Dopo colazione, due parole con Carapaz ancora assonnato

06.08.2022
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Il Tour de Pologne è la corsa dalla quale riprende la stagione di Richard Carapaz, dopo la delusione della maglia rosa persa alla penultima tappa del Giro d’Italia. Approfittiamo dell’hotel in comune e la mattinata tranquilla che precede l’ultima frazione, la settima, e chiediamo al suo diesse Tosatto di parlare con lui. Il campione olimpico accetta.

Carapaz scende dal camion cucina della Ineos Grenadiers alle 10,15. La sua faccia è ancora un po’ assonnata. La colazione è terminata e ha già lo zaino in spalla: tra poco si parte per Skawina.

Richard ha concluso la prova contro il tempo di giovedì scorso al 32° posto, a più di un minuto dal vincitore Arensman
Richard ha concluso la crono al 32° posto, a più di un minuto dal vincitore Arensman
E’ la prima corsa dopo tanti mesi, come ti senti?

La verità è che mi sento bene, dopo un po’ di riposo e di allenamenti sono venuto qui al Tour de Pologne per ritrovare le sensazioni della corsa. Ovviamente non posso essere al meglio, ma non mi posso lamentare.

Una buona corsa per prepararsi alla Vuelta…

Sì, sono tante tappe e molti chilometri. Non ci sono parecchie salite, ma alla fine devo riprendere il ritmo di corsa. E questo è quel che conta. Nell’unica tappa con arrivo in salita ho sofferto un po’ l’accelerazione di Higuita, ma sono riuscito a rimanere attaccato ai migliori.

Carapaz a colloquio con Lang, organizzatore dell’evento, prima della partenza della seconda tappa
Carapaz a colloquio con Lang, organizzatore dell’evento, prima della partenza della seconda tappa
Sei stato fermo per un po’ di tempo, che hai fatto?

Esattamente, sono stato a casa in Ecuador, non ho fatto competizioni. Me ne sono stato tranquillo in casa con la mia famiglia e dopo qualche giorno ho ripreso ad allenarmi.

Come ti sei preparato?

Dopo il Giro d’Italia mi sono allenato in altura a casa mia restando sempre sopra i 3.000 metri e sfruttando il tempo per recuperare mentalmente.

La Pinarello Dogma F dorata di Carapaz che celebra la vittoria olimpica di Tokyo
La Pinarello Dogma F dorata di Carapaz che celebra la vittoria olimpica di Tokyo
Quanto è importante tornare a casa per te?

Molto, soprattutto per l’altura, quello che è importante per me alle fine, dal punto di vista atletico è questo. Io sono un corridore che rende bene a certe altitudini e tornare ad allenarmi a queste quote mi serve per non perdere la qualità. Quando riesco a farlo mi sento molto meglio. Poi quando rientro alle corse ottengo sempre buoni risultati.

Sei riuscito anche a goderti la famiglia?

Dopo il Giro sì, ora penso di ritornarci dopo la Vuelta. Però alla fine siamo sempre in movimento, una volta vado io un’altra vengono loro qui.

Come hai vissuto la delusione del Giro?

Certamente perdere la maglia il penultimo giorno non è stata una bella sensazione. Però alla fine dopo qualche giorno guardo il bicchiere mezzo pieno. E’ stata una buona prestazione alla fine, sia per me che per la squadra. Si può dire che è stato un bel risultato anche per il mio Paese, soprattutto ed anche per me è stato un lavoro importantissimo.

Carapaz durante la presentazione dei team è stato fermato da tanti tifosi e dalla stampa locale
Carapaz durante la presentazione dei team è stato fermato da tanti tifosi e dalla stampa locale
Come detto prima tra pochi giorni arriva la Vuelta…

Sono molto motivato, è il primo anno che faccio la combinazione Giro e Vuelta. Sarà una corsa molto dura, ma questo mi dà ancora più carica. Abbiamo una grande possibilità di ottenere un podio e vogliamo coglierla.

Quanto è difficile preparare due Grandi Giri insieme?

In realtà non tantissimo, alla fine io devo concentrarmi sulle corse a tappe, quindi si deve costruire un calendario con metodo fin dall’inizio della stagione, così da avere i giusti giorni di corsa e di riposo proprio in funzione di quelle corse (Carapaz fino ad ora ha disputato 51 giorni di corsa, di cui 42 nella sola prima metà di stagione, Giro compreso, ndr). La verità è che negli ultimi anni riuscire a preparare Tour e Vuelta non è stato semplice perché la corsa francese è sempre molto serrata e recuperare tra l’una e l’altra non è facile.

Non hanno vinto, ma con nella crono gli Ineos si sono confermati in testa alla classifica a squadre
Non hanno vinto, ma con nella crono gli Ineos si sono confermati in testa alla classifica a squadre
Cosa pensi del percorso?

Sarà una corsa abbastanza dura, si parte in Olanda con tre tappe che saranno molto stressanti. Ci sarà molto vento probabilmente. E saranno frazioni importanti anche per la classifica generale, come quelle del Nord della Spagna: saranno dure. Nella parte finale della Vuelta farà anche molto caldo e questo è un fattore che va calcolato.

E il futuro?

Per il momento non vogliamo annunciare nulla, più avanti diremo tutto in un evento pubblico e lì faremo l’annuncio rispetto a cosa succederà la prossima stagione.

Chiaramente Carapaz non può dire nulla, ma è praticamente certo che dal prossimo anno vestirà la maglia della EF Education EasyPost. Finito di parlare con Richard ci mettiamo in macchina e ci lasciamo alle spalle i prati verdi e le colline di Bukowina, la strada davanti a noi sembra una lingua che si srotola dalle montagne verso la città. Davanti a noi il bus della Ineos che, probabilmente, ancora per poco porterà con sé il campione ecuadoriano.

Porte 2022

Porte, si avvicina l’addio per il tasmaniano sfortunato

08.06.2022
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Scena: scorso gennaio, casa di Richie Porte a Lanceston in Tasmania. Un giornalista australiano lo sta intervistando per telefono per parlare della sua nuova stagione: a un certo punto Richie si interrompe, la sua voce poi è concitata e sembra quella di uno che ha appena vinto una classica: «Eloise ha appena iniziato a camminare, questa sì che è una vittoria…».

