Oioli: tra maturità e ciclismo, ecco il suo primo anno da under 23

21.08.2022
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Manuel Oioli è uno dei ragazzi promettenti del nostro ciclismo giovanile (in apertura foto Instagram). Nato e cresciuto a Borgomanero, a due passi dal Lago Maggiore, quest’anno è passato under 23, con la maglia della Fundacion Contador, anticamera della professional Eolo-Kometa. Il suo debutto nella categoria under 23 sta proseguendo in maniera lineare, ed ora che ha finito la scuola può concentrarsi sulla bici

«Mi sono diplomato il mese scorso – ci dice dall’altra parte del telefono – a luglio, al liceo linguistico, con 76 su 100, un bel risultato se si considera anche l’impegno del ciclismo».

Oioli, qui in primo piano, è al primo anno alla Fundacion Contador, il team under 23 legato a Eolo-Kometa (foto Instagram)
Oioli è al primo anno con la Fundacion Contador, il team under 23 legato a Eolo-Kometa (foto Instagram)
Com’è stato conciliare la scuola con gli impegni sportivi?

Devo dire che è stato abbastanza semplice, la squadra non mi ha mai fatto pressione, anzi, mi metteva tutto a disposizione. Sono stato io che ho deciso di dare un minimo di priorità al ciclismo e in questo la scuola mi ha dato una mano. 

In che senso?

Essendo un atleta di interesse nazionale, tutte le assenze fatte per attività sportiva non mi sono state contate. Mi sono dovuto accordare io con i dirigenti scolastici e gli insegnanti, mi è stata concessa più libertà anche in classe, avevo le interrogazioni programmate, così come le verifiche. Vi faccio un esempio: se la domenica ero impegnato in una gara, il giorno dopo a scuola non mi avrebbero potuto interrogare. Questo è stato utile per far coincidere tutti gli impegni. 

Manuel ha corso molto in Spagna, dove ci sono tante corse a tappe, utili per la crescita dell’atleta (foto Instagram)
Manuel ha corso molto in Spagna, dove ci sono tante corse a tappe, utili per la crescita dell’atleta (foto Instagram)
Sembra che tu sia riuscito a farlo bene…

Sì, a livello scolastico sono molto soddisfatto, e direi anche per quanto fatto in inverno come preparazione. Il problema più grosso è l’inverno, più o meno fino a febbraio, quando le giornate sono corte. Mangiavo spesso a scuola e andavo direttamente ad allenarmi, quando dovevo fare i lunghi uscivo una o due ore prima. Alla fine la grande “problematica” per noi primi anni è la scuola, ovviamente rispetto ai ragazzi più grandi qualcosa in meno ho fatto. 

Come è andato l’adattamento?

Sta andando come me lo aspettavo, ho fatto dei buoni piazzamenti in qualche gara. Il ritmo ed il modo di correre è diverso, si alza un po’ il livello e ci vuole un po’ di tempo in più per adattarsi. Io sono un corridore che per fare fruttare quanto di buono fatto in preparazione deve correre, altrimenti non miglioro. 

Nel 2021 Oioli ha disputato il mondiale di Leuven, raccogliendo un 7° posto
Nel 2021 Oioli ha disputato il mondiale di Leuven, raccogliendo un 7° posto
Sei in una squadra spagnola che corre sia in Spagna che in Italia, come avete gestito i tuoi impegni?

A livello logistico le trasferte le organizza la squadra, solitamente voliamo in Spagna due giorni prima della gara, dormiamo nell’appartamento del team che si trova poco fuori Madrid e poi si corre. Come modo di correre c’è tanta differenza tra Italia e Spagna, da noi le corse sono frenetiche e nervose. Mentre in Spagna c’è più controllo, più tranquillità, si ha un modo più lineare di vivere la corsa. 

Ci sono altre differenze?

Una in particolare. In Spagna si fanno tante corse a tappe, io tra giugno e luglio ne ho corse quattro. In Italia non ne abbiamo quattro nemmeno in tutto il calendario, questa è la pecca principale a mio modo di vedere. Fare le gare a tappe ti dà una marcia in più, la crescita la senti subito, impari la gestione delle forze, il recupero…

In Italia hai corso poco, però hai fatto il Trofeo Piva, tua unica corsa internazionale, che ne pensi?

Che in Italia il livello è più alto rispetto alla Spagna. Nel giorno del Piva io non stavo particolarmente bene, in più soffro il freddo ed aveva anche nevicato, diciamo che non era la mia giornata. La cosa migliore sarebbe fare tante corse a tappe in Italia, questa sarebbe l’attività che mi piacerebbe fare. 

Quando torni a correre in Italia noti delle differenze?

Mi manca il ritmo di corsa che c’è da noi, non riesco a gestire bene i cambi di ritmo e gli scatti continui. Per questo mi piacerebbe correre di più qui, ma se devo scegliere tra una corsa a tappe in Spagna o una gara di un giorno in Italia, scelgo la prima

Il piemontese ha disputato con la sua rappresentativa regionale il Giro della Lunigiana 2021, vincendo due tappe su quattro
Il piemontese ha disputato con la sua rappresentativa regionale il Giro della Lunigiana 2021, vincendo due tappe su quattro
Con la Fundacion Contador come va?

Siamo 15 corridori, un numero più che sufficiente per il calendario che facciamo, ci troviamo spesso a fare doppia attività. La squadra è divisa tra italiani e spagnoli, ma ci mischiamo senza problemi. Se mi doveste chiedere di dirvi qualche differenza tra i due gruppi non ne troverei. 

Il progetto per gli atleti di primo anno come te com’è gestito?

L’obiettivo della squadra per corridori di primo anno è di fare tra i 30 ed i 40 giorni di corsa. Ad inizio anno ho avuto qualche difficoltà in più perché non ho corso molto, mentre d’estate mi sono sentito meglio. Noi italiani abbiamo un preparatore italiano che è meglio, anche solo per le comunicazioni. Quando andiamo a correre in Spagna però il nostro diesse di riferimento è spagnolo ovviamente. 

E da qui a fine stagione?

Ad agosto la squadra ha optato per un periodo di riposo, da questa settimana inizierò ad allenarmi in maniera più intensa per farmi trovare pronto alle gare di settembre ed ottobre. Farò altre corse a tappe in Spagna e poi qualche gara in Italia, ma non conosco ancora bene i miei impegni.

