Alberto Bettiol, Vincenzo Nibali e la Mastromarco Sensi Nibali. Storia, amicizia, passione, sport…. Recentemente i due campioni si sono ritrovati in Toscana (in apertura, foto Instagram), proprio sulle colline dove sono cresciuti, hanno sudato, hanno gioito e forse anche pianto. E quando i due si riuniscono e si ritrovano da quelle parti, c’è una persona, Carlo Franceschi, che non resta insensibile. Anzi… «Com’è vederli qui insieme? E’ bello», nell’accezione più semplice e sconfinata di questo aggettivo.
“Il Franceschi”, per dirla alla toscana, è stato il riferimento di entrambi quando erano dei dilettanti, in particolare per Nibali. Per lo Squalo è stato quasi un secondo padre, visto che lo ha accolto a casa sua quando poco più che bambino lasciò la Sicilia.


E adesso?
«E adesso – racconta Franceschi – fino a qualche giorno fa sono stati qui. Ora sono tornati in Svizzera perché si devono allenare. Entrambi devono correre. Però non conosco di preciso quando rientreranno e che programmi hanno.
«Soprattutto Nibali ha bisogno di correre se vuole fare il Giro d’Italia. Perché, sapete, ormai gli anni passano e ha sempre più bisogno di correre se vuole trovare la condizione».
I due si erano ritrovati in Toscana entrambi usciti dal Covid da qualche giorno, in più Nibali aveva avuto la tonsillite. Avevano deciso di riprendere dalle origini. «Bettiol quando è in Toscana si allena sempre con noi e lo stesso vale per “Enzo”. Lui era tanto che non veniva».


Campioni diversi
Bettiol e Nibali, pupilli, campioni e due caratteri diversi.
«Nibali – continua Franceschi – con me ci viveva e ho avuto modo di studiarlo ancora più a fondo. Era più fiscale, programmava molto tutta la sua giornata. Stava attento a tutto. Bettiol invece sapeva concentrarsi bene su alcune specifiche gare e già all’epoca ci arrivava preciso. La mentalità era quella buona per entrambi. Due vincenti.
«Oggi i ragazzi ascoltano. Ascoltano, ma non praticano. Vederli fare i sacrifici che poteva fare un Nibali da juniores è ben più difficile. Magari sono io che invecchio, cerco di adeguarmi anche ai nuovi metodi, ma alcune cose di questo ciclismo mi sono lontane. Oggi vincono una gara e sono già campioni. E ogni anno si è “punto e daccapo”. Almeno però quando sono qui, i ragazzi li vedo molto interessati a Nibali e Bettiol».


Ritorno alle origini
Quando due così sentono in qualche modo il bisogno di tornare alle origini significa che qualcosa di buon si è fatto. Che quegli anni passati alla Mastromarco, in questo caso, sono stati anni importanti. Anni in cui si è formato il corridore, ma anche il carattere. Anni dai pensieri positivi.
«Mi piace che siano qui – racconta con un filo di commozione, Franceschi – la Mastromarco la sentono dentro. E ci danno una grossa mano, anche economica con i materiali, le bici… Da poco anche grazie al loro aiuto abbiamo preso un nuovo appartamentino per i ragazzi qui in zona a Mastromarco.
«L’altro giorno ero a Camaiore al via della Tirreno-Adriatico. Ho incrociato Richie Porte e l’ho chiamato. Lui quando mi ha visto si è fermato. E tornato indietro, mi ha abbracciato e mi ha fatto di quelle feste… Tutto ciò mi ha riempito di gioia. E ha fatto così, tanto lui quanto Damiano Caruso. Significa che si è lavorato bene , che ci sono sintonia e affetto».
Franceschi con Nibali qualche anno fa. Spesso Carlo ha seguito Vincenzo alle corse Carlo Franceschi, Alberto Bettiol, Gabriele Balducci
Franceschi con Nibali qualche anno fa. Spesso Carlo ha seguito Vincenzo alle corse Alberto Bettiol e Gabriele Balducci: grande fiducia tra i due
Tirate d’orecchie
Nibali e Bettiol oggi sono due adulti. Il siciliano è addirittura un padre di famiglia, ma con Franceschi tornano ad essere due ragazzi, quasi due “figli”.
«E ancora oggi se c’è bisogno “gli tiro le orecchie” quando si parla di questo o quello, dei “farei così”, di “ quello ha fatto questo”… E anche all’epoca se a tavola mangiavano un boccone di troppo glielo dicevo. Guardate che domenica poi non andate in salita. E loro si facevano una risata.
«Ascoltavano, ma forse di fronte a questi rimbrotti, “Enzo” era più, come dire, orgoglioso. Bettiol invece era, ed è, più legato a Gabriele Balducci. Lui ancora lo aiuta negli allenamenti. Ma ho un ottimo rapporto con entrambi. Oggi magari i consigli che posso dargli sono più sulla vita privata, qualche parere. Ormai ne sanno più di me di ciclismo».