Per Richie quel momento ha significato molto, lo ha anche portato a riflettere. Forse è nato proprio in quell’attimo speciale il suo proposito di chiudere la sua carriera a fine stagione. A 37 anni suonati, dopo 13 da pro’, Porte è pronto a dire basta, per cambiare lavoro e rimanere sì nel ciclismo, a patto però che possa avere più tempo per la famiglia e per crescere i suoi figli, Luca e proprio quella Eloise nata senza di lui, che doveva scappare verso il Tour de France del 2020.

Porte Felino 2009
Un giovanissimo Porte vincitore al GP Città di Felino 2009
Porte Felino 2009
Un giovanissimo Porte vincitore al GP Città di Felino 2009

Il messaggio della moglie…

Sua moglie Gemma, in procinto di partorire, fu comprensiva e allo stesso tempo chiara, sapendo quanto suo marito teneva a quell’appuntamento, anzi a quegli appuntamenti così diversi: «Vai pure, Richie, ma non farti vedere in fondo al gruppo, non farmi sapere che le cose non vanno, non voglio vedere in tv il tuo viso imbronciato. Vai e vinci». Sarà un caso, ma da quel Tour è arrivato il primo e ultimo podio di Porte in un grande giro.

Facciamo un passo indietro: Porte si affaccia fra i professionisti nel 2010 e subito si mostra estremamente competitivo nelle corse a tappe, conquistando da neofita il 7° posto nella classifica generale del Giro d’Italia aggiudicandosi la maglia bianca di miglior giovane. Quello sembra un preciso segnale: considerando le sue eccellenti qualità di passista con cronometro vinte in serie e un’ottima predisposizione per le salite, il suo futuro è assicurato.

Porte Pogacar 2020
L’australiano insieme a Pogacar sul podio del Tour 2020, il culmine della sua carriera
Porte Pogacar 2020
L’australiano insieme a Pogacar sul podio del Tour 2020, il culmine della sua carriera

Il migliore nelle corse brevi

La sua carriera andrà così avanti perennemente in equilibrio fra due estremi: da una parte l’australiano diventa sempre più specializzato per le corse a tappe medio-brevi, anzi molti addetti ai lavori lo considerano il migliore al mondo in quel particolare settore e il bilancio corrobora questo giudizio: Parigi-Nizza nel 2013 e 2015; Giro di Catalogna e Giro del Trentino sempre nel 2015; Tour Down Under (la gara di casa) nel 2016 e 2020; Romandia ancora nel 2016; Svizzera nel 2019; Delfinato nel 2021. A ben guardare, manca solo la Tirreno-Adriatico e quest’anno ci ha provato a portarla a casa, finendo quarto.

Dall’altra però c’era la perenne attesa di un suo exploit in un grande giro. Per anni viene accreditato come uno dei favoriti al Tour, soprattutto dopo essersi liberato dei compiti di gregariato al Team Sky passando alla Bmc pronta a investire molto su di lui. Ma qualcosa non va mai come si deve: nel 2016 perde quasi 2 minuti già alla seconda tappa, riesce sì a risalire, ma non dà mai l’impressione di poter impensierire Froome e così finisce 5° a 5’17”. L’anno dopo cade in discesa nella nona tappa quand’era quinto e curiosamente accade lo stesso, allo stesso numero di frazione, l’anno successivo.

Porte Giro 2022
Il Giro di Porte è finito due giorni prima della conclusione, dopo tanto lavoro per Carapaz
Porte Giro 2022
Il Giro di Porte è finito due giorni prima della conclusione, dopo tanto lavoro per Carapaz

Un grande aiuto per Carapaz

Passa alla Trek-Segafredo, è 11° dopo tre settimane anonime, poi finalmente, nel 2020, la conquista del podio dopo una corsa costante, culminata con un’ottima prestazione nella crono di Planche des Belles Filles, quella della rivoluzione firmata da Pogacar. Quel giorno Gemma, guardandolo alla tv, ha sorriso, il suo messaggio era stato recepito…

Ci teneva particolarmente, Porte, all’ultimo Giro d’Italia. Voleva chiudere il cerchio, l’ultimo grande giro dove aveva vissuto il primo. Non aveva ambizioni di classifica, ha corso esclusivamente per Carapaz, anzi era un po’ il regista in corsa e finché c’è stato lui, l’ecuadoriano sapeva di potercisi appoggiare e controllare la corsa. Sarà un caso, ma con lui fuori, la Ineos si è sbriciolata e il giorno dopo il suo ritiro di Castelmonte, Hindley ha portato l’affondo decisivo.

Porte famiglia 2021
Richie con la famiglia, alla consegna delle chiavi della città di Lanceston
Porte famiglia 2021
Richie con la famiglia, alla consegna delle chiavi della città di Lanceston

Alla ricerca di talenti aussie

E ora? Ora per Porte, sbrigati gli ultimi impegni (in agenda per adesso c’è solo il Giro di Gran Bretagna a settembre, al Tour sicuramente non andrà) si profila un’altra vita. Il suo proposito è restare nel mondo del ciclismo per aiutare i giovani australiani a trovare spazio nelle fila dei professionisti. La Ineos è già disposta a farne un suo osservatore, Richie dal canto suo programma di fare un’attenta disamina della situazione del ciclismo giovanile per scovare nuovi talenti. Senza però togliere spazio a Luca, Eloise e sua moglie Gemma, che hanno già dato…

Carapaz, dalle streghe del Fedaia al sorriso ritrovato di Verona

01.06.2022
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«C’era un corridore più forte e giustamente ha vinto». Le prime parole di Dario David Cioni sono una sentenza. Con il tecnico della Ineos-Greandiers si parlava della sconfitta di Richard Carapaz sulla Marmolada.

I musi lunghi della sera precedente, avevano lasciato un po’ di spazio a qualche timido sorriso. Un drappello di tifosi ecuadoriani si era radunato nei pressi del bus blu-rosso e lanciava cori in onore del suo beniamino. 

