Caleb Ewan e un record che non ci piace (se lascia il Giro!)

12.05.2021
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«Qui al Giro – dice Stefano Oldani tutto d’un fiato – è difficile trovare finali facili. Noi però abbiamo il corridore giusto e abbiamo vinto. Ha mancato la prima, oggi non se l’è lasciata scappare. A Novara, Caleb era un po’ insoddisfatto. Un campione, un vincente come lui, quando non vince non è felice. Oggi si è preso la sua rivincita e questo è l’inizio di un’impresa che vuole tentare quest’anno. Vincere in tutti e tre i grandi Giri. Nel primo è andato a segno, mancano gli altri due. Lui è un bravo ragazzo, è simpatico anche se quando non vince non è felice. Oggi dovevo aiutarlo nel finale, non dovevo essere tra gli ultimi, ma un po’ prima. L’ho fatto, ho visto che era felice e questo mi gratifica. Così dai prossimi giorni potrò giocarmi le mie carte».

Caleb Ewan inaugura a Cattolica la serie delle tappe che vorrebbe vincere nei Giri 2021
Caleb Ewan inaugura a Cattolica la serie delle tappe che vorrebbe vincere nei Giri 2021

Più sicurezza

Caleb Ewan, già secondo alla Sanremo, ha vinto a Cattolica in uno di quei giorni in cui per le cadute si finisce col parlare d’altro. Nella conferenza stampa della maglia rosa, De Marchi dice parole che fanno riflettere.

«Si può sempre fare di più – spiega – in merito a sinergie fra chi organizza e noi che corriamo. In certi frangenti si potrebbe scegliere un percorso diverso. Si potrebbero adottare delle protezioni. Sono dettagli che contano. Andiamo davvero veloci, dobbiamo stare al passo coi tempi».

Il pasticcio si verifica ai 4 chilometri dall’arrivo. Un volontario coraggioso è fermo a centro strada per segnalare lo spartitraffico. Le radio da minuti non fanno che ricordare ai corridori di stare attenti proprio a certi ostacoli. Lo spiega bene Thomas De Gendt a chiunque glielo chieda. Passano tutti. Solo Dombrowski non lo vede, forse perché non è troppo concentrato, e lo centra in pieno. Di sicuro sono tutti troppo indietro, i 3 chilometri e la neutralizzazione sono ancora lontani. Il poveretto cade, senza coinvolgere nessuno. Mentre sulla destra della strada la peggio ce l’ha Landa, che nulla può per evitare l’americano vincitore ieri a Sestola. Lo portano in ospedale, il suo Giro finisce qui.

Il record di Caleb

L’altro lato della medaglia è la versione del vincitore, che ovviamente stava davanti e delle cadute non ha sentito nemmeno il rumore.

«E’ sempre difficile far passare il gruppo nei paesini – dice Ewan – ma nemmeno è immaginabile che ogni volta finiamo nel mezzo del nulla. Il finale è stato caotico, c’era vento frontale e tutti volevano stare davanti. Delle cadute non mi sono accorto, nemmeno avrei detto che fosse un arrivo pericoloso. Sono qui per vincere le volate e ho la squadra tutta a mia disposizione. Ne ho vinte tante, le ricordo tutte, ma non ricordo dove. A dire il vero, non so nemmeno dove ci troviamo stasera. L’obiettivo di vincere una tappa in ogni grande Giro è la mia sfida per il 2021, ma questo non significa che oggi lascerò il Giro, è ancora presto. Andrò avanti alla giornata e magari intorno alla 10ª-11ª tappa prenderemo una decisione che mi permetta di prepararmi al meglio possibile per il Tour».

Dombrowski passa sul traguardo. E’ stato il primo a cadere, ma non ha riportato fratture
Dombrowski passa sul traguardo. E’ stato il primo a cadere, ma non ha riportato fratture

Mentalità balorda, caro Caleb: il Giro merita ben altro rispetto. Oppure forse anche questo rientra nella necessità di adeguarsi ai tempi moderni? Sarebbe davvero un record quello di vincere tappe nei tre Giro, portandoli però tutti a termine. Vincere tappe al Giro, al Tour e alla Vuelta correndo una settimana ciascuno, è come vincere una tappa alla Tirreno, una al Delfinato e una al Giro di Svizzera. A pensarci, non un record così grande.

