Il Giau spegne la luce di Remco, che non si arrende

24.05.2021
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Di colpo si è spenta la luce. La lezione è stata ben più pesante di quanto si aspettasse. Non è dato sapere se all’interno della squadra qualcuno lo avesse avvertito che sarebbe successo o fossero davvero tutti convinti che Remco Evenepoel, al primo Giro e dopo 9 mesi senza correre, sarebbe potuto durare più di dieci giorni ad alto livello. Con un po’ di sano realismo era logico aspettarsi che il giovane e fortissimo belga si sarebbe scornato contro la durezza dello Zoncolan, sebbene continuasse a lanciare proclami di cui oggi forse s’è pentito, mentre tutti intorno sembravano non rendersi conto che il ciclismo sia più serio di così.

E se sul Mostro friulano Remco si era dovuto inchinare senza tuttavia prostrarsi, il Giau e il freddo lo hanno portato brutalmente sulla terra, infliggendogli una lezione pesante come 24’05” di ritardo, dalla quale siamo certi che uscirà più forte. Secondo alcuni si ritirerà, ma conoscendo il suo orgoglio non ne siamo convinti per niente. Remco si rimetterà in sesto e magari proverà a vincere la cronometro di Milano.

A Montalcino, con Almeida che lo aspetta, ma lui è blocccato
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Prove di bluff

«Perdere così tanto tempo – ha detto dopo la doccia e un bagno di realismo – dimostra che non ho fatto una buona tappa e che sentivo davvero la stanchezza alle gambe. Avevo già detto prima che non avevo aspettative rientrando in gara dopo quel lungo infortunio e con solo due mesi di allenamento, non credo che qualcuno pensasse che sarei potuto essere al massimo della forma per tre settimane».

In realtà il pensiero è stato avallato da dichiarazioni belle nella loro sfrontatezza. Ma se neppure Merckx al primo Giro riuscì ad andare oltre il 9° posto e due tappe vinte, sarebbe stato a dir poco incauto pensare che Remco avrebbe potuto fare meglio, in un ciclismo che nel frattempo ha visto impennarsi il livello medio delle prestazioni.

Sul Giau si è spenta la luce: eccolo da solo, con i migliori ormai lontanissimi
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Fattore paura

E così fra i nodi venuti al pettine e le fasi su cui lavorare, dopo la paura di Montalcino, ora c’è la tenuta sulle grandi salite. Quel giorno in Toscana, proprio al rientro da un brutto incidente come il suo (ricordate cosa ci aveva detto al riguardo la psicologa Erika Giambarresi?), Remco che non aveva mai provato le strade bianche si è ritrovato a guidare ad alta velocità la bici che sembrava scappargli di sotto. Non è stato un problema di gambe, a giudicare dai watt espressi, ma di sicurezza nella guida che il trauma precedente ha reso anche più problematico.

«E’ stato un duro colpo – ha detto – ma allo stesso tempo è un processo di apprendimento che sono sicuro mi aiuterà in futuro. Sono felice per Almeida, che ha lavorato duramente per me negli ultimi due giorni e merita di essere tra i primi 10. Quindi d’ora in avanti aiuteremo lui nelle restanti tappe per raggiungere questo obiettivo».

Almeida ringrazia. Dice di aver corso per vincere la tappa. E chissà se pensa allo sfogo di qualche giorno fa, quando accusò la squadra di averlo fermato per aspettare Remco che non andava avanti. Il giorno dopo era tutto sanato. E da qui inizia un altro Giro per la Deceuninck-Quick Step.