Dalla Spagna in chiamata con Marta Cavalli, parlando inglese

02.02.2022
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Capisci che il WorldTour sia ormai uno stato mentale quando ti rendi conto che la conferenza stampa (virtuale) della FDJ-Nouvelle Aquitaine-Futuroscope viene svolta in inglese e non nella lingua madre cui i francesi difficilmente sono disposti a rinunciare. Dall’altra parte dello schermo, riconosciamo i volti sorridenti del team manager Stephen Delcourt che fa gli onori di casa e poi tre leader come Cecile Uttrup Ludwig, Marta Cavalli e l’ultima arrivata Grace Brown.

Nel 2021 ha vinto la Team Relay agli europei di Trento: qui con Longo Borghini e Cecchini
Nel 2021 ha vinto la Team Relay agli europei di Trento: qui con Longo Borghini e Cecchini

Il capo snocciola numeri e obiettivi, dichiarando di voler vincere il Tour Femmes e anche una prova Monumento. I minuti scorrono e noi, scoprendoci più sciovinisti di quanto ci aspettassimo, preferiamo cominciare da Marta (in apertura nella foto di Thomas Maheux). E questo fatto di doverci parlare in inglese un po’ fa strano, ma tant’è.

Una stagione lunghissima

Con nove piazzamenti nei primi cinque e la vittoria nel Mixed Team Relay agli europei, la ragazza di Cremona ha interpretato il debutto nella massima categoria con sicurezze sempre crescenti. Poi sarà che la stagione scorsa è parsa a tutti lunghissima e strapiena di impegni, ricordare i primi passi alla Strade Bianche, quindi il Fiandre, i problemi al ginocchio prima della Liegi, il Giro d’Italia Donne, le Olimpiadi, il mondiale, la Roubaix e tutti gli altri racconti che sono seguiti ti fa rendere conto che i progressi sono stati tangibili e costanti. Con una sola annotazione a margine, fatta dal suo ex direttore sportivo Arzeni al via della Ronde de Mouscron, all’indomani del Fiandre chiuso da Marta al sesto posto.

La nuova maglia del team francese ha molto più blu rispetto allo scorso anno (foto FDJ-NAT)
La nuova maglia del team francese ha molto più blu rispetto allo scorso anno (foto FDJ-NAT)

«Marta ha perso tanto peso – disse il diesse della Valcar-Travel&Services – e per puntare alla salita ha lasciato indietro lo spunto veloce che la rendeva vincente».

Che ci abbia riflettuto da sola o con il team, oppure che abbia fatto tesoro delle parole del Capo, la preparazione invernale di Marta Cavalli ha puntato a recuperare quel colpo di pedale più brillante nel finale di gara.

Come è andato l’inverno?

Ho buone sensazioni. Abbiamo svolto un bel blocco di allenamento, la stagione sta arrivando e sono molto motivata. Sono impaziente di vedere se la nuova preparazione darà i suoi frutti.

Nonostante i suoi 53 chili, Cavalli si è trovata a suo agio sul pavé della Roubaix, arrivando al 9° posto
Nonostante i suoi 53 chili, si è trovata a suo agio sul pavé della Roubaix, arrivando al 9° posto
Che cosa porti via dal primo anno nel WorldTour?

Ho imparato molto, ho scoperto altre cose su me stessa. Abbiamo analizzato le mie prestazioni, le reazioni del mio corpo nelle varie situazioni di gara, il recupero, la gestione dello sforzo. Ho qualche rimpianto perché sono arrivata parecchie volte vicino al podio e mi è mancata la zampata decisiva. Mi manca il feeling con la vittoria.

Che cosa hai scoperto d’altro su te stessa?

Non vedo ancora i miei limiti e questo mi piace. Il mondo intorno è cambiato, sul piano della preparazione e dell’atteggiamento in gara. E’ tutto più serio, si lavora per ottenere i risultati più grandi e questo mi dà grandi motivazioni.

Prosegue la collaborazione fra Lapierre e la FDJ femminile (foto FDJ-NAT)
Prosegue la collaborazione fra Lapierre e la FDJ femminile (foto FDJ-NAT)
La squadra punta a qualche vittoria Monumento…

C’è mancata, in effetti. Se penso a me, vedo bene la Strade Bianche e il Trofeo Binda. Vorrei dimostrare che posso correre per vincere certe corse. Poi si può anche non vincere, ma essere lì a giocarsela vuol dire aver fatto uno step in più.

La squadra punta al Tour, ma non è mistero che tu ami il Giro…

Potrebbe essere un mio obiettivo. Nel 2021 mi sono resa conto di reggere bene nell’arco dei 10 giorni. Ho mostrato un buon recupero, stando meglio con il passare delle tappe. Se ci sarà l’occasione di vincere una tappa, la prenderò. Se avrò la possibilità di fare classifica, non mi tirerò indietro.

Al Giro d’Italia Donne del 2021, Marta Cavalli ha chiuso con il sesto posto finale: qui il quarto a Prato Nevoso
Al Giro del 2021, Cavalli ha chiuso con il 6° posto finale: qui il 4° a Prato Nevoso
A livello internazionale si protesta perché il percorso del Giro non è stato ancora presentato…

E’ un fatto e mi dispiace, ma per la mia preparazione non è fondamentale conoscere il dettaglio di tutte le tappe. L’idea degli organizzatori del Giro Donne è sempre stata di fare un percorso durissimo, con tappe di montagna, una crono e qualche volata. Si deve andare forte in salita e a cronometro. Conoscere i dettagli permetterà semmai di fare qualche sopralluogo.


Altro tema, si vorrebbe il Giro Donne nello stesso periodo di quello degli uomini, come accadrà col Tour Femmes che inizierà alla fine del Tour de France.

Non sarebbe affatto male. Tutti conoscono il Giro d’Italia. Quando mi alleno nei giorni in cui corrono gli uomini, capita di fermarsi e di essere riconosciuta. Mi chiedono se anche io farò il Giro e quando rispondo di sì, ma che si correrà a luglio, restano male. Sarebbe bello avere la corsa degli uomini come lancio.

Nel ritiro spagnolo, grossi blocchi di lavoro preparando il debutto (foto FDJ-NAT)
Nel ritiro spagnolo, grossi blocchi di lavoro preparando il debutto (foto FDJ-NAT)
Ti è mancata la zampata nel finale, come è cambiata la preparazione?

Ho lavorato per ritrovare lo spunto che ho un po’ perso per strada. Sapevo farlo, posso riuscirci ancora. Dovreste vedere una Marta più potente e brillante, per questo non vedo l’ora di cominciare per mettermi alla prova.

