Cosnefroy: finché è durata, l’uomo più felice della terra

11.04.2022
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Benoit Cosnefroy ha 26 anni e pochi grilli per la testa. Però con  questa grande concretezza, nel 2020 si piazzò secondo alla Freccia Vallone vinta da Hirschi e l’anno dopo batté Alaphilippe nello sprint a due di Plouay. Lo vedi poco, ma c’è sempre. Nel frattempo il corridore della AG2R-Citroen ha fatto qualche importante scelta di vita, come quella di lasciare Cherbourg, il comune sulla Manica in cui è nato per trasferirsi al sud della Francia per evitare viaggi più lunghi e trovare un miglior terreno di allenamento più vicino alla sede della squadra.

Ieri sul traguardo dell’Amstel Gold Race è stato per qualche minuto l’uomo più felice della terra (foto di apertura). Sognava così tanto la grande vittoria, da averla raccontata a tutti i compagni che alla spicciolata raggiungevano il traguardo. Poi in un secondo gli è arrivata fra capo e collo la mazzata del fotofinish. L’ha accusata, poi però ha rimesso i piedi per terra.

Ha appena saputo di essere arrivato secondo. Van Avermaet è quasi più abbattuto di lui
Ha appena saputo di essere arrivato secondo. Van Avermaet è quasi più abbattuto di lui

«Sono una persona che mette le cose in prospettiva velocemente – ha detto – è uno dei miei punti di forza. Ero vicino alla vittoria, ma se inizio a piangere dopo il podio all’Amstel, posso anche smettere di correre. Sono stato incredibilmente felice quando mi è stato detto che avevo vinto, ma devi mettere le cose nella giusta prospettiva. Sono contento del mio secondo posto. Quando sono salito sul podio, mi sono emozionato, sono momenti che raramente sperimentiamo in una carriera. Mathieu van der Poel, che era il favorito, non c’era. Non vedo perché dovrei buttarmi giù».

Sempre lucido

Kwiatkowski ha raccontato di averlo messo in mezzo, costringendolo a tirare di più con il pretesto che lui aveva dietro Pidcock. Ma l’analisi in corsa del francese è stata anche più lucida. Nessuna trappola, tutto calcolato.

«Non ho molti rimpianti – ha raccontato dopo le premiazioni – perché se fossero rientrati da dietro, sarei arrivato settimo o ottavo. Avevo in testa lo sprint pazzesco di Mathieu Van der Poel nel 2019 e mi sono detto che poteva anche riprenderci quei 20 secondi negli ultimi 500 metri. Non è stato facile da gestire. Mi sentivo più forte di ”Kwiato” e speravo che in uno sprint lanciato da lontano alla fine si sedesse.

Sapeva che tirare nel finale fosse il solo modo per non far rientrare Van der Poel
Sapeva che tirare nel finale fosse il solo modo per non far rientrare Van der Poel

«Ho fatto uno sprint in due fasi. La seconda volta – ha spiegato – quando ha provato a rimontarmi mentre ero sul lato destro della barriera, non mi sono arreso. Sulla linea, ho avuto la sensazione che mi stesse superando. Poi è stato tutto così ravvicinato che ho creduto che fosse possibile aver vinto. Quando qualcuno da dietro il podio è venuto a mostrarmi il fotofinish, non ci sono più stati dubbi. E’ andata così, ho perso e ora spero di potermi rifare».

Rivincita sulle Ardenne

Rifarsi significa ricaricare le batterie e presentarsi di nuovo agguerrito per le classiche delle Ardenne, con la consapevolezza di stare comunque bene.

«Sento che la forma è buona – ha precisato – direi molto buona, l’avevo capito la settimana scorsa al Circuit de la Sarthe (è stato 2° nella prima tappa e poi anche nella generale alle spalle di Kooij, ndr). Potrei essere più controllato nelle prossime gare, ma ovviamente cercherò una vittoria. Adesso per me inizia un buon periodo. Mercoledì corro la Freccia del Brabante, poi torno a casa in Savoia per rientrare alla Freccia Vallone e alla Liegi-Bastogne-Liegi».

E se nel 2020 in quella Freccia Alaphilippe non c’era e Cosnefroy disse che un giorno gli sarebbe piaciuta vedersela con lui sul Muro d’Huy, questa volta sarà accontentato. Anche il campione del mondo ha le stesse intenzioni bellicose.

Alaphilippe vince, Evenepoel lo lancia e Bramati gongola

06.04.2022
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Non è facile mandare la squadra alle corse. Si sarà pure usciti dallo stato d’emergenza, ma il Covid continua a circolare, portando con sé una serie di effetti collaterali difficili da decifrare. Anche la Quick Step-Alpha Vinyl ha avuto le sue gatte da pelare. E se al Nord i corridori guidati da Peeters e Steels fanno fatica a spiccare, per motivi di salute e poca fortuna (vedi il problema meccanico occorso ad Asgreen al Fiandre nel momento della selezione), il bel segnale arrivato ieri al Giro dei Paesi Baschi ha riportato il sorriso. Soprattutto l’intesa tra Alaphilippe ed Evenepoel, entrambi a braccia alzate sul traguardo di Viana (foto di apertura), racconta di una complicità che potrebbe rivelarsi la chiave per le classiche delle Ardenne. Per questo Bramati si frega le mani.

La Jumbo Visma controlla la corsa per Roglic: come dice Bramati, la neve non manca…
La Jumbo Visma controlla la corsa per Roglic: come dice Bramati, la neve non manca…

Un freddo cane

Oggi la tappa sarà molto più nervosa. E in attesa di salire sul pullman per andare alla partenza (che sarà data a Llodio alle 12,57), Bramati ci racconta di ieri e del momento dello squadrone belga.

«Fa un freddo cane – dice il tecnico bergamasco – sulle salite c’è tanta neve, ma per fortuna dovrebbe migliorare e soprattutto non piove. Non siamo gli unici ad aver avuto dei contrattempi, tante squadre sono state costrette a rinunciare o rimescolare gli uomini. Anche Julian ha dovuto saltare la Sanremo che aveva già vinto, ma adesso parrebbe aver recuperato e ieri è venuta una bella vittoria».

