Iride U23 alla Francia. Milesi prova, gli altri cadono

12.08.2023
7 min
Salva

GLASGOW – A Loch Lomond la pioggia ha dato tregua giusto il tempo che gli under 23 partissero, poi sul penultimo mondiale di questa rassegna così enorme si è abbattuto il diluvio universale. E lo scenario, anche quello tecnico, è cambiato dal giorno alla notte. Per questo, quando Milesi ha visto partire una fuga più numerosa di altre, si è infilato dentro e ha preso il largo. Non si poteva prevedere, ma certo immaginare in che razza di toboga si sarebbe trasformato con l’acqua il circuito finale. E’ bastato metterci sopra le ruote e tutti i piani sono saltati.

Milesi si è giocato la corsa: è arrivato quinto, ma ha avuto a lungo una medaglia nel mirino
Milesi si è giocato la corsa: è arrivato quinto, ma ha avuto a lungo una medaglia nel mirino

L’attacco e la borraccia

Tre ore e mezza dopo, il cielo di Glasgow è ugualmente grigio, ma per fortuna ha smesso di piovere. Il mondiale degli under 23 è andato nelle mani di Axel Laurence, compagno di squadra di Van der Poel, che per vincere ha scelto un attacco simile, ma da più lontano. C’era anche lui nella fuga del mattino assieme a Milesi e sarebbe forse ingeneroso nei suoi confronti dire che per staccarli di ruota ha aspettato il momento in cui l’italiano si spostava dalla fila su Montrose Street per prendere un rifornimento. L’attacco lo ha raggiunto come un colpo sotto al mento e per qualche centinaio di metri non è stato in grado di reagire.

«Diciamo che in quel momento – spiega trafelato Milesi dopo l’arrivo – stavo prendendo la borraccia. Lui ha attaccato sulla sinistra e ho perso un attimo. E se concedi quei 2-3 metri e sei già al limite, rientrare diventa dura. Ho rischiato 5-6 volte di cadere, ho scodato un po’ dappertutto, però vabbè, ci sta: era uguale per tutti, quindi va bene così».

Il tempo che il gruppo mettesse le ruote nel circuito (questa è Montrose Street) e la corsa è esplosa
Il tempo che il gruppo mettesse le ruote nel circuito (questa è Montrose Street) e la corsa è esplosa

In fuga da lontano

Laurence corre con la Alpecin-Deceuninck Development Team e non è un ragazzino qualunque. Quest’anno ha vinto tappe al Circuit des Ardennes e al Tour of Alsace, gare di classe 2, ma lo scorso anno, quando ne aveva 21, ha avuto la… sfrontatezza di arrivare secondo dietro Van Aert a Plouay.

«Non era nei piani attaccare dal mattino – dice della sua presenza nella prima fuga – ma a causa della pioggia la corsa è diventata dura e nervosa in ogni curva, così ho deciso di seguire un gruppo. Alla fine è stato meglio essere davanti e mantenere il mio ritmo. Ho aspettato a lungo per attaccare e sapevo che la differenza era costantemente di circa 40-50 secondi. Sono stato in grado di salvare le gambe il più possibile e quando da dietro sono arrivati i primi inseguitori, io me ne sono andato. Dovevo provarci e le gambe sono andate bene».

Tutti giù per terra

Il primo dei nostri a cadere è stato Belletta che ne esce con due punti sul ginocchio, a causa del taglio rimediato: il rischio concreto è di non andare al Tour de l’Avenir. Nella stessa caduta sono andati giù anche Busatto, Buratti e Romele. I nostri avevano un piano che prevedeva la superiorità numerica, invece in pochi giri gli azzurri si sono ritrovati uno per angolo, senza la possibilità di comunicare fra loro.

«Milesi – racconta Amadori davanti al pullman – era nell’azione giusta al momento giusto. Sapevamo che in un percorso del genere, specialmente se pioveva e la strada era bagnata, chi si trovava davanti, faceva meno fatica di quelli dietro. Con Milesi dovev esserci anche un altro, ma va bene così. Invece quello che è successo dopo non è dipeso da problemi fisici, ma da incidenti e cadute. Romele è stato eliminato. Buratti è stato eliminato. Busatto e Belletta, la stessa storia. Se questi ragazzi fossero rimasti in gara, nel finale con Svrceck e Morgado ci sarebbe stato anche uno di loro veniva tutta un’altra corsa».

«Questi mondiali li abbiamo preparati tantissimo. Abbiamo fatto altura, abbiamo fatto una corsa in Francia proprio in preparazione. Abbiamo lavorato tantissimo a questo mondiale perché ci credevamo e avevamo dei corridori adattissimi a questo tipo di percorso e l’hanno dimostrata. Peccato, perché purtroppo contro la sfortuna possiamo fare ben poco».

Attacco per il podio

A questo punto del discorso, Milesi fa fatica a sentirsi deluso. Gli scoccia il modo un po’ frettoloso con cui ha gestito il finale, tirando quasi la volata agli altri, ma mettendo sulla bilancia la vittoria nel mondiale a cronometro, questo quinto posto è un podio sfumato, ma anche la conferma della condizione e della consistenza.

«C’è un po’ di disappunto per come me la sono giocata alla fine – ammette – però ci ho provato ed è andata come è andata. Non posso essere deluso. Due giorni fa ho vinto la crono e non posso dire che fosse un discorso scontato. Ero venuto per provare il podio, ma non puoi mai sapere come andrà a finire. Oggi ho fatto quinto: una medaglia era meglio, ma sono contento.

«Era difficile fare diversamente. Ho provato ad attaccare sull’ultimo strappo per provare a prendere il francese, ho visto che c’era un piccolo buco e ho deciso di tirare dritto per fare almeno il terzo posto. Invece hanno chiuso. Se si poteva prendere prima? Quando sono rientrati da dietro, potevano benissimo lasciarci lì, allora ho fatto un po’ il furbo e dopo un po’ che tiravano i livelli si sono avvicinati e ce la siamo giocati quasi alla pari».

Ha visto le stelle

Lo scorso anno, come molti, Laurance è rimasto senza squadra per lo scioglimento della B&B Hotels-KTM. Per questo si è accasato nel team belga, correndo a metà fra la continental e la WorldTour. La sua scelta di partire in contropiede ha pagato, anche se il suo vantaggio è rimasto sempre intorno ai 15 secondi e la sensazione che potessero riprenderlo non se ne è andata se jon sul traguardo.

«Sapevo che su questo percorso era possibile fare qualcosa del genere – dice – ma non ci ho creduto fino agli ultimi 500 metri. Ero completamente al limite. E’ incredibile, ho dato tutto e nell’ultimo giro ho visto le stelle».

Sul podio l’hanno raggiunto i genitori, in uno di quei fuori programma cui fi fa fatica a credere trattandosi di un mondiale. Quella foto la terranno sul camino per il resto dei loro giorni. Anche se la qualità del ragazzo fa pensare che altre vittorie di certo verranno.

Busatto dal Sestriere mette il mondiale nel mirino

25.07.2023
5 min
Salva

SESTRIERE – Il sole su Sestriere cala dietro i picchi appuntiti, colorando di arancione tutto quello che incontra, mentre il vento mischia le voci e i rumori della montagna. La nazionale under 23 di Marino Amadori alloggia in un residence che si affaccia sul centro sportivo. I bambini di un camp giocano a calcio, mentre noi siamo in compagnia di Busatto, che placidamente scioglie la lingua. 

