EDITORIALE / L’attacco alle Olimpiadi e il futuro dello sport

29.07.2024
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Dovrebbe fermarsi tutto, in realtà non si ferma niente. Mentre a Parigi si svolgono le Olimpiadi, il resto dello sport continua con le sue date. La Formula Uno ha girato a Spa, il tennis ha giocato a Kitzbuhel e lo stesso ciclismo ha corso fra il Czech Tour e il Portogallo. Una volta per le Olimpiadi si prevedeva la tregua bellica, ma se adesso non si ferma neppure lo sport, come si fa a riconoscere loro la nobiltà che ne ha sempre fatto una storia a parte?

Lo sport sta cambiando irrimediabilmente pelle e finalità. Gli atleti nel mezzo sono la sua parte migliore eppure a volte sembrano il pretesto per costruire spettacoli ed eventi nel nome del guadagno. Frequentando i ciclisti, sappiamo quando il sogno olimpico sia presente nei loro discorsi. La loro rincorsa meriterebbe che tutti gli altri si fermassero per guardare. Invece nelle stesse ore in cui Evenepoel, Ganna e Van Aert si contendevano le medaglie della crono, al Czech Tour si svolgeva la tappa vinta da Gloag su Hirschi e Ulissi. Come si può pretendere la massima attenzione sull’evento che si svolge ogni quattro anni (in apertura foto Paris 2024), se non lo si tutela almeno sul piano dei calendari? In proporzione c’è più riguardo per il Tour de France.

La cerimonia di apertura

La conferma di quanto stiamo dicendo si è avuta con la cerimonia inaugurale. Faccio una premessa: non sono a Parigi, quindi non sono in grado di valutare l’impatto che l’evento abbia avuto sul pubblico. Tuttavia la sensazione più netta che ne abbiamo tratto è che nel nome delle coreografie e dei messaggi che si sono voluti dare si siano fatti sparire gli atleti. Le Olimpiadi sono diventate la cassa di risonanza per temi sacrosanti, ma che nulla hanno a che vedere con l’inaugurazione del massimo evento sportivo. Forse qualcuno avrebbe potuto spiegarlo a Thomas Jolly, direttore artistico dell’evento.

La cerimonia inaugurale nello stadio è fatta di inquadrature su volti giovani ed emozionati, foto di gruppo, selfie e stupore. Chi ha potuto guardare in faccia i marinaretti a bordo dei battelli nella Senna? E poi c’è lo show, che non deve mancare, ma ha come tema le Olimpiadi. La prima volta, vidi la cerimonia inaugurale di Atlanta, l’Olimpiade del centenario. Le coreografie illustrarono quel numero 100 facendolo diventare il simbolo di una storia infinita, mentre gli atleti nel prato furono protagonisti di un momento da brividi. Stessi brividi e anche superiori, quando Muhammad Ali ricevette la fiaccola per accendere il braciere olimpico. Ero seduto accanto a Rino Tommasi, cronista del grande pugilato (e anche del tennis), che si mise a piangere. Il passaggio di testimone di Parigi è stato lento, sfoggio di grandi nomi, da Zidane in poi, senza la capacità di essere essenziali e colpire nel segno.

L’apertura di Atlanta 1996 mise insieme sport, arte ed emozioni
L’apertura di Atlanta 1996 mise insieme sport, arte ed emozioni

L’attacco a Olimpia

Dovrebbe fermarsi tutto, in realtà non si ferma niente. Probabilmente sarebbe irragionevole chiedere il cessate il fuoco per guerre che prendono di mira bambini e ospedali: se non hai cuore per evitare certi accanimenti, perché dovresti fermarti per un evento sportivo?

Ci sono gli israeliani e non ci sono i russi, quantomeno non con la loro bandiera. Ci sono quelli contro Macron. C’è la grande voglia di celebrare una grandezza che zoppica anche a causa dei sabotaggi. E anche in questo caso le Olimpiadi rischiano di trasformarsi nel pretesto per rivendicazioni che nulla c’entrano con lo sport. Lo sono sempre state, in realtà, però mai come questa volta si ha la sensazione che la grande struttura a cinque cerchi sia sottoposta all’erosione da parte di forze che inesorabilmente la stanno sgretolando.

E se le scelte artistiche dell’apertura possono essere una scivolata, sul piano sportivo si è intervenuti in modo inquietante per contenere il numero degli atleti. Sono state escluse specialità di grande tradizione per inserire attività fisiche che poco hanno da spartire con lo sport. Si è deciso di far correre solo 89 ciclisti professionisti sulla distanza di 272 chilometri: dov’è il rispetto per i valori tecnici dello sport? Sarà certamente una corsa bellissima, questi ragazzi non si tirano indietro, ma potrebbe anche essere la corsa di 5-6 attaccanti nel vuoto cosmico alle loro spalle. Senza la possibilità di inseguimento. Senza i numeri per organizzare tattiche. Il CIO ha chiesto, l’UCI ha recepito perché forse il suo presidente ha mire olimpiche e ha preferito farsela andare bene.

Ganna con Malagò e il Presidente Mattarella, rimasto sotto la pioggia per tutto il tempo
Ganna con Malagò e il Presidente Mattarella, rimasto sotto la pioggia per tutto il tempo

In casa nostra

Per fortuna sono iniziate le gare e magari a tutto questo si potrà non pensare. Saranno due settimane bellissime. Saremo tifosi azzurri in discipline di cui poi smetteremo persino di sentir parlare. Sono le Olimpiadi, viaggio splendido fra storie struggenti. Ganna ha cominciato col piede giusto, siamo certi che altre soddisfazioni verranno. E poi anche per il ciclismo italiano sarà il tempo per guardarsi in faccia e dirsi se tutto va davvero bene.

La gestione federale ha puntato forte sulla preparazione olimpica, ma la sensazione è che le spese siano stato molto ingenti mentre le ricadute sul territorio non all’altezza. E se anche i risultati olimpici verranno usati per lanciare una nuova campagna elettorale, non dimentichiamo che la situazione qui da noi è davvero difficile. E non sarà il bagliore dell’oro a risolvere i problemi.