Piacere, Gaia Segato. Mi manda Casarotto…

17.06.2022
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Datele una salita e la vedrete protagonista. Gaia Segato (in apertura nella foto Ossola), junior del Breganze Millenium, vorrebbe correre solo all’insù, ma in realtà ha imparato ad andare forte quasi dappertutto. Non a caso tutte le sue amiche-rivali, quando le abbiamo sentite in questi mesi, l’hanno sempre inserita tra le ragazze da tenere più in considerazione, specie per le gare dure.

E così – un po’ incuriositi da questi riscontri, un po’ attirati dai suoi risultati – abbiamo voluto conoscere meglio la classe 2004 trevigiana di Maserada sul Piave che frequenta il liceo scientifico sportivo Da Vinci a Treviso e che l’anno prossimo avrà la maturità.

Garantisce Casarotto

Il diesse della Segato è Davide Casarotto – ex pro’ dal ’96 al 2003 con 8 vittorie tra cui una tappa alla Tirreno-Adriatico – che guida il Breganze dal 2011.

«Dopo un 2021 di difficile ambientamento nella nuova categoria – dice – quest’anno Gaia è cresciuta tantissimo, ha cambiato passo. Da esordiente e allieva non andava forte come le sue avversarie, ma non è stata condizionata. Questo per me è uno dei suoi migliori aspetti. Sapevo che avrebbe avuto una bella crescita graduale. Gaia è una scalatrice pura, ma non ha paura di prendere il vento in faccia o di andare in fuga. Anche a crono ha fatto grandi progressi. Ho voluto che ci lavorasse su per non farla arrivare tra le elite troppo impreparata».

Un diesse concreto

Da tecnico, Casarotto (che amava le gare del Nord in cui ottenne nel ’97 due quinti posti a Fiandre e Roubaix) ha fatto passare tante ragazze, ma non si sbilancia in paragoni col passato.

«Tra le tante – snocciola – ho avuto Bariani, Patuelli, Tomasi, Trevisi, Bertizzolo e Beggin. Per me il suo ritiro resta un grande rimpianto perché aveva grandi doti in salita. Ecco Gaia forse somiglia un po’ a lei, ma è difficile confrontarle. Ogni ragazza è sempre diversa dall’altra. La raccomandazione che le faccio è di restare umile, di crescere ancora con calma e di non scoraggiarsi quando da elite prenderà delle legnate. Perché arriveranno, come è stato per tutti, ma non dovrà mollare. Gaia ha determinazione e, se avrà anche un po’ di fortuna, fra qualche anno la vedremo davanti tra le big nelle gare dure».

Parola a Gaia

Intanto la Segato sta procedendo con la sua annata che finora le ha fruttato tanti piazzamenti nelle top five. Ma soprattutto si è guadagnata la convocazione in nazionale per il Tour du Gevaudan Occitanie, in cui le azzurre di Sangalli si sono ben distinte, conquistando la classifica a squadre pur non vincendo la piccola gara a tappe.

Gaia partiamo da qui. Che esperienza è stata in Francia?

E’ andata molto bene. Abbiamo corso a Mende. Ho fatto quarta nella prima frazione che si concludeva sulla Montée Laurent Jalabert (ribattezzata così in onore del campione francese dopo la sua vittoria al Tour ’95 nel giorno della festa nazionale, ndr). Il giorno dopo siamo arrivate allo sprint e alla fine ho chiusa quarta nella generale a 3” dal podio (successo della francese Rayer, ndr). Sono contenta di come è andata e mi fa piacere essere stata presa in considerazione dal cittì.

Invece che effetto ti fa essere considerata anche dalle tue avversarie?

Davvero? Ovviamente mi rende felice. Sono tutte praticamente amiche, le conosco da sempre. Diventare forte come loro è sempre stato il mio obiettivo. Ora che sono lì a giocarmela con loro, mi inorgoglisce. E sono più serena.

Gaia Segato ha vestito la maglia azzurra al Tour du Gevaudan Occitanie dove ha conquistato il 4° posto nella generale (foto Segato)
Gaia Segato ha vestito la maglia azzurra al Tour du Gevaudan Occitanie dove ha conquistato il 4° posto nella generale (foto Segato)
Cosa c’è dietro questa maggiore tranquillità?

Ho più fiducia in me stessa. Forse i buoni risultati derivano dal fatto che in allenamento, magari su alcune salite vicino a casa, avvertivo buone sensazioni rispetto all’anno scorso. Non so a cosa sia dovuto, forse ad una maturazione generale. Infatti, non solo in gara, ma anche a scuola e in mezzo alla gente mi sento meglio, più a mio agio.

Da quanto corri? Che caratteristiche pensi di avere?

Ho iniziato da G1 nell’Ucs Ottavio Zuliani, che è la società del mio paese. Poi esordiente ed allieva sono stata nel Team Arcade, in pratica la formazione che ha organizzato la gara open dello scorso weekend (in cui ha fatto quarta assoluta e terza di categoria, ndr). Amo le gare con della salita, ma al momento sto andando abbastanza bene anche a cronometro. In volata invece… ci sto lavorando, non sono veloce. Immagino che Davide ve lo abbia già detto (ride, ndr).

Ti ispiri a qualcuno in particolare?

Tra i maschi ho sempre ammirato Nibali. Tra le donne invece impossibile non dire Longo Borghini. Però negli ultimi anni mi piace tantissimo anche la Cavalli. Diventare come loro sarebbe il massimo, un sogno.

Loro due potresti vederle l’anno prossimo tra le elite. Stai già pensando al passaggio, magari anche all’estero?

Onestamente no. Ho avuto qualche contatto con la Top Girls ma senza alcun impegno. Solo qualche chiacchierata. Ci penserò più avanti. Valuterò tutto, anche eventuali chiamate da fuori Italia, però l’anno prossimo avrò la maturità. Dovrò scegliere una formazione che possa farmi fare la prima parte di stagione in modo adeguato senza pressioni.

Ti manca solo la vittoria quest’anno. Quali sono i prossimi programmi?

Spero che arrivi presto, non smetterò di cercarla. Il campionato italiano del 2 luglio a Cherasco è senza dubbio un obiettivo. Poi vorrei fare bene in tutte le altre gare, specie quelle con salita. Quelle mi piacciono tutte (ride, ndr).

Un muro cattivo sulla strada dell’iride: Bennati racconta

16.06.2022
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Ogni mondiale ha il suo punto chiave. A Salisburgo fu l’ultima curva e così pure a Madrid. Innsbruck si decise su quel muro ripidissimo che lanciò Valverde, mentre l’anno scorso a Leuven si giocò tutto sul penultimo strappo. A Wollongong, il prossimo settembre, il mostro con cui venire a patti è uno strappo di un chilometro dalle pendenze cattive. Altro che mondiale per velocisti, insomma. Non il Muro d’Huy, ma il punto in cui la corsa potrebbe esplodere da lontano o quello dell’attacco all’ultimo giro.