EDITORIALE / Si ricomincia dalla Spagna e da qualche nodo

10.01.2022
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Si ricomincia. Nel giorno in cui si sono riaperte le scuole, con gli stessi interrogativi si rimette in moto il gruppo. Siamo atterrati stamattina all’aeroporto di Valencia e sul volo che ci conduceva in Spagna, abbiamo riconosciuto Andrea Peron diretto al ritiro della Quick Step-Alpha Vinyl per conto di Castelli, Mauro Scovenna e Nicola Minali di DMT verso il UAE Team Emirates e Andrea Pasqualon, che sta raggiungendo la Intermarche-Wanty-Gobert in ritiro.

Il ciclismo virtuale

Anche il ciclismo ha le sue DAD nella forma di conferenze stampa virtuali, come quelle che nei prossimi giorni vedranno tutti i corridori di altre squadre connettersi col mondo. Tutti i giornalisti collegati ascolteranno (e scriveranno, ciascuno ovviamente al suo meglio) le stesse parole. In un momento come questo sarebbe assurdo discutere le scelte in materia sanitaria, ma cogliamo sfumature che non convincono del tutto, visto che per il resto del tempo i corridori sono a casa loro, sulle strade, in mezzo alla gente. Tanto che qualche grosso nome non sarà in ritiro perché alle prese con il dannato virus.

Poi ci sono squadre più coraggiose che – in cambio di green pass, tampone molecolare e test antigenico in loco – permettono ai giornalisti di avvicinarsi. E’ il caso della Quick Step-Alpha Vinyl (in apertura foto dalla pagina Facebook del team) e proprio mentre stiamo guidando verso il loro hotel di Calpe, ripassiamo a mente gli incontri che faremo cercando di ottimizzare la grande occasione. Certe occasioni vanno colte, per l’opportunità professionale di realizzare contenuti solo nostri e per gratitudine verso chi ha ritenuto di aprirci le porte.

Anche il Team Bahrain è in ritiro in Spagna, ad Altea (foto TBV)
Anche il Team Bahrain è in ritiro in Spagna, ad Altea (foto TBV)

Stando all’elenco ricevuto, dovremmo essere i soli italiani presenti, ma questo non vuole essere motivo di inutile vanto: certe ruote le lasciamo ai pavoni. Serve per far capire che anche noi di bici.PRO abbiamo accettato di correre un piccolo rischio e di investire sul nostro lavoro, sulla soddisfazione dei lettori e sulla qualità che solo l’essere presenti permette.

Gli incauti acquisti

Sono bastate poche battute con Nicola Minali all’aeroporto di Bergamo, intanto, per renderci conto che suo figlio Riccardo è sulla porta del ritiro. Squadre lo hanno cercato e poi bidonato. Altre gli hanno offerto nuovamente il minimo dopo sei anni allo stesso modo. E se sei un uomo e il lavoro non lo vedi come un capriccio, certe condizioni dopo un po’ non ti stanno più bene.

Nelle stesse ore, scorrendo i vari social, ci siamo accorti di amici corridori che proprio in questi giorni sono a fare altro. Dovrebbero allenarsi perché sono giovani e forti, ma nessuno li ha confermati e questo, lasciatecelo dire, lo troviamo indegno di un movimento che lascia a casa uomini maturi e già capaci di fare il proprio mestiere, per investire su ragazzini la cui speranza è sfondare, con la spada di Damocle di concludere prima ancora di aver iniziato.

Giorni fa un procuratore ci ha spiegato che coloro che smettono non sarebbero nemmeno dovuti passare. Un bel modo per descrivere la piaga degli ultimi anni e ci dispiace solo non aver avuto la prontezza di un’altra domanda: quando li vendevate alle squadre che ora li hanno scaricati, le avvertivate del bidone in arrivo? E ai ragazzi avevate detto che sarebbe stato meglio cercarsi un altro lavoro?

Riccardo Minali, il primo da destra, sarebbe sul punto di smettere
Riccardo Minali, il primo da destra, sarebbe sul punto di smettere

America e quarantene

Si ricomincia, dunque, con le stesse incertezze di chi stamattina è rientrato a scuola: studente o insegnante. E mentre i ragazzi non sanno se andranno avanti in presenza o dovranno fare ricorso alla DAD, il ciclismo ha già visto la cancellazione della Vuelta San Juan.

«Gli ospedali laggiù – ci ha detto ieri Roberto Amadio, che la organizza – non sono attrezzati come da noi. E non possono permettersi l’esplosione di troppi casi».

Per lo stesso motivo il Belgio e l’Olanda hanno chiuso le porte agli spettatori e cancellato eventi, mentre i corridori si fanno saggiamente i conti. Così Van Aert, cui pure un mondiale di cross non spiacerebbe vista la beffa dello scorso anno, ha ritenuto di rinunciare perché la trasferta americana potrebbe esporlo a svariati rischi, non ultimo quello di qualche quarantena inattesa. E parliamo di atleti vaccinati, non di spregiudicati alla Djokovic che in queste ore sta cercando di entrare in Australia senza vaccino e con la flebile attenuante, sostenuta dai suoi legali, di aver avuto il Covid ed esserne quindi immune.

Van Aert ha vinto gare di cross a raffica, ma diserterà i mondiali. Anche lui è in Spagna con la Jumbo Visma
Van Aert ha vinto cross a raffica, ma diserterà i mondiali. Anche lui è in Spagna

L’UCI va avanti

L’UCI va avanti. A molti i mondiali di cross a Fayetteville sembrano un azzardo. Altri hanno scelto la via del coraggio e stanno preparando il necessario.

Il cittì Pontoni ci ha detto di non aver ancora ricevuto indicazioni precise, ma l’Italia ci sarà e porterà un bel gruppo di juniores agguerriti. Seguendo nei giorni scorsi le gare tricolori, abbiamo trovato più entusiasmo e prospettive nelle sfide giovanili piuttosto che in quelle dei più grandi. Perché il livello resterà quello e il movimento italiano rimarrà confinato in una splendida nicchia, se d’estate i nostri specialisti non cominceranno a correre seriamente su strada

Quello che sta facendo Gaia Realini, tricolore ieri fra le U23, e che farà Silvia Persico, la nuova campionessa italiana delle elite, che dopo i mondiali riprenderà su strada con la maglia della Valcar.

Gaia Realini nasce nel cross e si sta facendo largo su strada
Gaia Realini nasce nel cross e si sta facendo largo su strada

Donne a tutto gas

Il ciclismo delle ragazze cresce alla velocità della luce. L’arrivo della Roubaix e il ritorno del Tour alzano il livello delle attese. Sono così tutti sulle spine per l’assenza del Giro Donne, il cui percorso non è stato ancora svelato, mentre il calendario vede la corsa a tappe sovrapporti a troppi altri eventi. E poi c’è quella voce per cui già da quest’anno potrebbe andare nelle mani di RCS Sport.

