Nizzolo Dorelan

Nizzolo: «Lo sprint comincia 30 chilometri prima»

09.05.2021
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Prima tappa in linea del Giro, nei pronostici la prima volata che metterà a confronto le frecce della corsa rosa. Quando inizia quel che Bruno Raschi chiamava “il lungo prologo di una coltellata”? Il lavoro delle squadre è lungo e intenso, come spiega uno che gli sprint li conosce da vicino, il campione europeo Giacomo Nizzolo: «Se hai ambizioni non puoi aspettare, già a 30 chilometri dalla conclusione devi essere ben attento e posizionarti nelle parti avanzate del gruppo».

La preparazione della volata è già iniziata?

Diciamo che sono le fasi preliminari, nelle quali devi evitare problemi e soprattutto devi essere vigile nel controllo della corsa senza spendere troppo e prendere vento, quindi bisogna rimanere coperti, mai in prima fila. Sfruttando magari anche il lavoro delle squadre avversarie.

La volata vera e propria quando inizia?

Normalmente il treno va a formarsi intorno ai 3 chilometri dal traguardo, ma molto dipende dalla conformazione stradale della fase conclusiva della tappa. Si segue un piano ideale stabilito in precedenza, ma bisogna essere attenti anche a quel che succede intorno e pronti a cambiare strategia, è fondamentale comunicare tanto.

Nizzolo 2021
Giacomo Nizzolo cerca al Giro la sua prima vittoria, dopo una primavera positiva
Nizzolo 2021
Giacomo Nizzolo cerca al Giro la sua prima vittoria, dopo una primavera positiva
Le strade vengono studiate prima, su carta?

Una volta si faceva così, adesso ne parliamo in squadra prima della partenza sfruttando le App che ci sono a disposizione e che ti permettono di visualizzare direttamente la sede stradale. A quel punto ognuno ha ben chiaro quel che deve fare, quando deve intervenire e quando potrà concludere il proprio lavoro fino al momento finale.

Per te questo è l’ottavo Giro d’Italia: come ci arrivi?

Con una condizione quantomeno discreta, mi sento libero da pressioni, ho fatto una buona primavera e una Campagna del Nord che mi ha dato riscontri positivi, non solo per la piazza d’onore alla Gand-Wevelgem. Mentalmente sono carico e questo è importante.

Qual è l’edizione che ricordi con più piacere?

Sicuramente la prima, perché era tutto nuovo per me, era il 2012 e portarlo a termine fu una soddisfazione enorme. Sono arrivato al traguardo finale 5 volte, ma voglio cancellare i due ultimi ritiri, nel 2017 e 2019. Inoltre non ho ancora potuto gustare la soddisfazione di vincere una tappa, farlo con la maglia di Campione d’Europa sarebbe bellissimo e tapperebbe questo piccolo buco…

Lingotto, 11,15 del mattino. Partito il Giro-E

08.05.2021
4 min
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Max Lelli racconta di come abbiano riaperto da poco l’agriturismo e speriamo che si possa ripartire. Moreno Moser che dà le istruzioni ai suoi compagni, spiegando loro di stare molto attenti alle rotaie del tram. Andrea Ferrigato che indossa la maglia di Trenitalia e sottolinea l’abbinamento fra i treni veloci e la bici che non inquina. Roberto Ferrari in maglia Valsir alla guida della sua squadra, sempre con lo sguardo killer del velocista. E poi Patrick Martini, che dal palco annuncia che sarà una «figata, per il messaggio che si vuole portare e per i posti che si attraverseranno». E’ il Giro-E ragazzi, terza edizione al via.

Poi… tre due, uno e il Giro-E 2021 prende il largo dalla periferia di Torino, davanti alla sede di Eataly, e affronta un percorso più lungo dei pochi chilometri della crono, spingendosi verso Superga e i colli intorno alla città, per poi entrare nel percorso della sfida che nel pomeriggio vedrà il debutto dei professionisti.

Un altro ciclismo

Nove team e sei maglie. Sponsor importanti. Il Covid e il boom del mercato della bicicletta hanno portato a un’impennata bestiale nella vendita di bici elettriche e il fatto di avere degli ex corridori alla guida del gruppo fa capire il messaggio.

«Quando correvo – dice Moreno Moser – avevo la pretesa di bici leggerissime, super scattanti, rigide da morire. Poi ho smesso e ho scoperto che esiste anche un altro ciclismo…».

In queste parole c’è tutto il riassunto della terza “sfida” targata RCS Sport, già organizzatore del Giro d’Italia. La carovana E percorrerà l’Italia da Torino a Milano, in 21 tappe, per raccontare la bellezza della Penisola in un percorso di 1.540 chilometri lungo i quali seminare con risate e incontri il verbo della bicicletta. Sia pure elettrica.

Max Lelli e Giovanni Bruno Responsabile eventi speciali di Sky Sport
Max Lelli e Giovanni Bruno Responsabile eventi speciali di Sky Sport

Sfida goliardica

La sfida è goliardica, al punto che i capitani spiegano chiaramente ai loro gregari che nel finale soltanto loro faranno la corsa vera, per un fatto di idoneità sportiva e per non stravolgere lo spirito della manifestazione. Il Giro-E non è una gara, ma una e-bike experience. Anche se i partecipanti per un giorno vivranno in tutto e per tutto come i professionisti.