Dario David Cioni (classe 1974) è diesse e preparatore della Ineos-Grenadiers
Dario David Cioni (classe 1974) è diesse e preparatore della Ineos-Grenadiers

Batosta Fedaia

«Alla fine Richard stava bene. Per tutto il Giro d’Italia non erano mai riusciti a staccarsi e ci sta… La Marmolada non è una salita come le altre. Il distacco però è stato pesante e questo ci dice, che almeno sabato, Hindley è stato superiore».

Carapaz non è andato troppo al di sotto dei suoi valori. Almeno non fino all’ultimo chilometro quando lì è saltato un po’ tutto. Per cercare di spingere forte è andato fuorigiri. E questa cosa oltre che dalle immagini, ce l’ha ribadita anche Franco Pellizotti. Il tecnico della Bahrain Victorious lo ha toccato con mano in quanto il “suo” Landa andando regolare ha ripreso e staccato Carapaz.

Richard ha lanciato l’attacco, ma non ha resistito al contrattacco di Hindley. Ha spinto oltre il limite, ma su quelle pendenze il chilometro finale della scalata si è trasformata in un “piccolo” calvario. Il bilancio finale è di una perdita di 30” a chilometro (Hindley lo staccato intorno a 3,1 chilometri dal traguardo, ndr). Ma il minuto e mezzo accumulato per oltre metà è nel chilometro finale. E’ lì che è calato del tutto Carapaz.

Richard Carapaz a tutta sulla Marmolada, ma non basta. Perderà la maglia rosa
Richard Carapaz a tutta sulla Marmolada, ma non basta. Perderà la maglia rosa

A crono c’era

Quella sera, come vi avevamo anche raccontato, in Ineos c’erano bocche cucite, a partire dallo stesso Carapaz. Oltre alla mancanza di gambe probabilmente c’era la consapevolezza di aver commesso anche un errore tattico da parte sua. Appunto l’aver esagerato. Anche perché il Giro non era finito. C’era da fare la crono. Con un’altra gestione magari ci si sarebbe potuto salvare.

Ma non è facile fare certi pensieri in determinati momenti. Quando ti stanno portando via la maglia rosa.

E con Cioni si parla proprio del capitolo crono. Siamo davvero sicuri che Hindley era più forte, come si vociferava prima di Verona, fra tecnici e corridori?

«Sicuramente Carapaz era dispiaciuto dopo il Fedaia – riprende Cioni – uno che perde la maglia rosa non può non esserlo. Ma alla fine il ciclismo è questo: partono in 180 e vince uno.

«Riguardo alla crono non sono mai stato così sicuro che Hindley è più forte a crono. Soprattutto su un percorso con la salita delle Torricelle di mezzo. Per me anzi, i valori sono differenti. E’ più forte Richard che Jai».

«Due dei nostri, prima di Richard, l’hanno fatta a tutta per vedere cosa poteva venir fuori».

Paradossalmente quindi, a Carapaz i 3” di vantaggio potevano anche andare bene. E se ha voluto attaccare è perché si sentiva sicuro. Magari è stato ingannato anche dal ritmo blando imposto dalla Bahrain per tutto il giorno.

Per Cioni, Carapaz non era battuto da Hindley prima del via. Conosce bene i valori dei suoi atleti
Per Cioni, Carapaz non era battuto da Hindley prima del via. Conosce bene i valori dei suoi atleti

Piccoli errori

Insomma, non ci si aspettava un Hindley così. È lui ad aver fatto un’ottima prestazione e Carapaz a fare “i danni” senza la giusta lucidità nella gestione delle forze.

Anche perché arrivare al via di Verona anche senza la rosa sulle spalle, ma con un distacco ben inferiore avrebbe cambiato non poco le carte in tavola.

Hindley stesso ha ammesso di essere teso al via sulla rampa e di vivere i fantasmi del 2020, nonostante il 1’25” di vantaggio. Magari con troppa pressione addosso avrebbe reso meno.

Si batte il cuore Richard all’ingresso nell’arena. Sa di avere dato tutto. E già vuole voltare pagina
Si batte il cuore Richard all’ingresso nell’arena. Sa di avere dato tutto. E già vuole voltare pagina

Al Tour?

E così poi è andata. Carapaz qualche secondo glielo ha rifilato. È anche vero che in discesa il corridore della Bora-Hansgrohe non ha rischiato nulla, però cambia tutto.

Ci si chiede se avesse potuto correre diversamente. Affondare il colpo in altri momenti. 

«Se potessimo tornare indietro – dice Cioni – io non credo che cambieremmo qualcosa nel modo di correre, ma ammetto che in quelle tappe del Giro io non c’ero. Va bene come abbiamo corso».

Se Verona è alle spalle, Parigi no. Carapaz, tanto più senza Bernal, diventa sempre più importante per la Ineos-Grenadiers. E guardare avanti è importante sia per il corridore che per il team. C’è voglia e fame di riscatto.

«La selezione per il Tour – conclude Cioni – ancora non è stata fatta, quindi chi lo sa…».

Il ritorno di Hindley, capolavoro nel nome della rosa

28.05.2022
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Non aspettava altro. Jai Hindley è lo scalatore più forte del Giro, si vedeva nel suo andare agile di tutti i giorni e nel rispondere facilmente alle accelerazioni di Landa e Carapaz. Non aveva mai calato un dente, facendosi bastare l’agilità. Sul Blockhaus ha vinto allo sprint. E oggi, davanti a un arrivo in salita degno di questo nome, ha dato gas e Carapaz si è sgretolato. Decisivo è stato l’aiuto di Kamna, incontrato sulla salita finale. E quando a 3,5 chilometri dall’arrivo è iniziato il forcing della Bora-Hansgrohe, la corsa ha finalmente vibrato come tutti aspettavano da giorni.

«Finora avevamo corso in modo accorto – dice la nuova maglia rosa – risparmiando energie. Abbiamo cercato di cogliere ogni opportunità, ogni occasione. Ma sapevo che la vera occasione in cui combinare qualcosa fosse oggi. E quando ho visto che Carapaz iniziava a soffrire, ho preso motivazione e ho dato tutto».