Il nostro giro di opinioni fra le continental italiane, iniziato con la Isolmant e la BePink nei giorni scorsi, prosegue oggi con la marchigiana Born to Win e andrà avanti con altri tecnici e altre storie.

Il WorldTour ha impresso un’accelerazione pazzesca. Le ragazze vedono finalmente la possibilità di guadagnare sul serio dal proprio lavoro e accettano le offerte di team che si stanno rinforzando per raggiungere il necessario livello tecnico e sostenere un’attività sempre più importante.

Anche qui bisognerà stare attenti tuttavia che le giovani non vengano irretite da facili promesse, salvo poi scoprire dopo un paio di stagioni che dovranno smettere e qualcuno intanto dirà che non erano in grado di essere professioniste.

Ciccone, un po’ di fortuna e tanti sassolini da togliere…

15.12.2021
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«Se puoi – dice Ciccone – riportala alle stesse misure del Giro d’Italia. Alla fine sono le migliori, mi trovavo bene. E anche le selle… Se riusciamo a fare tutta la stagione con quella nera, io sono contento».

Mauro Adobati prende nota. Il primo ritiro serve proprio per mettere a posto i materiali e il lavorìo dei meccanici della Trek-Segafredo va avanti instancabile dal mattino e sarà così fino a domenica, quando torneranno a casa. Tra bici tirate a lucido e altre con il divieto di fare foto perché probabilmente esordiranno durante la stagione, il parcheggio dell’hotel è come la piazza di un paese brulicante di attività. Le strade di Altea, nella Comunità Valenciana, hanno accolto i corridori con il consueto calore di sole e di gente. E com’era prima del Covid, anche se il Covid c’è ancora, si può vivere qualche ora con loro per capire, conoscersi meglio, raccontare.

A confronto con Adobati per la messa a punto della bici per il 2022
A confronto con Adobati per la messa a punto della bici per il 2022

Nuova maglia da allenamento

Ciccone indossa la nuova tenuta da allenamento. Non più il giallo fluo degli scorsi anni, ma un rosa salmone, ugualmente fluo, cui dovremo fare gli occhi e che avevamo intravisto passando nel laboratorio Santini quando si trattò di annunciare la maglia gialla del Tour. Il 2021 dell’abruzzese ha avuto luci e ombre, ma se si vuole leggere completamente la stagione di un corridore, non ci si deve limitare ai soli piazzamenti, che pure resteranno negli albi. Eppure questa semplice annotazione lo mette di buon umore.

«Un conto è se nel bilancio di fine anno – conferma – devi mettere dei pessimi risultati e delle prestazioni non all’altezza. Un altro se i risultati sono al di sotto, ma le prestazioni finché sei stato… in piedi erano delle migliori. Sono caduto troppe volte e sempre nei momenti importanti. Così ora passa in secondo piano che alla fine della seconda settimana del Giro fossi a ridosso dei primi cinque e che a lungo il solo che abbia lottato con i migliori sia stato io. Eppure nei commenti continuano a dire che non sono più quello del 2019. E dopo un po’ che li leggi, diventa pesante…».

Giro d'Italia 2021, Nibali Ciccone
Con Nibali passato all’Astana, gli equilibri in Trek sono diversi. Ma la coppia secondo Ciccone non ha funzionato
Giro d'Italia 2021, Nibali Ciccone
La coppia Nibali-Ciccone non ha funzionato. Ciccone spiega…

Due anni con lo Squalo

Non c’è più Nibali e la sensazione, più sulla pelle che suffragata da fatti, è che per lui sia come aver perso un condizionamento. Positivo o negativo che fosse. Ma siamo qui per capire e così, partendo da Vincenzo, andiamo indietro provando a guardare in avanti.

Come è andata con lo Squalo?

Adesso che posso guardarla da fuori, sono stati due anni difficili. La coppia per vari motivi non ha funzionato. Lui ha vissuto i due anni più difficili della carriera, io ho avuto qualche sfortuna e qualche tensione di troppo. La sintesi c’è stata al campionato italiano.

Che cosa è successo?

E’ venuto fuori il nervosismo classico delle corse, che quando hai due leader può diventare brutto da vedere. Vincenzo doveva dimostrare di essere all’altezza della convocazione olimpica, io stavo vivendo un momento di forma molto buono dopo il Giro e alla fine ci siamo inseguiti fra noi. I rapporti fra noi sono buoni. Mi ha trasmesso la tranquillità nell’affrontare e vivere le corse. Lui in questo è un freddo. Ma tecnicamente non posso dire di aver imparato qualcosa, perché non c’è stato proprio modo di lavorare insieme.

In questi primi giorni, la squadra esce in gruppi differenziati in base al tipo di lavoro
In questi primi giorni, la squadra esce in gruppi differenziati in base al tipo di lavoro
Come va il cantiere Ciccone, continui a crescere?

Siamo ancora in fase di costruzione, anche se qualcosa ci è un po’ sfuggito. A livello di crescita fisica e mentale, vedo un grosso cambiamento, i risultati non ci sono ancora.

Perché dicono che vai meno che nel 2019?

Si parla del Giro. Partivo da leader e secondo me è stato un Giro importante. Nel 2019 correvo all’arrembaggio, ho vinto una tappa e conquistato la maglia dei Gpm, ma nelle altre tappe prendevo venti minuti e nessuno diceva niente. Io non voglio essere così, voglio tenere duro e quest’anno non ho mai preso quei distacchi e ugualmente ero lì a giocarmi le tappe.

La fase di costruzione prevede la cura di quali dettagli?

Negli ultimi anni è cambiato parecchio, tutti curano i dettagli. Quel che fa più la differenza è la tensione con cui vengono vissute le gare, senza mai un momento di tranquillità. Il ritmo è sempre alto per questi giovani che non perdono un solo colpo. Una volta ai miei 27 anni sarei stato considerato sulla porta del periodo migliore, ora è diverso. Un aspetto su cui ho capito di dover migliorare è la crono, per la quale abbiamo già fatto dei lavori specifici prima della Vuelta, anche se al Giro non ce ne saranno…

Luca Guercilena, Giulio Ciccone, Tour de France 2019
Si torna al Tour per ricercare vecchie sensazioni. Qui con Luca Guercilena in quei giorni indimenticabili
Luca Guercilena, Giulio Ciccone, Tour de France 2019
Con Guercilena al Tour del 2019: questppanno si torna in Francia
Farai il Giro?