Alaphilippe all’ammiraglia: guida Lodewick, nel sedile accanto c’è Bramati
Alaphilippe all’ammiraglia: guida Lodewick, nel sedile accanto c’è Bramati

Freccia e Liegi

I suoi giorni stanno per arrivare. La Freccia Vallone del 20 aprile e la Liegi del 24 chiamano il campione del mondo, che le ha sempre dichiarate come i primi obiettivi della stagione.

«Si avvicinano le sue corse – ragiona Bramati – per cui mai come adesso, l’importante è non ammalarsi. Giusto stamattina stavo guardando il Corriere della Sera e quando sono arrivato a leggere della variante XE, ho chiuso il sito. Non si riesce a stargli appresso. Aver vinto ieri è un bel segnale per lui e per tutta la squadra. Julian è il campione del mondo, non era partito bene, ora speriamo di aver preso la strada giusta. All’inizio era dispiaciuto per tutti i contrattempi, però resta tranquillo perché conosce le sue potenzialità».

Evenepoel lo ha lasciato ai 200 metri: Alaphilippe può lanciare la sua volata in leggera salita
Evenepoel lo ha lasciato ai 200 metri: Alaphilippe può lanciare la sua volata in leggera salita

Non è la Play Station

Quel che più ha colpito sono stati gli abbracci di Evenepoel dopo aver lanciato il compagno. Il giovane belga ha effettivamente fatto un capolavoro nel pilotare lo sprint del francese, mettendoselo a ruota nell’ultima rotonda e lasciandolo ai 200 metri.

«Non eravamo i soli a voler entrare davanti in quella rotonda – sorride Bramati – e ci rendevamo conto di non avere gli uomini per fare un treno di quattro corridori. Però ci siamo parlati prima della corsa, sapendo dopo la crono del giorno prima che Remco fosse comunque in grande condizione. Non è la Play Station, ci sono anche momenti difficili, ma sai anche che quando hai un corridore come lui, le belle cose si possono fare ugualmente. E in quel finale si è verificato lo scenario perfetto, identico a come lo avevamo immaginato. Julian si è fidato e alla fine eravamo tutti super contenti».

Il tocco del Brama

C’è tanto del “Brama” nel rapporto che si sta creando fra il campione del mondo e il belga che sta diventando grande.

«Sono rapporti che costruisci – ammette Bramati – con il concorso di tutte le parti. Un po’ l’ammiraglia, un po’ loro e un po’ la fortuna che tutto vada bene. Ci vedo un po’ della relazione che a suo tempo si creò tra lo stesso Alaphilippe e Gilbert. Avete visto come hanno corso alla Tirreno nella tappa di Carpegna? Julian sapeva di poter andare in fuga, ma anche che se non fosse stato davanti per vincere e ce ne fosse stato bisogno, avrebbe dovuto aiutare Remco. Se vi ricordate, a un certo punto si rialzò dalla fuga e aspettò il compagno. Ieri Remco in qualche modo si è sdebitato e forse per questo era così contento».

Da Van Aert a Remco, il gioco delle coppie e dei nervi tesi

10.03.2022
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Van Aert guida e la bici lo segue. Dopo la vittoria all’Het Nieuwsblad, ecco la crono della Parigi-Nizza, vinta su Roglic e Dennis, i due grandi specialisti della sua squadra. Il belga della Jumbo Visma è solido e tirato. E probabilmente – si nota a vederlo correre e sentendolo parlare – gode dell’assenza di Van der Poel: quando c’è in strada il rivale di sempre, non ha la stessa lucidità. Nessuno al mondo riesce a fargli perdere le staffe come l’olandese.

Dopo. la crono vinta Van Aert riparte verso Saint Sauveur de Montagut con la maglia di leader
Aert riparte verso Saint Sauveur de Montagut con la maglia di leader

«I miei obiettivi vengono dopo – ha detto dopo la crono – ma non tirerò certo i freni. Queste decisioni sono contro la mia natura. Si è visto che negli ultimi giorni ho cercato di cogliere ogni opportunità. Proprio per questo non corro così tanto. Quando attacco il numero, voglio vincere. Voglio mantenere questo modo di correre perché mi ha portato lontano ed è anche ciò che i fan amano di più. Ma so anche per esperienza che è importante rimanere concentrati. Ovviamente è più facile se hai in squadra un leader come Primoz Roglic, che punta alla vittoria. Ora devo semplicemente cambiare programma per la seconda metà della Parigi-Nizza».

Sorpresa Pogacar

Calcoli da capitano. E se Roglic in Francia sa o spera che sul Col du Turini Van Aert lascerà andare il gruppo, Evenepoel non è così certo che Alaphilippe si arrenderà al Carpegna e alle rampe di questi giorni che gli si addicono come la maglia iridata che indossa. E ieri a 27 chilometri dal traguardo di Terni, su un tratto piuttosto ripido, se ne è avuta la conferma. Ci si aspettava uno sprint intermedio, nessuno pensava che il UAE Team Emirates mandasse avanti Tadej Pogacar e che lo sloveno tirasse dritto portando con sé il francese.

Nella 3ª tappa della Tirreno verso Terni, attacco a sorpresa di Pogacar e Alaphilippe
Nella 3ª tappa della Tirreno verso Terni, attacco a sorpresa di Pogacar e Alaphilippe

«L’ammiraglia mi ha ordinato di non muovermi – ha detto Evenepoel – stava a Julian (Alaphilippe, ndr) farsi avanti. Lui ha eseguito gli ordini, siamo entrambi leader ed è normale che giochi le sue carte. Sono rimasto sorpreso dal fatto che Tadej abbia continuato, ma non sono andato nel panico perché sapevo che tante squadre volevano arrivare allo sprint e gli ultimi quindici chilometri erano pianeggianti con il vento contro. Sinceramente non ho capito l’attacco di Tadej».

Van Aert impara

Van Aert impara dai suoi errori. L’anno scorso aveva speso tutto in ogni santo giorno alla Tirreno-Adriatico e poi aveva pagato il conto nelle classiche.

