ora con il gruppo a 45 secondi. Se parti che manca un chilometro, ci sta che reggi. Se parti prima, ti pianti. Lui è partito bene. C’era una semicurva e poteva tenere certe velocità, conosco il mio corridore. Però l’uomo della Groupama (Paleni, ndr) non ha mollato un metro e lo ha messo nel mirino. Chissà se Andrea avesse tenuto le mani sotto…

Cambiava qualcosa?

Vedo che ormai hanno tutti la tendenza di abbassare il manubrio per essere aerodinamici, solo che poi non riescono a scendere e allora tengono le mani sulle leve dei freni. Lo stile di Andrea è buono, però lui è uno di quelli che tiene le mani sopra. Magari se le avesse tenute sotto sarebbe stato più aerodinamico in quei pochi metri. Oppure, al contrario, non avrebbe avuto la potenza che serviva. Di sicuro dietro non hanno calato un attimo.

Pietrobon ha attaccato, ma è stato ripreso da Thomas che ha vinto e Valgren
Pietrobon ha attaccato, ma è stato ripreso da Thomas che ha vinto e Valgren
E alla fine l’hanno ripreso…

Ma sono arrivati in tre, l’azione l’aveva fatta giusta. Ha vinto Thomas, poi Valgren e poi lui. Dietro Paleni a 3 secondi e poi Milan che ha vinto la volata del gruppo a 11 secondi. Sul pullman un po’ abbiamo respirato l’aria dell’occasione perduta, ma gli abbiamo fatto i complimenti. Pietrobon fatto tutto benissimo. Ha provato dove gli avevamo detto di provare, che cosa volevi dirgli?

Double: lo scalatore inglese scoperto dalla Polti è pronto per il WT

27.08.2024
6 min
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I movimenti di mercato sono iniziati da qualche settimana e hanno portato già a grandi notizie che ci proiettano con curiosità verso il 2025. La Tudor con l’arrivo di Alaphilippe e Hirschi ha tenuto banco, ma anche le altre formazioni si sono mosse. Una di queste è la Jayco-AlUla, la quale all’interno del suo organico porta Paul Double, britannico classe 1996 che arriva direttamente dalla Polti-Kometa. Un profilo non di primo piano, vero, ma che ci ha fatto sorgere qualche curiosità.

Paul Double è passato professionista con Human Powered Health nel 2023, dopo un periodo da stagista nel 2022
Paul Double è passato professionista con Human Powered Health nel 2023, dopo un periodo da stagista nel 2022

Pro’ a 27 anni

Paul Double è passato professionista tardi, se si guarda agli standard del ciclismo moderno, a 27 anni. Lo ha fatto con la Human Powered Health, formazione professional americana. Nel 2022 è stato preso come stagista, mentre nel 2023 è entrato ufficialmente nell’organico del team. Dopo una stagione fatta di alti e bassi è passato alla Polti-Kometa. La professional italiana lo ha preso, cresciuto e formato, tanto che in un solo anno è arrivato il salto nel WorldTour. 

Tra coloro che lo hanno seguito più da vicino, in questo 2024, c’è Stefano Zanatta, diesse del team Polti-Kometa. Proprio a lui chiediamo cosa ha visto e quali sono le caratteristiche del britannico. 

«Da noi – spiega Zanatta mentre si gode gli ultimi giorni a casa prima di riprendere la routine delle corse – Double è arrivato quasi casualmente. E’ stato proposto ai fratelli Contador (Fran e Alberto, ndr) la scorsa estate. Con l’addio di Fortunato eravamo alla ricerca di un corridore che potesse sostituirlo. Abbiamo capito che Double potesse essere una valida opzione perché lo avevamo visto in azione quando correva con la Mg.K Vis. In salita teneva molto bene ma peccava nella gestione della corsa, tatticamente era molto discontinuo. La conferma delle sue qualità è arrivata poi nei primi test invernali fatti con noi, i dati erano gli stessi fatti registrare da Fortunato. Così si è deciso di prenderlo e dargli fiducia».

Nelle stagioni precedenti si era fatto vedere nelle corse italiane, qui al Giro di Sicilia del 2021 con la Mg.K Vis
Nelle stagioni precedenti si era fatto vedere nelle corse italiane, qui al Giro di Sicilia del 2021 con la Mg.K Vis
Però arrivava da formazioni che non gli avevano dato così tanta esperienza, in cosa peccava?

Sapevamo che in salita sarebbe venuto fuori, ma era da perfezionare nelle altre situazioni di gara. Per fortuna da noi ci sono corridori come Maestri e Sevilla, ragazzi che sanno affiancare i meno esperti e insegnare loro come muoversi in gruppo. Double doveva migliorare nelle corse a tappe, specialmente in quelle più lunghe. Piano piano abbiamo incrementato i giorni, partendo da gare di quattro tappe fino ad arrivare al Giro di Turchia. 

