Smaltite le ultime fatiche del Giro d’Italia, Damiano Caruso si è fermato per un po’ ed ha recuperato in vista dei prossimi impegni. Il corridore siciliano ora si trova con i propri compagni di squadra a Livigno, in altura si allena e prepara la seconda parte di stagione. Intanto i ragazzi del Team Bahrain Victorious seguono le fatiche dei compagni impegnati al Tour de France.
«Oggi (domenica, ndr) Mohoric ci ha provato – dice Caruso – ha fatto una bella tappa, alla fine ha vinto uno scalatore vero: Woods. Michelino (Landa, ndr) ha preso un’altra batosta, forse gli conviene azzerare tutto e provare a vincere una tappa. Quest’anno sto vivendo un Tour da appassionato, non l’ho studiato molto, mi metto davanti allo schermo e dico: “Vediamo cosa c’è oggi”. Però una tappa me la ricordo, quella del Col de la Loze, con arrivo a Courchevel. Lì Mikel lo vedo bene».
Landa domenica sul traguardo di Puy de Dome ha pagato 3 minuti a Pogacar e Vingegaard ora il distacco in classifica è di 9’09”Landa domenica sul traguardo di Puy de Dome ha pagato 3 minuti a Pogacar e Vingegaard ora il distacco in classifica è di 9’09”
Ritorno a scuola
Damiano Caruso, però, prima di attraversare lo Stivale in direzione Livigno, si è reso protagonista di un bel gesto nella sua Ragusa. Il siciliano è tornato tra i banchi di scuola, per affiancare un ragazzo al suo esame di terza media. Il motivo? Il protagonista di questa tesina era Caruso stesso.
«In quella scuola, l’Istituto Comprensivo Vann’Antò di Ragusa – racconta Caruso – mi ero diplomato anche io, ormai 20 anni fa. Un mesetto fa mi ha contattato un professore chiedendomi se avessi voluto presenziare all’esame di questo ragazzo che aveva scelto me come protagonista del suo esame. Il professore stesso è un appassionato di ciclismo e, nel momento in cui questo ragazzo ha voluto fare una tesina sullo sport, è venuto fuori il mio nome. Sono uno dei pochi corridori che è rimasto a vivere nella città dove è nato e questo mi ha reso lo sportivo di riferimento. Quando mi è stata comunicata la scelta del ragazzo, presenziare al suo esame mi è sembrato bello».
Caruso durante la discussione della tesina insieme al ragazzo ed al professore che li ha messi in contattoCaruso durante la discussione della tesina insieme al ragazzo ed al professore che li ha messi in contatto
Com’è stato vedersi raccontato in un contesto così?
Parecchio emozionante, devo ammetterlo. Il ragazzo ha raccontato la mia carriera collegandola alle materie di studio. Per esempio con geografia ha unito le mie sei partecipazioni al Tour de France. Personalmente è stato un momento particolare, quando un ragazzo sceglie te come riferimento positivo è bello. Non tanto per me, ma per il fatto di scegliere uno sportivo, uno stile di vita sano, fatto di sacrifici e passione.
Ti ha fatto qualche domanda?
Era molto curioso sul mio stile di vita, mi ha chiesto come gestisco l’alimentazione e in che modo mi alleno. Ha voluto sapere quanti chilometri faccio in un anno, siamo passati anche alle domande in inglese. Alla fine la mia carriera è stata un filo rosso all’interno del suo esame, non ho potuto far altro che ringraziarlo per avermi scelto. Gli ho anche fatto una promessa.
Il quarto posto al Giro d’Italia ha lasciato il sorriso e tanta soddisfazione nel sicilianoIl quarto posto al Giro d’Italia ha lasciato il sorriso e tanta soddisfazione nel siciliano
Quale?
A fine stagione cercherò di contattarlo nuovamente e magari faremo una pedalata insieme. Ci siamo salutati così, con i complimenti da parte mia ed un sincero ringraziamento.
Quindi il ragazzo va in bici?
No, la cosa bella è proprio questa. Ha scelto me nonostante lui non vada in bici. Per me è stato un motivo di riflessione e di “vanto” perché il ragazzo ha scelto una figura sana e professionale. Nella mia carriera ho sempre pensato che lavoro, sacrificio e dedizione valgono per la vita di tutti i giorni. Non è una scelta facile che porta al risultato, ma tutto arriva dopo un lungo lavoro.
La Bahrain si trova a Livigno, per preparare la seconda parte di stagioneChilometri e tanto dislivello sulle strade della Valtellina per arrivare pronti ai prossimi impegniLa Bahrain si trova a Livigno, per preparare la seconda parte di stagioneChilometri e tanto dislivello sulle strade della Valtellina per arrivare pronti ai prossimi impegni
A proposito di lavoro, tu ora stai preparando la seconda parte di stagione, come procede?
Dopo il Giro mi sono fermato per un mese, non ne sono uscito troppo stanco, infatti dopo una settimana senza bici sono tornato a pedalare. La cosa importante era mantenere un filo di condizione per arrivare a questo ritiro in buona forma. Il 21 torniamo a casa e poi partirò per il Tour de Pologne, la Vuelta a Burgos ed infine la Vuelta Espana.
Fare due grandi corse a tappe era in programma fin da inizio stagione?
Ne avevamo parlato con la squadra fin dall’inverno. Come corridore riesco ad esprimermi al meglio nelle corse a tappe. Ad aprile e maggio ho fatto terzo al Romandia e poi quarto al Giro, quindi abbiamo avuto la conferma di ciò. Ora lavoriamo per avere un secondo picco di forma e andremo alla Vuelta, ma lo dico subito: non curerò la classifica. Punterò a qualche tappa, alla mia età è difficile curare la classifica in due grandi Giri.
Alla presentazione del Tour de France si è ricordato ancora Gino Mader, una ferita ancora aperta nei cuori dei suoi compagni di squadraAlla presentazione del Tour de France si è ricordato ancora Gino Mader, una ferita ancora aperta nei cuori dei suoi compagni di squadra
Sarai in supporto a qualcuno?
Difficile dirlo prima che finisca il Tour, magari Landa virerà sulla Vuelta, ma non possiamo ancora dirlo. Oppure i leader saranno Tiberi e Buitrago. Fa male dirlo: anche Mader avrebbe potuto curare la classifica…
Com’è stato ripartire dopo quella tragedia?
La botta morale è stata profonda, noi corridori siamo abituati a salutarci e rivederci dopo settimane o mesi. Il cervello fa fatica a realizzare che Gino non lo vedrò mai più. Anche ora che siamo in ritiro la mia mente dice: «Non c’è perché sta correndo da qualche parte». Poi però quando sei fermo realizzi e rischi di impazzire. Anche semplicemente leggere la dedica sulla maglia mi fa venire un magone incredibile. E’ triste, ma il fatto che non ci sia più è da accettare.
Una telefonata ad agosto. E' Cavendish. Vuole riprovare una Specialized. Mondini gliela manda. E' iniziato tutto così. E su una Tarmac è tornata la vittoria
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Una vera e propria “palestra a cielo aperto“ per la bici. Immerso nel cuore delle Alpi a 1.816 metri si trova Livigno. Il luogo dove in estate il ciclismo in ogni sua declinazione gode di una vera e propria egemonia, dove le uniche priorità sono quelle del benessere e dello sport.
La rinomata località valtellinese rappresenta la meta ideale per tutti gli amanti delle due ruote. Da chi la sceglie per passare una vacanza in relax con la propria famiglia presso la vasta rete di Bike Hotel. A chi, come spesso capita ai professionisti, ci arriva per preparasi al meglio respirando l’aria dell’altura in vista di un grande Giro.
