Andiamo con Valter a scoprire il suo amato Giro “ungherese”

21.02.2022
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E poi fra gli ungheresi in odore di Giro, c’è Attila Valter (in apertura foto Instagram – @equipegroupamafdj). Lo scorso anno, lo ricorderete, indossò la maglia rosa per tre giorni. Un momento che a quanto pare gli ha cambiato la vita. Adesso non è più uno dei tanti…

Valter, della Groupama-FDJ, tornerà sulle strade del Giro d’Italia. L’obiettivo è quello di migliorarsi, anche se non è ancora il momento di fare classifica, nonostante l’anno scorso abbia concluso la corsa rosa al 14° posto. 

Alla notizia che il Giro sarebbe partito dall’Ungheria, Valter ha postato questa foto su Instagram. “Motivazione alle stelle”, aveva scritto
Alla news che il Giro sarebbe partito dall’Ungheria, Valter ha postato questa foto su Instagram. “Motivazione alle stelle”, aveva scritto

Voglia di Giro

Questo ragazzo ungherese è letteralmente innamorato del Giro e la grande partenza da casa sua, da Budapest, lo mette ancora più sulle spine. Probabilmente la sua squadra lo avrebbe spedito in Italia lo stesso, ma è stato anche lui a proporsi. Csomor, il centro da dove viene, infatti si può dire sia un distretto di Budapest, un sobborgo che sorge una dozzina di chilometri a Nord-Est della capitale ungherese, dove tra l’altro risiede anche Erik Fetter, intervistato pochi giorni fa. E’ un’occasione più unica che rara per Attila.

«Sì, per lui è una grande occasione – afferma il suo diesse, Philippe Mauduit – certo, le cose sono state messe in chiaro sin da subito con lui: noi andiamo al Giro per Demare e Attila sarà un po’ isolato. Ma sappiamo che si può fare, che potrà avere i suoi spazi e fare bene lo stesso. Lui è supermotivato, specie con questa partenza dall’Ungheria».

«Lo scorso anno ha portato anche la maglia rosa e questa gli ha dato tantissimo. Ha ricevuto molto sia da un punto di vista ciclistico che extraciclistico. Adesso in Ungheria lo riconoscono».

E su questo aspetto giungono rumors davvero curiosi. Le richieste da parte dei media su di lui sono state così tante che Valter sembra sia stato costretto a cambiare numero di cellulare. Meglio così! Un buon segnale per l’atleta, ma soprattutto per il ciclismo ungherese. Avere nei prossimi anni un nuovo bacino ciclistico importante può solo che far bene al nostro sport.

L’ungherese (classe 1998) in rosa scortato dai suoi compagni, ma l’anno scorso non c’era Demare…
L’ungherese (classe 1998) in rosa scortato dai suoi compagni, ma l’anno scorso non c’era Demare…

Scalatore tra i velocisti

Tornando a Valter, non deve essere facile sapere di essere l’unico uomo da classifica in una squadra votata al velocista. E’ un po’ come correre da isolati, come si faceva all’inizio del ‘900! Ovviamente non è così, però…

«Sapendo che la Groupama-FDJ al Giro è costruita attorno a Demare – riprende Mauduit – non è facile per lui, ma come ho detto Valter è motivato. E’ stato lui ad aver chiesto di essere portato al Giro.

«L’unica cosa che potremmo fare è che uno degli uomini di Demare sarà un “mezzo scalatore”. Quel corridore che magari dovrà aiutare Arnaud nei finali più duri per non perdere la volata, potrebbe stare vicino ad Attila nelle fasi iniziali delle tappe in salita».

In ritiro a Tenerife con la squadra, ecco Valter (a destra) con Pinot (foto Instagram)
In ritiro a Tenerife con la squadra, ecco Valter (a destra) con Pinot (foto Instagram)

In gruppo, che fatica…

Alla luce di queste dichiarazioni, probabilmente, vedremo un Attila Valter correre sulle ruote degli altri? Il che ci starebbe. Tutto sommato non sarebbe spettato a lui, né alla sua squadra, fare la corsa.

«L’obiettivo di Valter al Giro è quello di migliorarsi: non tanto nella classifica nel testa a testa con i big, perché non è ancora pronto, ma di sfruttare le fughe».

«Attila è ancora giovane. Lo porteremo come leader in qualche corsa a tappe in futuro, ma non ancora. Perché? Perché come ho detto è giovane, ci sono cose che ancora deve imparare. Non ha molta esperienza. Anche in Algarve per esempio, dove ha corso in appoggio di Gaudu, ha avuto qualche problema per stargli vicino.

«Problemi non di ritmo, ma nello stare in gruppo. Sapete – e qui Mauduit fa un ragionamento molto interessante – i ragazzi come Attila che vengono da Peasi ciclisticamente piccoli fanno fatica in certe situazioni perché da bambini corrono in pochi, non crescono con l’abitudine di correre in 200 e quando ci si ritrovano hanno delle difficoltà. Specie se devono svolgere ruoli specifici».

Grande sinergia fra Lapierre e la Groupama-FDJ: entrambi hanno investito molto sulla crono. Qui, Valter al Giro 2021
Grande sinergia fra Lapierre e la Groupama-FDJ: entrambi hanno investito molto sulla crono. Qui, Valter al Giro 2021

Motore sì…

Ma se dal punto di vista tecnico Valter ha qualche difficoltà, da quello del motore sembra invece in netta crescita.

«Il gap con David Gaudu e Thibaut Pinot si è molto ridotto – afferma Mauduit –  lo abbiamo visto anche nei ritiri. Ed è per quello che puntiamo molto su questo ragazzo. Ha qualità fisiche e anche qualità mentali».

Mauduit parla di un ragazzo che ha voglia di imparare, di mettersi in gioco. Anche a crono, per esempio, lui e il suo team hanno lavorato.

«E tanto – conclude Mauduit – per noi è troppo importante che i ragazzi sappiano esprimersi al meglio nelle cronometro. E non solo per una questione di prestazione, ma anche di guida. Non ci devono lavorare solo gli specialisti. E quando poi c’è una cronosquadre? Si rischia che vadano tutti per terra».

Aspettiamoci quindi un Valter col coltello tra i denti. Nelle prime frazioni in Ungheria, si vorrà mettere in mostra, ma forse non avrà il terreno ideale. Invece, visto come andò l’anno scorso, saranno le prime tappe italiane, quelle sulla terra ferma che potrebbero strizzargli particolarmente l’occhio. In fin dei conti prese la maglia rosa sul duro arrivo di Ascoli, a San Giacomo…

Simon Yates e un’ossessione chiamata Giro d’Italia

19.02.2022
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Per Simon Yates passano gli anni, ma non cambia l’obiettivo. Nel 2022 lo scalatore britannico punterà ancora al Giro d’Italia. Quello tra Simon e la Corsa Rosa è un conto aperto che va avanti ormai da 4 anni, quello che sta per iniziare è il quinto alla ricerca della vittoria. Quando a metà della scorsa stagione, dopo il terzo posto conquistato alle spalle di Bernal e Caruso, avevamo chiesto a Vittorio Algeri se quella di Yates non fosse diventata un’ossessione la risposta fu un timido: «Potrebbe essere». 