Evenepoel sorpreso dall’attacco di Pogacar verso Terni o davvero in controllo?
Evenepoel sorpreso dall’attacco di Pogacar verso Terni o davvero in controllo?

«Mentalmente – spiega – sarà completamente diverso portare sabato Roglic ai piedi del Col du Turini, invece di dover fare la corsa, che è estenuante. Voglio arrivare affamato al via della Parigi-Roubaix e non con la speranza che la gara finisca perché sono già stanco. Questa volta voglio correre le classiche nel pieno delle forze».

Anche Remco impara

Evenepoel scherza, ma in questa estenuante ricerca del colpo ad effetto, avere davanti uno che stravince senza essere stato annunciato sin dagli juniores e scombina i piani con tanta facilità un po’ lo destabilizza.

«Non mi dà fastidio – ha detto – che Pogacar sia più vicino di tre secondi. Questa Tirreno sarà dura, a cominciare dalla tappa di oggi a Bellante. Segretamente spero che si stanchi con tutti questi attacchi, ma temo sia una vana speranza. Tadej è il corridore più forte del mondo, non si stanca mai. Ma qualche energia l’ha consumata. Un giorno ripagherà, vero? Io non partecipo più agli sprint intermedi. L’ho fatto l’anno scorso al Giro andando a caccia di secondi e poi me ne sono pentito».

Tripletta Jumbo Visma anche nella 1ª tappa della Parigi-Nizza. Qui Van Aert tira, dietro Roglic e poi Laporte che vincerà
Tripletta Jumbo anche nella 1ª tappa della Parigi-Nizza. Qui Van Aert tira, dietro Roglic e poi Laporte che vincerà

Solidità Jumbo

Maassen, il tecnico degli olandesi, non è stato sorpreso dalla seconda tripla di Jumbo-Visma in tre giorni. Dopo la vittoria di Laporte nella prima tappa, con Roglic e Van Aert alle spalle, la crono ha premiato le scelte del team.

«Domenica – dice il diesse Maassen – c’era stata anche un po’ di fortuna, ma nella crono Roglic e Dennis sono due medagliati di Pechino 2020 e sapevamo che Van Aert può fare tutto. Negli ultimi anni abbiamo reclutato uomini con grandi motori, perché eravamo poco incisivi nelle cronometro a squadre. Ora abbiamo i corridori e con un allenatore come Mathieu Heijboer, abbiamo uno specialista in questo campo».

Per Roglic, 2° posto nella crono e ora con la salita la possibilità di alzare la voce
Per Roglic, 2° posto nella crono e ora con la salita la possibilità di alzare la voce

Giochi tattici

E se per Va Aert la Parigi-Nizza potrebbe essere finita ieri e da oggi si corre per Roglic, per Evenepoel e la Quick Step-Alpha Vinyl comincia oggi con la tappa di Bellante e una tattica da inventare, provando a sorprendere Pogacar, sempre che a sorprenderli tutti non sia nuovamente lui.

«Sarà una tappa pericolosa dice Remco – su strade strette che invitano sempre ad attaccare. Potrebbe rimanere tutto bloccato fino ai piedi dell’ultima salita, ma potrebbe esplodere subito. Per Alaphilippe e per me, forse un attacco da lontano sarebbe meglio. Queste salite non mi spaventano. Tre volte per quattro chilometri ogni volta. Si andrà forte e si può fare qualcosa per la classifica».

Spunta “Loulou”, tempo di ricognizione alla Strade Bianche

03.03.2022
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Sole che va e che viene. Le colline senesi si accedono e si spegnono. Corridori che passano e primo brulicare di ammiraglie. E’ la ricognizione. L’avvicinarsi della Strade Bianche fa vivere improvvisamente questi angoli di Toscana dove di solito c’è ben altra tranquillità.

I team, molti dei quali composti da corridori che ieri erano al Trofeo Laigueglia, ne approfittano per la ricognizione. «Il ciclismo è cambiato – ci dice Davide Bramati diesse della Quick Step- Alphavinyl – ormai la maggior parte fa la “recon” il giovedì e non il venerdì».

Ricognizione al giovedì

Uno dei motivi che probabilmente ha spinto a fare la prova oggi è il meteo. Domattina infatti c’è una certa probabilità di pioggia. Quindi meglio driblare uno scroscione d’acqua poco piacevole e per di più neanche influente ai fini della gara, che invece dovrebbe essere asciutta.

Però Brama ha ragione. Ormai è così: meglio avere un giorno di riposo in più nelle gambe. Meglio passare una vigilia tranquilla. Specie per chi punta alla vittoria come il campione del mondo Alaphilippe.

E sulle orme del team di Lefevere anche altre squadre hanno scelto di provare all’antivigilia. Jumbo-Visma, Lotto Soudal, Bora Hansgrohe, UAE Team Emirates, Ineos-Grenadiers, quelle che abbiamo incontrato noi. Mentre la Trek-Segafredo dovrebbe andare domani. Di sicuro domattina andranno le donne.

Quick Step da lontano

Molti hanno scelto di partire dai meno 90-100 chilometri. Uno dei vantaggi della ricognizione al giovedì è che si può provare una porzione maggiore di percorso.

La Quick Step–Alphavinyl per esempio ha scelto di provare solo i settori più lunghi e per questo è partita abbastanza indietro, in zona Torrenieri per intenderci, vale a dire poco prima del settore più lungo, quello di Lucignano d’Asso. E infatti, dopo Monte Sante Marie, Alaphilippe e compagni sono scesi “in pianura” e hanno ripreso la strada dell’hotel. 

Altri invece, dopo Monte Sante Marie, hanno tirato dritto anche per scoprire gli ultimi tre settori: Monteaperti, Colle Pinzuto e Le Tolfe.

Occhio alle ruote

Una ricognizione fatta principalmente per il “reparto ruote”. Tutti tubeless per i Quick Step. Alaphilippe non aveva ancora trovato la pressione giusta, tanto che proprio all’uscita di Monte Sante Marie l’ha fatta ritoccare al meccanico. Probabilmente l’ha fatta abbassare un po’ visto che si è “lamentato” dell’aderenza.