Albanese perde 5 chili e ricomincia a sognare

12.05.2021
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La maglia che indossa è nuovamente azzurra, ma non è più quella degli scalatori. Del resto Vincenzo Albanese uno scalatore non lo è mai stato, però averne indossato il simbolo per due giorni lo ha fatto riemergere dal periodo un po’ opaco in cui era lentamente scivolato negli ultimi anni con la Bardiani. Alla partenza da Stupinigi, tutto intorno al pullman della Eolo-Kometa si respirava un’atmosfera di quasi cospirazione. I tecnici infatti avevano individuato lungo il percorso, che avrebbe portato i corridori a Novara, l’unica salita di giornata – quella di Montechiaro d’Asti – su cui Vincenzo avrebbe potuto prendere la maglia azzurra. La missione era andata a buon fine e il giorno dopo nella più dura frazione di Canale il salernitano era riuscito ad infilarsi nella fuga, ad aumentare i suoi punti, ma non a reggere il ritmo di Taco Van der Hoorn.

«Ho provato – dice – ma lui aveva veramente una condizione superiore alla mia ed ha fatto un numero eccezionale».

Ancora in fuga nella tappa di Canale. Alla fine si è staccato, ma ha fatto altri punti
Ancora in fuga nella tappa di Canale. Alla fine si è staccato, ma ha fatto altri punti

Cinque chili

L’ultima volta che lo avevamo visto di persona era stato alla Tirreno-Adriatico, mentre Basso osservandolo da lontano storceva la bocca aspettandosi di trovarlo più in forma.

«Rispetto alla Tirreno – ammette – ho 5 chili in meno e la differenza si sente. Sono andato anche bene in Turchia. Vedremo giorno dopo giorno come andrà, ma sono venuto per puntare ad una tappa. Sapevo che avrei potuto perderla a Sestola, ma le fughe dei giorni scorsi non erano per quella maglia, ma per provare a vincere. Ci riproverò di sicuro, magari nella tappa di casa, perché ci tengo molto».

In un periodo in cui le cattive abitudini alimentari sono sotto i riflettori, quei 5 chili di Albanese non sono il frutto dell’esasperazione, ma il minimo per avere un rendimento accettabile. Avendolo seguito fra gli U23, lo ricordiamo vincente malgrado la forma spesso approssimativa. Per correre al massimo livello, questo non è più consentito.

Con Zanatta

Quando il suo arrivo alla Eolo-Kometa fu ufficiale, la sua massima soddisfazione era legata al fatto di tornare a lavorare con Stefano Zanatta, da cui era stato diretto alla Bardiani.

«Stefano ci sa fare – dice – ma sono bravi anche Jesus Hernandez e Sean Yates. Mi piace seguire i loro consigli, ma con Stefano ho riallacciato alcuni fili che si erano interrotti alla Bardiani e con lui si lavora in modo spettacolare. E poi c’è anche Basso che ci segue da vicino, il più delle volte da dietro le quinte. Lui è uno che ci martella, ma se insiste su qualcosa è per il nostro bene e non solo per il gusto di darci il tormento. Ad esempio per quei 5 chili mi è stato molto dietro e alla fine non lo faceva per bersagliarmi, ma perché sapeva che con una condizione migliore avrei potuto rendere di più. Mi trovo bene in questa squadra, spero di restarci a lungo».

Anche alla Tirreno aveva lottato per la maglia dei Gpm, piazzandosi 6° nella classifica
Anche alla Tirreno aveva lottato per la maglia dei Gpm, piazzandosi 6° nella classifica

Esempio Basso

Grande talento con la tendenza a volte a perdere il filo della concentrazione. Inspiegabile per uno come Basso che dopo l’ottimo ritiro in Spagna, Vincenzo si fosse presentato alle corse in condizioni tutt’altro che perfette. I due stanno imparando a conoscersi e se c’è un aspetto per il quale il varesino può essere di ispirazione ai suoi ragazzi, Albanese compreso, è proprio quello della dedizione al lavoro e della concentrazione nel fare qualsiasi cosa. Il Giro di Albanese prosegue con l’obiettivo di andare in caccia il prima possibile. Le somme le tireremo alla fine.