I mondiali di Wollongong si svolgeranno dal 18 al 25 settembre (foto Dee Kramer/Destination Wollongong)
I mondiali di Wollongong si svolgeranno dal 18 al 25 settembre (foto Dee Kramer/Destination Wollongong)

Sopralluogo lampo

Con questa sensazione ben custodita nel taschino, Daniele Bennati è tornato a casa dal sopralluogo australiano nei primi giorni di questa settimana. Benedicendo la decisione di essere andato, assieme al collega delle donne Sangalli (i due sono insieme in apertura, nella foto FCI).

«L’ho fatto e rifatto – racconta il toscano – e mi sembrava impossibile che venissero fuori 4.000 metri di dislivello. Proprio non mi entrava nella testa. Invece mi sono messo a sommare il dislivello dei vari giri e il risultato finale è proprio quello. Non si può dire che sia un mondiale duro, non per scalatori insomma. Ma servirà gente tosta».

Bennati è stato per un paio di tappe alla Adriatica Ionica Race, l’avevamo detto, poi è tornato a casa e due giorni dopo è salito con Sangalli sul volo per l’Australia. Sono arrivati giovedì sera e hanno avuto due giorni e mezzo per mandare a mente il percorso, poi sono tornati. Sangalli guidava, Bennati in bici. Il primo giorno li ha accompagnati una ragazza dell’organizzazione. Sarebbe dovuto andare anche Mark Renshaw, l’ex pro’ che vive da quelle parti e fa parte del comitato organizzatore, ma alla fine non ha potuto. Il secondo giorno invece hanno fatto da soli.

E’ stato utile?

Ho sempre detto che oggi come oggi puoi valutare un percorso con i vari software, ma aver visto quello strappo è stato importante più di quanto mi aspettassi. Non che adesso cambierà la tipologia dei corridori da portare, ma non mi aspettavo che fosse così duro. Un chilometro, non al livello del Muro d’Huy, ma interessante.

Un chilometro che tira in modo costante?

No, diviso in tre parti. La prima rampa è di 350 metri, con pendenze intorno al 16-18 per cento. Poi 300 metri in cui un po’ molla, ma sale sempre all’8-9 per cento. E per finire altri 350 metri duri come i primi.

Quanto incide il tratto intermedio?

Io salivo a 25 all’ora e non ho più la gamba dei bei tempi, in corsa potranno andare a 27-28. Qualcuno metterà di sicuro il 53, ma escluderei che si possa saltare quel muro con il rapportone. Insomma, si presta al ragionamento.

Si parte sul mare…

Il primo tratto, quello in linea, è vallonato e sulla costa. Sarà veloce. Poi si arriva a Wollongong e si fanno i primi 7-8 chilometri del circuito e si va a prendere l’anello del Mount Keira, i cui primi chilometri sono impegnativi, diciamo 10-12 per cento, poi diventa pedalabile. L’ho fatto due volte, è una bella salita, ma si fa dopo 35 chilometri, saranno ancora freschi. Purtroppo non abbiamo potuto fare la discesa, perché c’è stata una frana e la strada sarà chiusa per le prossime quattro settimane.

Fatto il giro grande, si entra nel circuito?

Esatto, si passa dall’arrivo e iniziano i 12 giri sul percorso. L’ho fatto e rifatto per avere un’idea.

Che tipo di mondiale potrebbe venire fuori?

Ci sono vari scenari. Potrebbe essere che arrivano ai piedi del muro nell’ultimo giro ancora in 100 e se la giocano lì, come può essere che un Van der Poel decida di aprire la corsa a 60 chilometri dall’arrivo. Ma lo strappo non è tutto.

Questo il tratto in linea dal via a Wollongong, durante l’evento di lancio del mondiale (foto Wollongong 2022)
Questo il tratto in linea dal via a Wollongong, durante l’evento di lancio del mondiale (foto Wollongong 2022)
Cos’altro c’è?

Prima di quello più duro, c’è un dente di 500 metri all’8-9 per cento. Se si vuole andare a prendere in testa lo strappo duro, si farà forte anche questo e la corsa verrà tirata. Si andrà veloci, le strade sono belle e quando la salita tira, quasi non te ne accorgi. E’ vero che ci sono tante curve, come ha scritto qualcuno, ma sono talmente belle, che non si frena quasi mai. Non sono curve da rilanci, insomma.

Ti aspetti bagarre già dal primo muro?

Può darsi che inizino a limare da lì. Perché subito dopo c’è la discesa, quindi curva a destra, poi sinistra e inizia lo strappo duro. Sono 500 metri di discesa e io senza pedalare andavo a 65 all’ora.

Da questa descrizione, sembra un mondiale perfetto per spremere la squadra…

La squadra conta tantio, ma è anche vero che a ruota si sta benissimo. Per cui chi sta davanti, rischia di finire i compagni.

A quale mondiale t’è venuto di pensare girandoci sopra?

Ci pensavo anche io, forse Richmond (il mondiale del 2015, vinto da Peter Sagan, ndr), con quei due strappi e uno a ridosso dell’arrivo.

Quello di Wollongong a che distanza si trova dal traguardo?

Sono 7,5 chilometri, non è poco. Per contro, il primo chilometro e mezzo di discesa si fa a 90 all’ora. Ci sono diverse curve e in un attimo ti trovi ai meno 3, dove probabilmente troveranno vento contrario.

Ha già un’idea degli uomini da portare?

Dipende dalla squadra che deciderò di fare, ma in assoluto è presto per dare nomi.

Le nazionali italiane alloggeranno al Gibraltar Hotel di Bowral a circa 80 chilometri da Wollongong
Le nazionali italiane alloggeranno al Gibraltar Hotel di Bowral a circa 80 chilometri da Wollongong
Giusto per avere un’idea, il Colbrelli dello scorso anno sarebbe stato adatto?

Non mettiamogli pressione, ma se è per avere un’idea, direi che sarei partito da lui e avrei costruito la squadra. Confido che dal Tour vengano fuori nomi che stiamo tutti aspettando.

La nazionale alloggerà a Bowral, quasi 80 chilometri da Wollongong, quando potrete vedere il percorso?

Penso che ci andremo il giorno della distanza, anche perché pare ci sarà un solo giorno per girare. Basterà assaggiarlo una volta per capire. Ma quel muro è stato davvero utile vederlo, per qualcuno potrebbe essere indigesto.

Paternoster 2022

La Paternoster sta per tornare. E Sangalli l’aspetta…

29.05.2022
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Il ciclismo femminile italiano, uscito in maniera trionfale dalla stagione delle classiche, da quasi due mesi deve fare a meno di uno dei suoi più fulgidi talenti, Letizia Paternoster. Quest’anno la campionessa mondiale dell’eliminazione ha corso solamente 12 giorni, prima di sparire dai radar. La causa è importante, la mononucleosi che spesso ha condizionato carriere di campioni delle due ruote, ma nel suo caso arriva dopo una serie ormai lunghissima di problemi che di fatto hanno arrestato la sua crescita.

Che il talento ci sia è indiscutibile e lo dimostra proprio quel titolo mondiale su pista vinto di forza, come una vera rivincita sul destino, quel destino che da ormai tre anni la perseguita. Ora c’è un ultimo capitolo da affrontare, ma in questo viaggio Letizia non è sola, come garantisce il cittì azzurro Paolo Sangalli.

