In gara sempre al top? Il dietro motore fa la differenza

01.03.2023
6 min
Salva

Non puoi presentarti in gara senza essere al massimo. Come abbiamo scritto qualche giorno fa parlando con Paolo Artuso, questa esigenza di massima condizione ha fatto sì che si corra meno e si calibrino al meglio le competizioni. Una volta si andava in gara per rifinire la condizione, ora non è più possibile. E allora come si fa ad essere brillanti? Quanto incide il vecchio dietro motore?

Andrea Fusaz, preparatore del CFT, che tra i tanti corridori segue anche Jonathan Milan il quale è anche un pistard, di dietro motore se ne intende. Questa pratica è del tutto parte integrante della preparazione. Oggi lo è, forse, più che mai.

Andrea Fusaz, preparatore del Cycling Team Friuli
Andrea Fusaz, preparatore del Cycling Team Friuli
Andrea, il dietro motore incide di più che in passato, visto che non si può più andare alle corse per fare ritmo a quanto pare?

Sicuramente è fondamentale per fare il ritmo gara. Il colpo di pedale è molto più simile appunto a quello della gara. Invece di metterti ad una potenza costante, che è quella che solitamente si eroga andando via regolarmente, dovendo seguire una moto che ha una sua scia ci sono un sacco più di variazioni di potenza e un sacco di variazioni di velocità. Oscillazioni che altrimenti non ci sarebbero. E sono queste che ti fanno prendere il classico colpo di pedale da gara.

Quindi, tra virgolette, il dietro motore è un po’ il sostituto della corsa? Almeno quello della corsa che serviva per rifinire?

Direi di sì, prima limavi la preparazione semplicemente andando alle corse, magari stando in scia nei finali di gara dove si spingeva forte. Nel ciclismo attuale non c’è spazio per questo tipo di lavoro, visto quanto si va forte nel complesso, perciò si tende a fare il dietro motore appunto.

Quante volte si fa a settimana?

In prossimità delle gare, soprattutto per i velocisti, almeno un paio di volte. Due sessioni alla settimana sono un buon punto di partenza, ma si può arrivare anche a tre. Ma già due è la quantità giusta di stimolo per avere dei risultati, in quel paio di settimane che precedono la gara.

In una sorta di telemetria, anche il coach sullo scooter può osservare i dati espressi dal corridore a ruota
In una sorta di telemetria, anche il coach sullo scooter può osservare i dati espressi dal corridore a ruota
Si fa un allenamento specifico o si va regolari? O meglio, una volta il dietro motore si faceva il venerdì (correndo la domenica) oppure nell’ultima ora della distanza…

Dipende dall’obiettivo che vuoi raggiungere. Se vuoi semplicemente velocizzare e fare un lavoro neuromuscolare per cui abituare il corridore ad avere un colpo di pedale diverso, più pronto, si può fare anche a inizio allenamento o nella fase centrale. Magari si possono inserire delle progressioni ad intensità più alte. In questo modo si va a stimolare anche il metabolismo. Ed è diverso dal dietro motore che si fa a fine distanza, per velocizzare o sciogliere un po’. Lì sei semplicemente dietro moto, ti metti a ruota e la moto ti porta a casa dopo le cinque o sei ore. Oppure spingendo un po’ di più vai a simulare il finale di corsa con la gamba che gira più veloce. Dipende dalle finalità che hai.

Andrea, hai parlato del velocista, se invece c’è in ballo uno scalatore? Ha senso fare del dietro motore in salita?

Sì, ha senso. Ci sono degli allenamenti impegnativi che vanno a simulare le intensità di gara. E’ utile per i ragazzi avere un riferimento davanti, che poi è quello che ti fa fare il famoso ritmo. Chiaramente in quel caso bisogna che sul manubrio della moto, l’allenatore abbia un riferimento della potenza che sta sviluppando l’atleta. In questo modo gestisce la potenza come se fosse in gara.

Davide Martinelli dietro suo padre Giuseppe in una foto di qualche anno fa. Il rullo evita il contatto fra bici e scooter (foto Instagram)
Davide Martinelli dietro suo padre Giuseppe in una foto di qualche anno fa. Il rullo evita il contatto fra bici e scooter (foto Instagram)
Abbiamo parlato di scalatori, di velocisti e tu segui anche Jonathan Milan che è anche un pistard, con lui è diverso ancora?

Con lui bisogna stare attenti alla scelta della moto, perché se è un motorino si rischia che non sia sufficiente! Scherzi a parte, Jonathan, essendo comunque un passista veloce, tende ad essere molto veloce di suo. Ma anche in questo caso dipende dagli obiettivi che deve perseguire. Può fare dietro motore per velocizzare un po’ la gamba o per affinare la preparazione magari inserendo degli sprint.

Tu che li hai seguiti entrambi, c’è tanta differenza di velocità fra uno scalatore piccolo come Matteo Fabbro e un passista veloce e grosso come Milan?

Non tantissima, anche perché poi fanno lavori diversi dietro la moto. Jonathan, per esempio, faceva delle volate partendo da dietro la moto e uscendo di scia, mentre Matteo non le faceva. In realtà poi quando si fa dietro motore cerchi di fare un ritmo che può essere quello che fanno in gara ed è la velocità che comanda (55, 60, 65 chilometri orari, ndr), quindi è chiaro che guardando i file a fine seduta, anche a seconda di che moto stai usando (più o meno grande, ndr) cambiano i wattaggi tra gli atleti.

Chiaro, è un po’ il discorso di Evevepoel a crono…

Matteo, per esempio, era talmente piccolo e talmente sottile a livello aerodinamico, che dietro la moto era molto, molto efficiente. Ed anche se non aveva una grande potenza, dietro la moto a certe velocità ci stava “comodo”. Jonathan invece magari doveva fare molti più watt per stare alla stessa velocità. Però aveva una potenza tale per cui comunque non veniva infastidito troppo dall’alta velocità stessa.

Una curva ad U, il gruppetto che scappa davanti, un rilancio… Sono questi i momenti in cui serve il ritmo gara
Una curva ad U, il gruppetto che scappa davanti, un rilancio… Sono questi i momenti in cui serve il ritmo gara
Quanto conta la sensibilità nell’accelerare e fare certi ritmi da parte del pilota, in questo caso del preparatore?

Abbastanza ed è importante avere i dati dell’atleta sott’occhio. Non è facile gestire la potenza della moto, perché comunque devi prestare attenzione alla velocità più che alla manetta del gas. E’ un adattamento continuo. Per esempio, se c’è una leggera salita bisogna mantenere la velocità all’inizio per farla scendere appena un po’ poco alla volta. Devi fare un po’ come se fossi in bici, come se il motore del mezzo fossero le tue gambe. Non è facile riuscire a interpretare questo allenamento, specie se si fanno percorsi ondulati. Saper interpretare bene il percorso è veramente molto importante per realizzare l’allenamento che sulla carta volevi fare.

Appunto, accelerate troppo brusche e umanamente oltre i limiti fisici, rovinano l’allenamento. Senza contare che poi c’è anche una questione di sicurezza, come anche suonare il clacson per evitare buche o auto…

E infatti quando devi fare questi lavori cerchi strade poco trafficate, che ti permettano di non disturbare troppo gli altri e di stare in sicurezza.

Una volta il dietro motore si faceva anche con la macchina, oggi quasi non si usa più. E’ così?

Attualmente con la macchina non si fa più. Ormai con il livello aerodinamico che si è raggiunto ci sarebbero velocità in ballo eccessive, dai 60-70 all’ora in su. Non avrebbe senso e sarebbe troppo pericoloso.