Van Aert, metà uomo e metà moto: parola di Roglic

19.03.2022
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Ci ha pensato Roglic, dopo l’ultima tappa della Parigi-Nizza, a trovare la giusta definizione per Wout Van Aert. Il belga l’ha sentita e si è fatto una risata, prima di abbracciare il compagno di squadra.

«E’ stata super dura – ha detto Primoz – ma sono molto più felice di un anno fa. Voglio ringraziare la mia squadra e soprattutto Wout. E’ metà umano e metà moto. Può fare qualsiasi cosa. Non mi sentivo abbastanza forte, questo è certo. Non avevo forza nelle gambe e ho dovuto lottare per mantenere il ritardo. Fortunatamente Wout ha avuto un gran giorno. E’ stato davvero di grande aiuto per arrivare al traguardo».

Su Col d’Eze il lavoro di Van Aert ha salvato Roglic dal perdere la maglia l’ultimo giorno come nel 2021
Su Col d’Eze il lavoro di Van Aert ha salvato Roglic dal perdere la maglia l’ultimo giorno come nel 2021

Osservato speciale

E oggi Van Aert sarà uno degli osservati speciali nella Sanremo che ha vinto due anni fa, quando si corse d’estate. Però un ritorno su quel giorno francese è il tributo dovuto a un campione che soprattutto è stato di parola, mettendosi al servizio del compagno.

«Sono contento – dice il belga, che nella foto di apertura pubblicata su Instagram prova il finale della Classicissima – di aver avuto un paio di gambe davvero buone. Era la corsa che sapevamo di dover fare. Ho capito che era necessario quando Simon Yates ha attaccato. Per me la corsa finiva in quel punto, avevo già tirato tanto. Ma quando ho visto che Roglic non poteva seguirlo, ho pensato: devo cercare di tenere duro fino in cima. Non avevo scelta, anche se in realtà sono rientrato su Primoz e Quintana più velocemente del previsto. Poi è stato importante portarlo al traguardo».

Alla Parigi-Nizza ha vinto la crono ed è salito per altre quattro volte sul podio
Alla Parigi-Nizza ha vinto la crono ed è salito per altre quattro volte sul podio

Obiettivo classiche

Lo sforzo supplementare potrebbe aver pesato sulla gestione complessiva delle sue energie, che dopo l’Het Nieuwsblad aveva spiegato di voler centellinare per arrivare al massimo fino alla Roubaix.

«Ho lasciato la Parigi-Nizza – dice il campione della Jumbo Visma – con un buon feeling. Negli sprint forse non sono stato brillantissimo, ma la vittoria nella cronometro è stata molto gratificante. Ho portato a casa la maglia verde dopo quelle del Delfinato e potrebbe essere un’idea anche per il Tour. Sempre che Primoz non prenda la gialla da subito e ci sia da lavorare per lui. Il fatto che l’ultimo giorno avessi ancora le gambe così forti dimostra che la condizione è molto buona. Ne sono felice, anche perché era l’ultima settimana davvero difficile per preparare le classiche. L’ultimo blocco di lavoro. Poi è stato importante riposare, per metabolizzare il lavoro. Ma se sia stato meglio correre in Francia piuttosto che alla Tirreno-Adriatico ve lo dirò dopo la Roubaix…».

La vittoria alla Het Nieuwsblad aveva già mostrato la grande condizione di Van Aert
La vittoria alla Het Nieuwsblad aveva già mostrato la grande condizione di Van Aert

I piani di Pogacar

Arriva alla Sanremo senza grossi riferimenti rispetto a quanto è avvenuto sulle strade italiane, ma sa bene che sul fronte delle scommesse, il suo è uno dei nomi con la quotazione più bassa.

«Spesso in Francia – dice – finivamo prima e sono riuscito quasi sempre a seguire i finali della Tirreno mentre ero sui rulli a sciogliere le gambe. Pogacar ha dato l’impressione di poter fare quel che voleva. Ed è uno che sul Poggio sarà difficile da seguire. Per me è sicuramente uno dei grandi favoriti di oggi. Spero che possiamo fare qualcosa anche Primoz ed io. L’idea è di rimescolare un po’ le carte. Ho studiato bene il percorso. Dopo la Parigi-Nizza, mi sono fermato in Italia, poco dopo il confine, vicino Sanremo. Ho passato un po’ di tempo con mia moglie Sarah e la famiglia. Poi giovedì sono andato a Milano. Sono pronto, non vedo l’ora di cominciare la primavera delle classiche».

La maglia verde della Parigi-Nizza è per Van Aert un’idea in vista del Tour
La maglia verde della Parigi-Nizza è per Van Aert un’idea in vista del Tour

E’ difficile capire se i tanti casi di bronchite che hanno tolto dal mazzo Colbrelli, Alaphilippe, Ewan e Stuyven sarà uno svantaggio anche per Wout, che avrebbe avuto in loro degli alleati per eventualmente inseguire l’attacco di Pogacar. Ed è ancor più difficile capire quanto la notizia del possibile rientro di Van der Poel lo abbia innervosito, dato che spesso l’olandese lo ha privato della necessaria lucidità. Di sicuro, nel lotto dei favoriti per la Sanremo, Van Aert parrebbe essere un passo più avanti anche di super Pogacar. Ma per sapere come andrà a finire, a questo punto, basterà aspettare ancora qualche ora.

Albanese: «Da zero a 100 il passo è lungo»

18.03.2022
4 min
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«La Sanremo è nella mia testa – diceva ieri Albanese mentre il treno lo portava verso Milano – non guardate le prime due, sono un altro corridore. Sto ingranando. La squadra non mi fa mancare niente. Ho passato un buon inverno, mi sono allenato bene. Ho iniziato forte con un podio a Mallorca. E sabato voglio proprio fare una bella gara».