«Sono in costante contatto non solo con lei – dice – ma con dirigenti e sanitari della Trek Segafredo. Il suo recupero deve essere graduale e all’insegna della pazienza perché la mononucleosi, per essere debellata, ha bisogno di tempo».

Per il cittì Sangalli l’azzurra deve riprendere con calma, ma agli Europei potrebbe esserci
Per il cittì Sangalli l’azzurra deve riprendere con calma, ma agli Europei potrebbe esserci
Letizia non gareggia dal 6 aprile: che notizie hai al riguardo?

Al di là dei risultati, la ragazza sentiva che qualcosa non andasse, una spossatezza non commisurata alla sua attività, sia in gara sia in allenamento. La mononucleosi è stata scoperta in corso d’opera, per fortuna con sintomi lievi, ma i segnali c’erano. Ad esempio il dolore alla milza appena alzava un po’ il livello d’intensità. Per questo la decisione più giusta è stata quella di fermarsi e attendere con il riposo assoluto e le cure adatte che il virus venisse debellato.

Parlando di mononucleosi, Gregorio Paltrinieri, a poche settimane dalla diagnosi, è comunque riuscito a vincere due medaglie nel nuoto ai Giochi Olimpici di Tokyo…

Conosco la vicenda di Paltrinieri come semplice appassionato e tifoso azzurro. Mi viene da pensare che nel suo caso la fortuna sia stata la diagnosi precoce: se la mononucleosi riesci a intercettarla subito, puoi arginarla e ridurne gli effetti, ma se la rilevi sulla base di sintomi come debolezza e febbre, allora devi lasciare che faccia il suo decorso per non incorrere in guai peggiori. Ma per saperne di più bisognerebbe essere più addentro alle vicende di Paltrinieri, certamente le sue restano imprese eccezionali sapendo quel che ha passato.

Paternoster Mondiali 2021
La Paternoster sul podio mondiale di Roubaix 2021, prima nell’eliminazione. Poi è ripresa la sfortuna
Paternoster Mondiali 2021
La Paternoster sul podio mondiale di Roubaix 2021, prima nell’eliminazione. Poi è ripresa la sfortuna
Intanto però una corposa parte di stagione è andata…

Ha tutto il tempo per rifarsi, il bello del ciclismo è che propone praticamente ogni mese degli obiettivi importanti. Letizia sa che nel suo team e a maggior ragione da noi ha un patrimonio di fiducia, non deve bruciare le tappe.

A proposito di obiettivi, il suo recupero passerà per la strada o la pista?

Entrambe. Con Villa so che ha già programmato il rientro e potrebbe essere convocata per la tappa di Nations Cup a Cali in Colombia, quando mancheranno molte delle protagoniste delle prime due prove perché impegnate su strada. Intanto a giugno dovrebbe essere inserita nel team del Giro di Svizzera, come prima ripresa di contatto, per riprendere confidenza.

Letizia viene ormai da tre stagioni contraddistinte da problemi fisici. Pensi che possano pesare sulla sua evoluzione?

No, perché parliamo di una ragazza che ha solo 22 anni. Il talento è intatto, serve solo che la salute le dia la necessaria serenità e continuità di rendimento. Il tempo è dalla sua parte, basti guardare quel che è riuscita a fare nella porzione finale del 2022 dopo tutto quel che le era successo.

Paternoster classiche 2022
Nelle classiche la Paternoster ha corso solo 4 gare, fino al 29° posto alla Scheldeprijs
Paternoster classiche 2022
Nelle classiche la Paternoster ha corso solo 4 gare, fino al 29° posto alla Scheldeprijs
E’ pur vero però che se su pista è riuscita a ottenere comunque grandi risultati, su strada il peso di questi continui stop si è fatto maggiormente sentire.

Sì, ma torniamo al discorso di prima: il bello del ciclismo è che propone una quantità enorme di obiettivi da cogliere, quindi non deve essere preoccupata per questo.

Conti di tenerla in considerazione per le prove titolate?

I mondiali, da quel che si vede, hanno un percorso troppo complicato per le sue caratteristiche, con quella salita inserita nel circuito finale che sono convinto farà selezione, ma ne saprò di più a giugno quando con Bennati andremo a vederlo di persona. Per gli Europei invece potrebbe trovare spazio perché il percorso le si addice, ha oltretutto tempo per raggiungere la condizione migliore per agosto. Mi spiace solo una cosa…

Quale?

A luglio compirà 23 anni, è quindi elite a tutti gli effetti. Poterla avere a disposizione fra le under 23 le avrebbe consentito un approccio più “soft”, nel suo caso sarebbe stato utile. Ma è solo un dettaglio.

Calendari, Covid e WT: mancano le atlete? Sangalli a te…

17.04.2022
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«Alla fine tra le donne corrono sempre le stesse e il più delle volte sono le più forti». Parole di Marco Villa, cittì della pista, con cui abbiamo parlato qualche giorno fa. E di cui parliamo anche con Paolo Sangalli, il collega per le donne.

Il “tecnico del parquet” lamentava le difficoltà di avere gli atleti sotto mano in un calendario sempre più fitto. E la cosa si accentua ancora di più con le donne. L’avvento del WorldTour, infatti, ha pressato non poco i loro impegni. Una “carenza di atlete” dettata anche dal fatto che le squadre femminili non hanno un organico corposo come quello dei colleghi uomini.

Paolo Sangalli (classe 1970) è il cittì del settore strada femminile elite e juniores
Paolo Sangalli (classe 1970) è il cittì del settore strada femminile elite e juniores

Scalatrici alla Roubaix?

A prescindere dall’impegno su pista, questi “pensieri ad alta voce” sul calendario femminile li abbiamo girati, come detto, a Paolo Sangalli. 

Con lui siamo partiti, dall’esempio di Marta Cavalli (ieri comunque ottima quinta) un’atleta molto leggera, quasi una scalatrice (il quasi è d’obbligo), che è stata schierata ieri alla Parigi-Roubaix. Ma sia chiaro, quello della Cavalli è solo un esempio. Come lei anche altre atlete.

«Nel caso della Cavalli – dice Sangalli – non bisogna lasciarsi ingannare. Anche se non ha un fisico possente, Marta è comunque un’ottima passista. Va forte a crono ed è portata per certi sforzi. E poi con l’asciutto, al contrario dello scorso anno, emergono ancora di più i valori di potenza vera. Emerge chi ha più watt. E lei per esempio li sa sprigionare.

«Io dico – continua il cittì – che piuttosto la scelta di far correre quasi sempre le stesse sia determinata principalmente dal momento storico che stiamo vivendo. Un momento legato al Covid. Anche molti team maschili si trovano in difficoltà con i corridori. Corrono le stesse atlete perché molte sono malate, è un qualcosa di fisiologico».