Andrea Ferrigato, al debutto nella nuova esperienza: capitano del team Trenitalia
Andrea Ferrigato, al debutto nella nuova esperienza: capitano del team Trenitalia

Tamponi per tutti

I partecipanti si sono ritrovati di buon mattino per i tamponi rapidi. Poi si sono radunati per squadre. Hanno ricevuto il materiale per correre. Si sono cambiati e hanno fatto il briefing con i loro capitani. Sono andati alla presentazione dei team, sfilando sul palco prima della firma di partenza. Sono andati a sedersi nel villaggio hospitality a loro riservato per prendere il caffè. Poi, quando la bandierina si è abbassata, si sono lanciati… comodamente lungo le strade della prima tappa. A chi ha scelto Torino è andata anche bene. Ma il dislivello del Giro-E sarà di 25.500 metri e fra le tappe spiccano la numero 14, Maniago-Monte Zoncolan con 2.700 metri di dislivello e la 16ª Canazei-Cortina D’Ampezzo che ne ha 2.200 e scala il Giau e il Pordoi, Cima Coppi del Giro 2021. 

E loro chi sono? Gabriele Balducci qui con Shimano e Moreno Moser
E loro chi sono? Gabriele Balducci qui con Shimano e Moreno Moser

«Eppure – diceva Moser avviandosi alla partenza – le tappe più dure per i nostri partecipanti saranno quelle di pianura. In salita si tratta di gestire l’autonomia del motore, ma in pianura a 25 all’ora la trazione si stacca e quando ci sarà da andare a 40 all’ora, per persone magari non troppo allenate e non abituate a stare in gruppo, la cosa si fa dura. Il gioco per oggi sarà rispettare la media che ci hanno indicato, 35 all’ora. Si corre di squadra. Buon Giro-E a tutti».

Affini Dorelan 2021

Affini: «Quante emozioni nella prima giornata»

08.05.2021
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L’approssimarsi di un grande Giro è un caleidoscopio di sensazioni che si moltiplicano man mano che si avvicina il momento del primo colpo di pedale. Sensazioni amplificate quando il primo atto è un cronoprologo, come nella maggioranza dei casi e come avviene anche quest’anno al Giro d’Italia, nella sede imponente di Torino.

Quando si parla di cronometro, in Italia fra i nomi dei maggiori specialisti emerge quello di Edoardo Affini (Jumbo Visma) anche se la sua esperienza al Giro è relativa: «Ho partecipato solo lo scorso anno, ma è un’emozione enorme, soprattutto per un italiano al Giro sapendo di poterti giocare qualcosa d’importante. Un pensierino alla maglia rosa è naturale farlo, anche se poi tra il dire e il fare…».

Di solito che sapore ha una prima giornata di un viaggio lungo tre settimane?

Senti che stai per affrontare qualcosa d’importante, lungo, pieno di avventure che potranno essere belle come spiacevoli, c’è l’incertezza del futuro. Un viaggio affrontato in una carovana ampia e ricca di colori, persone, ma soprattutto tante speranze e ambizioni, penso che sia così per tutti.

Inoltre la prima giornata è l’unica teoricamente nella quale tutti partono davvero alla pari e la maglia può andare a chiunque…

E’ vero, anche se naturalmente già alla vigilia ci sono gerarchie abbastanza prestabilite. La grande giornata può però esserci per ognuno. La prima giornata dà poi anche un senso di liberazione, dopo tanti ritiri, allenamenti, sacrifici. E’ ora di mettere in pratica quello che hai fatto, senti dentro di te molto nervosismo, ma io dico sempre che è un nervosismo buono…

Affini crono 2021
Edoardo Affini è al suo secondo Giro d’Italia: nel 2020 si è ritirato prima dell’ottava tappa
Edoardo Affini è al suo secondo Giro d’Italia
Che cosa cambia rispetto a una qualsiasi corsa a tappe?

Tantissimo, innanzitutto perché sai che non stai affrontando la “corsa del campanile” ma un evento di primaria importanza, che non riguarda solo chi ama il ciclismo. Io non sono ancora arrivato alla fine di un grande giro, troppo poche le mie esperienze in tal senso, ma tutti mi hanno detto che in tre settimane ci sono giornate buone e meno buone, bisogna saperle miscelare nella maniera giusta.

In un viaggio così lungo quanto contano i rapporti umani?

Se non c’è una buona atmosfera in squadra è difficile raddrizzare il timone quando le cose vanno male. Riuscire a vivere in un ambiente sereno nell’arco di tutte e tre le settimane è un aspetto fondamentale per ottenere risultati.

Si parte con un prologo di 9 chilometri, è più vicino a quelli classici di semplice introduzione o una cronometro vera e propria?

Diciamo che siamo un po’ a metà, perché comunque devi affrontarlo a tutta, partire forte e aumentare man mano finché non è finito. Molto dipenderà dal vento, sapersi gestire se sarà frontale all’inizio o alla fine e poi sarà importante partire già abbastanza riscaldati, proprio per sparare tutto sin dall’avvio.

Giro d’Italia, da Bernal a Ulissi i numeri da imparare

07.05.2021
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La 104ª edizione del Giro d’Italia che scatterà domani a Torino è all’insegna dell’incertezza, ma è un’incertezza di alta qualità: manca il dominatore assoluto, manca anche il velocista capace di chiudere la porta in ogni volata, ma questo rende la corsa rosa ancora più bella, con molti motivi d’interesse.

Il dorsale numero 1 dei 184 a disposizione è stato assegnato dagli organizzatori a Egan Bernal, capitano di quella Ineos Grenadiers vincitrice lo scorso anno con Tao Geoghegan Hart. Il colombiano, partito forte in stagione (straordinarie le sue azioni durante la Strade Bianche a dimostrazione di un talento nella guida maturato nella Mtb) si è poi un po’ nascosto, ma punta senza mezzi termini alla rosa finale, complice una squadra ben attrezzata.