In azione alla Vuelta Andalucia, dopo il debutto di Mallorca
In azione alla Vuelta Andalucia, dopo il debutto di Mallorca

Da zero a cento

Vincenzo Albanese, 25 anni, maglia della Eolo-Kometa. Quando alla fine del 2021 s’è trattato di mettere mano al portafogli, Basso ha dovuto fare uno sforzo supplementare per Fortunato e per lui. Pur non avendo vinto, i tanti podi e gli altri piazzamenti hanno suggerito al team di tenerselo stretto. E adesso che arriva la Sanremo, la corsa che sembra tagliata sulla sua misura, si percepisce nelle sue parole la grande grinta. Che non vuol dire spararla grossa con proclami difficili da sostenere, ma volerci provare a fondo.

«Lorenzo ed io – diceva – siamo un po’ i riferimenti della squadra, almeno ci proviamo. Ma penso che finora abbiamo fatto tutti bella figura, entrando nelle fughe e nei finali dove ci è stato possibile. Non posso passare da zero a 100 in un anno e non ho difficoltà ad ammettere che là fuori ci sono corridori molto più forti di me. Ma corrergli accanto mi farà crescere e sperare che magari un domani anche io potrò giocarmi certe corse. Fare una bella Sanremo significa arrivare coi primi, nel primo gruppo. E poi vada come deve andare…».

Tirreno, nella tappa dei muri fermani, Albanese in fuga con Davide Ballerini
Tirreno, nella tappa dei muri fermani, Albanese in fuga con Davide Ballerini

Contro la Juventus

La Tirreno è stata banco di prova e blocco di lavoro, in un quadro di evidente disparità di forze tra i team WorldTour e i professional.

«A parte il freddo che è stato tanto – proseguiva “Vincio” – mi sono giocato la mia carta nella tappa dei muri, anche se ai 500 metri è passato Pogacar e mi ha strappato via… le scritte dai pantaloncini. Sapevamo che sarebbe partita la fuga, ma non potevamo immaginare che ci entrasse Benjamin Thomas, che aveva solo un minuto in classifica e per questo non ci hanno lasciato andare. Invece il giorno prima, verso Bellante, sono stato male di stomaco. Tanti corridori hanno avuto problemi di gastroenterite e bronchite, ma diciamo che era davvero freddo. Quanto al livello delle squadre, è palese che alcune WorldTour di grande budget facciano un altro sport. E’ come andare con la Salernitana contro la Juventus. Magari per qualcuno l’undicesimo posto di Terni è banale, per me che ricordo le sgomitate e la guerra per le posizioni, non lo è stato…».

«Sono un corridore nuovo – dice – lasciate stare il Vincenzo Albanese degli anni scorsi»
«Sono un corridore nuovo – dice – lasciate stare il Vincenzo Albanese degli anni scorsi»

Il meritato rispetto

Eppure la piccola Eolo-Kometa, già lodata da Pozzato per la bella immagine attorno cui ruota il progetto, si sta guadagnando la considerazione dei grandi del gruppo. Lo aveva detto Rivi ad Antalya, capita di risentirlo dalla bocca di Albanese.

«Anche le WorldTour – confermava – adesso ci rispettano. Corriamo bene, siamo corretti, non vengono a dirci niente. Avere due corridori esperti come Gavazzi e Diego Rosa, che sono stati entrambi in grandi squadre, ci permette di avere ottimi consigli su come muoverci per non fare brutte figure o danneggiare gli altri. E questo è positivo».

Rosa e Gavazzi hanno dato alla squadra la credibilità giusta al cospetto degli squadroni
Rosa e Gavazzi hanno dato alla squadra la credibilità giusta al cospetto degli squadroni

Sanremo infinita

Così adesso non resta che correre la Sanremo, la prima per la Eolo-Kometa, che nelle parole di Contador è un orgoglio e insieme un obiettivo.

«Ho fatto una settimana di scarico – spiega Albanese – perché i cinque giorni da domenica alla Sanremo non sono poi molti. Serve essere freschi per fare una gara di 300 chilometri e bisogna evitare di guardare il computerino e i cartelli che indicano la distanza. Si può cominciare a farlo negli ultimi 70-80 chilometri, altrimenti non passa mai.

«E comunque, la tappa di Carpegna alla Tirreno era di 215 chilometri e ho impiegato poco più di 6 ore, una quarantina di minuti meno che alla Sanremo. E’ quel numero 3 davanti che la rende lunghissima. Andrò al via con il 41-54, anche se con questi ritmi, saremo sempre con il 54. Le ruote alte e le previsioni che parlano di vento a favore. Sarà una Sanremo veloce, durerà poco. E so già che Gavazzi e Rosa saranno decisivi per prendere Cipressa e Poggio nelle giusta posizione. Loro due saranno il mio scudo…».

Cosa succede se la UAE Emirates attacca fortissimo sulla Cipressa?

18.03.2022
4 min
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Lo scenario che si va delineando in vista della Sanremo ha un doppio svolgimento. Da una parte c’è la solita corsa, quella con i velocisti che tenteranno di opporsi allo scatto sul Poggio. E poi c’è la Sanremo di Pogacar, che sembra volersi inventare un copione tutto suo. La voce secondo cui la UAE Emirates sarebbe al via con una squadra di scalatori e le parole di Tadej nella conferenza stampa finale della Tirreno-Adriatico fanno pensare che lo sloveno non si accontenterà del Poggio. E questo, nel ciclismo iperveloce degli ultimi anni, è di certo un’anomalia. Bisogna andare indietro al 1996 di Gabriele Colombo per trovare una Sanremo decisa da un attacco sulla Cipressa.

L’ultima Sanremo decisa da un attacco sulla Cipressa fu quella di Colombo nel 1996, su Gontchenkov e Coppolillo
L’ultima Sanremo decisa da un attacco sulla Cipressa fu quella di Colombo nel 1996

Attacco sulla Cipressa

Uno che la Sanremo non l’ha mai vinta, ma si chiama Michele perché quando nacque, nel 1970, Michele Dancelli vinse la Classicissima, è il toscano Bartoli. Nelle sue 11 partecipazioni, spiccano due quinti posti: quasi dei capolavori, vista l’allergia alla polvere degli ulivi, che gli impediva di respirare bene nel finale sanremese. Fra i suoi tentativi, è impossibile dimenticare l’attacco con Pantani proprio sulla Cipressa nel 1999, ma anche quello naufragò. Che cosa potrebbe inventarsi Pogacar?