A Livigno ogni disciplina trova il suo habitat ideale, dalla MTB, al gravel, al downhill, insomma qualsiasi mezzo che abbia due pedali e due ruote è di casa. Infinite possibilità di divertimento accessibili a tutti tra servizi e attività per grandi e piccini.
Panorami mozzafiato immersi nella natura della ValtellinaPanorami mozzafiato immersi nella natura della Valtellina
Pedala ovunque
La bike area di Livigno comprende circa 3.200 chilometri di percorsi mappati GPS. Un ecosistema di sentieri e tracciati per conquistare questo territorio a suon di pedalate. Per una gita in sella adatta a tutti, la soluzione ideale è la pista ciclabile che, con i suoi 17 chilometri, segue tutta la lunghezza della valle, partendo in zona Lago e arrivando fino alla Forcola. Durante il percorso è possibile concedersi un po’ di relax sostando in uno dei numerosi parchi giochi e nelle zone verdi, ma anche fermarsi in una delle aree attrezzate per concedersi un picnic, o ancora scattare una foto ricordo con il Selfie Frame, una moderna scultura che rappresenta la bellezza della località.
Invece, per coloro che desiderano scoprire il territorio livignasco, senza però fare troppa fatica, la soluzione ideale è l’e-bike. Tra i molti tracciati presenti sul territorio, i tre migliori per questa tipologia di biciclette sono il Larix Park, di circa 12 chilometri, il percorso di 17 chilometri della Val Federia e i Laghi di Cancano. Le bici elettriche non sono apprezzate solo per le escursioni in mezzo alla natura, ma anche un mezzo di trasporto molto amato a Livigno, che ha predisposto in tutto il paese le colonnine Repower per la ricarica simultanea e veloce delle bici elettriche.
Allenarsi e dormire a questa quota aiuta il corpo a ossigenarsi al meglioAllenarsi e dormire a questa quota aiuta il corpo a ossigenarsi al meglio
Non solo bici da strada
Per gli stradisti, Livigno e l’altura sono due sinonimi. Lassù il ciclismo su ruote strette si trova in un contesto perfetto per godersi del tempo e allenarsi, ossigenando al meglio il corpo. L’estate è il momento ideale per soggiornare presso i Bike Hotel della zona e ricaricare le pile in vista di appuntamenti importanti.
Livigno però non è solo agonismo. E’ un’ottima meta per macinare chilometri e scoprire le bellezze di questo territorio. Da qui infatti si può partire o arrivare, per vivere l’indimenticabile esperienza di pedalare su alcuni dei passi alpini che hanno fatto la storia del ciclismo: lo Stelvio, il Bernina, il Gavia, il Mortirolo, il Foscagno e il Maloja. Un vero e proprio paradiso per i ciclisti che possono scegliere tra numerosi percorsi leggendari.
Anche i più piccoli possono divertirsi in sicurezzaIstruttori certificati sono pronti a insegnare ai piccini la tecnica e le basi della biciAnche i più piccoli possono divertirsi in sicurezzaIstruttori certificati sono pronti a insegnare ai piccini la tecnica e le basi della bici
Adrenalina in sicurezza
Per prendere confidenza con le MTB o migliorare la propria tecnica, Il Bike Skill Center offre agli ospiti di tutte le età, la possibilità di sfruttare i consigli degli istruttori qualificati per vivere la miglior esperienza in bicicletta in base alle proprie esigenze e livello di preparazione. Il centro propone anche alcuni percorsi da affrontare in autonomia, escursioni programmate con le guide o diverse opzioni per scoprire il territorio pedalando: mountain bike, enduro, cross-country, flow-country, downhill, e-bike e road-bike.
Per gli amanti del downhill e freeride invece, la scelta perfetta è sicuramente il Bikepark Mottolino Fun Mountain. Realizzato nel 2005, offre 14 sentieri suddivisi in tre livelli di difficoltà: Sentieri Blu adatti ai principianti; Sentieri Rossi, sia per chi vuole una pista scorrevole, che per chi preferisce uno stile di riding tecnico e dinamico; Sentieri Neri, pensati per il divertimento degli appassionati di downhill. All’interno del bike park sono presenti anche strutture per garantire la giusta dose di adrenalina sia a principianti che esperti: un’area Jump dedicata ai salti in sequenza su terra battuta, un’area North shore nel bosco con ponti sospesi e passerelle in legno, una linea Slopestyle interamente dedicata ai rider pro, quattro Drop per testare le proprie capacità e un maxi-gonfiabile per approfondire le evoluzioni aeree.
Infine, grazie al Bike Pass Livigno, una tessera giornaliera o plurigiornaliera, gli appassionati potranno accedere a tutti gli impianti di risalita dotati di trasporto MTB di Mottolino, Carosello e Sitas, risalendo liberamente in quota su entrambi i versanti e divertendosi senza limiti sui numerosi percorsi tracciati e mappati.
Gli impianti di risalita sono accessibili e predisposti per le biciI bike park sono il luogo ideale dove sfogare la propria voglia di adrenalinaGli impianti di risalita sono accessibili e predisposti per le biciI bike park sono il luogo ideale dove sfogare la propria voglia di adrenalina
Attività uniche
Il 24 giugno sono stati aperti il Mountain Park Carosello 3000 e la Mountain Area SITAS, entrambi progettati per essere accessibili da ogni tipo di biker. Sui loro 50 chilometri di percorsi flow, sia i principianti che i biker esperti, ma anche le famiglie, possono divertirsi e sfogare la propria adrenalina, mentre i percorsi di enduro daranno ai più esperti la possibilità di svolgere un riding più naturale e tecnico. Nel Mountain Park SITAS si trova anche una Bike Academy, pensata per l’apprendimento della tecnica in MTB con un percorso di circa cinque chilometri che integra otto aree di esercizi, adatti a prepararsi per affrontare qualsiasi tipo di percorso montano in sella alla propria bicicletta.
Da venerdì 21 a domenica 23 luglio sarà inoltre possibile partecipare in mountain bike ai Great Days, l’evento unico sui sentieri della Montagna Carosello 3000. Nel programma della V° edizione troviamo: la divertente caccia al tesoro a squadre Tutti Frutti Challenge, l’adrenalinica top to bottom Tk Avalanche e bike tours. Il tutto intervallato da falò, BBQ nel bosco, live music e tanti momenti di divertimento dove incontrare nuovi amici con la passione per la MTB. La partecipazione all’evento è gratuita, basta essere in possesso di un Bikepass.
Per rimanere aggiornati su ogni evento o attività è possibile scaricare gratuitamente l’app My Livigno. Un’applicazione dove è possibile trovare tutte le informazioni aggiornate per la propria vacanza a Livigno: itinerari, tracce gps, rifugi, ristoranti e orari tutto a portata di un click.
In che modo il quartetto si avvicina alle convocazioni olimpiche. Ce lo racconta Michele Scartezzini. Si lavora sodo e si parla poco. Lo stress è tanto
La stagione di Capecchi va avanti in un continuo cambiare dei programmi. Come mai non è più nelle grazie del team? Lui dice poco, perché non sa cosa dire
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L’ultima volta era in partenza per l’Amstel. Avevamo sentito Matteo Sobrero alla vigilia della campagna delle Ardenne, punto di passaggio sulla strada del Giro d’Italia. Aveva spiegato che dopo la Liegi si sarebbe fermato a casa e non in altura, perché quelle due settimane gli sarebbero servite soprattutto per recuperare. Invece, arrivati a Pescara, abbiamo realizzato che Matteo il Giro non lo avrebbe fatto. Il suo allenatore Pinotti ha parlato di scelta condivisa, poi la corsa rosa è partita portando con sé ogni altra considerazione. Dov’è finito Sobrero?