La Bingoal Chevalmeiere alla Freccia del Brabante ha schierato solo quattro atlete su sei disponibili
La Bingoal Chevalmeiere alla Freccia del Brabante ha schierato solo quattro atlete su sei disponibili

Il post Covid

«Prendiamo – continua Sangalli – per esempio la Trek-Sagafredo. Loro avevano la Deignan, campionessa uscente, che aspetta un bambino e quindi chiaramente non gareggia. Altre atlete invece sono ferme perché malate.

«Non solo, ma in alcuni casi si è trattato di scelta tecnica. Alla Freccia del Brabante, per esempio, non sono partite la Longo Borghini, la Bastianelli… proprio perché puntavano alla Roubaix. E alcune squadre sono partite con meno atlete del previsto (vedi Bingoal e Sd Worx, ndr).

«Che poi gli organici delle donne, non siano ancora alla pari di quelli maschili è sicuro. Ma ci sono margini per crescere, col tempo ci si arriva: ne sono certo. Ma ripeto, a mio avviso, il problema principale restano il Covid e il “non-Covid”. Vediamo gente che magari è positiva, non ha niente, ma è ferma a casa. Tra gli uomini col tempo sono emerse molte bronchiti, miocarditi… insomma c’è tutta una lunga coda che incide».

Per Sangalli le convocazioni delle juniores vengono fatte su altre basi, non solo in base al percorso
Per Sangalli le convocazioni delle juniores vengono fatte su altre basi, non solo in base al percorso

Juniores ed elite…

Per Sangalli il discorso del “corrono sempre le stesse” ha radici differenti. Per lui non esiste che il “Piepoli della situazione” vada a fare la Roubaix. Sangalli sceglie la formazione in base alla tipologia di percorso e le caratteristiche delle atlete.

«Per le elite, assolutamente è così – spiega il cittì – questo è come ragiono con loro. Con le junior invece il discorso è un po’ diverso. Con loro punto ad avere il gruppo, a creare lo zoccolo duro. Proprio in questi giorni sto valutando le ragazze da portare al Tour dell’Occitaine e ancora prima alla Gand e poi ai Paesi Baschi di agosto. Voglio appunto creare il gruppo per l’europeo e per il mondiale, quindi ci sta che possa schierare anche atlete non adattissime a quella corsa.

«Ma perché? Perché voglio fargli fare più esperienza possibile. Il risultato con loro non è la prima cosa. Poi è chiaro che si cerca sempre di fare bene. Se una ragazza giovane alla Gand non sa andare sul pavè ci sta, ma se mai inizia…».

«Io spero – conclude Sangalli – che con l’estate le cose possano migliorare. Anche perché ci sono il Giro e il Tour. E’ un periodo storico, tra Covid e i primi passi del WorldTour, che richiede un assestamento, un equilibrio, che sono convinto arriverà».

Una vittoria, un podio e tanto altro. Il ritorno di Rachele Barbieri

12.04.2022
6 min
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Non se lo aspettava nemmeno lei di poter tornare nel giro che conta, quello del WorldTour femminile, e di farlo così bene. Nonostante la partecipazione alle Olimpiadi di Tokyo, gli ultimi due anni sono stati complicati, ma Rachele Barbieri non si è mai persa d’animo. E nell’ultimo mese ha raccolto una serie di buonissimi risultati con la sua Liv Racing Xstra.

Il più importante è il successo conquistato il 5 marzo nella terza tappa dell’EasyToys Bloeizone Fryslan Tour (foto in apertura) davanti a Martina Fidanza ed Elodie Le Bal, all’indomani di un quinto posto. Gli altri invece, sempre in ordine temporale, sono il sesto posto alla Dwars door Vlaanderen vinta da Chiara Consonni ed il terzo ottenuto a Scheldeprijs il 6 aprile dietro a Lorena Wiebes e la stessa Consonni.

Se nelle passate stagioni aveva solo sfiorato il bersaglio grosso, quella realizzata in Frisia dalla 25enne modenese (che già aveva vinto quattro gare open in Italia) è la prima vittoria nel circuito UCI. E’ stata l’occasione quindi per sentirla e conoscere i suoi programmi futuri.

Rachele partiamo dalla vittoria in Olanda dove c’erano nomi importanti. Raccontacela…

Sono contenta, oltre che per il risultato, di aver portato a casa la fiducia della squadra. E’ stato bello che le mie compagne ed il diesse Wim Stroetinga (Giorgia Bronzini quel giorno era alla Strade Bianche, ndr) abbiano creduto in me. Non è stata una volata come le ultime che ho fatto, perché mancavano le migliori velociste. Però quando sei ad una corsa non devi pensare alle assenti, ma a chi è presente. Comunque è arrivata seconda Martina Fidanza che ritengo una velocista molto forte ed in gara c’erano anche Lonneke Uneken, una delle punte della SD Worx, poi Chloe Hosking della Trek-Segafredo, le ragazze della Jumbo-Visma ed altre qua e là. Il livello era valido.

Te lo aspettavi di vincere così presto?

Onestamente no. Erano tre giorni di gara ed ognuna con una storia a sé, come le altre del resto. Questo 2022 lo vedevo più come un anno di esperienza, visto che nelle ultime due stagioni avevo perso un po’ il ritmo e l’abitudine a fare 140-160 chilometri di gara. Distanze che oltretutto negli ultimi tre anni sono cresciute tanto. Invece ho già fatto diversi risultati che mi rendono felice.

Hai fatto un bel terzo posto dietro Wiebes, che sembra imbattibile su certi arrivi.

Sicuramente quello è un podio che mi dà tanto morale. Forse uno dei risultati più importanti della mia carriera. Lei è la più forte ed è supportata anche dalla squadra. Quel giorno a Scheldeprijs sono rimasta sola per una caduta a 5 chilometri dal traguardo che ha tagliato fuori le mie compagne. Ho preso la volata molto indietro, l’ho fatta praticamente in rimonta per 500 metri. Lorena ha vinto nettamente, meritandosela, e probabilmente lo avrebbe fatto lo stesso. Però mi piacerebbe in futuro avere la possibilità di disputare una volata allo stesso livello. Vorrei avere un treno come lei, partendo al suo pari e capire quali possono essere le differenze con lei. Sono fiduciosa nelle mie potenzialità.

Alla Scheldeprijs, Rachele Barbieri ha raccolto un bel 3° posto dietro Lorena Wiebes e Chiara Consonni (foto Instagram)
Alla Scheldeprijs, Rachele Barbieri ha raccolto un bel 3° posto dietro Lorena Wiebes e Chiara Consonni (foto Instagram)
A parte il Trofeo Binda finora hai corso sempre tra Olanda e Belgio. Come hai ritrovato il gruppo?

C’è una tensione incredibile ad ogni gara. Bisogna sempre stare concentrati. Si va forte, si inchioda, si riparte accelerando. Poi su quelle strade dove ci sono tanti dissuasori di velocità, le righe in mezzo alla carreggiata che delimitano le due corsie. Diciamo che aver imparato a limare e sgomitare in pista mi ha aiutato molto.

Come proseguirà la tua stagione?