«Lui deve fare la corsa dalla Cipressa – parte deciso Michele – perché è fortissimo, ma sul Poggio ritengo non abbia la strada per fare la differenza. Lassù non levi di ruota Van Aert. Al massimo fai una lunga fila, ma non li stacchi. Ma se la squadra porta tanti scalatori, allora il progetto cambia faccia. Se punti la Cipressa come se ci fosse l’arrivo in cima, allora la corsa esplode».

Bartoli e Pantani attaccarono dalla Cipressa nel 1999: azione spettacolare, ma non organizzata
Bartoli e Pantani attaccarono dalla Cipressa nel 1999: azione spettacolare, ma non organizzata
Perché dici che non avrebbe strada sul Poggio?

Lassù c’è da tenere in conto che la pendenza non è come sul Carpegna e poi c’è vento. Sul Carpegna salivano a 25 all’ora e l’utilizzo dei watt è stato lo stesso per tutti, davanti oppure a ruota. Lo scatto per fare il vuoto sul Poggio devi farlo a 40-45 all’ora e in quel caso chi sta a ruota risparmia tanto. Su un percorso veloce può avere una riserva del 2 per cento, non si va via. Per andare via a quella velocità, serve un margine del 30 per cento, ma parliamo di numeri improponibili.

Nibali però riuscì a farlo…

Nibali si giocò la carta della sorpresa e quando attaccò non si misero subito d’accordo per seguirlo. Nessuno se lo aspettava. Lui invece è Pogacar, appena si muove si apre la caccia. Sarà guardato e se attacca, ha tutto il gruppo a ruota.

Pogacar ha già provato l’allungo sulla Cipressa. Era il 2020, con lui Ciccone
Pogacar ha già provato l’allungo sulla Cipressa. Era il 2020, con lui Ciccone
Meglio la Cipressa?

La Sanremo è una corsa rognosa, ma nessuno ha mai portato una squadra di scalatori per attaccare sulla Cipressa. Col “Panta” facemmo un grande attacco. Partì prima lui e poi io gli andai dietro e diedi il mio impulso, ma fu l’attacco di due corridori isolati. Se invece porti la squadra, allora vuoi fare un attacco organizzato, tenendo poi semmai due uomini di scorta per il Poggio.

Attacco di squadra o azione solitaria dalla Cipressa a Sanremo?

Da solo non può neanche lui. Non è la Strade Bianche, in cui c’è una difficoltà dietro l’altra. Dopo la Cipressa è lunga andare al Poggio. Ma se parte, quelli forti non lo lasciano andare. E se si forma un gruppetto importante, allora è diverso. Ne porta via quattro, magari anche Van Aert (avrei detto Alaphilippe se non si fosse ammalato) e allora la storia cambia. Perché dietro ci sarebbero meno squadre per tirare…

Van Aert non si stacca. Nel 2020 sul Poggio rispose ad Alaphilippe e lo bruciò in volata
Van Aert non si stacca. Nel 2020 sul Poggio rispose ad Alaphilippe e lo bruciò in volata
Pensi che Pogacar possa vincere la Sanremo?

Vincere non è facile. Lui vince con facilità quando ha il terreno adatto. E’ una vita complicata. E adesso si troverà davanti Van Aert, che alla Parigi-Nizza ha impressionato. Chiunque di loro due si muova, avrà il gruppo a ruota. Sempre che il gruppo ce la faccia a prenderli…

Petacchi “contro” Nizzolo: «La Sanremo resta per gente veloce»

18.03.2022
5 min
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Ripartiamo da una frase di Giacomo Nizzolo che ci ha detto qualche giorno fa: «La Sanremo non è più una corsa per velocisti». Secondo lo sprinter milanese c’è sempre più spazio, se non proprio per gli scalatori, per gli attaccanti più forti che tengono in salita. Gente che riesce a fare la differenza proprio quando la strada sale. Questo argomento lo abbiamo esposto al giudizio di Alessandro Petacchi.

AleJet una Milano-Sanremo l’ha vinta (nel 2005) e l’ha vinta in volata. Lo spezzino non è super d’accordo con Nizzolo. Nonostante la Classicissima coi suoi circa 300 chilometri veda un dislivello prossimo ai 2.100 metri, non servono trasformazioni da velocista. Lo sprinter non deve lavorare per la salita, semmai deve farlo per essere efficiente alla distanza.

Alessandro Petacchi (classe 1974) oggi fa parte della squadra Rai
Alessandro Petacchi (classe 1974) oggi fa parte della squadra Rai

Resta per sprinter

«Se non cambia percorso – spiega Petacchi – bene o male la Sanremo resta una corsa veloce o comunque vinta da gente veloce. Poi ogni tanto, due volte su dieci, succede che la vince anche qualcun altro e per qualcun altro intendo un corridore che arriva da solo, penso a Nibali, o in due o tre, penso all’arrivo tra Sagan, Kwiatkowski e Alaphilippe. Fanno la differenza sul Poggio. Stuyven lo scorso anno ha fatto la differenza sull’Aurelia, resta uno di quei corridori veloci che ha anticipato di un soffio il gruppo. Quella di Nibali è stata una particolarità: per le sue caratteristiche e perché ha fatto una differenza netta. Poi, può finire in tanti modi».

«Molto dipende anche dal vento. Se è contro favorisce i velocisti, che possono restare coperti e sfavorisce eventuali attaccanti. Dipende da quali e quanti velocisti arrivano in fondo al Poggio e come stanno. E anche se la loro squadra è presente ed è riuscita ad organizzarsi».

Nel 2017 il mitico arrivo a tre con Sagan, Kwiatkowski e Alaphilippe
Nel 2017 il mitico arrivo a tre con Sagan, Kwiatkowski e Alaphilippe

Capitolo Pogacar

Magari, facciamo notare a Petacchi, Nizzolo ha pensato ad una corsa per scalatori aspettandosi il quasi scontato attacco di Pogacar. La supremazia dello sloveno, può portare indirettamente a fare ragionamenti diversi.

