Carapaz, dopo l’oro arriva la ruggine

30.07.2021
6 min
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Il sorriso gentile di Carapaz di colpo lascia il posto a uno sguardo mesto e ad un tono sorprendentemente duro, che non ti aspetti da un ragazzo che ha appena conquistato l’oro. Il campione olimpico parla, l’oro si macchia di ruggine e in Ecuador esplode la polemica.

«Per me è un giorno speciale – dice – per questo me lo godrò da solo. Sono un atleta partito senza l’appoggio del suo Paese. In Ecuador non hanno mai creduto in me, perciò questo oro è mio e di tutti quelli che mi hanno aiutato. So che ora tutti vorranno festeggiare questa medaglia, che però appartiene solo a quelli che mi hanno realmente appoggiato».

Lasciati da soli

Di colpo tornano alla memoria le immagini del suo ritorno a Quito dopo la vittoria del Giro d’Italia e quella commozione si ferma contro questa durezza. Carapaz non indietreggia, anzi rilancia.

«Alla fine – dice – non hanno mai creduto in me, ad eccezione di poche persone. Perciò adesso sono qui che mi godo quest’oro, ma bisogna seguire gli atleti che davvero meritano. Abbiamo dovuto trovare un massaggiatore. Siamo venuti da soli. Abbiamo approfittato del personale di Ineos (la squadra in cui corrono Carapaz e Narvaez, ndr) che era qui con l’Inghilterra e l’Irlanda. Abbiamo chiesto aiuto alla gente per questo e sono loro che ci hanno davvero dato una mano quando ne avevamo bisogno».

Ministro duro

L’Ecuador non è messo bene, fra crisi economica e crisi sanitaria. C’è un nuovo presidente, Guillermo Lasso, eletto lo scorso 24 maggio, ma il cammino è lunghissimo. Così se qualcuno pensava che l’oro del ciclista più amato avrebbe aiutato a non pensarci, avrà presto dovuto rivedere le sue stime. E la ruggine affiora.

Sebastian Palacios, Ministro dello Sport che ha seguito la delegazione a Tokyo, ammette la mancanza di tecnici e personale e risponde con un video.

«Siamo qui per accompagnare gli atleti – dice – e monitorare come si svolgono il coordinamento e la logistica del Comitato Olimpico Nazionale. E purtroppo abbiamo visto cose che hanno catturato la nostra attenzione, che ci preoccupano e ci fanno indignare proprio come si è indignato Carapaz. Nel momento in cui abbiamo vissuto uno dei momenti più incredibili nella storia dello sport ecuadoriano e siamo orgogliosi per la conquista e il trionfo di Richard Carapaz, dopo le sue dichiarazioni di atleta e ciclista, che capisco e condivido, ci sono alcune cose che so e che si dovrebbero chiarire sulla partecipazione dell’Ecuador ai Giochi Olimpici».

Quattro anni fa

La ruggine fra questi atleti e il Comitato olimpico ecuadoriano in realtà è vecchia di 4 anni. Te ne rendi conto seguendo lo scambio di tweet fra Carapaz e Narvaez dopo la vittoria.

Risale tutto ai Giochi Bolivariani del 2017, che si svolgevano a Santa Marta, in Colombia. E’ scritto in un comunicato ufficiale diffuso pubblicamente il 13 novembre di quell’anno.

Vi si legge che i due, più Caicedo (il vincitore dell’Etna 2020) vennero trovati ubriachi in una pizzeria dopo aver lasciato il ritiro della squadra. Il Comitato Olimpico emise appunto quel comunicato, che Narvaez deve aver conservato da allora nel suo telefono. C’è scritto anche che i ciclisti mancarono di rispetto ai delegati che erano andati a cercarli. Che furono riportati a forza in hotel, da cui gli fu impedito di uscire. E che in seguito all’episodio, la Commissione etica del Comitato chiese l’apertura di un procedimento disciplinare a loro carico.

Nel suo tweet, Narvaez ironizza sul fatto che ora avranno una medaglia da aggiungere al procedimento. Mentre Carapaz gli risponde di pensare a qualcosa di meglio e aggiunge tre emoticon con un sorriso, la medaglia d’oro e un boccale di birra.

Il Comitato risponde

Il Comitato olimpico ovviamente risponde. Scrivono di aver provveduto all’emissione dei biglietti aerei e di aver fornito ai due atleti le indicazioni per l’ingresso sicuro in Giappone. Poi spiegano, pubblicando anche le foto, che una delegazione, tra cui un medico e un fisioterapista, ha incontrato i ciclisti. Il dottor Pablo Sarmiento ha emesso un rapporto al riguardo.

«Abbiamo proceduto a valutarli – scrive – sapendo che i loro colleghi europei li aiutavano con i massaggi, ma che richiedevano stivali di decompressione. Richard Carapaz ha ricevuto la terapia per 45 minuti. Abbiamo discusso delle loro condizioni mediche prima della competizione, hanno detto che si sentivano bene, ma che avevano bisogno di una squadra che li aiutasse con l’idratazione…».

Sempre nel referto del medico si legge che dopo la vittoria di Carapaz gli atleti hanno indicato di non avere bisogno di assistenza medica, ma che la struttura medica sarebbe stata comunque a loro disposizione.

Dopo la vittoria, per qualche minuto il sorriso è mutato in un ghigno amaro che ha portato la ruggine in superficie
Dopo la vittoria, il sorriso è mutato in un ghigno che ha portato la ruggine in superficie

L’oro e la Vuelta

Ci sono rancori difficili da smaltire, ma per fortuna la soddisfazione della vittoria ha portato non solo ruggine, ma anche felicità vera.

«E’ incredibile – ha detto Carapaz aspettando la consegna della medaglia – qualcosa ancora difficile da digerire. Sono molto emozionato. Ero convinto di averlo nelle gambe. L’ho provato al Tour, volevo vincere anche là, ma non è stato possibile. Qui era una lotteria e ho cercato di fare del mio meglio. Eravamo in due, abbiamo cercato di sfruttare il lavoro degli altri. Narvaez mi è stato sempre molto vicino, aiutandomi e portandomi l’acqua. Sapevo che McNulty pedalava davvero forte e che potevo trarne vantaggio. E’ stato un attacco intelligente. Abbiamo iniziato a collaborare ed è stato fondamentale. Io in discesa, lui in pianura. Alla fine sapevo che ero il più forte e non era necessario attaccare. Ho solo continuato, ho continuato, ho continuato e al traguardo ero da solo».

Non ci sono immagini del ritorno di Carapaz in Ecuador, ma visto che il campione olimpico è atteso alla Vuelta, probabilmente ha deciso di fermarsi in Europa. Era decisamente inatteso che il momento della vittoria più bella potesse avere un simile strascico di ruggine. Resta da capire dove sia esattamente la verità e se troveranno il modo prima o poi di ricomporla.