Conca sfida la sfortuna e guarda alla seconda metà di stagione

09.06.2022
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Filippo Conca risponde da un hotel vicino a Thizy Les Bourgs, sede di partenza della quinta tappa del Critérium du Dauphiné. Ieri si è corsa la cronometro, vinta dal nostro Filippo Ganna per soli due secondi su un sempre competitivo Wout Van Aert.

«Oggi sono stato tranquillo – dice Conca – la cronometro non è il mio campo e quindi sono andato di conserva». Difficile anche pensare di fare meglio vista la sua assenza dalle corse negli ultimi due mesi. Filippo lo avevamo lasciato in preda ai crampi dopo la Sanremo

Conca in azione durante la Sanremo, è rimasto in fuga per 265 chilometri, solo i crampi lo hanno fermato
Conca in azione durante la Sanremo, è rimasto in fuga per 265 chilometri, solo i crampi lo hanno fermato
Filippo, dopo che cosa è successo?

Due giorni dopo la Sanremo (corsa il 19 marzo, ndr), che non dovevo nemmeno fare, ho preso il via della Volta Ciclista a Catalunya. Ho fatto una tirata unica da Sanremo fino in Spagna e sono arrivato stanco, infatti le prime due-tre tappe dovevano essere di recupero.

Invece?

Invece il gruppo è andato tutti i giorni a “blocco”, in più si sono aggiunti i ventagli. Insomma, non le condizioni di corsa ideali per recuperare. Così, insieme alla squadra, abbiamo deciso di ritirarci e di pensare agli impegni successivi che sarebbero stati GP Indurain e Giro dei Paesi Baschi.

Una scelta giusta?

Sì, anche perchè almeno ho avuto quei due giorni in più per recuperare e presentarmi alle due corse successive più riposato. 

La prima gara in Italia per Conca è stato il Trofeo Laigueglia corso con la nazionale
La prima gara in Italia per Conca è stato il Trofeo Laigueglia corso con la nazionale
Anche se abbiamo visto che nella sesta tappa dei Baschi sei arrivato oltre il tempo limite.

In realtà, durante tutti i giorni di corsa ho fatto registrare i miei numeri migliori, ne parlavo anche con la squadra ed eravamo contenti dei progressi fatti. Avevo “assorbito” bene il ritiro fatto sull’Etna a marzo trovando il colpo di pedale giusto. La squadra era talmente felice dei miei progressi che mi aveva messo nella squadra del Giro.  La storia del fuori tempo massimo fa abbastanza sorridere…

Perché?

Se guardate, alla sesta tappa, risultano arrivati solamente 54 corridori. Questo perché la tappa era estremamente dura, ma l’organizzazione ha tenuto una percentuale di tempo massimo bassissima. Io sono arrivato al traguardo con solamente 19 minuti di ritardo e sono andato a casa. Di corridori che non hanno nemmeno finito la tappa ce ne sono stati 26 a cui bisogna aggiungere altri 40 che come me sono arrivati al traguardo ma oltre il tempo limite. 

Al Giro dei Paesi Baschi Filippo aveva una buona condizione ma due giorni dopo la fine della corsa è risultato positivo al Covid
Due giorni dopo la fine del Giro dei Paesi Baschi, Conca è risultato positivo al Covid
Hai detto che eri stato inserito nella squadra del Giro, ma a Budapest non sei mai arrivato, come mai?

Questo perché due giorni dopo il mio ritorno a casa dalla Spagna sono risultato positivo al Covid. Ho avuto febbre alta per 5 giorni e dopo una settimana ero già negativo, così ho aspettato i canonici 10 giorni per tornare ad allenarmi. Le prime uscite le facevo brevi e a ritmi blandi, giusto per riprendere. Solamente che dopo 5-6 giorni dalla negatività, ho iniziato ad accusare sintomi di spossatezza, respiro affannoso ed avevo sempre sonno. Questi effetti post Covid mi sono durati un’altra decina di giorni.

Quindi tra una cosa e l’altra sei rimasto fermo un mese…

Sono tornato a correre a Francoforte il primo maggio, ma per una semplice questione numerica. A causa di regole UCI la squadra non poteva partire con meno di 7 corridori. Sono andato a Francoforte praticamente per partire. Il Delfinato è la prima vera corsa che faccio. 

Ora come ti senti?

Pensavo di stare peggio, il ritmo è alto, non sono al meglio, ma piano piano ingrano. Queste corse mi servono per aiutare la squadra e fare ritmo gara. A metà maggio sono andato in altura a fare un ritiro, prima con Petilli e poi mi ha raggiunto Hellemose, il danese della Trek. L’ultimo anno e mezzo, da quando sono passato pro’, è stato un susseguirsi di problemi.

Nei mesi invernali il corridore lombardo ha sofferto di una tendinite al ginocchio che ne ha rallentato la preparazione
Nei mesi invernali ha sofferto di una tendinite al ginocchio che ne ha rallentato la preparazione
Non sei mai riuscito a lavorare tranquillo…

Mai, tra un problema e l’altro non sono mai riuscito a costruire una buona condizione. Questo inverno ho avuto la tendinite che mi ha rallentato per due mesi, per fortuna è andata via, poi è arrivato il Covid. Ora voglio solo finire bene il Delfinato, fare il campionato italiano ed andare in altura a luglio per costruire la seconda parte di stagione.

Dovevi fare il Giro, che sarebbe stata la tua prima grande corsa a tappe, magari la squadra ti inserirà nel team della Vuelta?

Mi piacerebbe ma non ci spero, la Vuelta è un po’ l’esame di riparazione, lo vogliono fare tutti, difficile entrare negli 8. Il Giro ci tenevo tanto a farlo perchè sarebbe stata la mia prima corsa a tappe di 3 settimane, e a 24 anni sarebbe il caso di provare a correrne una. Sarei andato a correre in supporto di Ewan per le tappe piatte, ma poi in quelle mosse avrei avuto la possibilità di andare in fuga e cercare la vittoria, come De Gent a Napoli.

Una vittoria darebbe il morale giusto.

E’ difficile far capire quanto vali. Per avere risultati, ma soprattutto un pizzico di morale, centrare una fuga sarebbe quello che ci vuole. Anche durante la seconda tappa qui al Delfinato ho provato ad entrare in un gruppetto, siamo restati lì a bagno maria per tanto tempo, poi ci hanno ripresi. Appena siamo stati riassorbiti dal gruppo è partita la fuga giusta, che è anche arrivata a giocarsi la vittoria di tappa. Nei prossimi giorni ci riproverò.