«Se Pogacar vuol vincere – riprende Petacchi – dovrà fare la corsa dura. Quindi un ritmo alto soprattutto sulla Cipressa. Staccare i velocisti e metterli in croce fra Cipressa e Poggio per rientrare, visto che c’è un bel tratto. Ma certo dovrà usare anche lui i suoi uomini per farlo. A quel punto, Tadej stesso potrà scattare all’inizio del Poggio. Dovrà vedere anche chi saranno i suoi avversari e come saranno messe le loro squadre. Se gli avversari sono stanchi, lui può fare la differenza».

«Veder scattare Pogacar sul Poggio è quasi la normalità (anche se tutto ciò non si è mai verificato, ndr), ma se attacca e non fa la differenza? Se un Van Aert lo segue? Se in fondo un Ewan, che è piccolo e in salita fa meno fatica degli altri, lo rintuzza? Poi non è facile neanche per lui vincere in volata. La Sanremo si conferma una corsa molto aperta».

Nel 2004, AleJet fu quarto dietro Zabel, Freire e O’Grady. Volata per gente fresca e non per sprinter puri
Nel 2004, AleJet fu quarto dietro Zabel, Freire e O’Grady. Volata per gente fresca e non per sprinter puri

Volata per gente fresca

Petacchi più che su scalatori e velocisti, punta il dito sul fatto che bisogna arrivare in Via Roma con l’energia nelle gambe. E’ quello che fa la differenza: chi ci arriva più fresco.

«L’anno prima che vincessi – continua Alessandro – persi la volata perché ci arrivai stanco, molto stanco. E perché? Perché ero “sovrappeso”, non ero tirato. Questo mi fece spendere quel tantino di troppo in salita, che mi tolse energia in volata.

«L’anno dopo mi presentai al via della Sanremo più tirato. Non avevo fatto chissà quali diete, in realtà non ne ho mai fatte, semplicemente non mangiai formaggi o cioccolate durante l’inverno. Arrivai a 72,8-73 chili anziché ai mei 74,5-75. A me tutto sommato non cambiava nulla in un grande Giro se scollinavo con un ulteriore minuto di ritardo, però non mi assillavo col peso».

«Per la Sanremo dunque non feci allenamenti specifici per la salita. Nè cambiai altro. Solo che iniziando a dimagrire presto, con calma, non persi potenza e questo aumentò il mio rapporto potenza/peso che mi fece risparmiare nell’economia della corsa.

«Anche perché la volata della Sanremo non è una volata da 70 all’ora, esplosiva… è una volata di gambe, di benzina nei muscoli. Se anche avessi perso qualcosina in volata, era molto di più quello che avevo risparmiato nell’arco della gara. La volata della Sanremo è a sé. Arriva dopo 300 chilometri. Zabel perché le vinceva? Perché dopo 180 chilometri, dopo 220 o dopo 300 lui faceva sempre lo stesso sprint con gli stessi valori. Ci arrivava meno stanco.

«Che poi, ripensando a Nizzolo, lui è uno di quelli che in salita tiene meglio».

Gilbert è arrivato due volte terzo. Eccolo scattare sul Poggio nel 2015. Scollinò davanti ma cadde e chiuse al 55°
Gilbert è arrivato due volte terzo. Eccolo scattare sul Poggio nel 2015. Scollinò davanti ma cadde e chiuse al 55°

Spazio ai velocisti

Quindi Petacchi non è dovuto diventare “scalatore” per vincere la Sanremo. Nessun lavoro specifico per la strada che sale, ma solo un approccio diverso. 

«Gli “scalatori” della Sanremo sono i Gilbert, i Ballan, i Pozzato e quando loro scattavano sapevi che in qualche modo dovevi seguirli. Il massimo era lasciargli non più di 5”-8” e chiudere con la squadra.

«Per esempio, l’anno dopo che l’ho vinta, forse in salita andavo ancora più forte. Troppo forte. Tanto che seguii Gilbert sul Poggio. Ci ripresero a Sanremo e in volata feci terzo. Avevo pagato quel fuorigiri».

«Fu un errore seguirlo – conclude Petacchi – Avete mai visto un Freire o uno Zabel muoversi sul Poggio? E Freire soprattutto avrebbe potuto farlo».

Bettiol e il Covid che gli ha sbarrato la strada

18.03.2022
4 min
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Le uniche due corse fatte da Alberto Bettiol quest’anno prima della Milano-Torino erano state La Marseillaise e L’Etoile de Besseges, chiusa con diversi buoni piazzamenti e il secondo posto nella classifica generale. Poi il Covid ha causato un lungo stop e, di conseguenza, rallentato la preparazione. Alberto è ritornato in corsa dopo 40 giorni mercoledì scorso, nella gara vinta magistralmente allo sprint da Mark Cavendish.

Un post su Instagram ha colto la nostra attenzione, una foto che lo ritraeva in compagnia di un alpaca con la didascalia “Un weekend in montagna con gli amici prima di ricominciare a correre”. E chi se non Vincenzo Nibali poteva essere con lui? I due ultimamente stanno condividendo molti momenti insieme (sono fianco a fianco anche nelle fasi iniziali della Milano-Torino, foto di apertura).

Si sente che la voce di Alberto è condita da un velo di tristezza, colpito nel morale e non solo nel fisico, da questo inizio di stagione sfortunato.

Bettiol ha aperto la sua stagione con un decimo posto al Grand Prix La Marseillaise
Bettiol ha aperto la sua stagione con un decimo posto al Grand Prix La Marseillaise
Sei spesso in compagnia di Vincenzo…

Ci siamo trovati a condividere le stesse sfortune perché anche lui dopo il Covid ha avuto delle complicanze. Alla fine siamo risaliti in sella nello stesso periodo e lo abbiamo sfruttato per aiutarci a vicenda, ci sentivamo spesso confrontandoci sulle sensazioni e dandoci coraggio.

Eri partito molto bene a inizio stagione, poi questo stop ha ridimensionato un po’ tutto.

Sì, non ci voleva… Dopo Besseges sono andato sul Teide per allenarmi in altura, lì ho iniziato ad accusare dei sintomi, ho fatto subito un tampone rapido e sono risultato positivo. Mi sono negativizzato dopo 10 giorni, poi sono rientrato a Lugano, ci ho messo un’altra settimana prima di riprendere ad allenarmi.