«Mi ricordo di quell’intervista – sorride – ci eravamo sentiti che ero in aeroporto, ma alla fine c’è stato un cambio di programma. E’ stata una scelta della squadra, ma anche una mia richiesta. Ho fatto una primavera impegnativa, ho corso parecchio. Dopo le Ardenne sarei dovuto venire a casa per preparare il Giro. Però abbiamo visto che ai Paesi Baschi stavo già abbastanza bene, per cui parlandone con Pinotti, abbiamo concluso che avesse più senso fermarsi e recuperare. Andare in altura e preparare bene eventualmente il Tour. Non essere andato in quota prima del Giro e dover fare tutto di corsa non mi convinceva. Sarebbe stata una cosa un po’ troppo di corsa…».
Che fatica sul Muro d’Huy: Sobrero chiude la Freccia Vallone al 21° postoChe fatica sul Muro d’Huy: Sobrero chiude la Freccia Vallone al 21° posto
Quasi una forzatura?
Vedendo anche com’è andato il Giro, con parecchia acqua e freddo, arrivandoci senza essere abbastanza forte, magari non lo avrei finito e mi sarei ammalato. Sono cose che non si possono sapere, sarebbe potuto anche andare benissimo, chi lo sa? Però sono contento, la squadra ha fatto un ottimo lavoro, è stato un piacere guardarli.
E tu che cosa hai fatto in quelle tre settimane?
Ho corso fino al Romandia. Dato che non facevo il Giro, dopo la Liegi mi hanno chiesto di volare direttamente in Svizzera. Ero un po’ stanco, specialmente dopo la Liegi. Poi ho staccato, sono rimasto una settimana senza bici, siamo andati a farci una vacanza a Firenze e quando sono tornato, ho ricominciato. Sono stato una settimana e poi sono andato per tre settimane a Livigno. Sono tornato domenica.
Due piemontesi al via della Liegi: Sobrero e MoscaDue piemontesi al via della Liegi: Sobrero e Mosca
Sei andato da solo?
A Livigno non si è mai da soli. Mi è bastato arrivare lassù e ho sempre trovato ottima compagnia. Una sera siamo stati a salutare i ragazzi del Team Colpack, poi è venuto su anche Ganna e adesso che sono andato via, è arrivato Bettiol.
Per cui adesso come prosegue la stagione?
Domani parto e vado a fare Gippingen e poi il Giro di Svizzera, quindi i campionati italiani e poi si vedrà. Se la squadra mi porta al Tour, vado di corsa. Trovare un posto è sempre difficile, non vorrei dire una guerra, ma quasi. Io vorrei farlo, non ci sono mai andato. Allo Svizzera sarò tranquillo, ma vorrei anche far vedere qualcosa. Ci sono due crono, ma anche un livello partenti molto alto e io non sono più necessariamente solo un cronoman. Insomma, dovrebbero esserci Kung ed Evenepoel…
Dopo la Liegi, volo diretto per il Giro di Romandia e poi un periodo di staccoDopo la Liegi, volo diretto per il Giro di Romandia e poi un periodo di stacco
La rinuncia al Giro un po’ è pesata?
E’ logico che da italiano dispiace sempre non fare il Giro, specialmente quest’anno con la Bra-Rivoli che passava vicino casa. E’ stato anche un peccato che fossi in altura e non ho potuto essere qua a guardare la tappa dal vivo. Però alla fine me ne sono fatto una ragione. Anche perché mi piacerebbe davvero tanto andare a fare il Tour.
Tour che viene bene anche per preparare il mondiale…
Esatto, diciamo che il cambiamento potrebbe portarmi a ridisegnare la seconda parte della stagione, anche se a Glasgow non ci ho ancora pensato troppo. So che c’è la crono con l’arrivo in salita, che potrebbe essere adatta.
Dopo il Romandia, per Sobrero una settimana di vacanza a Firenze con Carlotta (foto Instagram)Dopo il Romandia, per Sobrero una settimana di vacanza a Firenze con Carlotta (foto Instagram)
Quale potrebbe essere allora un obiettivo ragionevole per te al Giro di Svizzera?
Eh, una bella tappa non sarebbe male, se proprio potessi scegliere. E’ la corsa del rientro e sinceramente non vedo l’ora. Adesso è un po’ che non corro più e mi manca proprio quell’atmosfera. Ero su in montagna da solo, guardavo sempre il Giro e mi dicevo che mi sarebbe piaciuto correre. E poi lo Svizzera viene prima del dell’italiano, dove secondo me posso provare a far bene in entrambe le prove.
Ecco il nuovo body per la Bahrain Victorious, prodotto da Alè appositamente per il Tour de France. Tre tessuti diversi. Progettato in galleria del vento
Davide Gabburo si trova a Livigno insieme a tanti altri corridori che preparano le corse di fine stagione. Sotto la sua voce riecheggia il rumore del paese e dei suoi abitanti. Davide, insieme ad alcuni suoi compagni della Bardiani CSF Faizanè sono in centro a godersi queste ultime ore di sole.
«Sono qui a Livigno da domenica 17 – esordisce Gabburo – insieme a 6-7 miei compagni di squadra, stiamo facendo un’ultima grande fase di preparazione. Ci siamo sentiti tra di noi ed abbiamo deciso di venire in ritiro tutti insieme, così da non allenarsi da soli. Riprenderò a correre dal Giro di Danimarca, in programma dal 16 al 20 agosto».
Gabburo ora si trova a Livigno a preparare la seconda parte di stagione. Punta a far bene nelle gare del calendario italiano Gabburo ora si trova a Livigno a preparare la seconda parte di stagione
Sei uscito da una prima parte di stagione positiva con due bei piazzamenti al Giro.
Rispetto al Giro dello scorso anno, posso dire che sono stato anche più fortunato. Nel 2021 la sfortuna mi ha preso alla Corsa Rosa e mi ha accompagnato anche per il resto della stagione. A livello di preparazione non ho cambiato nulla, ho preparato il Giro in maniera più specifica ritrovandomi con una gamba migliore.
Il secondo posto di Napoli ed il quarto di Treviso sono lì a testimoniarlo…
I percorsi erano giusti per me, quello di Napoli si addiceva particolarmente alle mie caratteristiche. So di non essere un corridore che regge sulle salite lunghe, ma ci provavo. D’altronde quando sei in fuga è tutto un po’ diverso, non sai mai come possono andare le cose. Questi piazzamenti mi danno più sicurezza nei miei mezzi, più morale e tanta fiducia, oggettivamente un secondo posto al Giro ti fa affrontare le gare minori con un’altra mentalità.
Davide, in fuga nella tappa di Treviso, dove ha colto un buon quarto posto dopo tanti chilometri in fuga Davide, in fuga nella tappa di Treviso, dove ha colto un buon quarto posto dopo tanti chilometri in fuga
Infatti poco dopo è arrivata la top 10 al Giro di Slovenia.
Esatto, ho fatto bene nella generale uscendo una sola volta dai quindici. Non c’erano corridori scarsi, alla fine il bel Giro fatto mi ha portato tante belle sensazioni. Ora il focus è sulle gare del calendario italiano che ci saranno a settembre, mantenere la condizione alta per tutti questi mesi non è facile e questo periodo di “stacco” è utile anche per ricaricare la mente.
Nel mezzo c’è stato anche il tricolore di Zana, con il quale hai corso spesso gomito a gomito.
