Sul Mortirolo e soprattutto sul Santa Cristina, Joao Almeida firma ancora un capolavoro, come sul Blockhaus. Per uno che non è uno scalatore, aver scollinato ad appena quattro secondi dalla maglia rosa, da Landa e da Hindley vuol dire tirare fuori il classico coniglio dal cilindro.
A cinque tappe dalla fine del Giro d’Italia, il corridore della UAE Emirates si trova in terza posizione a 44″ da Carapaz, non male. Anzi… Ma neanche benissimo: la sua posizione non è idilliaca. Quest’anno non avendo lo spazio di cui aveva beneficiato due anni fa (da semisconosciuto), non ha potuto sfruttare le tappe intermedie.
Sorpreso di se stesso
Però Almeida lotta. Eccome se lotta. Centellina ogni mezzo briciolo di energia. Anche sul Mortirolo, nel tratto più duro, si era leggermente sfilato, roba di centimetri. Ma come è iniziato il falsopiano si è riaccodato con una certa facilità.
All’arrivo però era provato anche lui. La prima cosa che ha chiesto è stata l’acqua. Nonostante la pioggia. Nonostante non facesse caldo come nei giorni precedenti.
In salita, ha confidato Joao ad un suo tecnico, ha sentito un po’ caldo. Neanche il tempo di mandare giù qualche sorso e di lasciar uscire dalle labbra un po’ d’acqua, per sentirne il fresco sulla bocca, che lo hanno portano via. C’era la vestizione della maglia bianca.
«Oggi – ha detto Almeida dopo l’arrivo – se devo essere sincero sono sorpreso di me stesso. Fin dalla partenza siamo andati a tutto gas. Non c’è stato un istante per respirare. Negli ultimi due Giri che ho fatto non ricordo di aver affrontato salite così impegnative e tappe tanto dure. Anche per questo sono davvero felice della mia prestazione e del mio risultato.
«Se penso alla maglia rosa? Ovviamente ci penso. Ma so che sarà un obiettivo difficilissimo perché i miei rivali sono fortissimi. Sono ancora ben messo in classifica. Non vedo l’ora di fare le prossime tappe. Devo continuare ad andare avanti e vedere fin dove arrivo. Continueremo a lottare fino alla fine».
Nessun rischio
Almeida però in volto non sembra soddisfatto, forse è solo stanchezza, visto che le sue parole sono state ben diverse.
Il distacco di Joao è un po’ aumentato scendendo verso l’Aprica, roba di nove secondi rispetto allo scollinamento. Il portoghese non è un drago in discesa, però è anche vero che aveva appena iniziato a piovere. E quando è così, sull’asfalto, specie se appena rifatto o nel sottobosco, si crea quella piccola patina che rende tutto più scivoloso. Anche Hirt e Arensman hanno avuto i loro bei problemi.
Ma gli ordini, ci hanno detto in casa UAE Emirates, erano chiari: non bisognava rischiare troppo. Meglio perdere qualche secondo più, fosse anche un secondo a curva, che mandare tutto all’aria.
L’unico piccolo rammarico che regna nel clan di Joao è l’aver messo il piede a terra quando Landa e Bilbao si sono toccati. Per un passista, regolarista come Almeida è stato uno stop dispendioso. Più dispendioso che per uno scalatore.
A sensazione
Ma quel colpisce di questo ragazzo è come sa gestirsi. Un veterano, nonostante sia un classe 1998. E abbiamo provato a parlarne direttamente con lui.
«Il Santa Cristina – ha aggiunto più tardi Joao mentre stava per rientrare in hotel – è stata davvero una salita dura e posso dire solo che l’ho fatta a tutta. Ho cercato di gestirmi al meglio, a volte guardavo il computerino, a volte no…».
«Sono sempre il primo big a staccarmi? E’ vero, è così. E’ il mio modo di andare – allarga le braccia, come a chiedersi: cosa ci posso fare? – ma bisogna soffrire. Io sto bene, le sensazioni sono buone ma ora, dopo 5.000 e passa metri di dislivello, sono stanco». E se ne va ai massaggi.
Tante, troppe salite
All’inizio abbiamo parlato di conigli dal cilindro. Ma anche se questi conigli iniziano a diventare tanti, potrebbero non bastare più. Verona è lontana e la cronometro finale non è lunga.
«Va bene – ci dice Matxin, super tecnico della UAE, che aspetta tutti i suoi ragazzi sulla soglia dell’hotel – dobbiamo tenere duro. Il problema è che ci sono salite. Salite e ancora salite. Volevamo essere un po’ più avanti e non è facile trovare spazio per attaccare. E sì: la crono è un po’ corta».
Però l’Almeida del 2020 era un corridore esplosivo su arrivi con strappi veloci. Era colui che a Monselice si buttava nello sprint con Ulissi, che guadagnava secondi sullo strappo di San Daniele del Friuli. Ha ancora queste caratteristiche? Maxtin non dice di no, ma neanche di sì.
«E’ molto regolare e in salita va più forte. Vediamo cosa inventarci».
La sensazione è che gli UAE Emirates da qui a Verona proveranno a ridurre il gap. E’ la loro unica chance.