Sono passati sei mesi e una manciata di giorni da quando Anton Palzer, uno dei più grandi scialpinisti e trail runner in attività, ha deciso d’intraprendere la carriera di ciclista professionista.
Per chi scrive, appassionato di montagna, quello del tedesco non era un nome nuovo. Si sapeva che Anton fosse un grande atleta, ma “detta tra noi”, lo sponsor che porta sul casco ci sembrava il vero terminale di questa “manovra mediatica” fatta insieme alla Bora-Hansgrohe dell’istrionico team manager Ralph Denk. Insomma eravamo molto curiosi, facevamo il tifo per lui, ma eravamo anche un pizzico scettici. Lo ammettiamo.
Da zero a cento
Invece Palzer ci ha fatto ricredere. Dalla sua prima gara, il Tour of the Alps, ne ha fatti di progressi. Tanto da riuscire a concludere la Vuelta, il suo primo grande Giro. In questi cinque mesi di corse ha inanellato 6.944 chilometri e 45 giorni di gara senza mai un ritiro. Anton ha portato lo spirito di lotta, spesso estrema come poteva avvenire in qualche sua arrampicata, nel ciclismo. Si è messo giù a testa bassa. Ha cercato di apprendere il più possibile dalla squadra e dai ragazzi che gli sono stati vicino.
Ma certo portare a termine la Vuelta dopo solo pochi mesi di attività è stata una vera impresa. Okay, anche dei neopro’ vengono ormai buttati nella mischia, ma loro hanno l’esperienza del gruppo e delle categorie giovanili. Anton invece partiva da zero. La sua consapevolezza è stata probabilmente la sua forza.
«Fare il mio primo grande Giro nel mio primo anno da professionista sembrava un po’ irreale – ha dichiarato Palzer – era un’avventura folle per me. Non avevo idea di cosa mi aspettarmi da una gara così. L’ ho presa vivendola giorno per giorno, sperando di riuscire ad arrivare a Santiago di Compostela».
Spesso ha dato tutto in questi primi mesi da pro’ Alla Vuelta, i giorni di riposo erano per Anton dei traguardi, ma anche dei punti di partenza
Caldo, cadute, tenacia
E in questo periodo il tedesco ha imparato eccome. Ha spesso parlato di squadra, del lavoro fatto per la Bora e per il capitano Felix Grosschartner. Lui, abituato a ghiaccio e neve, in Spagna ha sofferto moltissimo le alte temperature. Tanto che spesso nei suoi post parlava del “dannato caldo”. E’ caduto. Si è rialzato. Si è stupito dei 53 chilometri orari di media in avvio di alcune tappe. Ha bramato i giorni di riposo. Ma ha mostrato sempre un atteggiamento ottimistico e tenace.
«La prima settimana – ha detto sulle sue pagine social – è stata difficile e stressante. Ero davvero ben preparato ma ho iniziato la Vuelta con molto rispetto. Il caldo, le cadute, le abrasioni che hanno reso le notti difficili… Dopo la mia caduta ho fatto davvero fatica. Sono stato felice di aver raggiunto il primo giorno di riposo. Lì finalmente ho avuto un po’ di tempo per riprendermi fisicamente e mentalmente. Dopodiché mi sono sentito meglio, ho avuto meno dolore e sono tornato a dormire bene. E sono molto contento di essere stato meglio nella terza settimana, la più dura con quasi 20.000 metri di dislivello.
«Il ritmo è stato estremamente alto. Ogni giorno ad un certo punto arrivava un momento in cui iniziavo a soffrire. Ma ho sempre avuto in mente l’obiettivo di arrivare alla fine. Per questo ho cercato di risparmiare energie quando possibile e di non prendere troppi rischi. Sono state tre settimane difficili e istruttive. Tre settimane che non dimenticherò mai. Tre settimane di cui vado orgoglioso! Il 5 marzo 2021 è stato il giorno in cui ho fatto la mia ultima gara come atleta di scialpinismo. Ho avuto la possibilità di seguire un percorso completamente nuovo, di iniziare una carriera da professionista e perseguire un sogno che avevo in mente già da un po’. Dopo sei mesi dopo sono arrivato a Santiago di Compostela finendo il mio primo grande Giro».
Esperienza per il futuro
E adesso? Palzer ha un altro anno di contratto. La Bora che punta decisa verso i grandi Giri potrebbe ritrovarsi una pedina in più da affiancare ai nuovi e tanti capitani, specie dopo aver detto che nelle terza settimana Palzer si sentiva meglio. Un segno molto importante.
«Non ho potuto ottenere un grande risultato – ha dichiarato Anton in suo blog – ma ho attraversato tre settimane super dure di ciclismo ai massimi livelli. Ho provato sofferenze che non avrei nemmeno potuto immaginare. Salite ripide, incidenti, lacrime e lunghe lunghe giornate in sella.
«E’ stata l’esperienza più importante della mia vita di atleta. Ho imparato tanto e fatto un grande passo avanti nel mio sviluppo come ciclista professionista. Adesso, dopo alcuni giorni di riposo farò delle corse in Belgio, altra esperienza che non vedo l’ora di fare e ad ottobre farà delle gare di un giorno in Italia».