Al campionato italiano la squadra ha lavorato bene, eravamo cinque nei primi 20 oltre ad aver conquistato la maglia con Filippo. Sono molto contento per lui, davvero, ho corso spesso al suo fianco e ne conosco il valore, è un po’ strano allenarsi con la maglia di campione italiano accanto, ma ci faremo l’abitudine (dice ridendo, ndr).
Gabburo, in seconda posizione, ha sfruttato la condizione post Giro d’Italia raccogliendo una top ten al Giro di Slovenia Gabburo, in seconda posizione, ha sfruttato la condizione post Giro d’Italia raccogliendo una top ten al Giro di Slovenia
Quello che ti manca può essere la vittoria? L’ultimo scalino per arrivare in cima…
E’ anche quello più difficile da fare, sono una persona che rimane con i piedi per terra, ci spero sempre ma non sono uno che si monta la testa. Ripeto, le gare in Italia saranno un bell’obiettivo sul quale concentrarsi, spero che la squadra mi dia la possibilità di fare questo calendario.
In Italia ci sono anche le gare nel Veneto, casa tua…
Giro del Veneto e Veneto Classic sono gare a cui tengo particolarmente, l’anno scorso in entrambe sono rimasto fuori dai 10 di poco (Davide ha concluso rispettivamente 14° e 16°, ndr) vorrei provare a migliorarmi.
Gabburo, dopo più di un mese di pausa dalle corse, riprenderà a gareggiare in Repubblica Ceca il 4 agosto Gabburo, dopo più di un mese di pausa dalle corse, riprenderà a gareggiare in Repubblica Ceca il 4 agosto
La Bardiani ha puntato tanto sui giovani, come ti trovi con loro?
Non abbiamo corso molto con i più giovani, uno che ho visto un po’ di più è Tolio. Sono tutti dei bravi ragazzi e sono pronti ad ascoltare noi più grandi, non è una cosa scontata ora. Apprezzano la buona parola ed il consiglio e questa è la strada giusta per crescere.
E per l’anno prossimo?
Sono in scadenza di contratto a fine stagione, non so ancora come andrà, non ho parlato con nessuno. Ho dimostrato di aver fatto una bella prima parte di stagione quindi spero che arrivi qualcosa, non è facile. Sereno non lo sono mai (scherza Gabburo, ndr), sono abituato alle scoppole. Diciamo che dopo questa prima parte di 2022 sono un pochino più tranquillo.
Torniamo a occuparci di Bmx. Fantoni si è infatti qualificato e volerà in Giappone con il Ct Lupi. E noi parliamo infatti con il tecnico della nazionale
Dopo avervi raccontato della distanza fatta con Gianluca Brambilla, sentiamo anche Fausto Masnada. Il corridore della Quick Step-Alpha Vinyl è ancora in quota. Sta lavorando sodo e da Livigno giungono notizie che lo danno in grande spolvero.
Masnada era partito fortissimo ad inizio stagione. Aveva vinto, e bene, in Oman e sembrava finalmente che potesse dimostrare una volta per tutte il suo valore. Aveva passato un buon inverno e tutto filava liscio. Poi qualcosa si è inceppato.
Il bergamasco (classe 1993) ha vinto la quarta tappa del Tour of Oman ad inizio stagione ed è finito secondo nella generaleIl bergamasco (classe 1993) ha vinto la quarta tappa del Tour of Oman ad inizio stagione
Fausto, dicevamo. Eri partito alla grande in Oman. Poi cosa è successo?
Ero andato al UAE Tour e nel finale della corsa ho iniziato a non essere al top. Sono andato sul Teide e da lì al Catalunya. Ma sentivo che non stavo bene. Avevo sensazioni strane. Facevo fatica a recuperare. E infatti avevo una bronchite. Ho fatto sette giorni di antibiotici, ma ancora nulla. I medici della squadra per vederci meglio mi hanno fatto fare delle analisi ed è emerso che avevo la mononucleosi
E cosa hai fatto?
Riposo totale. Sono stato fermo 55 giorni.
Cinquantacinque giorni! Sei dovuto ripartire da zero?
Sì, ho ricominciato da capo, come se fosse la preparazione invernale. Sono risalito in sella a fine aprile. Da lì sono andato in altura sul Bernina e poi ho ripreso a correre al Giro di Svizzera, prima, e all’italiano, poi.
Come si fa a non mollare di testa? Come si fa a tenere dritta la barra?
E’ difficile. Ti devi concentrare e credere in te stesso. Non deve mai mancare la voglia di dimostrare quanto vali. I messaggi di supporto sì, fanno piacere, però è solo con te stesso che puoi superare l’ostacolo. Io almeno l’ho vissuta come una cosa personale. Serve molta forza interiore che ti permetta di superare ogni problema e raggiungere i nuovi obiettivi.
Quando Masnada sta bene se la può giocare con chiunque. Eccolo al Lombardia del 2021 con PogacarQuando Masnada sta bene se la può giocare con chiunque. Eccolo al Lombardia del 2021 con Pogacar
Come hai ripreso? Ci racconti quella prima uscita in bici di fine aprile?
Ero a Monaco, a casa, dove sono sempre rimasto. E’ stata una ripresa molto blanda, ma peggio rispetto alla ripresa invernale di fine novembre. Lì riparti che stai bene, io invece venivo da una malattia. Ero spaventato. Fino alla settimana prima ancora ero malato. Ogni tanto andavo a camminare e dopo 40′ dovevo fermarmi per la stanchezza. Temevo che mi succedesse la stessa cosa in bici. Temevo di rivivere quelle sensazioni e di tornare a casa dopo un’ora.
Invece?
Invece ho faticato sì, ma non era quella sensazione di sfinimento, profonda. Ho fatto un’ora e mezza e alla fine ero super contento, come dopo una vittoria. Fortunatamente i dottori mi hanno dato il tempo necessario per rimettermi in sesto.
E poi?
Poi piano, piano mi sono ripreso e a maggio sono andato in ritiro sul Bernina con Cattaneo e Bagioli che stavano preparando il Tour de France. Sono stato lassù 21 giorni, prima di rimettere finalmente il numero al Giro di Svizzera.
Bramati ci ha detto che stai andando fortissimo…
Sto molto bene, è vero. Sento di aver recuperato le energie giuste. Ma l’allenamento è una cosa e la corsa un’altra. Io sto dando il massimo, ma solo con l’allenamento non puoi fare l’esatto punto della tua condizione, non puoi davvero sapere quanto tu sia sul pezzo. Tante volte fai sacrifici, ma non vengono ricompensati.
Quando rientrerai alle corse?
A San Sebastian (il 30 luglio, ndr). Poi da lì andrò alla Vuelta Burgos.
Masnada con il compagno, e iridato, Alaphilippe in ritiro a LivignoMasnada con il compagno, e iridato, Alaphilippe in ritiro a Livigno
Non so, non posso dirlo adesso. L’idea c’è, ma in squadra siamo in molti a volerla fare e bisognerà attendere la formazione ufficiale.
A San Sebastian ci vai per aiutare o con qualche velleità personale?
Vedremo dalla condizione, perché alla fine è la strada che conta, ma sono in una squadra in cui ci sono molti campioni. A San Sebastian per esempio ci saranno Evenepoel e Alaphilippe. Farò ciò che mi sarà detto, rispettando le gerarchie.
Quest’anno dopo la bella vittoria in Oman hai pensato che potesse essere davvero la stagione buona per mostrare chi sei?