Il forcing della Bora è iniziato a 3,5 chilometri dall’arrivo, ai meno 2,8 Hindley è rimasto da solo
Il forcing della Bora è iniziato a 3,5 chilometri dall’arrivo, ai meno 2,8 Hindley è rimasto da solo

Quasi lacrime

Sul palco era commosso. La mente è andata alla tappa di Sestriere, come oggi la penultima al Giro del 2020, quando vestì la maglia rosa senza sapere che l’avrebbe perduta l’indomani per mano di Tao Geoghegan Hart. Poi a tutto il brutto della passata stagione, in cui sognava di dare seguito al bello mostrato invece un infortunio al ginocchio gli hanno impedito di concludere il Tour of the Alps e lo stesso Giro d’Italia, concluso mestamente col ritiro il giorno dello Zoncolan.

«Provai a tornare per la Vuelta – dice – ma non ce l’ho fatta. Così con la squadra abbiamo deciso di resettare tutto e concentrarci sul 2022».

La fiducia di “Gaspa”

Il nuovo anno si è aperto con l’arrivo di Gasparotto sull’ammiraglia. E il friulano aveva visto subito che il giovane australiano fosse sulla strada del ritorno.

«Jai sta bene – ci disse mesi fa – è ad un buon punto con la condizione. La nostra idea è di mettergli attorno una squadra che possa aiutarlo a confermarsi. Chiaro che un giovane possa avere delle difficoltà, soprattutto se deve riconfermarsi subito. Ci mette del tempo a processare la sua dimensione. Questo tempo è passato e noi vogliamo portarlo al Giro nel massimo delle condizioni». Detto e subito fatto.

Capolavoro Kamna

Quando parla del suo tecnico, Hindley cambia espressione e si intuisce che la fiducia ricevuta gli ha permesso di ripartire come sognava già lo scorso anno.

«Gasparotto è stato un grande corridore – dice – e ha portato la sua esperienza in ammiraglia. Conosce le strade, conosce le corse, conosce gli uomini. Correre non è la stessa cosa di guidare una squadra, ma con lui ci troviamo alla perfezione. Il piano oggi era chiaro. E quando ho trovato Kamna davanti a me, non è servito dirgli niente. Lui mi ha guardato e poi ha fatto il suo gran lavoro. Ha spinto fortissimo, ha agevolato il mio attacco. Non conoscevo la Marmolada e non sono venuto a provarla. L’ho studiata sul libro di corsa, ma era tutta la tappa a essere pericolosa, piena di salite e alla fine della terza settimana ».

Sul podio della maglia rosa, Hindley è parso molto commosso
Sul podio della maglia rosa, Hindley è parso molto commosso

La maglia più bella

Carapaz si è accasciato sulla bici a 2,8 chilometri dall’arrivo e a quel punto lo sgambettare agile di Hindley si è trasformato nello spingere duro a caccia di secondi da mettere in cascina prima della crono di domani a Verona.

La maglia rosa ha perso tutto il suo stile. E anche se poi Carapaz ha trovato un passo regolare, si è capito che il pedalare dell’australiano fosse più efficace. Il bilancio sul traguardo è stato di 1’28” in suo favore. Probabilmente avrebbe superato Carapaz anche arrivando alla crono con i 3 secondi di ritardo che aveva stamattina, ma certo così le cose per Richard si fanno irrecuperabili.

«Questa è la maglia più bella del ciclismo – dice Hindley – è un onore indossarla di nuovo, per di più al termine di una tappa così impegnativa. Avevamo un programma sin dall’inizio del Giro e gli siamo rimasti fedeli per tutta la corsa. La squadra ha fatto tutto per me, i corridori e il personale. Domani non sarà facile, ma ce la metterò tutta perché stavolta voglio vincere il Giro».

Wiggins ha detto chiaramente che il Giro si è chiuso sul Fedaia, ma ha consigliato a Hindley di restare concentrato stasera
Wiggins ha detto chiaramente che il Giro si è chiuso sul Fedaia

Ritorno in elicottero

Qualche cenno della sua storia prima di andare via. Il pensiero che va a Umbertone che lo accolse da dilettante e che quassù nel 2019 vinse con il suo Einer Rubio la tappa di cui ha raccontato Covi dopo la vittoria. Poi vengono a chiamarlo. Lo portano al controllo medico e poi all’abbraccio del resto del team. E quando tutto è finito, il sole ha iniziato a scendere e i giornalisti sono corsi a scrivere, un elicottero si è abbassato sul Fedaia e li ha portati tutti in hotel, con le bici a bordo e la gran voglia di far festa.

«Stia attento a cosa farà stasera – ha commentato Bradley Wiggins ai microfoni di Eurosport – resista alla tentazione di festeggiare. Dubito che Carapaz possa riprendersi la maglia rosa, a meno di una caduta o di una foratura. Ma occorre restare concentrati. Per le feste avranno tempo domani sera».

Carapaz crolla. La brutta serata della Ineos sulle Dolomiti

28.05.2022
4 min
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«No palabras», nessuna parola. E’ tutto quello che ha detto Richard Carapaz al termine della tappa della Marmolada. Anche dopo essere tornato indietro al controllo antidoping, per la seconda volta scappa via scuotendo la testa e lasciando a bocca asciutta noi giornalisti, la nutrita stampa sudamericana e i tifosi.

Il corridore della Ineos-Grenadiers ha di fatto perso il Giro d’Italia, salvo qualcosa di particolare domani. L’obiettivo della stagione, quello per cui aveva lavorato tanto, è svanito. E in questi casi lo sconforto regna sovrano.

Sivakov accelera. Carapaz sembra stare bene… Paga, per ora, solo Landa
Sivakov accelera. Carapaz sembra stare bene… Paga, per ora, solo Landa

Dalle stelle…

Mancavano quattro chilometri all’arrivo e finalmente Carapaz con la squadra aveva preso in mano la situazione. Dopo l’estenuante stallo del blocco Bahrain-Victorious, sembrava che la maglia rosa volesse provarci dopo i segnali positivi di ieri a Castelmonte.

