LIEGI – Dalla Omloop Het Nieuwsblad del 25 febbraio, alla Liegi-Bastogne-Liegi dello scorso 23 aprile: Matej Mohoric si è fatto tutta, ma proprio tutta, la Campagna del Nord. O per meglio dire la primavera delle classiche. Perché non va dimenticato che nel mezzo di queste undici prove c’erano anche la Sanremo e la Strade Bianche.
Il corridore del Team Bahrain Victorious si ferma a parlare con noi tra uno scrocio di pioggia e l’altro alla vigilia della Doyenne, in occasione della presentazione delle squadre.
Mohoric non ha vinto in questo scorcio di stagione, però è salito sul podio della Kuurne-Bruxelles-Kuurne. Di certo la sua non è una primavera da buttare. Poteva averla chiusa dopo la Roubaix, dopo l’ennesima brutta caduta e le tante botte e invece è andato avanti. Poteva rassegnarsi al dominio ora di Pogacar, ora di Van der Poel, ora della Jumbo-Visma, ma neanche per sogno. Questa sua campagna di classiche gli ha riservato spunti interessanti che analizziamo insieme.
Matej, dicevamo: ti sei fatto tutte le classiche più importanti di primavera…
Questo era il mio programma! All’inizio è andato tutto bene. Mi sono piazzato un paio di volte, poi i due obiettivi principali erano il Fiandre e la Roubaix e non sono andati un granché. Fisicamente stavo bene, però non ho raccolto nessun risultato, quindi c’è un po’ di rammarico. Però guardo avanti e spero di far bene prima o poi.
Sei stato anche sfortunato. Hai subito diverse cadute, ma ti sei sempre rialzato, mostrando molta grinta. In tanti avrebbero detto basta dopo che i due obiettivi principali erano alle spalle ormai…
Sì, però la vita non sempre va come si vuole. La cosa più facile è dire che uno non ce la fa, che è meglio restare a casa… Però io credo che bisogna tentare sempre. Anche perché se non parti, non puoi nemmeno vincere. E neanche provarci…
Hai fatto tutta la Campagna del Nord, c’è stato un momento di picco di forma? Ed eventualmente quando era previsto?
Sono stato sempre abbastanza bene, ma era previsto un picco di forma per il Fiandre e la Roubaix. E infatti devo dire che di gambe in quei giorni mi sono sentito davvero bene. Però purtroppo per delle circostanze avverse non ho fatto risultato. E mi dispiace proprio perché sapevo di stare bene. Stavo meglio dell’anno scorso…
Se il picco era previsto per il Fiandre, avevi deciso di sacrificare un po’ la Sanremo? Eri consapevole che forse non eri al 100 per cento…
Esatto. Alla Sanremo non ero al 100%, consapevole del fatto che il mio obiettivo principale era la Roubaix. La Roubaix più del Fiandre. E infatti poi sono stato meglio dopo, nonostante la caduta al Fiandre.
Al netto dei dolori, cosa ti porti dietro da Fiandre e Roubaix? Le puoi vincere?
Sì, secondo me sono alla mia portata. Quest’anno posso dire che non ero tanto lontano dal tenere il passo con i migliori. Alla Gand, per esempio, non ci sono riuscito perché a un corridore davanti a me è scesa la catena e non potevo passarlo in quel momento. Ho perso l’attimo. Altrimenti sarei rimasto attaccato ai due Jumbo-Visma. Al Fiandre, la prima caduta, quella in cui è rimasto coinvolto anche Pogacar, un po’ mi condizionato. Dopo quella scivolata non ero più al 100 per cento.
Insomma, in prospettiva hai fatto un buon lavoro…
Sì, io sono convinto che nel futuro, se tutto va bene, posso vincere sia il Fiandre che la Roubaix. E tornerò.
Non parti battuto in partenza! In queste classiche abbiamo sentito corridori, anche importanti, partire per il secondo posto o per il piazzamento perché in gara c’era uno o più di quei quattro fenomeni…
No, no… e questo purtroppo è vero. Nelle ultime corse, più di una volta nel gruppo, quando la situazione si era delineata, in tanti hanno corso per un piazzamento e questo mi dispiace. Anche all’Amstel quando siamo rimasti fuori perché ci hanno attaccati di sorpresa, mancava molto e c’era il tempo di rientrare. Però non c’erano le squadre che volevano sacrificarsi per andare a prendere la fuga.
E come si può fare?
Bisogna adattarsi e fare del proprio meglio. Magari non facendosi sorprendere e così giocarsela non contando sugli altri.