Ogni anno cresco e miglioro aspetti che magari trascuravo e questo si acquisisce con l’esperienza e con il correre. Negli ultimi due anni mi è mancata la continuità. Lo scorso anno ha avuto una tendinite al Giro che mi ha costretto al ritiro. Poi in preparazione della Vuelta mi sono fratturato l’osso sacro, quest’anno la mononucleosi… La crescita c’è, ma anche i problemi fisici ci sono. Fortunatamente ho un team che riconosce il mio impegno e la dimostrazione è il fatto che ho prolungato con loro fino al 2024. E avere l’appoggio del team in questa situazione è importante.
Si guarda avanti. Sempre…
Io spero che le cose vadano bene per una stagione intera. Mi piacerebbe fare due grandi Giri nello stesso anno perché quelli ti cambiano molto. Ti danno prestazione fisica, porti il tuo corpo al massimo. Quest’anno, siamo a luglio, e ho 15 giorni di corsa, una bella differenza.
La stagione di Capecchi va avanti in un continuo cambiare dei programmi. Come mai non è più nelle grazie del team? Lui dice poco, perché non sa cosa dire
Un’uscita quasi inaspettata e tanto divertimento. Per Gianluca Brambilla l’ultimo allenamento fatto a Livigno non è stato solo un giorno di lavoro. Il corridore della Trek-Segafredo ha incontrato Fausto Masnada e insieme sono partiti alla volta del “giro della morte”.
Tra ironia e aspetti tecnici, “Brambi” ci racconta questo giorno di… ordinaria amministrazione ad alta quota. Un racconto che lascia magari anche qualche spunto su come un pro’ di alto livello imposta la distanza.
Il “giro della morte” di Brambilla e Masnada…
E i numeri di questa distanza
I numeri e il percorso del “giro della morte” di Brambilla e Masnada (da Instagram)
Toh, c’è Fausto
Brambilla è tornato a casa proprio ad inizio settimana. Per lui si è trattato quasi più di una “vacanza ad alta quota” (vacanza con due virgolette grosse così), più che di un’altura vera e propria. E proprio per questo, forse, questa storia forse assume più valore.
«Qualche giorno in montagna con la famiglia – racconta Brambilla – per sfuggire al caldo e anche per questo non avevo in programma nessun lavoro specifico.
«Il giorno che abbiamo fatto quella distanza è andata così. Dovevo fare 4 ore tranquille.Avevo in programma il giro con Bernina e Albula, di circa 120 chilometri. E visto che ero da solo sono uscito alle 9, che per gli orari di Livigno è anche presto.
«Ma 200 metri dopo essere partito incontro Masnada, che usciva dal garage del suo appartamento. Mi fermo a salutarlo e Fausto mi fa: vieni con me. Devo fare sei ore».
«Mi spiega il suo percorso: Forcola, Bernina, Stelvio e Foscagno. E’ quello che io chiamo il giro della morteSoprattutto adesso che non si può più fare la galleria di rientro dalla Svizzera in bici, ma serve la navetta. Quindi bisogna per forza scalare lo Stelvio da Santa Maria, che è la mia salita preferita.
«Un bel giro, ma tosto. Allora dico a Fausto: se nel piano di Saint Moritz non c’è vento contro vengo te. Il vento non c’era e… ho proseguito con lui!».
Allo Svizzera prima di ritirarsi per Covid, Gianluca era andato molto bene. Sarà pronto per il finale di stagioneAllo Svizzera prima di ritirarsi per Covid, Gianluca era andato molto bene. Sarà pronto per il finale di stagione
Regolari sì, ma da pro’!
Brambilla e Masnada vanno regolari. Procedono di buon passo. Il corridore della Quick Step-Alpha Vinyl deve fare anche dei lavori specifici, mentre Brambilla, come detto, deve andare “easy”. E infatti sta più spesso a ruota e nelle salite magari si stacca anche, salvo poi ricompattarsi in cima.
«Siamo andati con un buon ritmo – racconta Brambilla – ci siamo coordinati bene. In cima ci si fermava giusto per mettere la mantellina e poi via in discesa. Abbiamo fatto qualche sosta alle fontane per riempire la borraccia, anche lassù faceva caldo».
Da come parla Brambilla, sembra più un appassionato che un pro’. Anche se i ritmi sono da campioni. Alla fine si sono sciroppati oltre 170 chilometri e quasi 4.000 metri di dislivello in meno di sei ore!
«Non che sia stata tanto diversa da una distanza che si fa in un vero ritiro in quota, almeno per me – spiega Brambilla – non ci siamo fermati a fare le foto al panorama… per dire.
«Di solito in questi casi le salite si fanno al medio, stavolta le ho fatto al medio basso. Quindi se solitamente nel mio medio oscillo tra i 270 e i 310 watt, stavolta mi attestavo sui 270-280 che, visto il mio peso di 58-59 chili, è circa 5 watt/chilo, poco meno.
«Cercavo di essere agile, molto agile. Salivo sempre sulle 90 anche 95 pedalate. Stimolare la cadenza in quota è importante. I rapporti? Dipendeva dalla pendenza chiaramente, ma credo di aver usato soprattutto il 39×24-27 e il 30 in qualche passaggio».
Passando anche in Valtellina non si poteva non prendere un panino con la bresaolaPassando anche in Valtellina non si poteva non prendere un panino con la bresaola
Incontri e racconti
Però “la sosta Coca Cola” non è mancata. «Assolutamente no. Non può mancare in una vera distanza – continua Brambilla – e l’abbiamo fatta a Valdidentro, scendendo dallo Stelvio. Siamo stati lì una ventina di minuti abbondanti. Una Coca per entrambi e un panino con formaggio e bresaola, per me, senza formaggio per Fausto».
Gianluca e Fausto in quel bar hanno anche incontrato Annemiek Van Vleuten, che aveva appena vinto il Giro Donne. Qualche battuta con lei prima di ripartire per il Foscagno e risbucare a Livigno.
Come si passa il tempo in sei ore? Beh, parlando! Anche per i corridori, le migliori chiacchierate sono quelle che si fanno in bici. E anche se Fausto e Gianluca sono stati compagni solo in azzurro, gli argomenti e il feeling non sono mancati.
«Ho parlato “da vecchio” ormai!», scherza Brambilla. «“Mi hai fatto passare bene la giornata”, mi ha detto Fausto a fine giro. Di cosa si parlava? Del Tour, discorsi generali, di quanto è cambiato il ciclismo… Per esempio, l’altro giorno ho acceso la tv e Soler era staccato. Vedete, oggi è un attimo a prendere una “botta”. Questo sport è sempre duro. E non è mancato qualche aneddoto di corse passate. Proprio Fausto mi ha detto di quanto avessi spinto forte su una salita dello Svizzera.
«Dai, abbiamo portato a termine un’ottima giornata di lavoro. E ci siamo divertiti! E anche se ho sforato di due ore rispetto al mio programma è andata bene lo stesso».
Gianluca Brambilla vince in Francia il vecchio Tour du Haut Var. Attacca il terzo giorno. Conosce le strade e con la tappa arriva anche la maglia (gialla!)
Dietro macchina a Livigno. Di Fresco e il Team Casano sono in Valtellina all’Alpen Resort, lo stesso super residence scelto dalla Quick Step-Alpha Vinyl e per i ragazzi è ogni volta una scossa veder passare Alaphilippe e gli altri pro’ dello squadrone belga. E mentre, finite le scuole, ci si allena per la seconda parte di stagione (quella più… vera per gli juniores), con il diesse siciliano parliamo del tema dei rapporti liberi nella categoria. Le parole pronunciate da Andrea Morelli la settimana scorsa hanno sollevato qualche curiosità. Giuseppe è stato junior ai primi anni Novanta, dilettante fino al 1998 e poi è passato professionista.
