Sulla strada infangata che porta alla seggiovia per tornare al Quartier Tappa, le ammiraglie della Eolo-Kometa sono una dietro l’altra. Nella prima che incontriamo, Jesus Hernandez parla al telefono e ride di gusto. Bussiamo al finestrino e ci regala un sorriso da settimo cielo, il pollice in alto. Quella subito avanti ha lo sportello aperto e Ivan Basso è in piedi che guarda verso la montagna. Lui, che quassù vinse nel 2010 in un giorno certamente meno gelido, sta vivendo emozioni profonde, come accade quando inizi un’impresa e la vittoria fuga i dubbi che ti camminano accanto.
«Bisognava prendere la fuga con gli uomini giusti – dice – ma per noi questa è un’impresa, perché Fortunato è un nostro talento, che non aveva fino a questo momento espresso tutto il suo valore. Siamo contenti che sia riuscito a farlo con noi. E adesso Zanatta ha vinto due Zoncolan. Fu bello quando vinsi io, ma è bellissimo anche oggi. Quando si vince è sempre bello».
E’ emozionato. Sale nell’ammiraglia, mentre Zanatta ha il sorriso dei giorni migliori. Il ritorno in gruppo sta dando ottimi frutti. C’era davvero lui su quella della Liquigas quando Ivan domò lo Zoncolan e risalì dall’undicesima alla terza posizione, lanciandosi verso la seconda maglia rosa.
Azione di squadra
Il piano è scattato a 194 chilometri dall’arrivo o forse sarebbe meglio dire 11 chilometri dopo la partenza da Cittadella, dove le mura e ogni pietra ricordavano il tricolore di Nizzolo. Nella fuga degli 11, fra le coppie della stessa squadra con Affini-Bennett e Mosca-Mollema, la presenza di Albanese e Fortunato era forse quella che incuteva meno timore.
«Il guaio – dice ridendo Zanatta – è che Fortunato stava bene, ma non riusciva a prendere le fughe. Così, visto che aveva buoni valori, stavolta gli abbiamo messo accanto Albanese e inizialmente Gavazzi, perché lo portassero fuori e ci sono riusciti. In questi giorni la Ineos ha lasciato fare, ma certo alla fine la paura che il gruppo tornasse l’abbiamo avuta. Eravamo qui per fare bella figura e già il secondo posto di Gavazzi a Guardia Sanframondi ci era sembrato una cosa grandissima. Di certo non pensavamo di vincere e di certo ancora non ci rendiamo bene conto di quello che è successo».
Il Giro e le Asturie
Fortunato il posto per il Giro ha dovuto conquistarselo, con la sua storia fra Mastromarco e Hopplà, poi due anni alla Vini Zabù.
«Ha fatto un buon ritiro a Sierra Nevada – racconta – poi è andato alla Vuelta Asturias e l’ultimo giorno è arrivato settimo all’Alto del Naranco, conquistandosi il posto in squadra. A Sestola si era staccato in discesa. A Campo Felice era nel gruppo dei migliori… Insomma, sapevamo che stesse bene e già da tre giorni ci eravamo messi a pensare a questo arrivo. Credo che si sia creata una bella alchimia in squadra, lo spirito giusto, fra l’entusiasmo dei giovani e l’esperienza mia e di Yates, che qualcuna l’abbiamo vista fin qui».
Una lunga storia
La colonna delle ammiraglie inizia a incanalarsi lungo la stradella dell’incolonnamento. I primi stanno già scendendo in bici verso i pullman fermi ai piedi del tratto più duro. Quassù, sull’ultima salita che vide grande Marco Pantani, ha vinto un bolognese, in una sorta di tributo inconsapevole al Pirata e cercato e voluto a Ivan Basso che ha saputo motivarlo. La sua ultima vittoria porta la data del 12 giugno del 2016, quando a Lamporecchio batté proprio il compagno di squadra Albanese. Forse davvero nulla è mai per caso, mentre lo Zoncolan registra la quarta vittoria italiana in questo Giro d’Italia. Dopo Ganna, Vendrame e Nizzolo, stasera brinderemo alla vittoria di Lorenzo Fortunato.