Pasqualon: «I ventagli? possono cambiare tutto…»

12.05.2021
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Nelle corse italiane il problema dei ventagli è meno frequente che nel Nord Europa o ancor più in Francia, dove nella prima settimana del Tour si registrano spesso distacchi importanti e fratture decise nel gruppo anche in frazioni apparentemente poco influenti sulla classifica. E’ però una variabile pur sempre presente, un rischio del quale bisogna tenere conto anche in una frazione come quella da Modena a Cattolica, in presenza di forte vento.

Andrea Pasqualon (Intermarché Wanty Gobert) ha costruito tutta la sua carriera all’estero, in Belgio e sa quanto i ventagli siano pericolosi e come affrontarli: «E’ un fattore che richiede grande concentrazione, per questo quando corri gare come il Tour non puoi distarti un attimo. I ventagli nascono da folate di vento laterali: se sei anche parzialmente coperto rimani attaccato a chi è davanti, ma se c’è anche poca luce si forma un vortice che ti costringe a fare il doppio della fatica, così ti stacchi».

Come fare per evitare problemi?

Molto intanto dipende dall’ampiezza della sede stradale: più è larga, più sono i corridori che riescono a rimanere nella prima parte, ma il problema resta se c’è anche un buco di pochi centimetri nella fila tra una ruota e l’altra, se l’aria passa, allora si forma la frattura. Con il vento trasversale è fondamentale intanto avere una buona gamba e poi iniziare a girare, controllare sempre la propria posizione nel gruppo. Se sei fuori ventaglio, non riesci mai a recuperare e esaurisci rapidamente le energie, per questo si accumulano distacchi importanti.

Ventagli Dorelan 2021
I ventagli non accadono solo al Tour: il vento forte è una variabile da considerare sempre
Ventagli Dorelan 2021
I ventagli non accadono solo al Tour: il vento forte è una variabile da considerare sempre
Può capitare anche al Giro?

Sì, anche se da noi le strade sono meno strette e quindi ci si fraziona di meno – sottolinea Pasqualon – ma una giornata ventosa può esserci, costeggiando il mare, dipende da che direzione ha il vento. In Belgio, Olanda e Francia è più frequente. Se capita è possibile che i primi due gruppi si ricongiungano, già per il terzo è molto più difficile.

Tu come ti trovi con il vento?

Bisogna saperlo domare, saperci giocare e io ho acquisito sufficiente esperienza per farlo. Non bisogna mai essere impreparati, soprattutto se c’è qualche corridore che punta alla classifica non può distrarsi, rischia di compromettere tutto. Ora comunque, con le strumentazioni in possesso dei direttori sportivi, c’è maggiore possibilità di controllo.

In che modo?

Sui loro apparecchi elettronici hanno app che segnalano la direzione del vento praticamente in tempo reale, possono quindi basare le strategie in tal senso e comunicarle alla squadra tramite le radioline. Il vento diventa così un ulteriore motivo tattico.

Questo è il tuo primo Giro?

Sì – risponde felice Pasqualon – per me è l’obiettivo della stagione, il momento più importante, dopo una lunga carriera all’estero tenevo ad esserci, finalmente la nostra squadra è nel World Tour e quindi posso coronare questo sogno.

La filosofia di Diego: «Poche storie e lavorare…»

11.05.2021
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A cose normali, se cioè non fosse sopravvenuto quel complicato e fastidioso problema al cuore, al via di una tappa come quella di Sestola, Diego Ulissi sarebbe stato il corridore italiano più gettonato. La sua confidenza con il Giro d’Italia e l’altimetria del percorso che stamattina attendeva i corridori avrebbero fatto sicuramente di lui uno dei favoriti per il traguardo di giornata.

Stamattina alla partenza il meteo era decisamente inclemente, aggiungendo un elemento di fastidio alla ricerca della buona condizione. Non dimentichiamo che Ulissi è arrivato al Giro avendo iniziato a correre appena il 3 aprile, presentandosi a Torino con 13 giorni di corsa. Tutti di seguito (Gp Indurain, Paesi Baschi, Romandia), senza tirare il fiato.

