Kruijswijk, aiutante suo malgrado e già a caccia di un team

06.01.2023
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Quando riesci a centrare la Top 5 in tutti e tre i Grandi Giri nello spazio di 3 anni, è chiaro che il tuo prestigio assurge ad altissimi livelli. Che Steven Kruijswijk sia un candidabile per la vittoria in una corsa di tre settimane è però un’affermazione che ormai non ha più senso. L’olandese, esponente di quella generazione arancione che, con lui, Gesink, Dumoulin, Kelderman ha dimostrato di poter essere competitiva soprattutto nelle corse a tappe, viene da anni sfortunati, dal Covid in poi, che hanno ridimensionato la sua figura e anche il suo ruolo.

Kruiswijk a 35 anni è alla Jumbo Visma e la corazzata olandese vede in lui una colonna portante del team, un sostegno fondamentale per chi sarà il capitano al Tour de France, verosimilmente il campione in carica Jonas Vingegaard. Il ruolo di luogotenente potrebbe anche sembrare tagliato su misura per le caratteristiche attuali di Kruijswijk, ma lo sente un po’ stretto. Correre per gli altri non è propriamente nella sua natura e questo è un po’ una caratteristica comune per i corridori olandesi, come si è spesso visto in ambito femminile e anche fra i nomi precedentemente citati.

L’olandese, qui con Kuss e Vingegaard, è tornato alle gare al Criterium di Saitama. Ora già pensa al Tour
L’olandese, qui con Kuss, è tornato alle gare al Criterium di Saitama. Ora già pensa al Tour

Il sogno del podio a Giro o Vuelta

Il trentacinquenne di Nuenen ha chiuso anzitempo la sua stagione, vittima dell’ennesima caduta al Tour de France che si è rivelata più rovinosa del previsto. La ripresa è stata lenta, con Vingegaard vincitore però nessuno alla Jumbo Visma gli ha messo fretta, pensando già all’annata successiva. Kruijswijk ha ripreso lentamente per essere pronto quando servirà. Già si sa che sarà al Tour, anche se non erano propriamente questi i suoi desideri.

«Avrei voluto tornare al Giro d’Italia – ha ammesso Steven – ma dovrò dare una mano a Vingegaard nella Grande Boucle. Io so di che cosa sono ancora capace, se sono al top della forma, la strada verso un podio al Giro o alla Vuelta non è preclusa».

Le sue parole hanno un preciso fondamento, che affonda in quel che avvenne nel 2016, forse la grande occasione che poteva dare la svolta alla sua carriera.

Giro 2016, la caduta nella discesa dal Colle dell’Agnello che gli costerà la maglia rosa. Lo spinge Massimo Rava
Giro 2016, la caduta nella discesa dal Colle dell’Agnello che gli costerà la maglia rosa. Lo spinge Massimo Rava

La caduta che cambiò tutto

In quell’edizione della corsa rosa, Kruijswijk prese l’iniziativa più volte, assestandosi nei quartieri alti della classifica per poi attaccare con decisione sul Valparola nella tappa numero 14. Con Chaves diede vita a una fuga decisamente fruttuosa, lasciando al colombiano la vittoria parziale per appropriarsi della maglia rosa. Il giorno dopo, nella cronoscalata dell’Alpe di Siusi, fu secondo rafforzando la sua leadership e ponendo una seria candidatura alla vittoria finale. All’inizio della terza settimana, visti gli attacchi dei rivali in classifica decise di attaccare a sua volta nell’ascesa verso Andalo portando a 3 minuti il vantaggio su Chaves, a quel punto sembrava tutto scritto.

Il destino aveva però altre strade per lui: nella diciannovesima tappa, quella del Colle dell’Agnello incorse in una brutta caduta, riportando la frattura di una costola. Stoicamente finì la tappa, ma il Giro era andato a favore di Nibali, con l’olandese che chiuse quarto, un piazzamento quanto mai amaro. Da allora la sua strada si è fatta impervia, ricca di scivoloni dai quali si è sempre però rialzato con carattere, altrimenti non sarebbero arrivati il quarto posto alla Vuelta 2018 e il podio al Tour 2019.

Kruijswijk con Bernal sul podio del Tour 2019. L’ultimo grande acuto della sua carriera
Kruijswijk con Bernal sul podio del Tour 2019. L’ultimo grande acuto della sua carriera

Il ritiro? Non è un’opzione…

Da quel giorno agli Champs Elysées, però, Kruiswijk ha concluso un solo Grande Giro, la Vuelta 2021 al 12° posto e questo lungo periodo di appannamento è arrivato mentre Roglic consolidava il suo ruolo di punta e emergevano nuove leve, a cominciare da Vingegaard. L’olandese è passato in secondo piano: al grande rendez vous con la stampa dello scorso dicembre, pochi si sono avvicinati a lui, chi lo ha fatto non ha potuto non notare la sua insoddisfazione.

«Sia ben chiaro, non ho nulla contro il team – ha voluto chiarire a Wieler Revue – la Jumbo Visma è la squadra più forte al mondo e farne parte è un grande onore. Mi chiedo solo se posso lavorare in un altro modo. Credo di avere ancora tempo per mettere a posto le cose, tanto che non firmerei per un biennale, penso che ci siano ancora tre anni buoni davanti a me».

L’olandese con Roglic. Sin dagli esordi nel 2006 Kruijswijk è stato nel team, ma cosa accadrà a fine 2023?
L’olandese con Roglic. Sin dagli esordi nel 2006 Kruijswijk è stato nel team, ma cosa accadrà a fine 2023?

Tour con Vingegaard, poi si vedrà

«Se voglio correre per me stesso, devo andare in un team che pensa ancora che io possa puntare alla Top 5 in un Tour de France – ha ulteriormente specificato mettendo di fatto una pietra tombale sulla sua riconferma all’interno del team – Io sono convinto che un grande piazzamento sia ancora nelle mie corde, ma alla Jumbo hanno chiaramente altre priorità».

Professionista dal 2006, Kruijswijk si avvia verso la sua diciottesima stagione. Partirà presumibilmente piano puntando a essere in forma per l’estate e dare una mano a Vingegaard per dimostrare di saper essere anche un valido luogotenente. Anche se non è quella la sua aspirazione.