Da un anno e mezzo, il corridore della Bike Exchange Jayco, è seguito anche da Marco Pinotti che vuole aiutarlo a conquistare il suo personale santo Graal, a forma di trofeo senza fine. Come un saltatore in alto Yates cambia la rincorsa ma non l’altezza dell’asticella…

Il Giro d’Italia 2018 sembrava poter incoronare il britannico, ma alla fine la spuntò Froome
Il Giro d’Italia 2018 sembrava poter incoronare il britannico, ma alla fine la spuntò Froome
L’obiettivo del 2022 rimane il Giro?

Sì, cambia però l’avvicinamento. I giorni di corsa rispetto al 2021 non variano, è differente però la distribuzione. Il grande obiettivo dei primi mesi di gare è la Parigi-Nizza, corsa che non è mai riuscito a vincere (arrivò alle spalle di Soler nel 2018 per soli 4 secondi, ndr). 

L’anno scorso fece Tirreno-Adriatico, Catalunya e Tour of the Alps…

Sì, infatti al Tour of the Alps era troppo avanti di condizione e al Giro d’Italia non ha mai avuto un picco di forma, è stato costante. Questo lo si intuisce anche dai risultati, fece bene dopo l’ultimo giorno di riposo a Sega di Ala, sintomo che avesse bisogno di riposo per assimilare gli sforzi fatti. Analizzando i dati e le sue sensazioni abbiamo capito che forse gli mancasse anche un po’ di base per il recupero, quindi si è deciso di cambiare approccio.

Nel 2021 il principale obiettivo dei primi mesi fu il Tour of the Alps, poi vinto
Nel 2021 il principale obiettivo dei primi mesi fu il Tour of the Alps, poi vinto
Ora Simon è impegnato alla Ruta Ciclista del Sol, il suo debutto per il 2022, poi cosa farà?

Questa prima corsa serve per assimilare i lavori fatti in preparazione invernale. All’arrivo della seconda tappa si è visto come negli ultimi 200 metri abbia mollato, vuol dire che è ancora un po’ appesantito dal carico di lavoro fatto in altura fino a pochi giorni fa. I prossimi impegni saranno Parigi-Nizza e Volta a Catalunya, poi un periodo di altura ed infine una corsa proprio a ridosso del Giro.

La Corsa Rosa non rischia di essere un’ossessione? Soprattutto dopo così tanti anni di tentativi? Anche Simon soffre il freddo e il Giro non è mai clemente con il tempo.

Sono tutte considerazioni giuste, però, alla fine è una corsa che non ha vinto, come la Parigi-Nizza. Simon è un campione e come tale vuole tentare dove non è riuscito. 

Cambiare obiettivo?

Alla fine la Vuelta, che è una corsa non adattissima alle sue condizioni, l’ha vinta. Cambiare obiettivo vorrebbe dire andare al Tour de France (pausa di silenzio, ndr). Non dico che non sia alla sua portata, ma corridori come Pogacar e Roglic sono difficili da battere. Soprattutto se si considerano le lunghe cronometro che ci sono. Per come è disegnato il Giro, direi che è più alla sua portata.

La seconda tappa a Budapest è una cronometro, avete lavorato anche in questo campo?

Si è lavorato molto anche in galleria del vento perché abbiamo visto che in questi anni si è allontanato dai suoi diretti rivali. Stiamo lavorando molto con lui, alla fine il Giro d’Italia di quest’anno anche per parterre è davvero più abbordabile…

L’anno scorso è arrivato al Giro con la condizione non al meglio, dopo aver raggiunto il picco al Tour of the Alps
L’anno scorso è arrivato al Giro con la condizione non al meglio, dopo aver raggiunto il picco al Tour of the Alps
Simon quest’anno farà 30 anni, quali sono i parametri e i campi su cui lavorare per migliorare, se ancora possibile?

Più si va avanti con l’età più aumenta la resistenza, a discapito della forza nel breve periodo. Lui a differenza del fratello (Adam, dal 2021 alla Ineos, ndr) non è uno che può far bene nelle corse di un giorno. Nelle corse a tappe di una settimana ha dimostrato di essere stra competitivo. Potrebbe concentrarsi su quelle e fare il cacciatore di tappe ai grandi Giri. 

Quante stagioni potrà ancora lottare per la classifica generale?

Penso che per un paio d’anni, minimo, potrà ancora lottare per le corse a tappe. Alla fine con il passare dell’età migliori sotto alcuni aspetti, vedi Caruso che l’anno scorso ha fatto la sua miglior stagione a 34 anni…

Richeze dice basta, ma prima c’è ancora una cosa da fare

01.02.2022
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Sembrava stesse davvero per finire così, un po’ all’ombra, in sordina, la carriera di Maximiliano Richeze. Poi un giorno, uno dei primi dell’anno, squilla il telefono. E’ Matxin e quella che era una proposta verbale diventa realtà. «Max – dice il team manager – correrai con noi fino al Giro d’Italia».

Max Richeze, dall’Argentina, professione velocista, 39 anni a marzo, correrà con il UAE Team Emirates ancora per questa manciata di mesi, poi dirà stop alla sua, lunga, e ottima carriera.

San Juan 2020, Richeze ricercatissimo tra i suoi tifosi, tanto più che vestiva la maglia di campione nazionale
San Juan 2020, Richeze ricercatissimo tra i suoi tifosi, tanto più che vestiva la maglia di campione nazionale

Chiusura con stile

«Ero in scadenza di contratto – dice Richeze – ma volevo continuare a correre. Ero in parola con il team, ma ancora non si era concluso nulla. Io avrei voluto chiudere alla Vuelta San Juan, nella mia Argentina.

«Ma poi la corsa è stata fermata per il Covid. Ci tenevo però a fare qualcosa e anche loro del team non volevano finisse così. L’infortunio di Alvaro (Hodeg, ndr) ha accelerato le cose. Mi ha chiamato Matxin e mi ha detto che avrei gareggiato fino al Giro».

Max racconta tutto con passione e con la sua proverbiale educazione, anche se è indaffaratissimo mentre sta per arrivare nel suo hotel al Saudi Tour, che inizia proprio oggi.

«Credo sarà proprio bello chiudere la carriera in Italia. Il Giro è stato il mio primo grand tour e sarà anche l’ultimo».

Gaviria ha lasciato la Quick Step prima di Max, ma nel 2020 i due si sono ritrovati alla UAE Team Emirates
Gaviria ha lasciato la Quick Step prima di Max, ma nel 2020 i due si sono ritrovati alla UAE Team Emirates

Allenamenti al top

«In questo inverno – racconta l’argentino – mi sono allenato come se avessi avuto un contratto. L’idea era di fare delle belle gare al San Juan, di arrivarci in forma e di chiudere al meglio. Ero stato ad allenarmi sia a San Juan che a San Luis. Soprattutto qui ho potuto fare delle belle salite.