Il Giro e il Tour, come nel 2019. Prima un bel programma con la Valenciana, la Tirreno, il Catalunya, finalmente la Freccia e la Liegi, che non vedevo l’ora di rifare. L’ho corsa solo nel 2019, una delle edizioni più dure, e mi è piaciuta molto.

Perché quelle osservazioni sulla sella con Adobati?

Sono un maniaco dei dettagli e quando trovo un’imbottitura che mi va bene, non la mollo più. Con gli ingegneri Trek stiamo facendo selle personalizzate. Lo stesso ho fatto delle scelte per quanto riguarda il manubrio. Abbiamo provato quello integrato per scendere un po’ di peso, ma alla fine ho scelto di tornare a uno tradizionale. Attacco e curva.

Hai parlato delle critiche: dite spesso di infischiarvene, ma alla fine siete sempre lì a leggere…

Solo un tipo solare, mi piace tenere i contatti con i tifosi. Le critiche le sento e a volte fanno male. Del confronto con il 2019 abbiamo detto, mentre quelle durante la Vuelta in cui arrivavo a un minuto da Roglic… Ero deluso anche io, ma Roglic è il numero uno al mondo e quei distacchi li abbiamo presi in tanti.

Nella Trek è arrivato Cataldo: suo padre è stato ds di Ciccone nelle giovanili
Nella Trek è arrivato Cataldo: suo padre è stato ds di Ciccone nelle giovanili
Al tuo fianco ci sarà Cataldo.

E’ una grande novità per la squadra, l’uomo giusto per creare un progetto. Ha grande esperienza in corsa e gli riconosco il fatto di avere potere su di me, perché lo conosco e lo stimo da quando ero bambino. Ciclisticamente sono cresciuto con i consigli di suo padre. Quel che mi dice è per il mio bene, come Brambilla.

Cosa chiedi al 2022?

Un po’ di fortuna. Negli ultimi due anni, tra cadute e Covid, è girato tutto storto. Dopo la caduta della Vuelta ho avuto problemi al ginocchio e sono restato senza bici per 50 giorni: un’eternità. Ma andrà bene partire calmo, dovendo fare Giro e Tour. Ecco, vorrei non cadere e le stesse prestazioni del 2021, poi ne riparliamo. E poi vivere gli ultimi due anni a Monaco non è stato il massimo. Ora mi sono trasferito a San Marino, più vicino a casa e con spazi che mi si adattano meglio. Spero di avere la tranquillità che serve. Perché è vero che il 2019 può essere un bel metro di paragone, ma è anche vero che dal 2020 è cominciata la pandemia e niente è più stato come prima. Nemmeno io.

Orca Aero, alzato il velo. Veloce e leggera: un missile!

30.09.2021
5 min
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Orbea si rinnova con la nuova Orca Aero esaltando aerodinamica, rigidità e peso. La casa spagnola ha deciso di mettere al centro del progetto di questo modello da corsa il massimo rendimento aerodinamico come mai prima. I dati ottenuti in galleria del vento e sul campo parlano da soli. A 40 km/h si registra un risparmio di 15 W e di addirittura 28W a 50 km/h. Il design di ciascuna delle sezioni, la fibra di carbonio OMX e la progettazione specifica per ogni taglia, rendono il rapporto rigidità/peso di questo telaio aerodinamico uno dei più efficienti e veloci sul mercato.

Look molto aggressivo: bisogna solo fare l’occhio al porta oggetti sotto l’obliquo
Look molto aggressivo: bisogna solo fare l’occhio al porta oggetti sotto l’obliquo

Aerodinamica da crono

Ispirata per certi aspetti al modello da crono Ordu, con la Orca Aero i progettisti sono riusciti a creare un vero e proprio concentrato di velocità. Partendo dal modello precedente è stato ripreso in considerazione ogni singolo componente e pezzo della bici, esaminandolo per ore in galleria del vento fino ad ottenere i miglioramenti cercati. La resistenza intorno alla ruota posteriore è stata ridotta, allineando la giunzione superiore del tubo sella con il flusso d’aria. La nuova forcella dal design aerodinamico è ottimizzata per ruote ad alto profilo. Il nuovo manubrio aerodinamico, stelo e reggisella riducono la resistenza aerodinamica del 2%.

Maneggevolezza e peso senza rimpianti

Il limite da sempre delle bici aero rimane il rendimento in salita e il contenimento del peso, concetto che non vale per questa Orca. Il tubo sterzo, il tubo obliquo e i foderi resistono alla torsione e trasmettono la potenza alla ruota posteriore. Non c’è dubbio, la resistenza per flettersi nella parte inferiore del telaio si traduce direttamente in più watt alla ruota e dà la sensazione che il trasferimento della potenza sia istantaneo. Il telaio in fibra di carbonio OMX con i suoi 1.150 grammi garantisce un mezzo reattivo e leggero, che non fa rimpiangere i modelli ultralight specifici da salita.

La posizione è aggressiva mentre la guida è precisa e intuitiva, regalando un perfetto equilibrio tra reattività e stabilità. La forcella è pensata in base alla taglia, per un controllo migliorato, con la possibilità di montare pneumatici fino a 30c.

Ergonomia al servizio del comfort

Il nuovo cockpit della Orca Aero è stato progettato per una migliore ergonomia rinunciando all’integrazione completa. Avendo la possibilità di ruotare il manubrio, cambiare la lunghezza dell’attacco manubrio o modificare la larghezza del manubrio si può ottenere la posizione perfetta e ottimizzare l’aerodinamica. Il passaggio dei cavi è interno grazie al nuovo manubrio OC3 Aero Road Carbon e all’attacco manubrio OC2 ICR Road. Come reggisella, è stato adottato un nuovo modello aerodinamico che consente una regolazione fino a 25 mm di arretramento e un’inclinazione di +/- 10º. Dietro la ruota anteriore è integrato un toolbox dove riporre attrezzi e oggetti personali. Nulla è lasciato al caso, nemmeno il porta borraccia e borraccia, grazie alla loro forma permettono di lasciare senza turbolenze il flusso d’aria intorno al tubo obliquo. 

Personalizzazione e prezzi

Attraverso il programma Myo sul sito orbea.com si può personalizzare la propria Orca Aero scegliendo tra svariati colori e dettagli configurabili. Oltre alla parte estetica sono inoltre modificabili gli allestimenti come ruote, rapporto o altri elementi. Le taglie ordinabili sono 7 da 47 a 60. Le versioni di partenza sono 6: Orca Aero M10iLTD a 9.599 euro, Orca Aero M11eLTD a 8.299 euro, Orca Aero M21eLTD e Orca Aero M20iLTD a 5.799 euro, Orca Aero M31eLTD PWR 4.799 euro, Orca Aero M20LTD 3.999 euro.