Venerdì una giornata di scarico per Busatto e compagni nel ritiro di Sestriere
Venerdì una giornata di scarico per Busatto e compagni nel ritiro di Sestriere

Due settimane di ritiro

La nazionale, guidata dal cittì Amadori, è arrivata a Sestriere il 9 luglio, e rimarrà qui fino al 6 agosto. Gli atleti si alterneranno all’interno del residence, con l’obiettivo di arrivare pronti ai prossimi impegni: mondiale e Avenir. La corsa iridata riservata agli under 23 si correrà il 12 agosto, mancano ancora tre settimane. Prima della corsa Busatto andrà in Repubblica Ceca, con la sua squadra, al Czech Tour.

«Mondiale ed Avenir – racconta Busatto – saranno gli obiettivi principali della stagione. Dovrò presentarmi lì al massimo della condizione con l’obiettivo di fare bene. Il fatto di aver avuto il modo di visionare le ultime tappe dell’Avenir è utile per capirne la durezza. Le salite sono toste ed il livello sarà altissimo».

Sabato gli azzurri sono andati a perlustrare le strade delle ultime due semitappe dell’Avenir
Sabato gli azzurri sono andati a perlustrare le strade delle ultime due semitappe dell’Avenir
Facciamo un passo indietro rispetto all’Avenir, tu sarai a Glasgow per correre il mondiale, emozionato?

E’ la prima volta che corro una corsa così importante (l’anno scorso a Wollongong Busatto è andato come riserva, ndr). Vero che l’anno scorso ho fatto gli europei in Portogallo. Ma il mondiale è un’altra cosa, altre emozioni. L’anno scorso sono andato in Australia ma non ho corso, ero pronto, sì ma non al top della condizione. Quest’anno, invece, avendo avuto la conferma di fare il mondiale con anticipo ho potuto prepararmi al meglio.

Arrivi da campione italiano e con la vittoria della Liegi, sei più sicuro dei tuoi mezzi?

Quest’anno mi sono evoluto molto, la vittoria alla Liegi U23 e quella del titolo italiano, sempre under 23, mi hanno dato tanta consapevolezza dei miei mezzi. Sicuramente so quanto valgo. 

Il percorso di Glasgow assomiglia un po’ a questi: molto selettivo. 

Forse il percorso del mondiale è meno selettivo, devo essere sincero: per il momento non ci sto pensando molto. L’ho già visto più volte su Veloviewer per capire bene cosa aspettarmi. Non ho idea di chi possano essere i miei avversari, ci saranno tante incognite, soprattutto chi ci troveremo contro nella prova under 23. Quel che più mi ha colpito del percorso sono le curve, non c’è mai un tratto di rettilineo lungo. Tante curve significa avere rilanci continui, le posizioni in gruppo saranno fondamentali. Anche la fuga è un fattore da non sottovalutare, in un percorso del genere sarà difficile fare tanta velocità. Quindi, se si lascia troppo spazio ai fuggitivi si rischia di perdere la corsa.

Tanti lavori di qualità per Busatto sulle strade di Sestriere
Tanti lavori di qualità per Busatto sulle strade di Sestriere
Chi ti aspetti possa essere favorito?

Non saprei, ci sono tanti nomi. Ci sono ragazzi che hanno avuto dei metodi di approccio diversi, chi ha già corso in gare WorldTour avrà un vantaggio. Lo si è visto l’anno scorso con la vittoria di Fedorov, uscito in grande condizione dalla Vuelta. Non tutti abbiamo l’opportunità di correre gare così importanti, questo fa la differenza.

Quando vedrai il percorso dal vivo per la prima volta?

Dovremmo partire il 9 agosto per Glasgow, nei giorni prima vedremo bene il percorso e capiremo quali potranno essere i punti salienti. 

Tornerai ad attaccare il numero in Repubblica Ceca, come ti senti?

Sarà un breve giro a tappe che correrò in funzione del mondiale, cercherò di non fare troppi fuorigiri. Chiaro, se mi sentirò bene non mi tirerò indietro, dipende come sentirò la gamba. L’obiettivo è quello di affinare la preparazione, la parte fondamentale sarà quella che dividerà la gara in Repubblica Ceca ed il mondiale. 

Quella di Glasgow sarà la seconda convocazione iridata, prima è stata quella di Wollongog vissuta però da riserva
Quella di Glasgow sarà la seconda convocazione iridata, prima è stata quella di Wollongog vissuta però da riserva
Hai già idea di come gestirai quei giorni?

Il blocco importante di lavoro è questo che stiamo facendo al Sestriere. In quella settimana penso che non farò volume, ma mi concentrerò sul migliorare il ritmo gara e dietro motore, per arrivare brillante. 

Ti abbiamo visto in questi due giorni al Sestriere come uno dei più pimpanti e rilassati, questo mese di riposo ti ha fatto bene?

Ho fatto una settimana di riposo completo dopo il campionato italiano, più per la testa che per il fisico. Una volta ripreso a pedalare non ero subito al top ma ho visto che la condizione c’è. Se stai bene di testa e rimani concentrato tutto arriva di conseguenza. 

La prima vittoria di Busatto è arrivata alla Liegi U23 (foto Cyclingmedia Agency)
La prima vittoria di Busatto è arrivata alla Liegi U23 (foto Cyclingmedia Agency)
Hai già indossato la maglia di campione italiano?

Non ancora. Da un lato meglio, magari vedermi spesso con quella maglia mi avrebbe fatto rilassare troppo, meglio rimanere concentrati. 

Quando sarà la prima occasione allora?

Probabilmente al Piccolo Lombardia. Da qui a fine stagione farò cinque o sei gare, ma quasi tutte con i professionisti, visto che l’anno prossimo passerò nel team WorldTour. 

Toccata e fuga in Francia, sulle tracce dell’Avenir

23.07.2023
7 min
Salva

SAINT JEAN DE MAURIENNE – Le ultime tre tappe del Tour de l’Avenir si correranno sulle Alpi. E’ da queste parti che si deciderà la corsa a tappe under 23 più prestigiosa. La nazionale di Marino Amadori oggi approda in terra francese, approfittando della vicinanza con il ritiro di Sestriere, per ispezionare due tappe: 7a e 7b. La prima è una cronoscalata di 11 chilometri, la seconda è una semitappa che si correrà nel pomeriggio. 80 chilometri tutti movimentati con arrivo al lago del Mont Cenis, dove i volti e le fatiche degli atleti si specchieranno nelle acque gelide. 

Ore 9,30 prima della partenza per visionare le due tappe dell’Avenir una sistemata agli ultimi dettagli
Ore 9,30 prima della partenza per visionare le due tappe dell’Avenir una sistemata agli ultimi dettagli

La cronoscalata

L’ammiraglia con all’interno lo staff della nazionale parte alle 9,30 dal parcheggio di questo paesino francese, in cui vengono prodotti da sempre i celebri coltelli Opinel. Noi ci accomodiamo sul sedile posteriore ed entriamo nel clima del ritiro. Le casette color pastello contornano la strada fino all’attacco della salita: 11 chilometri verticali, tosti ma regolari. 

«La pendenza è costante – dice Piganzoli una volta ritornati in hotel – in 11 chilometri si sale di 900 metri. Sarà una mezz’ora importante di sforzo continuo, i tanti tornanti daranno una mano a respirare e tenere alta la velocità». 

«Saranno da gestire bene i wattaggi – gli fa eco Romele – sicuramente daremo il massimo per fare bene. Si potrà fare maggiore differenza nell’ultima metà, dove le pendenze, forse, diventano un po’ più impegnative e la fatica aumenterà. Il fatto che poi nel pomeriggio ci sarà una semitappa renderà tutto ancora più difficile».

