A un certo punto durante la domenica del rosso Tao Geoghegan Hart, qualcuno suonerà alla sua porta e il vincitore del Giro d’Italia si troverà davanti una grossa scatola o la bicicletta già montata: non sappiamo esattamente come si svolgerà la consegna. Ma siccome la suo trionfo mancava soltanto lei, oggi il vincitore di Milano riceverà la sua F12 rosa, firmata con l’inconfondibile sigla CCCCNCI di Fausto Pinarello. Chi c’è c’è, chi non c’è insegue. Il guaio infatti è che il Giro è finito con una crono e Tao non ha potuto sfilare in rosa, come già fece Froome a Roma nel 2018 e come usano fare i vincitori dei grandi Giri, a prescindere dalla marca della bici, nella passeralla finale. Ricordate la storia di quella gialla preparata per Pogacar a fine Tour?
Pinarello risponde dall’azienda, dove gli operai hanno finito di lavorare da poco e non resta che spegnere le luci e chiudere il cancello.
Fausto, perché questa sorpresa a Giro concluso?
Perché è il mio mestiere e perché non c’era il tempo e l’occasione di dargliela a Milano. Servono sei o sette ore di lavoro, così l’abbiamo fatta il giorno dopo e poi abbiamo pensato al modo di fargliela avere.
Perché non portargliela di persona?
Ci avevo pensato, ma non si può per il Covid. O meglio, sarei potuto andare, ma poi avrei dovuto fare la quarantena e non mi sembrava il caso. Così l’abbiamo fatta arrivare in Belgio, dove il team Ineos-Grenadiers ha il servizio corse. E da lì un loro mezzo la sta portando a Londra. Lui ovviamente non sa niente.
Hai una foto?
Ce l’hanno quelli del marketing. E poi non si può spoilerare tutto…
Corretto. Un regalo meritato?
E’ un bravo ragazzo. Avete presente quelli abituati a vincere sin da giovani, coi soldi e la macchina veloce? Lui è l’esatto contrario. E poi è rosso e i rossi hanno il loro carattere. Sembra un vecchiaccio esperto, nonostante abbia 25 anni, che se ne sta spesso per i fatti suoi.
Più Wiggins che Froome?
Esattamente, ma anche Chris non è un cattivo ragazzo. Però diciamo che quella “fucking bottle”, la fottuta borraccia su cui è caduto Thomas, ha aperto la strada a un Giro tutto nuovo per loro. E devono dire grazie anche a Tosatto.
Perché?
Perché ha preso in mano la situazione e ha detto: «Adesso attacchiamo!». E anche quando a cinque giorni dalla fine mi ha chiamato e mi ha detto che puntavano al podio, gli ho risposto: «Col cavolo! Puntate a vincere, altrimenti meglio se restate quarti. Oppure io vi tolgo le bici!».
L’orgoglio veneto affiora potente e motivato. Non era mai successo di avere sull’ammiraglia del colosso britannico un tecnico che parlasse il suo dialetto. E mentre si aspetta che Tao riceva la sua sorpresa rosa, andiamo avanti con il discorso.
Hanno vinto da simpatici.
Non sono mai stati prepotenti, come gli veniva rimproverato. Anche la Banesto aveva la sua guardia per Miguel, si fa così quando devi portare sulle montagne un capitano che non è scalatore. Se non hai Pantani, che di Pantani ce n’era uno solo. Eppure questa Ineos meno… “terminator” è piaciuta anche a Brailsford.
Ci fosse stato Thomas, anche Ganna non avrebbe avuto la libertà di vincere le tre crono, soprattutto quella di Valdobbiadene.
Dovevano provarci. A casa mia, Ganna quella crono la faceva per vincere. Semmai dovevano frenare Dennis e Tao, ma Pippo no. E posso dirla un’altra cosa?
Sei a casa tua, ci mancherebbe…
Al Tour, prima Colnago e seconda Bianchi. Al Giro, prima Pinarello. Alla Vuelta, prima Bianchi e seconda Pinarello. Sto parlando di biciclette italiane. Quando lavoriamo bene, siamo i numeri uno. E guarda caso sono tutte bici senza freni a disco. Sarà una coincidenza? Io non credo, ma lasciamo che lo pensino…