Bernal Torino 2021
Egan Bernal al via con tante ambizioni e segnali migliori di quelli forniti al Tour 2020
Bernal Torino 2021
Egan Bernal al via con tante ambizioni e segnali migliori di quelli forniti al Tour 2020

Ganna e Moscon, coppia d’attacco

L’obiettivo è partire forte e magari avere subito il simbolo del primato in casa, attraverso l’attesissimo Filippo Ganna (numero 3), al quale i tifosi guardano con tanto entusiasmo pensando al Giro ma soprattutto alla futura avventura olimpica in Giappone. Attenzione poi a Gianni Moscon (5), che dopo le mirabilie mostrate al Tour of the Alps vuole far vedere che non erano state episodiche, anche lui d’altronde ha pensieri a cinque cerchi…

Il principale avversario di Bernal? Probabilmente viene sempre dal Tour of the Alps, è quel Simon Yates (Bikeexchange, numero 181) tante volte protagonista nei grandi giri, ma che non è riuscito ancora a mettere in fila tre settimane perfette. Sarà l’occasione giusta?

Evenepoel Torino 2021
Esordio per Remco Evenepoel, che riparte dopo la caduta del 2020 pensando a Tokyo
Evenepoel Torino 2021
Esordio per Remco Evenepoel, che riparte dopo la caduta del 2020 pensando a Tokyo

Altre squadre si distinguono per aver scelto schemi a più punte, per usare un gergo calcistico: la Deceuninck Quick Step presenta un Joao Almeida (92) 4° lo scorso anno, ma che sembra notevolmente cresciuto e alla sua ombra torna in gara Remco Evenepoel (91, scelta numerica che lo indica come capitano?), alla sua prima uscita dopo lo spaventoso incidente del Lombardia 2020. Vederlo al via è già una gioia per ogni appassionato, difficile chiedergli subito qualcosa, il suo talento è però capace di tutto. Con loro poi c’è un certo Fausto Masnada (97), uscito a palla dal Romandia chiuso al 3° posto e che potrebbe anche essere più di un luogotenente.

Attenti agli spagnoli…

Doppio capitano anche per il Team DSM, con Jai Hindley (191) che vuole cancellare il ricordo della maglia rosa svanita nello scorso ottobre all’ultima tappa e con lui l’esperto Romain Bardet (193), il francese già sul podio del Tour che vuole rilanciarsi. La foto in apertura ritrae proprio lui, che dopo 8 Tour debutterà in Italia. Due spagnoli pronti a tutto alla Bahrain Victorious, Mike Landa (51) e Pello Bilbao (53), se riusciranno a coesistere potrebbero anche far saltare il banco nelle grandi tappe alpine, ma se parliamo di Spagna un occhio di riguardo lo merita Marc Soler (171), i cui risultati al Romandia hanno spinto la Movistar ad affidargli la guida indiscussa della squadra, cosa inconsueta nella storia nel team iberico.

Hindley Giro 2020
Per Jai Hindley l’obiettivo è cancellare la beffa del 2020, facendo leva sull’esperienza
Hindley Giro 2020
Per Jai Hindley l’obiettivo è cancellare la beffa del 2020, facendo leva sull’esperienza

Uno spazio a parte merita la Trek Segafredo: la scelta di Vincenzo Nibali (211, nella foto d’apertura con Ciccone) di schierarsi al via del Giro d’Italia ha entusiasmato i tifosi e costituisce già un record, visto quanto è recente la sua frattura al polso. Il messinese afferma di voler vedere come andrà la prima settimana per capire che ruolo svolgere, la sua presenza è già però un appoggio importante per Giulio Ciccone (213), che con lui e Mollema (216) può legittimamente aspirare a un posto importante in classifica.

Velocisti: qual è il miglior treno?

Capitolo velocisti: manca il Bennett ammazzasette, quindi c’è grande curiosità per capire chi sarà il più forte e soprattutto chi avrà il treno più forte: il tre volte iridato Peter Sagan (71) oppure Elia Viviani (81), finalmente con tutti i “vagoni” al loro posto? L’olandese Dylan Groenewegen (156) oppure il plurivincitore Caleb Ewan (161)? E perché non Giacomo Nizzolo (201) alla ricerca del primo successo al Giro oppure il belga Tim Merlier con ben 3 vittorie nelle prove di contorno della Campagna del Nord?

Come si vede, di carne al fuoco ce n’é tanta. Domani si comincia e arriveranno le prime risposte, le prime righe di un libro tutto da scrivere ma che si leggerà tutto d’un fiato.

Torino spalanca le porte alla carovana rosa. Nibali la star

06.05.2021
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La presentazione del Giro d’Italia sembra un po’ un ritorno tra i banchi di scuola. La carovana si è ritrovata (in apertura Vincenzo Nibali). Sguardi intensi, sorrisi celati dalle mascherine, qualche animo più rilassato come quello dei corridori che si affacciano per la prima volta alla Corsa Rosa e non perdono occasione di fare video e selfie con i compagni. Tra i fotografi d’occasione c’è anche un certo Ivan Basso, che non perde di vista per un secondo i suoi ragazzi della Eolo Kometa e li ammira mentre si avviano verso il palco a cielo aperto situato nel cuore pulsante di Torino, il Cortile d’Onore del Castello del Valentino. Il varesino l’ha vinto due volte il Giro, loro stanno cominciando a scoprirlo.

Sorrisi e silenzi

Sornione e soddisfatto è anche lo sguardo di Gianni Savio che nella sua Torino può gustarsi la passerella della squadra che ha plasmato, l’Androni Giocattoli Sidermec, ammessa in extremis, dopo essere stata esclusa in prima battuta a febbraio.