Vamos in Spagna! Sabato comincia la Vuelta, scopriamola

09.08.2021
6 min
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E’ la numero 76 della sua storia: la Vuelta a Espana si appresta a scattare. Lo farà sabato prossimo da Burgos, 21 tappe fino al 5 settembre, da Nord a Sud del Paese iberico e poi ancora verso Nord, per un totale di 3.417,7 chilometri. Una Vuelta un po’ diversa dagli ultimi anni, che “balla” tra elementi classici e altri innovativi. Un bel mix… che cerchiamo di scoprire.

Enric Mas, Alto de Angliru, Vuelta 2020
L’anno scorso la Vuelta chiuse la stagione a novembre inoltrato, quest’anno torna a fine agosto (e addirittura anticipa un po’)
Enric Mas, Alto de Angliru, Vuelta 2020
L’anno scorso la Vuelta chiuse la stagione a novembre inoltrato, quest’anno torna a fine agosto (e addirittura anticipa un po’)

Tappe brevi ma non troppo

Partiamo dalle conferme. La prima cosa sono le tappe più brevi, che poi anche questo è “un mezzo” mito da sfatare. Se infatti andiamo a guardare bene, il Tour de France quest’anno è stato più corto di tre chilometri (3.414,4 chilometri) e il Giro d’Italia, complice l’accorciamento della tappa di Cortina, ancora di più (3.410,9). Alla fine la lunghezza media delle tappe è per tutti e tre i Giri di circa 162 chilometri, metro più, metro meno.

La differenza però la fanno le crono. Giro e Vuelta praticamente ne propongono due in fotocopia: una breve iniziale e una più lunga finale. Per il Giro: 8,6 chilometri la prima e 30,8 la seconda. Per la Vuelta: 7,1 chilometri la prima e 33,8 la seconda. In Francia invece le crono sono state due e più lunghe, entrambe sui 30 chilometri. E questo di fatto ha allungato di poco la lunghezza media reale delle frazioni, ma parliamo davvero di una manciata di chilometri.

In Spagna le tappe al di sopra dei 200 chilometri sono solo tre e tra l’altro li superano di pochissimo: 202, 203 e ancora 202 chilometri. Di contro non c’è mai una “mini” frazione come si è visto al Tour per esempio. La tappa più breve di questa Vuelta è l’11ª, la Antequera-Valdepenas de Jaén di 133 chilometri, tra l’altro con un finale durissimo: uno strappo al 20%.

Altro classico è l’arrivo ai Lagos de Covandonga, che è l’unico “super must”. Quest’anno infatti niente Angliru o Covatilla.

Le novità

Il tracciato spagnolo è davvero ben ponderato e variegato. Basterebbero le prime tre frazioni per sintetizzare questa Vuelta: una crono, una tappa ondulata, un arrivo in quota.

Stavolta i velocisti hanno, su carta, nove arrivi adatti alle loro caratteristiche. Ma ce ne sono almeno tre che si dovranno sudare. Quel che è interessante sono alcune tappe intermedie. Frazioni insidiose: o con arrivo su uno strappo, o con delle colline nel finale. Come il traguardo sul Balcone de Alicante (tappa 7) che è anche un inedito per la corsa spagnola.

Ed è insolita anche la disposizione di queste tappe ondulate. Una disposizione molto più da Tour. Un esempio sono le frazioni 19 e 20. Soprattutto quest’ultima, la Sanxenxo-Castro de Herville (202 chilometri), che non propone come ci si poteva attendere un super tappone di montagna in vista delle crono finale, ma un arrivo su una collina dopo una scalata di seconda categoria e dopo aver superato tante altre colline in precedenza. Pensate che Fernando Escartin l’ha definita una Liegi-Bastogne-Liegi di Galizia.

E a proposito di tapponi e di novità. C’è grande attesa per l’ultimo di questi: la Salas-Altu d’El Gamoniteiru (tappa 18) di 162 chilometri e 4.957 metri di dislivello. Tante salite ed un inedito arrivo ai 1.770 metri di questa vetta asturiana. Si tratta di una scalata molto lunga, oltre 14 chilometri, con pendenze costantemente tra il 10% e il 12%. Senza dimenticare che si viene da un altro tappone (181 chilometri e 4.749 metri di dislivello) con arrivo in quota ai Lagos de Covadonga. Sarà questa doppietta a definire con grande probabilità la classifica.

La crono finale della Vuelta 2021
La crono finale della Vuelta 2021

Crono finale tortuosa

Tuttavia queste due tappe di montagna potrebbero non decretare il vincitore, per quello bisognerà attendere la crono finale. Ed anche questa appartiene in qualche modo alle novità. Niente più la classica passerella finale, ma una vera crono (quasi 34 chilometri) per chiudere la Vuelta. Chiusura che tra l’altro non avverrà a Madrid, ma a Santiago de Compostela.

Se la prima breve prova contro il tempo, a parte quale strappo iniziale, è veloce questa seconda crono è molto impegnativa. Tanti strappi nella prima parte e saliscendi più brevi nella seconda. Non solo, ma sembra bisognerà essere molto abili nella guida, visto che si parla di strade tortuose e anche strette. In poche parole i super specialisti non dovrebbero essere avvantaggiati.

Primoz Roglic, La Covatilla, Vuelta Espana 2020
Roglic re della Vuelta 2020. Vinse davanti a Carapaz (a 24″) e a Carthy (a 1’15”). Le tappe furono 18 e non le consuete 21
Primoz Roglic, La Covatilla, Vuelta Espana 2020
Roglic re della Vuelta 2020. Vinse davanti a Carapaz (a 24″) e a Carthy (a 1’15”). Le tappe furono 18 e non le consuete 21

Roglic favorito, suggestione Pidcock

Chiudiamo con uno sguardo ai favoriti. A noi, visto il disegno del percorso, viste le tante “Liegi” proposte, verrebbe in mente un nome secco: Alejandro Valverde, ma certo anagrafe e impegni recenti (Tour e Olimpiadi) pongono un grosso punto interrogativo su di lui. Sarebbe stata la Vuelta ideale per Purito Rodriguez. Su un percorso del genere, con tanti punti per attaccare e finali che richiedono esplosività, ci sta che un finisseur resistente possa accumulare anche un minuto tra abbuoni e piccoli secondi di vantaggio.