Diego è arrivato al Giro con 13 giorni di corsa nelle gambe
Diego è arrivato al Giro con 13 giorni di corsa nelle gambe

«La condizione è in crescita – diceva alla partenza da Piacenza – vedremo giorno dopo giorno come andrà. Ritrovarsi a correre senza la condizione su percorsi che potevano essere miei non è bello, ma neanche un fastidio. D’altronde non si può cancellare quello che è successo. Adesso l’obiettivo è fare le cose gradualmente fino a trovare una condizione sempre migliore».

Non immaginavi davvero una primavera come questa…

Mi sarebbe piaciuto arrivare a questo Giro in condizioni migliori, ma come detto quello che è successo non si può cambiare. Per cui bisogna prenderla con filosofia e continuare a lavorare.

Per valutare la condizione di un corridore ormai si guardano quasi esclusivamente i suoi valori, ma come andiamo con le sensazioni?

In questi giorni le sensazioni sono state buone, sin dalla crono di Torino. Per questo ho fiducia che nei prossimi giorni le cose miglioreranno.

Quanto conta la testa e quanto contano le gambe?

Purtroppo in queste situazioni fanno più le gambe della testa. Con l’allenamento che ho perduto di recente e la preparazione invernale saltata, mi ritrovo a questo punto a essere indietro. La testa invece va bene, sono sereno, tranquillo. Del resto non si possono fare le cose con la fretta, è meglio crescere gradualmente e non compromettere il resto della stagione.

L’anno scorso per Diego 2 tappe vinte: qui a Monselice, su un tracciato simile a quello di Sestola
L’anno scorso 2 tappe vinte: qui a Monselice, su un tracciato simile a quello di Sestola
Si può cominciare a pensare che il Giro d’Italia sia la miglior preparazione per il resto della stagione?

Intanto siamo qui, perciò se le gambe me lo permettono, provo a portare a casa qualcosa. Di sicuro non mi tiro indietro. Ma il Giro d’Italia da questo punto di vista sarà sicuramente un passaggio utile per il resto dell’anno. Le Olimpiadi ad esempio sono un sogno per chiunque, anche per me.

Mentre Diego si allontana, si fa largo il pensiero di quanto sia difficile essere un atleta di vertice e dover ricominciare tutto da capo per un infortunio che non dipende da te. In questo caso conta più la testa di quanto contino le gambe. Se davvero l’origine dei suoi problemi al cuore risale a una polmonite di quando era ragazzo, era davvero impossibile che qualcuno se ne accorgesse prima? Il corridore intanto cammina sotto la pioggia per recuperare la bicicletta e schierarsi al via della tappa. Avere la voglia e il tempo di raccontarsi prima di una giornata come questa li rende ancora più grandi.

Cosa fa il regolatore? Chiediamolo a Gasparotto

11.05.2021
5 min
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Gasparotto ha cambiato ruolo, ma non lo sguardo. La capacità di guardare dritto al cuore delle cose che aveva da corridore l’ha portata oggi nel nuovo ruolo di regolatore. Anche se, ammette con disappunto, alcuni corridori e parte dell’ambiente non hanno ancora capito di che cosa si tratti. Enrico detto “Giallo” è salito sulla moto di Rcs Sport al Uae Tour e poi chilometro dopo chilometro, è arrivato al Giro d’Italia. Ieri ha preso la prima pioggia della corsa rosa, ma oggi sarà peggio. E comunque ricorda di essersi bagnato ben di più alla Tirreno nel giorno in cui Van der Poel vinse a Castelfidardo.

«Mi hanno proposto questo incarico ai primi di gennaio – racconta – anzi inizialmente era venuto fuori che si liberavano delle posizioni, solo dopo ho saputo di cosa si trattava. Sono uno dei quattro regolatori che Rcs vuole per gestire al meglio il gruppo. Gli altri sono Velo, Longo Borghini ed Enrico Barbin. Siamo più di quelli che prevede l’Uci, ma per stare tranquilli, da noi si fa così. Ero curioso di sapere che cosa ci fosse da fare. Mentre però il Uae Tour non era così difficile da gestire, la Tirreno è stata la prima vera gara, fra moto e auto al seguito. E ho capito davvero il mio compito».

E’ un compito difficile?

