La SD Worx, un’altra opera d’arte del museo di Anversa

18.01.2023
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Nel 2023 il team numero uno al mondo sarà ancora più affamato. E’ lo slogan della voce narrante che ha accompagnato alcuni video durante la presentazione della SD Worx, trasmessa in diretta streaming esclusiva su bici.PRO ed avvenuta ieri pomeriggio in un contesto particolarmente suggestivo: il KMSKA Museum di Anversa, riaperto lo scorso 24 settembre dopo undici anni di chiusura per un ammodernamento costato cento milioni di euro.

L’azienda title sponsor, con sede proprio nella città fiamminga, ha scelto il museo più grande del Belgio per la miglior formazione del ranking UCI del 2022, un riconoscimento già ottenuto in passato in altre cinque occasioni. Tra i dipinti di Rubens lo staff tecnico e le atlete del team olandese hanno preso ulteriore ispirazione per trasformare in opere d’arte le corse che andranno ad affrontare nelle prossime settimane.

Wiebes e il suo treno

La libreria del museo è il salone in cui il pubblico presente insieme a quello da casa può conoscere meglio le ragazze. Ormai tutte le squadre – maschili e femminili – sono strutturate e suddivise per specialità o reparti. Il primo blocco è il cosiddetto sprint team. A formarlo sono Cecchini, Uneken assieme alle nuove arrivate Wiebes, Guarischi, Bredewold e Markus. Con loro c’è Danny Stam, il responsabile dei diesse. L’annuncio dell’altoparlante di chiusura del museo (in tre lingue) spezza le sue considerazioni, nell’ilarità generale.

Selfie di gruppo. Lo spirito della SD Worx è l’arma in più del team olandese (foto Facebook)
Selfie di gruppo. Lo spirito della SD Worx è l’arma in più del team olandese (foto Facebook)

«Guardando un po’ indietro – spiega Stam, con un sorriso per effetto del piccolo fuori programma – non abbiamo mai avuto una vera sprinter. Avevamo già atlete veloci ma che non erano completamente adatte per fare volate di gruppo. Abbiamo avuto l’opportunità di prendere Lorena, la velocista più forte in circolazione, e lo abbiamo fatto, colmando quindi quel terreno in cui eravamo scoperte. Questo è il treno che lavorerà per lei e siamo pronti a questa nuova sfida con un’arma in più. Elena conosce bene il nostro team, ha esperienza e mi aveva suggerito di prendere Barbara. Sarà importante avere due atlete come loro all’interno di questo treno».

«Esordirò allo UAE Tour – dice la campionessa europea Wiebes, incalzata dal moderatore – con l’intento di vincere subito. Qui mi sono già accorta che c’è buona armonia anche giù dalla bici, aspetto molto importante. L’obiettivo stagionale? Diventare più forte e conquistare più delle 23 vittorie del 2022 perché so che posso dare molto di più».

La SD Worx è sempre alla avanguardia nella comunicazione. Qui la regia della presentazione del team 2023
La SD Worx è sempre alla avanguardia nella comunicazione. Qui la regia della presentazione del team 2023

Spazio ciclocross

Le “papere” e i gavettoni che scorrono tra le immagini girate durante gli shooting fotografici anticipano un nuovo blocco. C’è spazio anche per il ciclocross, disciplina in cui brillano Vas e Schreiber (che si aggregherà al gruppo strada dal primo di marzo). Per l’ungherese e la lussemburghese ci saranno le indicazioni di Lars Boom, uno dei diesse, ex specialista del cross ed anche amante di musei d’arte.

«Innanzitutto – commenta Boom mentre si guarda attorno – è bellissimo trovarsi qua in mezzo a questi quadri. Quando sono via per le gare, sia quando correvo che ora, cerco sempre di andare a visitare i musei che sono vicini alle città. Tornando a noi, il 2022 è stato davvero un grande anno. Abbiamo vinto tante corse e siamo migliorati anche come staff. A Blanka e Marie cercherò di insegnare quello che ho imparato durante la mia carriera. Sono entrambe giovani e possono crescere tanto. La prima ha già corso su strada facendo buoni risultati, mentre la seconda ha solo 19 anni ed un grande potenziale per il futuro».

A marzo di quest’anno su Amazon uscirà il documentario della SD Worx al Tour 2022 (foto Facebook)
A marzo di quest’anno su Amazon uscirà il documentario della SD Worx al Tour 2022 (foto Facebook)

Gruppo scalatrici

Il dietro le quinte del documentario della SD Worx al Tour Femmes (che uscirà in Olanda a metà marzo) intervalla la presentazione del team. Il terzo blocco della SD Worx è quello per le gare a tappe e per le classiche delle Ardenne. Le capitane (in ordine crescente) si chiamano Shackley, Fisher-Black (che utilizzerà una bici con una livrea che richiamerà il suo titolo iridato U23) e Vollering. Ad accompagnare loro tre c’è l’immensa Anna Van der Breggen.