Poi c’è Peter Sagan, che si mette a scherzare con Enrico Gasparotto, passato dall’altra parte dopo tanti anni in sella e preciso nello spiegare l’ordine di entrata agli ex colleghi.

Molto riflessivo Simon Yates, con lo sguardo sempre fisso sul podio dove salirà da lì a poco, quasi a immaginarsi come sarebbe fare lo stesso tra tre settimane a Milano.

Concentrato e sulle sue anche Remco Evenpoel, approdato alla Corsa Rosa un anno dopo rispetto al previsto a causa del pauroso volo occorsogli al Lombardia dell’estate passata: che Giro sarà per me, sembra domandarsi.

Un occhiolino ce lo concede, invece, Mikel Landa, pronto a dare spettacolo quando la strada si impennerà verso l’alto. 

La nostra gente

Che effetto rivedere il pubblico ad attendere i corridori al termine della kermesse, tornare a sentire gli incitamenti, le richieste di autografi o le foto dopo mesi di gare seguite di fronte alla tv. Un ritorno al passato, sempre nel rispetto delle attuali norme sanitarie e con ordine, che ha fatto piacere anche ai corridori.

Basta vedere come Filippo Ganna si sia divertito a scherzare con tutti gli appassionati che gli rivolgono la parola. «Domani vai a tutta». «Mi sa che riposo, la crono è sabato», ribatte il verbanese, a testimonianza della sua grande tranquillità. Poi invita Gianni Moscon a firmare qualche autografo anche lui, prendendolo in giro scherzosamente perché qualche minuto prima c’è chi l’ha scambiato per Top Ganna.

C’è ancora tempo per scherzare, almeno fino a domani sera, poi da sabato si fa sul serio. Il Giro è tornato.

Damiano, tre settimane per Mikel e poi per l’azzurro

Giada Gambino
05.05.2021
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Qualche giorno fa, al Giro di Romandia, un ciclista che mirava ad entrare tra i primi dieci nella classifica generale ha fatto un qualcosa che raramente, o forse mai, si vede fare da parte dei capitani delle squadre: tirare la volata al compagno velocista facendogli centrare la vittoria. Il ragusano della Bahrain Victorious Damiano Caruso racconta…

«Venivo da un periodo di stop. L’ultima gara che avevo fatto era la Milano Sanremo – dice – ma sapevo che il periodo programmato per iniziare ad entrare in condizione era proprio questo. Il Romandia era una gara in cui tenevo a far bene. Mi serviva per testarmi, per capire a che punto della preparazione fossi e quanto bene avessi fatto a casa. Ho avuto dei buoni risultati sia per il fatto di aver centrato l’obiettivo principale ovvero chiudere in top 10, sia per la giornata con la vittoria di Colbrelli. Aiutare un proprio compagno a vincere è stata una bella sensazione. Sonny mi ha restituito il “favore” aiutandomi lungo tutta la corsa». 

Al Tour ha fatto grandi cose per Porte, qui nel 2016
Al Tour ha fatto grandi cose per Porte, qui nel 2016
Quest’anno farai il Giro, ma non passerà dalla tua Sicilia. 

Adesso sono quasi rassegnato, prima o poi succederà… Magari prima che smetta di correre (sorride, ndr). Mi farebbe piacere poter fare un Giro d’Italia nelle strade di casa, ma capisco anche che ogni anno è diverso e ci sono delle priorità. Per obiettivi personali, di squadra e tanti motivi diversi negli anni passati non sono riuscito, ma confido nel poterlo fare in un prossimo futuro

Conquistare la maglia rosa anche solo per un giorno…

Difficile! Si dovrebbero allineare troppi pianeti (ride, ndr). Il mio ruolo sarà il solito: quello di appoggio a Landa per cercare di vincere. Non ti nego che, però, centrare una vittoria di tappa sarebbe una bella soddisfazione. 

Porte, Nibali, Landa…

Ho avuto il piacere di poter lavorare con loro e per loro. Sono tre persone completamente differenti, tutti e tre dei bravi ragazzi ma con caratteristiche molto diverse. Quello con cui è più semplice lavorare è sicuramente Nibali, il più difficile Richie Porte. Landa rappresenta la via intermedia. 

A Rio 2016 è stato una delle grandi spalle di Nibali
A Rio 2016 è stato una delle grandi spalle di Nibali
Facile o difficile sotto quale aspetto?

In gara Nibali è super reattivo! Non hai bisogno di controllarlo continuamente per vedere dove si trova, lui ti segue o addirittura te lo ritrovi davanti. Con Richie dovevi proprio prenderlo per mano e portarlo in giro (ride, ndr). Il più talentuoso tra i tre, sotto i vari punti di vista, è sicuramente Vincenzo

Come mai quest’anno non hai fatto le classiche per avvicinarti al Giro, come nel 2019? 

Il programma è stato un po’ differente e non l’ho deciso io, ma la squadra. Anche per darmi la possibilità di fare classifica in una gare a tappe di una settimana come il Romandia. Se fossi andato anch’io nei paesi Baschi, avrei fatto solo da gregario a Landa. Per quanto riguarda le classiche… farle insieme al Romandia e al Giro sarebbe stato troppo.

La Bahrain Victorious ha recentemente cambiato fornitore di abbigliamento, ci si adatta facilmente ai nuovi materiali ?

La cosa è molto soggettiva. Io personalmente non ho alcun problema con i tipi di fondelli un po’ di tutte le marche, quindi il cambio durante la stagione non l’ho sofferto. Qualche corridore potrebbe accusare qualche fastidio, ma non penso sia qualcosa di così stravolgente. 