Dipende dal ruolo che hai. Velo è quello che sta davanti al gruppo e la sua posizione è la più pericolosa. In ogni caso è un ruolo in cui devi avere capacità decisionale, fermezza e devi essere fermo in quello che decidi, altrimenti è un attimo che qualcuno se ne approfitti.

In che modo lavorate?

Siamo tutti collegati tramite Radio Direzione, un canale attraverso il quale comunichiamo i problemi che ci sono. E’ una frequenza cui hanno accesso la direzione e tutte le figure ufficiali che gestiscono la corsa. Chi è davanti avvisa chi è dietro di eventuali rischi per il gruppo. La figura del regolatore nasce per la sicurezza dei corridori. Ogni ragionamento che facciamo è per la massima sicurezza dei ragazzi. Parliamo di gestire il sorpasso delle moto staffette e quello delle moto dei fotografi, gestendo anche la loro rotazione in testa al gruppo, perché possano lavorare tutti in condizioni di sicurezza. Sta a noi permettere a chiunque abbia un ruolo di lavorare in gruppo, ammiraglie comprese.

Il fatto di aver corso ti permette di capire i movimenti del gruppo?

E’ il motivo per cui siamo tutti ex professionisti, perché riusciamo a capire e prevenire il movimento dei ragazzi. Se capisci in che modo si muove il gruppo, puoi disporre il passaggio di chi deve superare. Comunichiamo le indicazioni a Velo, che sposta il gruppo di conseguenza.

Velo è il regolatore numero uno. Qui sulla moto guidata da Igor Astarloa al Giro del 2015
Velo è il regolatore numero uno. Qui sulla moto guidata da Igor Astarloa al Giro del 2015
Sembra brutto, ma sembra che voi siate i cani e il gruppo un gregge…

E avete ragione, perché sono come un branco di pecoroni. Ho discusso tante volte quando correvo di questi dettagli, affinché lasciassero lavorare le ammiraglie, dando a tutti modo di fare la propria parte. Quello che mi dispiace è che tanti non sappiano che cosa sia il regolatore. Mi chiedono che cosa faccia in moto, se stia collaborando con la Rai…

Forse si dovrebbe insegnarlo ai corridori?

Servirebbe una formazione a livello Uci e non soltanto per i corridori, perché anche alcuni team manager o direttori non capiscono. Alla Sanremo ho dovuto discutere con un’ammiraglia, per la quale ero poco più di una staffetta o di un fotografo.

Sei tranquillo in corsa sulla moto?

Il motociclista che mi è stato assegnato ha fatto tanti anni come scorta, ma non aveva mai guidato in gruppo, perciò gli ho insegnato come muoversi. E devo dire che in queste prime due tappe in linea, si è mosso bene. E questa è una bella soddisfazione. Per contro, anche io ho dovuto imparare la mia parte. E comunque è bello perché sento che in questi giorni si sta creando il feeling in tutto il nostro gruppo.

Dovete ispezionare i percorsi in qualche modo?

Ogni giorno, finita la tappa, facciamo un briefing mettendo sul tappeto tutte le informazioni sulla corsa del giorno dopo. Abbiamo software nei telefonini, la stessa tecnologia che usano i direttori sportivi sulle ammiraglie.

Prima del via, parlando con Longo Borghini, altro regolatore
Prima del via, parlando con Longo Borghini, altro regolatore
Quali sono dunque i tuoi strumenti quando sali in moto?

A parte il casco e l’abbigliamento tecnico, il più importante è il fischietto. Poi la bandierina, l’elenco dei partenti e la mappa della tappa. Questa una volta era di carta e in certi casi lo è ancora, ma di fatto sotto il cupolino della moto si riesce a mettere uno smartphone con lo schermo gigante che ha cambiato le cose.

Arrivi stanco la sera?

Non ho il mal di gambe dei ragazzi, ma c’è comunque tensione. Se piove, se le strade non sono grandi. E comunque c’è tensione per fare le cose al meglio. Inoltre con la diretta televisiva integrale, c’è una pressione incredibile. L’Uci sorveglia ogni fase e le multe arrivano. E noi regolatori abbiamo la responsabilità e ci chiediamo sempre se potevamo fare meglio. Quando alla Tirreno, Simon Carr è finito contro quel paletto, mi sono chiesto per giorni se avrei potuto fare di meglio.

