Richard Carapaz parla e si muove da padrone del Giro. Lo stupore di quella prima volta nel 2019 ha ceduto il posto a sguardi sempre sereni, ma anche taglienti. Difficile dire se si tratti di sicurezza o maturazione. Difficile dire se essere parte del team Ineos Grenadiers comporti anche una maggiore consapevolezza del ruolo di leader, ma certo il corridore dell’Ecuador appare molto più solido di qualche tempo fa. Mentre lo sentiamo parlare al termine del primo giorno in maglia rosa, vengono alla memoria le parole aspre contro la federazione del suo Paese a margine della vittoria olimpica, accusata di non averli assistiti. O quelle per chiarire la sua partenza dalla Movistar: lo tacciarono di essere stato sleale, rispose di non voler più stare nell’ombra di nessuno.
Eccezione Torino
Dopo la premiazione ha raggiunto i giornalisti e la sua analisi della corsa è stata lucida.
«E’ stata una tappa abbastanza matta – ha detto rivolgendosi al giorno di Cogne – all’inizio volevano entrare tutti in fuga, così sulla prima salita siamo andati molto forte. Poi abbiamo messo un po’ di ordine. Abbiamo tentato di mantenere la fuga a distanza di sicurezza e alla fine abbiamo fatto un buon lavoro di squadra.
«Ieri la corsa è stata poco gestibile (parlando della tappa di Torino, ndr), perché nel finale il percorso era molto complicato in punti diversi. La prima discesa era molto difficile e la Bora ci ha sorpreso con una corsa così aggressiva, come fosse una classica. A Cogne nel finale c’era ancora molta fatica. Alcune squadre volevano entrare nella fuga in modo da lasciare gli uomini di classifica più tranquilli dietro. Noi davanti abbiamo fatto un buon lavoro».
Accumulo di fatica
Sembra quasi una battuta di spirito quella di Landa, secondo cui il vero Giro comincerebbe martedì dal Mortirolo. Lo spagnolo viaggia con 59 secondi dal campione olimpico e finora in salita si è sempre staccato. Di certo il suo compito sarà quello di attaccare. Non si offenderà se Carapaz si limiterà a seguirlo. Cercando semmai di approfittarne.
«Il Giro in realtà è cominciato da due settimane – ha sorriso – e questo bisogna considerarlo. Credo che l’ultima settimana sarà decisiva e credo che l’accumulo di fatica si andrà a notare. Noi tenteremo di difenderci e mantenere la maglia che per la squadra è molto importante.
«Abbiamo davanti tappe abbastanza dure – ha proseguito – alcune le conosco e questo mi dà molto morale. Potrò difendermi molto bene e se potremo guadagnare altro tempo, per noi sarà anche meglio».
Ineos davanti
Il Team Ineos finora non ha dato il senso di strapotere di altre occasioni, ma quando si è messo in testa sulle salite verso Cogne, è parso di rivedere l’antica corazzata. Il capitano/scalatore avrà dei validi scudieri, ma forse in qualche momento sarà chiamato a cavarsela da solo.
«Il piano con la squadra – ha detto – è sempre stare davanti. Ci abbiamo provato per tutta l’ultima settimana e quando abbiamo preso la maglia rosa a Torino, è stato motivante per tutti. D’ora in poi sarà meglio difendersi che attaccare. Abbiamo pochi secondi da gestire e tante tappe per aumentare il nostro margine, pensando alla crono finale».