Davide Piganzoli rientra dal Giro di Ungheria con una top 10 in classifica generale. Un risultato che arriva in una corsa da tempo molto gettonata tra i giovani corridori. Non dimenticando, tuttavia, che il livello in corsa è davvero molto alto, tra i partecipanti quest’anno c’era anche Bernal. Il corridore della Eolo-Kometa, classe 2002, è alla prima stagione tra i grandi.
«Sto bene – attacca Piganzoli – sono tornato dall’Ungheria da qualche giorno e mi sto godendo il Giro. Ora mi alleno per qualche giorno a casa e poi partirò insieme a Marino (Amadori, ndr) per l’Orlen Nation Grand Prix in Polonia».


Un piccolo stop
Il valtellinese non correva da un mese, dal GP Indurain, una caduta lo aveva messo fuori gioco. Il Giro di Ungheria era la sua prima gara dopo un periodo di recupero, il risultato è positivo, ed ha lasciato nell’animo di Piganzoli tanto buon umore.
«Dopo la caduta in Spagna – riprende – mi sono allenato poco, ma quando mi sono ripreso sono riuscito a farlo nel migliore dei modi. Avevo qualche dubbio sulla mia condizione prima di correre, d’altronde mancavo dalle gare da un mese. I primi due giorni ho pensato a salvare la pelle, le squadre dei velocisti la facevano da padrone. I corridori presenti erano tutti di primo livello, basti pensare che degli sprinter presenti molti faranno il Tour de France. Nella seconda tappa sono finito a terra, per fortuna non ho subito infortuni particolari e mi sono rimesso in bici subito. Rientrando anche in gruppo prima dell’arrivo, così da non perdere secondi preziosi».


Accanto ai campioni
Il Giro di Ungheria rappresentava per Piganzoli la terza corsa a tappe della stagione. La prima è stata l’Istrian Spring Trophy, poi è arrivata la Settimana Internazionale Coppi e Bartali e infine l’Ungheria. Un crescendo di difficoltà, sia di percorsi che di avversari.
«Effettivamente – racconta – trovarsi a correre accanto a Hirschi e Bernal fa uno strano effetto. Soprattutto se considerate che Egan lo guardavo vincere il Giro ed il Tour, nelle tappe ungheresi, invece, ero pronto a stargli a ruota. Ho avuto anche modo di parlare con lui, prima del via della terza tappa. Nelle due frazioni precedenti siamo caduti entrambi e scherzavamo sui vari bendaggi.
«Nella terza e quarta tappa i ritmi si sono alzati – dice Piganzoli – complice il percorso più duro. Devo ammettere che mi sono sentito bene, anche se quando i pezzi forti scattavano un po’ ne risentivo. Ma stiamo lavorando per migliorare anche questo aspetto, d’altronde sono solamente pochi mesi che sono professionista».


La top 10 finale
La classifica generale del Giro di Ungheria si è disegnata nella quarta frazione. Che si è rivelata anche l’ultima vista la neutralizzazione della quinta a causa del maltempo. L’arrivo di Dobogoko era in salita e per di più dopo 200 chilometri. Un ulteriore banco di prova per Piganzoli, che però ha risposto bene.
«Quella tappa mi ha fatto entrare nella top 10 finale – racconta soddisfatto – visto che mi sono piazzato nono sull’arrivo. E’ stata una frazione davvero difficile, sia per la distanza (206 chilometri, ndr) sia per l’arrivo in salita. Un’ascesa non difficile ma di una decina di chilometri alla quale si arrivava dopo uno strappo di cinque minuti fatto a tutta. Una grande differenza rispetto allo scorso anno è il fatto che anche ai piedi della salita si arriva a cannone. La lotta per le migliori posizioni è serratissima.
«Il gruppo – ricorda – si è ridotto fino a venticinque corridori ed io sono riuscito a rimanere sempre tra i primi. Mi è capitato più volte di sentire mal di gambe, l’anno scorso forse avrei mollato, ma quest’anno no. Fa tutto parte dell’apprendimento, diciamo che c’è uno stimolo particolare nel fare sempre di più. Un’altra cosa che posso dire è che la distanza si fa sentire, un conto è fare una salita dopo tre ore di corsa, un altro è farla dopo quattro ore e mezza».


Prossimi impegni
Piganzoli, come detto all’inizio, ora si prepara per correre con la nazionale under 23 in Polonia. Ma quali saranno i suoi prossimi impegni con i professionisti, e come si preparerà? Il valtellinese, come raccontato dallo stesso Ivan Basso, non ha mai fatto ritiri in altura da under 23, quest’anno sono in programma?
«A livello di preparazione – chiude – rispetto allo scorso anno non è cambiato molto, il metodo usato ha funzionato prima e va bene anche ora. I ritiri in altura non li ho ancora inseriti, complice anche la caduta che mi ha fatto rimanere fermo per un po’. Ora correrò in Polonia, poi dovrei fare il Giro di Slovenia e quello d’Austria. A luglio, probabilmente, inserirò il primo ritiro in altura, in quel mese dovrei essere più tranquillo a livello di calendario».