«Ve le ricordate? El Filo, il Mirador… fino a 2.100 metri di quota, si facevano quando c’era il San Luis al posto del San Juan. Il clima è buono e fa caldo il giusto. 

«E prima ancora, a novembre, mi ero allenato in Italia a Bassano». 

Bassano del Grappa è la seconda casa di Richeze. Lo avevamo visto nello sfondo di una storia postata da Brambilla. I due stavano lavorando in una palestra. Ognuno si allenava con le divise del proprio team. La cosa un po’ ci colpì.

«Gli stimoli? Tanti! – racconta Max – Lo sono sempre stati per questa ultima preparazione invernale della mia carriera, ma dopo la telefonata di Matxin lo sono stati ancora di più. Era l’ultima stagione e volevo dare il massimo per finire al meglio».

Tour de Langkawi: 3 febbraio 2006, prima gara da pro’ e prima vittoria per Richeze
Tour de Langkawi: 3 febbraio 2006, prima gara da pro’ e prima vittoria per Richeze

Dall’Argentina…

Papa Francesco quando fu eletto disse: «Vengo dai confini del mondo». Ma chi è dunque Max Richeze? Anche lui viene dai confini del mondo. Noi sappiamo che è diventato professionista nel 2006 alla Ceramica Panaria, che ha tante volate, due tappe al Giro, i Giochi Panamericani, il titolo nazionale e che è stato un apripista ricercatissimo, merito dei passati da pistard.

«Sinceramente non mi aspettavo di avere un carriera così lunga quando ho iniziato – dice Richeze –  Già era stato tanto diventare pro’.

«E’ vero, vengo dall’altra parte del mondo e per come siamo messi in Argentina con il ciclismo è stato davvero un bel salto. Sono contento ed orgoglioso di quello che ho fatto. Ho sempre dato il massimo cercando di essere preciso negli allenamenti e se sono arrivato a questa età è perché ho fatto una buona vita».

Nella presentazione dei team di ieri al Saudi Tour, Richeze già guidava il UAE Team Emirates
Nella presentazione dei team di ieri al Saudi Tour, Richeze già guidava il UAE Team Emirates

Richeze l’italiano

Prima abbiamo detto che era a Bassano, in Veneto. Ma perché? La sua storia è questa. 

«Ho iniziato a 12 anni – racconta Max – insieme a mio fratello Roberto. Seguivamo papà che correva. Andavamo alle gare con lui e volevamo gareggiare anche noi. Ma papà ci diceva di no, di aspettare, che semmai avremmo pedalato più in là. Non voleva che perdessimo l’età del gioco. 

«Io infatti giocavo a pallone. Poi attorno ai 12-13 anni, come detto, sono salito in bici».

«Sono di Buenos Aires e lì non ci sono salite. Ho fatto tanta pianura e tanta pista. E infatti quando sono arrivato da voi in Italia è stata dura. Ero “cicciottello”, pesavo 10 chili di più, mi staccavo sui cavalcavia! Insomma, è stato uno shock. In pratica ho ricominciato da capo».

«Sono arrivato a Bassano tramite i fratelli Curuchet e Mirko Rossato, da poco diesse del Team Parolin. Loro gli avevano già mandato Ruben Bongiorno.

«Mirko mi vide girare in pista e mi disse: se hai voglia dì ai Curuchet di chiamarmi e così è andata. Ci sarei andato subito, ma all’epoca c’era una regola per cui gli under 23 di primo anno non potevano lasciare il Paese. Potevano andare solo dal terzo anno. Ho dovuto aspettare un bel po’».

Con la sua esperienza, Max (qui in seconda ruota) sarà il road capitan al Giro, non solo l’apripista di Gaviria
Con la sua esperienza, Max (qui in seconda ruota) sarà il road capitan al Giro, non solo l’apripista di Gaviria

Road capitan al Giro

Argentina e Italia. Il legame profondo fra queste due Nazioni si rinnova ancora. E se non ha chiuso nella sua Argentina è giusto che Richeze chiuda da noi. Al Giro però non verrà per “portare a spasso” la bici. Da vero pro’ qual è Richeze ha un ruolo ben definito.

«Devo ancora parlare con Matxin per i dettagli. Di solito è lui che decide queste cose, ma aiuterò Fernando Gaviria nelle volate. Fernando è un vero amico e lo faccio prima per questo che in quanto compagno di squadra. Anche qui in Arabia Saudita sono in camera con lui».

«E poi – conclude Richeze – aiuterò Almeida nelle tappe di pianura. A posizionarlo bene, a tenerlo al sicuro. Avrò le chiavi della squadra? Beh, di sicuro sono il più esperto e per me è davvero un piacere questo ruolo. Poi qui conosco tutti. Molti sono del vecchio gruppo Lampre, in cui ero già stato».

Guarnieri, Demare e quei 30 secondi a tutta per il Giro

30.01.2022
7 min
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Jacopo Guarnieri e Arnaud Demare: tutti abbiamo ancora negli occhi le volate del Giro 2020. Con loro anche le tappe di pianura erano diventate uno show. Non vedevi una maglia Groupama-FDJ fino a cinque chilometri dall’arrivo.

Poi “Jacopone da Castell’Arquato“ richiamava tutti all’appello ed ecco che si formava il treno che lanciava il francese. Lui scaricava la sua enorme potenza a terra e alzava le braccia. Poi, venti posizioni dietro, mentre sfilava il resto del gruppo, Guarnieri faceva la stessa cosa.

Adesso ci risiamo. Li vedremo di nuovo al Giro d’Italia.

Jacopo, come vi state preparando?

In effetti è stata una preparazione bella lunga, che poi è quello che più ci è mancato l’anno scorso. La passata stagione è finita davvero tardi e il 3 febbraio avevamo già ripreso a gareggiare. Quest’anno invece abbiamo chiuso a fine settembre e di fatto abbiamo avuto un mese in più, senza contare che anche il meteo è stato più clemente.

Qualcosa si è inceppato per voi del treno. Demare è entrato in condizione a fine stagione vincendo la Parigi-Tour (in fuga)

Abbiamo iniziato bene, siamo andati presto in condizione, poi sono iniziati dei lunghi alti e bassi. E credo che se abbiamo perso questa regolarità e perché ci è una mancata la base fatta l’inverno. Insomma, se l’anno scorso all’inizio dell’anno avevamo qualche dubbio sulla preparazione, quest’anno ne abbiamo molti meno.

Abbiamo visto che ci state dando sotto. Qualche giorno fa avete fatto un allenamento molto impegnativo, con delle volate fino ad uno scollinamento…

Sì, si trattava di 30” a tutta. Un lavoro molto intenso, che “fa male”: puro acido lattico ma che dà grandi risultati. Questa è la base del velocità e con Arnaud è un lavoro che facciamo spesso. Come ho detto, è uno specifico terribile perché stai molto più tempo in acido rispetto ad una volata in corsa. Dopo 15” sei in acido totale e fare altri 15” è lunga!