In questi giorni tornerò a correre in pista. Sarò a Gand dal 15 al 17 aprile per l’International Belgian Track Meeting (gara classe 1 UCI, ndr) poi andrò a Glasgow dal 21 al 24 aprile per la prima prova di Nations Cup. Su strada invece mi preparerò per il mio Giro d’Italia Donne. Non ho mai fatto una gara a tappe così lunga, quindi sono molto tesa perché non so cosa aspettarmi. Tuttavia ho visto che ci sono tappe, specie all’inizio, che potrebbero arrivare in volata. Ad una in particolare, la quinta, ho già fatto un cerchiolino rosso. Si parte da Carpi e si arriva a Reggio Emilia (il 5 luglio, 123,4 km di gara). Corro praticamente in casa, sulle mie strade di allenamento. So già che verranno amici, parenti e tifosi a vedermi. Ci tengo a fare bella figura.

Con la nazionale invece che obiettivi hai?

In pista vorrei puntare ai mondiali (si terranno dal 12 al 16 ottobre in Francia al velodromo Saint-Quentin-en-Yvelines, ndr). Su strada so che l’europeo non ha un percorso troppo duro e sarebbe un sogno partecipare anche a quello. Non sarà semplice guadagnarsi un posto perché in nazionale siamo in tante e sempre più forti. Farò il massimo per ottenere la fiducia del cittì Sangalli, col quale ho un buonissimo rapporto fatto di chiarezza e serenità. Così come il clima che ha creato in squadra. Anche se non sono ancora stata in ritiro con loro, per la concomitanza con quelli della mia squadra, è stato lui il primo a parlarmi degli europei.

E con la squadra come ti trovi?

Molto bene, davvero. Innanzitutto sono molto fortunata ad avere due diesse come Wim e Giorgia che hanno corso tanto in pista e quindi mi assecondano nella mia doppia attività. Conoscono i benefici che può darmi la pista in funzione della strada e viceversa. Poi sto bene anche con le compagne. Purtroppo nell’ultimo periodo siamo state decimate dal Covid. Ad esempio, dopo la Dwars door Vlaanderen sarei dovuta rientrare a casa ed invece sono rimasta in Belgio a correre il Fiandre che non era nei miei programmi proprio per sostituire una compagna ed avere il numero minimo per partire. L’ho fatto volentieri, anche se sono arrivata penultima. Sono stata contenta di essere restata su. Ho fatto esperienza, ho capito meglio le gare del Nord. E poi mi sono sentita parte di un gruppo.

Che differenze hai notato tra la Bronzini diesse e corridore?

Beh, adesso in ammiraglia ti fa scoppiare le orecchie quando ti parla alla radio (ride di gusto, ndr). Siamo state compagne di nazionale al mondiale su pista ad Hong Kong nel 2017, quando ho vinto nello scratch. Se da atleta era tranquilla e ti faceva sentire a tuo agio nonostante fosse una grande campionessa, ora ti incita in continuazione, soprattutto nei tratti duri in salita. Non mi era mai successo prima di avere un diesse che mi conoscesse già e così bene. Per me è il massimo e mi farà crescere ancora.

Ciabocco, avvio buono e il tricolore che non pesa

05.04.2022
5 min
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L’ultima volta avevamo lasciato Eleonora Ciabocco pronta per la seconda annata da junior reduce da un 2021 ricco di soddisfazioni. All’inizio di stagione della 18enne marchigiana della Ciclismo Insieme-Team Di Federico – che corre con la maglia tricolore, vinta a Darfo Boario Terme lo scorso 4 luglio – è mancato solo il sigillo di un successo.

Finora quattro gare, tutte disputate da protagonista. Un terzo posto all’esordio il 6 marzo (a Gossolengo), un secondo la settimana successiva (a Ceriale) poi nona piazza al Piccolo Trofeo Binda il 20 marzo ed infine la trasferta in Belgio con la nazionale per la Gand-Wevelgem chiusa nel gruppo principale.

Il 2022 della Ciabocco deve ancora decollare, ma lei (in apertura nella foto Facebook/Ph Rosa), come abbiamo imparato a conoscerla, non si scompone più di tanto e, con il pragmatismo che la contraddistingue, sa che davanti a sé c’è tempo per fare e pensare a tutto.

Eleonora Ciabocco tiene bene in salita ed ha uno spunto veloce (foto Flaviano Ossola)
Eleonora Ciabocco tiene bene in salita ed ha uno spunto veloce (foto Flaviano Ossola)
Eleonora come è stato questo avvio di stagione?

Sono soddisfatta e felice di come sta andando. I risultati della prime due gare sono molto buoni, ma anche quello di Cittiglio vale tanto. Lì ho scollinato nelle quattro di testa, poi poco per volta sono rientrate tutte da dietro e nel finale eravamo molte. Ho cercato di tenere le prime posizioni perché l’arrivo non era troppo adatto a me. Ero messa molto bene fino all’ultima curva, ma l’ho presa un po’ indietro perdendo posizioni. Peccato per il nono posto, ma sono contenta della mia prestazione.

E la prova con la nazionale?

Era la prima volta che correvo con la maglia azzurra una gara che non fosse un europeo o mondiale. La Gand-Wevelgem è stata importante per fare ulteriore esperienza e fare squadra. Ci siamo confrontate non solo contro selezioni nazionali ma anche contro formazioni di club, specialmente quelle belghe, che corrono sempre con un spirito battagliero, diverso dalle nostre corse italiane. Ci siamo fatte un’idea di ciò che intendono per gara in Belgio. Noi lassù abbiamo corso sempre davanti per aiutare Francesca (Pellegrini della Valcar Travel&Service, tre vittorie finora, ndr) anche se poi non abbiamo fatto un gran piazzamento. Avevamo impostato la gara in un certo modo pensando che ci sarebbe stato più vento. Invece non c’è stata tanta selezione.

Anche voi junior avete notato qualche differenza col nuovo cittì Sangalli?

Sì. La prima cosa è che Paolo, per farci affiatare, preferisce portarci a fare queste gare piuttosto che in ritiro a Livigno d’estate. Infatti a maggio dovremmo andare in Francia per il Tour de Gévaudan Occitaine. Poi so che il cittì è molto attento a certe questioni, come prevedere una massaggiatrice per noi ragazze. Oppure fare riunioni sulla nutrizione, senza troppe esasperazioni. O ancora, ci chiede sempre feedback su ogni cosa.

Obiettivi particolari per questa stagione sia col club che con la nazionale?

In generale non mi sono prefissata nulla. Vedrò come andranno le corse. Ad esempio voglio fare bene a Monselice il 18 aprile e soprattutto il 25 aprile a Corridonia, a casa mia. Vorrei migliorare il secondo posto dell’anno scorso. Per il resto sono cresciuta in salita, dove già andavo piuttosto bene, senza perdere il mio spunto veloce. Forse ha inciso il fatto che Sangalli mi aveva detto di farmi trovare pronta alle gare di inizio anno. Io l’ho fatto, come del resto l’ho fatto per tutte le altre.

Nel 2023 sarai elite. Hai già avuto contatti con qualche formazione?

Sì e no (ride, ndr). So che qualche squadra si è fatta avanti, anche WorldTour, ma ancora nulla di serio.