Il francese ci tiene molto a questa gara. L’ha vinta nel 2019 e lo scorso anno fu secondo alle spalle di Van der Poel. E’ dato in ottima condizione. E quando “Loulou” punta ed è in condizione raramente sbaglia: Leuven (e non solo) insegna.

Per tutti loro ruote a “basso” profilo: le 33 millimetri Alpinist di Roval, marchio di Specialized.

Ma tutto sommato il clan era tranquillo, anche perché a vigilare su di loro c’era Giampaolo Mondini, il responsabile dei team proprio del brand americano. Di certo ne avranno parlato a bocce ferme anche a fine ricognizione.

Ulissi e Covi (in primo piano) durante la ricognizione di questa mattina
Ulissi e Covi (in primo piano) durante la ricognizione di questa mattina

Rapporti: si cerca il 32

E qualche dubbio regnava anche in casa UAE Team Emirates. Soler ha detto al meccanico che la pressione di 5,2 bar all’anteriore andava bene per lo sterrato, ma non per l’asfalto. Così sgonfia, infatti, la ruota saltellava un po’.

Il meccanico della UAE passava con la pompa da una bici all’altra per controllare la pressione appunto. Chiedeva ai ragazzi se andava bene. E intanto annotava i dati su un quaderno. Non solo, ma chiedeva anche dei rapporti.

«Ma lasciate questi rapporti?», domanda Covi: «Io vorrei il 32». «Sì, meglio. Il 32 va bene anche per eventuali ripartenze da fermi», gli risponde il diesse Manuele Mori.

Mentre parlano notiamo che Covi e Ulissi hanno fatto una scelta diversa. Ruote basse per Diego, ruote alte per Covi. Mentre le pressioni, a parte qualche ritocco in base al peso, dovrebbero essere per tutti le stese: 5-5,2 bar all’anteriore e 5,5-5,7 bar al posteriore.

Tattica e percorso

Ma la ricognizione serve anche per memorizzare i tratti, per visionare i possibili scenari di corsa. Una corsa sempre mossa, in cui ci si concentra molto sugli undici settori di sterrato chiaramente, ma che non va sottovalutata per il suo dislivello di 3.100 metri.

«Vedete – spiegavano i diesse della UAE ai ragazzi – qui (la vetta di Monte Sante Marie, ndr) si esce sempre “spaccati”. Di solito ci sono due gruppi. Se si è in uno di questi due drappelli va bene, altrimenti la corsa è finita».

«Perché quanto manca da qui?», chiede ancora Covi mentre sgranocchia una barretta. «Mancano 42 chilometri», gli risponde Mori. «Se non vi sentite un granché meglio anticipare, come fece Formolo qualche tempo fa», continua il direttore sportivo.

«E gli altri tratti come sono?», continua Covi. «Sono più brevi, ma con degli strappi duri», gli ribatte Ulissi, che è lì al suo fianco, ben più coperto del giovane compagno.

Rodriguez solitario

Le squadre si radunano quasi sempre all’uscita degli sterrati. I corridori parlano, si confrontano tra di loro e con i meccanici e soprattutto si aspettano. E sì, perché ci sono delle belle differenze di approccio alla ricognizione.

Ognuno interpreta i tratti come meglio crede: studiare linee e “sentire la guida” andando forte, oppure osservare bene la strada e i suoi trabocchetti. Si cerca poi qualche punto di riferimento da memorizzare in caso di crisi o di attacco.

E in questa interpretazione molto influisce quanto si è fatto il giorno prima.

Laengen e Soler ieri non hanno corso a Laigueglia e infatti sono arrivati in cima con una buona manciata di minuti di vantaggio su Covi e Ulissi, che invece sono stati protagonisti nella corsa ligure.

Idem Carlos Rodriguez. Lui lo abbiamo “pizzicato” in un tratto di collegamento su asfalto, totalmente abbandonato dai compagni (ma con l’ammiraglia al seguito). Anche lo spagnolo ha corso a Laigueglia. Andava pianissimo, ma non conoscendo il percorso lo ha voluto provare tutto.

Alaphilippe d’attacco, con un occhio in più sui numeri

17.02.2022
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Il punto della situazione su Julian Alaphilippe. Il campione del mondo, che avevamo incontrato a Calpe ai primi di gennaio, ha riattaccato il numero sulla schiena e fatto balenare i primi lampi di vivacità. Se in quel primo parlare ci eravamo resi conto del suo nuovo distacco davanti alle corse, ora resta la curiosità di come abbia gestito complessivamente il suo inverno.

Il Lombardia, chiuso al sesto posto, è stato l’ultima corsa 2021 per Julian Alaphilippe (qui con Masnada)
Il Lombardia, chiuso al 6° posto, è stato l’ultima corsa 2021 per Julian Alaphilippe (qui con Masnada)

Quattro settimane off

Complici la paternità e il non aver preso parte alle Olimpiadi, dopo il Tour de France Julian ha fatto soltanto 15 giorni di gara, per cui è arrivato in fondo alla stagione certamente stanco fisicamente, ma non troppo provato mentalmente. Perciò, al posto delle consuete sei settimane di vacanze, ne ha fatte quattro.

«E siccome non aveva questa stanchezza psicologica – spiega suo cugino Frank, che da sempre lo allena – quelle quattro settimane gli sono sembrate eterne, ma come ogni cosa le ha fatte al 100 per cento, riposo compreso. Alla fine però non vedeva l’ora di ricominciare».

Quattro settimane di stacco, in cui ha seguito l’uscita del suo libro (foto Instagram)
Quattro settimane di stacco, in cui ha seguito l’uscita del suo libro (foto Instagram)

La pausa è stata in realtà piuttosto relativa, dato che Julian nel frattempo ha lavorato in palestra, ha corso a piedi oppure è uscito in mountain bike. Si fa fatica a tenerlo fermo: basta osservare il modo in cui muove le mani per capirlo…

Calendario a posto

Novembre ad Andorra, dove Alaphilippe vive con Marion Rousse e il figlio Nino. Stagione propizia per lui quest’anno, dato che non è nevicato, quindi la ripresa non ha avuto ostacoli.

