Contador, i campioni generosi e il ciclismo dei folli

13.01.2024
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MILANO – Attorno ad Alberto Contador c’è come al solito il capannello dei giornalisti. Lo spagnolo è venuto a Milano per la presentazione del Team Polti-Kometa (in apertura il team in allenamento a Oliva, foto Maurizio Borserini) di cui è titolare assieme a Ivan Basso, ma le domande vertono su tutto il resto. Si parla di Pogacar e di Vingegaard. Dello sloveno che tenterà la doppietta e la battuta di Alberto apre la porta su uno scenario che nessuno finora ha ipotizzato.

«Se Pogacar vince il Giro e poi il Tour – dice Contador – poi va alla Vuelta e vince pure quella».

Lo intercettiamo qualche minuto più tardi davanti al buffet. La curiosità non riguarda gli altri, ma la Fundacion Alberto Contador che è alla base della professional appena svelata. La Spagna brilla per la sensibilità dei suoi campioni. Samuel Sanchez, Alejandro Valverde, Alberto Contador e persino Stefano Garzelli hanno creato delle scuole di ciclismo. Sono strutture serie, su cui i campioni investono, attirano risorse grazie al loro nome e così restituiscono allo sport ciò che ne hanno ricevuto. E’ una forma di generosità matura, che in Italia purtroppo non conosciamo: i nostri ex queste cose non le fanno, non tutti almeno. Di fronte al tema che lo riguarda così da vicino, Contador mette giù il piatto e fa cenno di spostarci.

Contador ha partecipato alla presentazione del Team Polti-Kometa, di cui è uno dei titolari
Contador ha partecipato alla presentazione del Team Polti-Kometa, di cui è uno dei titolari
Quanto è importante la Fundacion Contador per il Team Polti-Kometa?

E’ molto importante. No, di più. Credo che sia un punto di differenziazione rispetto alle altre squadre. Abbiamo iniziato con gli juniores, poi con la categoria under 23 e ora quella professionistica. Perché ci crediamo. Abbiamo visto corridori come Enric Mas, Carlos Rodríguez, come Juan Pedro López, come Oldani, come tanti altri che hanno lasciato la Fondazione. Penso che questo sia un chiaro segno che si tratta di un buon vivaio, una buona “cantera” per reclutare giovani corridori.

E’ un peccato che tutti quei corridori siano andati in altre squadre?

Sì, è certamente un peccato. E’ un po’ una legge della vita, ma è anche vero che quando se ne sono andati non avevamo ancora una squadra di professionisti. Ora abbiamo giovani di talento come Piganzoli e Fernando Tercero. Corridori nei quali abbiamo fiducia e vedremo se riusciranno a soddisfare le aspettative.

In Spagna la tua Fondazione non è un caso isolato, vedendo quel che fanno Sanchez, Valverde e Garzelli.

Sì, è vero, penso che sia un piacere vedere uomini che sono stati ai vertici del loro sport concedere una possibilità ai più giovani. Ci facciamo sempre la stessa domanda, in Italia forse più che in Spagna. Ci chiediamo perché non ci siano corridori e così via, ma io credo che dobbiamo cercare di fornire risorse e risposte. E penso sia importante per noi ex atleti il fatto di aiutare il più possibile. E’ un’ottima cosa.

La Fundacion Contador cresce giovani atleti e raccoglie fondi per la ricerca sull’aneurisma cerebrale
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Qual è il tuo ruolo rispetto ai corridori della squadra?

Mi piace stare a contatto con loro. E’ vero che a volte magari li metto in crisi, perché valuto tutto ricordando il mio punto di vista su tutti gli aspetti. E io avevo un livello di pretese così alto, che a volte per loro può sembrare negativo. Cerco di restare calmo, l’ho imparato negli anni, però mi piace dare consigli e non passare il mio tempo solo con gli allenatori e gli sponsor.

Avevi pretese altissime, come ti saresti trovato in questo ciclismo in cui si rincorre la perfezione?

Mi piacerebbe correre in questo periodo, mi piacerebbe correre in generale. Il ciclismo è uno sport che mi appassiona e mi piace, come in questi ultimi anni, che sia anche un po’ folle. Forse quando facevo le mie pazze azioni in passato, non avevo compagni di avventura. Invece penso che adesso avrei con me qualche attaccante in più, a cui piace fare cose diverse. Sarebbe davvero divertente.

La vittoria di Bais a Campo Imperatore è per Contador la prova che si può fare bene anche senza budget stellari
La vittoria di Bais a Campo Imperatore è per Contador la prova che si può fare bene anche senza budget stellari
E’ possibile fare le cose per bene con un budget inferiore a quello degli squadroni?

Penso che stiamo andando nel verso giusto. La svolta che abbiamo fatto ci ha permesso di salire di livello. La vittoria di tappa al Giro dello scorso anno è un segnale molto interessante. Il successo di Bais a Campo Imperatore è stato il solo di una squadra non WorldTour ed è la dimostrazione che preparando molto bene un obiettivo, lavorando con precisione millimetrica, si possono ancora fare grandi cose.