L’inizio di stagione era proseguito bene con un secondo posto nella classifica generale di Besseges
L’inizio di stagione era proseguito bene con un secondo posto nella classifica generale di Besseges
Un vero peccato anche perché fra tutti i nomi che si stanno facendo per la Sanremo il tuo ci sarebbe stato proprio bene.

Dopo la Milano-Torino, insieme alla squadra, si è deciso di farla ugualmente. L’idea è di fare la gara al posto di allenarmi sulla distanza. La Milano-Sanremo è una corsa semplice fino ai Capi, io non avrò la condizione che avrei voluto quindi non starò con i migliori, ma sarà utile farla anche così.

Ti abbiamo visto alla Milano-Torino lanciare il tuo compagno Healy ad una quindicina di chilometri dal traguardo.

E’ stata una situazione un po’ casuale, eravamo davanti e si è creato un buco così abbiamo provato ad anticipare tutti, anche perché non avevamo un velocista quindi dovevamo inventarci qualcosa. Ben (Healy, ndr) stava bene, era andato forte nelle gare del Nord entrando nelle fughe, me ne aveva parlato e così ci abbiamo provato.

Nibali e Bettiol hanno condiviso le prime faticose pedalate post Covid (foto Instagram)
Nibali e Bettiol hanno condiviso le prime faticose pedalate post Covid (foto Instagram)
Che sensazioni hai avuto?

Tutto sommato buone. Sapete, quando si corre ci si dimentica di tutti gli acciacchi e si spinge…

Anche per questo cercherai di recuperare la condizione con il ritmo gara?

Sì. Dopo la Milano-Sanremo sarò al via anche della Coppi e Bartali, sperando mi possa essere utile per prendere una buona condizione in vista delle classiche del Nord.

Anche nella scorsa stagione Alberto ha dovuto ritardare la preparazione non riuscendo ad essere al meglio nelle classiche del Nord
Anche nella scorsa stagione Alberto ha dovuto ritardare la preparazione non riuscendo ad essere al meglio nelle classiche del Nord
Com’è cambiato il tuo programma in ottica di quegli impegni?

Abbiamo slittato tutto in avanti di tre settimane, ovvero il periodo perso a causa del Covid. Per questo chiuderò il mio impegno al nord con le Ardenne. Non erano in programma vista la profondità della squadra, ma tra assenze ed infortuni bisogna risistemare un po’ di cose.

Anche l’anno scorso ti eri presentato alle prime gare con tante ore di allenamento in meno.

L’anno scorso per un motivo molto più serio. Però è effettivamente un annetto che le cose non girano molto per il verso giusto. Speriamo che il vento cambi presto direzione e di riprendermi un po’ di fortuna, con gli interessi.

Guarnieri ha la febbre, Demare si allena. E con Pogacar come si fa?

17.03.2022
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Demare sta bene. Il francese (foto di apertura) è arrivato secondo nella tappa di Terni della Tirreno e chi pedalava accanto a lui lo ha visto tenere anche sulle medie salite che ricordavano la Cipressa e il Poggio. Il francese la Sanremo l’ha vinta nel 2016: circondato da qualche dubbio, ma l’ha vinta. E siccome tra i velocisti è uno di quelli che meglio tiene sulle salite, sentire cosa faccia e come se la passi potrebbe tornare utile. Anche perché Demare si è fermato in Italia a casa di Guarnieri, suo ultimo uomo e guardia scelta. Anche se le cose non sono andate come entrambi si aspettavano…

«Tutta la fatica della scorsa settimana – dice Arnaud – è stata per la Sanremo e per le tappe pià adatte a me. La Sanremo è il grande obiettivo, ma lo sono anche tutte le corse per velocisti. Voglio vincerle con la stessa determinazione. La forma è buona e l’Italia risveglia bei ricordi, dalla Sanremo al Giro d’Italia».

A Terni Demare secondo dietro Ewan e prima di Kooij, olandese classe 2001
A Terni Demare secondo dietro Ewan e prima di Kooij, olandese classe 2001

Scongiuri Guarnieri

Guarnieri invece sta male. Il piacentino non è riuscito a schivare la bronchite che ha colpito mezzo gruppo alla Tirreno e non correrà la Sanremo. Così sta vivendo la vigilia rinchiuso in casa, mentre il compagno francese, suo ospite, si allena nei dintorni.

«Ho avuto la febbre dopo la tappa di Fermo – dice – ma fortunatamente mi sono svegliato il giorno dopo e non ce l’avevo più, quindi sono partito. C’era questa bronchite che girava in gruppo e temo di essermela presa anche io, ma in forma leggera. Sono riuscito a finire la corsa e poi il corpo è crollato. Di sicuro Arnaud sta bene e questa è la cosa più importante. Per la Sanremo si può considerare tra i favoriti, perché in salita sta andando molto forte, quindi come squadra siamo abbastanza tranquilli».

Neanche tutta la scaramanzia del caso ha salvato Guarnieri dalla bronchite: addio Sanremo
Neanche tutta la scaramanzia del caso ha salvato Guarnieri dalla bronchite: addio Sanremo
Secondo Nizzolo, non è più una corsa per velocisti…

Bisogna sapersi difendere in salita. Quando Demare sta bene, è molto forte e noi dobbiamo essere bravi a supportarlo. Ci sono state delle corse più dure, come magari la tappa di Matera al Giro del 2020, in cui abbiamo vinto con Arnaud e ci siamo scambiati di posizione con Konovalovas. Quando la corsa è dura, ci sono meno corridori che possano fargli paura. Quindi il mio ruolo rimane quello. Essere più veloce possibile come ultimo uomo. Anche se questa volta lo guarderò in televisione…

La Tirreno al servizio della Sanremo?

Non del tutto, come ha detto Arnaud, corriamo per vincere. Gli allenamenti li facciamo a casa.

Come mai non avete fatto la Milano-Torino?