Dalla macchina Amadori osserva e parla con i ragazzi, il primo ad affiancarsi alla macchina è De Pretto, che sembra soddisfatto della tappa. «E’ una bella salita – dice dopo il breve colloquio il cittì – non è per tutti. Nella linea della corsa potrebbe scombussolare la classifica»

Parola d’ordine: recupero

La mattina, quindi, gli atleti saranno impegnati nella cronoscalata, mentre nel pomeriggio partirà la semi-tappa. Il riposo ed il recupero saranno importanti, anzi, fondamentali. Soprattutto per chi dovrà curare la classifica generale, ed in breve tempo sarà chiamato a fare due sforzi importanti. 

«Saremo a fine Avenir – racconta Bruttomessonon sarà facile accumulare ancora tanta fatica nelle gambe. Recuperare dopo lo sforzo della cronoscalata sarà importante, in più bisognerà integrare, così da non arrivare scarichi alla fine. E’ un giorno da 91 chilometri totali con 3.000 metri di dislivello, non banale ecco».

Ore 11, seconda sosta, questa volta in valle, dove il vento è a favore
Ore 11, seconda sosta, questa volta in valle, dove il vento è a favore

Fattore vento

Poche ore dopo lo sforzo della cronoscalata quindi si torna in sella, direzione Mont Cenis. Arrivo in quota: 2.053 metri. Una tappa corta ma esplosiva, con tanta salita e il fattore vento pronto a mischiare le carte nel mazzo

Nel trasferimento verso il Mont Cenis, Amadori viene chiamato da Coden, diesse di Jacopo Venzo alla Campana Imballaggi, lo junior deceduto sulle strade del Giro dell’Austria. Dall’altra parte del telefono ci sono anche i genitori del ragazzo, il silenzio cala subito e le parole sono difficili da trovare in un momento così. Tornare concentrati sul lavoro è difficile, ma bisogna trovare le forze per farlo, davanti i ragazzi ignari continuano a pedalare.

«Questa mattina – spiega Pellizzari – in valle c’era vento a favore, una cosa che ci ha aiutato. E’ anche vero che le condizioni del vento potrebbero cambiare e rischiamo di averlo frontale».

«Bisogna capire da che parte gira il vento nella valle al pomeriggio – analizza Bruttomesso – non è detto che cambi. Anche qui ci è capitato di tornare a un orario ed avere il vento a sfavore. Mentre il pomeriggio successivo, alla stessa ora, era diventato favorevole. Se nella valle del Mont Cenis ci troveremo vento a favore, partiremo ancora più a blocco. Con il vento contro la corsa potrebbe essere più facile da controllare, perché appena esci rimbalzi indietro. A queste condizioni la fuga potrebbe far fatica a guadagnare minuti, mentre in gruppo si risparmiano energie». 

Due salite intermedie

Nella seconda semitappa le salite saranno tre, compresa la scalata finale al Mont Cenis. Le prime due salite si imboccano dalla statale. Nella prima la strada si restringe ed al termine c’è una discesa non facile da interpretare. 

«Discesa nervosa – parla Romele – strada stretta ed arrivi in fondo e la strada torna subito a salire. Il rischio è che il gruppo nella discesa si allunghi a causa della carreggiata stretta ed una volta tornati sulla statale si possa frazionare, soprattutto se il vento sarà contrario. Le posizioni saranno importanti, la salita si farà ad alta velocità ma a ruota si sta bene, difficile allungare il gruppo. Anzi la lotta per la testa del gruppo diventerà serratissima».

«Nella prima salita – replica Bruttomesso – si può fare velocità, è da rapporto. Anche la seconda non è difficile, e la strada sarà più larga. Una volta in cima si scende un po’ ma poi si risale subito. Parlavamo con Busatto, la carreggiata è larga, ma il fondo non è regolare, quindi non sarà semplice scendere bene, si dovranno tenere gli occhi aperti». 

Al secondo stop per riempire le tasche e le borracce Amadori fa notare il ritmo basso secondo lui. Piganzoli risponde con i dati, in tre ore media di 29 chilometri orari e 2.200 metri di dislivello. Un buon passo per essere una perlustrazione.

Il Mont Cenis

Una volta tornati sulla strada principale partirà la scalata al Mont Cenis. Non una salita dura, ma una volta arrivati all’inizio della scalata le fatiche nelle gambe saranno molte. 

«la scalata finale – dice Piganzoli – è difficile, non dura, ma sale tanto all’inizio e alla fine. Poi una volta scollinati, gli ultimi quattro chilometri sono un continuo su e giù accanto al lago. Se in quel punto non hai calcolato bene lo sforzo e ti trovi vento contrario, fai prima a girare la bici e tornare indietro. E’ un tratto dove comunque si deve spingere per fare velocità».

«La semi-tappa del pomeriggio – conclude Romele – non sarà troppo dura, ma arriva dopo una serie di sforzi non indifferenti. La differenza vera la farà il ritmo con la quale sarà corsa, se una squadra decide di andare forte fin da subito si possono fare tanti danni. La vedo più come una serie di fatiche che nel giorno successivo, dove scaleremo l’Iseran, si faranno sentire».

I ragazzi di Amadori scendono fino a valle e mettono insieme cinque ore di allenamento. Una volta cambiati e risaliti sul pulmino ridono e scherzano sulla giornata. Si apre Strava per controllare i segmenti e le prestazioni degli altri. Staune-Mittet, uno degli avversari più temuti per l’Avenir, ha messo insieme sei ore di allenamento con più di 4.000 metri di dislivello. La sfida si accende.

Cretti: un giugno da favola e la maglia azzurra

03.07.2023
5 min
Salva

La voce di Luca Cretti attraversa decisa il telefono, il momento del giovane bergamasco della Colpack-Ballan è positivo. Le prestazioni sono andate di pari passo con dei buoni risultati, il suo mese di giugno è stato un continuo progredire. Al Giro Next Gen sono arrivati due bei piazzamenti, il primo a Cansiglio, quarto, l’altro a Trieste, secondo. Cretti è stato bravo poi a riposarsi ed arrivare pronto al campionato italiano, dove però è stato battuto in volata da BusattoHa poi conquistato il Giro del Veneto (in apertura con la maglia di leader). E ieri, infine, è finito dietro Pellizzari nella Astico-Brenta.

Il giorno dopo il campionato italiano Cretti ha vinto la Pessano-Roncola (foto Rodella)
Il giorno dopo il campionato italiano Cretti ha vinto la Pessano-Roncola (foto Rodella)

Finalmente sbloccato

La prima vittoria stagionale è arrivata il giorno dopo della corsa tricolore, sulle strade di casa, alla Pessano-Roncola. Un bel successo che ha riequilibrato i conti con la fortuna e con qualche occasione lasciata a metà, per sua stessa ammissione. Il corridore bergamasco ha concluso la sua cavalcata del mese di giugno coronandola con la vittoria della classifica generale al Giro del Veneto (photors.it in apertura).

«Non ho considerato la vittoria della Pessano-Roncola come una liberazione – ammette Cretti – sapevo che con la condizione che avevo prima o poi sarebbe arrivato un successo. Quella mattina, però, a dire il vero neanche volevo partire. Alla fine Gianluca Valoti mi ha convinto, ma non mi aspettavo nulla. Non avevo mai vinto su un arrivo in salita, ma ripeto: la gamba c’era.

«Il Giro del Veneto ho insistito io per correrlo e fare classifica. Dopo aver vinto su una salita come quella della Roncola – prosegue Cretti – mi sentivo troppo bene per non provarci. Se mi dovessero chiedere che corridore sento di essere, non saprei rispondere. Questo mese di giugno è stato incredibile. Nel 2023 ho già corso cinque gare a tappe, questo è uno dei motivi per cui sono venuto in Colpack e sono contento che la scelta sia stata ripagata».