La modifica dei rapporti favorirà gli atleti più maturi a scapito dei più leggeri?La modifice dei rapporti favorirà gli atleti più maturi a scapito dei più leggeri?
Secondo te sarà un grosso problema oppure alla fine è solo un fatto mentale cui bisogna abituarsi?
E’ un fatto mentale. Se vogliamo adeguarci, dobbiamo stare a passo coi tempi. Questa è una regola messa dall’UCI, secondo me per un discorso di aziende, perché è sempre più difficile reperire materiale, specialmente il 52×14. E poi c’è il lato sportivo. Quando ero junior, i rapporti erano liberi. Mi ricordo che al Lunigiana, Antonino Dama vinse la volata a Genova con il 53×11. Non lo vedo come un grosso problema. Qualcuno dice che si rischia di bruciare i ragazzi, ma sta all’intelligenza e alla bravura del direttore sportivo gestire questa situazione.
Li hai mai allenati usando i rapporti liberi?
No, non ancora e non avrei problemi a dirlo. Di recente, ho fatto una bella chiacchierata con Salvoldi (tecnico azzurro degli juniores, ndr) e lui sarebbe quasi per consigliarlo. Ha detto che l’ha sempre fatto anche con le donne, il fatto di allenarle con rapporti più duri. Però alla fine tutti facciamo potenziamento, tutti facciamo palestra d’inverno e la maggior parte continua ad andarci anche durante la stagione. Quindi non vedo quale sia il problema di utilizzare un rapporto più duro.
Oggi il menù prevedeva lo Stelvio: lavori diversi per gruppi diversiOggi il menù prevedeva lo Stelvio: lavori diversi per gruppi diversi
Perché allora non allenarli usandoli?
Mi sono adeguato alla categoria, poi per sentito dire pare che qualcuno li utilizzi in allenamento. Secondo me però si riesce a fare determinati tipi di lavoro anche con il 14. E quando per esempio sono andati in pista – perché l’anno scorso Villa li convocava e li portavo a Montichiari – hanno usato dei rapporti molto più lunghi e non hanno avuto problemi. E questo è segno che li hai allenati bene.
In cosa deve essere bravo dunque il direttore sportivo?
Non è che monti l’11 e il corridore va fisso con l’11. C’è quello che lo spingerebbe sempre, ma deve capire che è un errore. D’altronde sono andato in Svizzera a vedere Sciortino con la nazionale al Tour du Pays de Vaud e ho visto la netta differenza tra gli stranieri e noi.
Sciortino ha partecipato con la nazionale al Tour du Pays de Vaud per junioresSciortino ha partecipato al Tour du Pays de Vaud con la nazionale
Quale differenza?
Emil Herzog che ha vinto la Corsa della Pace, ha già fatto tre gare a tappe. Per Sciortino, quella in Svizzera era la prima. Abbiamo delle limitazioni. I nostri possono correre due volte a settimana soltanto da luglio. Possono fare una gara a tappe con la società e una con la rappresentativa regionale o in alternativa ancora una con la società. Da quest’anno è escluso il Lunigiana. In più può fare due giri con la nazionale. Quindi cinque gare a tappe in tutto, però tra un giro e l’altro devono passare 20 giorni, quindi non puoi farne due in un mese.
Il fatto che al Lunigiana del 2021 i francesi ci abbiano fatto a fettine dipende dai rapporti liberi ma anche dall’attività che fanno?
Prendiamo Crescioli, il mio corridore che è arrivato secondo dietro Lenny Martinez. Il Lunigiana era il primo giro che faceva e si è trovato a correre con Martinez che a luglio aveva fatto il Tour de Valromey (il francese è arrivato terzo, dietro il compagno Gregoire e il belga Uijtdebroeks, ndr).
Francesco Caruso, crossista svizzero, ha già corso tre gare a tappe fra gli juniores e si allena con l’11Francesco Caruso, svizzero, ha già corso tre gare a tappe e si allena con l’11
Perché non lo hai portato in altre gare a tappe?
Ne avremmo fatte di più, ma in Italia sono saltati il Friuli e il Basilicata e non c’era più tempo per chiedere l’invito all’estero, perché vanno programmati a inizio stagione. Altro esempio. Attualmente c’è uno svizzero che ho preso da poco. Fra l’altro, non mettetevi a ridere, si chiama Caruso: Francesco Caruso.
Damiano come l’ha presa?
Prima di farlo venire gli ho mandato un messaggio per chiedergli il permesso (il ragusano ha svolto la carriera da U23 con Di Fresco, ndr) e ha detto: «Prendilo, prendilo, sai mai che dovesse nascere un altro Caruso?!». Comunque, questo Caruso viene dal ciclocross, è un primo anno e ha fatto gare su strada esclusivamente con la nazionale svizzera. E’ arrivato che ne ha già fatte tre a tappe e si è presentato in ritiro con due ruote. Una col 14 e una con l’11.
Foto di gruppo sullo Stelvio per gli juniores guidati da Di FrescoFoto di gruppo sullo Stelvio per gli juniores guidati da Di Fresco
Torniamo ai rapporti, si parla degli scalatori leggeri che saranno penalizzati.
Condivido questa preoccupazione, però stiamo parlando di una categoria internazionale e di lì a poco potrebbero correre fra i pro’ e dovranno usare l’11. Devi essere bravo a farli abituare, ma è ovvio che lo scalatore di 50 chili avrà difficoltà all’inizio e poi troverà il modo di starci dentro. Sicuramente almeno inizialmente saranno agevolati i corridori che pesano 70 chili e hanno un rapporto potenza/peso più alto.
Pensi che a livello di preparazione invernale il prossimo inverno cambierete qualcosa?
No, continuerò con i miei programmi e semmai modificherò poi qualcosa nei lavori in bici. Bisognerà andare avanti osservando e semmai correggendo. Il mio scopo non è vincere un monte di corse, come chi spende magari 5-600 mila euro all’anno fra gli juniores. Io propongo un programma per poter tirare fuori corridori professionisti.
Il discorso resta aperto e bisognerà aspettare il 2023 per capire di cosa si stia effettivamente parlando e se ci saranno conseguenze da gestire. Per il momento si lavora in altura. E tutto sommato, rileggendo l’esperienza di Piganzoli e le spiegazioni di Basso, anche questo potrebbe essere considerato un passo lungo.
La forza di una squadra sta nella squadra stessa. Può sembrare una frase fatta, ma questo è. Questo è quel che sta dimostrando la Quick Step-Alphavinyl in questi giorni a Livigno. E se il Wolfpack c’è ed è qualcosa di concreto, un motivo c’è.
Il super team belga è in ritiro in quota a Livigno. Nulla di speciale, se non fosse che non ci sono tre o quattro ragazzi, ma quasi una squadra “intera”. Sono in diciassette! Ritiri di tale entità di solito si vedono solo ad inizio stagione.
Vasilis Anastopoulos, al centro con alcuni dei suoi ragazzi in questi giorni a LivignoVasilis Anastopoulos, al centro con i suoi ragazzi in questi giorni a Livigno
Anastopoulos per tutti!
Li dirige uno dei preparatori della Quick Step-Alpha Vinyl, Vasilis Anastopoulos. Il preparatore greco ci “apre le porte” del training camp e ci spiega più o meno come lavorano, con così tanti rider. Organizzare le uscite nel pieno della stagione, quando stati di forma ed obiettivi sono diversi da corridore a corridore, non deve essere semplice.
«Inizialmente – dice Vasilis – era previsto che in ritiro ci fossero due allenatori e un direttore sportivo, ma a causa dei casi Covid che la squadra ha avuto al Tour, Davide Bramati è dovuto andare in Francia. Presto arriverà a darmi una mano Koen Pelgrim, il capo allenatore della squadra. Arriverà per la seconda settimana.