Riesci ancora a mandare avanti la tua squadra continental?

La squadra va avanti da sé e io comunque non sono il tecnico principale. Per quello c’è Marcello Albasini, io do una mano quando serve. Riesco ancora a farlo benissimo.

Petilli dorelan 2021

Petilli: «Il defaticamento? Ecco quando servono i rulli»

11.05.2021
2 min
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Il defaticamento relativo al ciclismo è un concetto piuttosto recente, il che può sembrare sorprendente per uno sport di resistenza, quando ad esempio nelle lunghe distanze di atletica rappresenta qualcosa di assolutamente irrinunciabile. Bisogna però fare una distinzione, perché non è sempre necessario. Con Simone Petilli (Intermarché Wanty Gobert) cerchiamo allora di fare un po’ di chiarezza.

«Negli ultimi anni è emersa questa moda dell’utilizzo dei rulli post-gara – spiega Petilli – io ho cominciato a vedere la loro diffusione nel ciclismo professionistico dal 2016, ma non sono sempre necessari. In un grande Giro ci sono ad esempio tappe tranquille che si risolvono in volata, a quel punto il defaticamento è necessario per chi ha lavorato molto negli ultimi chilometri, per gli altri il semplice arrivare consente di smaltire l’acido lattico in eccesso».

Quando allora sono necessari?

Nelle tappe di salita sicuramente, perché raggiungi uno sforzo massimale fino al traguardo e rischi che i muscoli rimangano intossicati. Ancora di più dopo una cronometro, sempre per lo stesso concetto. Tornando alla salita, anche lì però saranno i primi ad averne bisogno, chi arriva staccato, se ha affrontato l’ascesa in maniera tranquilla ha già smaltito e poi non ci sarebbe neanche il tempo, in quel caso è più importante raggiungere l’hotel il prima possibile.

Rulli Dorelan 2021
Il defaticamento sui rulli fa spesso seguito al ben più collaudato riscaldamento prima della tappa
Rulli Dorelan 2021
Il defaticamento fa spesso seguito al più collaudato riscaldamento prima della tappa
Quanto tempo è necessario trascorrere sui rulli?

Basta una decina di minuti senza assolutamente spingere, andando di agilità, in quel modo i muscoli riacquistano scioltezza. Poi saranno i massaggi a completare l’opera considerando anche che il recupero deve essere non solo fisico ma anche mentale.

Come avviene il defaticamento in corsa?

Dipende dai compiti che si hanno – risponde Petilli – anche chi lavora per preparare la volata, o per predisporre l’attacco del capitano, negli ultimi 10 chilometri ha la possibilità rallentando di effettuare già quell’azione di defaticamento necessaria. Chi ad esempio lavora nella fase iniziale dei treni per tenere alta l’andatura fino agli ultimissimi chilometri, poi ha il tempo per defaticare.

Chi ha ambizioni di classifica fa sempre defaticamento?

Anche qui dipende molto da com’è stata la tappa, che impegno ha richiesto. Se si tratta di frazioni altimetricamente impegnative, dove si è lavorato molto anche solo per stare nelle prime posizioni, qualche minuto sui rulli lo trascorrono appena arrivati. Se arriva una fuga da lontano che non interessa la classifica, è una tappa in quel senso tranquilla, allora non è necessario.

Sei già stato al Giro?

Sì, nel 2016 e 2017, tornarci è sempre una grande emozione e credo di avere lavorato bene. Il mio obiettivo è essere il più competitivo possibile, anche su tappe come quella di Cattolica, i segnali che ho avuto al Romandia sono molto confortanti in tal senso.

Nibali, giorno tranquillo alla vigilia della prima salita

10.05.2021
3 min
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Alla vigilia del primo arrivo in salita, Nibali tutto sommato sta bene. La rincorsa è stata rapida e breve. Ha perso una settimana di allenamento, non certo come nel 2018, quando l’incidente del Tour gli costò la frattura di una vertebra e si trattò di bruciare le tappe per il mondiale di Innsbruck. Dice Michele Pallini, il suo massaggiatore di una vita, che sarebbe stato peggio se si fosse rotto lo scafoide e che tutto sommato il polso non gli fa male. Sarebbe stato ancora più complicato se il chirurgo non avesse dato via libera: chi si sarebbe preso la responsabilità di farlo partire ugualmente?