Ti pesa correre con la maglia di campionessa italiana sulle spalle?

E’ una grande emozione prima di tutto. E poi una grande responsabilità. Però credo che sentirei la stessa pressione anche se non ce l’avessi nel momento in cui le tue avversarie ti considerano forte.

Eleonora Ciabocco ha vinto il tricolore sia da junior nel 2021 che da esordiente 2° anno nel 2018 (foto Flaviano Ossola)
Eleonora Ciabocco ha vinto il tricolore sia da junior nel 2021 che da esordiente 2° anno nel 2018 (foto Flaviano Ossola)
Ecco, a proposito. Noti che ti marcano di più?

Di sicuro ho più occhi addosso. Però per come vivo io le gare, non posso pensare che le rivali corrano solo su di me. Anzi, quando ero allieva ricordo che alla mia ruota avevo sempre una o due ragazze tutte le domeniche. A me verrebbe molto difficile correre in questa maniera però so che può succedere.

Le tre vittorie della Pellegrini sono state frutto di questa situazione?

No, direi di no perché Francesca ha vinto in modo netto le volate delle prime tre gare. Forse dopo questi tre successi sarà lei ad essere più marcata ed io potrei approfittarne avendo meno attenzioni.

Sangalli chiama, Cecchini risponde, la nazionale cresce

28.03.2022
5 min
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Sta correndo con qualche occhio addosso più del solito. Non solo quelli delle avversarie, ma soprattutto del suo cittì. Intendiamoci, nulla di troppo pressante perché Elena Cecchini – una delle osservate speciali di Paolo Sangalli – il suo mestiere lo sa fare bene.

Se nel frattempo l’eco della grande Italia vista a Cittiglio (Balsamo ha vinto pure a De Panne e alla Gand-Wevelgem) non si è spento, proprio il commissario tecnico femminile, al termine del Trofeo Binda, ci aveva detto quanto fosse contento del risultato (quinta al traguardo) e della prova della Cecchini. Per Sangalli la friulana (tesserata per le Fiamme Azzurre) sarà una delle colonne portanti della nazionale, una “donna-squadra” come l’ha ribattezzata in diverse occasioni.

E così, tra un impegno al Nord e l’altro, abbiamo voluto sentire la 29enne della SD Worx per vedere come sta e come si senta in questo ruolo.

Elena Cecchini in gara a De Panne 2022. Il cittì Sangalli conta molto su di lei
Elena Cecchini in gara a De Panne 2022. Il cittì Sangalli conta molto su di lei
Elena, cosa ne pensi di quello che ci ha detto Sangalli su di te?

Sono molto contenta, naturalmente. Anche se devo dire che dopo Cittiglio non gli ho risposto al telefono. Ero un po’ arrabbiata per come era andata la gara e non volevo parlare con nessuno, nemmeno con Elia (ride, ndr). Battute a parte, con Paolo ci siamo sentiti il giorno dopo e mi ha ripetuto le stesse cose che ha detto a voi. So che mi reputa una trascinatrice e mi fa piacere, tra di noi c’è stima reciproca.

Tu e Sangalli in effetti vi conoscete da tanto tempo…

Sì, vero. Ho un bellissimo rapporto con lui che va al di là dei nostri ruoli. E’ sempre stato un punto di riferimento e come cittì è ottimo, era il sostituto più naturale possibile di Salvoldi. Paolo conosce benissimo il nostro ciclismo, è molto competente. Infatti ha voluto tante figure femminili nel suo staff. Mi piace il suo approccio. A livello umano è una persona che ci responsabilizza e contemporaneamente rende tutte serene e libere di fare le proprie cose. Lo abbiamo visto durante i ritiri invernali.

Tutte le tue compagne di nazionale dicono che ci sia un bel gruppo.

E’ vero anche questo. C’è un bell’ambiente. Sono cambiate tante cose, anche da parte nostra. E’ sparita quella sorta di… nonnismo che si pensava ci fosse. La miglior cosa è l’interazione fra di noi. E’ un gruppo che funziona. Le cose vanno bene sia su strada che su pista, perché anche con Marco (Villa, il cittì della pista maschile e femminile, ndr) c’è stata subito sintonia, anche durante i ritiri congiunti.

Longo Borghini e Cecchini al Trofeo Binda 2022. Saranno due pedine importanti per la nazionale del cittì Sangalli.
Longo Borghini e Cecchini al Trofeo Binda 2022. Saranno due pedine importanti per la nazionale del cittì Sangalli.
Facciamo un piccolo flashback. Come mai eri arrabbiata dopo Cittiglio?

Il Trofeo Binda è stato un mio dispiacere personale. Ero a ruota di Chantal (Van den Broek-Blaak, ndr) che mi avrebbe tirato la volata, ma all’ultima rotonda ho perso la sua ruota e ho dovuto recuperare. Alla fine lei ha fatto quarta ed io quinta. Bisogna riconoscere che contro una Balsamo del genere al momento si può fare poco, ma io potevo fare di più.

Sangalli ci ha detto che è contento di vederti davanti dopo un paio di stagioni opache. Tu come stai?

Sto bene fisicamente. Ho cambiato il metodo di lavoro e in questo è stata molto importante Anna (la Van der Breggen, prima sua compagna ed ora sua diesse, ndr). Lei mi ha sempre detto che potevo dare qualcosa di più. Le ho creduto e abbiamo iniziato a lavorarci su. E’ stata importante la vicinanza della mia squadra.

Sei al secondo anno nella corazzata della SD Worx. Come ti trovi?

Devo confessare che mentalmente non è stato facile integrarsi, avevo quasi un timore reverenziale. Oltretutto non avevo certezze in nazionale e quindi facevo fatica. Le mie compagne in ogni caso mi hanno sempre aiutato. Ora non ho più paura di alzare la mano per chiedere informazioni o supporto. Non è facile stare in una grande squadra così, ma per me è una grande soddisfazione essere qui.

I tuoi programmi quali saranno?

Dovrei correre Giro delle Fiandre, Parigi-Roubaix e altre classiche. Poi ho fatto una richiesta alla squadra. Quella di poter disputare il Giro d’Italia Donne, che con l’avvento del Tour Femmes sembra aver perso di colpo il suo appeal. E mi è dispiaciuto molto. La gara francese è importante, ma anche quella italiana lo è. Per anni è stata la gara a tappe di riferimento, pur con tutti i suoi limiti o problemi. Lo correrò per un senso di appartenenza. E poi con la squadra riteniamo che possa essere una bella occasione per me per giocarmi qualche tappa. Può essere un buon viatico per europei e mondiali.

Elena Cecchini ed Elia Viviani. E’ una delle coppie più consolidate del panorama ciclistico
Elena Cecchini ed Elia Viviani. E’ una delle coppie più consolidate del panorama ciclistico
A parte l’oro europeo dell’anno scorso nel Mixed Relay e tanti piazzamenti nelle prime cinque, ti manca l’affermazione personale dal 2019 (tricolore a crono e sesta tappa del Thuringer Ladies Tour, ndr). In quale gara potremmo rivederti trionfare?