Una corsa di otto giorni, impegnativa, nella quale ha colto un bel terzo posto finale…

Quello è stato un buon segnale, tanto che se avesse avuto un po’ più di solidità in passato avremmo anche potuto portarlo al Giro d’Italia. Double non ha mai fatto una grande attività, e fargli fare una corsa di tre settimane sarebbe stato un azzardo. Da inizio stagione è migliorato tanto, soprattutto nei percorsi misti e in discesa. Ha trovato maggiore confidenza con i mezzi e in sé stesso. 

La Polti-Kometa ne ha capito il potenziale, anche se tatticamente risultava ancora acerbo
La Polti-Kometa ne ha capito il potenziale, anche se tatticamente risultava ancora acerbo
Come spieghi il suo arrivo tardivo nel mondo dei professionisti?

Ha avuto squadre differenti, ma mai nessuna vicina alle sue caratteristiche. Gli mancava la fiducia, quest’anno con noi ha trovato una dimensione che lo ha stimolato. Tra le corse in Spagna e Italia si è ritrovato su percorsi vicini alle sue caratteristiche e in più lo abbiamo seguito molto bene. Non era abituato a lavorare seguito da un preparatore o da un nutrizionista. Si è adattato al nuovo sistema ed è stato molto bravo. 

Tatticamente in che modo avete lavorato?

Innanzitutto gli abbiamo dato fiducia, fin dai primi giorni. Nei due ritiri invernali gli abbiamo detto che calendario avrebbe fatto da lì a tre mesi. Anche a questo non era abituato, ma una strutturazione degli impegni è la base per programmare e gestire la preparazione. Parlando con Double lui era convinto di venire a certe gare in appoggio a Piganzoli. Noi gli abbiamo fatto capire che lui doveva farsi trovare pronto anche per fare la sua corsa. Avere un team che ha fiducia in te è la prima cosa utile per sentirsi apprezzato. 

Con il passare delle gare ha acquisito sempre più consapevolezza, il risultato migliore al Giro di Turchia, terzo nella generale
Con il passare delle gare ha acquisito sempre più consapevolezza, il risultato migliore al Giro di Turchia, terzo nella generale
Più specificatamente cosa hai visto, una volta in gara?

Attaccava da lontano e faceva fatica a tenersi a bada, a risparmiare le energie per le ultime parti di gara. In Turchia ha corso bene e il risultato è arrivato, sono però serviti due mesi di gare nelle quali ha imparato tanto. Dopo la pausa primaverile è ripartito dallo Slovenia e ha riallacciato il filo di quanto fatto in precedenza. Nella tappa più dura, la quarta, è arrivato secondo dietro a Pello Bilbao e regolando il gruppo dei migliori che comprendeva Aleotti (vincitore poi del Giro di Slovenia, Pozzovivo e Pellizzari, ndr). 

Il segreto qual è stato?

Trattarlo come un neo professionista. Senza offesa ma era come se lo fosse, quindi il lavoro fatto è stato di costruzione. Ne siamo stati sempre soddisfatti, tanto che avremmo voluto tenerlo con noi, poi però sono arrivate le sirene del WorldTour. Ci rimane il piacere di aver formato un ragazzo forte, l’ennesimo passato da noi e poi finito tra i grandi. Una cosa è certa, se fosse rimasto con noi lo avreste visto al Giro del 2025. 

In Slovenia un’altra grande prestazione nella tappa regina, secondo dietro solamente a Pello Bilbao
In Slovenia un’altra grande prestazione nella tappa regina, secondo dietro solamente a Pello Bilbao
Ora però ha ancora possibilità di crescere e imparare con voi…

Da qui a fine stagione lo faremo correre e sfrutteremo la sua crescita. Adesso farà Larciano, Matteotti e Pantani, poi lo porteremo al Giro di Malesia e vedremo se farlo correre al Lombardia. Sarebbe al sua prima monumento e la seconda corsa nel WorldTour (la prima è stata il Tour de Pologne nel 2023, ndr).

La Jayco prende quindi un corridore ancora in grado di fare degli step importanti?

Sicuramente. Pensare che Double possa diventare un gregario da grandi corse a tappe è difficile. Ma in una gara di tre settimane può essere un ottimo battitore libero. Il fatto che non abbia ancora fatto esperienze del genere gli permetterebbe di aumentare ancora i giri del motore. Sono sicuro che in un contesto organizzato come una squadra WorldTour troverà il modo di fare bene. Gli facciamo tutti un in bocca al lupo.