«Girare questo documentario è stato particolare – racconta la 32enne diesse, oro olimpico a Rio e mondiale nel 2018 e nel 2020 – cercavo di non voltarmi mai indietro, anche se mi sentivo osservata dalla telecamera. Per quanto riguarda le ragazze, sono contenta di loro. Demi è diventata più forte e ha scoperto se stessa. E’ arrivata seconda al Tour Femmes, che quest’anno sarà il nostro vero obiettivo (confermato dalla stessa Vollering, che ha messo nel mirino anche Amstel, Freccia Vallone e Liegi, ndr).

«Niamhcontinua Van der Breggen – ha vinto il mondiale U23 in Australia e penso che sia una piccola cosa fra le grandi che è in grado di fare. E’ solo all’inizio, ma sta facendo sempre meglio. Lei punterà al Giro (anche questo ribadito da Fisher-Black, ndr). Invece Anna ha fatto buoni risultati e farà ancora nuove esperienze (mentre Shackley afferma di non avere particolari mire di vittorie, ndr)».

Pavé e dintorni

Per l’ultimo blocco torna Danny Stam. Assente per indisponibilità Reusser, ci sono la futura mamma Blaak, Kopecky e Majerus, al decimo anno con il gruppo della SD Worx che vorrebbe una torta per festeggiare questo particolare compleanno.

Lotte Kopecky intervistata tra i quadri del KMSKA. Il museo di Anversa contiene 2.400 dipinti e 700 sculture
Lotte Kopecky intervistata tra i quadri del KMSKA. Il museo di Anversa contiene 2.400 dipinti e 700 sculture

«Christine – risponde Stam alla richiesta della campionessa lussemburghese – è una grande atleta ma specialmente una grande persona. Ci tengo a ringraziarla pubblicamente per tutte queste stagioni. Lei è senza dubbio uno degli elementi più importanti del nostro team. Spero che queste parole siano meglio della torta che chiedeva (Majerus annuisce ridendo, ndr).

«Chantal – conclude – sarà di supporto a noi, condividendo la sua esperienza, finché potrà farlo. Tornerà a correre nel 2024. Con Lotte invece puntiamo a vincere la Parigi-Roubaix. Va bene anche rivincere il Fiandre o altre corse come l’anno scorso, ma nel 2023 vogliamo restare il team numero uno al mondo, aggiungendo più successi e più prestigiosi».

SD Worx 2023 in diretta (esclusiva) su bici.PRO

17.01.2023
3 min
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Il gusto delle presentazioni in grande stile. Dopo aver avuto in esclusiva per l’Italia lo show della Jumbo Visma, ecco oggi le immagini della squadra numero uno al mondo per il 2022: la SD Worx. Lo squadrone femminile, che per il 2023 ha per giunta rinforzato la rosa con la campionessa europea Lorena Wiebes e l’azzurra Barbara Guarischi, si presenta ad Anversa, presso il KMSKA Museum, riaperto dopo un’imponente ristrutturazione lo scorso 24 settembre.

Una struttura storica e prestigiosa, con un allestimento dinamico e audace. Un dialogo costante fra antico e moderno, a rappresentare in qualche modo anche l’anima del ciclismo: classico per la sua storia antica, con un piede nel futuro per la scienza che lo sostiene. La più grande collezione delle Fiandre, un’importante raccolta di Rubens e da oggi anche le ragazze dello squadrone (in apertura, Lorena Wiebes, foto Getty Sport).

Numeri uno nel 2022

Squadrone per il ranking, per le atlete e per i tecnici che lo guidano. A tirare le file c’è Lars Boom, vecchia conoscenza del ciclismo professionistico e di bici.PRO. Accanto a lui, l’immensa Anna Van der Breggen e Danny Stam.

Il parco delle atlete è di primissimo piano, soltanto la Trek-Segafredo nel 2022 è riuscita a tenere loro testa, ma alla fine ha dovuto cedere sia pure di pochi punti. Lotte Kopecky. Demi Vollering. Elena Cecchini. Niam Fisher-Black. Christine Majerus. Marlene Reusser. Anna Shackley. Lonneke Uneken. Chantal Van den Broek. Kata Blanka Vas. Lorena Wiebes. Barbara Guarischi. Femke Markus. Mischa Bredewold.