Al Tour dello scorso anno ha scortato Landa fino al quarto posto
Al Tour dello scorso anno ha scortato Landa fino al quarto posto
Quali sono gli obiettivi post Giro? 

Alla fine della corsa rosa tireremo una linea per vedere cosa si è fatto e cosa si dovrà fare. L’obiettivo sicuramente sarà quello di conquistarsi un posto per le Olimpiadi, ma sarà difficile, perché i posti sono pochi. Ho avuto già l’onore di partecipare a quelle di Rio, farle per la seconda volta sarebbe davvero incredibile. Ce la sto mettendo tutta per farmi scegliere da Cassani. In base alla mia partecipazione alle Olimpiadi o meno, si deciderà la preparazione da dover svolgere. Nel caso in cui non dovessi partecipare a Tokyo 2021, andrei alla Vuelta

Sei Damiano Caruso, quasi impossibile non portarti alle Olimpiadi!

Sono i fatti a dover parlare per me, tutto ciò che conquisto è perché lo guadagno con il duro lavoro. Devo far capire a chi di dovere che non solo servo alla nazionale, ma che sono indispensabile. 

Sei il gregario che riesce a fare classifica, ma se non facessi il gregario?

In tutto il gruppo, quante persone ci sono che possono ambire a vincere un grande Giro? Sei, sette in tutto il mondo. E’ vero che, allo scorso Tour, sono arrivato decimo. E’ vero che se avessi fatto la mia corsa avrei potuto scalare un po’ di più la classifica, ma sarei sempre arrivato a 10’ dal vincitore. C’è tanta differenza tra fare decimo e quarto, come c’è tanta differenza tra fare quarto e vincere. Più ti avvicini alla vittoria, più è difficile e più qualità ci vogliono. Non che io non abbia le giuste qualità, ma non si arriva mai per caso a vincere un grande Giro. Ad un certo punto ti scontri con i tuoi limiti e io do sempre il massimo e oltre quello non riesco a fare. 

Nono posto finale al Romandia e una mano decisiva a Colbrelli per vincere la sua tappa
Nono posto finale al Romandia e una mano decisiva a Colbrelli per vincere la sua tappa
E se avessi avuto il baffo che ultimamente ti ha dato tanta forza? 

Questa storia mi sta iniziando a perseguitare (scoppia a ridere, ndr), non so più se tagliarlo o meno. Tutto è iniziato un pomeriggio dal barbiere… Avevo capelli e barba molto lunghi, ci siamo messi a scherzare. Mi ha tagliato i capelli, la barba e ha lasciato il baffo. Voleva togliermelo, ma l’ho lasciato per far ridere un po’ tutti a casa, con l’intento di tagliarlo poi da me. Ho iniziato a rinviare il giorno del taglio e adesso sono due settimane che ce l’ho. Mi hanno detto di tenerlo almeno fino alla fine del Giro, quindi mi sa che lo terrò ancora per un po’! Dicono anche che mi dona…

Cambieresti qualcosa del tuo percorso ciclistico ?

Forse da giovane, nei primi anni da professionista. La differenza tra i giovani che passano al professionismo adesso è che vengono “programmati” per vincere. Mentre quando sono passato io, i ragazzi che vincevano erano veramente pochi e agli altri, tra i quali anche io, si chiedeva di crescere e di fare il proprio. Tornando indietro cambierei l’approccio ai primi anni, per non perdere quella mentalità da vincente. Negli anni mi sono un po’ appiattito, ma ciò non significa che non sia soddisfatto della mia carriera, anzi… tutt’altro. Non cambierei nulla di tutto il mio percorso. Forse metterei un po’ più di determinazione in certi momenti passati. 

Vendrame prenota una tappa: «Scegliete voi quale…»

04.05.2021
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Ci sono immagini che restano negli occhi, vai a sapere il perché. L’immagine di Vendrame al Giro d’Italia per chi scrive è il corridore veneto che passa in un secondo dal sogno di vincere la tappa di San Martino di Castrozza al chinarsi sulla bici con la catena incastrata. E lo stesso, ripartito, arrivare secondo alle spalle del sorriso di Chaves, stramazzando sull’asfalto senza il fiato per rendersi conto della straordinaria rimonta. Era il 2019. E anche se la ricompensa arrivò nella forma del contratto WorldTour con la Ag2R, togliersi dalla testa quella maledetta sfortuna è un’operazione ancora impossibile.

«E figuratevi per me – sorride amaro Andrea – se non resta un chiodo fisso. Quel salto di catena me lo porto nei pensieri. Certo non ci sto a pensare ogni giorno, sennò impazzirei…».

Al Coppi e Bartali una caduta il primo giorno lo ha costretto a ritirarsi
Al Coppi e Bartali una caduta il primo giorno lo ha costretto a ritirarsi

Tardo pomeriggio di un giorno che annuncia il Giro. Domani Torino sarà invasa dalla carovana rosa, chiamata al primo giro di tamponi. E i giorni che restano, come ha già raccontato De Marchi, sono quelli per far entrare milioni di appuntamenti nel poco tempo a disposizione.

«Il Giro ti stanca – ammette – ma le due settimane prima sono terrificanti. Soprattutto se hai sponsor come plantari o fondelli, per i quali ci sono misure da prendere, verifiche da fare. E io quest’anno voglio fare un Giro diverso dall’anno scorso, quando mi buttavo nelle volate e tenevo duro sulle montagne. Il piazzamento dà morale, ma l’obiettivo stavolta sarà cercare tappe per andare in fuga. Oppure giornate in cui la selezione porti 50 corridori in volata, per provare a vincere. Peccato il piccolo incidente di percorso alla Coppi e Bartali…».