Come funziona questo allenamento? Abbiamo visto che c’era un cono giallo in cima: fate avanti e indietro per caso?

Solitamente cerchiamo un circuito con uno strappo e sullo strappo facciamo questi 30”. In base alla lunghezza del circuito il recupero è più o meno lungo. Può essere un anello di 5′ o di 15′, come in questo caso. Se si recupera più a lungo, si fa un maggior numero di ripetizioni.

Jacopo Guarnieri, Giro d'Italia 2020
Per ora il treno della Groupama-FDJ non sarà toccato. Oltre a Guarnieri (in foto) di solito ne fanno parte anche Scotson e Sinkeldam
Jacopo Guarnieri, Giro d'Italia 2020
Oltre a Guarnieri (in foto) del treno Groupama-FDJ fanno parte anche Scotson e Sinkeldam
Nel 2020 ci siamo lasciati con Demare dominatore: cosa dobbiamo aspettarci quest’anno?

Più che cosa aspettarci, io direi cosa vogliamo fare. L’ambizione è quella di ripetere il 2020. Anche se non è ufficiale io seguirò il programma di Arnaud ed è un programma che prevede molta Italia. Abbiamo lavorato bene e quando lavori bene ti metti in condizione di cogliere i risultati. Poi vediamo anche dove sono gli altri. Intanto partiamo con la coscienza pulita!

Avete dato un’occhiata al percorso?

Io sì. Se non altro perché da italiano voglio vedere dove passa il Giro. Ho visto che c’è qualche richiamo al 2020, come la tappa di Catania, c’è una tappa verso Reggio Emilia ed una che parte non lontano da casa mia. Di questa ho fatto praticamente la ricognizione, il passo del Bocco e le altre salite. Poi non ho visto il finale perché con il traffico aperto sarebbe stato inutile. Ho notato che nel resto del Giro ci sono salite dure, come il Fedaia. Infatti ho detto ragazzi: preparatevi che lì c’è da stringere il di dietro!

Però se parli di Fedaia che è alla penultima tappa e il giorno dopo c’è la crono, significa che questo Giro lo volete finire? Che l’eventuale maglia ciclamino volete portarla a casa?

In questa squadra non c’è mai stata l’idea di tornare prima a casa, neanche per il velocista, sia che si lotti per la maglia che non ci si lotti. Poi però vi dico anche che mi piacerebbe molto che il Giro tornasse a proporre una tappa piatta, una passerella per i velocisti nel finale. Di certo è un modo per invogliare gli sprinter a restare in corsa fino alla fine. E credo anche che ne guadagnerebbe lo spettacolo. Anche perché, 2020 a parte, raramente la crono finale è stata decisiva.

Tra Denia e Calpe duri allenamenti per tutto il team (foto Instagram Groupama-FDJ)
Tra Denia e Calpe duri allenamenti per tutto il team (foto Instagram Groupama-FDJ)
Prima, Jacopo, hai accennato al calendario, ci sono novità per voi?

Qualche novità c’è ed è un bel calendario. In pratica faremo quasi tutte gare RCS, già dal UAE Tour, ma inizieremo prima in Oman. Tornerò alla Tirreno-Adriatico, corsa dalla quale manco da un bel po’. Ho sempre fatto la Parigi-Nizza e questo approccio diverso mi fa e ci fa bene. Cambiare dopo tanti anni è un bello stimolo.

Riguardo al treno avete delle new entry?

C’è un nuovo acquisto, Bram Welten dall’Arkea-Samsic, però al momento non farà parte del treno. In qualche occasione sarà al mio fianco, ma più nella seconda parte di stagione. Nella prima non ci saranno cambiamenti.

Squadra che vince non si cambia, insomma! Sul fronte tecnico invece ci sono novità?

Grosse news non ci sono. Abbiamo cambiato bici lo scorso anno, abbiamo il nuovo Shimano Dura Ace a 12 velocità. Noi lavoriamo da anni con Shimano e abbiamo già i gruppi. Una delle novità riguarda le ruote, sempre Shimano, anche se esteticamente sembrano identiche.

Dicono abbiano mozzi scorrevolissimi…

Per il momento le ho usate davvero poco, ci ho fatto giusto un paio di uscite nei giorni di scarico, ma la sensazione è che siano abbastanza rigide. Arnaud invece è molto contento. Anche se poi i veri test si fanno in corsa dove le velocità sono decisamente più alte. È lì che vedi le vere differenze. Per esempio proprio il nuovo acquisto, Welten, mi ha detto che non sentiva grosse differenze fra le due bici, ma io gli ho detto di aspettare le gare perché le differenze ci sono eccome.

Jacopo, ma invece pensi mai ad una tua vittoria personale?

Sinceramente no, sono ampiamente contento di quello che sto facendo. E poi una volata per me ormai sarebbe davvero improbabile. Servirebbe un arrivo con molte curve e qualcuno che mi facesse il buco perché su una volata pura, lineare ormai è difficile che possa vincere. Potrei ottenere un piazzamento. Ma a cosa servirebbe?

Guarnieri, classe 1987, è alla sesta stagione consecutiva con la squadra francese (foto Instragram Groupama-FDJ)
Guarnieri, classe 1987, è alla sesta stagione consecutiva con la squadra francese (foto Instragram Groupama-FDJ)
Noi pensavamo magari ad una fuga, ad un arrivo su un piccolo strappo. In fin dei conti i “cavalli” a te proprio non mancano…

Sì, però io ormai ho l’approccio da velocista e sinceramente se c’è una fuga perché dovrei buttare via energie, quando magari il giorno dopo c’è una volata? Alla fine, anche noi sprinter corriamo come gli uomini di classifica, ma al contrario! Cerchiamo di finalizzare le energie per gli obiettivi alla nostra portata. Ohi, poi vediamo: magari ci sarà una possibilità per me. Ma comunque non è un pensiero che mi fascia la testa.

Tu sei contento di venire al Giro, ma Demare come l’ha presa?

Chiaramente da italiano io sceglierei il Giro e lui da francese il Tour. Dopo una situazione iniziale in cui l’ha presa con pizzico di “delusione”, adesso Arnaud è contento. Infatti nel secondo ritiro l’ho trovato super carico. Alla fine per lui meglio avere tutta la squadra per sé al Giro, piuttosto che averne mezza al Tour. E conoscendolo sceglierebbe sicuramente la soluzione del Giro.

Che poi Demare è amato in Italia, probabilmente anche per merito tuo che sei italiano e di fatto orchestri le sue vittorie…

E vi posso dire che lui si rende conto di questa cosa. Essere apprezzato da francese in Italia non capita sempre! E poi diciamolo, il Giro è bello! Adesso vado che devo raggiungere i compagni. Siamo separati. Loro dormono nell’hotel con la camera iperbarica (che simula l’alta quota, ndr), io da italiano non posso usarla e sono da un’altra parte.