Made in Specialized

L’equipaggiamento è di livello stellare: la rivalità con il team di Luca Guercilena inizia già dalle bici, dato che la SD Worx è il team ufficiale di Specialized. Creata anch’essa con il marchio americana, la nuova maglia fonde colori vivaci come arancione, rosa, viola e giallo, in un design simmetrico ed energico. Pantaloncini blu scuro, nel segno della classicità. Una divisa elegante e anche facile da individuare in gruppo: un dettaglio che non guasta.

«Questo è un kit – ha detto Fisher Black – che in strada ti giri a guardare. Mi piace molto la simmetria del disegno. I colori della maglia si abbinano perfettamente con i pantaloni blu scuro. Quindi penso che sia un design di successo».

Guarischi è pronta. Già assorbito lo spirito SD Worx

09.01.2023
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Se le motivazioni sono il sale della vita di uno sportivo, allora Barbara Guarischi ne ha usato più di un pizzico per condire ciò che voleva del proprio futuro. La sua carriera è stata tutt’altro che insipida, specialmente nell’ultima stagione con l’oro al Mediterraneo, il tricolore gravel e podi in pista, sinonimi di versatilità. Forse però le mancava ancora qualcosa per insaporirla ulteriormente. La nuova avventura alla SD Worx, iniziata ufficialmente da qualche settimana, appare come la ricetta giusta.

Conosciamo Guarischi da tanti anni e si capisce subito dal tono di voce un mix di serenità e determinazione maggiore rispetto al passato. Il passaggio alla corazzata olandese ha radici profonde più di quanto si possa immaginare, nato da una sorta di sfida con se stessa che doveva risolvere. Durante il ritiro a Denia, in Spagna, ci siamo fatti raccontare i suoi primi giorni con la SD Worx. Sensazioni, programmi, ruolo, Wiebes, compagne…

Barbara, com’è stato questo ultimo periodo?

Un po’ frenetico, ma stimolante. Ho sempre pensato che in inverno si gettino le basi per il resto della stagione. Pedalare al caldo serve tantissimo. Fino al 16 gennaio con la squadra staremo qui in ritiro. Poi tappa in Belgio per le visite mediche quindi ritornerò in Spagna il 22 gennaio e fino al 31 starò in ritiro con la nazionale strada. Perché il debutto a quel punto sarà dietro l’angolo.

Hai già una bozza del tuo calendario?

Sì. Niente europei pista e in dubbio la Nations Cup per sovrapposizioni di date, anche se potrei fare la prova a Il Cairo a marzo. Comunque ne parlerò con la squadra e Villa (il cittì della pista, ndr). Esordirò al UAE Tour (dal 9 al 12 febbraio, ndr). Poi campagna del Nord fino alla Roubaix. Farò un periodo di riposo assoluto e riprenderò con tre settimane di altura in Austria o a Livigno con alcune mie compagne. Dovrei disputare il Giro Donne. Quindi nuovamente altura e, speriamo, il mondiale. Il mio preparatore me lo ha inserito nella tabella indicativa però è ovvio che bisognerà vedere come starò, se sarò convocata e se il percorso sarà davvero adatto a ruote veloci o a caratteristiche simili alle mie.

Tu sei stata in tante formazioni forti. Come stai vivendo il trasferimento alla SD Worx rispetto a quelli del passato?

Credo che ogni cambio di squadra abbia il suo “perché” extra motivazionale. Qui la pressione è alta, ma me la sto dando da sola, non arriva dalla squadra. Essere nel team più forte al mondo è un grande stimolo. Negli ultimi anni mi sento molto maturata grazie alla vita e alla bici. Insomma, è uguale agli altri anni ma c’è qualcosa in più dietro…

Cosa intendi?

Nella primavera del 2022 non mi sentivo più bene. Non mi è mai piaciuto lamentarmi o accontentarmi. Sentivo che dovevo cambiare qualcosa e fare una scelta personale. Forse azzardata, ma che dovevo fare. Mi sono così assunta le mie responsabilità, mi sono rimessa in gioco e ho chiesto alla Movistar di essere liberata a fine stagione con ancora un anno di contratto, garantendo comunque la massima professionalità come ho sempre fatto. Non avevo nulla in mano, nessuno mi cercava perché nessuno sapeva. Ringrazio ancora tanto Sebastian ed Eusebio Unzue (i due general manager della Movistar, ndr) che hanno compreso la mia decisione.

Cosa è successo poi?