Il favorito principale pertanto non può che essere Primoz Roglic (campione uscente): è sereno per l’oro olimpico nella crono, al Tour non si è stancato troppo (si è ritirato dopo otto tappe), senza contare che ha una squadra molto forte. Ma visto quanto detto sopra lasciateci lanciare un nome: Tom Pidcock. L’inglese tiene in salita, è uno scattista e anche lui ha vinto un oro (nella Mtb): ha tutto per poter stupire e correre nella massima serenità. In una situazione molto simile è il suo compagno di squadra, Richard Carapaz, anche lui è forte di un oro al collo che potrebbe sgravarlo di tante pressioni. Sempre in casa Ineos c’è Bernal, re del Giro, che al rientro post corsa rosa non ha brillato, ma da lui c’è da attendersi di tutto. Solita attesa per Mikel Landa: indiscutibilmente forte, ma poco finalizzatore. E di Damiano Caruso, forte della piazza d’onore al Giro.

Tutti gli altri partono davvero con un ruolo di outsider. Qualche nome? Romain Bardet, il nostro Giulio Ciccone, Guillame Martin, Miguel Angel Lopez, Enric Mas (nella prima foto), Hug Carthy. E perché no: Fabio Aru che è sempre un piacere poter inserire in certe liste e che questa corsa l’ha vinta nel 2015.

Cinque kit per altrettante tappe della Vuelta: ci pensa Santini

09.08.2021
5 min
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Sabato 14 agosto, dalla cattedrale di Burgos, partirà la 76° edizione della Vuelta Espana, l’ultima delle grandi corse a tappe, che dopo aver attraversato tutta la penisola iberica terminerà il 5 settembre a Santiago de Compostela. Ad essa Santini ha dedicato cinque kit speciali.

Il maglificio di Lallio continua infatti la sua collaborazione con la corsa spagnola e firma ancora le maglie dei leader della corsa: la roja per il leader della classifica generale, verde per la classifica degli sprint, bianca in onore del miglior giovane ed infine, quella a pois blu per il leader dei Gran Premi della montagna.

Cinque kit speciali

L’azienda bergamasca, che tesse nei propri stabilimenti le maglie della Vuelta, pensa anche all’ambiente. Infatti, le divise indossate dai corridori saranno eco-sostenibili, create con due filamenti: l’Ecofabric RECY by Corno, un tessuto ecologico prodotto con filati riciclati derivanti dal recupero di materiali usati o dispersi nell’ambiente, e il Native – Ecoknit di Sitip realizzato anch’esso con fibre e filati riciclati e senza l’utilizzo di sostanze chimiche inquinanti

L’idea di Santini è stata di creare altri 5 kit, composti da: jersey, pantaloncino, calzino, cappellino, guantini e maglietta in cotone, pensati per onorare i passaggi simbolo della corsa. Su ogni maglia ci sarà un numero, che sarà quello della tappa che con essa viene celebrata. Scopriamoli insieme

Kit Burgos, il rosso e bianco della Castilla y Leon
Kit Burgos, il rosso e bianco della Castilla y Leon

Burgos, rosso e bianco

In onore della sede di partenza della 76° Vuelta Espana, il tema della maglia si ispira al rosone della celebre cattedrale Santa Maria di Burgos, costruita nel XIII° secolo.

I colori dominanti sono il rosso ed il bianco, ovvero quelli della bandiera della comunità autonoma di Castilla y Leon. Il numero posto sul retro della divisa è l’uno, ad indicare il legame con la prima tappa della Vuelta.

Kit Alicante, il verde per l’attenzione alla natura
Kit Alicante, il verde per l’attenzione alla natura

Alicante, comanda il verde

La settima tappa attraverserà i meravigliosi e verdissimi boschi delle regioni di Valencia e Alicante, frazione che terminerà poi al Balcon de Alicante, una terrazza naturale a mille metri di altitudine sull’omonima città.

Il colore di questo kit sarà il verde, inoltre sul retro e sulle maniche è stata apposta la scritta “estima la natura”, parole scolpite anche nella scultura presente sul balcon de Alicante. 

Kit extremadura, spicca l’antenna posta in cima al Pico Villuercas
Kit extremadura, spicca l’antenna posta in cima al Pico Villuercas

Extremadura, c’è l’antenna

Protagonista della quattordicesima tappa è l’antenna posta in cima al Pico Villuercas, sede di arrivo della tappa. I colori scelti sono i colori della bandiera della regione dell’Extremadura: verde, bianco e nero. Il numero impresso sul kit è il quattordici, come il numero della frazione.

Il Kit El Gamoniteiru colore del cielo, arrivo in slaita
Il Kit El Gamoniteiru colore del cielo, arrivo in slaita

El Gamoniteiru, color cielo

E’ posta in cima a questa terribile salita la linea d’arrivo della diciottesima tappa, 15 chilometri al 9 per cento con punte al 17, si sale fino a quota 1.791 metri.

Una maglia iconica per la frazione regina della Vuelta Espana, il colore sarà l’azzurro, come il cielo in cima a questa salita, le maniche, invece, sono a strisce bianche e rosse, un richiamo alle antenne poste in cima alla montagna.

Galicia per Santiago

Vuelta 2021 che terminerà a Santiago de Compostela, maglia blu e azzurra (nella foto di apertura), colori della bandiera galiziana. Sulla schiena e sulle maniche ci sarà una conchiglia, simbolo di Santiago, il santo patrono della Galizia e della Spagna, a cui è dedicato anche uno dei sentieri del cammino spirituale più famoso al mondo. 21 sarà, inoltre, il numero su quest’ultimo kit che completa questa speciale collezione proposta da Santini.

santinicycling.com

Gorka il duro con Valverde: fatta la Spagna. E Pello si infuria

19.07.2021
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Non è stato facile per Pascual Momparler, selezionatore spagnolo che nella sua carriera ha guidato tutte le categorie a partire dagli juniores, stilare la lista dei cinque corridori che rappresenteranno la Spagna sabato prossimo, 24 luglio, nell’evento su strada dei Giochi Olimpici di Tokyo. I quattro più Valverde, leader e capitano assoluto alle sue ultime Olimpiadi. La perdita dovuta alla caduta al Giro da cui si sta ancora riprendendo Mikel Landa, uno di quelli che si dava per scontato da mesi, ha aperto il ventaglio di possibilità. Ma ciò su cui il tecnico valenciano è sempre stato chiaro era che questa selezione sarebbe stata creata attorno a Valverde. Senza alcun dubbio: «Pur portando – dice – anche corridori che, se si creano spaccature nella parte finale della corsa e ci si trovano dentro, siano in grado di giocarsi le medaglie».