Santini al fianco di Cure Leukaemia per “The Tour 21”

25.01.2022
3 min
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La sponsorizzazione del Tour de France ha aperto a Santini la strada per costruire nuove collaborazioni, anche con finalità benefiche. Tra queste merita una particolare citazione il sostegno a Cure Leukaemia, ente britannico che si propone di raccogliere fondi per la lotta alla leucemia. Santini realizzerà le divise ufficiali dei partecipanti alla prossima edizione di “Tour 21” in programma da venerdì 24 giugno a domenica 17 luglio. 25 amatori affronteranno tutte le tappe dell’edizione 2022 del Tour de France con l’obiettivo di raccogliere fondi da destinare alle attività promosse da Cure Leukaemia.

“The Tour 21” a Brest, città di partenza del Tour de France 2021
Santini The Tour 21 edizione 2021

Un ex calciatore alla guida

A guidare il gruppo ci sarà Geoff Thomas, ex calciatore professionista di Crystal Palace e Nottingham Forest, con nove presenza nella nazionale maggiore dell’Inghilterra. Nel 2003 gli è stata diagnosticata una leucemia mieloide cronica. Thomas è riuscito a guarire attraverso un trapianto di cellule staminali da sua sorella Kay e grazie alle cure avute dal professor Charlie Craddock, co-fondatore di Cure Leukaemia.

Una volta guarito ha deciso di sostenere i medici e gli infermieri che hanno contribuito a salvargli la vita. Nel 2005 Thomas ha percorso, prima del passaggio dei professionisti, le 21 tappe del Tour de France di quell’anno con l’intento di raccogliere fondi. Nel 2017 ha pedalato tutte le tappe del Tour de France, del Giro d’Italia e della Vuelta di Spagna riuscendo a raccogliere un milione di sterline destinate all’ampliamento di uno dei più grandi centri europei per cure ematologiche presente in Inghilterra.

Il gruppo di “The Tour 21” che festeggia a Parigi la conclusione della loro attività benefica
Il gruppo di “The Tour 21” che festeggia a Parigi la conclusione della loro attività benefica

La sfida del 2022

Quest’anno, esattamente 17 anni dopo la prima volta, Thomas percorrerà nuovamente le strade del Tour in compagnia di altri 24 ciclisti amatori. L’obiettivo finale è raccogliere un milione di sterline da destinare a Cure Leukaemia per finanziare il Trials Acceleration Program (TAP). Composto da 12 centri dislocati in tutto il Regno Unito, il TAP permette ad un bacino potenziale di circa 20 milioni di pazienti di poter accedere a trattamenti potenzialmente salvavita per tutte le forme di cancro del sangue.

Monica Santini, amministratore delegato di Santini, ha commentato così l’iniziativa che vede parte attiva la sua azienda: «Siamo lieti di essere partner di “The Tour 21” e di unire le forze con Cure Leukaemia. I 25 ciclisti indosseranno uno speciale kit Santini dedicato all’evento. Speriamo che questa partnership aiuti ad aumentare la raccolta fondi e ad accelerare la ricerca sulla leucemia».

Da sinistra: James McLaughlin, Jonathan Sangan e Geoff Thomas
Da sinistra: James McLaughlin, Jonathan Sangan e Geoff Thomas

James McLaughlin, L’amministratore delegato di Cure Leukaemia, si è così espresso sulla nuova partnership con Santini.

«Siamo lieti di – ha detto – accogliere Santini nella famiglia di Cure Leukaemia. Hanno una storia leggendaria nello sport come uno dei marchi di ciclismo più prestigiosi al mondo. Con questa partnership speriamo che non solo aumenti la notorietà di Cure Leukaemia e dell’evento Tour 21 a livello globale, ma che si possa avere l’opportunità di garantire un maggiore potenziale di raccolta fondi e ampliare la nostra gamma di eventi ciclistici. Grazie a Geoff Thomas il ciclismo ha svolto un ruolo chiave nella crescita di Cure Leukaemia e siamo immensamente orgogliosi di essere ora ufficialmente associati a Santini».

Santini

Cure Leukaemia

The Tour

Almeida è già sulle strade del Giro. Vero Baldato?

18.01.2022
5 min
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«Il Giro d’Italia sarà il mio obiettivo principale», ha detto Joao Almeida. Notizia che in qualche modo con Fabio Baldato, diesse del UAE Team Emirates, avevamo anticipato in autunno, quando il passaggio del portoghese nello squadrone di Gianetti divenne di dominio pubblico.

Il talento dell’Estremadura è sempre più uno sportivo di riferimento nel suo Paese. E’ uomo immagine per Hyundai. E’ seguitissimo dai media sportivi e persino un tour operator lusitano ha rilanciato il nome di Almeida sui social. La foto in apertura infatti è di Our Colorful Travel Life, che sottolinea la grandezza del Portogallo anche attraverso la scritta di un connazionale sulle strade delle Dolomiti, quelle di San Vito di Cadore per la precisione.

Strade che il prossimo maggio chiamano Almeida ad un appuntamento importante. Forse il più importante della sua carriera sin qui.

Joao Almeida, classe 1998, ha firmato un contratto con la UAE fino al 2026 (Photo Fizza)
Joao Almeida, classe 1998, ha firmato un contratto con la UAE fino al 2026 (Photo Fizza)

Parola a Joao…

Noi ne parliamo con Baldato, ma per entrare meglio nel discorso, ecco prima le dichiarazioni del diretto interessato.

«Gare e preparazione – ha detto Almeida – saranno incentrate sulla corsa rosa. Spero di essere nella mia forma migliore in quel periodo. Il piano di allenamento è diverso da quello a cui ero abituato alla Deceuninck-QuickStep. Finora è stato davvero buono. Ne abbiamo discusso, mi trovo bene. Vedremo come reagirò».

La squadra crede talmente in lui, che Joao non sarà chiamato alla causa Tour. «La UAE ha mostrato molta fiducia in me», ha detto Almeida.

Quindi mente libera. Solo il Giro nella testa. E non il Giro pensando anche alla Grande Boucle. Il team degli Emirati vuole anche la maglia rosa. Semmai Joao andrà alla Vuelta e lì sì che potrebbe aiutare Pogacar. Insomma il portoghese è un leader vero, non a metà.

Fabio Baldato è diesse alla UAE da due stagioni
Fabio Baldato è diesse alla UAE da due stagioni

E ora parla Baldato

Fabio, adesso è ufficiale: Almeida sarà il vostro leader al Giro. Sarà affidato a te, visto che punterà alla corsa rosa e in Italia ci sarai tu in ammiraglia?

Diciamo di sì. Almeida è stato affidato a me, anche se poi lo dirigerò proprio a partire dal Giro. Ma alla fine siamo una squadra. Io sarò un po’ il suo supervisore. Per il momento sarà a stretto contatto con il preparatore (Inigo San Millan, ndr) e io a mia volta sarò in contatto diretto con lui.

Com’è andato questo ritiro? Come lo hai visto lavorare?

Da quello che ho visto ho potuto ammirare un ragazzo molto serio, preciso, che segue il programma dell’allenatore alla lettera. Matxin gli ha dato un calendario di gare che lo ha soddisfatto molto. A prescindere dal Giro, per lui ci sono delle corse di avvicinamento molto importanti (tra cui Catalunya e Parigi-Nizza, ndr).