«Tutto dipende dall’evoluzione giorno dopo giorno – ha spiegato Vincenzo – e io mi sento sempre meglio. Vuol dire che tutto guarisce. Abbiamo tolto i punti. E del resto non si sarebbe potuto fare nulla senza il benestare dei medici».

Alla partenza da Biella con l’incognita della risposta del polso al maltempo
Alla partenza da Biella con l’incognita della risposta del polso al maltempo

Basso profilo

Oggi il siciliano è arrivato comodamente nel gruppo a 4 secondi da Taco Van der Hoorn. Non c’era molta salita, ma quella che si è fatta ha già scavato qualche distacco. Sul traguardo la sua espressione era come al solito imperscrutabile, ma mentre una larga parte di corridori è arrivata trafelata, il siciliano è parso perfettamente in controllo.

«Niente di particolare – ha detto – in salita sono rimasto tranquillo in gruppo, mentre Ciccone ha provato a fare qualcosa. Non so dire che cosa potrò fare domani, soprattutto i primi giorni saranno tutti una scoperta».

La prima incognita che però non ha creato problemi era il meteo: quanto può essere dolorosa la frattura se il tempo inizierà a fare le bizze? Per questo e per verificare anche che tutto proceda nel modo migliore, Vincenzo si sottoporrà probabilmente a un controllo medico alla fine della prima settimana. Nel frattempo il suo nastro manubrio è leggermente più morbido e i tubolari un po’ meno gonfi.

A Torino ha chiuso a 41″ da Ganna, facendo una prova regolare
A Torino ha chiuso a 41″ da Ganna, facendo una prova regolare

Debito col Giro

Scrutando il suo sguardo e sentendolo parlare, al netto delle prestazioni che verranno, si ha la sensazione che il guerriero sia intenzionato a lottare finché ne avrà la forza. Nessuna pretattica: quel che c’è sarà versato.

«Credo di non aver fatto niente di eroico – ha detto – gli atleti in genere hanno un approccio da combattenti. Avevamo lavorato tanto per questo obiettivo e non provarci sarebbe stato brutto. Per me. Per la squadra. Per gli sponsor. E anche per il Giro, che ha dato tanto alla mia carriera. Non ho addosso particolari pressioni. Solo un desiderio. Quello di tornare presto ad alzare le mani».

Alimentazione in gara, un tema molto complesso

10.05.2021
2 min
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L’alimentazione durante una tappa del Giro è un aspetto delicato, che può influire fortemente sul rendimento del corridore, praticamente costretto a seguire una precisa tabella oraria, per far sì che il serbatoio di energie non vada mai in rosso… Con la nutrizionista Erica Lombardi proviamo a studiare come è strutturata l’alimentazione dei “girini” sin dal mattino.

«Gli studi di fisiologia hanno stabilito da tempo un timing di riferimento che prevede la colazione 3 ore rima della partenza, anche se poi i tempi di digestione sono qualcosa di profondamente individuale. Nel ciclismo però può capitare, considerando gli spostamenti dall’hotel alla sede del via, che i tempi si allunghino, quindi si inserisce un altro minipasto».

Com’è strutturata la colazione?

Normalmente si prevede una colazione dolce e a distanza di un’ora riso o pasta, ma ultimamente si tende a unificare i due pasti facendo una colazione rinforzata, inoltre l’utilizzo della pasta va scemando proprio perché il riso viene ritenuto più abbinabile per gusto alla colazione dolce.

Prima della partenza i corridori sono soliti assumere qualcosa?

Dipende dai loro compiti: se saranno impegnati sin dall’inizio, ad esempio andando in fuga, avranno bisogno di un’integrazione di zuccheri, altrimenti vengono date proteine. Vanno privilegiati alimenti naturali: panini, banane, cercando sempre di variare, anche in corsa.

Alimentazione 2021
I ciclisti in una tappa mangiano spesso, il quando è determinato da come va la gara
Alimentazione 2021
I ciclisti in una tappa mangiano spesso, ma il quando è determinato da come va la gara
Durante la tappa com’è articolata l’alimentazione?