Caduta, botta alla spalla e ritiro dopo la prima tappa… Cosa cambia?

Sono stato fermo per 12 giorni, quindi la condizione è rallentata, per cui dovrò fare una prima settimana tranquilla, per venire fuori dopo. Il guaio è che per la caduta ho dovuto saltare l’Amstel, che sarebbe stato un bel banco di prova. In ogni caso, un professionista deve essere capace di rialzarsi e la squadra punta molto su di me, me lo hanno sempre detto. Sono stati formidabili, anche se all’inizio non parlavo francese. Ma adesso, essendo l’unico italiano, sento l’obbligo di fare un bel Giro.

Un motivo di pressione?

No, perché da quando sono arrivato, mi hanno sempre coccolato e lasciato tranquillo. Sarò libero di giocare le mie carte, la squadra è polivalente e il fatto di non avere un uomo di classifica che possa puntare a stare nei 10, libera le mani agli altri. Il passaggio da team disegnato per i Giri a team per le classiche ha fatto sì che si sia smesso di programmare tutto al dettaglio, una cosa che a me non piaceva. Diciamo, scherzando, che si stanno adattando a me…

Ci avevi parlato della Sanremo come grande obiettivo di primavera.

Avevo tanti obiettivi, la Sanremo era quello su cui puntavo di più. L’anno scorso era venuto un 11° posto, pensavo di fare meglio. Quest’anno sono arrivato comunque nel gruppo dietro i primi, ma senza il caldo del 2020 (si corse ad agosto, ndr) le cose sono cambiate. A ciò si aggiunga che ogni anno si va più forte e si deve studiare con i preparatori il modo per arrivare al via al 110 per cento.

Bisognerà rifarsi, insomma…

L’obiettivo di questo Giro sarà portare a casa una tappa. Per me. Per i tifosi. Per il team che mi ha rinnovato la fiducia fino al 2023. Per il mio allenatore. Per il mental coach. C’è tanta gente che vorrei ripagare e che ne sarebbe contenta…

Europei U23 2016, argento. Cinque mesi prima lo hanno investito, la cicatrice sul volto lo ricorda
Europei U23 2016, argento. Cinque mesi prima lo hanno investito, la cicatrice sul volto lo ricorda
Fra gli incidenti di percorso, c’è anche l’aggressione di Natale…

Ho dato tutto in mano a Federico Balconi, l’avvocato di Zerosbatti. Ero stanco e stressato di seguirla, così gli ho dato mandato. E’ assurdo che un bambino che inizia a correre o un amatore possa essere aggredito, mentre dovrebbe essere tutelato. Ne vedo di cotte e di crude, ma sono sulla strada a lavorare. Avevo già pagato il mio debito nel 2016, quando una signora mi investì, ma evidentemente – sorride amaro – mi aspettava ancora la maxi-rata. Sono cose che non dovrebbero accadere

Ma ancora accadono.

Ho visto il video dell’aggressione subita dl ragazzo del Team DSM e francamente si fa fatica a immaginare che la gente possa arrivare a questi livelli. Ma evidentemente nell’epoca del Covid, di persone che hanno perso il lavoro, di preoccupazioni a non finire, la lucidità va a farsi benedire. Ma noi non c’entriamo. Siamo persone che fanno il loro lavoro. Pensiamo al Giro, dai. Domani si va a Torino, sabato prima tappa…

Tappone dolomitico, come mangiano i corridori?

03.05.2021
7 min
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Sedicesimo giorno del Giro d’Italia, lunedì 24 maggio, tappone dolomitico. 212 chilometri, 4 gran premi della montagna, 5.700 metri di dislivello. Il via da Sacile, l’arrivo a Cortina. Il giorno prima la tappa nervosa di Gorizia giusto all’indomani dello Zoncolan, il giorno dopo il secondo riposo. I corridori l’hanno cerchiata di rosso, ma non è un giorno cruciale soltanto per loro. In una giornata come questa, tutto il team è chiamato a raccolta. Se fosse possibile montare un video sovrapponendo ciò che concorre al buon esito di un giorno come questo, molti rimarrebbero senza fiato.

Apriamo ad esempio il file dell’alimentazione. Cosa si mangia in un giorno come questo? Ci siamo rivolti a Laura Martinelli, oggi al team Novo Nordisk e nostra ricorrente compagna di viaggio nelle complesse scelte alimentari dei corridori. E il punto di partenza conferma il mondo che c’è dietro.

«La preparazione alimentare – dice – va studiata da ben prima che il Giro cominci. La tappa di cui parliamo arriva a cavallo fra la seconda e la terza settimana, in una fase di compromissione del sistema gastrointestinale. I corridori sono stanchi. Sapendo questo e per farvi fronte, con alcuni miei atleti abbiamo varato il piano alimentare del Giro per un buon 80%. Il resto, legato a meteo e sensazioni, si andrà affinando con il passare dei giorni».

Lei è Laura Martinelli, nutrizionista del Team Novo Nordisk
Lei è Laura Martinelli, nutrizionista del Team Novo Nordisk
Allora partiamo, con una bella salita di quasi 15 chilometri già in avvio…

Tipica partenza che taglia le gambe e la… pancia! Bisogna cominciare da prima, sfruttando il fatto che il via alle 10,50 sia abbastanza comodo. I miei atleti sanno che la gestione alimentare di qualsiasi tappa inizia dal recupero della precedente. Per cui si comincia con il carico di carboidrati, un concetto ormai ridondante. C’è tutto il tempo per fare bene, dato che la tappa di Gorizia non è troppo dura. Invece per quanto riguarda la colazione, va alleggerita non nei grammi di carboidrati, ma in termini di fibre. Si punta sui carboidrati più facili da digerire. Non pasta, ma riso. Non porridge con avena integrale, ma raffinata.