Durante un ritiro a metà stagione a Livigno mi stavo allenando con Elena e Chantal (rispettivamente Cecchini e Blaak, ndr) e ho confidato a loro che mi ero svincolata. Erano molto sorprese, mi hanno suggerito di fare una chiamata a Danny Stam (il diesse della SD Worx, ndr). Non ero per niente convinta ma l’ho fatto dopo qualche giorno. E abbiamo iniziato a trattare il passaggio. E loro due hanno aiutato il mio inserimento in squadra.

Se con Cecchini c’è un bel rapporto da tempo, invece a Blaak hai confidato anche che nel 2017 avevi pronosticato in anticipo la sua vittoria al mondiale?

Sì e si è messa a ridere (ci risponde divertita, ndr). Chantal mi è sempre piaciuta come atleta. Entrambe sappiamo leggere bene la corsa. Abbiamo affinità, benché lei sia più forte di me. E’ dotata di grande intelligenza, anche per come ha gestito la sua gravidanza uscendo in bici con noi. Adesso sta facendo da tramite tra noi e i dirigenti. Ad esempio, se dobbiamo lamentarci di qualcosa lo diciamo a lei che poi trova il modo giusto di dirlo ai nostri diesse (sorride, ndr).

E con Wiebes come sta andando?

Ci stiamo conoscendo. Siamo sempre state in camera assieme. Lorena è sempre disponibile e sorridente. Stiamo lavorando bene ed è molto semplice farlo con lei, anche nelle prove di volate in allenamento. Il UAE Tour sarà il primo momento in cui le faremo sotto pressione. Dobbiamo solo correre. C’è già buona armonia, anche se sappiamo che potremmo affrontare giorni più difficili ma non siamo spaventati.

San Francisco. Per Guarischi il training camp di novembre organizzato da Specialized è stato fondamentale (foto instagram)
San Francisco. Per Guarischi il training camp di novembre organizzato da Specialized è stato fondamentale (foto instagram)
E col resto della squadra invece?

Alla grande, meglio delle aspettative che avevo. E’ un ambiente molto professionale, ma anche molto sereno. Il training camp di novembre organizzato da Specialized a San Francisco è stato fondamentale per rafforzare l’unione del gruppo, così come mi hanno confermato le compagne che sono qui da più tempo. Laggiù ci siamo potute conoscere l’una con l’altra per quello che siamo veramente. Nelle uscite in bici sono rimasta impressionata dal potenziale della squadra. E pensate, finora ho tirato pochissimo perché tutte le ragazze non hanno paura di stare davanti.

Barbara Guarischi in questi primi giorni del 2023 ha già fissato gli obiettivi con la sua SD Worx?

Certo. Voglio essere utile alla causa della squadra. Visto che loro hanno creduto in me, voglio dimostrare di essere all’altezza. Vorrei dare il mio contributo a formare il treno per Lorena con più vagoni giusti per lei. Sappiamo che se faremo le cose come si devono, non avremo problemi a raccogliere risultati.

SD Worx più completa con Wiebes. Ce ne parla Lars Boom

08.09.2022
5 min
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Ci sono offerte davanti alle quali non ci si può girare dall’altra parte. Quando ti chiama la formazione più forte per proporti un ruolo importante, devi prenderti il tempo per riflettere e cercare di dare la risposta più giusta. Una risposta affermativa, diremmo.

E’ quello che accaduto a Lorena Wiebes. Quando si è fatta sotto la SD Worx con una proposta irrinunciabile, la campionessa europea ha detto subito di sì. Contratto fino al 2025 per la velocista più forte in circolazione. Attenzione, piccolo inciso. Lo stesso incipit potremmo replicarlo fra qualche settimana quando parleremo della stessa squadra e di un’altra atleta.

La trattativa

Wiebes – che nel frattempo ha toccato 21 vittorie stagionali grazie a due tappe e classifica generale al Simac Ladies Tour – ha potuto accasarsi nella sua futura squadra sfruttando una clausola contrattuale prevista nel contratto con il Team DSM (sua attuale formazione) con il quale era legata per altre tre stagioni. Se fossero infatti arrivate offerte economiche più vantaggiose, Lorena sarebbe potuta partire. Così è stato, con tanto di accordo tra le due società olandesi al termine di una consultazione congiunta.

«Devo dirvi sinceramente – ci spiega al telefono Lars Boom, diesse della SD Worx, in uno degli ultimi giorni di vacanza dopo il Tour of Scandinavia – che non so quando sono nati i primi contatti con lei. Del trasferimento di Wiebes se ne è occupato Danny Stam (l’altro diesse, ndr) però è ovvio che una atleta come lei interessi a tante squadre. Noi tenevamo sotto osservazione la sua situazione e quando abbiamo saputo che poteva liberarsi, ci siamo fatti avanti. Il suo arrivo ci porterà gioia».