Non saprei, non ce n’è una in particolare che mi piace. Anzi sì. Il Gp Plouay mi si addice, ma andrebbero bene anche altre corse. Di sicuro sto lavorando per ritrovare il feeling con la vittoria personale. Ma senza troppo stress o pressioni.

A proposito di stress. Secondo Attilio (Viviani, ndr), che abbiamo sentito recentemente, Elia ha un futuro da mental coach. Lo è anche con te?

E perché non potrei essere io (ci domanda sorridendo, ndr) la sua mental coach?! E’ una situazione di interscambio. Ci aiutiamo a vicenda, lui conosce i miei tempi ed io i suoi. Sicuramente con lui faccio sempre analisi lucide. Lui guarda sempre avanti, vede sempre il bicchiere mezzo pieno. Mi ha insegnato a non rimuginare troppo su quello che è stato. Ha ragione, tanto non si può cambiare.

Le azzurre dominano il Trofeo Binda. E Sangalli sorride…

21.03.2022
6 min
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Un podio verde-bianco-rosso, con forti tinte arcobaleno. Elisa Balsamo, Sofia Bertizzolo e Soraya Paladin. Un ordine d’arrivo tutto italiano non si era mai visto prima al Trofeo Binda, gara del Women WorldTour dal 2016 e giunta alla 23esima edizione. Per la verità l’ultima volta era capitata nel 1995 (le sorelle Cappellotto e Imelda Chiappa ai primi tre posti) ma all’epoca la corsa aveva ancora lo status di gara regionale.

A godersi questo trionfo azzurro a Cittiglio nel giorno dell’equinozio primaverile c’è anche il cittì della nazionale Paolo Sangalli (in apertura con Balsamo dopo l’arrivo) che ha un sorriso grande come una casa. Non solo per il podio ma anche per il quinto posto di Cecchini, l’ottavo della Persico e per la vittoria nelle junior al mattino di Francesca Pellegrini della Valcar-Travel&Service (finora tre vittorie su tre in questo inizio di stagione) davanti a Michela De Grandis (Conscio Pedale del Sile).

Gioco di squadra

La voce di Sangalli al telefono è tutta un programma. «Sono davvero felicissimo perché è stata una giornata iniziata benissimo con le junior e finita alla grande con le elite. Sulla Balsamo (alla sua 15ª vittoria da elite, ndr) ormai non c’è più nulla da dire. Qualunque sia la volata, praticamente non la batti quasi mai. Ha vinto su un percorso poco adatto a lei, ma il suo successo è stato frutto di un grande lavoro della Trek-Segafredo, con una Longo Borghini eccezionale che si è messa al servizio della compagna proprio come al mondiale di Leuven. Sull’ultima salita, a pochissimo dal traguardo, hanno scollinato staccate di 15”, però non sono andate nel panico. Sono rientrate bene ed hanno impostato lo sprint come volevano loro».

Sangalli raggiante

«Bertizzolo – prosegue Sangalli, che ha elogi per tutte – ha avuto la consapevolezza di essere forte dopo la delusione alla Strade Bianche. Qui ha fatto una volata di grande spessore dopo aver lavorato tutto il giorno. Soraya (Paladin, ndr) sta facendo il salto di qualità. E’ arrivata ad un punto della carriera in cui deve concretizzare il lavoro che ha fatto. E anche lei non si era risparmiata prima. La Persico ha confermato che nelle gare dure, come a Siena (10ª alla Strade Bianche, ndr) e a Cittiglio, lei c’è. Infine sono molto contento per la Cecchini che, dopo un paio di anni sottotono, sta tornando ai livelli per la quale l’abbiamo conosciuta. Ieri era lei la deputata a fare lo sprint per lo squadrone della SD Worx. La seguirò molto, ripongo in lei molte aspettative. Non in termini di risultati, ma di prestazioni e di saper essere donna-squadra in cui lei è molto brava».

Balsamo, dedica importante

E le protagoniste del podio cosa dicono? Elisa Balsamo – la terza a vincere il Trofeo Binda in maglia iridata (le altre, Lizzie Deignan nel 2016 e Regina Schleicher nel 2006) – spiega come e perché e cosa vuole diventare.

«In salita vado meglio quest’anno – dice – anche se sull’ultima ero a full gas. Nel finale con Van Dijk, Longo Borghini e Van Anrooij abbiamo deciso di restare assieme per chiudere il buco. Tutta la squadra ha fatto un lavoro prezioso. Questa era una volata da fare in rimonta: più tardi parti, meglio è. E’ stato bello poter condividere le premiazioni con due ragazze che conosco bene. Questa vittoria la dedico ad un mio caro cugino che purtroppo non c’è più da qualche mese (si chiamava Enrico, è morto a ottobre in un incidente stradale, ndr). Sto crescendo in salita per essere sempre di più un corridore da classiche. Qui alla Trek-Segafredo mi trovo benissimo e mi stanno aiutando anche nel gestire il peso della maglia iridata. Correre con queste campionesse ti permette di decidere che tipo di gara impostare. E’ tutto più semplice».

La volata del Trofeo Binda 2022. Cinque italiane nella top ten. Vince Balsamo su Bertizzolo e Paladin
La volata del Trofeo Binda 2022. Cinque italiane nella top ten. Vince Balsamo su Bertizzolo e Paladin

Bertizzolo, volata intricata…

Essere felici per un piazzamento è possibile. Eccome, se lo fai dietro alla campionessa del mondo, che è anche una tua amica. Sofia Bertizzolo, che il 6 marzo aveva vinto a Montignoso la gara internazionale Trofeo Oro in Euro, è soddisfatta di se stessa e del suo Team UAE Adq.

«Abbiamo corso in modo intelligente – dice – Erica (Magnaldi, ndr) ha provato una fuga solitaria, Mavi Garcia ha invece sempre ricucito tutti i buchi. Sono orgogliosa di come siamo partite quest’anno. Conoscevo bene questo arrivo (ci ha vinto da junior nel 2015, ndr) e so che dovevo aspettare perché è lungo e in salita. Sono partita a destra della strada, poi sono uscita a sinistra perché non volevo dare riferimenti ad Elisa che stava rimontando. Forse ho fatto più strada delle altre, ma già la Balsamo è più veloce di me, se poi le tiro lo sprint tanto vale offrirle pure il caffè prima del traguardo (ride, ndr).

«Non potevo fare di più. Alla fine questo arrivo mi ha ricordato le categorie giovanili quando correvo contro di lei che è un ’98 ed è più giovane di me di un anno. Poi sono molto contenta anche per Soraya. Siamo state compagne di squadra negli ultimi due anni e si merita i piazzamenti che sta ottenendo. Ora cercherò di sfruttare ancora la mia condizione nelle prossime gare».

Emozione Paladin

Anche Soraya Paladin fa eco in parte alla sua avversaria e corregionale. «Cittiglio è una gara che mi piace – dice – e stavolta sono doppiamente felice perché è la prima volta che in uno sprint, che non è la mia specialità, riesco a centrare il podio. La Balsamo è imbattibile in volata però noi della Canyon Sram ci abbiamo provato a fare gara dura, a tagliarla fuori. Pensavo che anche la SD Worx volesse fare come noi, ma hanno portato in volata la Cecchini, che è andata fortissimo.