«La prima cosa – spiega ancora l’allenatore – è stata lavorare sulla base. Abbiamo seguito i programmi alla lettera a differenza dell’anno precedente, in cui la frattura del polso lo ha condizionato tanto».

Inverno ad Andorra con Marion e Nino, grazie al meteo favorevole (foto Instagram)
Inverno ad Andorra con Marion e Nino, grazie al meteo favorevole (foto Instagram)

La consapevolezza del programma ha permesso anche di impostare i periodi successivi di lavoro. Tolta dalla mente l’ipotesi del Fiandre, Alaphilippe scommetterà tutto sulle classiche delle Ardenne. La Freccia Wallonne del 20 aprile e la Liegi-Bastogne-Liegi quattro giorni dopo: la corsa che più gli si addice, che più gli piace e che continua a sfuggirgli.

Alla luce di questi obiettivi, la preparazione prevede il Vuelta Catalunya (4-9 aprile), la Freccia del Brabante (13 aprile), poi salterà l’Amstel Gold Race.

Attenzione ai watt

Dicembre a Calpe, primo ritiro della Quick Step-Alpha Vinyl. E qui, a margine del suo essere guascone e leader in ogni gesto, è emersa la prima vera differenza dell’Alaphilippe 2.0.

In ritiro a Calpe ha lavorato bene: sia a dicembre, sia poi a gennaio. Qui con Mark Cavendish
In ritiro a Calpe ha lavorato bene: a dicembre e a gennaio. Qui con Cavendish

«Prima dei i numeri e della potenza non gli importava – dice Frank – ora è interessato. Durante il ritiro ha studiato i suoi progressi in termini di watt. Sa che deve passare per questa fase se vuole continuare a progredire. Quindi continuerà a correre d’istinto e sentimento, perché è così che ha imparato a conoscere il suo corpo, ma ora si allena con il misuratore di potenza. Gli dà molta importanza, fa molte domande a riguardo. Se qualcuno me lo avesse detto, qualche anno fa… ».

Il primo intoppo

Capodanno in Belgio, dove assieme a Federer e Verstrappen è stato nominato sportivo straniero preferito, poi di nuovo a Calpe, secondo ritiro. E subito dopo, si è verificato il primo intoppo. Julian ha preso un forte raffreddore, che ha persuaso il team a non portarlo al successivo ritiro in Algarve. Qualcosa del genere era successo anche l’anno scorso, ma più avanti nel calendario.

«Ricordo che mi aveva messo in agitazione – aveva detto Alaphilippe a Calpe – perché ero arrivato alle prime gare senza essermi allenato bene e non recuperavo. Era stato difficile arrivare in forma fino a Liegi».

Questa volta l’influenza ha anticipato, ma un po’ di ritardo si è comunque accumulato. Anche se secondo suo cugino si parla davvero di sfumature.

«A Julian piace stare bene dall’inizio della stagione – chiude l’allenatore – ha sempre lavorato così. Ha bisogno di sapere che tutto è a posto, che non ha difficoltà fisiche o ritardi di forma. Non so se la malattia modificherà i suoi piani, ma da quello che si è visto al Tour de la Provence, sembrerebbe già un bell’Alaphilippe».

Garmin e Tacx, ecco i team per il 2022!

24.01.2022
4 min
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Garmin e Tacx hanno recentemente annunciato le sponsorizzazioni tecniche per la stagione 2022. Restando al solo ciclismo saranno oltre 15 le squadre ad essere interessate. A queste si andranno ad aggiungere centinaia di atleti professionisti appartenenti a discipline fra loro diverse come corsa e triathlon.
A dare il benvenuto a tutti gli atleti è stata Susan Lyman, vicepresidente del global consumer marketing di Garmin.

«Siamo onorati – ha detto – del fatto che così tanti tra i migliori team e atleti del mondo abbiano scelto Garmin e Tacx per allenarsi, competere e godere ogni giorno delle proprie avventure sportive. Dall’uso dei nostri smartwatch ai ciclocomputer GPS, dagli strumenti per la sicurezza a quelli per l’allenamento. I nostri prodotti saranno a disposizione di questi corridori, ciclisti e triatleti che potranno utilizzare uno dei più forti ecosistemi presenti sul mercato. E noi non vediamo l’ora di contribuire ai loro successi».

La Quick Step-Alpha Vinyl entra nel mondo Garmin nella stagione 2022
La Quick Step-Alpha Vinyl entra nel mondo Garmin nella stagione 2022

Le novità team 2022

Ci saranno due nuovi team che nel 2022 potranno usufruire del meglio della tecnologia Garmin e Tacx: Quick Step-Alpha Vinyl e Ineos Grenadiers. La formazione del campione del mondo Julian Alaphilippe fino ad oggi aveva lavorato esclusivamente con Tacx. Mentre il team del campione olimpico Filippo Ganna aveva punto contare sul supporto tecnologico di Garmin. Lo stesso Ganna ha voluto commentare con queste parole l’opportunità di poter finalmente avvalersi anche dei prodotti Tacx.

«Lavorare con i prodotti Garmin è fantastico – ha spiegato – perché forniscono dati eccezionalmente chiari, vari e accurati che noi atleti utilizziamo per capire il livello della nostra performance. Sono entusiasta di aggiungere quest’anno i prodotti Tacx al mio allenamento e vedere come possono aiutarmi a migliorare ancora di più».

Garmin Edge 1030 Plus
Tra i prodotti che Garmin metterà a disposizione dei team ci sarà anche ciclocomputer Edge 1030 Plus
Garmin Edge 1030 Plus
Tra i prodotti che Garmin metterà a disposizione dei team ci sarà anche ciclocomputer Edge 1030 Plus

L’elenco completo

L’elenco delle squadre che nel 2022 potranno contare sul supporto di Garmin e Tacx è completato da Jumbo-Visma, Astana Qazaqstan Team, Canyon CLLCTV XCO, Canyon//Sram Racing, CST PostNL Bafang MTB Racing team, Cube Action Ream, Lotto Soudal, NXTG By Experza, Rocacorba Collective, Scott-Sram MTB Racing Team, Team SD Worx, Team Total Energies, Trek Factory Racing. Garmin continuerà a sponsorizzare la Groupama-FDJ Cycling Team e il Movistar Team a livello maschile e femminile.

