E Pozzovivo come sta? Entusiasta e pronto per il gran finale

27.08.2024
5 min
Salva

Parlare con Domenico Pozzovivo è sempre coinvolgente. Il lucano non è mai banale e, a quasi 42 anni, ha l’entusiasmo di un novellino, ma con la sapienza degna di un’enciclopedia. Lo avevamo lasciato sul rettilineo dei Fori Imperiali, quando il gruppo, Roma e il Giro d’Italia gli resero omaggio. Ma come è andata da allora? 

Il corridore della VF Group-Bardiani sta preparando il finale di stagione, e di carriera. Lo attendono sei gare in due blocchi: Gp di Larciano, Giro di Toscana e Memorial Pantani a settembre. Giro dell’Emilia, Tre Valli Varesine e Giro di Lombardia ad ottobre.

A Roma il Giro d’Italia rende omaggio a Pozzovivo (classe 1982)
A Roma il Giro d’Italia rende omaggio a Pozzovivo (classe 1982)
Domenico, ci eravamo lasciati al Giro, anche se poi avevi tirato lungo fino allo Slovenia. Come sono andate le cose da allora?

Più che tirare lungo è stato uno “stop&go”. Dopo il Giro infatti ho avuto la polmonite, uno strascico del Covid che avevo preso in gara. Sono stato una settimana fermo e a prendere gli antibiotici. E infatti poi in Slovenia sono andato inaspettatamente bene. In ogni caso dopo l’italiano mi sono fermato. Volevo recuperare bene, anche perché poi prima di tornare alle corse ci sarebbe stato abbastanza tempo.

Chiaro…

Il Giro dell’Appennino a luglio è stata più che altro una parentesi celebrativa. Successivamente sono andato all’Arctic Race, che è stata una bella sorpresa. Al rientro ho recuperato un po’ e quindi sono salito dieci giorni in ritiro sullo Stelvio. Devo dire di aver trovato un bel caldo anche lì e parecchio traffico sotto Ferragosto, ma sapevo come evitare le strade più caotiche.

Come stai? Come sono i valori?

I valori sono buoni, ma non sono quelli che avevo prima del Giro. Ma ho ancora due settimane per metterli su e vederli sul computerino! Io purtroppo ho questi strascichi post Covid molto lunghi, ma i 2-3 mesi canonici ormai sono passati.

In Slovenia ottime prestazioni per il lucano che ha chiuso quarto nella generale
In Slovenia ottime prestazioni per il lucano che ha chiuso quarto nella generale
E come ce li metti nelle gambe? Anzi, nel computerino!

Sostanzialmente facendo brillantezza. Già per il solo fatto di essere stato lassù e aver fatto salite lunghe è normale che non siano altissimi. Scendendo di quota le cose dovrebbero migliorare. In più si riduce il minutaggio dei lavori e si insiste un po’ sull’intensità. Cercherò di arrivare alla performance massima “a pezzi”, magari stando qualche minuto al di sopra dei valori di riferimento sui 20′. Comunque la parola d’ordine è brillantezza.

Prima hai parlato dell’Arctic Race, come sorpresa. E’ stata un’esperienza nuova…

In realtà volevo fare anche Hainan, in Cina (dove stamattina Jakub Mareczko ha vinto la prima tappa, ndr). Anche quello non l’avevo mai fatto. Solo che poi non c’era la tappa in salita che credevamo, il percorso non era per nulla adatto a me e non sono andato. Lo spirito della scoperta non l’ho perso! Dall’Arctic Race non mi aspettavo nulla di preciso dalla gara, anche questa non troppo idonea alle mie caratteristiche, ma è stata una bella sorpresa: scenari diversi, un buon clima, anche troppo caldo per quelle latitudini. Poi è stata vissuta bene proprio la trasferta. Le tappe partivano abbastanza tardi, quindi la mattina ci vedevamo le varie qualificazioni delle Olimpiadi, facevamo la nostra corsa e la sera di nuovo le Olimpiadi in tv con le finali dell’atletica. L’unica cosa negativa è stata che la valigia mi è arrivata il penultimo giorno. Mi sono dovuto arrangiare a lavare i panni ogni volta!

Il “Pozzo” all’Arctic Race tira il gruppo pedalando lungo il fiordo. Si può essere debuttanti anche a 41 anni suonati
Il “Pozzo” all’Arctic Race tira il gruppo pedalando lungo il fiordo. Si può essere debuttanti anche a 41 anni suonati
Quindi viva la vecchia regola degli scarpini nello zaino da portare nella cabina dell’aereo…

Esatto. Lo stretto necessario ce lo avevo. Poi è anche vero che il ciclismo attuale ci vizia. Mi mancava la “copertina di Linus”, tipo quegli integratori personali, quella maglia… ma avevo tutto. E’ che con il caldo che davano le previsioni, avevo deciso di portare i miei sali minerali e non li avevo. Un giorno sono andato a fare un giro e in un supermarket locale ho trovato un “super food”. In pratica era una sorta di pesce azzurro secco. Ho guardato i nutrienti e ho visto che era valido. L’ho preso, ma quando l’ho aperto i miei compagni non sono rimasti contenti!

Possiamo immaginare…

Il gusto non era neanche malaccio, ma l’odore non era il massimo. Sapeva di pesce un po’ malandato. Ma a livello nutrizionale lo consiglio: 60 grammi di proteine ogni 100 di prodotto.

E della Norvegia cosa ti è parso?

Selvaggia. Si aveva l’impressione di essere in montagna pur stando al livello del mare. C’era anche un stazione sciistica… a 300 metri di quota. Magari facevi 100 chilometri e il fiordo ti seguiva, oppure te lo ritrovavi al di là di una collina. E poi lo spettacolo delle maree, come entravano ed uscivano dal fiordo. Davvero comprendi la forza della natura.

Dall’entusiasmo con cui racconti, non sembri uno che sta per smettere. Perché smetti questa volta, giusto?

Sì, sì basta! L’entusiasmo e gli stimoli non mancano. Il motivo per cui smetto è l’età chiaramente e il rischio che comporta il ciclismo. Continuare sarebbe un po’ come cercarsela… A me non capita mai di non avere voglia di andare in bici o di trascinarmi perché devo. Voglia di allenarmi e correre ci sono sempre.

Giro di Lombardia 2011: Zaugg scatta e dietro c’è proprio Pozzovivo
Giro di Lombardia 2011: Zaugg scatta e dietro c’è proprio Pozzovivo
E ora si profilano queste sei gare. Ce ne sono alcune che senti in modo diverso?

Indubbiamente l’Emilia e il Lombardia. All’Emilia nel 2022 feci il podio lottando spalla a spalla con Pogacar. E il Lombardia è la classica che più mi piace e da cui sono affascinato. Ci tengo particolarmente a fare bene lì.

Hai un aneddoto particolare di questa corsa?

Quando vinse Zaugg. Ci andai vicino, quell’anno si arrivava a Lecco. Caddi in una discesa. Ricordo che finii sopra a Diego Rosa. Passai tutto il lungolago a spingere per ricucire il gap, spendendo molto. Rientrai a piedi dello strappo finale. Lo presi per ultimo, ma di slancio tirai dritto. E andai forte. Ma Zaugg partì in contropiede. Dietro mi giocai il podio con il drappello inseguitore (Pozzo fu sesto, ndr). Penso sempre che se non fossi caduto, magari avrei fatto io la differenza. Quel giorno mi sentivo il più forte in gara.

Domenico, stai pensando ad un’uscita colorata? A qualcosa di particolare?

A dire il vero, no. Magari ci penserò quando saremo più vicini all’evento.