«Così sono rimasto solo con 17 corridori, ma sono tutti professionisti! E tutti seguono il piano di allenamento quotidiano».
Un piano che è davvero ben cadenzato. Tutto avviene con un ordine quasi militare, si potrebbe dire. Ma è giusto così, altrimenti non sarebbe facile lavorare come squadra.
«Una nostra giornata tipo si presenta così: alle 8 colazione. Alle 9,20 esercizi di attivazione di base. Dieci minuti dopo partiamo per l’allenamento, che solitamente termina verso le 15. Alle 15,30 andiamo a pranzo. Un po’ di relax e alle 17 ci sono i massaggi. Alle 19,30 si cena e poi verso le 22 tutti in stanza per andare a letto».
Le gallerie di Livigno. La sicurezza è garantita non solo dall’ammiraglia, ma anche dai supporti di Garmin (foto Instagram)Le gallerie di Livigno. La sicurezza è garantita anche dai supporti di Garmin (foto Instagram)
Preparatori interni
Si diceva del lavoro di squadra. Molto è legato anche al fatto che i corridori hanno dei preparatori interni. Non succede che l’atleta arriva con la sua tabella e poi si rivede con i compagni a sera.
Tante volte ci si lamenta delle differenze fra WorldTour e professional, ma spesso non si tratta solo di questioni economiche o di budget. Le squadre, tutte, siano esse WorldTour o professional, i coach li hanno e li mettono a disposizione. Sono i corridori che preferiscono altre strade.
Non solo. Tante volte i preparatori esterni vedono l’atleta a inizio anno e poi, tra gare, trasferte, impegni, periodi di stacco, non li vedono più. Lavorare solo sui file a certi livelli non basta. Per chi ha i preparatori interni questa problematica non sussiste.
Quali sono dunque i vantaggi di avere tutti i preparatori interni al team in un training camp? «Nella squadra ci sono quattro allenatori – spiega Anastopoulos – e i corridori sono divisi tra noi. Non permettiamo ai corridori di lavorare con preparatori esterni, quindi abbiamo il controllo di ciò che i corridori stanno facendo anche quando sono a casa.
«Prima dei ritiri ci incontriamo e disegniamo un piano per i corridori, pertanto siamo tutti sulla stessa linea. In questo modo noi, i preparatori, rimaniamo sempre connessi e sappiamo esattamente che tipo di allenamento deve fare ogni ciclista».
Ballerini su un tratto in ciottoli presso Andermatt. Il pavè per il Wolfpack non manca mai, neanche in quota!Ballerini su un tratto in ciottoli presso Andermatt. Il pavè per il Wolfpack non manca mai, neanche in quota!
Crono, forza e pavè
Certo però che lavorare con 17 ragazzi tutti insieme non è facile. Ci sono atleti dalle diverse caratteristiche e con obiettivi agonistici differenti, per tipologia e distanza temporale da questa o quella gara.
«Tutti insieme hanno pedalato nei primi tre giorni (quelli dell’adattamento all’altura, ndr). Poi in alcuni giorni, i ragazzi vengono divisi in due o anche tre gruppi – dice Anastopoulos – poiché fanno diversi tipi di allenamento. Sedute per scalatori, per sprinter, per cacciatori di classiche».
Ciascuno lavora su qualità e obiettivi specifici. Davide Ballerini, per esempio, quando ha visto un pezzo di ciottolato in uno dei giri che passava anche per Andermatt, ne ha approfittato per “ripassare” un po’ di pavè nel centro storico di questa località in Svizzera!
«Nella prima settimana – conclude il tecnico greco del Wolfpack – il focus principale è stato sull’adattamento alla quota, sull’aumento del volume e sulla forza, principalmente SFR. Nella seconda settimana, invece, aumenteremo l’intensità, gli allenamenti di interval training e aggiungeremo anche un po’ di lavoro sulla crono a squadre».
L’eco del Giro si è spenta da poco e sulle salite della Valtellina è tornato il rotolare di copertoncini sull’asfalto e il fiato grosso dei ciclisti che ogni giorno le sfidano rincorrendo la calma interiore, la scoperta, la forma fisica e la conquista.
La Valtellina, al pari di poche altre aree del mondo, strizza l’occhio al ciclista con la grandiosità delle sue montagne e dei suoi passi in quota. Meta per amatori e corridori che già da qualche giorno hanno iniziato a spostarsi a Livigno per recuperare dalla prima parte di stagione, ricaricarsi e gettare le basi per quel che segue.
Ai Laghi di Cancano si arriva da Bormio. La strada è bellissima. Qui al Giro 2020 vinse Hindley (foto Parco Nazionale dello Stelvio)Ai Laghi di Cancano si arriva da Bormio. La strada è bellissima. Qui al Giro 2020 vinse Hindley (foto Parco Nazionale dello Stelvio)
Enjoy Stelvio Valtellina: strade chiuse
Da oggi e fino al 17 settembre, in date prestabilite e descritte nell’apposito calendario, scatta il progetto Enjoy Stelvio Valtellina 2022: calendario di giorni in cui i valichi della Valtellina sono chiusi al traffico motorizzato, lasciando via libera agli sportivi che possono godere dei paesaggi in assoluta sicurezza.
Il programma coinvolge le salite più classiche (Stelvio, Gavia, Cancano, Mortirolo e Bormio 2000), cui si aggiungono il Passo Spluga, il San Marco e la salita a Campo Moro. Sedici giorni, per otto salite.
Così i valichi che già normalmente sono meta di migliaia di ciclisti, costretti in alcuni giorni a convivere con il rombo delle moto e le manovre delle auto nei tornanti, diventano rotte esclusive e silenziose. Un’occasione da non perdere.
I tornanti dello Stelvio da Bormio sono il marchio di fabbrica di una salita inconfondibile (foto Parco Nazionale dello Stelvio)
Lo Stelvio è il vero gigante. I tre versanti (Bormio, Prato e quello svizzero) sono da collezionare (foto Parco Nazionale dello Stelvio)
Una foto e salite al ritmo che si vuole nei giorni di chiusura al traffico di Enjoy Stelvio Valtellina (foto Parco Nazionale dello Stelvio)
I tornanti dello Stelvio da Bormio sono il marchio di fabbrica di una salita inconfondibile (foto Parco Nazionale dello Stelvio)
Lo Stelvio è il vero gigante. I tre versanti (Bormio, Prato e quello svizzero) sono da collezionare (foto Parco Nazionale dello Stelvio)
Una foto e salite al ritmo che si vuole nei giorni di chiusura al traffico di Enjoy Stelvio Valtellina (foto Parco Nazionale dello Stelvio)
Dalla Colombia allo Stelvio
Valtellina, paradiso dei ciclisti. Alcuni arrivano da molto lontano. Una nota influencer colombiana, nostra amica, che si chiama Caro Ferrer e vive di ciclismo e per il ciclismo, vi ha appena trascorso dei giorni nel quadro di un viaggio ben più lungo su tutto l’arco alpino.
«Impossibile descrivere qui cosa provo per questa montagna – ha scritto su Instagram ai suoi 291 mila follower a proposito dello Stelvio – è un amore assurdo, quasi malato. Le sorrido e le piango dall’inizio alla fine. Questo mio piccolo corpo non riesce a contenere tutta l’emozione. Voglio solo guardare ovunque, scattare 800mila foto, ballare, cantare e continuare a piangere per l’emozione.
«Lo Stelvio ha qualcosa che ipnotizza, che ti innamora, che ci fa sentire pieni anche quando stiamo soffrendo lungo ognuno dei suoi 36 tornanti».