Almeida è un ottimo corridore, ma non sembra avere quello sguardo “cattivo”: è solo un’apparenza, nel senso che poi graffia, o è proprio così?

Da quello che ho visto in questi giorni di allenamento è difficile dirlo, però io ricordo il suo sguardo del Polonia e del Giro di Lussemburgo e lì sì che aveva lo sguardo cattivo, gli occhi della tigre. L’ho visto molto determinato. Ricordo che in Polonia ha battuto proprio un nostro atleta, Ulissi, su un arrivo che era particolarmente adatto a Diego. Joao quando sta bene, va… E va per vincere!

In Portogallo Joao è molto noto, eccolo nello spot Hyundai (foto Instagram)
In Portogallo Joao è molto noto, eccolo nello spot Hyundai (foto Instagram)
Insomma la grinta non gli manca…

Ero su un’altra ammiraglia, ma ricordo il Giro d’Italia 2020 quando fu per 15 giorni in maglia rosa. Tutto sommato tenne. Non crollò. Ed è venuto fuori nella terza settimana anche nello scorso Giro. Questa cosa della grinta semmai dovreste chiederla al “Brama”! Lo farò anch’io (ride Baldato, ndr)!

Passando da un preparatore ad un altro, ha cambiato molto Almeida?

Di questo aspetto non ho parlato personalmente con lui, ma mi hanno detto che è molto soddisfatto del lavoro con Inigo. E’ stata pianificata l’altura prima dell’UAE Tour e un secondo ritiro in quota avverrà prima del Giro. Io lo vedo ben concentrato.

Insomma fate seriamente per il Giro d’Italia, Almeida non è un gregario aggiunto…

La scelta di venire a correre qua è stata fatta proprio per avere un leader al Giro. Joao ha dimostrato che è da podio. Certo, quest’anno con solo 26 chilometri a cronometro non è il massimo, visto che lui lì riesce a fare la differenza. Immagino che qualche scalatore potrà metterlo un po’ più in difficoltà, ma viene da due Giri fatti bene. E poi è anche vero che questo Giro magari ti consente di attaccare dove non ci si aspetta.

Diego Ulissi, Joao Almeida, Patrik Konrad, Monselice, Giro d'Italia 2020
Non solo in Lussemburgo l’anno scorso, già al Giro 2020 Ulissi e Almeida (in rosa) si erano scontrati su arrivi nervosi
Diego Ulissi, Joao Almeida, Patrik Konrad, Monselice, Giro d'Italia 2020
Non solo in Lussemburgo l’anno scorso, già al Giro 2020 Ulissi e Almeida (in rosa) si erano scontrati su arrivi nervosi
E infatti proprio questo ti avremmo chiesto. Joao può attaccare su arrivi nervosi. Anche se lui ha detto che nel 2020 forse aveva esagerato e quelle sue fiammate erano state dei piccoli errori. Però su certi arrivi potrebbe guadagnare secondi e fare un po’ il “Purito” della situazione?

Sì, su certi arrivi può guadagnare. Ci sono arrivi esplosivi. Io per esempio penso alla tappa di Lavarone. Quella è una salita che spesso viene sottovalutata e lì chi ha esplosività nel finale può fare la differenza… E poi la tappa che viene prima non è durissima. Io sono convinto che strada facendo le occasioni possano esserci, dobbiamo essere bravi noi a coglierle.

Fabio, cosa ti ha colpito dunque di questo corridore?

La sua posizione in bici, specie quella da crono. Era la migliore del gruppo. Aerodinamicamente è perfetto e questo gli dà un bel vantaggio. Per il resto ho trovato un ragazzo tranquillo, sorridente, che si presenta bene. Matxin lo conosce da anni. Sa bene chi è Joao sin da quando era uno juniores. E’ finito alla Quick Step perché Matxin stesso all’epoca era ancora in quel gruppo, ma appena ha potuto l’ha portato da noi.

Guillaume Martin prepara la “campagna d’Italia”

15.01.2022
4 min
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Quando parla Guillaume Martin, non sono mai risposte casuali o scontate. Il “ciclista filosofo” non è solito a proclami, per questo l’annuncio della sua volontà di doppiare Giro e Tour ha stupito gli addetti ai lavori, considerando come negli ultimi tempi i big siano più orientati ad accoppiare la Grande Boucle con la Vuelta e si continui a disquisire sul fascino annacquato della corsa rosa. Non tutti la pensano così…

In Martin la Cofidis crede molto, tanto è vero che ha cambiato un po’ l’assetto del team per pensare un po’ più alla classifica nei grandi giri e meno alla conquista delle tappe. Alla soglia dei 29 anni il corridore parigino è pronto a scalare un altro gradino nelle gerarchie internazionali, conscio delle proprie possibilità e di dove ci sia ancora spazio per migliorare e proprio sulla base di queste valutazioni, con la squadra si è deciso di provarci.

«Il percorso del Giro – dice il francese – è molto adatto alle mie possibilità, più della Vuelta, ci sono pochi chilometri a cronometro e tanta montagna, penso che ci sia la possibilità di fare molto bene».

Martin Vuelta 2021
Guillaume Martin è pro’ dal 2016, finora ha conquistato in carriera 9 vittorie
Martin Vuelta 2021
Guillaume Martin è pro’ dal 2016, finora ha conquistato in carriera 9 vittorie
Eppure la doppietta Giro-Tour sembra essere un po’ caduta nel dimenticatoio. Pensi che ci sia abbastanza tempo per recuperare per chi punta alla classifica in entrambe le corse?

Partiamo dalla premessa che per affrontare due gare simili ci vuole molto rispetto, perché si tratta di un impegno considerevole. Io sono un corridore che solitamente corre molto, ma considerando il calendario bisognerà sicuramente prendere le giuste contromisure. Il tempo per recuperare c’è sicuramente, credo che con una buona preparazione e condotta di gara si possa cercare di curare la classifica generale in entrambe le occasioni. Saranno però importanti la squadra e la strategia di corsa, la più adatta per utilizzare al meglio le energie.

La tua carriera dice che sei sempre andato migliorando nei grandi Giri, fino all’8° posto dello scorso anno al Tour e al 9° della Vuelta (unico a finire nella Top 10 di due grandi giri come Bernal e Mas). Dove pensi di dover migliorare per scalare finalmente il podio?

Sicuramente sarà importante non perdere molto nelle cronometro e proprio per questo il Giro si adatta meglio alle mie caratteristiche. Il che non significa che mi senta battuto quando si gareggia contro il tempo, ci stiamo lavorando soprattutto in questo periodo dell’anno. Le stagioni ed esperienze scorse mi dicono che ho una buona resistenza e costanza di rendimento e su questa devo fare affidamento. Io sono pronto alla battaglia, ho fiducia di per fare bene, poi vedremo se sarà sufficiente per il podio.