Lorena Wiebes passerà nella SD Worx grazie ad una clausola rescissoria nel contratto con il Team DSM
Lorena Wiebes passerà nella SD Worx grazie ad una clausola rescissoria nel contratto con il Team DSM

La sprinter mancante

La corazzata SD Worx va così ad arricchirsi dell’ennesimo tassello importante. «Prendendo Lorena – prosegue l’ex pro’ 36enne, vincitore della tappa di Arenberg al Tour 2014 – non solo ci siamo assicurati la sprinter migliore del mondo, ma abbiamo anche coperto un vuoto in quel settore. Ci mancava una velocista pura. Finora le volate di gruppo le ha fatte Kopecky che sa essere molto competitiva in quei frangenti, ma ha dimostrato di essere un altro tipo di corridore.

«Lotte ha vinto corse come Strade Bianche e Fiandre, che ad oggi sono fuori portata per Wiebes. Tuttavia credo che Lorena possa alzare ulteriormente il suo livello non solo nelle volate ma anche in altre corse al momento troppo dure per lei. Comunque fra loro due non ci sarà assolutamente alcuna concorrenza interna».

Un treno per Lorena

Quest’anno Wiebes ha dominato gli sprint con o senza treno, ma alla SD Worx non vogliono lasciare nulla al caso.

«Dobbiamo ancora valutare – continua Boom, che ha guidato il suo team all’ultimo Giro Donne – se inserire qualche altro profilo, però abbiamo corridori che possono tirare una volata a Lorena. Penso a ragazze come Elena e Chantal (rispettivamente Cecchini e Van den Broek-Blaak, ndr) che sanno lavorare molto bene in qualsiasi circostanza, anche nei finali allo sprint. Possiamo darci nuovi obiettivi su corse nelle quali prima partivamo meno favorite. E comunque dovremo considerare il calendario, cercando di distribuire la nostra squadra in modo giusto magari in gare concomitanti».

Reparti ben coperti

Oltre a Wiebes approderanno in SD Worx anche le passiste Femke Markus e Mischa Bredewold, entrambe dalla Parkhotel Valkenburg. Con loro si abbasserà l’età media del roster in considerazione della partenza della 36enne Ashleigh Moolman all’AG Insurance NXTG Team. La scalatrice sudafricana, seconda al Giro Donne un anno fa, verrà sostituita?

«No, siamo ben coperti in quei ruoli per le gare a tappe – dice Boom – con due ragazze molto forti. Abbiamo Demi Vollering, che garantisce risultati e qualità. E poi abbiamo Niamh Fisher-Black, che se ricordate vi ho già presentato proprio a luglio al Giro. Su di lei puntiamo molto, visto che è ancora molto giovane. Entrambe possono crescere, possono fare un ulteriore step. Anche loro avranno il giusto supporto dalle compagne più adatte per la salita».

Demi Vollering sarà la leader per le gare a tappe alternandosi a Niamh Fisher-Black
Demi Vollering sarà la leader per le gare a tappe alternandosi a Niamh Fisher-Black

Scambio di esperienze

Il tempo sta quasi per scadere. In sottofondo si sentono le figlie che lo reclamano più per mostrargli qualcosa che hanno cucinato per lui, anche se onestamente è molto difficile decifrare l’olandese. Chiudiamo la chiacchierata con papà Boom chiedendogli come si trovi nella sua squadra.

«Mi piace lavorare con le nostre ragazze – dice – è stimolante. Cerco di dare il mio contributo in termini di consigli, con l’intento di farle migliorare o dare loro una differente visione delle cose. Così come cerco di supportarle in ogni situazione, prima, durante e dopo la corsa. Però anch’io sto imparando da loro e mi piace questo aspetto».

Vince la Kopecky, domina la Sd Worx, Cecchini racconta

03.04.2022
5 min
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Oudenaarde esplode in un boato quando Lotte Kopecky vince la volata a tre, per di più battendo un’olandese, la Van Vleuten. Perché okay la sportività per Van der Poel, ma dopo una doppietta “orange” tra gli uomini, una vittoria olandese anche tra le donne sarebbe stato troppo. Qui già i musi erano lunghi per l’assenza di Van Aert. Per fortuna la campionessa nazionale ha tenuto alte le sorti del Belgio. Lei e le sue compagne del Team Sd Worx hanno davvero corso alla grande.

Una raggiante Elena Cecchini ci racconta la corsa della sua SD Worx
Una raggiante Elena Cecchini ci racconta la corsa della sua SD Worx

Dominio Sd Worx

Il Fiandre delle donne scatta dalla piazza di Oudenaarde, in linea d’aria 400 metri dietro l’arrivo. E’ una vera Ronde. Il clima è esattamente quello degli uomini. E se le danno di santa ragione anche loro. Anzi, forse anche di più. 