Per il corridore della Colpack quest’anno è arrivata anche la prima esperienza al Nord: alla Paris-Roubaix Espoirs
Per il corridore della Colpack quest’anno è arrivata anche la prima esperienza al Nord: alla Paris-Roubaix Espoirs
Facciamo un passo indietro al Giro Next Gen, quando hai capito di andare forte?

Fin dai primi giorni, parlando con i miei compagni nel post tappa capivo di avere sensazioni diverse da loro. Per fare un esempio: a volte parlavamo del ritmo tenuto su qualche salita e io mi accorgevo di aver fatto meno fatica rispetto a loro. Dopo due o tre volte che lo dicevo, ho capito che forse non erano loro ad andare piano, ma io ad essere in ottima forma. 

Tant’è che poi ci hai provato due volte, a Cansiglio e poi a Trieste.

Finiti i primi giorni di lavoro per Persico e Meris abbiamo avuto il via libera (tant’è che a Povegliano ha vinto Romele, ndr). Io nelle ultime due tappe mi sono buttato nella mischia, sono andato in fuga e ci ho provato. Mi considero un corridore da fughe, ce l’ho nel sangue. Non ho un particolare spunto veloce quindi devo sempre provare ad anticipare, inutile aspettare. 

E’ una condizione che hai trovato come?

Dal ritiro in altura che abbiamo fatto a Livigno con la squadra. Era la prima volta che andavo a fare una preparazione del genere ed i risultati si sono visti. 

A Mordano Cretti ha provato in ogni modo ad attaccare Busatto ma non è riuscito a levarselo di ruota (foto Zannoni)
A Mordano Cretti ha provato in ogni modo ad attaccare Busatto ma non è riuscito a levarselo di ruota (foto Zannoni)
Quale secondo posto ti ha fatto “rosicare” di più? Quello di Trieste o al campionato italiano?

Chiaramente vincere la maglia tricolore sarebbe stato un sogno, è una maglia unica alla quale tutti ambiscono. Ma sulle strade di Mordano ho fatto di tutto per staccare Busatto, anche quando siamo rimasti in due ho provato più volte a forzare. Non ho rimpianti. Mentre a Trieste contro Foldager non mi sentivo di aver dato tutto. Il percorso non era così duro e non avevo troppo spazio per provarci. Quindi direi che ho rosicato di più a Trieste. 

Questo è anche il tuo ultimo anno da under 23, un passaggio importante per la tua carriera…

Vero. Ho la fortuna di essere arrivato qui in Colpack in tempo per provare a giocarmi tutto, penso che sia la squadra migliore per farlo. Fin dall’inverno mi sono allenato bene, sono riuscito anche a perdere quei tre chili di troppo e si sente la differenza. Anche se la stagione non era iniziata al meglio.

In che senso?

Ho affrontato la prima parte del 2023 concentrandomi troppo sul fare il risultato. Mi dicevo: «Devi vincere per dimostrare che vali». Ad una gara in Croazia stavo parlando con un mio compagno che mi ha consigliato di andare da un mental coach.

A Trieste qualche rimpianto per Cretti, avrebbe potuto provare a staccare Foldager (foto LaStampa)
A Trieste qualche rimpianto per Cretti, avrebbe potuto provare a staccare Foldager (foto LaStampa)
E come ti sei trovato?

Era un’idea che avevo in mente da tanto tempo, mi stuzzicava. Le prime sedute sono servite per conoscerci, poi ho iniziato a vedere i frutti del nostro lavoro. Ci confrontiamo sul pre e sul post corsa. 

Cosa è cambiato?

Abbiamo spostato il focus dal risultato alla prestazione, bisogna migliorare quest’ultima per essere competitivi. Ci concentriamo sulle parti positive, senza vivere quest’ultimo anno con ansia. E’ tutto nelle mie mani, devo fare del mio meglio, se sei bravo va bene, altrimenti non era destino. 

Il ritiro a Livigno prima del Giro Next Gen ha portato i suoi frutti alla corsa rosa (foto Rodella)
Il ritiro a Livigno prima del Giro Next Gen ha portato i suoi frutti alla corsa rosa (foto Rodella)
Per ora sta andando bene, considerando che anche il cittì Amadori si è accorto delle tue prestazioni. 

Mi ha fatto i complimenti al Giro e poi anche al campionato italiano. In questi giorni mi ha comunicato che sarò tra i convocati per il ritiro in altura al Sestriere. Per gli appuntamenti importanti, come Avenir e mondiale, magari avrà già dei nomi in testa, io farò del mio massimo per metterlo in difficoltà. Se sarò all’altezza di essere convocato darò tutto per la maglia azzurra. 

Che effetto ti fa partire per il ritiro di Sestriere?

Contentissimo, ma l’ho vissuta con tranquillità. Sapevo che con le buone prestazioni sarebbe potuta arrivare questa convocazione. La cercavo da tanto e finalmente è arrivata.

Due mesi di fuoco per Amadori, tra Glasgow e Avenir

27.06.2023
6 min
Salva

«Per una volta la trasferta era vicino a casa – esordisce così il cittì Amadori in riferimento al campionato italiano under 23 – 30 minuti di macchina ed ero lì. Ho anche seguito la gara dalla moto, un modo per vivere la corsa da dentro. Il campionato italiano è uscito tecnicamente bello e impegnativo, tirato insomma. I ragazzi se le sono date per tutto l’arco della corsa, hanno gareggiato a viso aperto (in apertura il podio, foto Mario Zannoni). Come presumibile chi usciva dal Giro Next Gen aveva qualcosa in più, lo testimonia la vittoria di Busatto».

Alessio Martinelli è stato il miglio italiano al Giro Next Gen, sesto in classifica generale (foto Lisa Paletti)
Alessio Martinelli è stato il miglio italiano al Giro Next Gen, sesto in classifica generale (foto Lisa Paletti)

Un passo indietro

Il Giro Next Gen si è concluso da poco più di una settimana, Staune-Mittet ha vinto, e dopo la tappa dello Stelvio era già abbastanza chiaro il suo dominio. Il norvegese si è fatto carico degli oneri della maglia rosa custodendola fino alla fine. Gli italiani non hanno tuttavia sfigurato, il sesto posto di Martinelli ed i piazzamenti di tappa hanno dato al cittì del materiale su cui lavorare. 

«Ci siamo difesi bene – ammette – partendo dalla classifica direi che il sesto posto di Martinelli non è da buttare, anzi. La sfortuna ci ha privato di Pellizzari, il quale sulla carta era un ragazzo che poteva ambire al podio. Sarebbe stata la strada a parlare, ma una sua sfida con i grandi avrebbe fatto piacere.

«Se guardiamo tappa per tappa – continua – le cose sono andate molto meglio. I ragazzi hanno sofferto molto nella cronometro, l’unico buon risultato è stato quello di Busatto, sedicesimo. Per quanto riguarda le altre frazioni, non mi lamento. Sono andati molto bene con una vittoria di tappa e tanti piazzamenti. I due tapponi di montagna ci hanno visti in qualche modo protagonisti, con il quarto posto di Martinelli sullo Stelvio e di Cretti a Cansiglio. Non dobbiamo dimenticare che il parterre era di altissimo livello, questi atleti li vedremo anche al Tour de l’Avenir».

Due mesi di fuoco

Il tutto in vista degli impegni futuri, che saranno costruiti dal ritiro di Sestriere, per il quale si partirà il 9 luglio. Amadori passerà gran parte della sua estate in trasferta, il periodo si farà caldo non solo per il clima ma soprattutto per gli appuntamenti. 