Il meglio di Garmin e Tacx

Tutti i team e gli atleti sponsorizzati potranno avvalersi del meglio della tecnologia Garmin come i ciclocomputer della serie Edge, tra cui gli Edge 530, Edge 830 e Edge 1030 Plus. Questi prodotti oltre alla navigazione GPS, offrono ai ciclisti dati sulle performance e metriche avanzate sugli allenamenti.

Tacx metterà a disposizione il rullo NEO 2T Smart che misura i dati con un errore massimo dell’1% e presenta caratteristiche uniche come il road feel, la simulazione della discesa e l’inerzia dinamica. Così da rendere l’allenamento indoor il più possibile simile all’esperienza outdoor. Completano l’offerta Garmin e Tacx l’orologio Forerunner 945, la luce integrata Varia RTL515, la bilancia Index S2 Smart Scale e i portaborracce Ciro bottle cages.

Le squadre avranno a disposizione il rullo Tacx Neo Smart 2T Smart, il meglio della gamma per gli allenamenti indoor
Le squadre avranno a disposizione il rullo Tacx Neo Smart 2T Smart, il meglio della gamma per gli allenamenti indoor

Sicurezza e performance

Carsten Jeppesen, responsabile dei partner tecnici e delle relazioni ciclistiche della Ineos Grenadiers, ha sintetizzato al meglio l’importanza di poter disporre del meglio di Garmin e Tacx.

«Condividiamo il desiderio di innovare continuamente – ha spiegato – e ci affidiamo ai prodotti Garmin per monitorare i nostri sforzi mentre ci alleniamo e corriamo su strada, con un’attenzione particolare alla sicurezza. Siamo entusiasti di espandere la nostra sponsorizzazione, aggiungendo alle unità Edge e le luci Varia, anche cardiofrequenzimetri, smartwatch ed il sistema di allenamento indoor Tacx. Siamo entusiasti di vedere cosa possiamo realizzare insieme nei prossimi anni».

Garmin

In Spagna con Bramati, parlando di uomini e programmi

18.01.2022
4 min
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Il “Brama” è inquieto. Se da una parte con i corridori è il solito amicone, capace di trasmettergli grinta anche solo per bere un caffè, dall’altra ha lo sguardo vigile su ciò che accade intorno. L’attenzione estrema per tutto ciò che è igiene e attenzione ai protocolli Covid lo tiene ben sveglio. Quando vedi che a causa della cancellazione della Vuelta San Juan se ne va a monte l’altura colombiana dei corridori che sarebbero partiti dall’Argentina, capisci che basta un niente per compromettere settimane di lavoro. Per questo le squadre si stanno chiudendo a riccio. Per questo Bramati è così circospetto. Tutto intorno, la Quick Step-Alpha Vinyl che si avvia al debutto con buone sensazioni, forte dei suoi tanti uomini capaci di vincere.

«Qualcuno è andato via – conferma Bramati – ma siamo ancora forti su tutti i terreni. Lo zoccolo duro è rimasto, manca solo Almeida. Gli italiani sono cresciuti e speriamo che crescano ancora. E poi con Jakobsen, Alaphilippe ed Evenepoel possiamo fare davvero delle belle cose».

Bramati è certo che Evenepoel sia un’eccezione: sbagliato volerlo imitare (foto Wout Beel)
Evenepoel è un’eccezione: per Bramati è sbagliato imitarlo (foto Wout Beel)
Remco sembra aver ritrovato la verve di prima dell’incidente…

E’ incredibile quello che può fare. Non voglio neanche parlare delle vittorie, ma avete visto cosa ha combinato al mondiale? Giusto o sbagliato, la tattica l’ha fatta il Belgio. Ma vedere un ragazzo di vent’anni che si porta il gruppo sulle spalle per 180 chilometri è stato una dimostrazione di forza incredibile.

E questo conferma la sua eccezionalità…

Come lui, c’è lui… Noi avevamo visto le sue potenzialità, ma sappiamo che è merce rara. Con l’Adispro, l’associazione dei direttori sportivi in Italia, si è parlato di questo aspetto. Fare più attività fra gli U23 non è male, ma Remco è stato subito forte.

A proposito di mondiale, anche Alaphilippe sembra ben consapevole di quel che lo aspetta.

La seconda maglia iridata peserà meno. Non è stato facile portarla in giro l’anno scorso, ma non si può negare che sia stato sempre protagonista. La maglia si è vista, l’ha onorata e per quest’anno vuole puntare bene alle Ardenne. La Liegi è la prova Monumento che più gli si addice, chissà che questa non sia la volta buona.

Sarà facile gestire il dualismo fra Jakobsen e Cavendish?

Fabio e Mark vanno d’accordo e questa è già una buona cosa. Cav ha dimostrato di non essere un atleta da pensionare, con quattro tappe e la maglia verde al Tour. Jakobsen invece è tornato capace di vincere grandi corse. Credo che non serva assegnare dei ruoli sin da adesso, è meglio partire e vedere come andrà la stagione.

Nel 2021 Cavendish e Jakobsen corsero assieme al Turchia: gara del rientro per Fabio, di 4 vittorie per Mark
Nel 2021 Cavendish e Jakobsen corsero assieme al Turchia: gara del rientro per Fabio, di 4 vittorie per Mark
E’ del tutto improponibile che corrano insieme?

Non so a cosa servirebbe, soprattutto al Tour. Quest’anno è molto diverso rispetto al solito. C’è la crono e subito una volata che però con quel lungo ponte potrebbe spaccare il gruppo. Alla quinta tappa c’è già il pavé e poi si riparlerà di una volata vera alla 18ª tappa. Davanti a un disegno come questo e dovendo partire con 8 corridori, è normale che si debbano fare delle scelte.

Gli italiani possono crescere?

Hanno fatto vedere tanto. Masnada nel finale di stagione ha colpito. Ballerini ha fatto un grande inizio, poi ha aiutato e ha chiuso in crescendo. Bagioli è rientrato dall’infortunio e ha fatto una grande Vuelta. Cattaneo può migliorare ancora. Lo dico a bassa voce sennò mi accusano di essere tifoso, ma secondo me faranno tutti un bel salto di qualità.