«Oggi ero io quella designata per il finale e onestamente ero piuttosto agitata perché non volevo sprecare tutto il lavoro delle mie compagne, soprattutto di Elise (Chabbey, ndr) che mi ha scortato per tutto l’ultimo chilometro. E’ un buonissimo terzo posto, perché condiviso con due amiche, di cui una, Sofia, mia ex compagna. Lei si merita davvero tanto questi risultati. Anzi, vedendo l’ordine d’arrivo, direi che il nostro cittì avrà il suo bel daffare con le convocazioni».

Sangalli e l’abbondanza

E noi chiudiamo girando lo spunto proprio a Sangalli. «Eh (sospira e ride, ndr), mi piace avere questi problemi di abbondanza, anche perché l’obiettivo è averne così anche per Parigi 2024. Tutte sanno di far parte di un progetto – prosegue – e sono certo che le eventuali esclusioni saranno capite da ognuna di loro. Stiamo creando un gruppo, attraverso i vari ritiri, dove tutte si possono aiutare e nel quale nessuna sarà mai vista come una seconda scelta.

«Ad esempio, per i Giochi del Mediterraneo verrà convocata chi non farà il Giro d’Italia Donne, che è in concomitanza. Per tutti gli appuntamenti terremo conto di chi sarà più in forma. Avremo sempre la miglior nazionale possibile perché abbiamo una nazionale forte. Quando vinceremo sarà merito delle ragazze, quando andrà male sarò io il responsabile. Questa è e sarà sempre la mia filosofia».

Con Sangalli sul Giro Donne: sarà l’anno della Longo?

10.03.2022
4 min
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E’ stato presentato oggi, dal suo organizzatore Roberto Ruini, il percorso del Giro d’Italia Donne. Un evento che prenderà il via da Cagliari il 30 di giugno e si concluderà a Padova il 10 luglio. Saranno 5 le regioni toccate dalle atlete: Sardegna, Emilia-Romagna, Lombardia, Trentino Alto-Adige e Veneto. Una presentazione tardiva, considerando che mancano solamente 3 mesi e mezzo al via della corsa. Cosa che non ha certamente facilitato il lavoro delle 24 squadre partecipanti nella programmazione della stagione. 

Dal 30 giugno al 10 luglio si cercherà l’erede della Van der Breggen
Dal 30 giugno al 10 luglio si cercherà l’erede della Van der Breggen

Meno duro? Forse

Dieci tappe: le prime tre in Sardegna con la cronometro inaugurale di 4,7 chilometri che si svolge all’interno del comune di Cagliari. Le altre due tappe in territorio sardo dovrebbero essere facile preda delle velociste. Dopo il giorno di riposo, che sposterà la carovana del Giro sul “continente” (così chiamano i sardi la penisola, ndr), sarà la volta della tappa 4.

Ci saranno ben 3 Gpm, ma la strada smetterà di salire solamente a 8 chilometri dal traguardo, qui chi avrà la gamba giusta potrà tentare un attacco sognando anche di strappare la maglia rosa. La tappa numero cinque sarà ancora questione di muscoli e watt tutti da sprigionare sul traguardo di Reggio Emilia.

Secondo il cittì Sangalli è un percorso adatto alle caratteristiche di Marta Cavalli che si è già messa in mostra alla Comunitat Valenciana Femines
Secondo il cittì Sangalli è un percorso adatto alle caratteristiche di Marta Cavalli

Le montagne

Prima di salire di quota, ed accendere così definitivamente la miccia di questo Giro d’Italia Donne, si passa da Bergamo. Con una tappa che prevede un circuito iniziale da ripetere 5 volte prima di spostarsi verso la città dalle mura veneziane. L’arrivo ricalca in pieno quello del Giro di Lombardia vinto da Pogacar.

Ci si sposta poi in altura, tappa sette ed il primo arrivo in salita: a Passo Maniva, non ci si può più nascondere. Le tappe otto e nove si corrono in Trentino, 5 Gpm totali: due nella prima e tre nella seconda tappa. Nella frazione numero 9 si affronterà anche la cima Coppi di questa edizione: il passo Daone 1291 metri. La tappa finale di Padova sarà un arrivo ancora per velociste che avranno l’onore di chiudere così questo Giro d’Italia Donne 2022.

TAPPAGIORNOPARTENZA-ARRIVOCHILOMETRI
1ª tappa7 marzocronometro individuale: Cagliari-Cagliari4,7
2ª tappa1 luglioVillasimius Tortoli117
3ª tappa2 luglioCala Gonone-Olbia112,7
4ª tappa4 luglioCesena-Cesena120,9
5ª tappa5 luglioCarpi-Reggio Emilia123,4
6ª tappa6 luglioSarnico-Bergamo114,7
7ª tappa7 luglioPrevalle-Passo Maniva113,4
8ª tappa 8 luglio RoveretoAldeno92,2
9ª tappa 9 luglio San Michele all’AdigeSan Lorenzo Dorsino112,8
10ª tappa 10 luglioAbano TermePadova90,8

Parola al cittì

Parliamo con Paolo Sangalli, neo cittì della nazionale femminile, il quale ha contribuito a disegnare il percorso di questo Giro d’Italia Donne 2022. Corsa che da quest’anno farà parte del calendario WorldTour. 

«Secondo il mio punto di vista – ci dice Sangalli – è un Giro equilibrato, disegnato per essere aperto fino all’ultimo metro. Ci sono le tappe dure, come la settima e la nona, che sono aperte a più scenari, su tutte quella di Cesena e Bergamo. Essendo le tappe in Sardegna per ruote veloci le squadre avranno l’interesse nel tenere la corsa aperta in queste due frazioni, chissà che qualcuno non prenda la maglia già qui».

Erica Magnaldi, del UAE Team ADQ, potrà mettersi in mostra nella tappa numero 7, l’unica con arrivo in salita
Erica Magnaldi, del UAE Team ADQ, potrà mettersi in mostra nella tappa numero 7, l’unica con arrivo in salita

Le tappe di Cesena e Bergamo sembrano disegnate per la Longo Borghini, in particolare la seconda. Potrebbe essere lei una dei nomi di spicco per i colori azzurri?

«Sembra proprio disegnata per lei – ridacchia Sangalli – quel muro finale che porta in città alta potrebbe fare qualche vittima. E’ una che parte sempre per vincere e quindi non si sa mai cosa aspettarsi da lei. Ma non focalizziamoci solamente sul suo nome, sono molte le nostre ragazze che possono fare bene. E’ un tipo di percorso che si addice molto anche a Marta Cavalli, per non parlare della tappa con arrivo a Passo Maniva (unico arrivo in salita, ndr) lì una su cui scommettere è la Magnaldi».

«Per concludere – riprende il cittì – penso sia un Giro pensato bene e con un’ottica WorldTour. Se si considera che poi il 24 luglio parte il Tour de Femmes direi che si incastrano molto bene. Qualcuna potrebbe anche azzardarsi nel correrli tutti e due».