E’ Elena Cecchini, compagna di squadra di Lotte Kopecky che ci porta nella corsa.

«Con questa squadra certe corse si sentono all’inverosimile – racconta soddisfatta Elena, come se avesse vinto lei stessa – Avevamo un po’ di pressione perché dopo questo “tre su tre” della Trek-Segafredo… Sapete, c’è un po’ di competizione!

«A parte gli scherzi, le gare scorse forse erano un po’ troppo facili per noi, per il nostro stile di corsa e oggi che c’era la possibilità tutte noi abbiamo fatto il possibile per vincere».

Ordini di scuderia

La festa ad Oudenaarde prosegue. I bar, i camioncini dello street-food e i ristoranti continuano a lavorare. E c’è da festeggiare per il podio che qui, come protocollo vuole, vede il primo uomo e la prima donna insieme. 

«Lotte – continua Elena – è una grande campionessa e per lei vincere la Ronde con il tricolore sulle spalle credo sia il massimo. Penso che non ci sia qualcosa di più bello in carriera. Se lo merita, ce lo meritiamo».

«Si lavorava per la Kopecky. Soprattutto in quella situazione nel finale con due su tre delle nostre. La Van Vleuten è fortissima, ma si sa che Lotte in volata ha qualcosa in più. Pertanto quelli erano gli ordini di scuderia, anche perché facendo così anche Chantal (Van den Broek-Blaak, ndr) per radio mi ha detto che sapeva di poter fare podio. E averne due sul podio qui è una grande cosa».

Koppenberg spartiacque 

Una corsa più dura quella donne rispetto al passato. Più chilometri (quasi dieci), ma soprattutto rispetto allo scorso anno è stato inserito il Koppenberg: 600 metri terribili. E questo ha influito sull’andamento della corsa. E’ stato un po’ uno spartiacque.

«Dal Koppenberg in poi – spiega Elena – essere lì davanti è stata durissima. Molte, io compresa,  dopo quel muro non abbiamo avuto più le gambe. Il mio lavoro era di aiutare a tenere davanti le ragazze proprio fino al Koppenberg e poi semmai entrare nell’attacco successivo. E in quest’ultimo passaggio mi sono un po’ mancate le gambe appunto».

«Però siamo state unite e poi per radio avevamo il supporto di Anne Van der Breggen, che in una gara così con la sua esperienza sa bene cosa significa soffrire in quei momenti, come sul Paterberg. Ci ha detto che le ragazze erano tutte stanche e quindi dovevamo continuare. E’ bello essere parte di questa squadra in giornate così».

«Bisogna anche considerare che siamo quasi alla fine delle prime classiche, per cui tante sono pronte per le Ardenne, ma tante altre iniziano ad essere stanche».

Applausi a Oudenaarde

Si dice sempre che il ciclismo femminile sia in crescita. Ebbene, oggi più di altre volte, tutto ciò è stato palpabile. Oudenaarde ha preparato un’accoglienza incredibile. Al via davvero tanti tifosi e gente con autografi e cartoline come per gli uomini.

In particolare ci ha colpito un bambino, Lino, sette anni, piccolo ciclista. Appassionatissimo. Conosceva tutte le ragazze e alle sue preferite regalava una maglia fatta con una sorta di “Lego” che riproduceva i colori del team a cui apparteneva. Tutte si sono fatte la foto.

«Davvero una partenza molto bella – ha detto la Cecchini – Sul palco mi sono fermata un attimo a guardare la piazza di Oudenaarde per godermi il momento. E’ sempre bellissimo correre qui. Nelle settimane scorse abbiamo avuto questo tempo un po’ anomalo, ma il Belgio è questo. Secondo me sono giornate come oggi, dove piove, dove c’è qualche fiocco di neve, dove c’è il pubblico che ti ripagano. Che ne vale la pena».

Van der Breggen sette volte regina d’Huy. Brava Elisa

21.04.2021
4 min
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Probabilmente ad Anna Van der Breggen daranno la cittadinanza onoraria di Huy, se non addirittura la faranno sindaco! La campionessa del mondo trionfa per la settima volta nella Freccia Vallone.

Che la si attacchi ai piedi del muro, in cima o da lontano, lei taglia per prima la riga dell’arrivo affianco alla chiesa di Notre-Dame de la Sarte.