Di solito in queste situazioni, la partenza rischia di essere rapida. Dovranno certamente scaldarsi…

Se si prevede una partenza a tutta, servirà un pre-start in forma non solida. Se di solito prima di partire si prende una barretta o una banana, quel mattino sarà meglio puntare su un gel a lento rilascio oppure una borraccia di maltodestrine.

Ogni integrazione lungo la strada sarà pianificata?

Si deve lavorare da prima per avere la miglior copertura. Già dopo la prima salita dovranno mangiare per portarsi avanti rispetto a quello che li aspetta. Dallo scollinamento ad Agordo, dove si ricomincia a salire, ci sono circa 65 chilometri, quindi il tempo per mangiare c’è. La teoria a questo punto vorrebbe che si mangiasse poco e spesso, ma in tappe come questa capita che le strategie di gara non lo permettano. Per cui va individuato un range all’interno del quale bisogna aver mangiato. Anche perché c’è da fare una considerazione importante.

Vale a dire?

Li aspettano parecchi chilometri in quota: circa 37 sopra i 1.500 metri e circa 10 chilometri sopra quota 2.000. E’ un fattore che va considerato in termini di dispendio glucidico superiore. Un ulteriore carico a livello metabolico.

Vista la prima salita alla partenza del tappone di Cortina, i corridori dovranno anche riscaldarsi
Vista la prima salita in partenza, i corridori dovranno anche riscaldarsi
Ha parlato di range entro il quale mangiare, ma a parte i corridori, qualcuno sulle ammiraglie è al corrente di questi aspetti?

Dipende dal modus operandi del nutrizionista. Io ad esempio condivido con i diesse la strategia alimentare corridore per corridore. Hanno tutto in un pdf che possono consultare nello smartphone. Quel che conta comunque è che il singolo corridore sia consapevole di quello che lo attende e come deve alimentarsi. E per evitare che presi dalla foga dimentichino di mangiare, ci sono dei computerini in cui puoi caricare la tua strategia nutrizionale e vibrano in prossimità delle… scadenze. Anche perché non si può pretendere che i direttori sportivi gestiscano anche questo, soprattutto se con l’ammiraglia e con la radio magari non sono nel raggio utile.

Come si gestiscono dal punto di vista nutrizionale il passo Fedaia, il Pordoi e il Giau che i corridori troveranno in successione?

Eliminando il superfluo, quindi concentrandosi sui carboidrati. Ovviamente le salite andranno anticipate con bevande isotoniche, gel, sciottini alla caffeina. Non devono avere paura di assumerne troppo presto. Lungo la salita si fa quel che si può, il settore per mangiare è dallo scollinamento in poi. Al corridore si suggerisce di mangiare prima e dopo la salita, non per caso i massaggiatori coni rifornimenti sono sempre al Gpm, in cui il consiglio è subito quello di prendere un gel. In salita devono pedalare, mangiare diventa faticoso.

rice cake
Soprattutto nelle prime due ore del tappone, l’alimentazione solida va preferita: ecco la rice cake
Soprattutto nelle prime 2 ore, l’alimentazione solida va preferita: ecco la rice cake
Nel vivo della corsa si passa a un’alimentazione liquida o si resta al solido?

Ci sono corridori che mangiano solido fino all’ultimo chilometro. Per dare una linea, va fatta un’analisi glicemica. Nella prima parte di gara – diciamo un’ora e mezza, due ore – l’insulina è molto attiva, per cui se prendo solo dei gel, rischio di ritrovarmi con la glicemia troppo alta. Per questo in avvio è bene mangiare solido. Superata questa finestra temporale, via libera ai gel. In alternativa, vanno molto bene le tortine di riso artigianali, rispetto alle barrette che con il caldo si sciolgono e con il freddo non si scartano bene, che si possono prendere in qualunque condizione di tempo.

Cosa mettiamo nelle borracce?

E’ molto soggettivo. E dove si va nello specifico, ognuno di noi ha le sue idee e ce le teniamo ben strette. Se vogliamo stare nel generale, diciamo che ci sono tre tipi di borraccia. Quella con acqua e sali, che serve per l’idratazione. Quella con le malto, energizzante, con 40 grammi di maltodestrine. E quella che chiamano “malto plus”, ancora più energizzante, in cui si disciolgono 80 grammi di maltodestrine, l’equivalente dei 2/3 dell’apporto di carboidrati in un’ora. Ha una densità incredibile, ma riscuote parecchio successo. Anche questo rientra comunque nella pianificazione, concordata con il corridore, quando si valuta la distribuzione degli alimenti lungo il percorso e quando si organizza il necessario supporto per la strategia di gara.

Borracce di 3 tipi nel tappone: acqua e sali per idratare, malto e malto plus come energizzanti
Borracce di 3 tipi: acqua e sali, malto e malto plus
Ad eccezione della tortina di riso, si tratta di un’alimentazione molto… tecnologica. C’è un po’ di spazio per il gusto nel menù del tappone?

Secondo la mia concezione, c’è spazio per qualunque cosa li faccia stare bene. Anche per questo nei sacchetti del rifornimento la Coca Cola non manca mai. Ha la caffeina, i carboidrati rapidi, il gusto della bevanda frizzante e la peptina, che agevola la digestione. Non dimentichiamo che in pieno sforzo infatti, il sangue si sposta a livello periferico e l’apparato digestivo va in sofferenza.

Cos’altro c’è nel sacchetto?