«Dal 9 luglio – racconta Amadori – faremo un primo blocco di lavoro per il mondiale di Glasgow. Partiremo poi in direzione Francia per correre una breve gara a tappe e lì avrò le mie risposte. Il mondiale, che si correrà il 12 agosto, sarà il primo obiettivo. Senza dimenticare il Tour de l’Avenir, per il quale lavoreremo nella seconda parte del ritiro di Sestriere. Eccezionalmente questo evento è stato spostato al 20 agosto».

I giorni del Giro Next Gen hanno confermato al cittì della nazionale under 23 un fatto già noto: i devo team delle squadre WorldTour stanno scavando un solco

«Queste squadre giovanili – afferma – sono tanta roba. Programmano la stagione con obiettivi e allenamenti mirati. Hanno un modo di lavorare uguale a quello delle squadre superiori con l’obiettivo di far crescere i loro ragazzi con gare di un certo livello. Busatto ne è l’esempio più grande. Ma di ragazzi che si giovano di questo metodo ce ne sono altri, basti vedere come hanno corso il campionato italiano Belletta e Mattio, entrambi nel devo team della Jumbo-Visma».

Strade diverse

Mondiale e Tour de l’Avenir presentano tante differenze, difficile che corridori adatti come fisionomia al percorso di Glasgow possano essere protagonisti poi in Francia. Le strade da percorrere quindi sono divise, obiettivi diversi e quindi preparazioni differenti. Quello che si è notato nelle ultime gare, Giro Next Gen su tutti, visto anche il cambio di regolamento per i corridori da schierare, è che non ci sia più spazio per distinguere tra under 23 e professionisti

«Forse – dice Amadori – gli unici due che possono correre mondiale e Avenir sono Romele e Busatto. Il percorso di Glasgow si addice molto ai nostri ragazzi, su tutti loro due, ma penso anche a De Pretto o Bruttomesso. Poi c’è anche da fare un paragone su chi verrà a giocarsi la gara delle altre nazionali. Segaert è a tutti gli effetti un professionista, basta vedere cosa ha fatto ai campionati nazionali, sia a crono che in linea. Kooij è un altro corridore che potremmo avere come avversario. E’ chiaro che davanti a scelte simili noi ci adegueremo, il confine tra under 23 e professionisti è ufficialmente caduto. Noi abbiamo dei ragazzi under 23, che corrono già con i professionisti, che possono essere utili alla causa. Per il mondiale ho in mente Buratti e Milesi, per l’Avenir Piganzoli». 

Parentesi Stelvio

Sulle strade del Giro Next Gen il cittì Amadori era presente, ed ha assistito in prima persona al disastro dello Stelvio. Un suo parere è d’obbligo in situazioni delicate come questa. 

«La prima cosa che mi viene da dire – spiega – è che bisogna voltare pagina. E’ stata un’esperienza negativa che è servita a far capire a tutti che bisogna essere professionali a 360 gradi. Si è trattata di una concausa di errori e altre cose superficiali, reputo i ragazzi come ultimi nella fila delle persone che hanno sbagliato. Prima viene chi li ha messi in quelle condizioni».

Amadori e l’Italia che cresce: mirino sull’Avenir

05.06.2023
5 min
Salva

Marino Amadori, cittì della nazionale under 23, non ha fatto in tempo a svuotare la valigia dopo l’Orlen Nations Grand Prix che è già il momento di rifarla. L’11 giugno partirà il Giro Next Gen e Amadori lo seguirà con attenzione, visti anche i bei risultati ottenuti di recente dai suoi ragazzi (in apertura alla presentazione della corsa in Polonia – foto PT photos). 

La voce del cittì lascia trasparire tanta felicità, d’altronde la trasferta il Polonia ha lasciato molta soddisfazione, sia in lui che nei ragazzi. 

Il secondo posto finale di Piganzoli è una grande soddisfazione per lui e tutta la nazionale (foto PT photos)
Il secondo posto finale di Piganzoli è una grande soddisfazione per lui e tutta la nazionale (foto PT photos)

Competitivi

Con la maglia azzurra si sono esaltate le qualità di Piganzoli, secondo nella classifica finale, e di Busatto, vincitore di una tappa. Ma Amadori ci tiene a sottolineare la prestazione di tutti, con un occhio anche a chi non è riuscito a partecipare. 

«Ho avuto a mia disposizione sei ragazzi, tutti molto forti – attacca Amadorivolevamo giocarci il risultato pieno e così è stato. Peccato per De Pretto che a causa di un malanno (febbre, ndr) non è riuscito a correre. Con la sua presenza la squadra sarebbe stata davvero al top. Ripeto: la volontà era quella di andare in Polonia e correre da protagonisti e così è stato. Il secondo posto finale di Piganzoli e la vittoria di tappa di Busatto sono state solamente la ciliegina sulla torta».

Le due punte per l’Italia di Amadori erano Piganzoli (in primo piano) e Pellizzari (dietro di lui) (foto PT photos)
Le due punte per l’Italia di Amadori erano Piganzoli (in primo piano) e Pellizzari (dietro di lui) (foto PT photos)

Due punte

I ragazzi designati a curare la classifica erano due: Piganzoli e Pellizzari. Quando si corre per vincere è giusto avere due frecce nel proprio arco, nel caso una delle due si “spezzi”. 

«Purtroppo – racconta il cittì – Pellizzari ha avuto un piccolo problema durante la seconda tappa. Sulla salita finale, a sette chilometri dall’arrivo gli è andata giù la sella ed abbiamo dovuto fare il cambio bici. A quel punto però la corsa era già esplosa, lui ha cercato di riportarsi sotto, ma trovava piccoli gruppetti sulla strada. Che sia arrivato in cima con meno di un minuto di ritardo fa capire quanto sia andato forte. Piganzoli si è trovato con la classifica sulle spalle e non ha sfigurato, anzi. Sono convinto che corse del genere, per ragazzi così giovani che già sono professionisti, servano tanto. Insegnano loro a vincere e mettersi in gioco. Ne parlavo proprio con Rossato e Zanatta, diesse delle rispettive squadre di Pellizzari e Piganzoli».

La crescita di Busatto, e degli altri ragazzi, nel 2023 lascia ben sperare per il futuro (foto PT photos)
La crescita di Busatto, e degli altri ragazzi, nel 2023 lascia ben sperare per il futuro (foto PT photos)

Il passo in più

Oltre alle due punte nella nazionale di Amadori erano presenti anche altri tre corridori: Busatto, Romele e Crescioli. Rispetto alla stagione scorsa si vede un progresso non indifferente, anche il cittì lo nota ed è pronto a dare il suo contributo. 

«Busatto – racconta Amadori – è un esempio del “gradino” salito tra il 2022 ed il 2023. L’anno scorso faceva grandi corse, ma gli mancava qualcosa per vincere. Quest’anno ha fatto tutto bene, i risultati lo dimostrano: ha imparato a vincere e direi che lo ha fatto nel migliore dei modi. La Liegi under 23 è stata un capolavoro. 

«Piganzoli stesso – continua – ogni anno mette un mattoncino in più. Lui ha le caratteristiche ideali per affermarsi come corridore da corse a tappe: va forte a cronometro e tiene bene sulle salite lunghe. Pellizzari uguale, al Tour of the Alps ha fatto vedere grandi cose e al Giro potrà essere uno dei protagonisti.

«Romele – chiude Amadori – si è messo in mostra ed anche lui ha ottenuto grandi prestazioni, a partire dalla vittoria al Liberazione. All’Orlen Nations Grand Prix ha provato a vincere una tappa e quando si è accorto di non riuscirci ha dato una grande mano ai suoi compagni. La sua azione ha permesso di eliminare il primo ed il secondo della classifica generale».