Perché nei piani iniziali non c’era. Dovevamo fare tutti l’Oman e UAE Tour, poi invece vuoi il Covid e un po’ di altri problemi, non tutti siamo andati e lo stesso siamo rimasti col programma che avevamo prima.

Demare al traguardo di Carpegna. L’indomani ha chiuso al 9° posto sul traguardo di San Benedetto
Demare al traguardo di Carpegna. L’indomani ha chiuso al 9° posto sul traguardo di San Benedetto
Come è andata questa strana settimana di vigilia?

Arnaud è a casa mia da domenica, è venuto lo stesso. Ormai lo avevo invitato, non potevo lasciarlo in strada. Si è allenato tranquillamente per tre giorni e oggi ha fatto un piccolo richiamo, come avremmo fatto insieme, visto che comunque la Tirreno è stata molto impegnativa. La cosa principale è recuperare. Non aveva senso fare più di quattro ore, anche se la Sanremo è lunga 300 chilometri e sono comunque 7 ore. Ha fatto quel che serve, non c’è bisogno di inventarsi delle cose turche.

Quali scenari ti aspetti per sabato?

Sarà interessante, perché ci sono squadre come la UAE Emirates che verranno solo con gli scalatori, quindi sicuramente cercheranno di fare del casino. Poi è chiaro che non è solo questione di forza in salita, perché su quello sono sicuramente meglio dotati dei velocisti. Bisogna anche trovarsi davanti e la corsa si fa dopo sei ore, quindi non è detto che avere una squadra di soli scalatori possa automaticamente garantire dei risultati.

Verso il via della tappa di Carpegna, per Guarnieri il giorno più duro della Tirreno
Verso il via della tappa di Carpegna, per Guarnieri il giorno più duro della Tirreno
Anche se parliamo di Pogacar?

Pogacar sicuramente è un po’ lo spauracchio di tutti, perché visto il livello che ha rispetto agli altri, fa paura. Secondo me se parte in cima al Poggio, non riuscirà a fare questa grande differenza. Ma col motore che ha, potrebbe anche azzardarsi a partire dal basso e lì allora farebbe davvero male.

Pasqualon: «A Sanremo tre punte per la Intermarché»

17.03.2022
4 min
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«La mia Sanremo ideale? Pasqualon che vince in volata». Milano-Sanremo in vista, i velocisti affilano le lame. Soprattutto e velocisti dotati di fondo come Andrea Pasqualon. Il corridore della Intermarché Wanty Gobert ha disputato una buona Tirreno-Adriatico tutto sommato.

Caduto in Algarve, sta superando un piccolo problema al ginocchio. Due piccole ferite, due “buchi” che hanno impiegato un po’ più del dovuto per rimarginarsi, ma che per stessa ammissione del veneto non gli hanno dato problemi.

Il vicentino ha tenuto spesso duro durante la Tirreno. Non è mai arrivato col gruppetto dei velocisti nelle tappe dure
Il vicentino ha tenuto spesso duro durante la Tirreno. Non è mai arrivato col gruppetto dei velocisti nelle tappe dure

Fatica alla Tirreno 

Andrea Pasqualon ha lavorato come voleva: un grosso volume alla Tirreno e lame affilate alla Milano-Torino. In quest’ultima corsa ha affinato la condizione. Vediamo quindi come si prepara un velocista alla Classicissima.

«Ho svolto un bel lavoro sin qui per la Sanremo… Sicuramente il lavoro della Tirreno ci servirà sicuramente per la Sanremo. E servirà soprattutto per un corridore delle mie caratteristiche, che tiene ed è veloce. La Sanremo esige sicuramente un grande ritmo e con un livello di corridori del calibro che abbiamo avuto alla Tirreno (e alla Milano-Torino, ndr) sicuramente questo ritmo è stato fatto».

La Tirreno, così come la Parigi-Nizza, resta centrale per affrontare con la miglior gamba possibile la Sanremo.

«Il tempo, anche se è stato freddo, ci ha aiutato, non abbiamo preso acqua e questa è la cosa fondamentale in ottica Sanremo».

Pasqualon scherza con Girmay. Ieri tutte e tre le punte (anche Kristoff) della Intermarché erano alla Milano-Torino
Pasqualon scherza con Girmay. Ieri tutte e tre le punte (anche Kristoff) della Intermarché erano alla Milano-Torino

Nuovo avvicinamento

E’ cambiato un po’ il calendario. Una volta la corsa dei Due Mari finiva al martedì e il sabato c’era la Sanremo. Quest’anno invece la corsa è finita prima (domenica) e nel mezzo c’è stata la Milano-Torino.

Una volta si coglieva anche l’occasione di sfruttare la tappa lunga della Tirreno per fare la distanza in vista dei 300 chilometri della Classicissima. Si allungava dopo la corsa. Adesso invece non si fa quasi più, e semmai si cerca di partire prima, non di allungare dopo.

«Le distanze delle tappe – spiega Pasqualon – della Tirreno sono state giuste pensando alla Sanremo, abbiamo fatto frazioni anche intorno ai 220 chilometri, pertanto non abbiamo bisogno di fare molto più lavoro. E poi le tappe erano anche abbastanza dure, sempre con un bel po’ di dislivello. Anzi, semmai il problema è riuscire a recuperare bene perché alla Sanremo bisogna veramente arrivare con tutte le energie possibili».

«C’è questa tendenza di fare una grande distanza qualche giorno prima della Milano-Sanremo e magari qualcuno farà qualcosa prima del via della Milano-Torino, però io penso che dopo una settimana di Tirreno, non serve “buttar dentro” altro.

«La Tirreno-Adriatico è una corsa tosta e da parte mia ho cercato sempre non di stare nell’ultimo gruppetto, quello dei velocisti, ma di rimanere con i migliori 40-50. Per esempio ho fatto così anche nel giorno di Fermo, che non era proprio una tappa per me. Tutto questo appunto per cercare di fare più qualità e più fatica possibili. Proprio per  vivere in modo più rilassato questa settimana, Milano-Torino a parte».

