«Visto che Mohoric ha vinto col reggisella telescopico? Anche noi lo provammo ai tempi con Fsa, ma pesava tantissimo. Oggi con 300 grammi te la cavi e puoi anche pensare di montarlo». Parte in tromba Vincenzo Nibali. Lo Squalo è guidato dalla passione, specie quando si parla di tecnica, e commenta con noi la Sanremo.
Lo avevamo raggiunto quando la Classicissima era finita da poche ore e lui stesso se l’era gustata in tv. Non aveva perso un metro. E magari il corridore dell’Astana Qazaqstan avrà ripensato a quando fu lui ad alzare le braccia in Via Roma, con un’azione altrettanto spettacolare a quella di Mohoric.
Il reggisella (prototipo) Fsa testato qualche anno fa da Nibali. Ma un qualcosa si vide già ai tempi della Liquigas Con uno spettacolare attacco dei suoi, Nibali conquista la Sanremo 2018… un numero (anche) in discesa, senza telescopico
Il reggisella (prototipo) Fsa testato qualche anno fa da Nibali. Ma un qualcosa si vide già ai tempi della Liquigas Con uno spettacolare attacco dei suoi, Nibali conquista la Sanremo 2018… un numero (anche) in discesa, senza telescopico
Vincenzo come va con i tuoi problemi di salute? Prima il Covid, poi l’influenza…
Diciamo che sono alle spalle. Oggi (sabato scorso, ndr) ho fatto l’ennesima visita alle tonsille: ce n’è una che è ancora gonfia e credo che me la dovrò tenere così. Se mi opero perdo due mesi, tantissimo. Cercherò di starci attento, di tenerla a bada in qualche modo e di non ammalarmi. E’ come avere una cicatrice che dà fastidio.
E in merito alla condizione, dove pensi di essere?
Sinceramente non lo so bene. Ho fatto solo la Milano-Torino e le sensazioni neanche erano male, però il ritmo gara non c’è e quello lo fai o con tanto dietro motore o gareggiando. Adesso si andrà avanti per piccoli passi. Vediamo un po’ come andrò da questa gara, la Coppi e Bartali (22-26 marzo), in poi.
Come si può fare per recuperare?
Facendo un’attenta selezione di gare. L’obiettivo è crescere gradualmente. Farò la Coppi e Bartali e poi andrò in altura sul Teide con il gruppo del Giro.
Però perché fare l’altura? Non sei un più un ragazzino, hai pochi giorni di corsa nelle gambe: non sarebbe meglio correre di più?
Fare l’altura è la base per i grandi Giri. Non si può fare una grande corsa a tappe senza passare dall’altura.
Ma magari cambiare approccio alla preparazione è anche una questione di stimoli…
Negli ultimi 15 anni ogni campione, e non solo, è arrivato ad un grande Giro dall’altura. Non si tratta solo di allenarsi. L’altura è tutto: è fare la vita da corridore al massimo, è concentrarsi, è non avere distrazioni e chiaramente è anche allenarsi bene. In gara fai l’alta intensità, curi la parte anaerobica, ma per un grande Giro serve soprattutto una grande base aerobica, servono i grandi volumi di allenamento.
Sono tanti anni che sei un pro’, hai anche vinto tantissimo, che emozioni si provano nell’arrivare ad un grande Giro?
Emozioni: è un qualcosa di collaudato ormai, non c’è un’emozione particolare. Quando ti avvicini al momento del via cerchi sempre di capire come stai, hai le tue paure, le tue preoccupazioni.
Preoccupazioni…
Eh sì. Anche quando stai bene e senti di avere una buona condizione ti poni delle domande. Sarò davvero pronto? E’ tutto apposto? Poi il più delle volte questi dubbi spariscono in gara… Almeno quando riesci a fare ciò che vuoi. Discorso diverso se invece manca qualcosa per davvero. In quel caso lo puoi raggiungere in corsa, tappa dopo tappa, ma ci sta anche che non lo raggiungi proprio il tuo top di forma.
E sono problemi…
Eh – sospira Nibali – la prendi così com’è. C’è poco da fare, se non dare il massimo.
E sapendo anche che coi ragazzini terribili di oggi è sempre più difficile…
Quello che sono riuscito a fare non è poco e per quello che posso ancora fare cerco di dare il meglio di me stesso. I giovani oggi arrivano già pronti, si adattano subito. Non penso però che abbiano ancora chissà quali margini di crescita perché sono già a livelli altissimi. I margini semmai ce li ha qualcuno che è, come dire, un po’ naif nell’allenarsi e va forte di suo e con un certo lavoro può migliorare ancora.
Come trovi gli stimoli sapendo che il pubblico ti aspetta?
Uno trova soddisfazione in tante altre cose. Per tutta la scorsa settimana, pensando alla Sanremo, si è parlato solo di due corridori, Van Aert e Pogacar, mentre il primo, il secondo e il terzo sono stati altri, corridori. Questo per dire che gli altri non sono fermi. Sono in tanti ad andare forte. Quindi non è facile, ma si cerca di dare il massimo.
Come ci arriviamo allora a questo Giro d’Italia?
Ad arrivarci! Con tutti questi malanni e il Covid sono tre stagioni ormai che devi sempre riprogrammare tutto. Non è facile. Tu magari attraversi un buon periodo, sei in un momento buono, poi arriva il Covid e butti al vento mesi e mesi di preparazione. Quando sei giovane tutto questo non ti pesa, ma per chi è a fine carriera…
Però sei Nibali, sai come si può fare…
Esperienza per fare le cose fatte bene c’è. Però se anche tutto fila liscio e poi c’è un intoppo questo ti frena. Da oltre dieci anni sono abituato a programmare tutto: gara, recupero, altura, alimentazione… e finché va così, tutto va bene, ma se sballa qualcosa poi inseguire è un bel “casino”. Riallacciandosi al discorso dei giovani: a loro basta una settimana di allenamento fatta bene e tre gare e vanno in condizione, poi magari non dura molto, ma ci vanno. Più vai su con l’età e più ti serve tempo per allenarti e più gare da fare per raggiungere lo stesso livello.
Un corridore che ha vinto i grandi Giri, anche se magari non ci punta più, un occhio alla classifica lo dà sempre. Hai guardato il parterre del Giro, gli avversari più pericolosi?
Più che un’occhio, gli ho dato un orecchio, quello sì! Ho ascoltato qualche rumors, ho visto qualche ordine d’arrivo… Sì, qualche pensiero ce lo puoi avere, ma poi quando sei in gara cambia tutto. Sei attento a vedere cosa succede e cosa non succede. E cerchi di capire realmente come stai.
Che gare farai adesso?
Come detto Coppi e Bartali, altura e poi o Giro di Sicilia (12-15 aprile, ndr) o Tour of the Alps (18-22 aprile, ndr). E’ da vedere. Poco fa, ero giusto al telefono con Martinelli per capire un po’ come stessero le cose, perché ci sono tanti corridori malati nei team e non è facile fare le squadre.
Quando ti rivediamo alzare le braccia al cielo? Nibali se può un colpetto lo dà…
Ah, se la sfortuna mi lascia in pace più che volentieri. Negli ultimi tre anni – fa una breve pausa e sbuffa Vincenzo – è andato un po’ di tutto di traverso. Uno cerca anche di essere propositivo, ma poi arriva la legnata che ti mette ko. Speriamo che siano finite queste legnate.