Anna Van der Breggen (31 anni) nella mix zone a fine gara
Anna Van der Breggen (31 anni) nella mix zone a fine gara

Attacco alla favorita

Anche se in realtà è lei che attacca, almeno sulla rampa finale! E sì, perché le avversarie (forse ascoltando i consigli di Bartoli) hanno cercato di muoversi in anticipo, conoscendo le condizioni della portacolori della Sd Worx.

Sulla Côte de Chemin des Gueuses, penultima ascesa a circa 17 chilometri dal termine, l’eterna rivale e connazionale Van Vleuten ha smosso le acque con un affondo deciso. Con questa azione sono andate via in nove, quasi tutte le favorite. Tra le grandi non aveva risposto all’appello solo Marianne Vos.

L’azione della Van Vleuten era quindi giusta, a quel punto. Anche se non avesse staccato la Van der Breggen l’avrebbe comunque costretta a lavorare, a faticare o semplicemente le avrebbe stracciato il copione della sua corsa ideale: tutte insieme fino ai piedi del muro finale. Il problema è che su questo muro Anna si sente a casa.

La bici dell’iridata: da notare la catena sul pignone più grande
La bici dell’iridata: da notare la catena sul pignone più grande

E sono sette…

«Il fatto è che non abbiamo avuto il controllo della corsa – ha spiegato dopo l’arrivo l’iridata di Imola – e le cose non stavano andando secondo i piani. Ma le mie compagne sono state brave nel finale e sulla salita mi sono giocata le mie carte. E’ stata facile per voi? Io invece dico che ancora non ci credo».

La Van der Breggen saliva agilissima, ciò nonostante restava in controllo sulla Niewiadoma, la più pimpante e colei che di fatto ha sbriciolato il drappello nel finale.

Ma quando si procede così agili e si resta davanti si può fare quel che si vuole. E infatti negli ultimi 125 metri, che ad Huy sono infiniti, con quel filo di pendenza in meno, l’olandese ha buttato giù un dente e ha fatto la differenza. E così per lei sono sette vittorie, consecutive, ad Huy.

Però quando dice che non è stata così facile c’è da crederci. Appena tagliato il traguardo, Anna, stremata, ha subito ricercato il pignone più leggero (35×33). E lo testimonia la sua bici appoggiata ad una transenna in attesa che uscisse dal controllo antidoping.

Sul Muro d’Huy attacca la Niewiadoma (a destra), la Van der Breggen la bracca. Elisa fatica
Il momento chiave sul muro d’Huy. La Longo Borghini arranca ma non molla

La Longo c’è sempre

Merita poi un plauso Elisa Longo Borghini, come sempre “salvatrice della patria”. L’atleta della Trek-Segafredo chiude al terzo posto. E che terzo posto… per come andava nel finale c’è quasi rammarico.

Elisa infatti ha fatto il muro in modo speculare alla Van der Breggen. Loro due erano le più agili, solo che appena dopo la terribile “S”, il punto più duro, la Longo ha perso terreno. Tuttavia proprio in quel punto è stata molto intelligente e fredda. Ha perso contatto, l’hanno anche superata, ma negli ultimi 150 metri è stata forse la più veloce in assoluto. 

Come Anne davanti, anche Elisa ha innestato il “rapporto” ed ha riacciuffato la Garcia e la Van Vleuten, mostrando una grinta pazzesca e tanta energia. Quasi troppa verrebbe da pensare.

Però Elisa, che quest’anno sta cercando di cambiare le sue tattiche sin troppo generose (e per le quali è stata spesso criticata) non si può dire che non ci abbia provato. Quando la Van der Breggen a fine gara ha rivelato che le cose non stavano andando secondo i suoi piani, è proprio perché la Trek, la squadra della Longo Borghini, ha fatto corsa dura, attaccando da lontano, decimando le squadre e complicando la vita la vita alle favorite. 

Cecchini riparte dall’Olanda con Van der Breggen

21.01.2021
4 min
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«Ero arrivata al punto di non riconoscermi più – dice Elena Cecchini – soprattutto perché sono molto ambiziosa e faccio fatica ad accettare la sconfitta. Dover lavorare per una compagna, se magari avevo una buona condizione, mi sembrava un’opportunità persa. Stessa cosa se avevo spazio per fare la mia corsa e sbagliavo qualcosa: un’altra opportunità persa. Era diventato logorante e al contempo era come se alla squadra andasse bene lo stesso. Non è stato facile andar via, perché la Canyon ormai era una famiglia, ma non avevo stimoli. Come se la prestazione non fosse più utile. Avevo bisogno di uscire dalla mia comfort zone, soprattutto dopo un 2020 così pesante».