Martin crono 2021
Le cronometro sono il suo punto debole, ma in quest’inverno ci sta lavorando molto
Martin crono 2021
Le cronometro sono il suo punto debole, ma in quest’inverno ci sta lavorando molto
L’assenza di Pogacar, Roglic Bernal potrebbe far pensare che il Giro abbia meno fascino. Tu che cosa ne pensi e che risalto ha il Giro in Francia?

Il Giro è sempre molto popolare e seguito, ancor più nelle ultime stagioni e a ben guardare è stato sempre ben frequentato. Se guardiamo a quella che potrebbe essere la starting list, è vero che mancano i grandissimi, ma è altrettanto vero che sono arrivati propositi di partecipazione da molti nomi importanti, come Dumoulin e Pinot. Io sono sicuro che verrà fuori un Giro spettacolare, non credo che in Italia ci si debba preoccupare troppo…

Per fare bene nelle due grandi corse a tappe, come strutturerai la tua preparazione?

Come detto, devo rivedere un po’ il mio programma abituale, abbiamo quindi pensato di affrontare le prime gare come un cammino di avvicinamento e affrontare un primo vero test in marzo, con il Giro di Catalogna per verificare il lavoro svolto. A seguire vedremo in base a quale sarà stato il mio rendimento le ulteriori prove prima di partire per il Giro.

Martin Sicilia 2019
In Italia Martin ha già vinto, qui alla tappa del Giro di Sicilia 2019 sull’Etna
Martin Sicilia 2019
In Italia Martin ha già vinto, qui alla tappa del Giro di Sicilia 2019 sull’Etna
Il vostro manager Vasseur ha specificato che c’è bisogno di risultati importanti per confermare la squadra nel WorldTour. Questo rappresenta un carico di pressione ulteriore per voi?

Non c’è pressione perché sappiamo di avere un buon team con molta gente che può far bene. L’arrivo di Ion Izagirre rappresenta un progresso del quale beneficeremo tutti. Non tutto nella passata stagione è andato perfettamente, ma in quale squadra questo succede al 100 per cento? Si cresce anno dopo anno, me compreso. La pressione fa parte del lavoro di un corridore, non è certamente qualcosa che deve spaventare.

Che cosa chiedi al tuo 2022?

Non ci sono risultati o traguardi particolari, a me interessa soprattutto non avere infortuni, stop improvvisi di natura fisica alla mia preparazione e alla stagione delle gare, voglio poter lavorare bene e raggiungere la miglior forma. L’anno scorso ho avuto un problema al ginocchio che mi ha bloccato e sappiamo bene che l’inverno è il periodo fondamentale per lavorare in vista della stagione agonistica. Se tutto procede come si deve, i risultati arriveranno, sono molto fiducioso.

Bugno 2021

Bugno, ci racconti quando disertasti il Giro?

09.01.2022
5 min
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Ci sono cose che nel ciclismo, pur in evoluzione, non cambiano mai. Le dichiarazioni di Javier Guillen a proposito del prestigio storico del Giro ma della maggior qualità che ormai la Vuelta (senza parlare del Tour) hanno nei confronti della corsa rosa continuano a far discutere e certamente scelte come quella della Bahrain Victorious, che ha già deciso la partecipazione di Damiano Caruso e Sonny Colbrelli al Tour disertando il Giro, attizzano il fuoco. Quando un italiano rinuncia al Giro per la Grande Boucle, si scatena sempre un putiferio e lo sa bene Gianni Bugno: nel 1992 la sua scelta riempì le pagine dei giornali per giorni.

Bugno, campione del mondo in carica, era stato vincitore al Giro nel 1990 e 4° nel 1991, ma dopo la corsa rosa fu protagonista di un eccezionale Tour de France, dove insieme a Claudio Chiappucci diede battaglia fino all’ultimo all’imperatore di allora, Miguel Indurain. Nel 1992 decise così di concentrare tutte le proprie energie per la prova francese: «Avevamo pensato che dovevo arrivare al Tour con più energie. Fra Giro e Tour non c’è mai stato grande spazio anche perché di mezzo c’erano altri impegni, al Giro della Svizzera come al Campionato Italiano. Allora la nostra stagione partiva con la Sanremo e finiva col Lombardia, eri sempre in gara, non ti focalizzavi su un appuntamento».

Bugno scelse di saltare il Giro per correre il Tour: finì 3° dietro Indurain e Chiappucci
Bugno scelse di saltare il Giro per correre il Tour: finì 3° dietro Indurain e Chiappucci
Venisti criticato per quella scelta?

Altroché, me lo ricordo ancora… Rinunciare al Giro era un sacrificio enorme, si scatenarono tante polemiche, molti lo videro come un tradimento, anche perché Indurain aveva fatto la scelta inversa, doppiare Giro e Tour, ma lui non puntava alle classiche… Era un modo per provare a ribaltare la situazione, ma le cose andarono diversamente, vinse ancora lui e io finii terzo. Era il più forte, non potevamo farci niente.

Ti sei mai pentito?

No, al tempo era quello che andava fatto proprio per provare a invertire la tendenza, avevamo fatto una preparazione puntata sul Tour. Ribadisco il concetto, io e lo spagnolo eravamo corridori diversi, lui puntava tutte le sue fiche sulle corse a tappe, io ero sulla graticola dall’inizio alla fine…

Bugno Gatorade 1992
Bugno e il suo team Gatorade in parata agli Champs Elysées (foto Flickr)
Bugno Gatorade 1992
Bugno e il suo team Gatorade in parata agli Champs Elysées (foto Flickr)
Secondo te dire che oggi il Giro ha più storia ma la Vuelta ha più importanza è vero?

Sì, perché il Giro è molto più compresso nel calendario, schiacciato tra le classiche e il Tour, col risultato che chi punta alle classiche del nord poi va al Tour. Su una cosa però dissento: la Vuelta conta di più non tanto perché è la rivincita del Tour, quanto perché è il trampolino di lancio per i mondiali, anche se rispetto ai miei tempi la corsa iridata ha perso molto del suo fascino e tanti non la pongono più come un obiettivo. Indossare quella maglia valeva un’intera carriera, caratterizzava ogni giorno di corsa, oggi non è più così.

Dal punto di vista tecnico il Giro ha perso peso?

Il Giro d’Italia è sempre stato impegnativo e la sua struttura non è cambiata, tecnicamente ha un grande valore. Allora chi andava al Giro voleva essere protagonista, c’era una partecipazione importante e si lottava per vincere, oggi coloro che realmente possono ambire al successo sono davvero pochi e vanno al Tour, così la corsa rosa perde parte del suo appeal.

Colbrelli Caruso 2021
Colbrelli e Caruso, il loro 2022 culminerà in estate col Tour, in base alle esigenze di squadra
Colbrelli Caruso 2021
Colbrelli e Caruso, il loro 2022 culminerà in estate col Tour, in base alle esigenze di squadra
Hai letto delle polemiche attorno alla scelta della Bahrain?