Momparler è stato chiaro: Valverde capitano unico
Momparler è stato chiaro: Valverde capitano unico

I due sicuri

Questi due nomi, sicuri di aver strappato la convocazione olimpica, sono quelli di Omar Fraile, ‘killer’ per istinto e campione di Spagna, e Ion Izagirre, che raddoppierà la partecipazione correndo anche la prova olimpica contro il tempo. Per le altre due posizioni rimanenti, tra le possibilità c’era un buon numero di candidati. Jonathan Castroviejo, Pello Bilbao, David de la Cruz, Luis León Sánchez, Enric Mas, Imanol Erviti, Gorka Izagirre, Jesús Herrada.

I due esclusi

Quel privilegio, il fatto di essere comunque forti, è anche una condanna per chi non si adatta alla regola e resta a casa, anche se ha la stessa o più qualità di chi è andato a Tokyo. I grandi sacrificati di questa Spagna olimpica che, per meriti e prestazioni da vendere potrebbero e dovrebbero essere a Tokyo, sono Jonathan Castroviejo e Pello Bilbao. Il corridore della Ineos era già stato escluso al Giro, ma Bilbao no: bravissimo nell’aiutare Damiano Caruso a conquistare il secondo posto nella corsa rosa e poi in lotta per la top 10 in questo Tour de France (ieri 9° a Parigi).

La presenza di Herrada a Tokyo è una vera scommessa del cittì Momparler
La presenza di Herrada a Tokyo è una vera scommessa del cittì Momparler

Pello al buio

Domenica 11 luglio, mezz’ora prima dell’inizio della tappa conclusasi ad Andorra con la vittoria di Sepp Kuss, Pello Bilbao ha ricevuto una telefonata da Pascual Momparler in cui gli comunicava che alla fine non sarebbe stato convocato.

«Ero abbastanza convinto delle mie possibilità – dice il ciclista del Bahrain Victorious – ma non avevo ricevuto nessuna chiamata. Non ho avuto alcun contatto da lui e quindi, ovviamente, ho cominciato a preoccuparmi. Una settimana fa ho provato a contattarlo, a parlargli, non mi ha risposto. Ho provato il giorno dopo, neanche lì mi ha risposto, mi ha mandato un messaggio dicendo che mi avrebbe chiamato il giorno dopo. Quindi sono passati quattro o cinque giorni fino a quando gli ho chiesto, almeno, di mandarmi un messaggio per chiarire. Perché la squadra aveva anche bisogno di sapere se avrebbe dovuto preparare o meno il materiale, organizzare i tamponi e tutto il resto».

Ion Izagirre rimpingua il blocco Astana in nazionale, con suo fratello e Fraile
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Rabbia basca

Il motivo del ritardo nella comunicazione, gli ha detto Momparler, era che stava cercando fino all’ultimo di inserirlo nella lista ma, per gli standard olimpici, non ci era riuscito. «E’ tardi e brutto – ha detto con rabbia Pello in quello stesso giorno – non mi stava bene. Gli ho detto che avevo intenzione di andare a Tokyo, ho fatto il Giro liberamente prima di venire al Tour, ma lui non ha voluto contare su di me. Gli ho detto che più gareggio, meglio faccio. Avrà le sue ragioni, ma spero che si renda conto dell’errore».

Fraile uomo di sostanza, campione nazionale, ma capace anche di entrare bene in fuga e vincere
Fraile uomo di sostanza, campione nazionale, ma capace anche di entrare bene in fuga e vincere

Gorka il duro

Senza Pello Bilbao, la Spagna è partita per puntare a una medaglia a Tokyo. Con Jesús Herrada come “scommessa personale” di Momparler, Ion Izagirre, Omar Fraile e Gorka Izagirre, l’unico entrato nella lista senza correre il Tour (ha fatto il Giro), ma molto simile e molto legato ad Alejandro Valverde per supportarlo e aiutarlo a ottenere l’ultimo dei trionfi che al Bala ancora manca. Lo conferma lui stesso: «Gorka darà un grande contributo, lo stimo molto. E’ un ottimo compagno e un grande amico». E lo fa notare anche Momparler, parlando del basco come di un corridore duro e professionale fino alla fine, che «quando gli altri vedono la faccia sfinita di Valverde e lo compatiscono, Gorka invece lo prende per il collo, lo scuote e gli chiede che cosa faccia, di cosa si lamenti e perché pianga. Che in quel modo non si può attraversare la vita».

Warm Series 21, maglie nate per la velocità

15.04.2021
2 min
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Le nuove maglia della linea Warm Series 21, del marchio spagnolo Gobik, sono studiate nei minimi dettagli per ottenere le migliori prestazioni in termini di aerodinamica. Leggere e traspirabili, sono ottime per le corse e gli allenamenti in cui le temperature superano i 30 gradi. Vi raccontiamo qui il modello Atteggiamento Dallas: una maglia disegnata appositamente per le competizioni, grazie alle elevate prestazioni aerodinamiche, dovute al taglio anatomico ultra aderente. Ricordiamo che l’azienda spagnola per la stagione 2021 fornisce l’abbigliamento a squadre di primo livello come il UAE Team Emirates e il nuovo team Eolo- Kometa.

La nuova Atteggiamento Dallas di Gobik con cerniera invisibile
La nuova Atteggiamento Dallas di Gobik con cerniera invisibile

Design moderno

Un design moderno e innovativo: le colorazioni della linea Warm Series 21 sono accese e distribuite secondo uno stile sobrio e affascinante, separate in modo elegante e ordinato. La maglia è disponibile in diverse colorazioni: c’è davvero l’imbarazzo della scelta, essendo disponibile sia a tinta unita che multicolore. Una curiostià particolare sta nelle maniche che in ogni versione hanno un effetto retinato.

La parte posteriore della maglia Gobik
La parte posteriore della maglia Gobik

Leggera e traspirabile

La maglia è confezionata con un tessuto semi denso, ultra strecht, che ottimizza la traspirabilità per permettere il passaggio dell’aria. Le maniche sono state realizzate per essere il più aerodinamiche possibile, con cuciture minimizzate che la rendono ancor più leggera. Un dettaglio interessante è quello della parte posteriore che prevede tre tasche rinforzate e una tasca interna con cerniera, oltre all’innovativo sistema brevettato GRS (Gobik Retention System). La cerniera è invisibile e rispetta la differenza dei colori nella parte superiore e inferiore. Disponibile nelle misure dalla XS alla doppia XXL. Il prezzo consigliato al pubblico è di 92 euro.

www.gobik.com