Il nuovo Alaphilippe: nervi saldi, meno errori e il sogno Liegi

16.01.2022
5 min
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Alaphilippe si accinge a vivere il secondo anno da campione del mondo con una flemma mai vista. Il corridore spiritato che in certi giorni era difficile da seguire anche nelle dichiarazioni ha ceduto il posto a un uomo calmo e riflessivo. Sarà la paternità oppure la serenità di non dover dimostrare altro, pensiamo che se il francese riuscirà a portare questa flemma in corsa, diventerà il cecchino che tanti aspettano. Si è visto a Leuven, in fondo, quando ha messo il naso fuori una sola volta e ha vinto. Oppure forse si tratta di semplice necessità, dovendo fronteggiare avversari più forti di lui fisicamente.

Molto più pacato, Alaphilippe ha spiegato che la Liegi sarà il primo obiettivo
Molto più pacato, Alaphilippe ha spiegato che la Liegi sarà il primo obiettivo

«Il risultato più bello del 2021 – dice – è stato essere diventato padre, il più grande cambiamento nella mia vita. Non si può comparare con i risultati del ciclismo, ma in qualche modo sento che vi è connesso. Sono contento dell’ultima stagione, perché ho raggiunto i miei obiettivi. Ho vinto nuovamente la Freccia Vallone. Ho provato l’emozione di vincere al Tour e prendere la maglia gialla dieci giorni dopo la nascita di mio figlio. E poi è arrivata la maglia iridata per il secondo anno consecutivo, che è stata più di un sogno. Quest’anno voglio godermela (dice toccandola con il palmo della mano, ndr) senza rincorrere traguardi troppo lontani».

Tutto sulla Liegi

Per certi versi è come se non avesse ancora metabolizzato la seconda vittoria iridata e in qualche momento di questa conversazione sarà lui per primo ad ammetterlo.

«Credo che questa mentalità – dice – possa essere la chiave della mia carriera. Vuoi vincere, ma è difficile essere sempre a livelli altissimi e questo può diventare un pensiero che ti schiaccia. Io invece voglio stare bene. Mi spiego. Ho rincorso le classiche fiamminghe, il Fiandre soprattutto. Potrebbe essere alla mia portata, ma la prima volta mi è costato una frattura e un lungo stop, mentre l’anno scorso sul Kruisberg mi si è spenta la luce. Ma soprattutto mi ha portato lontano da quelli che sono i miei obiettivi principali. Sono molto motivato per la Liegi, la corsa che più mi si addice e che finora mi è sfuggita per i miei errori e per l’arrivo di avversari nuovi».

La lezione di Valverde

I suoi errori. Impossibile dimenticare il 2020, quando proprio nel finale della Doyenne (che si corse d’ottobre) buttò via forze a profusione, poi chiuse Hirschi in volata e alla fine alzò le braccia troppo presto permettendo a Roglic di passarlo, con la squalifica come mazzata finale. Oppure il 2021, quando è arrivato a ridosso dello sprint ancora in testa al gruppetto, ha dovuto inventarsi una manovra da pistard per tornare in coda e poi ha lanciato la volata con troppo anticipo, permettendo a Pogacar di rimontarlo.

Julian Alaphilippe compirà 30 anni l’11 giugno (foto Quick Step-Alpha Vinyl)
Julian Alaphilippe compirà 30 anni l’11 giugno (foto Quick Step-Alpha Vinyl)

«E’ naturale a volte fare degli errori – sorride amaro – ma mi sono reso conto che alcuni di questi sono stati frutto della pressione. Il mio primo anno in maglia iridata in certi momenti è stato così e non voglio che si ripeta. Devo accettare che non posso vincere ogni corsa e devo smetterla di fare come qualche stagione fa, quando vincevo e subito guardavo alla corsa successiva. Sono sicuro che questo mi porterà a divertirmi di più. Devo imparare da Valverde. Sono certo che a 40 anni non sarò più in gruppo come lui, ma so anche che Alejandro è un esempio per il livello che riesce ad avere e la capacità di sorridere dopo ogni corsa. Che abbia vinto o che abbia perso».

Al Tour da cacciatore

Gestire la pressione e farsela scivolare addosso: proprio lo spagnolo è maestro. E questo gli ha permesso negli anni di accettare sfide pazzesche senza farsene schiacciare, vincendo classiche e conquistando podi nei tre grandi Giri.

«La sola pressione che accetto – dice Alaphilippe – è quella che metto a me stesso, nel non voler deludere la squadra e i tifosi. Una pressione da cui invece ho imparato a stare alla larga è quella del Tour. Per ora la mia presenza alla Grande Boucle sarà giorno per giorno, con l’impegno di andare a vedere le tappe in cui potrei vincere. Mi chiedono spesso se correndo in un’altra squadra, il mio atteggiamento sarebbe diverso. Forse sì, forse no. Tanti mi chiedono di fare classifica, ma io per primo so che i risultati del 2019 furono anche il frutto si situazioni e che ad oggi sarei il primo a sorprendermi se fossi capace di gestire tre settimane.

«Perciò, anche quest’anno sentite che cosa farò. Voglio il tempo per divertirmi sulla bici. Voglio portare in gruppo questa maglia, che è la più bella e tutti sognano e alla quale per certi versi devo ancora abituarmi. Ricordo quando nel 2019 mi passava accanto Valverde e io lo guardavo con ammirazione. Ecco cosa farò nel 2022. E non credo che cambierò idea».

E Lefevere a sorpresa riapre la porta sul Tour

12.01.2022
5 min
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Il capo ha la pelle abbronzata e la camicia bianca. Ha appena compiuto 66 anni, ma conserva la verve di quando correva e di ogni battaglia delle ultime 30 stagioni. Tanti sono gli anni della squadra di Patrick Lefevere, come si legge anche sulle tazzine personalizzate in cui i corridori stamattina hanno bevuto il caffè al Bar Velo, roulotte della Quick Step-Alpha Vinyl posizionata lungo la strada a uso dei fotografi e per finalità di marketing.