Sivakov accelera e spacca il gruppo. Restano Hindley e Carapaz stesso. Stavolta Landa non c’è. E’ duello. Si va in quota, Carapaz scatta e sembra fatta. Il re del Giro 2019 sembra proprio possa dominare.

Carapaz, signori, è salito in cattedra.

Hindley è andato. Carapaz lo vede scappare. Kamna invece potrebbe mollare, ma la sua presenza è per innervosirlo
Hindley è andato. Carapaz lo vede scappare. Kamna invece potrebbe mollare, ma la sua presenza è per innervosirlo

Alle stalle

Ma la sua lezione dura poco. Hindley non molla, anzi. Lo affianca pure. Lanciando un bel messaggio all’ecuadoriano. E strada facendo l’australiano ritrova anche Kamna. Il tedesco mena forte e all’improvviso Richard perde un metro. Poi due.

Le sue gambe diventano macigni. A quelle di Hindley invece spuntano le ali. E’ qui che si decide il Giro. 

Da dietro qualcuno recupera addirittura su Carapaz. Eppure Richard non sembra piantato. Merito del suo 39×34, rapporto corto che camuffa non poco. Le gambe girano anche, ma di strada se ne fa poca.

Sale sui pedali, ondeggia. Non è il massimo dell’estetica, ma lui non lo è mai. E poi non è certo questo il momento di badare allo stile.

I suoi compagni sono dietro. Hindley invece scappa a ruota di Kamna che per quei mille metri sembra il corridore più fresco del pianeta.

Venti secondi. Quaranta. La maglia rosa se la sente sempre meno sua. Anche se dovesse andare forte nella crono di domani. Crono per la quale i suoi tecnici erano al lavoro sin da stamattina. Puntavano su una bici super leggera, vista la salita delle Torricelle. 

Magari Richard la userà lo stesso. Ma con tutt’altro spirito.

Quello che poteva essere un “piccolo” problema, si trasforma in dramma nel chilometro finale. Kamna non c’è più, adesso è incollato a Carapaz. Hindley per la prima volta è veramente a tutta sui pedali. Sa che sta guadagnando e spinge al massimo. La sua crono è questa.

Carapaz adesso è in difficoltà. Neanche l’amica quota, i 2.000 metri del Fedaia, lo aiuta. Il distacco si dilata. Più di un corridore lo stacca. Anche Landa lo riprende e lo lascia lì. 

Solo 24 ore prima sembrava dovesse essere avviato verso il consolidamento della maglia rosa e invece…

Una brutta serata

Dopo l’arrivo i suoi massaggiatori lo vanno a prendere sin quasi sulla linea. Richard ha la bocca spalancata. 

Gli corriamo dietro, non parla. Si sente solo il rumore del suo fiatone. Scuote il capo. Bisbiglia qualcosa di impercettibile ai suoi. I massaggiatori gli indicano dove sono i bus. Gli danno una bottiglietta d’acqua e solo dopo che la pendenza degrada del tutto, e la strada inizia a costeggiare il Lago Fedaia, Carapaz comincia a pedalare e scappa via.

Nel clan Ineos-Grenadiers la sera, che doveva essere di festa, si trasforma in un incubo. Nessuno ha voglia di parlare. Gli altri ragazzi che sfilano verso i bus, hanno facce stanche e deluse. Anche loro oggi avevano cercato di scortarlo al meglio. Ma è andata così. Di certo, non hanno nulla da recriminarsi per come, anche tatticamente, hanno corso questo Giro. Sono “solo” mancate le gambe.

Tanto tuonò che alla fine non piovve. E Carapaz sorride

27.05.2022
6 min
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Tanto tuonò, verrebbe da dire, che alla fine non piovve. Guardando la tappa che ha portato il gruppo faticosamente al Santuario di Castelmonte, tornano alla mente le parole di Bartoli di poche ore fa: i primi tre si equivalgono. E non può esserci altra spiegazione davanti alla tattica timida di Carapaz, Hindley e Landa. Con la logica attenuante a favore della maglia rosa: lui il primato ce l’ha già e veder passare salite, giorni e chilometri in modo così… insipido gli sta più che bene.

«Mi piacerebbe vincere una tappa – dice – e ammetto che quando vinsi nel 2019 corsi in modo più aggressivo. Però bisogna riflettere bene e fra una tappa e il Giro, io scelgo il Giro».

Carapaz ha regolato i tre ancora in volata: la maglia rosa c’è
Carapaz ha regolato i tre ancora in volata: la maglia rosa c’è

Questioni di famiglia

Quando Richard trova il tempo per raccontarsi, il suo sorriso dice tutto. Probabilmente il buon umore è accentuato dall’aver incontrato la sua famiglia arrivata dall’Ecuador. E non stupisce nemmeno che le sue parole alla fine suoneranno come una minaccia per gli avversari.

«E’ importante avere con sé la famiglia – dice – quando partiamo e lasciamo il Sud America, stiamo tanto tempo senza vederci. Comunque è stato un giorno impegnativo. Alla fine ci siamo ritrovati testa a testa, ma siamo allo stesso livello e… siamo ancora qui. Non credo però che domani finirà allo stesso modo».

Landa è parso più brillante: domani è quello che dovrà rischiare di più
Landa è parso più brillante: domani è quello che dovrà rischiare di più

Senza Porte

Non si può certo fargliene una colpa, se davvero non ce la fanno: lo show si ferma davanti ai limiti oggettivi. Diverso sarebbe se davvero aspettassero tutti la Marmolada, svuotando le altre tappe di ogni significato, in un Giro che ha visto l’uscita di scena di Richie Porte per problemi di stomaco.

«Aver perso Richie – dice il leader del Giro 2022 – è un brutto colpo visto che ci aspetta la tappa di montagna più importante. La squadra però è motivata. Stamattina sapevamo che Porte non stesse bene. Ha provato lo stesso a partire, ma appena il ritmo si è alzato, ha dovuto arrendersi. Per fortuna oggi la Bora ha preso l’iniziativa e ha lavorato in testa al gruppo. Non so perché lo abbiano fatto e poi si siano rialzati a fondo valle, forse perché la discesa è stata troppo tecnica e non valeva la pena insistere. In ogni caso, è bello che non sia solo il Team Ineos a lavorare».