Kristoff (a destra) terzo alla Milano-Torino di ieri, antipasto della Classicissima
Kristoff (a destra) terzo alla Milano-Torino di ieri, antipasto della Classicissima

Tre punte in Liguria

La Intermarché Wanty Gobert sta crescendo. Pasqualon sta bene, Kristoff ha vinto e più volte i ragazzi di Valerio Piva hanno dimostrato di non sfigurare nei confronti degli squadroni. Anche ieri alla Milano-Torino è stato protagonista in volata, terzo alle spalle di Cavendish e Bouhanni.

«Alla Milano-Sanremo – spiega Pasqualon – abbiamo diverse pedine da giocare. Saremo una  una squadra che sicuramente non aspetterà il finale. Vogliamo, e abbiamo, la possibilità anche di muoverci prima. Vedremo… Perché oltre a me e Kristoff c’è Girmay, l’altro velocista che si è ben comportato alla Parigi-Nizza. Per noi superare il Poggio resta il momento cruciale».

Per superare il Poggio oggi non è sufficiente che le gambe siano al massimo. Anche la bici e tutto il resto deve essere al top. In Intermarché le nuove Cube Litening C:68X sembrano dare responsi molto buoni e in particolare piacciono le ruote Newmen con canale più largo.

«A livello di materiali siamo ben messi – dice Pasqualon – adesso un po’ tutti stiamo usando i tubeless che è davvero più scorrevole. Per quanto riguarda i rapporti: il 54 di sicuro, ma forse anche un 55 ci potrà stare. Bisognerà valutare bene come sarà il vento in finale. In ogni caso, oggi servono rapporti davvero lunghi perché altrimenti non si riesce neanche più a stare al passo. Bisogna guardare ad ogni minimo particolare».

Sapete quanti italiani sono arrivati a Nizza? Uno solo: Felline…

16.03.2022
4 min
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Unico baluardo italiano sul traguardo di Nizza. Fabio Felline è stato il solo corridore del nostro Paese a concludere la tremenda corsa a tappe francese di inizio stagione, resa ancor più impervia dal meteo e dall’epidemia scatenatasi in gruppo. Sono appena 59 i temerari che l’hanno portata a termine. E così ieri abbiamo chiesto al trentunenne torinese dell’Astana Qazaqstan Team di raccontarci le insidie della Parigi-Nizza e le sue aspettative per le prossime uscite prima di rimettersi in sella questa mattina nella corsa che arriva proprio a casa sua, ovvero la Milano-Torino, che da quest’anno ritrova la sua collocazione tradizionale in primavera dopo che nelle ultime stagioni aveva preceduto il Lombardia a ottobre.

Fabio, come stai?

Per il momento bene e ho fatto un giretto tranquillo vicino all’hotel della squadra a Milano. Sono in camera da solo, visto quello che è successo alla Parigi-Nizza, dove sono stato l’unico della squadra a portarla a termine.

Dopo il Covid di febbraio, Felline è tornato in gruppo al Trofeo Laigueglia
Dopo il Covid di febbraio, Felline è tornato in gruppo al Trofeo Laigueglia
Che cosa è successo?

Questa volta, anche dopo aver visto l’esito dei tamponi, possiamo dire che il Covid non c’entra. E’ stato qualcosa di fulminante, qualche bronchite o tracheite che si è sparsa in gruppo. Non sono un medico, ma visto che dopo due anni in cui mettiamo le mascherine magari il nostro fisico è meno abituato ai virus che circolano già normalmente, può darsi che le difese immunitarie di noi corridori siano più basse. Una serie di coincidenze sfortunate. Anche il meteo ci ha messo del suo, perché anche quando c’era il sole, il vento era molto freddo. E forse per paura di ventagli, in genere ci si vestiva poco e si era pronti a partire a tutta già dal via.

Dunque, ha ragione Warren Barguil a dire che che la Tirreno-Adriatico è più dura altimetricamente, ma la Parigi-Nizza più stressante?

Beh, in realtà da giovedì a domenica abbiamo fatto quattro tappe con, in serie, 3.300 poi 3.000, poi ancora 3.300 e infine 2.300 metri di dislivello. Il percorso era bello duro, poi senza dubbio lo stress c’è. Si è visto con il fatto che tutte le squadre siano state decimate in corso d’opera, non solo l’Astana. Nessuno dei big della classifica ha avuto problemi di salute che io sappia, però credo che in molti, magari non avendo ambizioni, abbiano deciso di evitare un giorno extra di fatiche la domenica.

E del tuo inizio di stagione di rincorsa che ci dici?

Non è stato semplice perché ho fatto il Covid a febbraio, restando positivo per una quindicina di giorni e questo mi ha fatto saltare tutto il mese. A marzo, ho corso soltanto due giorni in Francia e poi ho fatto il Laigueglia prima della Parigi-Nizza.

Nella sesta tappa della Parigi-Nizza, Felline con Gilbert, all’ultimo anno da pro’
Nella sesta tappa della Parigi-Nizza, Felline con Gilbert, all’ultimo anno da pro’
Un bilancio della tua corsa?

Ho sofferto come un cane i primi tre giorni. Non ero in corsa e non riuscivo proprio ad esserlo, perché sentivo le gambe vuote. Poi gli ultimi tre giorni sono rinato: dalla tappa più lunga alle ultime 2 frazioni, in cui direi che sono riuscito a togliermi qualche soddisfazione. Credo che sia stato normale che non fossi al top dopo il Covid e non tutti siamo dei mostri come Pogacar. Ho sentito di altri colleghi che hanno avuto i miei stessi problemi a riprendersi dopo lo stop. Mi ero stupito delle buone sensazioni al Laigueglia, ma lì era una giornata secca, mentre in una gara a tappe la fatica si fa sentire.

Come ti presenti alla Milano-Torino?

La vivo come un passaggio nella settimana della Milano-Sanremo. Sono contento di farla, perché è la gara di casa e la prendo con lo stesso spirito di quando c’era Superga, anche se stavolta sarà per velocisti. Gli ultimi 50 chilometri li conosco a memoria.

Non ci fai nemmeno un pensierino?

C’è Gazzoli candidato per la volata. E’ giovane e forte, come ha già dimostrato in Algarve, dunque, se si arriverà allo sprint, lo farà lui. Se, invece, succederà qualcosa prima, io ci sono. 