L’esempio di Zana e l’Avenir

Uno dei prossimi appuntamenti della nazionale under 23 sarà il Tour de l’Avenir. Anche se prima Amadori porterà i ragazzi nel consueto ritiro di Sestriere, nel mese di luglio. 

«Tutti questi esempi – ci tiene a concludere il cittì – mi riportano alla mente Zana. Nel 2021, al suo secondo anno in Bardiani, è venuto con me a fare l’Avenir ed è arrivato terzo. Penso che una corsa del genere sia stata uno step importante per la sua crescita e la consapevolezza nei propri mezzi.

«A proposito di Avenir – dice – posso dire che diventa il nostro obiettivo futuro. Sono 50 anni che non lo vinciamo (l’ultimo fu Baronchelli nel 1973, ndr). Abbiamo ottenuto sempre ottime prestazioni, ma mai il bottino pieno. Proprio per preparare al meglio questo appuntamento, ed i mondiali, porterò i ragazzi in ritiro al Sestriere. Dal 9 luglio al 6 agosto, naturalmente li farò ruotare a seconda degli impegni, dovrei avere con me tra i sei ed i dieci ragazzi per volta. Un primo gruppo verrà con me a fare una corsa a tappe in Francia, dal 28 al 31 luglio. Gli altri ragazzi passeranno dal Tour de Pologne: tra questi ci dovrebbero essere Buratti e Milesi».

Viaggio tra le alture italiane: Sestriere, Etna e San Pellegrino

16.05.2023
6 min
Salva

Tre alture, tre luoghi magnifici. L’Italia tra i suoi innumerevoli patrimoni naturalistici vanta anche posti come Sestriere, Etna e Passo San Pellegrino. Mete preziose per i ciclisti che si arrampicano su queste pendici per dormirci su durante i periodi di stacco tra una corsa e l’altra. Lassù gli atleti ci vanno per curare animo e corpo, da soli o con la squadra. 

Ci siamo affidati a tre allenatori, preparatori, tecnici… chiamateli come volete, che su queste alture ogni anno portano corridori a ricaricare le pile o a preparare eventi importanti. Marino Amadori per il Sestriere, Paolo Alberati per l’Etna e infine Paolo Slongo per il Passo San Pellegrino. Iniziamo questo nostro Giro d’Italia tra le altura da nord a sud del nostro stivale. 

Sestriere: meta azzurra

Oltre ad aver riempito pagine di storia ciclistica con tappe e arrivi epici, Sestriere ogni anno nel periodo estivo è meta di pellegrinaggio da parte di ciclisti e amatori. Il motivo? I suoi 2035 metri e l’alto numero di salite e strade ideali per i corridori. Quassù ogni anno il cittì Marino Amadori porta la sua nazionale U23 ad allenarsi in preparazione agli appuntamenti più importanti.

«L’ho imparato a conoscere – racconta Amadori – perché vado su con i ragazzi da circa dieci anni. E’ una località che si trova più in alto rispetto ad un Livigno, nel senso proprio che siamo sui 2000 metri. Le zone d’allenamento sono ottime, con questa doppia scalata dalla parte di Cesana, una di 10 km, una di 6 km e poi arrivi giù ai 1.000/1.200 m dove puoi lavorare tranquillamente al 100 per cento anche in pianura. Come clima si trova sempre un po’ di fresco prezioso perché ovviamente ci si va nei mesi estivi essendo sulle Alpi. 

«Ritengo che sia una bellissima zona – dice il cittì – c’è anche poco traffico. Per il cicloturismo è una zona che si presta molto. Ci si può spostare anche nella zona di Pinerolo, sul Colle delle Finestre per trovare anche dello sterrato. In cima ci sono solo degli alberghi e servizi. E’ ben attrezzata. Una cosa preziosa quando andiamo su noi è che non c’è una vita sociale così attiva e distrattiva per i ciclisti. La scelta di questi luoghi viene fatta anche per questi motivi. 

«Nel 2019 e nel 2021 – ricorda Amadori – abbiamo preparato il mondiale che abbiamo vinto con Baroncini, ma anche il Tour de l’Avenir di Aleotti e Zana. Questo è sintomo che si lavora bene e il Sestriere è un’ottima palestra naturale».

Etna: come non innamorarsi

Anno dopo anno abbiamo imparato a conoscere il Teide e i suoi innumerevoli pregi. Basta guardare i profili Instagram dei pro’ e si nota che questo luogo è una delle loro mete preferite. Non ultimo Evenepoel che è sceso da lassù per andare a vincere la Liegi-Bastogne-Liegi. Non tutti però sanno che un vulcano con quelle caratteristiche (e con qualcosa in più) ce lo abbiamo anche noi. Si chiama Etna. Mastodontico, affascinate e immerso nella magnifica Sicilia. Paolo Alberati ce lo ha raccontato…

«L’Etna è un luogo magico. Purtroppo – dice – non è mai stato preso in considerazione più di tanto dai ciclisti. Da corridore andavo anche io sulle alture classiche. Ma l’Etna è differente perché qui a marzo a differenza degli altri luoghi puoi venire a pedalare con temperature ideali. Si dorme a quota 2.000 metri e si può pedalare fino a 2.900 con una gravel o mtb. A queste altitudini, io da preparatore lo consiglio, si può andare su con una e-bike per ossigenarsi e non affaticare il fisico.

«Ad oggi abbiamo – spiega Alberati – attivi 7 versanti pedalabili, il più lungo è 21 chilometri mentre il più corto è di 14. Sul nostro sito è possibile vederli tutti e programmarsi un itinerario per farli anche tutti insieme. Per questo abbiamo anche istituito un brevetto che attesta quante di queste salite hai conquistato. La cosa che ci ha convinti a creare questo progetto è stata anche la sicurezza che queste strade offrono. L’asfalto è sempre rifatto e il traffico è ridotto.

«E’ un luogo ideale – conclude – oltre per il cicloturismo e per gli appassionati, anche per preparare grandi appuntamenti. Ha un vantaggio che, tanto per fare un paragone, il Teide non ha. É possibile infatti scendere al livello del mare e trovare la pianura per allenarsi al meglio. A Tenerife questo non è possibile farlo perché è un continuo sali e scendi. Tra i più recenti nomi che sono venuti quassù prima del Giro, posso dire Aurélien Paret-Peintre, oppure Oldani, Baroncini. Chi viene, torna sempre, come Cadel Evans che è un frequentatore. L’Etna è una montagna magnetica, in continuo mutamento la senti che borbotta e respira».

San Pellegrino: prima dei Giri

Un passo situato nel cuore delle Dolomiti immerso in un contesto naturale rigorosamente protetto dall’UNESCO. Il San Pellegrino lo abbiamo visto tutti almeno una volta in TV in una tappa del Giro d’Italia tra una salita e l’altra oppure con l’arrivo in grembo. Scopriamolo attraverso le parole di Paolo Slongo.

«Il Passo San Pellegrino – dice – lo conosco da sempre. Ho iniziato a frequentarlo con le squadre da quando ero in Liquigas perché era un nostro sponsor. Da aprile, maggio in poi si andava su, si faceva anche il ritiro di dicembre invernale con tutta la squadra. Come detto, non è distante da casa mia e per un allenatore è importante conoscere la “palestra” dove ci si allena. 

«Il San Pellegrino – spiega – ha tutto quello che serve. E’ in altura, ha molte strutture adibite ad accogliere i ciclisti e soprattutto è possibile scendere comodamente a valle per alternare i percorsi. E’ infatti un luogo ideale, per i velocisti o per preparare le cronometro. Allo stesso tempo si hanno le Dolomiti, ma anche i percorsi piatti e ondulati nelle valli che ti permettono di poter far tutto l’allenamento a 360 gradi. Mi ricordo che per questo motivo venivano spesso a prepararsi anche Sagan e Viviani. 