Nell’accogliere la stampa al raduno di Calpe, Patrick (in apertura nella foto di Sigrid Eggers) ha tracciato un rapido bilancio 2021 del team e poi, con un ruggito d’orgoglio, ha sottolineato che qualcuno se ne è andato, ma la struttura resta forte e non ci sono traguardi preclusi. E’ bastato guardarsi intorno e vedere nelle immediate vicinanze Alaphilippe, Evenepoel, Jakobsen, Cavendish, Morkov, Asgreen, Bagioli, Ballerini e Cattaneo per avere la sensazione del piatto ricco.

«Sono ottimista – conferma dopo averci raggiunto su un divanetto tondeggiante – abbiamo perso dei buoni corridori, ma abbiamo tirato a bordo dei giovani molto interessanti. Chi mi conosce sa che l’ho sempre fatto, da Pozzato e Cancellara alla Mapei, passando per Mas, Alaphilippe e Cavagna e anche quello là…».

Lefevere ha fatto gli onori di casa nell’hotel di Calpe, accogliendo 32 giornalisti da tutta Europa
Lefevere ha fatto gli onori di casa nell’hotel di Calpe, accogliendo 32 giornalisti da tutta Europa

Al Tour chi meriterà

Il gesto di sollevare il mento, orienta il nostro sguardo verso Remco Evenepoel, che sta seduto davanti alla telecamere di Sporza e si racconta come il reuccio nel giardino di corte. I temi sono tanti, Patrick ha voglia di parlare e il discorso parte da Cavendish, che mezz’ora fa si è trincerato dietro una sorta di mutismo selettivo per non dire quel che probabilmente pensa. Un ciclista professionista fa così, ha ripetuto più volte. E adesso le parole del manager del belga diventeranno benzina.

«La storia di Mark e la mia – dice Lefevere – è ben conosciuta. Andò via per un fatto di soldi, io non potevo tenerlo e lui giustamente accettò la proposta. Quello che mi disse quando venne a parlarmi alla fine del 2020 mi ha spezzato il cuore, così ho deciso di correre il rischio. Non sapevo come sarebbe stato riaccolto, ma la squadra lo ha assecondato, lui ha lavorato sodo e i risultati si sono visti. Non era nei piani che andasse al Tour, ma è stato bravo a sfruttare l’occasione. Per cui anche adesso è presto per dire cosa succederà a luglio, ma non mi va che tutti questi discorsi vengano strumentalizzati. Al Tour andrà chi meriterà di andarci».

La grinta del pitbull

Quando però si parla di Jakobsen e di tutto il baccano che si fece dopo la caduta al Polonia, il capo prova a fare una marcia indietro rispetto alle dichiarazioni che gli furono attribuite e che a suo dire venero mal tradotte.

«In alcuni casi le traduzioni non sono state oneste – dice – per cui è uscito che secondo me Groenewegen abbia voluto uccidere Fabio. Io non l’ho mai detto, posso aver detto che con certe condotte si rischia di uccidere qualcuno. Ma prima di scrivere una cosa del genere, non vuoi almeno chiamarmi? Mi hanno attaccato quasi fossi un criminale. E’ venuto fuori un profilo Facebook a mio nome, ma io non ho un profilo Facebook. Ho provato a farlo chiudere, ma sembra sia impossibile. Capisco che ci sia tanta pressione. I giornali non vendono più come prima, ormai si gioca tutto su titoloni e foto. Ma io sono un pitbull, se tocchi i miei corridori, io ti assalto. Sono corretto se lo sei nei miei confronti».

Con Alaphilippe sul podio del primo mondiale a Imola: Lefevere ha accolto il francese in squadra da neopro’
Lefevere ha accolto Alaphilippe in squadra da neopro’

Porte aperte

Con lo stesso carisma si è imposto sui dottori del team, pretendendo di aprire il ritiro alla stampa. Per farci entrare hanno richiesto due tamponi, ma per gli sponsor e per il pubblico (ovviamente soprattutto quello belga per cui il ciclismo è una religione) c’era bisogno che il team ci mettesse la faccia. E lo hanno fatto.

«La squadra non è più debole – dice – ma non è il tempo di fare esperimenti. Julian (Alaphilippe, ndr) metterà da parte l’idea del Fiandre. Ha provato, è caduto due volte e si è convinto di tornare al programma di prima. Tre anni fa ci potevamo permettere di giocare, ma ora ci sono Pogacar, Roglic e gli altri e bisogna concentrarsi bene sugli obiettivi. Lui c’è sempre e quando attacca la corsa prende la svolta decisiva. Adesso bisogna che troviamo il modo di vincere noi certe corse».

Lefevere si è prestato a tutte le interviste e ha parlato del team con grinta e grande determinazione
Lefevere si è prestato a tutte le interviste e ha parlato del team con grinta e grande determinazione

Il valore di Remco

Nel frattempo Remco si è alzato. I due si sono scambiati uno sguardo d’intesa. Le interviste si succedono, la pedalata del mattino è stata volutamente blanda.

«Nel 2021 – dice indicandolo – ha imparato tanto. Ha avuto finalmente un buon inverno, anche se hanno cancellato l’Argentina. Il rientro al Giro non è andato bene, ma parlarne dopo o dal divano è troppo facile. Davanti alla tivù, vincerei tutte le corse. Una volta presa la decisione, abbiamo fatto il nostro meglio. E tutto sommato, ha avuto un giorno storto a Montalcino e nonostante dicessero che non sia capace di guidare, lui è passato illeso nel punto in cui sono caduti Nibali e Ciccone, ma qualcuno lo ha tirato giù colpendolo da dietro. Per Remco sarà un anno importante. Può vincere classiche e corse a tappe, il punto con lui però sono quelle di tre settimane. La Vuelta servirà per capirlo. Per cui faremo prima una stagione normale, con la Tirreno e le Ardenne. Ci sarà uno stop dopo il Romandia, quindi Delfinato o Svizzera e poi altura durante il Tour. E quel punto Vuelta e finale di stagione. Se tutto andrà liscio, alla fine di un anno come questo, potremo capire che corridore sia Remco Evenepoel».