Nibali è ora 4° a 5’53”: domani giocherà la carta dell’attacco nella discesa del Pordoi?
Nibali è ora 4° a 5’53”: domani giocherà la carta dell’attacco nella discesa del Pordoi?

Tre secondi bastano?

Hindley in apparenza sta meglio di tutti. Sgambetta con disinvoltura e ha davanti la chance che gli fu negata ai Laghi di Cancano, quando gli fu chiesto di rispettare la rosa di Kelderman. Lui ubbidì, si presentò ugualmente all’ultima crono vestito di rosa e Tao Geoghegan Hart lo svestì senza troppi complimenti. Si disse allora, in quell’insolito Giro d’ottobre 2020, che se avesse potuto guadagnare terreno, l’esito sarebbe stato diverso. Per questo, quando oggi si è vista la Bora-Hansgrohe riprendere in mano la corsa come a Torino, si è pensato che fossimo sulla porta di un altro forcing estremo. Invece probabilmente la squadra di Gasparotto sperava di trovare una collaborazione che non è venuta e si è rialzata.

Il diesse friulano era stato a studiare la tappa assieme a Matteo Fabbro durante l’inverno, era lecito pensare a un attacco. Invece, finita la salita di Kolovrat e atterrati nella valle, visto che nessuno si è affiancato al loro lavoro, gli uomini del team tedesco si sono allargati, riconsegnando la corsa al Team Ineos Grenadiers che l’ha portata sino alla salita finale.

«La Bora ha fatto la sua parte – riprende Carapaz – Landa è parso molto attivo con tutta la squadra. Abbiamo visto che siamo allo stesso livello e di conseguenza è difficile fare grandi distacchi. Però domani sarà diverso. Mi aspetto altri scenari. L’arrivo è in quota, la salita è dura. Non credo proprio che arriveremo insieme. E se anche dovesse finire come oggi e arrivassi alla crono di Verona con 3 secondi di vantaggio, sarà meglio averli che partire indietro».

Bouwman fa doppietta dopo la tappa di Potenza e consolida la maglia dei Gpm. Sullo sfondo, Tonelli
Bouwman fa doppietta dopo la tappa di Potenza e consolida la maglia dei Gpm. Sullo sfondo, Tonelli

Il prezzo del biglietto

Diciamolo chiaramente, parlando per una volta da appassionati: questa tappa non è valsa il costo del biglietto. Ci si aspetta che in certe giornate gli uomini di classifica siano lassù a giocarsi la tappa. Invece il disinteresse del gruppo dei primi ha lasciato carta bianca alla fuga. Tanto che alla fine i più sorpresi sono stati proprio gli attaccanti.

«Abbiamo faticato a prender margine – ha ammesso il vincitore Bouwman in un mare di sorrisi – poi abbiamo sentito che la Bora si era messa a tirare. Eravamo ancora sulla salita lunga, ho avuto paura. Ma a quel punto abbiamo lavorato tutti e soprattutto Affini, che si è sacrificato e ha fatto un passo incredibile. Metà di questa vittoria è per lui. Quanto a me, resto un gregario, non saranno queste due tappe vinte a farmi cambiare mentalità e pretese. Semmai avrò più spazio quando non dovrò lavorare per i miei capitani. Vinsi la mia prima corsa da pro’ indossando la maglia di leader dei gpm al Delfinato, è stupendo che la storia si ripeta dopo una tappa così prestigiosa».

Il tappone dolomitico

Così domani si andrà finalmente sulla Marmolada, in un tappone dolomitico che prima dell’arrivo sul Fedaia li costringerà a sciropparsi il Passo San Pellegrino dal versante più duro (quello agordino) e il Passo Pordoi. Difficile dire se gli organizzatori si aspettassero di arrivare alla partenza con distacchi così esigui, di certo ci sono tutti gli ingredienti perché Landa provi a recuperare e Carapaz si metta al riparo dal ritorno di Hindley nella crono. E lo stesso australiano, che è già passato per lo smacco di un Giro sfuggito l’ultimo giorno, magari vorrà togliersi il dubbio prima che accada un altro pasticcio.

«La tappa è stata molto dura – dice Landa – e quando la fuga è partita, ha Bora ha fatto il lavoro per andare a prenderla. Hanno fatto il forcing anche sulla penultima salita e quando siamo arrivati all’ultima, l’ho trovata corta ed esplosiva. Non adatta a uno come me. Sono contento di essere arrivato con Carapaz e di non aver perso terreno…».

La corsa in rosa della Ineos vista dalla testa: parla Tosatto

25.05.2022
4 min
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Tosatto confabula con un altro diesse. Dal piazzale dei pullman si vede l’hotel della sera in cui Cadel Evans perse la maglia rosa giusto vent’anni fa, dopo la tappa di Passo Coe. Esaurite le incombenze del leader, Carapaz è arrivato pedalando al piccolo trotto lungo il vialetto che costeggia il lago, ben lontano da simili presagi. Anzi, rafforzato da un altro giorno senza attacchi, l’ecuadoriano si è tolto il gusto di sprintare in faccia a Hindley. Non perché ci fosse qualcosa in palio, ma per fargli capire di avere ancora forze per tenergli testa. La salita di Passo Rovere ha sbrindellato il gruppo, ma i primi della classifica sono rimasti incollati fra loro. L’unico ad aver pagato è stato Almeida, che su simili pendenze ha potuto difendersi meno di ieri ad Aprica.

Tosatto sta guidando la Ineos nel suo quinto Giro: il primo nel 2018 con Froome
Tosatto sta guidando la Ineos nel suo quinto Giro: il primo nel 2018 con Froome

Attacchi mancati

Carapaz entra nel pullman, scambiando un rapido cinque con Tosatto, che finito l’appello si avvicina. Il Team Ineos sta correndo con la solita autorità, aspettandosi forse qualcosa in più dagli avversari.