«Le strade – conclude Slongo – sono perfette. Oltre a esserci ciclabili, che magari noi professionisti non frequentiamo, ci si può muovere in tranquillità ovunque. C’è una cultura per la bicicletta totale e ti senti anche tutelato mentre pedali. A livello di salite c’è l’imbarazzo della scelta. Il San Pellegrino è nel cuore delle Dolomiti. Per esempio quando si scende a Canazei che sei a 30 chilometri dal Passo, ti trovi un bivio, dove puoi fare Marmolada, Pordoi o Sella e da lì poi si apre tutto uno scenario di itinerari infinito. Da Ivan Basso compreso in poi, tutte le vittorie dei grandi giri sono state preparate lassù. Con Vincenzo Nibali ci piaceva molto andare nel periodo estivo, come lui anche Aru, Landa e tanti altri. Diciamo che andare al San Pellegrino era una garanzia per preparare un appuntamento importante».

Giro Next Gen: otto tappe, una crono e lo Stelvio

03.05.2023
7 min
Salva

Si chiamerà Giro Next Gen, con il gusto di mettere l’inglese anche alle radici del ciclismo giovanile italiano. E’ il Giro d’Italia degli U23, assegnato dalla Federazione a RCS Sport in seguito al bando di fine marzo, grazie al quale il prossimo anno lo stesso gruppo organizzerà anche il Giro d’Italia Donne, sempre che questo mantenga il nome attuale. Un bando andato deserto, tranne appunto per la partecipazione di RCS, con relativo disappunto da parte di Infront.

Si correrà dall’11 al 18 giugno ed è stato presentato stamattina a Roma, alla presenza di Mauro Vegni e Paolo Bellino per RCS Sport, Cordiano Dagnoni per la FCI e il ministro dello sport Andrea Abodi.

Questa è l’altimetria generale del prossimo Giro d’Italia U23, ribatezzato Giro Next Gen
Questa è l’altimetria generale del prossimo Giro d’Italia U23, ribatezzato Giro Next Gen

Otto tappe al Nord

Il percorso è in linea con quanto fatto negli ultimi anni da Extra Giro, con 8 tappe, tutte concentrate in poche regioni: questa volta dal Piemonte al Friuli. Al disegno del percorso si è dedicato il gruppo di lavoro del Giro d’Italia nel tempo libero fra la Sanremo, il Giro di Sicilia e la partenza da Pescara, riuscendo anche ad ottenere lo slittamento di un giorno, in modo da occupare due domeniche anziché una soltanto. Alcuni contatti con Marco Selleri erano stati avviati perché si occupasse di una parte dell’organizzazione, poi tutto si è fermato.

«Quest’anno il Giro Next Gen si svolgerà interamente al Nord – ha detto Mauro Vegni – perché con solo otto tappe è impossibile toccare tutto lo Stivale. Nei prossimi anni pensiamo di sviluppare la corsa al Centro e al Sud in modo da portare all’interno di tutti i territori italiani, come già facciamo nelle corse professionistiche, questo evento di altissimo livello per la categoria. Il percorso offre chance a tutti, cronoman, velocisti, finisseurs e scalatori con la ciliegina sulla torta rappresentata dall’arrivo sul Passo dello Stelvio»

La tappa sullo Stelvio era stata già svelata, sia pure sotto traccia, il 19 aprile, nel corso di una conferenza stampa a Sondrio, in cui si raccontavano le iniziative turistiche per l’estate in Valtellina.

Alla presentazione, da sinistra, Mauro Vegni, il ministro Andrea Abodi, Cordiano Dagnoni e Paolo Bellino
Alla presentazione, da sinistra Vegni, il ministro Abodi, Dagnoni e Bellino

Prima il Piemonte

Si comincia con una cronometro ad Aglié, sulla distanza di 9,4 chilometri. Prova veloce e adatta agli specialisti, con lunghi tratti rettilinei raccordati da poche curve. L’unica piccola difficoltà è la rampa finale (4% di pendenza media) che conduce al Castello di Agliè.

La seconda tappa va da San Francesco al Campo a Cherasco, sulla distanza di 151 chilometri. Percorso pianeggiante nella prima parte e poi mosso fino all’arrivo. Si costeggia Torino, toccando Settimo Torinese e Chieri. Si prosegue poi verso sud fino alle colline dell’Albese e qui si scalano La Morra e Novello, prima di giungere al circuito finale di 18 chilometri (un solo giro) che tocca Narzole e il fondovalle del Tanaro. Nel 2010 sullo stesso arrivo Philippe Gilbert conquistò il Gran Piemonte.

Con la terza tappa si va in Lombardia, da Priocca a Magenta, per 146 chilometri. Toccherà ai velocisti mostrare i muscoli, dato il percorso quasi totalmente pianeggiante attraverso le provincie di Alessandria e Pavia. 

Sua maestà lo Stelvio

Della quarta tappa abbiamo fatto cenno: Morbegno-Passo dello Stelvio, 118 chilometri. Si rischia che il Giro finisca lassù: i 22 chilometri finali al 7 per cento di media, con i famosi 30 tornanti che hanno fatto la storia del ciclismo, potrebbero essere per gli U23 uno scalino davvero molto alto.

La tappa successiva, numero cinque da Cesano Maderno a Manerba del Garda misura 154 chilometri. E’ mossa e nervosa, specie nel finale sul Lago di Garda. I primi chilometri attraverseranno comuni milanesi con tutte le insidie del caso in termini di traffico, rotatorie e spartitraffico. Alle porte di Brescia, il gruppo scalerà Passo Tre Termini, la salita di Lumezzane e il Passo Sant’Eusebio, prima di scendere sul lago. Lungo la costa, potrebbe esserci spazio per qualche attacco.

Sesta tappa che parte dal trentino: da Pergine Valsugana a Povegliano, in provincia di Treviso, per 166 chilometri. In partenza subito il Valico della Fricca farà sudare gli uomini veloci, che avranno poi altri 150 chilometri fra discesa e pianura per riprendere fiato e farsi trovare pronti nei due giri del velocissimo circuito finale.

Tappone veneto

La settima e penultima tappa è definita il tappone, anche se le gambe e la classifica avranno ancora memoria dello Stelvio. Si parte dal Tempio del Canova a Possagno e si arriva a Pian di Cansiglio in 175 chilometri. Già dal via si inaugura un percorso di saliscendi che attraversano le zone del Prosecco da Valdobbiadene, Combai e Refrontolo. Dopo Vittorio Veneto, iniziano le salite di San Lorenzo, Passo San Boldo, Valmorel, Nevegal, il duro Malga Cate in Alpago e poi l’accesso a Pian del Cansiglio da Farra con i primi 4 chilometri al 12-13 per cento.

Si chiude in Friuli, con i 131 chilometri che uniscono la Tavagnacco di Enzo Cainero a Trieste. Si passa da Pagnacco, Buja, Tarcento, poi la zona dei vini di Nimis, Attimis, Faedis fino alla piana di Cividale. Da qui in avanti il percorso porta i segni della Grande Guerra, con il Monte San Michele e il sacrario di Redipuglia. La volata finale, se di gruppo o gruppetto, si giocherà davanti a Piazza Unità d’Italia e al Molo Audace.

L’opinione di Amadori

Qual che c’è da attendere ora è l’elenco delle squadre invitate. I gruppi sportivi hanno atteso finora l’annuncio del percorso, avendo comunque previsto di fermare gli atleti più adatti e di mandarli in altura per ricaricarsi e trovare la condizione. Sarà ancora una volta la sfida fra continental straniere e le italiane.