Fonti immediate di energia. In Novo Nordisk abbiamo delle ampolline con zuccheri a rapido rilascio, nelle altre squadre ci sono booster con taurina, gingseng… qualsiasi cosa possa dare un po’ di sprint.

Ovviamente abbiamo parlato di un tappone con il sole. E se piove?

Paradossalmente se piovesse, si avrebbero meno problemi e meno rischio di disidratazione. Cambia lo scenario, ma per ora farei il tifo affinché questo bellissimo tappone si corra con il sole…

Zoccarato è davvero un cavallo pazzo? Sentiamolo…

03.05.2021
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«Occhi aperti su Zoccarato – disse Visconti qualche giorno fa – è un cavallo pazzo. Scatta sempre a tutta. Ti fa morire dalle risate. E’ capace di partire a 40 dall’arrivo e di rilanciare in pianura a 60 all’ora. E’ un mulo, in futuro lo vedrei bene alla Deceuninck-Quick Step al Nord».

Un’investitura bella e buona, che non poteva passare inosservata. Abbastanza per suonare alla porta di Zoccarato, padovano classe 1998, che avevamo lasciato lo scorso anno al Team Colpack dopo una stagione interessante e coronata dal terzo posto nel tappone di Aprica, l’ultimo, al Giro d’Italia U23.

«A un certo punto sul Mortirolo ho anche pensato di staccare Pidcock – dice – ma è durato poco. Avevamo ripreso Aleotti che non stava tanto bene e quando l’altro se ne è andato, io ho continuato col mio passo. Tappe di quel tipo, con le salite da fare regolari e con un bel vantaggio da amministrare, possono essere buone per me...».

Con la Iam alla Vuelta Burgos 2019, Zoccarato ha assaggiato il professionismo
Con la Iam alla Vuelta Burgos 2019, ha assaggiato il professionismo
Ma qui il punto è quello che ha detto Visconti: ti ritrovi nella descrizione?

Forse sì (ride, ndr) per il mio modo di correre, sto bene dove c’è bisogno di sprecare energie. Fra i dilettanti in Italia non mi trovavo per questo. C’era da limare tutto il giorno e poi la corsa si risolveva con una fiammata nel finale. Infatti appena sono passato alla Iam, sono bastate 3-4 corse con i professionisti per capire che avevo trovato il mio ambiente.

Sei stato in Svizzera per un solo anno, dopo la General Store e prima della Colpack: che esperienza è stata?

Bella per la qualità delle corse. Sono riuscito a fare un calendario importante, gare con ritmi superiori e un diverso modo di correre in base ai Paesi. In Francia scattavano tutto il giorno, il Spagna si stava sempre in gruppo ma a velocità pazzesche. E’ stata un’esperienza molto utile, ma il mio obiettivo era passare professionista e per questo ho accettato la proposta della Colpack, di cui mi avevano sempre parlato bene. Poi l’anno è stato strano a causa del Covid e di fatto all’estero abbiamo corso pochissimo.

Al Giro d’Italia U23 del 2020, Zoccarato in fuga con Tiberi, Tarozzi e Carboni in maglia verde
Al Giro U23 del 2020, Zoccarato in fuga con Tarozzi e Carboni in maglia verde
Ma al professionismo ci sei arrivato lo stesso.

E mi sento molto a mio agio, anche grazie alla squadra: la Bardiani-Csf. Non ho grosse pressioni, posso fare la mia corsa e quando serve, lavoro per i compagni. Anche questo ti fa sentire importante.

Aver corso in continental ti ha aiutato nell’adattarti al professionismo?

Mi sono inserito meglio e più velocemente. E’ molto importante avere un processo di crescita lento, poter fare prima qualche esperienza fra i più grandi. Oltre a capire come si muovono, inizi a fare dei fuorigiri che da under 23 non faresti mai. Anche soltanto provare a tenere duro nei momenti caldi, ti porta a dare una tantum quel 110 per cento che sarebbe sbagliato rincorrere tutti i giorni.

Che cosa significa che corri come un mulo e che andresti meglio al Nord?

Che non ho mai avuto paura di attaccare e prendere vento. Dipende tutto da quello che vuoi fare. Andare in fuga da pro’ è più facile che da U23, per contro le occasioni di andare all’arrivo non sono tante. La fuga mi piace. Quando ero allievo mi dicevano: «E’ meglio correre facendosi vedere, che stare nascosto ed essere anonimo».

La Strade Bianche è stata per Zoccarato la terza corsa 2021, chiusa in 108ª posizione
La Strade Bianche è stata la sua terza corsa 2021, chiusa in 108ª posizione
Sai che questo modo di essere ti ha apertole porte del Giro al primo anno da pro’?

Sapevo che fosse difficile essere selezionato, anche perché meritarsi un posto è una gara all’interno della stessa squadra. Da inizio stagione ho sempre fatto vedere qualcosa, posso fare comodo con le mie fughe. Il rischio di arrivarci stanchi purtroppo c’è. Non ho mai fatto una corsa così, ovviamente. Mi piacerebbe entrare in una di quelle fughe che fanno fatica a prendere. La paura è fare un giorno da leone e scoprire che il giorno dopo ci sono 200 chilometri con 5.000 metri di dislivello. Diciamo che aver fatto il Turchia e subito dopo la gara in Serbia mi ha permesso di sommare tanti giorni, di avere un piccolo assaggio.

Che cosa hai fatto dopo la Serbia?

Sono tornato a casa e ho recuperato. Ieri ho corso il Circuito del Porto e adesso si prepara la valigia, scaricando un po’ e concentrandomi sull’alimentazione senza pensarci troppo. Non ci crederete, ma l’idea di debuttare al Giro d’Italia già al primo anno è pesante psicologicamente.