«Visto dall’ammiraglia – scherza Matteo – sto vedendo un bel Giro. E’ molto combattuto. Squadre forti e atleti forti. Si deciderà il fine settimana, bisognerà essere al posto giusto nel momento giusto. Stanno andando tutti molto forte. Sinceramente mi aspettavo qualche attacco di blocco da parte di altre squadre, però io guardo a casa mia. Se avessi una squadra e dovessi attaccare la maglia rosa, magari mi muoverei in modo diverso. Però penso che noi, la Bora, il Bahrain e la stessa Uae stiamo correndo molto bene. Dobbiamo fare i conti con le forze che abbiamo. Domani si recupera e poi si guarderà a venerdì e sabato».

Landa ha provato vari allunghi, ma senza la verve dei bei tempi
Landa ha provato vari allunghi, ma senza la verve dei bei tempi
Quando a Torino vi siete dispersi hai avuto paura?

In realtà no. A Torino ero super tranquillo, perché fino a quel giorno lì erano stati i più forti in salita. Quel giorno abbiamo pagato il grande caldo e un percorso tecnico non adatto alle nostre caratteristiche. Qualche disattenzione da parte di qualche corridore c’è stata, ovviamente, però lì Richard è stato bravo a salvarsi, in quella che è stata una giornata storta un po’ per tutti.

Hai mai pensato di aver preso la maglia rosa troppo presto?

Per me va bene così, perché nel 2020 l’abbiamo presa all’ultima tappa ed era tropo tardi. L’anno scorso è venuta nella prima settimana, quindi troppo presto. Secondo me quando hai la maglia rosa, dà una spinta al gruppo, si sente meno la fatica. Per noi non cambia nulla. Abbiamo la nostra idea di corsa e dobbiamo portarla avanti.

Questa volta la difesa di Almeida è stata problematica: il passivo è stato di 1’20”
Questa volta la difesa di Almeida è stata problematica: il passivo è stato di 1’20”
Sembrava che staccare Almeida fosse lo scopo condiviso.

Si giravano spesso non solo per guardare Almeida. Era uno di quelli che se arrivava con poco distacco nell’ultima tappa, diventava pericoloso. Ma penso che Richard come Hindley e Landa sono alla pari. Non si può pensare oggi alla crono, dovremo pensarci sabato sera.

La sensazione è che aspettino tutti la Marmolada per regolare i conti.

Questi pochi secondi sulla Marmolada non serviranno. Dipende da come sarà la classifica venerdì sera. Intanto guardiamo a domani.

Com’è il clima in squadra?

Il clima è super buono, siamo un bel gruppo. Per adesso sono bravi, abbiamo giovani e corridori di esperienza. E soprattutto, c’è ottimo feeling fra corridori e staff.

La Ineos ha lavorato forte fino alla salita finale con Richie Porte
La Ineos ha lavorato forte fino alla salita finale con Richie Porte
Tao, Egan e adesso Richard: si possono fare paragoni?

Non si può fare nessun paragone. Tao era una sorpresa. Egan era già un campione, che aveva vinto il Tour. Anche Richard ha già vinto un Giro, è un campione anche lui. Però hanno caratteristiche diverse, ognuno ha il suo carisma. Con Richard mi sono trovato bene. Con lui ho un ottimo rapporto, schietto. Quello che penso glielo dico e così anche lui. Siamo sulla stessa linea di pensiero su tutte le cose, sulla tattica e sui compagni. Richard è uno che non serve motivarlo, perché si motiva da solo. E penso che questa sia la grande sua forza.

Ha mai avuto giorni storti?

Finora non ha avuto giorni storti (ride e tocca ferro, ndr) e speriamo non ne abbia.

Nuovo Contador: testa su Eurosport, il cuore sulla strada

25.05.2022
4 min
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Guardando Alberto Contador all’opera sul traguardo di Aprica, è chiaro che lo spagnolo sia un signor professionista anche con il microfono in mano. Super concentrato. Preciso come quando si allenava. Meticoloso nel dare spiegazioni e interpretazioni. Quando poi ci parli, capisci che questo mondo ce l’ha ancora addosso e la voglia di correre non l’ha mai lasciato. E allora, vedendo nel frattempo passare Valverde al termine della tappa chiusa al quinto posto, capisci che questi giganti hanno davvero uno spirito speciale e solo il cedimento fisico mette fine a carriere che meriterebbero d’essere eterne. La gente lo sa, al punto che lo acclama con lo stesso slancio che riserva ai corridori in gara.

«E’ bello stare qui – dice Alberto – alla fine serve per calmare un po’ il mio desiderio di gareggiare. Sei in contatto con la gara, una sensazione in cui sono immerso quotidianamente anche con la squadra, la Eolo-Kometa. E’ gradevole, mi piace. Posso stare un po’ nell’atmosfera da diversi punti di vista».

Lopez si è fermato accanto a lui dopo l’arrivo: Juanpe ha corso nella Fundacion Contador, Alberto gli ha dato consigli
Lopez si è fermato accanto a lui dopo l’arrivo: Juanpe ha corso nella Fundacion Contador
Com’è questo ruolo in Eurosport?

E’ un piacere che mi abbiano chiesto di esserci per un altro anno. Mi permette di continuare a godermi questo sport. Inoltre vedere l’impegno che mettono anche acquisendo i diritti delle gare maschili e femminili, mi fa pensare che per il ciclismo ci siano bei tempi in arrivo.

In che modo si vivono giornate come questa?

In un modo speciale, perché alla fine in questi posti ho vissuto alcuni dei giorni più importanti della mia vita, che mi hanno segnato. Però dall’altro lato cerco di scollegarmi. Cerco di dirmi: “Alberto, quel momento è passato, ora stai facendo altre cose”. E’ il modo per calmare un po’ il desiderio di competizione.

E’ difficile?

A volte sì, specialmente in alcune tappe come questa.