«Mi sembra un Giro bellino – commenta il cittì Amadori – che più dello scorso anno ha la crono, anche se corta. Per il resto, ci sono percorsi per tutti. Sarà nuovamente un’esperienza utile alla crescita dei ragazzi. Ieri peraltro hanno presentato anche il Tour de l’Avenir ed è durissimo, non si sono fatti mancare niente, con l’arrivo al Col de la Loze e anche una cronoscalata. Piuttosto notavo che durante il Giro ci sarà una prova di Nations Cup in Repubblica Ceca, chissà se dall’estero arriveranno tutti i più forti o qualcuno andrà là. Sia quella prova, che la precedente in Polonia servono per qualificare un uomo in più per il mondiale. Noi andremo in Polonia e, se dovesse servire, durante il Giro potrei portare alla Corsa della Pace i giovani che non fanno il Giro o qualche professionista».

Insomma, ora che le carte sono sul tavolo, si può cominciare a lavorare. Sul fronte della logistica non dovrebbero esserci dubbi che RCS saprà mettere in campo le strutture e il personale che da sabato gireranno l’Italia per tre settimane.

Pinazzi, da una nazionale all’altra con più esperienza

12.04.2023
5 min
Salva

Da una maglia azzurra all’altra, dalla strada alla pista. Mattia Pinazzi sta vivendo un momento intenso della sua stagione attraverso una serie di appuntamenti internazionali. Finora è andato a corrente alternata ma nelle ultime settimane ha raccolto qualche certezza in più per il suo futuro.

E’ appena rientrato dalla Francia dove ha disputato il Circuit des Ardennes con la nazionale guidata da Scirea, ma da ieri fino a venerdì il focus del 22enne parmense dell’Arvedi Cycling (in apertura foto Artioli) sarà incentrato a Montichiari per preparare la terza ed ultima prova di Nations Cup a Milton dal 20 al 23 aprile. La trasferta canadese sarà l’occasione giusta per Pinazzi per rifarsi di un piccolo inghippo burocratico dei mesi scorsi. Ma anche di guardare alle prossime gare con più cognizione di causa, senza tanti proclami.

Pinazzi agli europei di Grenchen ha disputato lo scratch, ma non aveva la giusta condizione
Pinazzi agli europei di Grenchen ha disputato lo scratch, ma non aveva la giusta condizione
Mattia partiamo con le ultime corse al Nord con la nazionale. Come sono andate?

Non male direi anche se forse il bilancio poteva essere migliore. Ho fatto la Gand-Wevelgem a fine marzo e sono soddisfatto della mia prova nonostante il brutto tempo. Ho centrato la fuga di giornata e con me c’era anche Oioli. Ci hanno ripresi a 30 chilometri dall’arrivo quando abbiamo affrontato il primo passaggio sul Kemmelberg. Lì è ripartita una decina di uomini che poi si è giocata la vittoria. Peccato ma sono contento lo stesso perché poco dopo la partenza il gruppo si era rotto per i ventagli ed io avevo tenuto gli occhi ben aperti restando nel drappello di testa. Lassù spesso capita che la tattica salti subito.

Sulle Ardenne invece è stato un po’ diverso.

Sì, decisamente. Sono partito che ero influenzato sapendo che erano quattro tappe dure, forse più del previsto. Sicuramente poco adatte a me, ma era giusto che mi confrontassi su percorsi e concorrenza così difficili. Le prime due frazioni le ho chiuse in gruppo anche se nella seconda sono caduto e ne ho un po’ risentito. Nella terza tappa invece c’erano delle salite lunghe, non più strappi. Ho tenuto duro finché ho potuto poi sono saltato. Mi sono fermato dopo aver dato tutto e probabilmente sarei arrivato fuori tempo massimo.

Ti hanno insegnato qualcosa queste due gare con la nazionale?

Ho capito che in corse di questa portata, in cui prima pensavo di non arrivare, posso invece combinare qualcosa se stringo i denti. Credo che sforzi del genere possano dare qualche consapevolezza in più nei propri mezzi. Certamente le prossime gare le affronterò con un piglio diverso e con tanta esperienza in più.

Che differenza c’è tra le nostre corse e quelle al Nord?

Posso dirvi che intanto la noti appena parti. Si va molto più forte e ti ritrovi in fila indiana in fretta. E’ una mentalità diversa. Qui in Italia la gara la fanno sempre le solite 3-4 squadre e devi cercare di infilarti in mezzo a loro per fare risultato. Però va bene così, correre lassù è importante perché ti aiuta a migliorare.

Pinazzi con la maglia azzurra finora ha corso Vuelta a San Juan, Gand-Wevelgem U23 e Circuits des Ardennes
Pinazzi con la maglia azzurra finora ha corso Vuelta a San Juan, Gand-Wevelgem U23 e Circuits des Ardennes
Ora torni in pista con che condizione?

Buona dal punto di vista morale, in ripresa dal punto di vista fisico. Ero rimasto deluso per il risultato dell’europeo, quel giorno ho sentito subito che non c’ero. Non so perché. E poi mi era dispiaciuto non aver corso le prove di Giacarta e Il Cairo per il problema del passaporto. Responsabilità mia, ma Marco (il cittì Villa, ndr) mi ha comunque dato una motivazione giusta, spronandomi a correre più su strada in quel periodo per farmi trovare pronto per il Canada. Vado con la volontà di fare risultato e punti per la nazionale e di ripagare la fiducia di Villa dopo quel mio errore.

A metà marzo correndo su strada avevi rispettato le indicazioni di Villa riuscendo a centrare una vittoria al GP Giacobazzi davanti ad Amadori. Ci hai pensato che avevi fatto contenti i tuoi due cittì?

Ci ho fatto caso, ma diciamo che ho fatto il mio dovere, anche se Marino era stato sorpreso di avermi trovato lì. Quel giorno a Nonantola mi sentivo bene, ma prima di quella corsa c’era sempre stato qualcosa che era andato storto. Sono stato tranquillo in gruppo perché sapevo che si poteva arrivare allo sprint. La squadra è stata perfetta lasciandomi ai 200 metri. Ero doppiamente contento perché la volata me l’ha tirata Michael Cattani, che è parmense come me. Quella vittoria ci voleva sia per me che per la mia squadra, ce la meritavamo.

Pinazzi, qui col diesse con Gaetano Zanetti, vuole regalare nuovi successi alla Arvedi Cycling
Pinazzi, qui col diesse con Gaetano Zanetti, vuole regalare nuovi successi alla Arvedi Cycling
Il tuo calendario cosa prevede?

Appena rientrerò da Milton sarò a Roma per il Gran Premio Liberazione. Poi il 30 aprile correrò la Vicenza-Bionde con l’obiettivo di bissare il successo dell’anno scorso. Il giorno dopo sarò a Cremona per il Circuito del Porto, dove un anno fa ero stato beffato al fotofinish. Per noi dell’Arvedi è la gara di casa e vorremmo fare un bel regalo alla società e allo sponsor. Non voglio guardare troppo in là perché voglio concentrarmi sulle corse poco per volta.

Quindi Mattia Pinazzi ai mondiali di Glasgow non ci sta pensando?

No, ovvio che un pensiero ce lo fai sempre. Ovvio che vorrei correrli. Dipende però da tante cose. Se riuscirò a fare una buona stagione su strada e se in pista riuscirò a ritagliarmi un piccolo spazio, credo che si possano fare bene entrambe le discipline. Il fatto che siano nello stesso posto agevolerebbe tutto. Vedremo come arriverò ad agosto. Ora so che devo lavorare tanto.