Caro Ferrer, colombiana: sullo Stelvio la quota non è un problema, ma la suggestione è enorme
Caro ha raccontato i suoi “60 giorni in Europa” con post su Instagram per i suoi 291.000 follower
Il ciclismo al femminile impazza in Colombia e la Valtellina è una meta super trendy
Caro Ferrer, colombiana: sullo Stelvio la quota non è un problema, ma la suggestione è enorme
Caro ha raccontato i suoi “60 giorni in Europa” con post su Instagram per i suoi 291.000 follower
Il ciclismo al femminile impazza in Colombia e la Valtellina è una meta super trendy
Basso, ambasciatore di lusso
Ivan Basso di queste zone è testimonial d’eccezione. Abbiamo già raccontato delle origini valtellinesi di sua madre Nives e delle sue prime scalate allo Stelvio e al Mortirolo, ma ovviamente c’è di più.
«La Valtellina – dice – è una bomboniera in cui trovi tre salite mitiche come Stelvio, Gavia e Mortirolo, conosciute in tutto il mondo. Più ci sono gli altri luoghi, altrettanto iconici. Aprica. Livigno. Il Santa Cristina, appena fatto dal Giro. La Forcola. Il Foscagno. Chiunque vada lassù con la sua bicicletta, porterà a casa dei trofei indimenticabili, che non hanno niente da invidiare a salite altrettanto impegnative come l’Alpe d’Huez o il Tourmalet che negli anni sono diventati dei veri brand».
Ancora il Mortirolo, scoperto dal ciclismo nel 1990 e poi tenuto… vivo di anno in anno (foto Parco Nazionale dello Stelvio)
Il Mortirolo è un appuntamento fisso del Giro e luogo di sfide soprattutto con se stessi. Ha 8 versanti (foto Parco Nazionale dello Stelvio)
Il versante da Mazzo così spoglio l’avete mai visto? E’quello più tosto, da… addentare con cautela (foto Parco Nazionale dello Stelvio)
Ancora il Mortirolo, scoperto dal ciclismo nel 1990 e poi tenuto… vivo di anno in anno (foto Parco Nazionale dello Stelvio)
Il Mortirolo è un appuntamento fisso del Giro e luogo di sfide soprattutto con se stessi. Ha 8 versanti (foto Parco Nazionale dello Stelvio)
Il versante da Mazzo così spoglio l’avete mai visto? E’quello più tosto, da… addentare con cautela (foto Parco Nazionale dello Stelvio)
Dalla Colombia al Mortirolo
La montagna però è una cosa seria. Perciò, al netto della voglia di eroismo, bisogna andare lassù con le gambe pronte. Ugualmente leggendo dal diario online di Caro Ferrer, si capisce l’impatto di salite come il Mortirolo.
«Vi dico la verità – scrive – questa è una salita che ho sempre voluto togliere dal programma! Ma la sua conquista è così infinitamente soddisfacente che ti rimane per sempre nel cuore. Per molto tempo mi sono prefissata il compito di “terrorizzare” i ragazzi che sono venuti qui con me, affinché si convincessero che sarebbe stata un’impresa durissima e solo oggi mi hanno detto: “Caro, non pensavamo sarebbe stata così dura”. Potete immaginare la sorpresa quando hanno affrontato le 33 curve e hanno visto sui computer della bicicletta che nella maggior parte del percorso non si scendeva mai sotto l’11 per cento».
Il Gavia è un gigante. Il lago in cima e la neve che spesso rimane fino all’estate inoltrata (foto Parco Nazionale dello Stelvio)
Livigno è la base per la preparazione in altura di tanti pro’ e centro dello shopping, grazie al duty free
Il Gavia è un gigante. Il lago in cima e la neve che spesso rimane fino all’estate inoltrata (foto Parco Nazionale dello Stelvio)
Livigno è la base per la preparazione in altura di tanti pro’ e centro dello shopping, grazie al duty free
Allenamento ed esperienza
Basso conferma. Un po’ le pendenze e un po’ anche la quota potrebbero giocare brutti scherzi ed è per questo che la Valtellina offre anche… prelibatezze meno estreme, ai ciclisti con pedalata assistita e ai muscolari, mentre aspettano di acclimatarsi per sfidare i giganti.
«Servono preparazione e allenamento – dice – e i rapporti giusti, anche perché non tutti sono corridori e non tutti hanno l’esigenza di arrivare in cima a ritmo di record, anzi. E dato che le salite poi capita di farle anche al contrario, occhi aperti alle discese. L’alta montagna va affrontata con rispetto, soprattutto da parte di chi magari ha noleggiato una bici con la pedalata assistita, è riuscito ad arrivare in cima a salite molto dure e farà bene a prestare attenzione a discese comunque impegnative».
I piaceri della tavola
E a proposito di prelibatezze, mentre la bicicletta si avvicina nei numeri allo sci e va fatto notare come l’e-Bike abbia dato nuovo impulso a un certo modo di fare cicloturismo, anche l’enogastronomia di questo territorio merita un approfondimento. Un territorio che nelle cime è aspro e pungente, mentre in valle è morbido e verde.
«La Valtellina – conclude Basso – è sicuramente conosciuta per lo sport, ma anche per la cucina. Basta parlare di pizzoccheri, bresaola, formaggi, vino e amari e qualunque turista capisce esattamente a quale zona si stia facendo riferimento. E’ una valle che funziona sotto ogni aspetto, quello enogastronomico non è secondo agli altri».
Sono tre i formaggi tipici della Valtellina: il Bitto, il Casera Dop e lo Scimudin
I pizzoccheri sono simili alle tagliatelle, ma più corti. Preparati con farina di grano saraceno, cavoli e patate
La bresaola è un prodotto di salumeria ottenuto con la carne salata e stagionata delle cosce di bovino
I vini della Valtellina? Tutti Superiori, dal Sassella al grumello. Inferno e Valgella, Maroggia, Rosso e Sforzato
L’amaro Braulio, fatto con erbe, bacche e radici alpine e invecchiato in botti di rivere, è una tipicità della Valtellina
Sono tre i formaggi tipici della Valtellina: il Bitto, il Casera Dop e lo Scimudin
La bresaola è un prodotto di salumeria ottenuto con la carne salata e stagionata delle cosce di bovino
I pizzoccheri sono simili alle tagliatelle, ma più corti. Preparati con farina di grano saraceno, cavoli e patate
I vini della Valtellina? Tutti Superiori, dal Sassella al grumello. Inferno e Valgella, Maroggia, Rosso e Sforzato
L’amaro Braulio, fatto con erbe, bacche e radici alpine e invecchiato in botti di rivere, è una tipicità della Valtellina
Sedici date, per otto salite
Perciò basta sfogliare la locandina con i primi appuntamenti che da oggi inaugurano l’estate a pedali della Valtellina e individuare il giorno in cui potremo pensare di voler sfidare i giganti di lassù. Ci sono 16 date per 8 salite, da oggi al 17 settembre. Rispetto al programma iniziale sono state annullate le giornate del 5 giugno e del 3 luglio dedicate al passo dello Spluga.
Sarà un viaggio fra emozioni, sapori e grandi fatiche. Eppure, come ogni volta che scendiamo di sella e ci ripromettiamo sfiniti che non la prenderemo mai più in mano, basteranno poche ore per riaccendere il desiderio. Nel frattempo la tavola, lo shopping e il ritmo blando di un’estate fresca e silenziosa saranno gli ingredienti perfetti per lasciarci alle spalle per qualche giorno le nevrosi di quaggiù.