Si tende a rispettare un timing di cibi solidi ogni 30’ e liquidi ogni 15’, sempre in piccole quantità. Gli studi hanno dimostrato che l’assimilazione è fino a 120 grammi di carboidrati l’ora, considerate che un panino in media è di 25 grammi, quindi rientriamo abbondantemente. Il resto viene assunto tramite gel o maltodestrine in borraccia, ma il problema è che non sempre si può stabilire quando e dove mangiare, è l’evoluzione della corsa che lo prevede…

Dopo la tappa?

E’ una fase delicata, quella del recupero glicogeno recettivo. Inizialmente si reintegra con bevande zuccherine, anche sciroppi di frutta piuttosto che reintegratori, ma questo dipende anche dagli accordi di sponsorizzazione che ogni squadra ha. Poi si passa a 20 grammi di proteine in polvere che aiutano l’assorbimento dei carboidrati. Successivamente si passa alla Food room.

Che cos’è?

E’ un passaggio tra la gara e la cena per restituire quel che si è perso: sono piccoli pasti a base di carboidrati (riso, patate) e di proteine (prosciutto, yogurt). Un aspetto importante nella cena è l’assunzione di verdure il meno possibile fibrose, che potrebbero provocare problemi gastrointestinali anche in base al clima o allo stesso stress imposto dall’evoluzione della corsa.

EDITORIALE / Il mondo .PRO noi l’avevamo già visto

10.05.2021
3 min
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Nizzolo per la moda ha sempre avuto occhio e comunque molta attenzione. In tempi non sospetti si regalò un sito internet e uno shooting fotografico per dare alla sua immagine il tocco di glamour che il manubrio ricurvo e gli scarpini a sgancio tendevano a far passare in secondo piano. Perciò quando in avvio del Giro ci ha detto che adesso il ciclismo è diventato di moda, nella nostra testa c’è stato un immediato collegarsi di puntini.

«Stiamo tornando alla normalità – ha detto il campione d’Italia e d’Europa anche in riferimento al Covid – direi che dopo questi mesi il ciclismo è diventato uno sport super di moda. Probabilmente è quello che prima mancava, fa piacere a tutti, a noi per primi che ne abbiamo fatto il nostro mestiere. E’ una bellissima cosa».

Il Giro-E sta mostrando a un popolo di neofiti e appassionati la grandezza del professionismo
Il Giro-E sta mostrando a un popolo di neofiti e appassionati la grandezza del professionismo

Una grande famiglia

Di colpo tutto quello che vi abbiamo raccontato negli ultimi mesi ha preso la forma di un’opera compiuta. Il boom del mercato dopo il Covid ha riempito le strade di biciclette. Fra queste, una larga fetta del mercato se la sono presa le gravel e le bici a pedalata assistita. Grazie a queste ultime, soprattutto, sono arrivate al ciclismo persone che prima ne stavano prudentemente alla larga, bloccate dalla dimensione tanto bella della fatica che però, almeno inizialmente, può essere un bel deterrente.

Il Giro-E, di cui nei giorni scorsi vi abbiamo offerto uno spaccato, sta raccontando a questo nuovo popolo delle due ruote che cosa sia un Giro d’Italia in bicicletta, ponendosi come ponte fra la loro inesperienza e la grandezza del professionismo. E i campioni, là in alto come gli sposi sulla torta, sono destinati a diventare il riferimento di tutto il movimento. Il gap fra il top e la base si sta riducendo proprio in nome della moda e del fatto che sia figo sentirsi parte di un movimento così affascinante e potente.

La gravel ha conquistato un’altra fetta di pubblico e più di qualche pro’ (foto Armin Huber)
La gravel ha conquistato un’altra fetta di pubblico e più di qualche pro’ (foto Armin Huber) (foto Armin Huber)

Il mondo .PRO

Bè, amici di bici.PRO, non è il motivo per cui siamo nati, la nostra ragione sociale? Diciamo che ci eravamo arrivati con qualche mese di anticipo. Il mondo .PRO è la chiave di lettura del ciclismo più bello. Siamo tutti parte della stessa famiglia. E Nizzolo lo ha capito benissimo.