Cavendish, la sua bici e la telefonata che rimise tutto in moto

30.06.2021
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Quel 30 sul numero di gara da stamattina sarà un 31, come le vittorie di Cavendish al Tour. La storia o forse la leggenda dice che nell’agosto dello scorso anno, tracciando un bilancio semidefinitivo dlla sua carriera e avviandosi a un mesto ritiro, Mark Cavendish abbia fatto una telefonata a Giampaolo Mondini, uomo Specialized in gruppo, con il quale aveva avuto a che fare ai tempi in cui correva con la Etixx-Quick Step.

Questa immagine, già pubblicata nei giorni scorsi, ritrae Mark con il suo meccanico (foto Wout Beel)
Questa immagine, già pubblicata nei giorni scorsi, ritrae Mark con il suo meccanico (foto Wout Beel)

«Era disperato – racconta Mondini, ricordando quella telefonata – non riusciva a rendere, non aveva più gli stessi watt e si era convinto che tra i fattori possibili ci fosse la bicicletta. Mi chiese di mandargli una delle nostre perché potesse allenarsi e avere la prova definitiva. Poi si sarebbe rassegnato. Avevamo lì una Venge con misure simili alle sue e gliela mandammo. Richiamò dopo qualche settimana. Era entusiasta. E alla fine si convinse a fare il passo e parlare con Lefevere. E piuttosto… quella Venge non l’ho più vista».

Tarmac SL7 misura 52

Risalito sulla Specialized, Cavendish ha lavorato sodo per rimettere a posto tutto il resto. Il peso e soprattutto l’adattamento alla fatica, ma alla fine – suggestione o altro – ha vinto sei corse e l’ultima in ordine di tempo è stata la tappa di ieri a Fougeres.

Lo ha fatto su una Tarmac SL7 misura 52. Il britannico è passato a questa taglia dopo aver provato anche la 48 con la quale però non è riuscito a ricreare i giusti angoli e l’ha messa da parte. Rispetto al 2016, ultimo anno nel team belga, le sue misure sono rimaste sostanzialmente le stesse.

Perciò utilizza pedivelle da 170 e guarnitura da 54 denti: ieri ha sprintato appunto con il 54×11 e riguardando le immagini televisive, si nota come Philipsen (più agile) abbia preso subito margine, ma non abbia potuto opporsi al ritorno di Cavendish.

Attacco da 13

Il suo assetto in bici è molto avanzato. Da sempre la sua posizione in volata, simile a quelle di Caleb Ewan e di Jakub Mareczko, vede il corpo tutto proiettato in avanti, con la testa ad abbassarsi oltre il manubrio.

«E’ davvero molto in avanti – conferma Mondini – tanto che a causa di quell’assetto, se prendesse una buca, rischierebbe di rompere l’attacco manubrio».

Proprio su questo fronte, va segnalato che Cavendish sta correndo il Tour con il manubrio Rapide Roval da 42 c/c mentre nelle corse prima del Tour ha utilizzato un 40. L’attacco, proprio per assecondare questa sua tendenza a… spararsi in avanti è da 13 centimetri.

Partecipa a questo suo assetto piuttosto sbilanciato, anche l’arretramento della sella di 4,6 centimetri, che si ottiene anche grazie al fatto che Mark utilizza la Power Mirror realizzata con tecnologia 3D: quella bucherellata e più corta, per intenderci.

Due ruote diverse

Sul fronte delle ruote, Ieri Cavendish ha ha corso e vinto con un set Roval Rapide con profilo da 50 all’anteriore e 55 al posteriore, montate con copertoncini Turbo Cotton da 26 con la spalla in cotone. La scelta, di cui parlammo quando venne adottata alla Omloop Het Nieuwsblad, risolve il problema della scorrevolezza, ma non impedisce le forature. Tanto che anche Cavendish nella seconda parte di corsa ha bucato e i meccanici sono stati lesti a cambiargli la bici.

Fra le curiosità spicca il conteggio delle vittorie sul numero di gara (foto di apertura) che da oggi nella crono cambierà in 31 e il fatto che il nastro manubrio della bici sarà verde per celebrare la conquista della maglia della classifica a punti. Da quella telefonata sembra passato un secolo. E la famosa Venge chissà se Mondini la rivedrà mai più…