E per la Classicissima?

Per la Sanremo l’obiettivo è innanzitutto star bene, visto il periodo, e poi onorarla al meglio. E’ la corsa dei sogni, non mi nascondo, in cui però bisogna arrivare benissimo. Io farò il possibile e sognare non guasta mai

Parigi-Nizza, partenza della 3ª tappa a Vierzon: Felline verso il via
Parigi-Nizza, partenza della 3ª tappa a Vierzon: Felline verso il via
Chi vedi favorito per sabato?

Il più forte di tutti è senza dubbio Wout Van Aert, perché può aspettare la volata o provare a staccare tutti in salita. Poi Pogacar ha dimostrato che può scombinare qualunque pronostico, è un dato di fatto. Ganna è un fenomeno, ma sia in salita sia in volata si deve difendere, per cui dovrà inventare qualcosa. 

Quali sono poi i tuoi piani?

E’ stato tutto stravolto dal Covid di febbraio. In teoria dopo la Sanremo dovevo riposare, mentre a questo punto dovrei andare in Belgio e poi forse in ritiro sul Teide. E’ tutto ancora da definire però, perché non posso stare 8 settimane via su 9 prima del Giro d’Italia, per cui decideremo strada facendo cosa fare. 

Occhio a Thomas: potente, in forma e con la furbizia del pistard

15.03.2022
4 min
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E se in Via Roma sfrecciasse Benjamin Thomas? Alla fine è un pistard, quindi è molto esplosivo, tiene bene in salita, e nell’ultima Tirreno ne ha dato dimostrazione, e in una delle Sanremo più incerte degli ultimi anni potrebbe essere l’outsider che non ci si aspetta.

Abbiamo parlato con l’atleta del Team Cofidis al via della frazione finale della corsa dei Due Mari. Con un fluente italiano, Thomas ci ha risposto con grande disponibilità e simpatia. Lui che all’Italia è legato, visto che ci vive con la sua compagna, Martina Alzini.

Thomas all’attacco verso Fermo col connazionale Barguil, poi vincitore della tappa
Thomas all’attacco verso Fermo col connazionale Barguil, poi vincitore della tappa
Benjamin, un ottimo inizio di stagione per te…

La stagione è partita alla grande con una vittoria e la classifica generale all’Etoile de Besseges. Purtroppo poi mi sono dovuto fermare un po’ e ho ripreso con delle gare in Francia. In questa Tirreno ho ritrovato un po’ di buone sensazioni. Anche di gara. Sono, e siamo stati, all’attacco. Abbiamo fatto delle belle prestazioni con Simone Consonni e Davide Cimolai negli sprint e con Victor Lafay, che ha conquistato un ottimo podio a Bellante.

Benjamin, sei un anche pistard e un pistard che attacca alla Tirreno deve stare proprio bene…

Sì, sì sto bene. Nella tappa dei muri anche se non ero proprio sul mio terreno ho fatto una buona prestazione. Per le mie caratteristiche meglio le pendenze fino al 7-8%. 

Più o meno come il Poggio della Sanremo…

(Ride Benjamin) quel giorno mi sono ritrovato davanti. Ho provato a tenere duro fino all’arrivo, ma l’ultimo muro di Fermo era troppo per me. La Tirreno è una gara che mi piace tanto. Ogni anno provo ad andare in fuga almeno in una tappa e mi piacerebbe vincerla. Non sono solo un pistard, sono un po’ più completo e cerco di tirare fuori il meglio di me anche nelle cronometro.

Abbiamo scherzato sul Poggio della Sanremo: ci pensi?

Sì, sabato scoprirò la Classicissima. Sarà la mia prima Sanremo. Ho fatto il Trofeo Laigueglia due settimane fa e con Roberto Damiani (il diesse, ndr) ne abbiamo approfittato per fare gli ultimi 60 chilometri della Sanremo appunto. Conoscevo un po’ la zona, ma non avevo mai fatto il Poggio. A vederlo non è duro, però penso che dopo 300 chilometri diventa tutta un’altra cosa. Anche mentalmente devi essere pronto. Sabato proverò a fare bene. Abbiamo un’ottima squadra e delle buone chance per la volata.

E quale sarà il tuo ruolo?

Per le mie caratteristiche sarà importante il posizionamento prima del Poggio. E quindi provare a seguire gli attacchi dei big.

Thomas è compagno di squadra e di vita di Martina Alzini (foto Instagram)
Thomas è compagno di squadra e di vita di Martina Alzini (foto Instagram)
Quindi Benjamin il pensiero sulla Sanremo c’è eccome: alla fine sei anche veloce…

Sì, sì… c’è! E’ una gara molto tattica, nella quale il posizionamento, come ho detto, conta tanto (da buon pistard Thomas riconosce più di altri il valore di certi dettagli, ndr) ed è tanto lunga. La posizione nell’attacco del Poggio è la cosa più importante per me. Non puoi prenderla in trentesima piazza. L’obiettivo della squadra è di ottenere il miglior risultato. Dal punto di vista personale vedrò come saranno le mie sensazioni quel giorno lì, in quel momento lì.

In tanti ci hanno detto che non faranno la “super distanza” in vista della Sanremo. Non l’hanno fatta alla Tirreno, né la faranno dopo la Milano-Torino. anche per te è così?

Dovrei fare la Milano-Torino, ma non allungherò dopo o prima della corsa. La Tirreno ci basta. Il giorno del Carpegna abbiamo fatto quasi sei ore di sella e con un dislivello molto grande. Tutte le tappe si sono corse al massimo, quindi non c’è bisogno di allungare ancora. La distanza ce l’abbiamo tutti nelle gambe. La Milano-Torino sarà l’ultimo allenamento, la rifinitura.

Benjamin, parli davvero bene la nostra lingua e sei un po’ italiano se vogliamo. Ma prima di lasciarti andare un’ultima domanda, la più “importante”: la tua fidanzata Martina ha detto che sei disordinato!

Ah, ah… vero! Un po’ sono disordinato, però sto migliorando diciamolo!