Certamente non parliamo di corridori che andranno per puntare al successo: Colbrelli può ambire alla conquista di qualche tappa, Caruso ha 36 anni, è stato secondo al Giro, può sicuramente far bene, ma quel che conta è la scelta della squadra che logicamente punta le sue maggiori forze sul Tour, perché è una vetrina planetaria, dà un’immagine unica. Io sono convinto che sia Sonny che Damiano avrebbero avuto piacere di correre in Italia, ma devono sottostare alle regole del team.

Cambierà questa situazione?

Non con il calendario attuale, con il Giro schiacciato in maniera tale da rendere pressoché impossibile la caccia alla doppietta che ha caratterizzato la storia di grandi campioni. Il Giro d’Italia non si può inventare, va preparato per tempo e con costanza e questo significa che bisogna sacrificare qualcosa della prima parte della stagione. Il Giro sconta un ciclismo più specialistico di quello che vivevamo ai miei tempi.

Vegni Giro 2021
Mauro Vegni, direttore del Giro, ha aspramente criticato la decisione della Bahrain
Vegni Giro 2021
Mauro Vegni, direttore del Giro, ha aspramente criticato la decisione della Bahrain
Bartali diceva «l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare…»

Tutto proprio no, perché a ben guardare quel calendario premia l’Italia a inizio stagione. Dalla Strade Bianche alla Sanremo, il meglio del ciclismo mondiale è qui, vediamo tutti i grandi campioni che poi caratterizzeranno la stagione e questa è una vetrina importantissima. E’ chiaro comunque che sul Giro bisogna fare riflessioni importanti per riportarlo ai fasti di un tempo.

Venchiarutti, alla Work Service per rilanciarsi

25.12.2021
4 min
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Il ritiro dell’Androni a Benidorm ci ha fornito tanti spunti di riflessione. Dal rilancio di Simone Ravanelli alla dolorosa, ma a quanto pare necessaria esclusione di Nicola Venchiarutti. Il corridore friulano correrà con la Work Service nella stagione 2022. Il suo non sembrerebbe essere un taglio netto, ma una possibilità di riscatto. Anche lui passato professionista nel 2020 ha risentito della pandemia e di una stagione d’esordio corsa (se 7 gare in un anno vuol dire correre) in sordina.

Nicola Venchiarutti, Genting Highlands, Tour de Langkawi 2020
Nicola Venchiarutti, Genting Highlands, Tour de Langkawi 2020, la sua seconda gara in maglia Androni prima della pandemia
Nicola Venchiarutti, Genting Highlands, Tour de Langkawi 2020
Nicola Venchiarutti, Genting Highlands, Tour de Langkawi 2020
Ciao Nicola, come mai hai disputato così poche gare nel 2020?

Ad inizio stagione avevo corso tanto, con l’esordio a gennaio in Venezuela alla Vuelta al Tachira e poi, a febbraio il Tour de Langkawi. Poi come ben sapete la pandemia ha fermato tutto per mesi ed al rientro alle corse, ad agosto, la squadra ha deciso di dare più spazio ad atleti con maggiore esperienza per poi lasciarmi più margine nel 2021.

Correre così poco ti ha reso più difficile adattarti alla categoria?

Senza dubbio, già il passaggio da under 23 a pro’ è difficile, se in più ci si aggiunge uno stop di quattro mesi… Chi è diventato professionista nel 2020 ne ha sicuramente risentito in negativo.

Qual è stata la maggiore difficoltà nel correre tra i pro’?

Da under le corse durano quattro ore, raramente cinque. Invece, nei professionisti dopo cinque ore le gare si accendono ed il ritmo diventa infernale. Devi prendere il ritmo gara e per farlo devi correre tanto, poi io sono un corridore che per esprimersi al meglio ha bisogno di continuità.

Nicola Venchiarutti aveva corso tre gare da stagista nel 2019 con l’Androni, qui al Giro di Slovenia
Nicola Venchiarutti aveva corso tre gare da stagista nel 2019 con l’Androni
Il 2021 invece com’è andato?

Non benissimo, ho preso il covid. A metà gennaio sono risultato positivo ad un tampone di controllo, sono rimasto positivo per un mese abbondante ed ho perso gran parte della preparazione. Mi allenavo in casa con i rulli, ma non è la stessa cosa.

Hai iniziato a correre a marzo.

Sì, non ero per niente in forma e quelle gare servivano per “mettermi in moto”. Ho corso tanto devo dire: Strade Bianche, Giro di Turchia, poi una corsa a tappe in Bosnia e il Giro d’Italia. Queste gare mi sono servite per prendere il ritmo corsa ma sono state molto impegnative. Dopo il Giro ero davvero stanco, ho fatto una settimana di riposo completo.

Com’è stata la tua prima esperienza alla corsa rosa?

Bella dal punto di vista umano, per un ciclista italiano è un sogno. Non avevo mai fatto corse a tappe così lunghe e ne ho risentito, la terza settimana ero davvero cotto.

Dopo il Giro però non hai corso molto.

Nei due mesi successivi (giugno e luglio, ndr) ho corso solamente i campionati italiani a cronometro ed in linea. Sono tornato alle corse a fine agosto, al Tour Poitou. La squadra ha deciso di far correre chi non aveva fatto il Giro d’Italia.

Nicola Venchiarutti in fuga al Giro d’Italia 2021, nella 19° tappa con arrivo all’Alpe di Mera
Nicola Venchiarutti in fuga al Giro d’Italia 2021 nella 19° tappa
Forse sarebbe stato meglio, per la tua crescita, non fare il Giro ma avere più continuità di gare…

Non dovevamo partecipare, lo sapevamo e avevano organizzato il calendario delle corse in altro modo. Poi, poco prima dell’inizio del Giro, io ero al Giro di Turchia, è arrivata l’esclusione della Vini Zabù ed io mi sono ritrovato in squadra. Non ci sono stati colloqui precedenti, però io da corridore ero contento di parteciparvi.

Analizzando queste due stagioni che conclusioni ne trai?

Secondo me sono mancati i risultati, perché se parliamo di valori sono cresciuto. Mi è mancata la continuità di corsa in alcuni momenti chiave della stagione.

Nicola Venchiarutti da under 23 ha corso con il Cycling Team Friuli, nel 2019 è stato stagista con l’Androni
Nicola Venchiarutti nei due anni da under 23 ha corso con il Cycling Team Friuli
Tu sei passato pro’ alla fine del secondo anno da under, è stato una scelta prematura?

Non credo, prima di essere ingaggiato dall’Androni per il 2020 ho fatto tre gare da stagista con loro: la Coppa Bernocchi, il Giro di Slovenia ed il Tour of Taihu Lake. Parlando con la squadra (Cycling team Friuli, ndr) eravamo d’accordo che l’occasione era da prendere al volo.

Ora sei alla Work, con l’Androni come vi siete lasciati?

Ci sono rimasto male per la mancata conferma, ma loro in me credono. Alla Work devo e voglio ritrovare continuità di prestazione e di corsa. Ho un solo anno di contratto ma non è una grande preoccupazione. Il calendario è fitto, gli appuntamenti sono tanti e le possibilità di mettersi in mostra anche. Tocca a me riconquistarmi il mondo dei professionisti.