La friulana racconta così il cambio di squadra, che l’ha vista passare dalla tedesca Canyon Sram Racing in cui correva dal 2016, alla olandese SD Worx, squadra Specialized, contattata addirittura da Anna Van der Breggen, la campionessa delle due maglie iridate di Imola, che alla fine del 2021 si ritirerà per diventarne direttore sportivo.

A Plouay, Cecchini è 5ª, piazzandosi nella volata per il 3° posto dietro Consonni e Bastianelli
A Plouay 2020, Cecchini coglie il 5° posto,
Ti ha davvero cercato lei?

Ad aprile, con un messaggio. Ci ho pensato per un po’ e poi sono saltata sul treno. Fare l’ultima stagione con lei, per quello che potrà trasmettermi, è un lusso cui non ho voluto rinunciare.

Sicura che non andrai soltanto per tirare?

Sicuramente avrò i miei spazi. Anna è un’atleta che a fine anno vince tantissimo, ma ci saranno opportunità se le gambe parleranno nel modo giusto. Questo è un bene, perché se sono troppo rilassata, non vado benissimo. Ed essere in un team di ragazze che lavorano duro e devono guadagnarsi il posto sarà sicuramente contagioso.

Perché il 2020 è stato pesante?

Il lockdown mi ha permesso di passare dei buoni mesi a casa con Elia (Elena è da anni la compagna di Elia Viviani, ndr), ma ho lavorato troppo e sono arrivata sfinita alla ripresa. Non vedevo l’ora che arrivasse il 31 ottobre, per fare il campionato italiano e staccare. Non mi pareva di aver fatto chissà cosa sui rulli, ma il mio fisico non ha metabolizzato niente. Quando ho fatto la prima uscita, sono tornata a casa dopo due ore e volevo piangere per i dolori muscolari. Quindi sono stata in altura ed è andata benino fino agli europei, poi è stato tutto un calare.

Serviva un bel reset…

E c’è stato. Tre settimane senza bici, anche se noi ciclisti abbiamo sempre paura di riposare, credendo di perdere chissà cosa.

Chi segue la tua preparazione?

Dal 2018 lavoro con Marco Pinotti, un altro che aveva bisogno di nuovi stimoli dopo l’ultimo anno alla CCC. Ora al Team Bike Exchange è molto motivato e tranquillo. Ci sentiamo spesso al telefono, ogni giorno se il lavoro da fare è specifico. Mi trovo bene, perché verifica quello che faccio e se qualcosa si discosta dal lavoro impostato, mi chiama e ci spieghiamo. Posso parlarci liberamente.

Come sei arrivata a lui?

Me lo ha consigliato Elia. Avevano condiviso la camera alle Olimpiadi di Londra ed era rimasto stupito dal fatto che la sera prima avesse dichiarato il wattaggio medio che avrebbe fatto l’indomani nella crono e si fosse discostato di pochissimo. «Uno così – mi ha detto – è quello che ci vuole per una precisina come te». E aveva ragione.

Nel 2016, Elena Cecchini ha vinto la maglia tricolore a Darfo Boario. Qui con Elia Viviani
Nel 2016, Cecchini ha vinto la maglia tricolore. Qui con Elia Viviani
Hai già un programma?

Inizierò dall’Het Nieuwsblad, senza fare la Valenciana. Poi Strade Bianche e il Trofeo Binda a Cittiglio, che sarà il mio primo obiettivo. Sono stata selezionata per il Fiandre, mentre aspetto di fare una ricognizione per capire se fare la Roubaix. Non ho mai corso su quel pavé, non so cosa aspettarmi, anche se la squadra mi vorrebbe portare.

Mondiale oppure Olimpiadi?

Il mondiale è il primo obiettivo. Su Tokyo sono arrivata al mio pensiero Zen. Sono stata a Rio, l’highlight di una carriera. Tutti mi dicevano quanto fosse spettacolare partecipare e al momento l’ho pensato. La realtà è che se mi guardo indietro, scopro che ciò che conta è la medaglia. Per cui il mio obiettivo sarà andar forte e poi semmai sarò considerata. Sarebbe anche bello andare a vedere il percorso, perché c’è chi dice che sia durissimo e chi lo dipinge più scorrevole…

E nel frattempo la vita di Cecchini e Viviani scorre tra il Friuli e Monaco?

Esatto. Abbiamo passato le Feste in Italia e ora siamo a Monaco. Ci organizziamo dei blocchi di vita e di lavoro, anche se adesso staremo per un po’ qua, con l’aeroporto di Nizza vicino che è molto comodo e un clima migliore. Ma non so se quando smetterò vorrò continuare così. Per ora mi godo la mia nuova vita e più avanti, si vedrà.