Al Giro 2015, Contador bucò prima del Mortirolo. Landa e Aru lo attaccarono: la sua rimonta fu pazzesca
Al Giro 2015, Contador bucò prima del Mortirolo. Landa e Aru lo attaccarono: la sua rimonta fu pazzesca
Hai già parlato due volte di desiderio di competizione.

Ho sempre detto che non si può passare dal fare 200 chilometri al giorno a una vita sedentaria. Per cui mi sono preso l’impegno di uscire 3-4 volte a settimana in bicicletta. Ma non avevo valutato l’aspetto psicologico. Staccare mentalmente è stata la parte più dura.

Cosa ti pare di questo Giro?

Mi piace, un Giro molto godibile per gli spettatori, ma la mia sensazione è che i corridori siano molto stanchi. Credo che le alte temperature di questo Giro d’Italia abbiano fatto sì che abbiano speso più del solito. E giorni come questo sono una barbarie (il modo spagnolo di far risaltare la durezza di un percorso, con accezione eroica, ndr), con 5.000 metri di dislivello. Sono andati molto forte e domani (oggi per chi legge, ndr) li aspetta una nuova tappa complicata. Credo sia un bel Giro.

Nessuno si aspettava tanto caldo.

La cosa più speciale del Giro è che è una corsa vissuta più quotidianamente del Tour o della Vuelta. Il corridore sa di doversi adattare il più possibile alle condizioni meteorologiche, diventa praticamente una sorta di sopravvivenza. Ma nessuno pensava di trovare due settimane così calde.

Fatte le interviste ai corridori, Contador ha realizzato due commenti flash sulla tappa e la previsione per l’indomani
Dopo le interviste ai corridori, Contador ha realizzato due commenti flash e la previsione per l’indomani
Carapaz ha già vinto?

Non ancora. Hindley, Landa e Almeida sono tra i principali candidati. Credo che Richard abbia la situazione abbastanza sotto controllo. Però sia la Bora, che il Bahrain e Almeida non glielo renderanno facile.

Credi che la crono di Verona sarà decisiva?

Penso di no.

La legge di Carapaz, padrone (pacato) del Giro

23.05.2022
4 min
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Richard Carapaz parla e si muove da padrone del Giro. Lo stupore di quella prima volta nel 2019 ha ceduto il posto a sguardi sempre sereni, ma anche taglienti. Difficile dire se si tratti di sicurezza o maturazione. Difficile dire se essere parte del team Ineos Grenadiers comporti anche una maggiore consapevolezza del ruolo di leader, ma certo il corridore dell’Ecuador appare molto più solido di qualche tempo fa. Mentre lo sentiamo parlare al termine del primo giorno in maglia rosa, vengono alla memoria le parole aspre contro la federazione del suo Paese a margine della vittoria olimpica, accusata di non averli assistiti. O quelle per chiarire la sua partenza dalla Movistar: lo tacciarono di essere stato sleale, rispose di non voler più stare nell’ombra di nessuno.

Nonostante il lungo sprint e la luce alle spalle di Carapaz, la giuria non gli ha dato i 2″ in cui sperava
Nonostante il lungo sprint e la luce alle spalle di Carapaz, la giuria non gli ha dato i 2″ in cui sperava

Eccezione Torino

Dopo la premiazione ha raggiunto i giornalisti e la sua analisi della corsa è stata lucida.

«E’ stata una tappa abbastanza matta – ha detto rivolgendosi al giorno di Cogne – all’inizio volevano entrare tutti in fuga, così sulla prima salita siamo andati molto forte. Poi abbiamo messo un po’ di ordine. Abbiamo tentato di mantenere la fuga a distanza di sicurezza e alla fine abbiamo fatto un buon lavoro di squadra.

«Ieri la corsa è stata poco gestibile (parlando della tappa di Torino, ndr), perché nel finale il percorso era molto complicato in punti diversi. La prima discesa era molto difficile e la Bora ci ha sorpreso con una corsa così aggressiva, come fosse una classica. A Cogne nel finale c’era ancora molta fatica. Alcune squadre volevano entrare nella fuga in modo da lasciare gli uomini di classifica più tranquilli dietro. Noi davanti abbiamo fatto un buon lavoro».

A dare acqua sul percorso di Cogne c’era anche Rod Ellingworth, tornato alla Ineos dopo un anno in Bahrain
A dare acqua sul percorso di Cogne c’era anche Rod Ellingworth, tornato alla Ineos dopo un anno in Bahrain

Accumulo di fatica

Sembra quasi una battuta di spirito quella di Landa, secondo cui il vero Giro comincerebbe martedì dal Mortirolo. Lo spagnolo viaggia con 59 secondi dal campione olimpico e finora in salita si è sempre staccato. Di certo il suo compito sarà quello di attaccare. Non si offenderà se Carapaz si limiterà a seguirlo. Cercando semmai di approfittarne.

«Il Giro in realtà è cominciato da due settimane – ha sorriso – e questo bisogna considerarlo. Credo che l’ultima settimana sarà decisiva e credo che l’accumulo di fatica si andrà a notare. Noi tenteremo di difenderci e mantenere la maglia che per la squadra è molto importante. 

«Abbiamo davanti tappe abbastanza dure – ha proseguito – alcune le conosco e questo mi dà molto morale. Potrò difendermi molto bene e se potremo guadagnare altro tempo, per noi sarà anche meglio».

A Cogne la Ineos ha fatto il gran lavoro che ci si aspettava
A Cogne la Ineos ha fatto il gran lavoro che ci si aspettava

Ineos davanti

Il Team Ineos finora non ha dato il senso di strapotere di altre occasioni, ma quando si è messo in testa sulle salite verso Cogne, è parso di rivedere l’antica corazzata. Il capitano/scalatore avrà dei validi scudieri, ma forse in qualche momento sarà chiamato a cavarsela da solo.

«Il piano con la squadra – ha detto – è sempre stare davanti. Ci abbiamo provato per tutta l’ultima settimana e quando abbiamo preso la maglia rosa a Torino, è stato motivante per tutti. D’ora in poi sarà meglio difendersi che attaccare. Abbiamo pochi secondi da gestire e tante tappe per aumentare il nostro margine, pensando alla crono finale».